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venerdì 29 maggio 2020

Caro Salvini, adesso è lei a dire spesso dei no (strumentali). - Luisella Costamagna

De Luca : "Salvini va in giro per farsi guardare gli occhiali ...

Caro Matteo Salvini, l’altra sera a Fuori dal Coro le ho fatto recapitare da Mario Giordano la seguente domanda: “Coi 5S vi siete ‘lasciati’ perché, secondo lei, dicevano troppi no. Ora però a dire No è lei, innanzitutto sul Mes, su cui è d’accordo anche Berlusconi. Non le va bene un prestito da 36 miliardi a un tasso agevolato dello 0,1%, mentre promuove i 22 miliardi di Buoni del Tesoro sui cui lo Stato – ovvero tutti noi – dovrà pagare almeno l’1,4%. Quale padre di famiglia sceglierebbe il mutuo più salato? Per lei vengono ‘Prima gli Italiani’ o l’avversione all’Europa?”. Domanda semplice. Infatti ho notato che, mentre mi ascoltava, annuiva sorridendo coi suoi nuovi occhiali, tipo studente che pensa “evvai, questa la so!”. Ma la sua risposta è stata piuttosto deludente.
Ha esordito dicendo: “I soldi per i Btp rimangono in Italia, gli interessi vanno in tasca a cittadini e imprese italiane”. Partenza inesatta: se gli investitori individuali sono stati, come scontato, quasi tutti italiani (in larga parte piccoli risparmiatori), nella seconda fase dedicata agli istituzionali il 48% (quasi la metà) è finito in mani straniere. “Poi – ha proseguito – non ci sono condizioni, mentre i soldi del Mes dovranno essere restituiti a precise condizioni decise tra Bruxelles e Berlino”. Anche su questo qualche precisazione: l’unica condizionalità prevista nell’accordo europeo è l’uso dei soldi per la sanità, spese dirette e indirette dovute all’emergenza Covid. C’è da fidarsi della Commissione Ue che garantisce che i Paesi che attiveranno il fondo non verranno messi sotto sorveglianza sui conti pubblici? Forse no, se uno pensa al passato. Ma se uno invece guarda al presente e al futuro, alla crisi in cui siamo e a come uscirne subito – e questo dovrebbe avere a mente una politica responsabile: gli interessi del Paese, non i propri calcoli elettorali – la risposta forse è sì. Avrebbe chiesto Catalano: non è meglio un prestito a 10 anni da 36-37 miliardi, disponibili subito, su cui pagare un interesse quasi nullo dello 0,1%, rispetto a meno soldi (22 miliardi), da restituire in meno tempo (5 anni), a un tasso superiore (almeno l’1,4%)? Matematica. Anche perché chi paga quel debito agli investitori, anche stranieri? I cittadini italiani. E se è vero che il Mes è limitato alla spesa sanitaria, iniettare 37 miliardi in strutture e personale che, come purtroppo abbiamo visto, ci servono, anche per i tagli che ci sono stati negli ultimi 10 anni (pari proprio a 37 miliardi), non sarebbe un bel sollievo? Potremmo liberare risorse dalla Sanità, su cui anche il decreto Rilancio è costretto a investire, per spostarle su altri settori in crisi: imprese, turismo, scuola, famiglie… Eh ma “se i soldi del Mes fossero ’sto regalo imperdibile – ha concluso –, perché Grecia, Francia, Spagna, Portogallo non li usano? O sono fessi gli altri oppure sono un prestito a rischio”. Al di là del fatto che Paesi come la Francia forse non ne hanno bisogno, visto che già investono in Sanità ben più di noi, che politica è quella che decide il da farsi non sulla base di ciò che serve, ma guardando agli altri? Lo studente di cui sopra è contento del 4 perché i compagni prendono 3?
Caro Salvini, non penso che il Mes sia la panacea dei nostri (tanti) mali, né l’unica strada. Penso però che un leader seguito – come lei – e serio – come lei vorrebbe essere – dovrebbe dimostrare serietà nei fatti, non solo con gli occhiali. Si può dire sì ai Btp, ma anche al Mes (vedi Berlusconi), agli Eurobond (vedi Meloni) e al mega Recovery Fund (sarà come annunciato?): a tutto ciò che può aiutare subito l’Italia. Così potreste anche ricompattare il centrodestra. O siete tornati nella Casa delle Libertà dove, per dirla con Guzzanti, “fate un po’ come c… vi pare”?
Un cordiale saluto.
Luisella Costamagna

mercoledì 23 ottobre 2019

Ma davvero ri-ri-rivolete voi Matteo Renzi? - Luisella Costamagna

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Avete presente i film dell’orrore? Quelli in cui il protagonista riesce faticosamente a sopravvivere e, dopo mille peripezie e colpi di scena, finalmente torna a casa, scioccato, sporco, ferito, per calmarsi fa una doccia, si asciuga, indossa abiti puliti, prova a scacciare i cattivi pensieri, abbozza anche un sorriso, ma quando fa per buttarsi esausto sul letto… annidata nell’ombra c’è la sagoma dell’assassino!
Ecco, un po’ come un film dell’orrore – ovviamente si fa per dire, è una metafora, un’iperbole, mica orrore vero con morti e feriti, non scherziamo, ché qui le querele piovono a catinelle… vero che ormai quasi non puoi dirti giornalista se non hai una querela da Rignano, manco fosse un test d’ammissione all’Ordine, ma con tutto quello che già dobbiamo tirar fuori per bollette, mutuo, tasse e poi il caldo, il freddo, le cavallette, ci manca pure il bonifico a Pontassieve – insomma pensavamo che i gloriosi, entusiasmanti, elettrizzanti tempi renziani fossero andati e invece è ri-ri-ritornato Lui: Matteo. Dall’ombra ha riconquistato la luce accecante della Leopolda 10 (già 10 anni sul groppone? Come passa il tempo quando ci si diverte…). Con una copertura mediatica – dirette, talk, tg, social, paginate e paginate su quotidiani, settimanali, mensili, annuali – che mai si era vista per un partito sondato al 4 per cento (eh ma crescerà, forse, dicono), ha inondato la scena pubblica. Qualunque cosa dicesse o facesse, esaltasse i risultati del “suo” Palazzo Chigi o ammettesse di aver sbagliato qualcosa (inezie beninteso, e sempre per colpa di altri), o ancora menasse a destra o a manca (soprattutto a manca, all’indirizzo del governo, Conte, Pd e 5S) erano ovazioni. A prescindere. Lui è ri-ri-ritornato per la gioia dei fan e di quella capillare rete mediatica che, costretta a rimanere dormiente per qualche tempo, ora può risaltare in piedi solerte: comandi!
Resta da capire quanto questo ri-ri-ritorno sia apprezzato dagli italiani: davvero non vedevano l’ora di rivederlo all’opera? Davvero possono cessare le loro notti insonni, perché hanno di nuovo il loro leader di riferimento e un simbolo con le ali su cui apporre la preziosa X? O confidavano di averci messo una croce sopra? Qui tocca cambiare genere, abbandonare l’horror e passare alla commedia romantica, con la più classica delle formule: quella del matrimonio.
Cari italiani, volete voi di nuovo… chi vi ha tolto l’art. 18 e dato contratti di lavoro a tutele crescenti (ovvero calanti)? Chi ha trattato con l’Ue l’accoglienza dei migranti in cambio di flessibilità nei conti pubblici con cui elargire (anche) bonus elettorali? Chi ha escogitato la riforma costituzionale che avete bocciato nel referendum e la legge elettorale bocciata dalla Consulta? Chi ha stretto il Patto del Nazareno con Berlusconi e ora cerca di conquistare gli elettori di Forza Italia e invita alla Leopolda il “mussoliniano” Lele Mora (il quale offre una succosa definizione dell’affinità tra i due: “Silvio diceva che era il suo nuovo galoppino. È il suo erede”)? Ri-volete voi chi ha licenziato il Salva Banche? La Boschi, il giglio magico, la bellanova star Bellanova e “Ciaone” Carbone, redivivo alla kermesse renziana dopo la tranvata alle elezioni? E un altro quotidiano diretto da Andrea Romano? Comprereste un’auto usata (o un aereo) da chi aveva promesso di lasciare la politica?
Nel buio della vostra stanza stasera chiedetevelo: volete voi (ancora) Matteo Renzi?

lunedì 19 agosto 2019

I 5 Stelle difendano il reddito. Con chiunque. - Luisella Costamagna



Scoperte - Una gita al parco, l’incontro con una disoccupata salvata dall'assegno: ecco su cos'è la crisi.
L’altro giorno, al parco con i miei cani, ho incontrato una signora vista mille volte. Di solito i nostri dialoghi si limitavano ai quattrozampe, mai mi aveva raccontato cosa facesse nella vita, né avevamo mai parlato di politica pur sapendo che sono giornalista. Questa volta, invece, mi ha chiesto preoccupata: “Ma che succede con ‘sta crisi? Si torna a votare?”. Interdetta per la domanda inaspettata, ho improvvisato un barlume di riflessione sulla pagliacciata ferragostana: “Mah, bisogna vedere… se Salvini riesce ad andare fino in fondo… magari i 5 Stelle riescono a trovare un accordo col PD… Boh, tocca aspettare…”. Lei ha tagliato i miei (molti) punti di sospensione un po’ politichesi con una lama: “Sai, sono disoccupata. Lavoravo in uno studio medico, poi mia madre si è ammalata e io ho dovuto occuparmi di lei, per cui ho mollato”.
Breve attimo di esitazione e imbarazzo. “Ora che lei non c’è più vivo grazie al reddito di cittadinanza: 500 euro al mese. Un sollievo, senza non saprei come fare”. Accenna un sorriso, e io con lei. “Sto cercando lavoro, spero di trovarlo. Se senti qualcosa fammelo sapere”. “Certo!”, dico io ripromettendomi di darle una mano, ma con la consapevolezza che a 50 anni non nutrire grandi speranze, di questi tempi, non è pessimismo… E sono tornata ai miei punti di sospensione. A casa ho ripensato a quella confessione, a quanto le sarà costata e alla sua sacrosanta preoccupazione. E ho capito: questa crisi-buffonata, partorita da un vicepremier che fa il dj a torso nudo al Papeete Beach, che approfitta di Ferragosto per tentare di prendere tutto, che manda in visibilio gli opinionisti in servizio effettivo permanente, i quali non vedevano l’ora di mollare moglie e figli sotto l’ombrellone per tornare all’esegesi delle mosse di palazzo… be’, questo show di mezza estate di nani e ballerine è fatto sulla pelle delle persone.
Ve ne siete accorti? Ci pensate? Persone come quei 922.487 italiani (ogni numero è uno come noi, in carne e ossa) che al 31 luglio hanno già ricevuto un importo medio mensile di 526 euro e a cui si potrebbero aggiungere altri 170mila che hanno fatto domanda ma devono aspettare ulteriori verifiche. Oltre 1 milione di persone – poco meno degli abitanti di Milano, appena più di Napoli – che ora sono nel panico all’ipotesi di perdere di nuovo tutto con un nuovo governo a traino Salvini. Non ha mai fatto mistero della sua contrarietà al reddito e l’ha digerito solo perché, con il suo 17% alle Politiche, si era sposato con un Di Maio al 33, ma in queste ore è riemersa la volontà della Lega di abolirlo: possiamo star certi che, se mai diventerà premier, sarà uno dei suoi primi atti.
I Cinquestelle hanno più che mai il dovere di fare da argine e difendere il loro provvedimento: hanno fatto tanti errori, hanno permesso a Salvini di diventare quello che è, ma il reddito (e non solo) resta una misura di civiltà e di aiuto concreto che gli fa onore. Valutino tutte le opzioni, stringano accordi con chi credono, ma restino “templari” del reddito di cittadinanza. E con loro lo siano anche tutte le forze politiche e i leader di buona volontà e moralità, che in queste ore non ballano sul bagnasciuga della crisi alla faccia degli italiani, aspettando solo l’onda giusta che li porti a Palazzo Chigi.

mercoledì 20 maggio 2015

LUISELLA COSTAMAGNA SUL “FATTO” INCALZA LA MORETTI SULLA FONDAZIONE "KAIROS". - Luisella Costamagna



Cara Alessandra Moretti, le campagne elettorali costano, ma lei sembra avere un rapporto singolare col vil denaro. I suoi sostenitori alle Europee le avevano dato qualche grattacapo – dai mille euro di Matteo Marzotto, sotto processo per un’evasione da 70 milioni di euro, all’endorsement del cognato (non indagato) di Enrico Maltauro, 2 anni e 10 mesi patteggiati per Expo –; così per le Regionali ha detto basta: “Chi è indagato, sotto processo o condannato, è preferibile non faccia donazioni”, parola del suo ufficio stampa. Ottimo.

Ma a un curioso potrebbe non bastare. Potrebbe andare a vedere come raccoglie fondi nel suo sito. Dico subito che il primo punto del suo programma è proprio “Costi della politica e trasparenza”, e sono pubblicati i nomi dei donatori privati e di 6 aziende, tra cui 2 imprese edili (una le ha versato ben 80mila euro). Ri-ottimo e nulla di strano. Almeno al primo sguardo. E al secondo?

Al fondo della pagina dei donatori si legge: “La raccolta fondi e le spese per la campagna elettorale di Alessandra Moretti fino al 27 marzo 2015 sono state sostenute dalla Fondazione Kairos”. Una fondazione? Perchè una fondazione? L’affare si complica: non solo perché, se uno prova a farle una donazione, risulta ancora che il versamento è alla Kairos (e siamo ben oltre il 27 marzo); ma soprattutto per le caratteristiche della fondazione. Perché il curioso di cui sopra potrebbe spulciare anche quel sito: nella home della Kairos, oltre a una frase di Gandhi, campeggiano 3 link: “Chi siamo”, “Trasparenza” (ancora) e “Donazioni”, e gli intenti, che va da sé parlano di “un progetto di rinascita per il Paese”.

Nessun riferimento a lei. E né l’atto costitutivo (del 27 gennaio 2015, a due mesi dalle primarie), né lo statuto (che parla, tra molte altre cose, di “promuovere, supportare e conoscere la realtà economica italiana attraverso elaborazioni di ricerche, analisi, studi e proposte”, “promuovere, nella cultura politica e nell’attività politica italiana, un ricambio generazionale e novità di idee”... ed è paro paro a quello della Fondazione Open di Renzi; tutti i renziani hanno una fondazione con lo stesso statuto?), né la causale per le donazioni (un neutro “erogazione liberale”), né una banale fotina, permettono di capire che la fondazione è riconducibile a lei, che quel “progetto di rinascita” è incarnato dalla Moretti del Pd.

L’unico riferimento diretto si trova nelle fatture delle spese – ma solo in alcune, e chi le va a leggere? – che per “trasparenza” sono pubblicate, e in cui si legge, ad esempio, “ufficio comitato elettorale Alessandra Moretti” o “affissione poster per candidato on. Moretti”. Per il resto nulla.

O meglio, il solito curioso può verificare che l’elenco dei donatori della fondazione ricalca esattamente il suo, oppure che il Presidente della Kairos è Roberto Ditri (uno dei Paperoni del Veneto, ex presidente della Fiera di Vicenza prima di Marzotto – rieccoci –, ex ad della Marelli, componente del consiglio direttivo di Federmeccanica e pure cacciatore, chissà che ne pensano i suoi sostenitori animalisti), consigliere è suo fratello (e spin doctor) Carlo, e a dar vita alla fondazione è anche Franco Frigo (ex DC, ex Presidente del Veneto, ora europarlamentare PD).

Insomma, per trovare qualche riferimento a lei e al suo partito, bisogna davvero essere ostinati. Sia chiaro: tutto questo è legale. Ma qualche dubbio sulla tanto sbandierata “trasparenza” lo fa venire. Il commissario anticorruzione Cantone ha detto: “Le fondazioni ottengono, spesso attraverso altre mediazioni, i quattrini che sono il vero motore delle campagne elettorali. Possono intascare centinaia di migliaia di euro senza darne conto. Oggi sono fuori da ogni possibilità di controllo”.

E godono anche di agevolazioni fiscali. Sarà anche per questo che ormai quasi ogni politico ha la sua bella fondazione. Però, cara Moretti, se uno cerca “Italianieuropei” di D’Alema trova che il presidente è lui, e lo stesso vale per “Costruiamo il Futuro” di Lupi, e pure “Open” di Renzi apre il sito con la sua foto e ha la Boschi segretario generale. Quanto ai suoi avversari in Veneto, Zaia non ha fondazioni e non accetta contributi da privati; mentre la fondazione di Tosi “Ricostruiamo il paese” scrive a chiare lettere in home: “Il nostro principale obiettivo è far conoscere il Progetto politico di Flavio Tosi”, ed è dichiarato che le donazioni vanno a lui. Con la Kairos no.

Cara Moretti, non voglio pensare male, e che ad esempio questa fondazione sia nata per ragioni fiscali e solo per la sua campagna elettorale ed evaporerà subito dopo. Le chiedo però di essere trasparente prima del voto: la Kairos fa capo a lei? Se è così – come sembra – perché non lo esplicita nel sito, in modo che chi ci incappa e vuole fare una donazione sappia chiaramente che finanzierà lei e non una generica fondazione politica?

Infine, se non è nata apposta per le regionali, e vuole essere davvero un think- tank di elaborazione politica, ricerche, convegni…come mai finora sembra essersi occupata solo di raccolta fondi e di spese per lei? Magari può chiederlo a suo fratello.

Un cordiale saluto.

martedì 17 giugno 2014

Matteo, stai con Berlusconi o stai con Grillo? - Luisella Costamagna


L’avevo scritto qualche giorno fa, in una lettera al Movimento 5 Stelle pubblicata sul Fatto: “Per una vera svolta, per cambiare davvero le istituzioni, o prendete la maggioranza assoluta (il che è difficile), o scendete a patti come fece la Lega (che, trasformandosi da partito di protesta in partito di governo, arrivò al 12%). Essere dentro davvero, continuando a denunciare le nefandezze. Sporcarsi le mani, sapendo però che – a differenza di altri – ce le si può sempre lavare. Non vedo alternative”.
I 5 Stelle hanno deciso di “sporcarsi le mani”: hanno risposto al Renzi che qualche giorno fa chiedeva loro provocatoriamente “Accetteranno di discutere le riforme o continueranno a urlare e insultare?”, offrendo il dialogo sulla legge elettorale approvata dagli iscritti. Una legge elettorale proporzionale ben diversa dall’Italicum, che offre una maggioranza bulgara a chi supera il 37%, uccide i partiti non coalizzati (come il M5S) e non contempla le preferenze.
Una brutta legge l’Italicum, costruita con Berlusconi per far fuori il M5S, grazie all’alibi che i grillini avevano detto no al dialogo.
Ma ora cambia tutto: Grillo e Casaleggio, come a poker, dopo aver detto a lungo “passo”, hanno deciso di “andare a vedere”. Hanno detto “Eccoci, discutiamone insieme”. E così Renzi, alla vigilia dell’incontro di martedì con Berlusconi, si trova una bella gatta da pelare. Cosa farà adesso? Si siederà intorno a un tavolo con loro? Ora che non può più dire di essere stato costretto trattare con Berlusconi perché i 5 Stelle hanno detto no, ha di fronte a sé la scelta più difficile, con cui finalmente capiremo chi è davvero e cosa vuole.