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venerdì 9 febbraio 2024

Festival di SanRemo

Io non seguo il Festival di San Remo da svariati anni, ma non critico chi lo segue. 

Sono una ferrea sostenitrice della libertà di scelta e comprendo chi segue queste manifestazioni con lo stesso interesse con il quale segue le notizie sui personaggi dello spettacolo, vedi ad esempio: Blasi-Totti.

Credo che i mezzi di divulgazione debbano contentare tutti e non solo una fascia di ascoltatori, ai quali è demandata la possibilità di scelta dei programmi. Partendo, naturalmente, dal principio che ognuno di noi ha la sua propensione verso alcuni tipi di notizie anziché altre...

Il rispetto, innanzi tutto, verso tutte le fasce della popolazione.

Mio padre mi insegnò che quando uscivo da casa dovevo dare il buongiorno a chiunque incontrassi, sopra tutto allo spazzino, al quale dovevo essere grata poichè mi faceva trovare la strada pulita dai bisogni corporei dei cani portati al guinzaglio da ipotetici gentiluomini di "buona famiglia". 

Ma mio padre era un grande e mi ha insegnato che è la solidarietà l'unica arma favorevole ad una convivenza pacifica e sostenibile per il bene dell'umanità.

Lui aveva vissuto la guerra ed aveva imparato che non porta nulla di buono, se ne deduce, pertanto, che le scaramucce tra sostenitori del Festival e denigratori dello stesso servono solo ad esasperare ciò che è un iter naturale: dobbiamo poter scegliere in base alle nostre aspirazioni alle nostre propensioni, non siamo tutti uguali, ma possiamo, ugualmente, essere in sintonia.

Cetta.

martedì 25 aprile 2023

Giuseppe Conte su dichiarazione di voto PNRR. - Salvatore Granata

 

"Avete detto che eravate pronti ma non siete affatto pronti e i dati forniti dalla Corte dei Conti sono allarmanti. Mi tremano le vene nei polsi quando leggo quanto poco è stato speso finora sulla sanità, una sanità disastrata, da codice rosso".

Così il leader del M5Stelle, Giuseppe Conte , intervenendo in dichiarazione di voto sul dl Pnrr, in aula alla Camera. Investire in sanità e in servizi sociali, come gli asili nido,
"è il modo per contrastare il decremento delle nascite", ha aggiunto Conte.

In buona sostanza il Def che taglia i fondi alla sanità e il rischio di perdere i fondi PNRR
per le case di comunità sono due facce della stessa medaglia: il governo Meloni smantella il servizio sanitario nazionale.

I ricchi potranno curarsi, pagando meno tasse, tutti gli altri dovranno attendere. In realtà avviene già da anni.

La strategia di definanziamento pubblico della sanità
voluta da questo esecutivo (e in precedenza da Letta, Gentiloni e poi Renzi) aumenterà il gap dalla media dei paesi europei e porterà al collasso del SSN, compromettendo il diritto alla tutela della salute.

Che schifo,
che incompetenza, che ignoranza, che menefreghismo. Vergogna assoluta di gente senza cuore e privilegiata, che guida un Paese disintegrato a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.

Piazze. Bisogna scendere nelle piazze, insieme a tantissime altre organizzazioni affini di pensiero e di lotta.

Le parole non bastano più.
I sindacati si sveglino e i cittadini pure.

Salvatore Granata 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=2373159622865791&set=a.397017047146735

venerdì 17 marzo 2023

Salario minimo.

 


Io credo che la tizia ignori che pagando meglio i lavoratori si metterebbe in moto un ingranaggio produttore di grandi benefici, poiché chi guadagna di più spende di più, contribuendo, cosi', alla crescita economica e sociale della nazione, con le industrie che si espandono e con i lavoratori soddisfatti.
Purtroppo si è creata una situazione da "cule de sac" dalla quale credo che non potremo uscire facilmente.
Per uscirne, sempre che lo vogliamo, dobbiamo prestare più attenzione a chi diamo la grossa responsabilità di governare, badando maggiormente all'etica ed alla professionalità della persona più che alla simpatia che può suscitare un personaggio famoso.
Come paese siamo indietro in quanto a senso civico e do ut des.
La politica e tutta la ciurmaglia che vi bazzica all'interno, la fa da padrona creando divergenze, ingiustizie, malumori, invece di coccolarci, accarezzarci, servirci...
Un amministratore deve essere una persona dotata di grande professionalità, responsabilità e sacrificio.
Basti pensare che un boss, latitante per trent'anni, ha condotto una vita normale nel paese in cui viveva, muovendosi anche in posti pubblici senza timore di essere tradito.
Constatato quest'ultimo evento, credo che dovremmo fare un esame di coscienza, valutare i nostri errori e, poichè siamo noi a rappresentare il nostro paese, siamo noi a contribuire economicamente alla sua crescita, dobbiamo essere noi a pretendere rispetto e un'amministrazione equa che tenga conto dei nostri bisogni e si prodighi per soddisfarci.

cetta

martedì 14 giugno 2022

M5s dato per finito, defunto. -

 

Il m5s non è finito, è sempre il primo partito in Italia, lo stesso che ha vinto le elezioni ed è andato al governo, governo che, come tutti ben sappiamo, è stato sfiduciato da chi non gradiva mollare lo scettro del comando detenuto da tempo e che non intendeva permettere che ci si adoperasse per una sana e giusta amministrazione del paese.

Chi vota i 5s, non va più a votare perché sa che il suo voto viene invalidato da chi, stazionando in politica da anni e non avendo alcuna intenzione di rinunciare al potere, ha prodotto leggi che gli permettono manipolazioni di sistema ed errate interpretazioni degli articoli della Costituzione.

Bisognerebbe studiare un sistema che renda possibile mandare a casa quella pletora di intoccabili, autoreferenziatisi con leggi ad personam, senza dover ricorrere a situazioni dannose ed estreme. 

Cetta.

venerdì 8 aprile 2022

Guerra Ucraina, Angela Merkel riappare: il messaggio contro Zelensky su Ucraina e Nato mentre è in vacanza in Italia.

 

Nelle dinamiche inedite della guerra in Ucraina, “lei” è tra i protagonisti, per quanto protagonista invisibile. Angela Merkel. Il suo ruolo, afferente alla funzione di traino dell’Europa esercitata negli oltre tre lustri di cancellierato tedesco, è stato evocato, dibattuto, scandagliato nel dibattito pubblico in Germania in queste settimane. Così come la presunta quota di responsabilità politiche per l’attuale condizione dipendente alle forniture di gas russo, in cui versano il suo Paese e tutta l’Europa.

Qualche giorno fa, un portavoce ha filtrato (interrompendo in via indiretta la linea del silenzio) la sua posizione, che rivendica la scelta di aver detto no, nel 2008, all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. A quanto pare, in questi giorni è in Italia, in vacanza. E si gode il suo soggiorno a Firenze che stando a indiscrezioni dovrebbe durare fino a lunedì.

Tra l’ex cancelliera e il nostro Paese c’è un legame antico, vista la sua tradizionale predilezione per la costiera amalfitana. Una scelta che fece “colore”, negli anni di maggiore ruvidezza di rapporti tra Roma e Berlino (non tanto a livello di governi, quanto di forze politiche d’opposizione e nell’opinione pubblica). Il suo amore turistico per il nostro Paese aveva, quindi, come contraltare l’intransigenza dei tempi dell’austerità come politica europea, di cui la Germania era ligia interprete. Un’epoca fa, oramai. 

https://www.iltempo.it/attualita/2022/04/07/news/guerra-russia-ucraina-bucha-angela-merkel-vacanza-italia-messaggio-contro-zelensky-nato-31129173/amp/?fbclid=IwAR3z98WOjMfnrmbQEBQyTR7w5qv4MzkdWUJwFgMku_v7BsprE-7jgOnXaFk

sabato 17 aprile 2021

Voglio fare una precisazione, tanto per chiarire. - Orso Grigio

 

Sono cose che ho già detto, ma ho tempo libero e voglio ripeterle.

Io sono di sinistra, convintamente, fermamente e senza mai nemmeno un dubbio sul perché di questa scelta. E da quando c’è ho votato il M5S, dopo aver perso già da parecchio qualsiasi riferimento in merito alla mia rappresentanza politica.
E se la prossima volta sarò ancora a sbattermi su questo mondo di merda e deciderò ancora di votare, forse sarà sempre per il Movimento, se ne sarà rimasta traccia.
Tuttavia non ho nessuna vocazione al martirio e nemmeno all'integralismo ottuso.
Dico quello che penso, sempre e comunque, e non mi chiedo mai se quello che dico potrà essere condiviso oppure portarmi consenso. Non mi interessa.
Sono contento quando le mie idee e le vostre coincidono, significa appartenenza e non sentirsi soli, ma non mi importa dei like e non faccio calcoli di opportunità. Il rispetto per le mie idee, e per me stesso, viene prima di tutto. E di tutti.
E sono nato contro, quando mi danno ragione in troppi mi viene voglia di cambiare idea, anche se poi non lo faccio.
Recitata questa filastrocca un po’ retorica, se qualche volta sembro ‘attaccare’ il Movimento non lo faccio per il gusto della polemica a tutti i costi o tanto per fare un post in mancanza di idee migliori.
Lo faccio perché quella “cosa” era, e in qualche modo resta, tutto quello che abbiamo per sperare in un cambiamento, ma non crescerà con la comprensione acritica, le giustificazioni e le genuflessioni scontate, e nemmeno con i luoghi comuni dell’onestà e bla bla bla.
Se a sbagliare sono le tre grazie di destra, lo sbruffone o quello della foto col cigno non me ne frega un cazzo. Certo, ci sto male, ma so che loro sono così, il peggio che esista sulla faccia della politica, e io non posso certo cancellare quelli che li votano, non ci posso fare niente. Ma se a sbagliare sono quelli che ho votato io e di cui mi fido trovo legittimo incazzarmi come una iena bengalese. Perfino doveroso. Mi sembra naturale spronarli e invitare chi li vota a fare altrettanto, perché è così che si cresce. Può esserci più amore in un ceffone che in una pietosa carezza, e di sicuro certe volte funziona di più.
In quel Movimento ci sono persone stupende, altre mancano troppo e di questo bisognerà parlarne prima o poi, ma ci sono anche, e ci sono stati, soggetti del tutto improponibili e impreparati, e si sono commessi errori gravissimi, spesso per inesperienza ma troppe volte per incoerenza, incapacità, ottusità e mancanza della pur minima strategia. Diciamo che parlare di strategia nel Movimento è come parlare di testata giornalistica per la d’urso, o di accordi nelle canzoni di Ligabue.
Entrare in questo governo è stato un suicidio e continuare a restarci, in queste condizioni, rischia di essere vilipendio di cadavere.
Ha senso per il pd, che con Letta non solo ha avviato l’ennesima restaurazione verso il centro, e visto poi che il centro non bastava più il nostro eroe ha pure dichiarato di non escludere alleanze con berlusconi, come mi ha appena messaggiato una delle persone che stimo di più in questo gran letamaio, ma non ne ha nessuno per il Movimento, stretto fra l’incudine del pd e il martello a destra, e condannato all’irrilevanza totale, nonostante abbia la rappresentanza maggiore in Parlamento. Bizzarra ‘sta cosa.
E quel barlume di speranza nel progetto Conte, in tutta onestà, lo vedo già affievolito, a solo un piccolo soffio dallo spegnersi. E sta evaporando anche il progetto comune idealizzato su posizioni, se non proprio di sinistra, almeno quasi, fra Movimento e pd, sostituito dal progetto iniziale, quello originale, più vivo che mai e comune a tutti i partiti, e cioè di far fuori quei rompicoglioni del Movimento.
In queste condizioni i 5S servono solo da foglia di fico per coprire qualsiasi nefandezza verrà commessa. E potete scommetterci che ce ne saranno tante.
Secondo voi, avrà più forza opporsi da fuori o subire da dentro?
Sul ripristino del vitalizio dico ancora che temo sia da ingenui ritenere che quei tre abbiano fatto tutto di propria iniziativa. Niente succede per caso, meno che meno in politica.
E allora si dovevano affrontare i loro padroni, a brutto muso, e pretendere chiarezza, si doveva andare in tv a denunciare, bloccare qualsiasi lavoro, togliere la fiducia e andare a casa senza passare dal via.
Ma non è successo niente di tutto questo, al di là di qualche bla bla di circostanza, tanto che viene il sospetto che nessuno voglia turbare la navigazione, in cerca ognuno del proprio approdo sicuro.
All’opposizione è tutto libero, non c’è nessuno, visto che quella della meloni è pura finzione opportunistica.
E allora, visto che tutti sbavano dietro Draghi e il suo governo dei migliori, lasciamo che se lo sussino, ma senza esserne complici.
Poi, quando Mattarella o chi per lui ce lo concederà, nella sua infinita grazia, diremo la nostra.
Ci vogliono passione e idee per costruire un progetto, e io vedo solo assenza e calma piatta.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva qualcuno.
Qui non si parla certo di rivoluzione, ma almeno di un atto di coraggio.
E di coerenza.

Da Fb

domenica 14 febbraio 2021

Il governo Dragarella. - Marco Travaglio



 

Siccome ogni Restaurazione ha i suoi rituali, non avrebbe guastato se il governo Dragarella avesse giurato in uniforme da Congresso di Vienna: parrucche imbiancate con codini e fiocchi neri, volti incipriati e impomatati, marsine a coda, culotte, scarpe a punta. Invece i nuovi (si fa per dire) ministri erano tutti in borghese, per non farsi riconoscere. Avevamo promesso un giudizio sul governo quando ne avessimo visti i ministri (per il programma c’è tempo: uscirà dal cilindro di Super Mario un minuto prima della fiducia, o forse dopo, fa lo stesso: è il ritorno della democrazia dopo la feroce dittatura contiana, come direbbe Sabino Cassese). E il momento è arrivato.

Ministri. Il bottino di 209 miliardi del Recovery se lo pappano il premier, il suo amico Giorgetti (Mise) e i suoi tecnici, cioè gli uomini delle lobby: Franco (Mef e Bankitalia), Cingolani (renzian-leopoldino di Leonardo- Finmeccanica che Grillo ha scambiato per grillino) e Colao (Morgan Stanley, McKinsey, Omnitel, Vodafone, Rcs, Unilever, Verizon, con breve parentesi di incompetenza quando lo chiamò Conte per il piano-fuffa Fase-2 e ora tornato il genio di prima); più Giovannini (ottimo prof di statistica alle Infrastrutture). Del resto Draghi se ne infischia e lascia pasturare i partiti con i loro nanerottoli, scelti aumma aumma dai Quirinal Men: so’ criature.

Pandemia. Speranza resta alla Salute, per la gioia di Salvini e dei teorici della “dittatura sanitaria” e del “riaprire tutto”. Ma arriva la Gelmini alle Regioni al posto di Boccia, protagonista di epici scontri con gli sgovernatori. Sarà uno spasso vederla genuflessa alle loro mattane. Al suo fianco, come viceministro, vedremmo bene Bertolaso. E, commissario al posto di Arcuri, troppo efficiente sui vaccini, il mitico Gallera: era stanco, ma si sarà riposato.

Discontinuità. Undici ministri, la metà del governo Draghi, vengono dal Conte-2: i 9 confermati più Colao più il neotitolare dell’Istruzione Bianchi, capo della task force dell’Azzolina per la scuola (tecnico del congiuntivo, dice “speriamo che faremo bene”, ma non è grillino, quindi è licenza poetica). E ora chi la avverte la Concita del “basta ministri scadenti, arrivano quelli bravi”? Fatti fuori Conte, Bonafede, Gualtieri, Amendola e regalato il Recovery ai soliti noti, si digerisce tutto.

Cielle. I garruli squittii di Cassese a edicole unificate indicano che, dopo il lungo digiuno del Conte-1 e del Conte-2, qualche protégé l’ha piazzato. Tipo Marta Cartabia, Guardasigilli di scuola ciellina (come la ministra dell’Università, Cristina Messa), ma pure napolitaniana e mattarelliana, celebre per l’abilità di non dire nulla, ma di dirlo benissimo, fra gridolini estatici di giubilo.

Di lei si sa che sogna “una giustizia dal volto umano” (apperò) e una “pena che guarda al futuro” (urca). Ora, più prosaicamente, dovrà dare subito il parere del governo sul ritorno della prescrizione, previa seduta spiritica con Eleanor Roosevelt che – assicura il Corriere – è “tra le figure femminili ‘decisive’ per la sua formazione” (accipicchia).
Pd. Sistemati tutti i capicorrente Franceschini (al quinto governo), Guerini e Orlando, prende pure l’Istruzione con il finto tecnico Bianchi, due volte assessore dem in Emilia-Romagna: 4 ministri come il M5S, che però ha il doppio di seggi.
5Stelle. Machiavellici alla rovescia, sapevano che senza di loro il Pd e Leu si sarebbero sfilati e Draghi, per non finire ostaggio delle destre, avrebbe rinunciato. Bastava mettersi in attesa e, se proprio Grillo voleva entrare, dettare condizioni minime: Giustizia, Lavoro, Istruzione, Mise o Transizione Ecologica. Invece han detto subito di sì, presentandosi a Draghi con le brache calate e le mani alzate. E hanno ammainato le loro bandiere Bonafede, Azzolina e Catalfo (con Reddito e Inps). Risultato: SuperMario li ha sterminati e pure umiliati, con i pesanti ma inutili Esteri a Di Maio, Patuanelli degradato dal Mise all’Agricoltura, più i Rapporti col Parlamento e Politiche giovanili (sventata la Marina mercantile, ma solo perché non c’è più). Ciliegina sulla torta: la Transizione Ecologica, subito dimezzata, è finita a un renziano. Meno male che Draghi era grillino: figurarsi se non lo era. Insomma: aperta finalmente la scatoletta di tonno, i 5Stelle hanno scoperto che il tonno erano loro.
FI-Lega. Il capolavoro del Rignanese, prima di tramutare Iv da ago della bilancia a pelo superfluo, è aver riportato Salvini e B. al governo. Il resto l’han fatto Draghi e Mattarella, regalando alla destra un governo tutto nordista e i ministeri politici più lucrosi: Mise e Turismo (Giorgetti e Garavaglia), Pa (Brunetta), Regioni (Gelmini) e Sud (Carfagna, con i fondi di coesione Ue, nel fu serbatoio di voti dei 5Stelle).
Ps. Nota per gli storici della mutua che vaneggiano di “fallimento della politica come nel 1993 e nel 2011” e paragonano l’avvento di Draghi a quelli di Ciampi e Monti. Nel ‘93 Ciampi arrivò mentre gli italiani lanciavano le spugne ad Amato e Conso per il decreto Salvaladri e le monetine a Craxi per l’autorizzazione a procedere negata dal Parlamento al pool di Milano. Nel 2011 Monti arrivò mentre due ali di folla maledicevano B. che saliva al Quirinale a dimettersi e poi fuggiva dal retro dopo aver distrutto l’Italia per farsi gli affari suoi. Nel 2021 Draghi arriva mentre Conte esce da Palazzo Chigi a testa alta fra gli applausi e le lacrime. Mica male, per un fallito.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/14/il-governo-dragarella/6100843/