martedì 14 giugno 2022

M5s dato per finito, defunto. -

 

Il m5s non è finito, è sempre il primo partito in Italia, lo stesso che ha vinto le elezioni ed è andato al governo, governo che, come tutti ben sappiamo, è stato sfiduciato da chi non gradiva mollare lo scettro del comando detenuto da tempo e che non intendeva permettere che ci si adoperasse per una sana e giusta amministrazione del paese.

Chi vota i 5s, non va più a votare perché sa che il suo voto viene invalidato da chi, stazionando in politica da anni e non avendo alcuna intenzione di rinunciare al potere, ha prodotto leggi che gli permettono manipolazioni di sistema ed errate interpretazioni degli articoli della Costituzione.

Bisognerebbe studiare un sistema che renda possibile mandare a casa quella pletora di intoccabili, autoreferenziatisi con leggi ad personam, senza dover ricorrere a situazioni dannose ed estreme. 

Cetta.

Congelare il tumore: la crioterapia cura 6 pazienti a Bologna. - Antonella Barone

 

Congelare il tumore potrebbe essere la nuova frontiera di cura del cancro. Per ora 6 pazienti al Rizzoli di Bologna sono stati trattati con crioterapia, ottenendo i risultati sperati.

Si stima che in Italia vi siano in un anno 377.000 nuove diagnosi di tumore, circa 195.000 fra gli uomini e circa 182.000 fra le donne. Nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di tumore. Proprio a causa della costante crescita di casi di cancro la scienza continua nella sua frenetica ricerca a una cura definitiva. La crioterapia, o crioablazione, che consiste nel congelare il tumore è una tecnica innovativa che andrebbe a sostituire e/o affiancare la chemioterapia e l’intervento di rimozione della massa tumorale. All’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, già 6 pazienti sono stati trattati con successo con la crioterapia.

Crioterapia eseguita sui 6 pazienti

Congelare il tumore sembrava impensabile, eppure è ciò che ha permesso di curare 6 pazienti a Bologna. Essi erano tutti affetti da fibromatosi desmoide, un raro tumore benigno che può crescere in forme maligne nei tessuti provocando dolori e difficoltà motorie. Il primo paziente al quale è stato possibile congelare il tumore ha 39 anni ed era affetto da fibromatosi desmoide. Il 39enne è stato sottoposto a una seduta di crioterapia nel luglio 2020 e ha visto la massa scomparire quasi del tutto. Dopo il primo intervento, avvenuto con successo, sono stati trattati altri pazienti.

congelare tumore
Fibromatosi desmoide – Confronto tra Risonanze magnetiche: progressione spontanea, età: 35 anni – Credits: Desmoid Foundation.
Il dottor Errani, che ha eseguito l’intervento, spiega: “Per il trattamento del suddetto “tumore benigno” fino ad oggi, quando la situazione è grave ed è necessario intervenire, l’opzione migliore risultava un trattamento chemioterapico a basso dosaggio. Purtroppo, tale terapia non porta a una scomparsa della massa ma può solamente bloccare il progredire della malattia. Dai primi risultati di uno studio americano del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e di uno studio multicentrico francese nasce l’idea di utilizzare la crioterapia, già in uso per altre patologie, anche per questo tipo di tumore.”
Come è possibile congelare il tumore?
La crioterapia, o crioablazione, consiste nel congelare letteralmente il tumore e si esegue sotto guida radiologica. L’intervento avviene inserendo uno o più aghi nella massa tumorale. Ciascun ago può congelare fino a 3cm, in tal modo è possibile congelare masse di oltre 10 cm. Attraverso gli aghi passa un gas di temperatura inferiore ai -20 gradi che riesce a congelare il tumore. L’acqua presente nelle cellule, a questo punto, trasformandosi in ghiaccio, esplode liberando gli antigeni tumorali (molecole che inducono la risposta immunitaria). La crioablazione consente di agire solo sulla massa tumorale, senza intaccare tessuti sani. E’ possibile inserire fino a 20 crioaghi per congelare il tumore. L’intervento risulta molto semplice ed è sufficiente la sola anestesia locale, con una degenza di 1 o 2 giorni. “Offrire ai malati non solo una valida alternativa a un trattamento aggressivo o invasivo, ma soprattutto una tecnica più efficace è ciò che ogni medico desidera per i propri pazienti.” – sottolinea il direttore generale Anselmo Campagna. 

Leggi anche: AstroPath: dall’astronomia un aiuto alla lotta contro i tumori

Quali sono i vantaggi della crioablazione

Congelare il tumore porta con sé svariati vantaggi rispetto alla chemioterapia o alla rimozione chirurgica della massa tumorale. Infatti, la chemioterapia, sebbene blocchi la riproduzione cellulare e ne induca la morte, colpisce anche tessuti sani, rivelandosi una terapia molto aggressiva. Anche se, è bene sottolineare, che grazie alla chemioterapia, molte forme di tumore oggi sono curabili totalmente. Invece, la rimozione chirurgica della massa tumorale ha il rischio di provocare una recidiva più aggressiva e di danneggiare organi adiacenti. La crioablazione non ha nesusno di questi importanti effetti collaterali e sembra essere altamente efficace.

Sebbene la notizia del Rizzoli di Bologna abbia fatto molto scalpore dal sito della ASL di Cagliari, si apprende che la crioablazione è già stata sperimentata con successo per il cancro della prostata, del rene e dell’osso. Inoltre, spiegano sul sito, è indicata soprattutto per i pazienti affetti da tumore del polmone non trattabile chirurgicamente, o con metastasi che non rispondono più a chemioterapia. Pertanto, a quanto pare, la crioablazione è adatta anche ad altre forme di tumore rispetto a quelle trattate al Rizzoli, portando maggiori speranze per la cura contro il cancro.

Leggi anche: Le cellule tumorali vanno in letargo per sfuggire alla chemioterapia

https://biomedicalcue.it/congelare-tumore-crioterapia/33436/

lunedì 13 giugno 2022

l'ennesima vergogna.. - Francesco Jones

 

Il Consiglio Superiore della Magistratura da il via libera all’apertura di un'azione disciplinare nei confronti del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, in relazione alle parole da lui pronunciate durante la commemorazione, avvenuta nei giorni scorsi, del giudice Paolo Borsellino, ucciso 20 anni fa dalla mafia.
Il Comitato di presidenza del Csm ha autorizzato l’avvio della pratica, inviando anche gli atti al procuratore generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare.
Una Commissione, da settembre, dovra’ dunque valutare se sussistano gli estremi per un trasferimento d’ufficio per incompatibilita’.
Scarpinato, nelle commemorazioni per la strage di Via d’Amelio, ha letto una lettera il cui destinatario era proprio Paolo Borsellino, nella quale Scarpinato scriveva, tra l’altro, che “stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorita’, anche personaggi la cui condotta di vita sembra la negazione dei valori di giustizia e legalita’ per i quali tu ti sei fatto uccidere”.
noi siamo con te.. vergogna!!
leggete la sua lettera...
"Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e abarattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.
Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.
Un paese nel quale per troppi secoli la legge è stata solo la voce del padrone, la voce di un potere forte con i deboli e debole con i forti. Un paese nel quale lo Stato non era considerato credibile e rispettabile perché agli occhi dei cittadini si manifestava solo con i volti impresentabili di deputati, senatori, ministri, presidenti del consiglio, prefetti, e tanti altri che con la mafia avevano scelto di convivere o, peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e fortune.
Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei problemi e non ti stancavi di ripeterlo ai ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come quando il 26 gennaio 1989 agli studenti diBassano del Grappa ripetesti: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita… Che cosa si è fatto per dare allo Stato… Una immagine credibile?… La vera soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni”.
E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi protetto dallo Stato e se avessi fiducia nello Stato, rispondesti: “No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale”. E proprio perché eri consapevole che il vero problema era restituire credibilità allo Stato, hai dedicato tutta la vita a questa missione.
Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano soprattutto come un grande magistrato, come l’artefice insieme a Giovanni Falcone del maxiprocesso che distrusse il mito della invincibilità della mafia e riabilitò la potenza dello Stato. Ma tu e Giovanni siete stati molto di più che dei magistrati esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso.
Avete compiuto la missione storica di restituire lo Stato alla gente, perché grazie a voi e a uomini come voi per la prima volta nella storia di questo paese lo Stato si presentava finalmente agli occhi dei cittadini con volti credibili nei quali era possibile identificarsi ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo noi”. Ci avete insegnato che per costruire insieme quel grande Noi che è lo Stato democratico di diritto, occorre che ciascuno ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi del destino degli altri. Nelle pubbliche cerimonie ti ricordano come esempio del senso del dovere.
Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione umana è stata molto più grande. Ci hai insegnato che il senso del dovere è poca cosa se si riduce a distaccato adempimento burocratico dei propri compiti e a obbedienza gerarchica ai superiori. Ci hai detto chiaramente che se tu restavi al tuo posto dopo la strage di Capaci sapendo di essere condannato a morte, non era per un astratto e militaresco senso del dovere, ma per amore, per umanissimo amore.
Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992 mentre commemoravi Giovanni, Francesca,Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Parlando di Giovanni dicesti: “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”.
Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992, Paolo, parlando di Giovanni, ma ora sappiamo che in quel momento stavi parlando anche di te stesso e ci stavi comunicando che anche la tua scelta di non fuggire, di accettare la tremenda situazione nella quale eri precipitato, era una scelta d’amore perché ti sentivi chiamato a rispondere della speranza che tutti noi riponevamo in te dopo la morte di Giovanni.
Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo grande: quello di reggere da solo sulle tue spalle la credibilità di uno Stato che dopo la strage di Capaci sembrava cadere in pezzi, di uno Stato in ginocchio ed incapace di reagire.
Sentisti che quella era divenuta la tua ultima missione e te lo sentisti ripetere il 4 luglio 1992, quando pochi giorni prima di morire, i tuoi sostituti della Procura di Marsala ti scrissero: “La morte di Giovanni e di Francesca è stata per tutti noi un po’ come la morte dello Stato in questa Sicilia. Le polemiche, i dissidi, le contraddizioni che c’erano prima di questo tragico evento e che, immancabilmente, si sono ripetute anche dopo, ci fanno pensare troppo spesso che non ce la faremo, che lo Stato in Sicilia è contro lo Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il tuo compito personale, ma sai bene che non abbiamo molti altri interlocutori: sii la nostra fiducia nello Stato”.
Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se riuscito con la tua vita a restituire nuova vita a parole come Stato e Giustizia, prima morte perché private di senso. E sei riuscito con la tua morte a farci capire che una vita senza la forza dell’amore è una vita senza senso; che in una società del disamore nella quale dove ciò che conta è solo la forza del denaro ed il potere fine a se stesso, non ha senso parlare di Stato e di Giustizia e di legalità.
E dunque per tanti di noi è stato un privilegio conoscerti personalmente e apprendere da te questa straordinaria lezione che ancora oggi nutre la nostra vita e ci ha dato la forza necessaria per ricominciare quando dopo la strage di via D’Amelio sembrava – come disse Antonino Caponnetto tra le lacrime – che tutto fosse ormai finito.
Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è finita. Come quando nel corso di una furiosa battaglia viene colpito a morte chi porta in alto il vessillo della patria, così noi per essere degni di indossare la tua stessa toga, abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino ad allora portato in alto, perché non finisse nella polvere e sotto le macerie.
Sotto le macerie dove invece erano disposti a seppellirlo quanti mentre il tuo sangue non si era ancora asciugato, trattavano segretamente la resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa.
Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di senso e la vostra forza è divenuta la nostra forza sorretta dal sostegno di migliaia di cittadini che in quei giorni tremendi riempirono le piazze, le vie, circondarono il palazzo di giustizia facendoci sentire che non eravamo soli.
E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi eravate stati fermati e dove sareste certamente arrivati se non avessero prima smobilitato il pool antimafia, poi costretto Giovanni ad andar via da Palermo ed infine non vi avessero lasciato morire.
Abbiamo portato sul banco degli imputati e abbiamo processato gli intoccabili: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei Servizi segreti e della Polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi di vertice dell’economia e della finanza e molti altri.
Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che affollano i migliori salotti, che nelle chiese si battono il petto dopo avere partecipato a summit mafiosi. Un esercito di piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui protezione i Riina, i Provenzano sarebbero stati nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato, uccidere i suoi rappresentanti e questo paese si sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo.
Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche cerimonie viene rimosso come se si trattasse di uno spinoso affare di famiglia di cui è sconveniente parlare in pubblico. Così ai ragazzi che non erano ancora nati nel 1992 quando voi morivate, viene raccontata la favola che la mafia è solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.
Si racconta che la mafia è costituita solo da una piccola minoranza di criminali, da personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta che personaggi simili, ex villici che non sanno neppure esprimersi in un italiano corretto, da soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e mezzo la nostra terra e che essi da soli osarono sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993 ideando e attuando la strategia stragista di quegli anni. Ora sappiamo che questa non è tutta la verità.
E sappiamo che fosti proprio tu il primo a capire che dietro i carnefici delle stragi, dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure e potenti. E per questo motivo ti sentisti tradito, e per questo motivo ti si gelò il cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato che nel 1985 ti aveva salvato dalla morte portandoti nel carcere dell’Asinara, questa volta non era in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti.
Per questo dicesti a tua moglie Agnese: “Mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno continuato ad agire Paolo anche dopo la tua morte per cancellare le tracce della loro presenza. E per tenerci nascosta la verità, è stato fatto di tutto e di più.
Pochi minuti dopo l’esplosione in Via D’Amelio mentre tutti erano colti dal panico e il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire la tua agenda rossa perché sapevano che leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu avevi capito.
Hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nel covo di Salvatore Riina dopo la sua cattura. Hanno preferito che finissero nella mani dei mafiosi piuttosto che in quelle dei magistrati. Hanno ingannato i magistrati che indagavano sulla strage con falsi collaboratori ai quali hanno fatto dire menzogne. Ma nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere paura.
Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di questi giorni alla porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte.
E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.

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I 5 trascinatori di folle. - Marco Travaglio

 

La ridicola disfatta dei cinque referendum contro la Giustizia merita un De Profundis degno della sua catastrofica spettacolarità. Ancora una volta il popolo italiano s’è rivelato molto più maturo della classe politica e intellettuale, seppellendo sotto una coltre di sprezzante indifferenza l’ennesimo tentativo di lorsignori di regalarsi l’impunità col plauso dei cittadini. Si temeva che la gran quantità di criminali d’alto e basso bordo operanti in Italia alzasse l’affluenza, rispondendo alla chiamata alle armi dei poteri marci travestiti da “garantisti” contro i magistrati cattivi: invece nemmeno la maggioranza di chi vive di illegalità s’è scomodata. E i votanti sono stati così pochi che non si sarebbe raggiunto il quorum neppure se si fosse votato per un mese e le tv ne avessero parlato “h24” per un anno. Il merito della strepitosa débâcle si deve anzitutto ai presunti leader del Sì: i soliti radicali (Bonino in testa), ormai caricature di ciò che furono; i noti trascinatori di folle Salvini, B., Renzi, Calenda; alcuni noti frequentatori di se stessi del Pd (i sindaci Ricci e Gori); le trombette della stampa di destra e dei signorini grandi firme di Rep (Merlo), del Corriere (Panebianco), del Messaggero (Nordio); e la lobby degli avvocati (da non confondere con l’intera categoria). La Meloni s’era tenuta a debita distanza, pur predicando tre sì e due no. Solo Conte, Letta e Leu avevano osteggiato la follia di chiamare i cittadini a pronunciarsi su temi tecnici che spettano al Parlamento.

Ma la presenza nel fronte del Sì di quei Re Mida all’incontrario che trasformano in cacca tutto ciò che toccano non basta a spiegare questo disastro di proporzioni bibliche, destinato a screditare vieppiù l’unico strumento di democrazia diretta di cui disponiamo. C’è di più: i finti garantisti che pretendevano di scandalizzare la cittadinanza per le manette facili (in realtà difficilissime), l’esclusione dei condannati da Parlamento, governo, enti locali e regionali, la carriera unica di giudici e pm (consigliata dall’Ue e difesa dai veri garantisti), l’assenza di avvocati nei consigli giudiziari che valutano i magistrati e financo le 25 firme richieste ai togati per candidarsi al Csm, sono gli stessi che da trent’anni lavorano per convincere gli italiani che le indagini sui reati dei politici sono una “guerra fra giustizia e politica”: un derby fra guardie e ladri che non riguarda i cittadini, i quali se ne devono bellamente infischiare. Guai a ricadere nell’errore “giustizialista” di Tangentopoli e Mafiopoli, quando gli italiani tifavano per le guardie perchè sapevano di essere le vittime dei ladri e dei collusi. Hanno ridotto milioni di persone da protagonisti a spettatori, da cittadini a sudditi: ora non si meraviglino se gli elettori stanno a guardare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/06/13/i-5-trascinatori-di-folle/6624617/

domenica 12 giugno 2022

briciole di verità cadute fuori dal piatto? Cetty Pillitteri

 

Proviamo a seguirle?

Biden dice di aver avvertito Zelens'kyj del piano di invasione di Putin prima che che tutto accadesse...
(ma allora perchè non è stato fatto nulla per impedirlo?)
Zelens'kyj sostiene di aver chiesto a Biden di mettere in atto sanzioni preventive per fermare Putin
(ma quando questo non è accaduto non ha reagito, e invece di denunciare al mondo quel che stava accadendo e mettere in sicurezza il suo popolo ha atteso che l'esercito russo varcasse il confine del suo Stato e colpisse "a sorpresa"?)
Zelens'kyj ha sempre affermato che sta combattendo per l'occidente e in una delle ultime sue dichiarazioni ha accusato l'occidente di avergli fornito appena un decimo delle armi promessegli
(promesse? c'era un accordo quindi? è frutto di un patto infame questa guerra che stiamo subendo tutti?)
molliche, troppo poco ancora...
molliche che però acquistano un sapore più amaro se condite dall'accusa di Francesco su quel "l'abbaiare della Nato alle porte di Mosca..."

MARCO TRAVAGLIO: PAROLA D'ORDINE: ASTENERSI!

Sono convinto che votare sia un dovere civico, come sancisce l'art 48 della costituzione italiana, ma trovo che l'espletamento di questo dovere debba riguardare la scelta di un partito, di un programma, di un candidato piuttosto che un altro o, soprattutto, la revisione della suddetta Costituzione.

Nel caso di specie la situazione è diversa.
I referendum abrogativi hanno un quorum del 50% + 1; questo significa che se la maggioranza degli aventi diritto al voto non va a votare non sono validi.
Mi spiego meglio: Io sono per il NO a tutti e cinque i quesiti perché sono assurdità giuridiche studiate per favorire la mafia, i corruttori e, in genere, i delinquenti alla Berlusconi.
Non per niente sono le leggi che il tutore della nipote di Mubarak tentò di fare, fortunatamente senza riuscirci, durante tutti gli anni dei suoi nefasti governi.
Il ragionamento da fare è semplice: se vado e voto NO rischio di contribuire a raggiungere il quorum e rendere valido il referendum.
Sono purtroppo abbastanza certo che i criminali che hanno posto i quesiti si danneranno per portare i loro sostenitori a votare Sì, perciò è ragionevole pensare che i Sì potrebbero raggiungere il 30% circa.
Per rendere valido il referendum, a questo punto mancherebbe un 20% + 1.
Se andassero a votare tutti quelli del No non ci sarebbero problemi. Sappiamo però che l'affluenza ai referendum è sempre molto bassa e, generalmente, non si raggiunge il quorum.
Ora, se io, mosso da sacro furore, decido di andare a votare il mio bel NO per dare un segnale cosa rischio?
Semplice, che a votare ci vada un 20% circa, anch'esso spinto dal mio stesso sacro furore e si raggiunga così il quorum!
La sera poi sarà inutile recriminare se sentiremo i risultati:
Sì 30%
No 21%
Votanti 50%+1
Referendum valido.
Leggi abrogate.
Scarcerazione immediata di boss mafiosi, assassini e criminali assortiti in attesa di giudizio, candidabilità in tutte le elezioni di condannati per truffa, evasione fiscale e altri gravi reati, pubblico ministero separato dalla magistratura ordinaria come al tempo del fascismo e pronto per essere sottoposto al ministro di giustizia che gli dirà se, chi e cosa potrà indagare, giudici la cui valutazione ai fini della carriera sarà sottoposta al voto degli avvocati ai quali magari hanno dato torto etc.
Riepilogando, abbiamo il massimo interesse a NON fare raggiungere il quorum per dare a questi disgraziati un segnale fortissimo: gli italiani NON vogliono che tocchiate la giustizia e i giudici.
È un segnale molto più forte del semplice NO.
La migliore condanna per chi ha concepito quel cumulo di vergognosi quesiti è l'indifferenza.

Da fb.

Sicilia, importante scoperta archeologica: rinvenuto un insediamento preistorico.

 

Importante scoperta archeologica in Sicilia durante un sopralluogo per la realizzazione di una discarica: è stato infatti rinvenuto in insediamento preistorico, di rilevanza archeologica nazionale.

Importante scoperta archeologica in Sicilia, e per la precisione a Carcaci, piccola frazione del Comune di Centuripe. Nei pressi dell’abitato è stato infatti scoperto un insediamento preistorico di rilevanza archeologica nazionale, ancora tutto da studiare. La scoperta è avvenuta durante un sopralluogo del sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, e di alcuni volontari di associazioni del paese, in un’area collinare di proprietà privata nei pressi del quale la Srr Catania provincia nord realizzerà una discarica pubblica di alto valore ecologico.

Al momento è emerso un complesso cimiteriale composto da un sistema di nove tombe a camera, scavate nella roccia. Quelle di forma rettangolare risalgono molto probabilmente all’età del ferro, mentre quelle a forma circolare all’età del bronzo. Altre, invece, sono di certo ancora più antiche. È però probabile che emergano altre testimonianze antiche dell’insediamento: attorno al complesso cimiteriale rimane ancora molto da scavare e, fa sapere il Comune di Centuripe, si presuppone la presenza di un antico villaggio ancora da scavare. Le immagini del luogo sono state già segnalate alla soprintendenza di Enna.

Esente da particolari vincoli, la zona, adiacente a un territorio appartenente al comune di Randazzo, è tuttavia attraversata da un’infrastruttura idrica (che da Ancipa e Pozzillo porta acqua nel Simeto e a Catania) e da diversi ruscelli. Il progetto interessa terreni privati, perlopiù pascoli biologici, nelle contrade Quartodanaro e Bauze dell’isola amministrativa di Spanò, “exclave” randazzese fra Bronte, Centuripe, Regalbuto e Troina.

Per il sindaco di Centuripe, Salvatore La Spina, “l’eccezionale scoperta aggiunge valore al ricco patrimonio archeologico già presente nel nostro territorio. Trovo assurdo che si possa concepire e pianificare una struttura del genere, senza aver prima controllato il territorio, già importante, non solo dal punto di vista ecologico ma soprattutto agricolo e zootecnico. Oltre 500 persone vivono intorno all’area designata per la realizzazione della discarica e migliaia di capi, tra ovini e bovini, pascolano su quei terreni. Un danno incalcolabile per l’economia e per l’agricoltura del territorio. Che ancora nel 2022 si pensi delle discariche in luoghi densamente agricoli, non ha alcun senso. Pronti, quindi, insieme ai comuni limitrofi, agli allevatori ed agli agricoltori della zona, a lottare contro questo sfregio all’ambiente”.

Di seguito alcune immagini del sito appena scoperto.