lunedì 22 aprile 2024

Clamorosa scoperta della fisica: all'interno del vetro e della plastica, il tempo è reversibile. - Francesca Argentati

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 Incredibile scoperta nel campo della fisica: un nuovo studio ha scoperto che il tempo può essere invertito nel vetro e nella plastica, all'interno dei quali si è dimostrato reversibile. Scopriamo di più.

Il tempo per gli esseri viventi ha un'unica direzione

Il tempo per gli esseri viventi ha un'unica direzione

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Un colpo di scena degno di nota arriva dall'Università Tecnica di Darmstadt, Germania, dove i fisici hanno scoperto che il tempo è reversibile sia nella plastica che nel vetro. Tutti noi siamo abituati a vedere il tempo come uno scorrere inesorabile di secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni, dai quali non si può tornare indietro: qualcosa che si è rotto non può essere riportato indietro, al suo stato intonso prima della frattura, e il prossimo compleanno non può avere una candelina in meno rispetto al precedente (a meno che non si decida di imbrogliare, naturalmente!). Insomma, il tempo per gli esseri viventi ha un'unica direzione, che ci porta a maturare e invecchiare.

Questo risponde alla Seconda Legge della Termodinamica di Newton, noto anche come "freccia del tempo", secondo cui il disordine di un sistema aumenta col passare del tempo, il quale può solo andare avanti e non indietro. Eppure, per alcuni elementi, con grande sorpresa, sembra non essere proprio così. Il team di scienziati coordinato da Till Böhmer all’Istituto di fisica della materia condensata ha scoperto che lo scorrere inarrestabile e irreversibile del tempo non è omogeneo e generalizzabile, soprattutto nel caso del vetro e della plastica e i loro movimenti molecolari.

I movimenti molecolari del vetro sono reversibili

I movimenti molecolari del vetro sono reversibili

Nature Physics

Questi materiali, infatti, sono costituiti da molecole intrecciate che si muovono continuamente, spostandosi in posizioni sempre diverse per individuare uno stato energetico più idoneo. Questa attività è quella che porta gli elementi a mutare nel tempo, inducendo il concetto dell'invecchiamento. Sebbene, però, il vetro frantumato non possa essere ripristinato e riportato alle sue origini, i ricercatori hanno capito che, invece, i movimenti molecolari di questo materiale sono reversibili. Böhmer ha annunciato che "è stata un'enorme sfida sperimentale"resa possibile grazie al tempo materiale, una sorta di orologio situato all'interno del materiale stesso, che ha un ritmo e una cadenza diversi rispetto al tempo che tutti conosciamo e che scorre in base alla rapidità con cui le molecole si spostano cambiando posizione.

Per decenni gli scienziati hanno provato a calcolare questo tempo materiale, ma senza riuscirci: ora, il team tedesco ha vinto questa sfida con l'uso di videocamere ultrasensibili, in grado di cogliere e registrare le impercettibili oscillazioni delle molecole. Thomas Blochowicz, professore presso l'Università tecnica di Darmstadt e tra gli autori della ricerca, ha affermato che "non si possono semplicemente osservare le molecole oscillare." I fisici hanno puntato un laser su un campione di vetro, creando una luce multidirezionale proveniente dalle molecole, che ha colpito il sensore della fotocamera con puntini chiari e scuri. A questo punto, il team ha calcolato il cambiamento di queste oscillazioni nel tempo, misurando a tutti gli effetti il tempo interno del vetro.

Il tempo del vetro è reversibile, ma anche il suo invecchiamento?

L'analisi statistica delle fluttuazioni è stata coadiuvata dai ricercatori dell'Università di Roskilde, Danimarca. Una collaborazione che ha portato a un risultato incredibile: il tempo materiale del vetro è reversibile e può scorrere all'indietro. Tuttavia, spiega Böhmer, "questo non significa che l’invecchiamento dei materiali possa essere invertito. Anzi: proprio il tempo materiale si conferma la prova dell'irreversibilità dell'invecchiamento e tutto il resto di ciò che si muove all'interno del materiale riferendosi a questa misurazione temporale non ha alcun impatto sul processo di invecchiamento.

La diffusione dinamica della luce ha permesso di monitorare le oscillazioni nel processo di invecchiamento estetico del vetro, che sono risultate stazionarie e reversibili.
La scoperta inedita può essere applicata ai materiali cosiddetti disordinati, sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti, tra cui la comprensione di come questa reversibilità sia collegata alle leggi fondamentali della fisica e in che modo il tempo interno cambia in base al tipo di materiale. Non resta che attendere le prossime risposte alle molte domande che questa scoperta ha portato con sé.

Sculture in pietra presso il Tempio di Kom Ombo.

 

Il Tempio di Kom Ombo fu costruito più di duemila anni fa, nell'antico Egitto, durante il regno tolemaico, nella città di Kom Ombo.
La particolarità del tempio è costituita dalla dedicazione del culto a due diverse triadi di divinità. La prima la più antica e primordiale della regione era costituita dal dio coccodrillo Sobek, Hathor e Khonsu. La seconda, di epoca più tarda, era costituita da Haroeris cioè Horo il Vecchio, manifestazione solare del dio falco, Tasenet-nofret sorella di Horus e Panebtani, il signore dei due paesi.
Il tempio fu inizialmente edificato da Tolomeo VI all'inizio del suo regno, ed ampliato in seguito dai suoi successori; particolarmente Tolomeo XIII costruì le sale ipostile esterne e interne.
La struttura del tempio è costituita da due corpi di fabbrica perfettamente simmetrici l'uno con l'altro rispetto all'asse principale: vi si ergono così due ingressi rispetto al muro esterno, due passaggi rispetto ogni camera e la successiva. Il santuario di sinistra è dedicato al dio Horo, mentre quello di destra al dio Sobek; i bassorilievi che decorano i due santuari riservano la stessa importanza a entrambe le due divinità.

domenica 21 aprile 2024

La piramide di Ben Ben.

 

Quella davanti a te è la piramide di Ben Ben, che ha sconcertato gli scienziati per migliaia di anni e finora non sono riusciti a risolvere il puzzle. La piramide si trova al Museo Egizio.
La piramide è fatta di pietra di ferro nera, che si trova nello spazio solo nei meteoriti spaziali. Tutti i suoi componenti non esistono sulla faccia della Terra. E qui appare il secondo puzzle perché è pietra di ferro, cosa molto impossibile e difficile da modellare e perforare.
Come ha fatto a tagliarsi con tanta precisione in angoli e deviazioni?
Ok, è impossibile che si interrompa; dovrebbe essere impossibile anche per lui rimanere impresso su di esso!
No, ha incisioni molto sottili sui volti della piramide, e gli scienziati hanno trovato impossibile per qualsiasi strumento, antico o moderno, incidere le iscrizioni con tale precisione a meno che non si utilizzi uno strumento di taglio laser.
Esiste anche un mistero, ovvero che la pietra meteorite di ferro nero, grazie alla composizione dei suoi componenti, si diverte a emettere energia elettromagnetica positiva nel suo ambiente, il che fa sentire psicologicamente a proprio agio chiunque si avvicini.
Come ti ho detto, la piramide si trova al Museo Egizio.

Nessuno è immune dalla relatività di Albert Einstein, nemmeno sulla Terra (e il tempo non è lo stesso).

 

Quando Einstein presentò la sua teoria della relatività ristretta, nel 1905, la nostra concezione di universo cambiò per sempre. Prima di lui, gli scienziati descrivevano ogni “punto” dell’universo utilizzando solo quattro coordinate: le tre posizioni spaziali più il tempo, per indicare in quale momento si era verificato un determinato evento. Tutto questo cambiò quando il celebre scienziato realizzò che se ti muovi rispetto a un altro osservatore, invecchierai meno di qualunque altra cosa rimasta ferma. Ogni volta che un osservatore si muove nell’universo rispetto a un altro, sperimenterà una dilatazione del tempo. Il suo orologio scorrerà più lentamente rispetto all’osservatore fermo. Questa grande verità è stata messa alla prova diverse volte, nell’ultimo secolo, anche utilizzando orologi sugli aerei.

Il fattore gravitazionale di Einstein.

Quando Einstein presentò per la prima volta la sua teoria della relatività ristretta, c’era un elemento mancante: non considerava l’attrazione gravitazionale, la gravità. Non aveva ancora idea che la vicinanza ad una grande massa potesse alterare anche lo scorrere del tempo. A causa della rotazione e della gravità attrattiva di ogni particella che compone la Terra, il nostro pianeta si gonfia all’equatore e viene compresso ai poli. Di conseguenze, l’attrazione gravitazionale della Terra ai poli è leggerissimamente più forte (di circa lo 0,4%) rispetto all’equatore.

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L’obiettivo originale di Einstein, però, era di utilizzare orologi per verificare la validità della sua teoria. Fu solo negli anni Cinquanta che si riuscì a testarne l’efficacia, dato che gli orologi al quarzo o meccanici non erano affidabili per questo tipo di esperimenti. Fu così che venne creato l’orologio atomico: l’idea fu quella di utilizzare la frequenza vibrazionale di un atomo per tenere il tempo. 

L’esperimento di Hafele-Keating.

Fu grazie all’esperimento di Hafele-Keating che si riuscì a verificare con estrema precisione gli effetti del campo gravitazionale terrestre sullo scorrere del tempo. Era il 1971. Gli astronomi Richard Keating e Joseph Hafele presero tre orologi atomici. Ne lasciarono uno in aeroporto, gli altri due se li portarono a bordo di due voli intorno al mondo, uno in direzione opposta all’altro. Quello che volava verso est andava anche nella stessa direzione della rotazione terrestre. E poiché il movimento dell’aereo e la rotazione del pianeta andavano nella stessa direzione, anche le velocità si sommarono: per le sue lancette sarebbe trascorso meno tempo. L’altro venne portato a bordo di un aereo che si muoveva verso ovest, quindi contro la rotazione terrestre.

Al loro ritorno i tre orologi non erano più sincronizzati: quello che aveva viaggiato verso est (nella stessa direzione della rotazione terrestre) era indietro di 59 miliardesimi di secondo, rispetto all’orologio rimasto in aeroporto. Quello che aveva viaggiato verso ovest (e quindi in senso contrario rispetto alla rotazione terrestre) era avanti di 273 miliardesimi di secondo. Sono ovviamente valori impercettibili, ma che dimostrarono ancora una volta quanto avesse ragione Einstein.

https://www.passioneastronomia.it/il-tempo-non-e-lo-stesso-per-tutti-einstein-aveva-ragione-di-nuovo/

DA DOVE VENIVANO I MAYA E GLI AZTECHI? - Minerva Elidi Wolf

 

Charles Étienne Brasseur de Bourbourg (1814 – 1874) era un abate fiammingo del XIX secolo. Oltre alla sua professione clericale, l’abate francese è universalmente noto per i suoi significativi contributi alla conoscenza dei popoli mesoamericani. Infatti, Charles Étienne Brasseur era anche un famoso scrittore, etnografo e archeologo specializzato particolarmente nello studio delle civiltà Maya e Azteca.
Secondo lo studioso, i Maya ricordavano la loro madrepatria come un “continente situato nel Pacifico”, e che in seguito era sprofondato. Loro chiamavano questo continente con il termine “Terra di Mu”.
Fino a pochi anni fa si pensava che questa fosse solo una leggenda. Ma l’avvento dei satelliti ha provato che era tutto vero. Infatti l’attuale Indonesia e l’Australia sono ‘i resti’ di un continente molto più grande, che gli scienziati chiamano Sundaland. Questo continente situato nelle acque dell’Oceano Pacifico venne parzialmente sommerso a partire da 14.000 anni fa, quando l’Oceano Pacifico si è innalzato di circa 140 metri.
Come facevano i Maya ad essere a conoscenza del “continente sommerso” nell’Oceano Pacifico? Era solo una incredibile coincidenza? Oppure i loro antenati erano davvero provenienti da Sundaland?
Anche in questo caso, se volessimo dare solo retta alla scienza, e non ai nostri pregiudizi, i Maya avrebbero assolutamente ragione. I loro antenati provenivano da Sundaland. Come facciamo a saperlo con certezza? Secondo Kenneth M. Olsen, PhD, un biologo specializzato in evoluzione dei vegetali presso la Washington University di St. Louis, abbiamo prove inconfutabili che navigatori provenienti dalla zona di Sundaland e Sahuland riuscirono ad arrivare fino a Panama, in Centro America, in epoca precolombiana.
La ‘prova vivente’ è la presenza della noce di cocco in America. Questo ricercatore ha scoperto che tutte le piante di cocco, in qualsiasi parte del mondo si trovino, sono originarie o dall’India o dalla zona che un tempo era Sundaland. Inoltre, il professore spiega che, almeno per quanto riguarda le grandi distanze, la pianta di cocco non emigra in maniera naturale, come fanno i semi di altre piante. Nel suo caso deve essere portata dall’essere umano in altre zone lontane, per poter attecchire anche lì. Se la pianta di cocco è arrivata in Centro America in epoca precolombiana, vuol dire che dei marinai dalla zona di Sundaland sono arrivati in America prima di Colombo e l’hanno piantata.

mercoledì 17 aprile 2024

L'Epopea di Gilgamesh: caratteristiche e significato del poema.

Storia e significato del mito di Gilgamesh, nella cui epopea è narrata la ricerca dell'immortalità. Di cosa parla il poema mesopotamico

  1. L'Epopea di Gilgamesh
    1. Riassunto
      1. Il mito dell'immortalità
        1. Chi era Gilgamesh

        L'Epopea di Gilgamesh

        Statua di Gilgamesh
        Fonte: Getty-Images

        L’Epopea di Gilgamesh è uno dei poemi epici più antichi della storia dell’umanità, ed è ambientata nella città sumerica di Uruk. Il poema di Gilgamesh risale, infatti, al III secolo a.C., molto prima dei poemi di Omero (Iliade e Odissea).

        Le versioni iniziali dell'Epopea di Gilgamesh si fanno risalire intorno al 2000 a.C. e sono state originariamente redatte in forma numerica. Un gran numero di tavolette che narrano le gesta di Gilgamesh sono state scoperte in varie regioni della Mesopotamia e nelle terre di quelle culture che hanno avuto interazioni con l'impero assiro-babilonese. Il documento più antico che menziona Gilgamesh è datato tra il 2200 e il 2400 a.C. ed è stato scoperto nella biblioteca di Ebla, situata nell'odierna Siria. Sono state inoltre scoperte altre tavolette in Anatolia, scritte in lingua elamita, così come in Palestina e in altre aree della Mesopotamia.

        Le versioni dell'Epopea di Gilgamesh che possediamo oggi non sono in realtà originali del XII secolo, ma sono state trascritte nuovamente dagli scribi nel corso dei secoli. La versione più famosa e meglio preservata consiste in 11 tavolette d'argilla, che sono state ritrovate nella Biblioteca del Palazzo Reale di Assurbanipal, re assiro dal 669 a.C. al 628 a.C., nella città di Ninive. Oggi, questa epopea è riconosciuta come un tesoro culturale per l'intera umanità, al livello di opere immortali come la Divina Commedia, l'Iliade, l'Odissea e il Faust di Goethe.

        Riassunto.

        L’Epopea narra le gesta di Gilgamesh, sovrano sumero della città di Uruk (città sorta nelle vicinanze del Golfo Persico, oggi Iraq) alle prese con il più drammatico problema dell’uomo: la morte.

        All’inizio dell’opera, Gilgamesh viene descritto come possente ed eroico sovrano che si comporta da tiranno con il suo popolo fino a quando intervengono gli dèi che decidono di opporgli Enkidu. Enkidu è una creatura selvaggia ed animalesca, in contrasto con la cultura e la raffinatezza di Gilgamesh; forte e robusto quanto il dio sumero, vive sulle montagne con gli animali selvatici e non ha mai conosciuto un essere umano. Un giorno, incontrandosi con una donna perde la sua forza selvaggia e acquisisce intelligenza e sapere. Enkidu si reca ad Uruk per combattere contro Gilgamesh: lo scontro finisce in parità e tra loro nasce un forte legame di amicizia che li porterà ad essere inseparabili e a superare molte avventure eroiche insieme.

        Enkidu e Gilgamesh sono invincibili: insieme combattono ed uccidono Khubaba e il Toro Celeste. Gli dèi contrari alla morte di queste figure decidono di far morire Enkidu. Enkidu viene colpito da una misteriosa malattia e muore.

        Il mito dell'immortalità.

        Gilgamesh addolorato per la perdita del suo caro amico si trova per la prima volta ad affrontare il problema della morte: teme la morte e decide di cercare l’immortalità. Il sovrano sumero inizia un viaggio in cerca di risposte e si rivolge a Utnapishtim, unico uomo sopravvissuto al Diluvio Universale, a cui gli dèi hanno concesso la vita eterna.

        Utnapishtim gli rivela l’esistenza della pianta della giovinezza: il re di Uruk la trova in fondo al mare ma sulla via del ritorno la pianta viene mangiata da un serpente. Gilgamesh sconfitto, torna ad Uruk e accetta il suo destino di uomo mortale e muore.

        Chi era Gilgamesh.

        Gilgamesh era il più noto e celebrato sovrano di tutta la Mesopotamia e apparteneva alla prima dinastia di Uruk e il quinto re secondo la Lista Reale sumerica. “Il divino Gilgamesh suo padre è uno sconosciuto signore di Kullab, regnò 126 anni; Urlugal, figlio di Gilgamesh, regnò 30 anni”: Gilgamesh è visto dagli scribi sumerici come un essere divino, suo padre è uno sconosciuto, egli ha un figlio Urlugal che regna dopo di lui.

        Altre fonti parlano dell'eroe Lugalbanda come il marito della dea Ninsun e il padre di Gilgamesh. In altri documenti, Gilgamesh e Urlugal appaiono ancora assieme come padre e figlio. In altre iscrizioni si attribuisce a Gilgamesh la costruzione delle mura di Uruk.

        La lista reale sumerica proviene da Fara, una località dove Gilgamesh era annoverato tra gli dei sumerici. Quindi, il più antico documento a nostra disposizione caratterizza Gilgamesh come un essere divino, spesso invocato nelle iscrizioni reali in qualità di protettore in battaglia.

        https://www.studenti.it/gilgamesh-l-epopea.html#:~:text=Gilgamesh%20era%20il%20pi%C3%B9%20noto,secondo%20la%20Lista%20Reale%20sumerica.