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sabato 9 giugno 2018

G7: tra dure polemiche si tratta a oltranza su possibili compromessi. - Carlo Valsania

(Epa)

Charlevoix - Nel mezzo di gravissime polemiche e divisioni, ecco che al G7 vanno in scena i tentativi di una ricucitura dell'ultima ora tra Donald Trump e il resto del mondo. Almeno quelli di salvare il salvabile, cioè di dar voce a impegni parziali dei sette grandi. Ma forse anche di arrivare, smentendo ogni attesa, al miracolo di un comunicato conclusivo che provi ad arginare le ostilita' esplose tra gli alleati. “Credo che avremo un documento congiunto”, ha detto a sorpresa Trump in serata.

Quel che è certo è che regna l'incertezza e la tensione. Dopo una cena di lavoro tra i leader delle sette potenze industriali, piu' l'Unione Europea, la notte ha visto scattare il lavoro ad oltranza degli sherpa, dei rappresentanti dei primi ministri e capi di stato riuniti e delle loro squadre negoziali. Hanno cercato alacremente di limare differenze e arrivare a prese di posizioni comuni a cominciare da alcune delle piu' specifiche e semplici tematiche in agenda: tra queste la crescita inclusiva, l'intelligenza artificiale, la difesa delle democrazia.

Ma la pesante incognita è rimasta la possibilità del documento conclusivo unitario al quale ha alluso Trump, sottoscritto cioe' anche dagli Stati Uniti, davanti alle continue polemiche sul commercio e alle azioni unilaterali della Casa Bianca sui dazi contro gli alleati. Simili battaglie sono parse rendere impossibile un testo non svuotato di contenuti. Lo scenario piu' probabile, se entro oggi non sarà stato trovato un compromesso, è che il G7 possa in realta' decidere di rinunciarvi, sacrificandolo sull'altare di divisioni che, oltre al commercio, vanno dal clima all'Iran. E che da ieri comprendono la Russia: Trump ha proposto un suo rientro nel gruppo, tornando cosi' a creare un G8. Ma gran parte degli altri leader hanno respinto apertamente e con freddezza l'idea. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha sottolineato che sul no a Mosca, espulsa dopo la sua annessione della Crimea, la Ue rimane compatta. Anche se il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha indicato di aver apprezzato la mossa di Trump in direzione del dialogo con la Russia.

In assenza di un documento finale, ha preso piuttosto quota nella notte l'opzione concreta di una piu' facile e limitata dichiarazione conclusiva da parte della presidenza canadese del summit, affidata al premier di casa Justin Trudeau. Una soluzione che, agli occhi del suoi fautori, sarebbe capace di evitare un'aperta spaccatura che prenda la forma di un comunicato di sei paesi contro Washington.

Gli sforzi non sono mancati, nel corso della notte, per concepire il comunicato congiunto. Se pero' l'ottimismo sui piu' semplici impegni dei documenti tematici saliva nelle ore, non altrettanto facilmente cresceva quello sul testo finale. “Le speranze non sono troppo elevate”, ha ammesso una fonte vicina alle trattative al termine della cena e durante gli incontri notturni degli sherpa.

Ad alleggerire quantomeno i toni di scontro, nelle ultime ore, hanno contribuito i toni diplomatici e cordiali di due meeting bilaterali avuti da Trump dopo il suo arrivo nel pomeriggio e prima della sua ripartenza anticipata a meta' mattina di oggi alla volta del vertice con la Corea del Nord a Singapore. Trump ha visto Trudeau e soprattutto il Presidente francese Emmanuel Macron. Agli scambi pubblici di pesanti accuse con loro, che avevano caratterizzato le recenti giornate, sono seguite parole piu' concilianti e pacate di persona. Macron ha parlato di “progressi” anche sul delicato fronte commerciale, pur senza entrare in alcun dettaglio. Trump ha rivendicato una buona relazione e una franca discussione con Macron nonostante abbia ammesso che i resoconti sull'escalation delle polemiche bilaterali non sono stati esattamente fake news. Funzionari canadesi hanno da parte loro definito “positivo” il colloquio tra Trump e Trudeau, durato piu' a lungo del previsto e che ha affrontato anche la rinegoziazione del Nafta, il patto di libero scambio nordamericano, ipotizzando una accelerazione di trattative al momento nell'impasse. Trump, in un breve momento di incontro con Conte, ha inoltre espresso al primo ministro italiano i suoi complimenti per la vittoria elettorale.

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-06-09/g7-dure-polemiche-si-tratta-oltranza-possibili-compromessi-084459.shtml?uuid=AEQR1N3E

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http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-06-07/perche-g-7-charlevoix-rischia-spaccatura-che-fara-l-italia-114624.shtml?uuid=AEE3F61E

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-06-08/gelo-trump-e-trudeau-nemico-pubblico-numero-della-casa-bianca-133216.shtml?uuid=AEqXxq2E

È un G7 complicato.

Europa e Trump litigano su Russia e dazi, e forse non ci sarà un comunicato congiunto finale: intanto ci sono le prime foto di Conte in mezzo ai leader internazionali.


(I nove leader del G7 in posa per la foto di gruppo a La Malbaie, in Canada, l'8 giugno 2018: da sinistra il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, la prima ministra britannica Theresa May, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro giapponese Shinzo Abe, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker)
(Leon Neal/Getty Images)

Nel primo giorno del G7 di Charlevoix, in Canada, i leader europei hanno evidenziato varie divergenze con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dando l’impressione di un summit complicato e che potrebbe addirittura concludersi senza un comunicato congiunto di tutti e sette i paesi coinvolti, come prevede la consuetudine. La stessa cancelliera tedesca Angela Merkel era arrivata ad auspicare questa conclusione, sostenendo che nelle accese discussioni di questi giorni gli stati europei non dovranno scendere a compromessi, e che dovranno essere onesti sui risultati dei colloqui, senza ricorrere a un comunicato “annacquato”.







       





È il primo incontro tra sette dei paesi più industrializzati del mondo a cui ha partecipato il nuovo presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, che ha così incontrato per la prima volta, oltre a Trump, il primo ministro canadese Justin Trudeau, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, la prima ministra britannica Theresa May e il primo ministro giapponese Shinzo Abe.



Ma è stato subito un summit complicato, perché gli stati europei si sono scontrati con Trump su diversi temi, per primo la Russia. Trump aveva detto prima del summit che lo stato guidato da Vladimir Putin dovrebbe essere riammesso al G8, da cui era stato escluso nel 2014 per via della guerra in Ucraina. Conte, in una mossa giudicata avventata da molti osservatori, si era detto d’accordo, unico tra i leader europei che invece mantengono posizioni molto critiche e severe nei confronti della Russia.

Nel primo giorno di G7, però, Conte si è in un certo senso riallineato con gli altri paesi europei, firmando una posizione comune stabilita al termine di un colloquio tra i leader del continente presenti al G7 che tra le altre cose ribadisce le sanzioni e sancisce l’inammissibilità della Russia al G8 finché non rispetterà gli accordi di Minsk, firmati nel 2014 per porre fine alla guerra in Ucraina. Prima dell’incontro, Conte era stato vago sulla posizione ufficiale dell’Italia di fronte a questi temi, spiegando che prima voleva sentire le posizioni degli altri paesi. Conte ha già tenuto incontri bilaterali con il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker e con il presidente del Consiglio della UE Donald Tusk.

Ma al centro delle divergenze tra Trump e i leader europei c’è anche e soprattutto la questione dei dazi commerciali sull’importazione di alluminio e acciaio, applicati ufficialmente dagli Stati Uniti ai paesi europei a fine maggio, dopo mesi di trattative andate a vuoto che hanno avuto l’effetto di aumentare le tensioni. Secondo Reuters, gli Stati Uniti hanno accettato di avviare delle trattative formali sui dazi entro le prossime due settimane, ma è probabile che nei giorni del G7 non saranno raggiunti risultati: un po’ perché Trump non ama le trattative collettive, un po’ perché lascerà in anticipo il summit per raggiungere Singapore, dove incontrerà il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Apparentemente è stato Macron il principale negoziatore dell’Europa su questi punti.


Trump e gli stati europei sono in disaccordo anche su altri temi, dall’accordo sul nucleare iraniano (da cui sono recentemente usciti gli Stati Uniti) alle misure da applicare per combattere il riscaldamento globale (Trump vuole ritirarsi dagli accordi di Parigi).

https://www.ilpost.it/2018/06/09/g7-canada-giuseppe-conte/

venerdì 8 giugno 2018

Canada, al via il G7. Conte d'accordo con Trump: Russia torni nel G8.


Risultati immagini per Canada, al via il G7. Conte

Dazi, Iran, clima e rapporti con Mosca al centro del vertice. Per il premier italiano primi bilaterali: espressa a Tusk e Juncker "insoddisfazione per le proposte in tema di immigrazione". E concorda con il tycoon: "Russia dovrebbe rientrare nel G8".

In Canada prende il via il G7 (COS'È) di Charlevoix. I grandi del pianeta si ritrovano per discutere di dazi, Iran, clima e rapporti con la Russia. "Sono d'accordo con il presidente Donald Trump: la Russia dovrebbe rientrare nel G8", dice da Twitter il premier Giuseppe Conte, al suo esordio internazionale tra i big della Terra. E sui dazi, probabile terreno di scontro, ha annunciato una "posizione moderata" dell'Italia. Conte ha anche preso parte al suo primo incontro bilaterale con i vertici dell'Unione Europea, Jean Claude Juncker e Donald Tusk, a cui ha espresso sul tema dell'immigrazione "totale insoddisfazione dell'Italia per le proposte attualmente discusse" sulle modifiche al regolamento di Dublino. Previsto anche un colloquio di Conte con Angela Merkel.

Conte sui dazi: "Italia porterà posizione moderata".
Negli incontri con Tusk e Juncker,  dopo aver espresso le proprie perplessità sulle modifiche al regolamento di Dublino, Conte ha detto: "L'Italia è stata lasciata sola in questi anni nella gestione dei flussi migratori e questo è inaccettabile. Noi vogliamo un'Europa più forte ma anche più solidale". Mentre sul tema dei dazi il presidente del Consiglio ha spiegato: "Saremo portatori di una posizione moderata, cercheremo di capire le ragioni che portano ad assumere certe posizioni e ci comporteremo di conseguenza".

Conte e l'incontro con Tusk e Juncker.
Sulla Russia, Tusk ha spiegato di essere "convinto che i Paesi europei del G7 avranno la stessa posizione", "magari non nei dettagli ma sulla linea generale". "Non ci sono divergenze divergenze tra Italia e Europa", ha aggiunto, spiegando che con Conte ha avuto un "buon bilaterale, amichevole". Anche il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker ha parlato di un buon incontro con il premier italiano e ha spiegato che il nostro Paese ha "un ruolo fondamentale in Europa".

Trump e Conte concordano: Russia dovrebbe rientrare nel G8.
Per quanto riguarda la questione russa, il dibattito è partito da Trump. "Dovrebbe esserle permesso di tornare nel G8", ha detto il tycoon, incassando l'appoggio di Conte che ha spiegato: il ritorno di Mosca nel G8 "è nell'interesse di tutti". Nel frattempo, Putin è volato in Cina dove si tiene una sorta di “anti summit” a Qingdao, con Rohani e forse lo stesso Kim Jong-un. Il presidente americano, invece, lascerà il vertice in anticipo, sabato mattina, per preparare l'incontro con Kim a Singapore. Lo stesso Trump, a poche ore dall'inizio dell'incontro, si è poi detto impaziente di "raddrizzare gli ingiusti accordi commerciali con i Paesi del G7. Se non ci riusciamo - ha aggiunto il tycoon - tanto meglio per noi!". In previsione di uno scontro proprio con il presidente Usa, Macron ha chiesto un incontro a Merkel, May e Conte prima del vertice. L'inquilino dell'Eliseo ha detto che la postura degli Usa impone di "riforgiare il fronte europeo". 

G7 blindato con 10.000 agenti.
Il vertice si tiene in un resort di lusso in stile castello francese sulla riva di un fiume a La Malbaie, nella regione di Charlevoix. Sono già in corso proteste e per questo è stato predisposto uno schieramento di 10mila tra poliziotti e soldati (FOTO). Solo due le first lady presenti dopo il forfait di Melania Trump: ci sono la premiere dame di Francia, Brigitte, e la consorte del premier giapponese Shinzo Abe, Akie. Insieme a loro i mariti di Angela Merkel e di Theresa May.

Gentiloni: "L'Italia faccia l'Italia, rompere alleanze è pericoloso".
L'Italia prende parte ai lavori con il dossier predisposto dall'ufficio diplomatico del predecessore di Conte, Paolo Gentiloni. In un'intervista rilasciata a La Repubblica, l'ex premier ha avvertito: "L'Italia faccia l'Italia", perché "l'ultima cosa che possiamo permetterci è presentarsi come un'Italia che tradisce i suoi fondamenti, la sua politica estera e la sua vocazione internazionale. Faccia il presidente del Consiglio dell'Italia che abbiamo sempre avuto in questi decenni a livello internazionale. Se questo Governo pensa di rompere il nostro fondamentale delle alleanze si fa una cosa molto pericolosa".


lunedì 15 giugno 2015

SOGNANDO AMERICANO, DAL G1 AL BILDERBERG. - Pepe Escobar

g7


Qual è il legame tra il summit del G7 in Germania, la visita in Italia del presidente Putin, il meeting del club Bilderberg in Austria e i negoziati a Washington sul TTIP – l’accordo di libero scambio USA-UE?

Cominciamo dal G7 nelle alpi bavaresi – piuttosto un G1 con un’aggiuntina di “partner minori” – con il presidente Obama a compiacersi della sua impresa promossa dai neo-con: precettare l’UE per estendere le sanzioni alla Russia, anche se l’UE distrutta dall’austerità ne patirà addirittura maggiormente le conseguenze.

Prevedibilmente, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande hanno ceduto – anche dopo essere stati forzati dalla realpolitik a intessere discussioni con la Russia e creare congiuntamente l’accordo Minsk-2.
L’ipocrisiometro nelle alpi bavaresi è già quasi esploso proprio al discorso di apertura della cena del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, ex primo ministro della Polonia e Russofobo/guerrafondaio conclamato: “Tutti noi avremmo preferito che ci fosse la Russia a guidare il tavolo del G7, ma il nostro gruppo non è solo un gruppo (che condivide) interessi economici e politici, ma prima di tutto è una comunità fondata su dei valori. Questo è il motivo per cui la Russia non è tra noi”.
Quindi tutto ruota attorno ai “valori” civili contro l’ “aggressione russa”.
Il “civilizzato” G1 + “partner minori” non può permettersi di rischiare globalmente una guerra nucleare sul territorio europeo a causa di un “Banderastan” impiantato a Kiev, no scusate, un' “aggressione russa”.
Invece, il vero divertimento si svolgeva dietro le quinte. Le fazioni di Washington stavano rinfacciando alla Germania di aver fatto perdere all’occidente la Russia a vantaggio della Cina, mentre le menti adulte dell’UE – lontane dalle alpi bavaresi – incolpavano Washington.
Ancora più succosa è una visione opposta che circola tra i potenti Padroni dell’Universo nel mondo delle corporate statunitensi, non in quello della politica. Temono che nei prossimi due-tre anni la Francia si potrebbe ri-alleare con la Russia (ci sono molti precedenti storici). Identificano – ancora una volta – la Germania come il problema principale: mentre Berlino spinge Washington a coinvolgersi in una “Mitteleuropa” di stampo prussiano, gli Statunitensi stanno combattendo due guerre per evitare questa possibilità.
Per quanto riguarda i Russi – dal presidente Putin e dal ministro degli esteri Lavrov in poi – sale il consenso: non ha senso discutere alcunchè di sostanziale se si considera lo scarso pedigree intellettuale – o la totale stupidità neo-con – dei fautori della politica dell’amministrazione Obama del “non fare cose stupide”. Per quanto riguarda i “partner minori” – principalmente galoppini dell’UE – non contano, sono solo vassalli di Washington.
Sarebbe bello aspettarsi che le gang dei “valori” civilizzati proponessero alternative valide per la stragrande maggioranza dei cittadini delle nazioni del G7 che non possono aspirare ad altro se non Mac-lavori, oppure sopravvivere a stento come ostaggi di questo turbo-capitalismo della finanza spazzatura del quale beneficia solo l’1%. È piuttosto semplice individuare il solito capro espiatorio – la Russia – e proseguire con la retorica della paura e della guerra tipica della NATO.
La lady di ferro Angela Merkel ha trovato tempo anche per pontificare sui cambiamenti climatici – spingendo tutti ad investire per una “economia globale a basso uso di carbone”. Pochi si sono accorti che la presunta deadline per la “decarbonizzazione” totale è stata fissata alla fine del ventunesimo secolo, quando questo pianeta sarà già in grossi, grossi guai.
Acthung! Bilderberg!
La neolingua di Obama, sostenuta dai neo-con, continua a sostenere che la Russia sogni di ricostituire l’impero sovietico. Confrontiamola con quanto il presidente Putin dice all’Europa.
La settimana scorsa, Putin ha trovato il tempo di rilasciare un’intervista al Corriere della Sera alle 2 di mattina, questa è stata pubblicata mentre si svolgeva lo spettacolino nelle alpi bavaresi e prima della visita italiana di Putin del 10 giugno. Gli interessi geopolitici russi e i rapporti Russia-USA sono rappresentati molto dettagliatamente.
Quindi Putin era persona non gradita al G1 + galoppini? In Italia ha visitato l’EXPO di Milano, incontrato il primo ministro Renzi e Papa Francesco, fatto presente a tutti i “legami economici e politici privilegiati” tra Russia e Italia e menzionato le 400 aziende italiane attive in Russia e i milioni di turisti russi che visitano l’Italia ogni anno.
Ha anche parlato in maniera importante del consenso: la Russia rappresentava un punto di vista diverso come membro del G8, ma oggi gli “altri poteri” pensano di non averne più bisogno. Il concetto di fondo: è impossibile fare una conversazione tra adulti con Obama e i suoi amici.
E proprio al momento giusto, da Berlino – dove stava mostrando le sue roboanti credenziali in politica estera, Jeb Bush, fratello del distruttore dell’Iraq Dubya Bush, con il bigliettino dei suoi suggeritori neo-con, ha definito Putin un bullo e ha spinto l’Europa a combattere, e cosa se no, “l’Aggressione russa”.
L’offuscamento retorico su quello che è stato in realtà discusso nelle alpi bavaresi ha iniziato a diradarsi ai primi accordi della vera musica: il meeting del Bilderberg Group che è cominciato questo giovedì all’Interalpen-Hotel Tyrol in Austria, solo tre giorni dopo il G1 più partner minori.
Teorie cospirazioniste a parte, il Bilderberg può essere considerato un’ultraselezionata cricca di lobbysti – politici, boss delle corporate USA, ufficiali dell’UE, capitani d’industria, capi delle agenzie di intelligence, reali europei – organizzato ogni anno in una sorta di format da centro di pensiero/modo per organizzare la politica, per spingere la globalizzazione e tutti i punti più pressanti dell’agenda atlanticista. Chiamatelo pure la chiacchierata dei Padroni dell’Universo Atlanticisti.
Per rendere chiare le cose – non che siano grandissimi fan della trasparenza – la composizione del comitato direttivo è qui e in Austria parleranno di queste cose.
Naturalmente parleranno di “aggressione russa” (come se gli importasse del fallimento dell’Ucraina, devono impedire che la Russia faccia affari con l’Europa).
Naturalmente parleranno della Siria (come spartirsi la nazione, con il Califfato già catalogato come un evento post-Sykes-Picot).
Naturalmente parleranno dell’Iran (ovvero di come fare affari, comprare la loro energia e prezzolarli per farli entrare nel club).
Ma il colpo grosso è il TTIP – il paventato accordo di “libero scambio” tra USA e UE. In linea teorica tutti i più grandi lobbysti economico/finanziari che spingono il TTIP saranno sotto lo stesso tetto austriaco.
Non a caso il Bildeberg comincia un giorno prima che l’autorità presidenziale da “corsia preferenziale” sia discussa al congresso USA.
Wikileaks e una tonnellata di BRICS [1]
Guardiamo Wikileaks, con ciò che in un mondo migliore sarebbe un grosso aiuto per capire.
La Fast track authority estenderebbe il potere del presidente USA per non meno di sei anni: ciò coinvolgerebbe anche il prossimo inquilino della Casa Bianca, che probabilmente sarà Hillarator oppure Jeb “Putin è un bullo” Bush.
Questa autorità di negoziare accordi loschi non si riferisce solo al TTIP ma anche al TPP e al TiSA.
Wikileaks, appena in tempo, ha pubblicato l’allegato della salute alla bozza segreta del capitolo “trasparenza” del TPP, con le posizioni di ogni nazione nella negoziazione. Non c’è da stupirsi che questa bozza sia segreta. Non c’è nulla di trasparente riguardo ad essa, è un non nascosto attacco alle autorità sanitarie mondiali da parte di Big Pharma.
Il concetto di fondo è che questi tre mega-accordi – TPP, TTIP e TiSA – sono lo schema definitivo di quello che potrebbe essere educatamente descritto come una governante globale societaria, un sogno erotico del Bilderberg. Gli sconfitti: gli stati-nazione e il concetto di democrazia occidentale. I vincitori: le grandi società multinazionali.

Julian Assange, in una sua affermazione, in sintesi ha colto nel segno: “è un errore pensare che il TPP sia un trattato singolo. In realtà ci sono tre mega-accordi congiunti, il TiSA, il TPP e il TTIP, ognuno dei quali si configura strategicamente in un accordo più grande, che suddivide il mondo nell’occidente contro gli altri. Questo ‘Grande trattato’ è descritto dal Pentagono come il cuore del ‘Perno asiatico’ militare degli USA. Gli artefici stanno puntando nondimeno che all’arco della storia. Il Grande Trattato sta prendendo forma in totale segretezza, perché assieme alle indiscutibili ambizioni geostrategiche mette in opera una nuova ed aggressiva forma di corporazionismo transnazionale per la quale non c’è supporto pubblico”.
Dunque questo è il vero programma atlanticista – gli ultimi ritocchi da definirsi nell’arco di tempo che va dal G1 + galoppini fino al Bilderberg (aspettiamoci molte telefonate importantissime dall’Austria a Washington questo venerdì). La NATO in azione. Puntando all’Asia escludendo Cina e Russia. L’occidente contro tutti.
Ora il contraccolpo. Mentre si sviluppa lo spettacolo nelle alpi bavaresi, il primo Forum Parlamentare dei BRICS sta avendo luogo a Mosca – in vista del summit dei BRICS ad Ufa il mese prossimo.
I neo-con – con Obama a rimorchio – si crogiolano sognando che la Russia sia stata “isolata” dal resto del mondo grazie alle loro sanzioni. Da quando sono cominciate Mosca ha siglato grossi contratti strategico/economici con almeno venti nazioni. Il mese prossimo la Russia ospiterà il summit dei BRICS – 45% della popolazione mondiale, un PIL uguale a quello dell’Europa e a breve maggiore di quello del G7 – ed anche il summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS), in cui India e Pakistan, attualmente spettatori, verranno accettati come membri effettivi.

G1 + galoppini? Bilderberg? Trovatevi un lavoro, non siete il solo spettacolo in città, di qualsiasi città si tratti.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://rt.com/
Link: http://rt.com/op-edge/266542-bilderberg-obama-g7-germany-ttip/
11.06.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

[1] gioco di parole sul termine BRICS e bricks, che significa mattoni e il cui suono è lo stesso, NdT

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15181

sabato 7 giugno 2014

Indovina chi non viene a cena. - Sergio Di Cori Modigliani



"L'altra mattina si è verificato un episodio sintomatico a Bruxelles.

E' avvenuto un episodio simile al famigerato sorrisetto di Sarkozy su Berlusconi, ma molto molto peggio e ben più grave. 
Dopo le riunioni ufficiali del G7, Barack Obama ha organizzato una riunione strategica "con i partner europei" (quindi niente Cina, niente Giappone) per stabilire alcuni "punti fermi nella strategia politica globale dei prossimi mesi". 
L'ora era le 17. Il nostro premier si è accodato, tutto contento. Peccato che l'Italia non sia stata invitata. 
Ci sono andati la Germania, la Francia, l'Inghilterra. Lui no. Quindi, nessuno di noi. L'Italia è stata tenuta fuori.

Lo capisco.
Grazie alla nostra overclass, il nostro Paese è ritenuto non affidabile, non attendibile, non adulto a sufficienza per ascoltare ciò che devono dirsi i grandi che contano.
La cupola mediatica -a differenza che per il sorrisetto di Sarkozy- ha provveduto a non comunicare la notizia, non sottolinearla, non darle enfasi. Ecco perchè serve qualche atto comportamentale immediato di grande spessore.

Gli investitori internazionali stanno scappando via: è il danno collaterale provocato da persone come Berneschi, Bazoli, Pesenti, Penati, Ligresti, Greganti, Zaia, Cota, ecc.
Chi li paga, questi danni? Quanto ci costa la nuova immagine di un nostro premier che viene tenuto fuori della stanza che conta? Quanto ci costa il fatto che nessun telegiornale abbia dibattuto sulla vicenda?
L'Italia va a guidare il semestre europeo non per merito, ma per burocrazia, dato che c'è il turnover, quindi tocca a noi. 
Ci arriva schiaffeggiata e umiliata, avvilita e denigrata.
Non si otterrà, dunque, un bel nulla. Ciò che ci prospettano è pura piatta retorica.
Per i partiti verticali è l'ultima spiaggia. E' la loro, non degli italiani. Per noi è la prima spiaggia.
Per i cittadini, per gli intellettuali liberi e pensanti, per i soggetti autonomi e indipendenti, per gli appassionati civili per bene, si tratta di equipaggiarsi per lo sbarco nel "Paese normale".
Dal D-day del 6 Giugno 1944 che oggi si celebra, al O-day di domani. Dove O sta per zero. Tolleranza zero. Mafia zero. Criminalità organizzata zero. Nominati zero. Parassiti zero. Come le bibite senza zucchero, fa anche bene alla salute. Rimbocchiamoci le maniche e chiamiamo a raccolta la parte nobile del paese che esiste, eccome se c'è. Lavoriamo per il nostro sbarco.
Perchè vinciamo noi: questo è poco ma sicuro." Sergio Di Cori Modigliani
PS: Ha partecipato Napolitano agli incontri ai quali Renzie non è stato invitato.