venerdì 13 agosto 2021

SuperMario Zelig. - Marco Travaglio

 

Che l’Eurovision non l’avessero vinto i Maneskin, ma Draghi con la parrucca di Damiano, era noto. Che a segnare e parare i rigori nella finale degli Europei non fossero stati i calciatori azzurri, ma Draghi, era assodato. E che fosse Draghi a guidare la mano di Berrettini a Wimbledon con la sola forza del pensiero, ma solo fino alla semifinale, si sapeva. Ora però, grazie a un sensazionale scoop di Repubblica, che modestamente lo condivide col Financial Times, apprendiamo una quarta mission impossible di SuperMario, la più ardua: “È grazie alla fiducia ispirata da Draghi che l’Italia ha ottenuto i miliardi del Pnrr”. Ohibò: a noi pareva di ricordare che li avessimo ottenuti 13 mesi fa quando, senza offesa per nessuno, il premier si chiamava Giuseppe Conte, che del Recovery Fund era stato promotore, prima riunendo altri 8 governi nella “Lettera dei Nove”, poi convincendo i riottosi con interviste e vertici bilaterali, infine battendosi per quattro giorni (e notti) nel Consiglio Ue più lungo della storia (17-21 luglio ‘20). Un successo che gli riconobbero, oltre a Mattarella, persino i suoi oppositori B., Meloni e Innominabile, nonché la stampa internazionale, FT incluso e giornaloni italioti esclusi. Ora invece apprendiamo da Rep, che cita una frase mai scritta dal FT, che a Palazzo Chigi c’era già Draghi, sia pure camuffato da Conte, col ciuffo posticcio e la pochette a tre punte: un travestimento così somigliante che gli altri 26 leader non lo riconobbero e seguitarono a chiamarlo Giuseppe, senza che lo Zelig dei Parioli facesse un plissé. Resta da capire come mai, se Michel, Von der Leyen, Merkel, Macron, Sànchez, Rutte, Orbàn&C. lo scambiavano per Conte, gli diedero fiducia e la fetta più grande del Recovery: mistero della fede.

Lui poi, schivo com’è, celò la sua vera identità anche durante la standing ovation in Parlamento, lasciando che Conte si prendesse tutto il merito. Sempre grazie all’allegra joint venture con FT, Rep gli intesta pure il presunto miracolo dei vaccini: “l’Italia è partita a rilento, ma adesso è avanti a Germania e Francia”. E pazienza se a gennaio, con Conte e Arcuri, l’Italia era davanti a Germania, Francia e Spagna, che poi la sorpassarono sotto Draghi e Figliuolo. Ma ormai il giornalismo si è definitivamente separato dai fatti per diventare un fenomeno mistico: infatti, tra le grandi riforme draghiane, Rep&FT citano “la legge sulla concorrenza e quella fiscale”, entrambe mai viste. Prossimamente su questi schermi: nel 1861 il conte Camillo Draghi proclama l’Unità d’Italia; nel 1918 il generale Armando Draghi sbaraglia gli austroungarici a Vittorio Veneto; nel 1945 il Comitato Draghiano Nazionale, al fianco degli Alleati, libera l’Italia dal nazifascismo. Sempre sia lodato.

ILFQ

Non solo piromani: la Calabria brucia per sprechi e mafia. - Vincenzo Bisbiglia e Maddalena Oliva

 

Calabria Verde” - Spirlì butta 40mln di fondi per la forestazione. E paga 160mln per gli stipendi.

Il primo segno sono le cicale. Non friniscono come gli altri giorni, incessanti. Poi, le colonne di fumo intenso che si alzano, a segnare il passaggio della guerra. E i cumuli di cenere, i legni neri carbonizzati e le carcasse degli animali, che invadono quel che resta dei boschi. La Calabria è in guerra col fuoco, da giorni. Bruciano le foreste della Sila e il Reventino, il Pollino e la Riviera dei Cedri, brucia l’Aspromonte, coi suoi giganteschi pini e faggi, con le querce pluricentenarie, tutti patrimonio Unesco. Non solo sterpaglie, o erba secca. A essere mangiati dalle fiamme sono i boschi antichi delle valli degli argenti e dei briganti, il cuore della Calabria grecanica: “È come se bruciassero i Bronzi di Riace”, hanno detto ieri le guide del Parco nazionale dell’Aspromonte. I roghi ancora attivi sono 59. Il giorno prima, se ne contavano 13 di più. Non si può avere una stima precisa dei danni, degli ettari bruciati, perché – come sottolineano gli ambientalisti riuniti nel Comitato Stop Incendi Calabria – “qui è stata disattesa la Legge quadro sugli incendi (353/2000), che prevederebbe, oltre al piano di spegnimento attivo, anche la prevenzione. Manca pure un catasto degli incendi, senza cui è impossibile quantificare i danni, così come individuare le zone interessate, anche per far partire le indagini…”. Ed è proprio il Comitato Stop Incendi Calabria, assieme a Italia Nostra e Wwf, a puntare il dito nei confronti delle istituzioni di una Regione che “non fa altro che chiedere per l’ennesima volta lo stato di emergenza: l’emergenza di un’emergenza di un’emergenza”, si sfoga Armando Mangone. “Fino a pochi giorni fa, nonostante le elezioni a breve, il tema degli incendi non era nemmeno dibattuto tra i candidati!”. Tant’è che le diverse associazioni hanno scritto una lettera aperta ai principali candidati alla guida della Regione (Mario Occhiuto per il centrodestra, Amalia Bruni per Pd e M5S, e Luigi De Magistris), a oggi senza risposta. “Gli incendi che stanno dilaniando la nostra terra non sono imponderabili disastri – si legge nel testo – né tanto meno piaghe dovute al fato o alla casualità, bensì fenomeni prevedibili, se soltanto le istituzioni operassero come le loro responsabilità e funzioni impongono”.

La regione e Calabria Verde.

Quaranta milioni di euro andati persi. Sono i soldi previsti ogni anno come contributo statale vincolato per i piani di forestazione che il leghista Antonino Spirlì – presidente pro-tempore e in corsa per la poltrona da vice, nel ticket con Occhiuto – avrebbe “bruciato”, per non aver presentato gli adeguati progetti con la sua giunta. Un’azienda alle strette dipendenze della Regione, Calabria Verde, a cui fa capo il servizio “AIB – anti incendio boschivo”, che ogni anno costa ai contribuenti 160 milioni di euro solo di stipendi (4.800 addetti, età media 55 anni). Una grande mangiatoia di soldi pubblici, a guardare le diverse inchieste della magistratura, finita negli anni agli onori della cronaca o per essere stata usata dalla politica come “moneta di scambio” clientelare, o perché, secondo i pm, avrebbe contato tra i suoi addetti uomini delle ‘ndrine e pregiudicati.

La società regionale nasce nel 2013 sulle ceneri dell’agenzia Afor, e finisce per “imbarcare” addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale, personale delle comunità montane (abolite proprio nel 2013) e decine di “comandati” dai vari uffici della Regione. Lavoratori, di base, per lo più inquadrati come operai agricoli, con buste paga da 1.300 euro al mese, ma che spesso mancano di una formazione specifica. Un ente pachidermico che alla voce “personale sorveglianza idraulica” nel 2019 contava 3.988 dipendenti, sui 4.769 totali. Aloisio Mariggiò, ex generale dei Carabinieri oggi in pensione, è stato il Commissario straordinario di Calabria Verde che, nel 2020, prima di dimettersi, ha consegnato ai vertici della Regione una relazione durissima in cui ricordava come “qualcuno” avesse assunto un “preciso impegno” per “non operare tagli sul personale”. Fra le anomalie rilevate da Mariggiò, anche il caso della sede di Calabria Verde. Si trova “all’interno di una struttura commerciale di Catanzaro” e occupa 1.760 metri quadri. Una sede per cui la società regionale “corrisponde canoni di locazione per oltre 180mila euro l’anno”, e che appartiene “a due diverse società” (su una delle quali pende “un’interdittiva antimafia”).

La mafia dei boschi.

Così, mentre i servizi regionali che dovrebbero contrastare e prevenire affondano negli sprechi, la “mafia dei boschi” fa affari grazie agli incendi. Come? La Calabria, oltre a essere l’unica, assieme all’Abruzzo, ad avere sul proprio territorio tre Parchi nazionali (Aspromonte, Sila e Pollino, il più esteso d’Italia), è anche la regione italiana con più centrali elettriche a biomasse, dunque a combustibile organico, tecnologia che viaggia anche grazie al legno “riciclato” dagli incendi. “Solo il 20% dell’energia prodotta dalle centrali biomasse qui resta in Calabria – spiega Ferdinando Laghi, medico per l’ambiente oggi candidato con De Magistris – il resto finisce fuori. E, per avere un’idea, la centrale del Mercure, in provincia di Cosenza, nel primo anno di esercizio ha incassato 49 milioni di euro: 10 dalla produzione di energia, 39 dagli incentivi pubblici”. A fiutare il business, ancora una volta, è la ‘ndrangheta. Dalle carte dell’inchiesta “Farmabusiness” del 2020 della Procura di Catanzaro, emerge come già nel 2012 il boss Nicolino Grande Aracri avesse intuito l’affare: intercettato, parlava di un guadagno di “300mila euro al mese” dai carichi di legname venduti, da ditte affiliate, ai gestori delle centrali. E sempre la Dda di Catanzaro, con l’operazione “Stige”, aveva portato alla luce i “disboscamenti selvaggi per alimentare il mercato delle biomasse, favoriti dalla connivenza di chi doveva vigilare e non l’ha fatto”.

I contadini improvvisati.

“Quando parliamo di incendi, specie in questa terra, per inquadrare le responsabilità bisogna guardare a tutti i livelli”, spiega Mangone di Stop Incendi. “È molto diffusa purtroppo la pratica dei singoli che bruciano le stoppie, per ripulire i propri campi”. Sono i tanti calabresi, ricorda lo scrittore Francesco Bevilacqua, “che giocano a fare i contadini e i pastori, avendo dimenticato gli antichi saperi. Così come calabresi sono i piromani che appiccano il fuoco per psicopatia o per ritorsione verso il vicino, il parco, il mondo intero. È la Calabria, che ha la sua luce e la sua ombra. Il fuoco non è che una metafora di questa condizione ambivalente”.

ILFQ

Scarichi illegali e cattiva depurazione sono i nemici delle acque italiane.

 

Bilancio finale della campagna di rilevazione di Goletta Verde e Goletta dei laghi di Legambiente.


Mala depurazione e scarichi illegali restano il principale nemico del mare e delle acque interne italiane. A rivelarlo sono i dati del bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente. Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità maggiori sono state riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali, inquinati dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell'entroterra.

Goletta Verde e Goletta dei Laghi quest'anno hanno avuto come partner principali Conou e Novamont, e hanno impegnato un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente. Il monitoraggio ha preso in considerazione i punti individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta (200 segnalazioni raccolte).

I parametri indagati sono microbiologici: presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Su 263 campioni prelevati lungo le coste marine, 22 punti sono stati giudicati inquinati, mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge il 35% del totale, 1 punto inquinato ogni 81 km di costa. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna (131 punti su 263) ha riguardato le foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti di legge. Per quanto riguarda Goletta dei laghi, quest'anno la campagna di Legambiente ha ampliato il numero di bacini lacustri esaminati, passando dai 28 del 2020 ai 34 di questa edizione, sempre in 11 regioni italiane. Sono stati effettuati 126 prelievi in altrettanti punti di campionamento e giudicati oltre i limiti di legge il 33% dei prelievi (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). In totale sono 61 i campioni prelevati in foce, 65 quelli prelevati a lago. Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.

L'associazione ambientalista ribadisce "l'urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall'utilizzo delle risorse europee del PNRR. Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato. L'Unione Europea ha più volte ammonito l'Italia, avviando ben quattro procedure d'infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui. Sino ad ora le multe sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro. L'80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l'11%) e Lazio (10%).

ANSA

In Siberia l'incendio più grande del mondo.

 

Equivale a quelli di tutto il resto del pianeta.


L'incendio che infuria da settimane nel nordest della Siberia ha raggiunto un livello senza precedenti, con le fiamme che devastano un territorio pari a tutti gli altri incendi del mondo messi insieme. Lo denuncia Greenpeace Russia al Moscow Times, stimando che questo incendio potrebbe diventare il più grande nella storia documentata del pianeta.

In Jacuzia, la regione più grande e più fredda della Russia, il fumo denso e acre copre gli insediamenti e raggiunge le città a migliaia di chilometri di distanza. Il più grande di questi incendi ha superato 1,5 milioni di ettari, ha detto il responsabile forestale del gruppo ambientalista. 

ANSA

Pmi e brevetti, in arrivo bonus fino a 140mila euro: come fare domanda. - Roberto Lenzi

 

Al via i nuovi bandi 2021 per la concessione delle agevolazioni Brevetti+, Disegni+ e Marchi+

Al via i nuovi bandi 2021 per la concessione delle misure agevolative denominate Brevetti+, Disegni+ e Marchi+.

Le nuove versioni dei bandi contengono alcune novità rispetto al passato in relazione ai requisiti di accesso e alle agevolazioni concedibili. Per le misure Disegni+ e Marchi+, gestite da Unioncamere, è stata introdotta una nuova procedura telematica di presentazione delle domande che li ha uniformati a quella di Brevetti+ gestita da Invitalia. L’obiettivo è quello di semplificare l’accesso per le imprese richiedenti.

Le domande di contributo potranno essere presentate dal 28 settembre 2021 per Brevetti+, dal 12 ottobre 2021 per Disegni+ dal 19 ottobre per Marchi+.

In favore delle tre misure, con il decreto direttoriale di programmazione delle risorse, sono stati messi a disposizione per il 2021 38 milioni, di cui 23 milioni per Brevetti+, 12 milioni per Disegni+ e 3 milioni d per Marchi+. 

Le versioni integrali dei tre bandi sono scaricabili dal sito del ministero dello Sviluppo economico.

Brevetti +

Possono presentare domanda sul bando brevetti le Pmi, anche di nuova costituzione, aventi sede legale ed operativa in Italia.
Devono essere titolari di un brevetto per invenzione industriale concesso in Italia successivamente al 1° luglio 2017 ovvero titolari di una licenza esclusiva trascritta all’Uibm di un brevetto per invenzione industriale concesso in Italia successivamente al 1° gennaio 2017.

In alternativa, possono essere titolari di una domanda nazionale di brevetto per invenzione industriale depositata successivamente al 1° gennaio 2017 con un rapporto di ricerca con esito “non negativo” ovvero titolari di una domanda di brevetto europeo o di una domanda internazionale di brevetto depositata dopo il 1° gennaio 2017, con il relativo rapporto di ricerca con esito “non negativo”, che rivendichi la priorità di una precedente domanda nazionale di brevetto.

Il contributo per il bando sui brevetti è finalizzato all’acquisto di servizi specialistici correlati e strettamente connessi alla valorizzazione economica del brevetto e funzionali alla sua introduzione nel processo produttivo ed organizzativo dell’impresa proponente, al fine di accrescere la capacità competitiva della stessa.

Sono ammissibili i costi relativi a servizi. Questi devono riguardare la progettazione, ingegnerizzazione e industrializzazione, gli studi di fattibilità, l’ingegnerizzazione del prototipo; possono essere relativi anche all’organizzazione e sviluppo o riguardare il trasferimento tecnologico. Ai fini dell’ammissibilità, il progetto non può basarsi su un unico servizio. Nel progetto deve essere presente almeno un servizio relativo alla progettazione che deve prevedere costi pari almeno al 60% del costo totale.

Il bando sui brevetti prevede la concessione di un’agevolazione in conto capitale, nel rispetto della regola del “de minimis”, fino a 140mila euro. L’ agevolazione non può superare l’80% dei costi ammissibili e non è cumulabile con altre agevolazioni concesse al soggetto beneficiario, anche a titolo di de minimis, laddove riferite alle stesse spese e/o agli stessi costi. È invece cumulabile con la garanzia rilasciata dal Fondo di garanzia per le Pmi di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 662/96, sull’eventuale finanziamento bancario ottenuto dall’impresa beneficiaria per la copertura finanziaria della parte del piano dei servizi non assistita dal contributo.Al via il bonus terme, come funziona la app per controllare i green pass, i nuovi bersagli degli hacker.

Disegni +

Disegni+2021 mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle Pmi per rafforzarne la competitività sui mercati nazionale e internazionale. Le agevolazioni sono finalizzate all’acquisto di servizi specialistici esterni volti alla valorizzazione di un disegno o modello per la sua messa in produzione o per la sua offerta sul mercato. È prevista la concessione di un’agevolazione in conto capitale, nel rispetto della regola del de minimis, del valore massimo di 60mila euro per impresa.

Marchi+

Il contributo del bando Marchi+ è concesso per la registrazione dei marchi e per usufruire di servizi nello stesso ambito. Il bando prevede un prospetto puntuale suddiviso per voci di spesa ammissibili. L’importo massimo ottenibile per ogni marchio è di 6mila euro.

IlSole24Ore

Lotteria degli scontrini, premi per 15,6 milioni di euro. Pagamenti da settembre. - Marco Mobili e Giovanni Parente

 

Con le estrazioni del 12 agosto salgono a circa mille i vincitori tra acquirenti e rivenditori. Si vince anche con spese inferiori ai 5 euro.


La lotteria degli scontrini ha distribuito finora premi per 15,6 milioni di euro e si preparano a partire i primi pagamenti da completare a settembre. A beneficiarne sono stati quasi mille fortunati estratti, se si considera che oltre ai consumatori vincono (con importi inferiori) anche commercianti o esercenti dove sono stati effettuati gli acquisti. A renderlo noto al Sole 24 Ore è l’agenzia delle Dogane e Monopoli (Adm). Come spiega Stefano Saracchi, dirigente dell’ufficio Giochi numerici e lotterie, fino all’11 agosto le estrazioni della lotteria degli scontrini hanno regalato «410 premi agli acquirenti e 410 agli esercenti per un totale di 12 milioni e 750 mila euro».

Scatta la «fase 2» con i pagamenti.

Ora per i vincitori parte la «fase 2»: «Sono ormai completate le verifiche amministrative – continua Saracchi - per procedere, nel prossimo mese di settembre, a oltre 300 ordinativi di pagamento da parte dell’amministrazione di Stato. Grazie a questa iniziativa viene premiata la legalità».

Altri 110 vincitori.

A questi vanno aggiunti anche consumatori ed esercenti baciati dalla fortuna nelle estrazioni settimanali e mensili del 12 agosto. Infatti, come fa notare ancora Saracchi, «si è proceduto all’estrazione di ulteriori 110 vincitori per assegnare altri 2 milioni e 850 mila euro. Un risultato enorme e inaspettato per noi tecnici che discipliniamo tutte le procedure e che riconosciamo nell’iniziativa un valore aggiunto per il sistema Paese».

Sei premi mensili con spese inferiori a 35 euro.

La fortuna non dipende dall’importo speso. Anzi. A essere maggiormente premiati nelle 10 estrazioni per il premio mensile di agosto (riferito ai pagamenti tracciati effettuati a luglio e “accompagnati” dall’esibizione del codice lotteria) sono gli acquisti per importi meno elevati. Ben sei premi sono andati a spese inferiori ai 35 euro. Tra questi, la massima resa a fronte dell’esborso effettuato è andato a un consumatore che lo scorso 6 luglio ha speso 20,49 euro. E, come ricordato, mentre l’acquirente vince 100mila euro nell’estrazione mensile, il rivenditore o l’esercente può festeggiare con un premio di 20mila euro. 

A tal proposito, va sottolineato come sei dei dieci premi siano andati a punti vendita della grande distribuzione organizzata (Gdo) mentre gli altri quattro abbiano interessato esercizi di vicinato o di quartiere situati rispettivamente a Bologna, Roma, Viareggio e Venezia.

Premio settimanale con uno scontrino inferiore a 5 euro.

È bastato spendere ancora di meno a un consumatore per accedere a uno dei 45 premi settimanali: in questo caso da 10mila euro. Il fortunato estratto difficilmente dimenticherà lo scontrino da 4,8 euro che gli è stato rilasciato il 4 agosto da un punto vendita della grande distribuzione organizzata. Non molto superiore l’esborso effettuato a Ceccano (in provincia di Frosinone) dove la vincita è stata assicurata da un esborso di 11,4 euro. I 2mila euro riservati al rivenditore sono andati a un piccolo esercizio.

ILSole24Ore

giovedì 12 agosto 2021

Caccia a Messina Denaro tra ovili e pizzini. - Giampiero Calapà

 

Dove si può “ammucciare” il boss.

C’è un circuito di go kart, poi bisogna inerpicarsi per l’ennesima trazzera in un viaggio sfiancante attraverso la Sicilia più remota e arcaica. Siamo tra Villapriolo e Villarosa, provincia di Enna, contrada Giurfo.

Non c’è un’anima ma la suggestione di essere osservati è prepotente: la vegetazione, dove più alta, è perfetta per ammucciare, nascondere: infatti guardando bene si scorge un casolare, dall’alto si noterebbe che è a forma di elle. Matteo Messina Denaro potrebbe nascondersi in un posto simile. Qui il 3 dicembre del 2007 ci arriva la polizia per catturare Daniele Emmanuello, 43 anni, in quel momento nella lista dei latitanti più pericolosi considerato secondo solo all’imprendibile boss di Castelvetrano. “Fermo, polizia!”, sembra di sentire le urla degli agenti in questo silenzio che pare ammutolire pure le cicale. Emmanuello si catapulta fuori dalla finestra, in pigiama, cominciando a correre quando il sibilo degli spari irrompe sulla scena. “Abbiamo sparato in aria”, sosterranno i poliziotti. Ma Emmanuello è a terra, colpito anche alla nuca. Morto. È stato latitante per undici anni, amico di Giovanni Brusca, tra i carcerieri di Giuseppe Di Matteo, noto come “boss dei ragazzini” perché reclutatore di minorenni da introdurre al terrore di Cosa nostra impiegandoli come killer al servizio del male.

Messina Denaro, 59 anni compiuti il 26 aprile scorso, latitante dal 1993, gode ancora di grande “rispetto” e di diversi livelli di protezione, invece, anche strettamente legati a una sorta di scudo massonico in cui spesso si sono imbattuti i magistrati e la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi dal 2013 al 2018: in una audizione del 3 agosto 2016 proprio la presidente affermò: “Come spieghiamo che Castelvetrano è la patria di Matteo Messina Denaro e ha la più grande concentrazione di logge massoniche in rapporto alla popolazione di qualunque parte del nostro Paese? Un consigliere comunale ha sostanzialmente dichiarato che avrebbe dato la propria vita perché non fosse catturato Messina Denaro”.

E che Matteo Messina Denaro goda ancora di consenso e ammirazione è fuor di dubbio. “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”, disse una volta Paolo Borsellino. Quel tempo non è ancora arrivato: la scorsa domenica 25 luglio la figlia di Messina Denaro (che il latitante non avrebbe mai incontrato) ha partorito e sui social non sono mancati auguri e felicitazioni al neo nonno anche da parte di giovanissimi. “Al di là della pietas umana che può accompagnare un decesso o la nascita di una nuova vita – ha scritto il giornale online di Marsala Itacanotizie.it –, nelle sue varie trasformazioni la mafia resta sempre il peggiore tra i mali che affliggono la nostra terra. Sottovalutarla è il miglior servizio che le si possa rendere per consentirle di continuare a prosperare, nei suoi mille interessi e nelle sue molteplici collusioni”. Nonostante in questi anni a ogni nuovo arresto di mafiosi e collusi, soprattutto intorno a Trapani, inquirenti e stampa abbiano parlato di “cerchio che si stringe”, fino a ora Matteo Messina Denaro è rimasto un fantasma.

L’ultima traccia è del 14 luglio scorso: nell’operazione a Torretta, eseguita dai carabinieri su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è emerso che Lorenzino Di Maggio, una volta tornato in libertà, nel 2017, secondo le accuse del pentito Antonino Pipitone, sarebbe stato il “postino”, addetto alla consegna di pizzini per Messina Denaro. “Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo – ha riferito il pentito – che dovevano arrivare al superlatitante arrivavano sempre a lui (Di Maggio, ndr). I biglietti gli venivano consegnati dove lavorava o a casa della madre”. Poi Calogero Caruso, a cui venivano consegnati da Di Maggio, “a sua volta li consegnava a Campobello di Mazara, utilizzando l’auto del Comune di Torretta dove Caruso all’epoca lavorava”.

Se questa traccia corrispondesse a verità, sarebbe quindi scontato che Messina Denaro non è lontano dalla Sicilia o, comunque, che spesso ci ritorna. Il consigliere del Csm Nino Di Matteo in un’intervista al Tg2 un anno fa spiegò: “Una latitanza così lunga come quella di Matteo Messina Denaro si può comprendere soltanto in funzione di coperture istituzionali e forse anche politiche. È gravissimo che, dopo tutti questi anni, lo Stato non riesca ad assicurare alla giustizia un soggetto condannato tra i principali ispiratori degli attentati del ’93 di Roma, Firenze e Milano che fecero temere al presidente Carlo Azeglio Ciampi che fosse in atto un golpe. Matteo Messina Denaro è certamente custode di segreti di quel periodo, di quella campagna stragista del 1993, che lo rendono in grado ancora di esercitare un potere di ricatto nei confronti delle istituzioni. Ecco perché sarebbe veramente un segnale bello se finalmente venisse rintracciato, arrestato”. E Antonio Ingroia, ex pm del processo Trattativa proprio come Di Matteo e oggi avvocato, si rivolge direttamente al latitante: “A questo punto è Matteo Messina Denaro che deve scrivere la parola fine, dovrebbe trovare il coraggio e la dignità di consegnarsi allo Stato, prendersi la responsabilità di confessare tutti i suoi orribili crimini e rivelare tutto ciò che sa rispetto a quei terribili anni delle stragi: voglio fargli sapere che, qualora decidesse di farlo, proprio io che ho messo alla sbarra Bruno Contrada e Marcello Dell’Utri, sarei pronto ad assumerne la difesa come suo legale. Ma deve raccontare tutto, proprio tutto, dando i nomi dei mandanti a volto coperto. Lui li conosce”.

ILFQ

Anche la latitanza di questo bieco individuo è la dimostrazione che politica e mafia sono in sintonia.

Mi rifiuto di credere che lo Stato non sia in grado di scovare ed arrestare Matteo Messina Denaro latitante da decenni, è evidente che il mafioso goda di copertura e protezione ad alti livelli.

Cetta