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martedì 4 ottobre 2016

Monte dei Paschi, de Bortoli: “Serve trasparenza sull’accordo tra il governo Renzi e Jp Morgan. Vicenda oscura”.

Monte dei Paschi, de Bortoli: “Serve trasparenza sull’accordo tra il governo Renzi e Jp Morgan. Vicenda oscura”

L'ex direttore, in un editoriale sul Corsera, ripercorre la messa a punto del complesso piano di salvataggio di Rocca Salimbeni: l'incontro tra il premier e il numero uno della banca d'affari a Palazzo Chigi, la cacciata di Viola sostituito con Morelli, i potenziali guadagni dell'istituzione Usa con cui però "per ora non risulta firmato alcun contratto". E il ruolo dell'ex ministro dell'Economia e direttore generale del Tesoro Grilli.

“La memoria del Paese è corta. Quella di risparmiatori,azionisti e lavoratori delle tante banche coinvolte un po’ meno. Rinfrescarla fa bene a tutti”. Così Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, chiude un duro editoriale sul piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena messo a punto con il contributo cruciale del Tesoro, che di Rocca Salimbeni è il primo azionista. Nel fondo, pubblicato lunedì in prima pagina sul quotidiano di via Solferino, de Bortoli auspica “un po’ più di trasparenza nei rapporti” della banca d’affari statunitense Jp Morgan “con il governo e nella ristrutturazione del capitale Mps, specie tenendo conto che la banca americana sarà impegnata anche nell’aumento di Unicredit“. Perché, spiega, il “senso di responsabilità nazionale non ci impedisce, anzi ci impone, di avanzare qualche scomoda questione“.

Una “forzatura figlia di un accordo tra il governo e la banca americana”, accordo stretto dallo stesso Renzi durante un incontro a pranzo a Palazzo Chigi con “il numero uno Jamie Dimon su sollecitazione di Claudio Costamagna, presente l’ex ministro Vittorio Grilli, oggi in Jp Morgan”, nella veste di presidente delle attività di Corporate & investment banking per Europa, Medio Oriente e Africa.
L’intesa prevede che Jp Morgan conceda al Monte un finanziamento ponte da 6 miliardi finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (9 miliardi netti, 28 lordi). Ma “qui la vicenda si complica e si fa oscura“, scrive de Bortoli. Infatti “al momento non risulterebbe firmato alcun contratto tra Mps e Jp Morgan per il prestito e la cartolarizzazione”. C’è “solo un pre underwriting agreement, e solo per l’aumento di capitale: poco più di una stretta di mano”. Questo a fronte di un’operazione che “comporterebbe per Jp Morgan una commissione del 4,75 per cento” sull’aumento più un “margine di guadagno potenziale elevatissimo” sui non performing loans, i crediti deteriorati appunto, visto che “se qualcosa dovesse andare storto prenderebbe tutti i 28 miliardi a un prezzo effettivo di 18 centesimi contro i 33 riconosciuti alla banca, di cui 27 pagati subito”. Mentre “Atlante, cui partecipano 69 istituzioni italiane compresa la Cassa depositi e prestiti con i soldi del nostro risparmio postaleperderebbe tutto”.
Ciliegina sulla torta, “Jp Morgan per fare una valutazione delle sofferenze ai fini del prestito, ha incaricato Italfondiario del gruppo americano Fortress mettendo in discussione la scelta fatta da Atlante che si è affidato a Fonspa. Qui si pone anche un duplice rischio. Il primo che Italfondiario fornisca una valutazione dei crediti in sofferenza inferiore a quella garantita ad Atlante, a tutto vantaggio delle banche creditrici, soprattutto Jp Morgan. Il secondo che si formi una posizione dominante visto che Italfondiario (…) è anche il principale operatore nella gestione e nella riscossione. Tutto ciò sarebbe in contrasto con il memorandum of understanding siglato da Mps con Quaestio, ovvero Atlante, e reso pubblico, che prevede «concorrenza e trasparenza» nella gestione di un mercato delle sofferenze che avrà dimensioni colossali”.
“Può darsi”, chiosa de Bortoli, “che la proposta di Jp Morgan, con Mediobanca in un ruolo minore, sia l’unica percorribile. Ma visto l’attivismo di Renzi e Padoan, se dovesse fallire coinvolgerebbe l’intero governo, complicando la soluzione B (capitale pubblico) che pure si sta studiando”. Infine, occorre chiarire se “nello sbrogliare la matassa di Siena non avrà alcun ruolo chi confezionò, in Jp Morgan, ai tempi di Mussari e Vigni, il famoso, o meglio famigerato, strumento finanziario Fresh per l’acquisto da parte di Mps di Antonveneta. (…) Operazione che ottenne l’avallo dello stesso Grilli, allora direttore generale del Tesoro con supervisione delle Fondazioni”.
A stretto giro Padoan ha replicato sostenendo che sul salvataggio di Mps “non c’è nessun ruolo intromissivo da parte del governo” e che il tesoro è il primo azionista di Mps, ma utilizza la sua posizione, in modo molto soft, di vigile attenzione a ciò che la banca sta facendo”. Il ministro, non entrando nel merito delle puntuali osservazioni di de Bortoli ha quindi invitato a non confondere “il concetto di tempo con quello di fretta. C’è bisogno di un tempo giusto per mettere a posto un sistema europeo che ha molte fragilità”, ha detto sostenendo che “c’è da parte del management della banca, in collaborazione operatori finanziari molto qualificati, la messa a punto di un piano che finirà con la ricapitalizzazione nell’ordine di 5 miliardi”. In quel frangente, sostiene ancora Padoan, “non ci saranno offerte alternative, ma un’offerta al mercato che sono convinto avrà successo”.

domenica 23 agosto 2015

Renzi è in crisi e la borghesia del Nord lancia un appello sul Corriere: “Noi lo sosteniamo, fatelo anche voi”. - Eleonora Bianchini

Renzi è in crisi e la borghesia del Nord lancia un appello sul Corriere: “Noi lo sosteniamo, fatelo anche voi”

Calo di consensi e maggioranza che scricchiola al Senato per il premier. Ma, in attesa della ripresa dei lavori parlamentari a settembre, intervengono a sostegno del premier 209 esponenti dell'elite economico-finanziaria, che comprano una pagina del quotidiano di Via Solferino per evidenziare il suo "coraggio" ed elencare gli obiettivi raggiunti. Anche se ricordano che "molto rimane da fare".


“In soli 18 mesi finalmente questo governo ha realizzato ciò che nessuno era riuscito a fare prima e senza i soliti compromessi al ribasso”. Pagina 22 del Corriere della Sera, sabato 22 agosto. In testa la scritta “Noi continuiamo a sostenere Matteo Renzi!” e sotto tutti gli obiettivi raggiunti o “in via di conclusione” dell’esecutivo guidato dal segretario Pd. Che, nel momento di maggiore difficoltà politica – tra calo dei consensi elettorali sotto il 30% fino alla minaccia del Vietnam parlamentare della minoranza Pd sul Senato elettivo e di una maggioranza che scricchiola a Palazzo Madama –  incassa il sostegno della borghesia del Nord.
Sono in tutto 209 i firmatari dell’appello sul quotidiano di Via Solferino, che lo sottoscrivono in calce – in piccolo – con nomi e cognomi. Tutti esponenti autorevoli del mondo della finanza, (inclusa Roberta Furcolo, la moglie dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel) divisi tra avvocati d’affari, consulenti finanziari, manager e imprenditori. Chiedono a Renzi “e ai parlamentari che dicono di sostenerlo ad andare avanti” e a opporsi con decisione ai professionisti del no”, ma vogliono coinvolgere anche i “cittadini interessati alle sorti del Paese“. Vorrebbero che si manifestassero “pubblicamente”, ad esempio con “lettere al giornale, interventi sui blog o altro”.
Appello-Renzi 250L’elite economico-finanziaria del Nord che “tifa” per il premier gli riconosce i risultati raggiunti ed evidenzia in particolare quattro elementi. Il suo “coraggio” per “la volontà di cambiare le cose”, sottolineano il traguardo raggiunto della Buona Scuola che “finalmente utilizza la meritocrazia e rende ogni preside responsabile della scuola che deve dirigere”. Poi c’è “il Senato” per rendere con la riforma “più efficiente l’attività parlamentare”. E infine il capitolo “emergenza” migranti." L’unico, però, in cui non compare nessun risultato incassato dall’esecutivo, ma che diventa il gancio per attaccare “le vergognose e ipocrite proposte demagogiche dei partiti di opposizione” che “mirano soltanto ad attirare facili consensi“.
Per chi firma sono tanti i risultati raggiunti, anche se ammettono che “molto, certamente, rimane da fare”. Ad esempio? “Interventi decisi che impongano la moralizzazione della classe politica“, continuo contrasto “alla corruzione e alla criminalità organizzata” – anche se tra gli obiettivi raggiunti elencano l’approvazione del ddl Grasso – e interventi per porre al centro “una autentica cultura della responsabilità“. Poi invitano l’esecutivo a “impostare una strategia di comunicazione continuativa e mirata per mantenere un filo diretto con il Paese“.
I nomi – Ma, scendendo più nel dettaglio, chi sono i firmatari? Si tratta di professionisti dei salotti buoni, del mondo dell’economia e della comunicazione finanziaria, avvocati d’affari manager e imprenditori, tutti sponsor del premier. Che è un “uomo politico” determinato a “cambiare davvero le cose in questo Paese, nonostante quotidiano tentativi di fermarlo e condizionarlo in ogni maniera e forma”. C’è Roberta Furcolo, ex dirigente di Intesa San Paolo e nota per essere la moglie di Alberto Nagel, amministratore delegato di MediobancaChe, peraltro, già a ottobre 2014 sottolineava l’esigenza di “sostenere gli sforzi del governo (Renzi, ndr) per rendere più competitivo il sistema Italia”.
Oltre a essere Executive Board Member di Aon SpA, multinazionale del settore assicurativo, si è parlato di lei quando il 21 febbraio 2012, durante un incontro a Piazza Affari con l’allora presidente del Consiglio Mario Monti e davanti a 400 esponenti della finanza chiese riguardo l’agenda del governo: “Si prevede di attaccare la casta e ridurre il peso della macchina dello Stato?”. E un suggerimento: “Non cercate troppo il consenso delle parti sociali“. Il premier rispose scherzando: “Se l’accordo non arriverà in tempo o non sarà completo mi ricorderò di lei”.
Nella lista dei firmatari, poi, c’è Chicco Testa, presidente – tra le varie cariche – di Sorgenia e Assoelettrica. E poi Guido Roberto Vitale (consulente finanziario e fondatore della Vitali&Co.),Giovanni Tamburi (ex banchiere d’affari e finanziere), Andrea Casalini (amministratore delegato di Eataly Net, società di e-commerce legata al gruppo di Oscar Farinetti), Auro Palomba (esperto di comunicazione finanziaria e fondatore della società di “reputation” Community) e il nobile Gaddo della Gherardesca.
Si aggiungono anche Paolo Colonna (ex presidente della società di investimento Permira) e Paolo Cuccia (presidente del Gambero Rosso holding con un passato in Capitalia, Eur, Citicorp, Bulgari, Abn Amro e Acea). Ma questi sono solo alcuni. In attesa del test al Senato, per ora Matteo Renzi può contare sul sostegno della borghesia del Nord. Con tutti i suoi nomi e cognomi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/22/renzi-e-in-crisi-e-la-borghesia-del-nord-lancia-un-appello-sul-corriere-noi-lo-sosteniamo-fatelo-anche-voi/1975991/

La parte che più mi ha colpito è quella in cui, rivolgendosi alla parte corrotta della politica, chiedono " Interventi decisi che impongano la moralizzazione della classe politica, e il contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata”, mentre demonizzano la parte onesta della politica, sostenendo che “le vergognose e ipocrite proposte demagogiche dei partiti di opposizione mirano soltanto ad attirare facili consensi“.
Cose dell'altro mondo! (cdg)