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venerdì 11 marzo 2022

Da Palermo a Campobello: il colpo per aiutare Messina Denaro. - Riccardo Lo Verso

 

Bottino da un milione di euro. Non tutti i responsabili sono stati individuati.

PALERMO – Un nuovo tassello investigativo su una rapina che qualche anno fa fece scalpore. Il bottino servì per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro.

Nel novembre 2013 un commando armato fece irruzione nel deposito della Ag Trasporti di Campobello di Mazara.

Di quel commando potrebbe avere fatto parte anche Domenico Macaluso, 49 anni, il cui nome è emerso nell’inchiesta che ha portato all’arresto del capomafia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, il “dottore”.

Macaluso è indagato per mafia: avrebbe fatto parte della famiglia di Roccella. Non è stata, però, emessa una misura cautelare nei suoi confronti. Se è vero, secondo il giudice, che Macaluso si sarebbe messo a disposizione di Guttadauro, non ci sono, però, elementi univoci da cui emerge la sua partecipazione all’associazione mafiosa.

Non fu una rapina qualunque quella del novembre 2013. Sia per l’obiettivo che per il destinatario del bottino: i soldi servirono per aiutare la famiglia di Matteo Messina Denaro.

L’azienda rapinata apparteneva a Giovanni Arduino, fratello del boss Giuseppe (ufficialmente faceva il portiere di albergo), uomo forte del mandamento di Brancaccio e condannato con sentenza definitiva. Qualche mese prima della rapina la Ag Trasporti era finita sotto sequestro.

Grazie all’aiuto di un basista il gruppo di rapinatori, che faceva capo a Francesco Guttadauro (figlio del cognato di Matteo Messina Denaro, Filippo Gittadauro, fratello di Giuseppe, il “dottore”) e Luca Bellomo (marito di Lorenza Guttadauro, altra figlia di Filippo Guttadauro). Tra gli arrestati per il colpo c’era anche Ruggero Battaglia.

Dal deposito sparirono 600 colli di merce e 17 mila euro in contanti. Ad entrare in azione fu un gruppo di otto persone, di cui alcune non sono mai state identificate. Indossavano le pettorine della polizia ed arrivarono a bordo di due macchine e di un furgone bruciati dopo la rapina. Dissero che cercavano un carico di droga, legarono con delle fascette una decina di dipendenti e lavorarono indisturbati.

Sono diversi i pentiti che hanno parlato della rapina. Per ultimo Salvatore Sollima di Bagheria. I palermitani non si tirarono indietro. Arrivò la richiesta di Battaglia: “Viremu di aiutare sti picciotti che hanno bisogno picchi hanno ad aiutare stu picciottu che ammancò da casa. Si riferiva a questa persona che è latitante da tanto tempo”.

C’è un particolare che bisogna rivalutare alla luce dei nuovi elementi investigativi. Una donna avrebbe avuto, per un periodo di tempo, un canale di comunicazione con Messina Denaro. Secondo gli investigatori, dovrebbe trattarsi di Maria Insalaco, la madre di Luca Bellomo. Solo che la donna è deceduta ad aprile 2019.

https://livesicilia.it/palermo-rapina-matteo-messina-denaro/?fbclid=IwAR3Jdq3UN-FRNeDOY1UPTsxNhYJxwrvMnzijKhGIhiCDnHI9K2xJXrW-D8o

domenica 7 giugno 2020

Sogni d’oro. - Marco Travaglio

Mariano Turigliatto il Blog: I PRENDITORI
Il mondo cambia, l’Europa anche, gli italiani persino, tutti costretti dal Covid a correre per non ritrovarsi un’altra volta impantanati. Una sola cosa non cambia mai: il nostro establishment. I prenditori travestiti da imprenditori, ansiosi di arraffare i soldi pubblici stanziati dal governo e dalla Ue, usando i loro giornaloni come grimaldelli per scassinare il caveau. E i nostri vecchi politici, anche quelli che si credono giovani perché stanno in Parlamento solo da 10 o 20 anni, abituati a risolvere i problemi rinviandoli alle calende greche. Quando c’era Paolo Gentiloni, che non è neppure il peggiore della specie, lo chiamavano Er Moviola per i ritmi di lavoro non proprio frenetici e la rassicurante abitudine di staccare entro e non oltre le ore 19, orario ufficio. Non era un’usanza eccentrica, ma il modus operandi di un’intera generazione di politici, quella del vecchio Pd molto più simile alla Dc che al Pci, che si era liberato del corpo estraneo renziano ed era ben felice di archiviare quel triennio frenetico e ipercinetico (purtroppo impiegato dall’Innominabile a far danni) e di tornare placidamente alle vecchie liturgie al ralenti.
Quella mandria di bradipi polverosi e sonnacchiosi fu sconfitta alle elezioni del 2018 non solo per il vento “populista” e “sovranista”, ma anche perché l’andamento lento delle vecchie facce strideva ormai col nuovo metronomo dell’opinione pubblica, scandito dal “qui e subito” dei social. Nel bene e nel male, il governo gialloverde accelerò il ritmo delle decisioni, producendo in 14 mesi una mole di norme e riforme che sarebbe stata impensabile coi Moviola dei vecchi centrodestra e centrosinistra. L’estate scorsa, grazie alla mattana agostana di Salvini, nacque il governo giallorosa: un esperimento unico al mondo fra un movimento cosiddetto “populista” (i 5Stelle) e due partiti del vecchio establishment (Pd e LeU), un innesto ad alto rischio garantito da Giuseppe Conte: un prof e avvocato che, per temperamento, somiglia più all’antropologia pidina che a quella grillina; ma, per spirito di iniziativa, capacità di lavoro e di apprendimento, rapidità di decisione e movimento, lontananza dall’establishment e presenza mediatica è molto più pentastellato di quanto sembri. Nei primi tre mesi, ancora increduli di esser tornati al governo per grazia ricevuta e contro ogni aspettativa, i dem l’hanno sostenuto. Poi, appena iniziavano a rialzare il capino, è arrivato il Covid e son tornati a cuccia, ben lieti di lasciarlo solo a gestirlo (infatti Conte deliberò in solitudine le zone rosse a Codogno e a Vo’ e il lockdown dell’Italia intera, mentre tutt’intorno suggerivano di attendere ancora).
Se l’avesse azzeccata sarebbe stato merito di tutti, se avesse fallito sarebbe stata colpa sua. I dati e i confronti con l’estero dicono che la Fase 1 l’ha azzeccata. Nella Fase 2 il Pd ha continuato a fingersi morto e a mandare avanti Conte. Soprattutto in Europa, dove i dem si credono i mejo fichi del bigoncio e hanno sempre pensato che il premier avrebbe strappato nulla. Quando parlava di Eurobond e Recovery fund, sogghignavano: quello è matto, Germania e Francia ci faranno a pezzi, cara grazia se ci faranno l’elemosina col Mes. Un giorno Conte disse: “O ci danno quel che chiediamo o l’Italia farà da sola”. Quelli del Pd finirono sotto il tavolo per la paura e per la classica postura a 90 gradi modello Bruxelles: ma chi si crede di essere questo parvenu, la minaccia ci si ritorcerà contro, qui finisce male. Risultato: Eurobond sì, Recovery fund sì: 173 miliardi. Quanto basta, insieme alle ottime aste dei titoli di Stato, allo spread basso e al carico da 11 della Bce, a mandare in soffitta il Mes. Che non è il demonio, ma è un prestito troppo magro per i rischi che comporta: per i trattati Ue invariati (i paesi nordici potranno infilarci altre condizionalità ex post) e perché chiederlo sarebbe un pessimo segnale, visto che è fatto apposta per chi non riesce a finanziarsi sui mercati e nessun paese Ue lo vuole: neppure Spagna e Grecia (l’unica più indebitata di noi). Tant’è che un dibattito sul Mes esiste solo in Italia (e a Cipro!).
Ma chi cammina piegato a 90 gradi da una vita non può raddrizzarsi all’improvviso. È qui, non sulla “collegialità” o altre menate dettate ai giornaloni, che nasce la lite dell’altroieri tra Conte e i ministri Pd su “Stati generali” e “Piano di rinascita” (criticato per l’assonanza con quello di Gelli da chi nel 2011-‘14 ha governato col piduista B.). I dem (e il piduista) vogliono prendere subito gli spicci del Mes e “rinviare a settembre” (hanno detto proprio così) il piano di investimenti da presentare all’Ue per ottenere i 173 miliardi. Che hanno un’unica condizionalità: dire come li spenderemo. Infatti Conte, sempre dipinto come un democristiano indecisionista, vuole far presto (sostenuto una volta tanto dal M5S che, in crisi di identità, prende a prestito la sua). E ai bradipi spossati da mesi di vertici diurni e notturni che volevano andare in ferie per tre mesi, ha risposto: “Tra poco c’è il Consiglio europeo. L’Ue non aspetta, gl’italiani nemmeno. Abbiamo sabato, domenica, lunedì e martedì per mettere nero su bianco le nostre idee: mercoledì le raccogliamo e giovedì Stati generali”. Panico alla parola “giovedì”. Terrore alla parola “idee”: un partito normale ne avrebbe da vendere e le tirerebbe fuori non in quattro giorni, ma in quattro minuti. Però stiamo parlando del Pd.

venerdì 29 maggio 2020

Caro Salvini, adesso è lei a dire spesso dei no (strumentali). - Luisella Costamagna

De Luca : "Salvini va in giro per farsi guardare gli occhiali ...

Caro Matteo Salvini, l’altra sera a Fuori dal Coro le ho fatto recapitare da Mario Giordano la seguente domanda: “Coi 5S vi siete ‘lasciati’ perché, secondo lei, dicevano troppi no. Ora però a dire No è lei, innanzitutto sul Mes, su cui è d’accordo anche Berlusconi. Non le va bene un prestito da 36 miliardi a un tasso agevolato dello 0,1%, mentre promuove i 22 miliardi di Buoni del Tesoro sui cui lo Stato – ovvero tutti noi – dovrà pagare almeno l’1,4%. Quale padre di famiglia sceglierebbe il mutuo più salato? Per lei vengono ‘Prima gli Italiani’ o l’avversione all’Europa?”. Domanda semplice. Infatti ho notato che, mentre mi ascoltava, annuiva sorridendo coi suoi nuovi occhiali, tipo studente che pensa “evvai, questa la so!”. Ma la sua risposta è stata piuttosto deludente.
Ha esordito dicendo: “I soldi per i Btp rimangono in Italia, gli interessi vanno in tasca a cittadini e imprese italiane”. Partenza inesatta: se gli investitori individuali sono stati, come scontato, quasi tutti italiani (in larga parte piccoli risparmiatori), nella seconda fase dedicata agli istituzionali il 48% (quasi la metà) è finito in mani straniere. “Poi – ha proseguito – non ci sono condizioni, mentre i soldi del Mes dovranno essere restituiti a precise condizioni decise tra Bruxelles e Berlino”. Anche su questo qualche precisazione: l’unica condizionalità prevista nell’accordo europeo è l’uso dei soldi per la sanità, spese dirette e indirette dovute all’emergenza Covid. C’è da fidarsi della Commissione Ue che garantisce che i Paesi che attiveranno il fondo non verranno messi sotto sorveglianza sui conti pubblici? Forse no, se uno pensa al passato. Ma se uno invece guarda al presente e al futuro, alla crisi in cui siamo e a come uscirne subito – e questo dovrebbe avere a mente una politica responsabile: gli interessi del Paese, non i propri calcoli elettorali – la risposta forse è sì. Avrebbe chiesto Catalano: non è meglio un prestito a 10 anni da 36-37 miliardi, disponibili subito, su cui pagare un interesse quasi nullo dello 0,1%, rispetto a meno soldi (22 miliardi), da restituire in meno tempo (5 anni), a un tasso superiore (almeno l’1,4%)? Matematica. Anche perché chi paga quel debito agli investitori, anche stranieri? I cittadini italiani. E se è vero che il Mes è limitato alla spesa sanitaria, iniettare 37 miliardi in strutture e personale che, come purtroppo abbiamo visto, ci servono, anche per i tagli che ci sono stati negli ultimi 10 anni (pari proprio a 37 miliardi), non sarebbe un bel sollievo? Potremmo liberare risorse dalla Sanità, su cui anche il decreto Rilancio è costretto a investire, per spostarle su altri settori in crisi: imprese, turismo, scuola, famiglie… Eh ma “se i soldi del Mes fossero ’sto regalo imperdibile – ha concluso –, perché Grecia, Francia, Spagna, Portogallo non li usano? O sono fessi gli altri oppure sono un prestito a rischio”. Al di là del fatto che Paesi come la Francia forse non ne hanno bisogno, visto che già investono in Sanità ben più di noi, che politica è quella che decide il da farsi non sulla base di ciò che serve, ma guardando agli altri? Lo studente di cui sopra è contento del 4 perché i compagni prendono 3?
Caro Salvini, non penso che il Mes sia la panacea dei nostri (tanti) mali, né l’unica strada. Penso però che un leader seguito – come lei – e serio – come lei vorrebbe essere – dovrebbe dimostrare serietà nei fatti, non solo con gli occhiali. Si può dire sì ai Btp, ma anche al Mes (vedi Berlusconi), agli Eurobond (vedi Meloni) e al mega Recovery Fund (sarà come annunciato?): a tutto ciò che può aiutare subito l’Italia. Così potreste anche ricompattare il centrodestra. O siete tornati nella Casa delle Libertà dove, per dirla con Guzzanti, “fate un po’ come c… vi pare”?
Un cordiale saluto.
Luisella Costamagna

giovedì 28 maggio 2020

All’Italia 172 miliardi di euro. - Massimo Erbetti

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All’Italia, dovrebbero andare 172,7 miliardi di euro. Di questi 81,807 miliardi sarebbero versati come aiuti e 90,938 miliardi come prestiti.
A leggere i numeri sembrerebbe un successo e se fosse vero, lo sarebbe veramente, il problema è che queste cifre devono essere votate dal Parlamento Europeo e il percorso è pieno di ostacoli. Ostacoli messi li di proposito da chi vuole il bene del popolo italiano solo a parole. Comunque c'è da dire che una misura di tale portata non si era mai vista e se la commissione europea l'ha fatta è solo per merito del governo italiano e di Conte, che è riuscito in un'impresa titanica. Alla faccia di chi (Salvini e Meloni) per soli scopi personali ha cercato di sabotare fin dall'inizio, non votando il Recovery, fregandosene del paese, degli italiani, delle imprese e della mostruosa crisi che ci attende.
Nelle ultime ore, le dichiarazioni dei due leader sovranisti de "noantri" rispetto alla proposta sono state quantomeno puerili e sguaiate, mentre la Meloni cercava di sviare il discorso su altro: "Sapete cosa fa il governo mentre ci troviamo in mezzo alla più grande crisi del paese? In commissione affari costituzionali si discute di una legge elettorale che punta all'ingovernabilita del paese" ha dichiarato, come se non sapesse che la calendarizzazione di quella legge è all'ordine del giorno da almeno sei mesi...ma si sa, quando non si hanno argomenti si cerca di distogliere l'attenzione su altro. Salvini invece ha cominciato a parlare di MES, di restituzioni del prestito (ma vah..) e di tempi lunghi...ecco appunto tempi lunghi, ha ragione Salvini, ci vorranno mesi affinché i soldi arrivino, peccato però che questo sia dovuto ai suoi alleati europei che stanno alla guida di quei Paesi i “Frugal Four” (cosi vengono chiamati) e sono Danimarca, Svezia, Olanda e Austria, che avevano presentato il loro piano per gli aiuti ai Paesi europei colpiti dal Covid-19 da dare esclusivamente sotto forma di prestiti e non a fondo perduto, evitando qualsiasi forma di condivisione del debito e scongiurando ogni eventuale aumento alla spesa europea. Questi paesi faranno una vera e propria battaglia contro il piano Von der Leyen e Salvini ci dovrebbe spiegare come mai è alleato con chi non vuole darci nemmeno un euro...ma non lo farà, continuerà a parlare, anzi a straparlare, per nascondere la sua più grande sconfitta. Un fatto è certo, da oggi sarà molto piu difficile parlare di un'Europa brutta e cattiva che non vuole aiutarci e di un governo incapace di farsi ascoltare...questo S. e M. lo sanno bene, come sanno che il castello di carte che hanno costruito in questi mesi, con bugie come la firma del MES che secondo loro il governo italiano ha firmato almeno quattro volte, sta venendo giù...e spero che con lui vengano giù anche i consensi di questi due "amici" del popolo italiano, perché come diceva qualcuno: "Si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo".

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domenica 24 maggio 2020

Strategia o malattia mentale? - Massimo Erbetti

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Austria, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, fanno una contro proposta al piano che prevede 500 miliardi a fondo perduto proposto da Germania e Francia. Il piano si concentra su diversi punti cruciali, tutti mirati a trasformare il fondo in un prestito:
- rifiuto della della messa in comune del debito,
- niente sussidi a fondo perduto,
- nessun aumento significativo del bilancio Ue 2021-2027,
- creazione di un fondo- prestiti limitato nel tempo, che durerà massimo due anni e che presenterà una clausola per la sua disattivazione,
- vincolo del prestito a riforme, criteri di condizionalità e discipline del bilancio.
Praticamente questi quattro paesi ci dicono che dobbiamo sbrigarcela da soli, come se il Covid-19 fosse un problema solo nostro, come se fossimo colpevoli di quanto accaduto.
Un'Europa così non ha senso, un'Europa dove ogni stato pensa al proprio orticello, non può funzionare. Nessuno, ma proprio nessuno può farcela da solo, è impossibile. E questo lo ha capito anche la Germania, infatti nell'ultimo rapporto stilato da quel paese si nota una totale inversione di tendenza rispetto alle politiche economiche della BCE.
La cosa strana di tutta questa storia è che quegli stati che non vogliono un'Europa solidale, sono guidati da partiti alleati dei sovranisti di casa nostra. Mi domando come possano Salvini e Meloni, sedere al fianco di chi vuole lasciarci soli, se veramente volessero il bene degli italiani, non dovrebbero combatterli invece di unirsi a loro? Come mai da una parte Salvini dice che 500 miliardi a fondo perduto sono pochi e dall'altra se la fa con chi non vuole darci neanche quelli? Non vi viene in mente che tutto questo non quadra?
Quale strategia si cela dietro tutto questo? Perché una strategia deve pur esserci, altrimenti ci sarebbe un problema psichico.


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lunedì 11 maggio 2020

Aiutiamoli a casa loro? - Massimo Erbetti

Immigrazione, quali soluzioni dai partiti per il problema più ...

Aiutiamoli a casa loro è una verità, un pensiero, o solo una scusa per lasciarli al loro destino?
Dopo gli ultimi fatti accaduti, dopo la liberazione di Silvia Romano, mi frulla in testa questa domanda a cui purtroppo non riesco a dare risposta.
Secondo alcuni, se "Silvia avesse fatto volontariato in Italia, ora non si troverebbe in questa situazione" ...si vero giusto, anzi giustissimo, dico io... "ma facendo volontariato in Italia non avrebbe potuto "aiutarli a casa loro"...".a questa mia affermazione, la risposta è:" c'è tanta gente in difficoltà qui, perché andare ad aiutare altri? ". Per cui, non è vero che volete aiutarli a casa loro, non li volete proprio aiutare. Altri dicono che" si è pure convertita all'Islam", e allora? Che significa? Perché adesso è di una religione diversa dovevamo lasciarla lì? Vanno salvati solo i cattolici? I mussulmani, i buddisti ecc., tutti lasciati al loro destino? Eppure la nostra Costituzione è chiara in merito:


Art. 3.
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"


Un'altra domanda mi frulla poi in testa: come mai per i Maró, non ci furono tutte queste polemiche? Loro (i Maró) erano su una nave di un armatore privato a difendere gli interessi di un privato, non se ne potevano stare a casa loro? Forse molti hanno dimenticato che i Maró erano li in base al decreto legge del 12 luglio 2011 che aprì la strada all'imbarco dei militari sulle navi civili battenti bandiera italiana e alla convenzione dell'11 ottobre dello stesso anno tra il ministero della Difesa e la Confederazione italiana armatori.
Insomma "aiutiamoli a casa loro" quando ci sono interessi economici va bene, quando invece lo si fa per contrastare fame, malattie, e disperazione no?
Uno Stato degno di tale nome, non si pone il problema del perché un italiano si trovi all'estero e neanche a fare cosa, uno Stato, un vero Stato, fa di tutto per riportare a casa i propri "figli" e che essi si chiamino Silvia Romano, Massimiliano Latorre o Salvatore Girone, poco importa. Ma voi di questo ve ne fregate, per voi ci sono figli e figliastri, alcuni vanno salvati e altri lasciati al loro destino.


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Prescindendo dal fatto che, per aiutarli a casa loro, dovremmo liberarli dall'oppressione degli stati che rubano le risorse delle loro terre riducendoli alla fame.

martedì 24 marzo 2020

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin.



Laboratori mobili, medici militari, mezzi speciali. Nove jet sono in arrivo a Roma ed entro la notte i rinforzi saranno in Lombardia. Di Maio: "10 milioni di mascherine in arrivo. L'Italia non è sola".

La mobilitazione è stata rapidissima. Sabato Putin ha chiamato il premier Conte, domenica pomeriggio il primo jet è decollato da una grande base alle porte di Mosca e nella serata è arrivato all'aeroporto militare a Pratica di Mare. Altri otto seguiranno nel giro di ore. Tutti i materiali raggiungeranno poi la Lombardia.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Le foto diffuse dal ministero della Difesa russo mostrano la colonna di mezzi che sale sui velivoli. Si notano un laboratorio mobile, alcuni camion militari, una fila di ufficiali e diversi furgoni con aiuti medici. Sulle fiancate sono stati disegnati cuori con i tricolori dei due Paese e la scritta in tre lingue “Dalla Russia con amore”, come il film di 007.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Ognuno dei nove Ilyushin 76 può caricare circa 45 tonnellate tra merci e uomini: sono “i muli” volanti, protagonisti della storia dell’Armata Rossa sovietica, tutt’ora in servizio dopo essere stati modernizzati nei motori e nelle strumentazioni. Difficile valutare l’esperienza dei rinforzi in arrivo da Mosca: in Russia ufficialmente l’epidemia è a livelli minimi, anche se i dati vengono contestati da molti osservatori.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Il personale sembra proveniente dai ranghi della Protezione Civile, che fa capo al ministero dell’Interno, e da quelli delle forze armate. Dovrebbero essere parte delle unità pronte all’azione per fronteggiare le catastrofi e addestrate allo scenario della “guerra batteriologica”. E per questo in grado di operare con efficacia nella battaglia contro il coronavirus.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

L’elenco degli aiuti annunciato da Mosca infatti comprende anche veicoli speciali e strumenti per la “sanificazione dei trasporti”: una bonifica fondamentale per i reparti militari impegnati in zone contaminate e adesso utilissima anche negli ospedali lombardi. I camion inoltre trasportano scorte di mascherine, tute protettive e tamponi per i test.

"Tra oggi e domani - ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha accolto all'aeroporto militare di Pratica di Mare l'aereo russo - arriveranno oltre 10 milioni di mascherine in Italia. Da mercoledì invece inizieranno ad arrivare 100 milioni di mascherine dalla Cina, così come comunicato nei giorni scorsi. Partirà un primo lotto da sei milioni e poi venti milioni di mascherine ogni settimana. Questo dimostra che l'Italia non è sola e che coltivare amicizie con altri Stati è fondamentale".


https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/22/news/dalla_russia_con_amore_in_arrivo_gli_aiuti_di_putin-252006026/

lunedì 16 marzo 2020

Coronavirus, il governo discute il decreto con gli aiuti economici. Le attese: stop a mutui e fisco, contributi per partite Iva, congedi.

Coronavirus, il governo discute il decreto con gli aiuti economici. Le attese: stop a mutui e fisco, contributi per partite Iva, congedi

Licenziato dal pre consiglio nella tarda serata di domenica, il testo sarà all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle ore 9. La versione non definitiva è composta da trenta pagine e 120 articoli, prevede diverse misure. Dai voucher baby sitter e congedi per genitori, fino ai fondi per la sanità e le forze dell’ordine.
Fino a venticinque miliardi per gli aiuti alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori. Ma anche la produzione di mascherine made in Italy. È il decreto con le misure economiche per combattere l’emergenza coronavirus. Un provvedimento che – secondo fonti di Palazzo Chigi – movimenterà, grazie all’accasso al credito, circa 350 miliardi. Licenziato dal pre consiglio nella tarda serata di domenica, il dl sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle ore 9. Nella sua versione non definitiva è composto da trenta pagine e 120 articoli, prevede diverse misure: dallo stop ai mutui, au voucher baby sitter e congedi per genitori, fino ai fondi per la sanità e le forze dell’ordine. Resta da capire se il rinvio delle elezioni comunali, regionali, e del referendum per il taglio dei parlamentari troverà posto nella versione definitiva del dl. Nelle informazioni circolate nella giornata di domenica non c’era alcun accenno al rinvio delle consultazioni, ma il provvedimento non è definitivo fino a quando non esce dal Consiglio dei ministri.
Per l’emergenza 25 miliardi di euro – “Al fine di reperire le risorse per assicurare la liquidità necessaria all’attuazione degli interventi di cui al presente decreto – si legge nelle disposizioni finanziarie – è autorizzata l’emissione di titoli di Stato per un importo fino a 25.000 milioni di euro per l’anno 2020“. La risposta del governo al probabile crollo del Pil, in pratica, vale anche più di una manovra (nell’ultima legge di al netto dell’Iva nell’ultima legge di bilancio c’erano misure per circa 9 miliardi). E non finirà qui, dal momento che Roberto Gualtieri ha già annunciato nuovi interventi per spingere i cantieri e dare ristoro a chi sarà danneggiato dall’emergenza. “Le conseguenze economiche non spariranno in poche settimane, l’economia avrà bisogno di una fortissima spinta per la ripartenza”, e la situazione “richiede un cambio di passo anche dell’Europa”, ha detto il ministro dell’Economia domenica sera a Che tempo che fa, ricordando che l’Italia sta mettendo in campo “risorse enormi in pochissimo tempo” ma si tratta “solo della prima tappa”. Il titolare di via XX settembre ha ripetuto che “nessuno deve perdere il lavoro per effetto del Coronavirus. Tutti devono avere la possibilità di sostentarsi durante questa fase di emergenza che gli italiani stanno affrontando con una straordinaria forza”.
I soldi per sanità e Protezione civile – Nel decreto le misure per il potenziamento del sistema sanitario sono all’inizio. Arrivano 1,15 miliardi per la sanità e 1,5 miliardi per la Protezione civile. Ci sono fondi per gli straordinari di medici e infermieri, la possibilità per i prefetti di requisire e altre strutture per le persone in quarantena, il potere per la Protezione civile e per il nuovo commissario straordinario per l’emergenza sanitaria di requisire strutture e mezzi per potenziare i reparti degli ospedali. Il commissario, Domenico Arcuri, potrà fronteggiare la grande carenza di mascherine e di altri macchinari di terapia intensiva anche avviando intere nuove linee produttive.
Medici e personale – Il decreto prevede che il personale medico e infermieristico sarà incrementato con 320 unità di personale militare. Saranno aumentate anche le risorse umane Inail, con l’assunzione a tempo determinato di 200 dottori e 100 infermieri: si occuperanno di cure ambulatoriali agli infortunati sul lavoro. Sono poi già in fase di potenziamento i posti letto negli ospedali funestati dall’ondata di malati. Inoltre, si va verso l’abolizione dell’esame di abilitazione per la professione di medico chirurgo: il conseguimento della laurea potrebbe essere sufficiente, previo giudizio di idoneità del tirocinio all’interno del corso di laurea stesso.
Contributo una tantum da 600 euro – Ai titolari di redditi di lavoro dipendente che possiedono un reddito complessivo di importo non superiore a 40mila euro spetta un premio, per il mese di marzo 2020, che non concorre alla formazione del reddito, pari a 100 euro da rapportare al numero di giorni di lavoro svolti nella propria sede di lavoro nel predetto mese. Ai liberi professionisti titolari di partita iva attiva alla data del 23 febbraio 2020 e ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa è riconosciuta un’indennità una tantum pari a 600 euro. L’aiuto è previsto anche per per gli autonomi, che lavorano nel campo del turismo e dello spettacolo. “Cerchiamo di dare una risposta ai lavoratori autonomi che non dispongono della cassa integrazione: avranno per il mese di marzo un sostegno di 600 euro per le loro esigenze minime, di sopravvivenza. Chiediamo però che chi non ne ha bisogno non le chieda perché l’onere è gravoso”, ha detto il ministro dell’Economia.
Congedi e bonus baby sister – Per le famiglie con i figli a casa un bonus babysitter di 600 euro ai nuclei familiari con figli minori fino a 12 anni di età. In alternativa, 15 giorni di congedo parentale straordinario – fruibile alternativamente da uno dei due genitori- per l’anno 2020. Verrà corrisposta un’indennità pari al 50% della retribuzione. Per i figli nella fascia 12-16 anni non vi sarà indennità.
Stop tasse per aziende più colpite – Le imprese più colpite dal coronavirus (dello sport, comprese le palestre, dell’arte e della cultura come teatri e cinema, del trasporto, ristorazione, educazione e assistenza) potranno sospendere fino al 31 maggio i versamenti di ritenute, contributi, premi assicurativi e Iva per la prossima scadenza di marzo. Alla ripresa della riscossione, i versamenti sospesi saranno effettuati, senza sanzioni ed interessi, in un’unica soluzione o con un massimo di 5 rate mensili a partire da maggio 2020. Le scadenze fiscali sono tutte rimandate “ma faccio un appello: chi ha la possibilità di pagare lo faccia. Sono risorse preziose che entrano nel bilancio” e possono essere indirizzate “al sistema sanitario nazionale”, ha detto il ministro Gualtieri.
Stop mutui prima casa, anche per autonomi – Il provvedimento prevede la sospensione dei mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. In pratica sono ampliate le maglie del Fondo Gasparrini, attualmente riservato alle famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro, morte o non autosufficienza anche a lavoratori autonomi o liberi professionisti che presentano autocertificazione di un calo di oltre un terzo del fatturato per l’emergenza. Previsto un fondo a garanzia di 500 milioni.
Piccole e medie imprese – Nel decreto è previsto l’ampliamento e potenziamento del fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese, dotato di un miliardo in più, garanzie statali a sostegno della moratoria delle banche alle imprese per 1,73 miliardi di euro oltre che un sostegno fiscale alla cessione dei crediti deteriorati. In particolare il fondo garanzia Pmi vede ampliare e semplificare il suo raggio d’azione per i prossimi 9 mesi, elevando ad esempio la garanzia massima per singola impresa a 5 milioni di euro. Aumentati i permessi 104, che potranno essere di 12 giorni sia nel mese di marzo che nel mese di aprile.
I poteri del commissario in deroga alla Corte dei conti- Nel decreto sono spiegati nel dettaglio i poteri del commissario, che sarà – come annunciato dal premier Conte – l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, “opera fino alla scadenza” dello stato di emergenza: “Gli atti del commissario per l’emergenza sanitaria Coronavirus sono sottratti al controllo della Corte dei Conti e sono immediatamente e definitivamente efficaci, esecutivi ed esecutori, non appena posti in essere. La responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere”, si legge nel testo. “Il commissario è autorizzato all’apertura di apposito conto corrente bancario per consentire la celere regolazione delle transazioni che richiedono il pagamento immediato o anticipato delle forniture, anche senza garanzia”, prevede ancora la misura. Arcuri potrà “adottare in via d’urgenza i provvedimenti necessari a fronteggiare ogni situazione eccezionale e i provvedimenti possono essere adottati in deroga a ogni disposizione vigente, nel rispetto della Costituzione, dei principi generali dell’ordinamento giuridico e delle norme dell’Unione europea. Le misure adottate devono essere in ogni caso adeguatamente proporzionate alle finalità perseguite. Il Commissario esercita i suoi poteri in raccordo con il capo della Protezione civile, avvalendosi delle componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale della Protezione civile, nonché del comitato tecnico scientifico costituito” presso la protezione civile. “Per l’esercizio delle funzioni può avvalersi di qualificati esperti in materie sanitarie e giuridiche”. Al comissario spetta “la gestione coordinata del Fondo di solidarietà dell’Unione europea (Fsue) e delle risorse del fondo di sviluppo e coesione destinato all’emergenza”.
Il commissario può requisire immobili e aprire le fabbriche – Tra i poteri di Arcuri anche quelli di “requisire beni mobili, mobili registrati e immobili” per “potenziare la capienza delle strutture ospedaliere” e in particolare “i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva”. Il commissario inoltre “preserva e potenzia le filiere produttive dei beni necessari” per contenere l’emergenza, anche “costruendo nuovi stabilimenti e riconvertendo quelli esistenti” e può “organizzare la raccolta di fondi occorrenti”, inclusi quelli privati. E ancora il commissario “attua e sovrintende a ogni intervento utile a fronteggiare l’emergenza sanitaria, organizzando, acquisendo e producendo ogni genere di bene strumentale utile a contenere e contrastare l’emergenza stessa, nonché programmando e organizzando ogni attività connessa, individua e indirizza il reperimento delle risorse umane e strumentali necessarie, individua i fabbisogni, e procede all’acquisizione e alla distribuzione di farmaci, delle apparecchiature e dei dispositivi medici e di protezione individuale“.
Credito d’imposta per affitto ai negozianti – Ai negozianti è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 percento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C/1. Inoltre, per la durata di 9 mesi, il Fondo centrale di garanzia Pmi, concederà la garanzia a titolo gratuito. L’importo massimo garantito per singola impresa è elevato, nel rispetto della disciplina Ue a 5 milioni di euro.
Rinvio per il fisco e documenti d’identità – I termini per i versamenti fiscali fissati al 16 marzo saranno differiti. Rinvio anche per la validità dei documenti di riconoscimento e di identità: se scaduti o in scadenza successivamente alla data di entrata ora in vigore del decreto, varranno fino al 31 agosto 2020. La validità ai fini dell’espatrio resta limitata alla data di scadenza indicata nel documento.
Raccomandate senza firme – Lettere e pacchi raccomandati saranno considerata consegnati mediante preventivo accertamento della presenza del destinatario o di persona abilitata al ritiro, ma senza raccoglierne la firma con successiva. “La norma è volta ad assicurare l’adozione delle misure di prevenzione della diffusione del virus Covid 19 di cui alla normativa vigente in materia a tutela dei lavoratori del servizio postale e dei destinatari degli invii postali, per lo svolgimento del servizio postale relativo agli invii raccomandati, agli invii assicurati e alla distribuzione dei pacchi”, si legge nella relazione illustrativa.
Fondi per sport e agricoltura – Presso l’Istituto per il Credito Sportivo verrebbe costituito un comparto, con una dotazione di 26 milioni di euro, destinato alla concessione di contributi in conto interessi in favore dei soggetti pubblici e privati, diversi dagli enti territoriali, che perseguono anche indirettamente finalità sportive. Alle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura potrebbe invece essere riconosciuto un contributo, in forma di voucher, di importo non superiore ad 10mila euro.
Tele- didattica per le scuole – Previsti 85 milioni nel 2020 alle scuole per dotarsi di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, anche mettendo a disposizione degli studenti dispositivi digitali individuali. Altri 43,5 milioni andrebbero invece alle istituzioni scolastiche di dotarsi di materiali per la pulizia straordinaria dei locali, e di dispositivi di protezione e igiene personali, per personale e studenti.
Militari e carceri – Il ministero dell’Interno prevede “prudenzialmente” l’impiego di 4mila unità delle Forze di Polizia nelle attività di ordine pubblico, controllo del territorio e pubblico soccorso. Sono poi previsti 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per assicurare il pieno ripristino della funzionalità degli istituti penitenziari danneggiati dai gravi disordini di questi giorni.
Fondi Rai alle tv locali – Ottanta milioni di euro, aggiuntivi rispetto agli stanziamenti già previsti dalle leggi vigenti nel Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione, andranno a tutelare le emittenti radiotelevisive locali, che a seguito dell’emergenza coronavirus stanno registrando un tracollo degli ordinativi pubblicitari. Vista la temporanea sospensione del canone Rai, il ministero dello Sviluppo Economico è autorizzato a provvedere all’erogazione del contributo pari a 40 milioni già stanziati a favore della tv pubblica.
Cdp attiva 10 miliardi di fondi – Cassa depositi e presiti garantirà, con uno stanziamento pubblico di 500 milioni, finanziamenti per un importo fino a 10 miliardi che le banche potranno rilasciare alle imprese colpite dall’emergenza Coronavirus. Nella relazione tecnica viene infatti spiegato che l’effetto ‘leva’ previsto è pari ad un moltiplicatore di 20 rispetto al nuovo plafond di 500 milioni per Mid e Large Corporate di Cdp. La norma prevede il rilascio di garanzie fino all’80% del valore dei finanziamenti. Lo strumento punta ad aiutare le imprese migliorando la liquidità del sistema e si aggiunge ai 7 miliardi che Cdp ha già messo a disposizione. L’iniziativa permette di facilitare l’accesso al credito in questa fase estremamente delicata ed è rivolta principalmente ad aziende di medie e grandi dimensioni.

venerdì 15 febbraio 2019

Affamare il Venezuela fino alla sottomissione. - Israel Shamir



Ma come siete di buon cuore! Ho versato una lacrima pensando alla generosità americana. “Una montagna di deliziose leccornie: sacchi di riso, tonno in scatola e biscotti ricchi di proteine, farina di mais, lenticchie e pasta, il tutto arrivato al confine di un Venezuela in difficoltà; abbastanza roba per un pasto leggero a testa per cinquemila persone,” dicono gli organi di informazione, con sublime riferimento a quei cinquemila che erano stati sfamati dai pesci e dai pani di Gesù Cristo. C’è da dire però che Gesù non ha mai messo mano nei conti bancari e non ha mai rubato l’oro di quelli che aveva nutrito. Ma il Venezuela del 21° secolo è molto più prospero della Galilea del 1° secolo. Oggigiorno devi organizzare un embargo, se vuoi che le persone ti siano grate per il tuo aiuto umanitario.
Questo non è un problema. La coppia Stati Uniti-Regno Unito l’ha fatto in Iraq, come aveva scritto nell’aprile del 2000 il meraviglioso Arundhati Roy (sul Guardian dei vecchi tempi, prima che diventasse uno strumento dell’imperialismo): dopo che l’Iraq era stato messo in ginocchio, la sua popolazione stava morendo di fame, mezzo milione dei suoi bambini erano stati uccisi, le sue infrastrutture gravemente danneggiate … l’embargo e la guerra erano stati seguiti da … avete indovinato! Aiuti umanitari. All’inizio hanno bloccato forniture di cibo per miliardi di dollari, e poi hanno fatto arrivare 450 tonnellate di aiuti umanitari e hanno celebrato la loro generosità con giorni interi di trasmissioni televisive in diretta. L’Iraq aveva le risorse economiche necessarie per comprare tutto il cibo di cui aveva bisogno, ma era stato sottoposto ad embargo, e la sua popolazione aveva ricevuto solo un po’ di briciole.
E questo era stato abbastanza umano, almeno per gli standard americani. Nel 18° secolo, i coloni britannici del Nord America avevano usato metodi assai più drastici, mentre dispensavano aiuti ai nativi disobbedienti. I pellerossa erano stati espulsi dalle loro terre natie, e poi erano stati forniti di aiuti umanitari: whisky e coperte. Le coperte erano state precedentemente utilizzate da pazienti ammalati di vaiolo. La popolazione nativa del Nord America era stata in questo modo decimata dalle conseguenti epidemie e da altre misure simili. Probabilmente non avrete sentito parlare di questo capitolo della vostra storia: gli Stati Uniti hanno molti musei dell’Olocausto ma non un solo memoriale per un genocidio accaduto vicino a casa. È molto più divertente discutere delle colpe dei Tedeschi e dei Turchi che di quelle dei propri antenati.
All’inizio, si affama la gente, poi le si fanno arrivare gli aiuti umanitari. Una cosa del genere era stata proposta da John McNaughton al Pentagono: bombardare dighe e chiuse, inondare le coltivazioni di riso, procurare una carestia generale (oltre un milione di morti?) “e poi faremo arrivare aiuti umanitari ai Vietnamiti affamati.”  Oppure, “potremmo offrirci di farlo al tavolo delle trattative.” Pianificare un milione di morti per fame, e metterlo per iscritto: se un appunto del genere fosse stato trovato fra le macerie del Terzo Reich, l’episodio sarebbe stato definito un genocidio e se ne sarebbe parlato tutti i giorni. Ma la storia del genocidio dei Vietnamiti, oggigiorno, viene raramente menzionata.
Lo hanno fatto anche in Siria. All’inizio hanno dato armi a tutti gli estremisti mussulmani, poi hanno messo sotto embargo Damasco e infine hanno inviato aiuti umanitari, ma solo nelle aree sotto il controllo dei ribelli.
Questo crudele ma efficace metodo per spezzare lo spirito delle nazioni è stato sviluppato per anni, forse per secoli, dai domatori di leoni. Devi far morire di fame la bestia fino a quando non prenderà il cibo dalle tue mani e ti leccherà le dita. “Addomesticamento da fame,”  lo chiamano.
Gli Israeliani lo praticano a Gaza. Bloccano tutte le esportazioni o le importazioni dalla Striscia, vietano la pesca nel Mediterraneo e alimentano, goccia a goccia, con “aiuti umanitari” i Palestinesi intrappolati. Gli Ebrei, essendo Ebrei, sono riusciti a fare ancora meglio: hanno costretto l’Unione Europea a pagare per gli aiuti umanitari a Gaza, che devono necessariamente essere acquistati in Israele. Tutto questo ha reso Gaza un’importante fonte di profitto per lo stato ebraico.
E così in Venezuela seguono la vecchia sceneggiatura. Gli Stati Uniti e il loro cagnolino londinese hanno sequestrato oltre 20 miliardi di dollari dal Venezuela e dalle compagnie nazionali venezuelane. Hanno rubato oltre un miliardo in lingotti d’oro che il Venezuela aveva fiduciosamente depositato nei forzieri della Banca d’Inghilterra.
Beh, hanno detto che magari daranno questi soldi ad un Signor Nessuno venezuelano. Ad un tizio che ha già promesso di regalare le ricchezze del Venezuela alle multinazionali statunitensi. E dopo questo palese furto, faranno arrivare al confine alcuni container di aiuti umanitari e aspetteranno l’assalto al cibo da parte dei poveri Venezuelani.
Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha twittato: “Il popolo venezuelano ha disperatamente bisogno di aiuti umanitari. Gli Stati Uniti e gli altri paesi stanno cercando di dare una mano, ma le forze armate venezuelane, agli ordini di Maduro, stanno bloccando gli aiuti con camion e navi cisterna. Il regime di Maduro deve LASCIARE CHE I SOCCORSI RAGGIUNGANO LE PERSONE CHE STANNO MORENDO DI FAME.”
I Venezuelani non stanno morendo di fame, anche se stanno attraversando delle difficoltà. Quelli che alzano di più la voce sono i ricchi, come sempre. Se Pompeo vuole aiutare i Venezuelani, potrebbe revocare le sanzioni, restituire i fondi rubati, annullare l’embargo. I biscotti che vuole mandare servono poco o  niente.
Il presidente Maduro ha ragione quando si rifiuta di permettere che questa ipocrisia corrompa lo stomaco e il cuore della sua gente. Non si limita a ricordare Virgilio e a conoscere il detto: Timeo danaos et dona ferentes, Temo i Greci anche quando portano doni. Ci sono troppi soldati americani e colombiani nelle vicinanze del luogo previsto per la consegna [degli aiuti] e questo posto è sospettosamente vicino ad un aeroporto con una pista molto lunga, perfetta per un ponte aereo.
Gli Stati Uniti sono noti per la loro propensione ad invadere i loro vicini: Panama è stata invasa nel 1989 per far sì che il Canale di Panama rimanesse in mani americane e per ripristinare l’accordo firmato da Jimmy Carter, il presidente dal cuore d’oro. Il presidente George Bush Senior aveva mandato i paracadutisti, dopo aver definito il presidente di Panama “un dittatore e un contrabbandiere di cocaina”. Questo è esattamente ciò che il presidente Trump dice del presidente del Venezuela.
È probabile che [gli Americani] si servano di questi aiuti per invadere e sottomettere il Venezuela. Saggiamente, Maduro ha dato inizio a grandi esercitazioni militari per tenere pronto l’esercito per un’eventuale invasione. La situazione del Venezuela è già abbastanza grave anche senza un’invasione. I suoi soldi sono stati prelevati, la sua principale compagnia petrolifera è come se fosse stata confiscata e c’è una forte quinta colonna a Caracas che attende gli Yankees.
Questa quinta colonna è composta principalmente da compradors, giovani benestanti con un’infarinatura di educazione e  formazione occidentale, che pensano di poter avere un futuro nell’ambito dell’Impero Americano. Sono pronti a tradire le masse dei poveri e a dare il benvenuto alle truppe statunitensi. Sono sostenuti dai super-ricchi, dai rappresentanti delle multinazionali straniere, dai servizi segreti occidentali. Persone di questo genere esistono ovunque; hanno cercato di organizzare la rivoluzione di Gucci in Libano, la Rivoluzione Verde in Iran, il Maidan in Ucraina. In Russia avevano avuto la loro occasione nell’inverno del 2011/2012, quando c’era stata la Rivoluzione delle Pellicce di Visone nella Piazza Bolotnaya di Mosca.
A Mosca avevano perso quando i loro avversari, quelli di Prima la Russia, li avevano surclassati con una manifestazione infinitamente più grande sulla collina Poklonnaya. Le agenzie di stampa occidentali avevano cercato di coprire la sconfitta trasmettendo immagini della marcia dei sostenitori di Putin, facendo finta che si trattasse della manifestazione filo-occidentale. Altre agenzie occidentali avevano pubblicato  foto dei raduni del 1991, affermando che erano state scattate nel 2012 a Piazza Bolotnaya. A Mosca nessuno era stato ingannato: la folla con le pellicce di visone sapeva di essere stata battuta.
In Ucraina, hanno vinto, perchè il presidente Yanukovich, un uomo titubante e pusillanime, sempre con i piedi in due scarpe, non era riuscito a raccogliere un sostegno adeguato. È una bella domanda, se Maduro sarà in grado di mobilitare le masse di Prima il Venezuela. Se lo sarà, allora avrà vinto anche lo scontro con gli Stati Uniti.
Maduro è piuttosto titubante; non ha messo in riga gli oligarchi ribelli, non controlla i media, prova a giocare alla social-democrazia in un paese che non è neanche lontanamente la Svezia. I suoi sussidi hanno permesso alla gente comune di sfuggire ad una terribile povertà, ma ora vengono usati dai trafficanti del mercato nero per succhiar via la ricchezza della nazione. Lungi dall’essere una zona disastrata, il Venezuela è un vero Bonanza, un Klondike a tutti gli effetti: si può riempire di petrolio una nave cisterna per pochi centesimi, contrabbandarla nella vicina Colombia e venderla a prezzo di mercato. Molti sostenitori del Signor Nessuno hanno fatto piccole fortune in questo modo e sperano di realizzare l’affare del secolo, se e quando arriveranno gli Americani.
Un problema più grande è costituito dal fatto che il Venezuela è diventato un’economia da monocultura: esporta petrolio e importa tutto il resto. Non produce nemmeno il cibo sufficiente per nutrire i suoi 35 milioni di abitanti. Il Venezuela è una vittima della dottrina neoliberale secondo cui si può comprare tutto quello che non si può produrre. Ora non possono comprare e non producono. Immaginate una democratica Arabia Saudita colpita da embargo.
Per salvare l’economia, Maduro dovrebbe prosciugare la palude, dare un taglio al mercato nero e agli speculatori, incoraggiare l’agricoltura, tassare i ricchi, sviluppare qualche industria per il mercato locale. Si può fare. Il Venezuela non è una nazione socialista come la disciplinata Cuba, e neanche uno stato socialdemocratico come la Svezia o l’Inghilterra degli anni ’70, ma persino il suo modesto esempio, che aveva permesso alle masse di sollevarsi dalla miseria, dalla povertà e dall’ignoranza sembra eccessivo per l’Occidente.
Si dice spesso che in Occidente esistono due antagonisti, i populisti e i globalisti, e che il presidente Trump è il leader dei populisti. La crisi del Venezuela ha dimostrato che queste due forze si unificano se c’è la possibilità di attaccare e rapinare un paese esterno. Trump viene condannato in patria quando richiama le truppe dall’Afghanistan o dalla Siria, ma viene appoggiato quando minaccia il Venezuela o la Corea del Nord. Può essere sicuro che sarà acclamato da Macron e dalla Merkel e persino dal Washington Post e dal New York Times.
Lui ha le vere WMD, le armi di ‘distrazione’ massa, per attaccare il Venezuela, e queste WMD sono state attivate con l’inizio di un colpo di stato strisciante. Quando un giovane politico piuttosto sconosciuto, leader in parlamento di una piccola fazione neoliberale rabbiosamente filo-americana, il Signor Nessuno, ha rivendicato il titolo di presidente, è stato immediatamente riconosciuto da Trump e i media occidentali hanno riferito che il popolo del Venezuela era sceso in piazza in dimostrazioni di massa per salutare il nuovo presidente e chiedere la rimozione di Maduro.
Hanno trasmesso il filmato di un’enorme manifestazione a Caracas, in Venezuela. Non molti spettatori all’estero hanno notato che il video era vecchio, girato durante le dimostrazioni del 2016, ma i Venezuelani se ne sono accorti subito. Non si sono fatti ingannare. Sapevano che non c’era nessuna possibilità per una grande manifestazione di protesta in quel giorno, il giorno di una partita di baseball particolarmente importante nel campionato professionisti tra i Leones di Caracas e i Cardenales de Lara di Barquisimeto.
Ma le ADM hanno continuato a mentire. Ecco un articolo di Moon of Alabama: i resoconti di grandi raduni anti-governativi sono notizie false o profezie che sperano di avverarsi:
L’Agenzia France-Press ha dichiarato ieri alle 11:10 utc che “a decine di migliaia” si uniranno ad una manifestazione.
AFP news agency @AFP – 11:10 utc – 2 Feb 2019
Decine di migliaia di manifestanti si riverseranno nelle strade della capitale venezuelana #Caracas sabato per sostenere le richieste di elezioni anticipate del leader dell’opposizione Juan Guaidò mentre aumentano le pressioni internazionali affinché il presidente #Maduro si dimetta http://u.afp.com/Jouu
Tens of thousands of protesters are set to pour onto the streets of Venezuela’s capital #Caracas Saturday to back opposition leader Juan Guaido’s calls for early elections as international pressure increased on President #Maduro to step downhttps://t.co/3uRSRdBBy5 pic.twitter.com/9Z80EuMVZc
— AFP news agency (@AFP) February 2, 2019
Questo quando erano le 7:10, ora locale, a Caracas, diverse ore prima dell’inizio della manifestazione. Una simile “segnalazione predittiva” dovrebbe ora essere una “notizia.”Poco dopo l’AFP aveva postato un video:
AFP news agency @AFP – 15:50 utc – 2 Feb 2019″>
VIDEO: Migliaia di manifestanti dell’opposizione si riversano nelle strade di Caracas per sostenere il leader dell’opposizione del Venezuela, Juan #Guaidò, che chiede elezioni anticipate, mentre aumentano le pressioni internazionali affinché il presidente #Maduro si dimetta
VIDEO: 🇻🇪 Thousands of opposition protesters pour onto the streets of Caracas to back Venezuela’s opposition leader Juan #Guaidò who is calling for early elections, as international pressure increases on President Nicolas #Maduro to step down pic.twitter.com/JdWS12j9KJ
— AFP news agency (@AFP) February 2, 2019
Erano le 11:50, ora locale. Il video allegato non mostrava “migliaia di persone,” ma circa 200 individui che gironzolavano.
Mentono quando dicono che ci sono disertori dell’esercito che desiderano ardentemente uno scontro con i militari. I giovanotti fatti vedere dalla CNN non erano disertori e non vivevano in Venezuela. Persino le loro mostrine d’ordinanza erano di un tipo non più in uso da anni, come aveva fatto notare un nostro amico, The Saker.
In ogni caso, queste menzogne non serviranno a nulla, i miei corrispondenti a Caracas riferiscono che ci sono dimostrazioni a favore e contro il governo (per Maduro folle leggermente più numerose), ma i sentimenti della piazza non sono esasperati. La crisi è fabbricata a Washington, e i Venezuelani non sono propriamente desiderosi di farsi coinvolgere.
Ecco perché possiamo aspettarci un tentativo americano di usare la forza, preceduto da qualche provocazione. Probabilmente non sarà una guerra vera e propria: gli Stati Uniti non hanno mai combattuto un nemico che non fosse già a pezzi prima dello scontro. Se l’amministrazione Maduro sopravviverà al colpo, la crisi prenderà un basso profilo, fino a quando le sanzioni non avranno fatto il loro lavoro e indebolito ulteriormente l’economia.
In questa lotta, il presidente Trump è il peggior nemico di se stesso. Cerca l’approvazione del Partito della Guerra, e la sua base elettorale rimarrà delusa dalle sue azioni. Le sue sanzioni faranno arrivare ancora più rifugiati negli Stati Uniti, muro o non muro. Mette a rischio lo status privilegiato del dollaro USA utilizzandolo come arma. Nel 2020, raccoglierà quello che ha seminato.
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org