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mercoledì 31 maggio 2017

Totti e gli affari d’oro col Campidoglio: 75mila euro al mese dalle case popolari. - Lirio Abbate e Marco Lillo

Totti e gli affari d’oro col Campidoglio: 75mila euro al mese dalle case popolari

Le società del capitano della Roma affittano immobili in periferia al Comune di Roma per l'emergenza abitativa. E il canone è extra large: 900mila euro l'anno per 35 alloggi del residence di Tor Tre Teste. A capo della commissione di gara, l'ex vice capo di gabinetto di Veltroni Odevaine, ora in carcere per Mafia Capitale. Un palazzo in locazione anche all'ex Sismi.

* Pubblichiamo uno stralcio de ”I Re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale” di Lirio Abbate e Marco Lillo, (Chiarelettere, 272 pagine, 14.90 euro)
Il 19 maggio 2014, meno di tre mesi prima di presentare la richiesta di arresto per i protagonisti di “Mafia Capitale”, i pubblici ministeri romani mettono nel mirino i Caat, una parolina criptica che sta per Centri di assistenza abitativa temporanea, uno scherzetto da quasi 43 milioni di euro di spese all’anno nel bilancio di Roma Capitale. (…) Questi centri vengono creati nel maggio del 2005 con una delibera del consiglio comunale ai tempi in cui è sindaco Walter Veltroni. Negli anni successivi vengono attivati alloggi di emergenza in numerosi palazzi, quasi sempre in periferia, di proprietà dei soggetti che ne fanno richiesta dopo un apposito bando del Comune. (…) L’amministrazione spende 42 milioni e 597.000 euro all’anno per 33 residence, a cui si sommano i centri della Eriches 29, di Salvatore Buzzi, che ospitano complessivamente 584 persone. Nell’elenco dei Caat troviamo grandi immobiliaristi (…). La procura finora non ha mosso accuse sull’emergenza abitativa. Non mancano casi di estrema “concentrazione”. Su 18 strutture a disposizione del Dipartimento Politiche sociali, ben 16 sono delle solite “coop bianche” (…). Alla fine le cooperative vicine a Comunione e liberazione racimolano grazie ai Caat del Comune più di 8 milioni di euro. Secondo il prospetto del Campidoglio, consegnato ai pm nel maggio del 2014 e poi girato al Ros dei carabinieri, Eriches 29 – quindi il versante “rosso” – costa alle casse dell’amministrazione pubblica ben 5 milioni e 179.000 euro, circa 740 euro al mese per immigrato (…).
Grazie a Odevaine 5 milioni vanno alla società di Francesco TottiNella lista consegnata dal pm Luca Tescaroli al Ros per le “concordate verifiche” c’è anche, all’undicesimo rigo della tabella dei Caat, il residence della Immobiliare Ten, amministrata dal settembre del 2009 da Riccardo Totti, fratello del capitano della Roma, e controllata indirettamente per l’83 per cento proprio dal fuoriclasse giallorosso, mentre il restante 17 per cento è diviso tra la mamma e il fratello stesso. 
La catena societaria a monte del palazzo di via Tovaglieri, zona Tor Tre Teste, è composta da tre società che fanno tutte riferimento al numero impresso sulla maglia del“Capitano”: a valle c’è l’Immobiliare Ten, proprietaria dell’immobile affittato al Comune; più su c’è invece l’Immobiliare Dieci che possiede – oltre al 100 per cento delle quote della Ten – anche altri due palazzetti (ora uniti in un unico stabile, ndr) in via Rasella, a due passi da via Veneto. Più su ancora c’è la holding di famiglia, la Numberten Srl: per l’83 per cento di Francesco Totti, per il 6,7 per cento del fratello maggiore Riccardo, amministratore di tutte e tre le società, e per il 10 per cento circa della mamma Fiorella Marrozzini. La società Immobiliare Ten del Capitano ha ottenuto dal Comune di Roma più di 5 milioni di euro in sei anni, per l’affitto di 35 appartamenti arredati in una zona dell’estrema periferia romana. Grazie al canone accordato dall’amministrazione, la società ha potuto realizzare negli anni utili interessanti: nel 2013 (ultimo bilancio depositato in Camera di commercio), 128.000 euro; nel 2012 addirittura 184.000.
Il punto è che il grande affare di Francesco Totti con il Campidoglio è stato fatto, come è accaduto per il gruppo Pulcini e per Salvatore Buzzi, grazie anche a un signore che oggi è in galera: Luca Odevaine. Nessuno è indagato per queste storie, ma resta lo sperpero di denaro pubblico (…). Il 16 ottobre 2007, dopo la pubblicazione di un bando sulla Gazzetta ufficiale il 13 agosto 2007 e dopo l’arrivo delle offerte, viene nominata dal direttore del Dipartimento Politiche abitative del Comune di Roma in carica, Luisa Zambrini, una commissione di gara. (…) Il presidente della commissione è il “dottor Luca Odevaine”.
Qualche giorno prima, il 27 settembre, l’Immobiliare Dieci Srl “spara” l’offerta: per l’affitto di via Tovaglieri chiede un canone annuale complessivo di 1 milione e 280.851 euro. Una cifra spropositata. In pratica Francesco Totti, o meglio, l’amministratore di allora che non era il fratello Riccardo – subentrato solo nel 2009 – ma il commercialista Adolfo Leonardi, chiede al Comune di Roma di pagare più di 3.000 euro al mese per ognuno dei 35 appartamenti del palazzo di Tor Tre Teste.
Lo stesso giorno il Campidoglio dispone di sottoporre l’offerta a un “parere di congruità tecnica” e “a seguito di tali verifiche l’amministrazione di Roma ha informato l’Immobiliare Dieci Srl di essere interessata all’offerta in locazione della struttura” però “a un canone di locazione di 15 euro/mq per mese e 9,50 euro/mq per mese per i servizi gestionali pari a un canone annuo di 714.481 euro oltre Iva al 20 per cento (in tutto fanno 857.000 euro) di cui 437.437 euro oltre Iva al 20 per cento per le unità abitative e 277.000 e 44 oltre Iva al 20 per cento per i servizi di pulizia delle parti comuni (tre volte alla settimana), la portineria 24h, la pulizia al cambio inquilino e la manutenzione ordinaria”.
Il contratto, dalla cifra originaria di 857.000 euro, forse per gli aumenti automatici, sale poi a 908.000 euro l’anno. Un’enormità se si pensa che la società di Totti ha comprato l’immobile con un leasing, poco prima di affittarlo al Comune di Roma, e lo ha pagato 6 milioni di euro più Iva. In pratica, se il Campidoglio avesse acquistato a rate il palazzo invece di pagare la locazione e i servizi di portierato e pulizie alla società di Totti, avrebbe speso quasi la stessa cifra entrando, però, in possesso di un bene.
Il contratto è scaduto il 31 dicembre 2014 ma l’amministrazione continua a pagare anticipatamente ogni mese i 75.000 euro di affitto per le 35 unità immobiliari di questo palazzo di periferia. (…) La società, inoltre, incassa gli affitti dei negozi – per un totale di 1900 metri quadrati – che sono esclusi dal contratto con il Comune. Al piano terra, infatti, troviamo un bel bar, della catena Blue Ice, e un supermercato Conad. Nel 2007 questi affitti extra erano pari a 231.000 euro all’anno. (…)
“Infiltrazioni in camera da letto, piove dal bagno di sopra, gli scarafaggi ci tormentano.”Lo stabile è il classico immobile costruito per ospitare uffici, non certo appartamenti residenziali. “Quando siamo entrati qui – racconta Elisa Ferri che abita con il marito e tre figli piccoli in un appartamento di 75 metri quadrati al primo piano – era tutto in ordine con i mobili ancora imballati. Dopo sei anni e mezzo la situazione è ben diversa. La manutenzione è fatta male. Da un mese nella nostra camera da letto e nel bagno ci sono le infiltrazioni che vengono dall’appartamento del piano di sopra. Uno schifo! Non possiamo fare intervenire i nostri idraulici e siamo costretti ad aspettare quelli della proprietà”. E ancora: “In realtà qui in via Tovaglieri non c’è nessuno della Immobiliare Ten di Francesco Totti. Siamo costretti a passare tramite il portiere che mi risulta lavori per una cooperativa (…)”. “Non sappiamo nemmeno il cognome del responsabile con cui parliamo. Io – si lamenta Elisa Ferri – so solo che si chiama Stefano. Nonostante le promesse, però, a casa mia dopo un mese non è venuto nessuno, piove da sopra e la macchia si allarga a vista d’occhio. Anche l’ascensore è rimasto rotto per settimane questa estate senza che nessuno intervenisse nonostante la presenza di anziani. La casa è molto umida. Le pareti e i tramezzi sono troppo sottili e questo palazzo non è stato costruito per essere abitato ventiquattr’ore al giorno, ma solo per lavorarci”. E come se non bastasse, “il Comune spende tanto per la bolletta elettrica. Inoltre siamo tormentati dagli scarafaggi. Io penso che Francesco Totti non immagini nemmeno in che situazione ci troviamo. Qui non lo ha mai visto nessuno. Pensi che nel palazzo si era diffusa la voce che aveva regalato tutto al Comune”.
In realtà non è così. La Immobiliare Ten, amministrata da Riccardo Totti, in questa storia si è comportata come una società che massimizza il profitto. Semmai è il Comune che ha fatto beneficenza al calciatore più ricco di Roma. Tra affitto e spese, gli appartamenti “ci” costano l’uno 2.161 euro di affitto al mese. Un canone degno del centro di Roma, non certo di Tor Tre Teste. Un bell’autogol per tutti.
Quello stabile a due passi da via Veneto che ospita gli uffici dell’Aise.A questo punto è interessante capire la storia del palazzo di via Tovaglieri. Inizialmente il proprietario, come accaduto per altri residence poi affittati come Caat al Comune, è la società Fimit Sgr, un grande fondo immobiliare italiano nato nel 1998 per iniziativa di Inpdap e Mediocredito Centrale. Fino a maggio del 2007, alla guida c’è Massimo Caputi, un manager molto importante che ha guidato colossi come Invitalia e Grandi Stazioni (…).
Il 30 maggio 2007 l’Immobiliare Dieci Srl stipula un preliminare con Fimit per comprare il palazzo di via Tovaglieri e due stabili in via Rasella. La società del Capitano si impegna ad acquistare il “pacchetto” a 16 milioni e 950.000 euro. Il prezzo è buono per gli acquirenti e permette al fondo di fare una plusvalenza di 3,3 milioni.
Il vero affare per i Totti sono i due palazzetti accanto a via Veneto, mentre quello di Tor Tre Teste viene infilato giusto per venderlo. In via Rasella, infatti, il Capitano compra immobili quasi totalmente liberi da inquilini, con una superficie netta da affittare pari a 1.860 metri quadrati al prezzo di 10 milioni e 950.000 euro, tutt’altro che elevato per quella zon (…)
Ben diversa, almeno sulla carta, la situazione di via Tovaglieri. (…) Nel maggio del 2007, quando la società di Totti firma il contratto preliminare di acquisto al prezzo di 6 milioni con Fimit, è un mezzo bidone: difficile da affittare e con un valore in calo. Tra il preliminare e il definitivo però le cose cambiano. (…) Il 16 ottobre viene nominata la commissione che deve valutare le offerte, presieduta da Luca Odevaine, e venti giorni dopo, il 7 novembre, la società di Totti stipula il contratto definitivo di acquisto con Fimit per il palazzo di via Tovaglieri. Sembra un azzardo ma il 16 dicembre 2008, il Comune e l’Immobiliare Ten firmano il contratto di locazione. (…) Via Tovaglieri, grazie al contratto per sei anni rinnovabile tacitamente, è una gallina dalle uova d’oro (…)
I due palazzi di via Rasella sono stati invece uniti e ristrutturati. Oggi ci sono gli uffici amministrativi dei servizi segreti italiani. L’Immobiliare Dieci detiene in leasing lo stabile e ottiene, nel 2013, ricavi per 1 milione e 70.000 euro. Probabilmente pagati tutti dall’Aise (Agenzia informazione e sicurezza esterna). Sul palazzo c’è anche la targa della presidenza del Consiglio. L’Immobiliare Dieci sostiene per via Rasella una rata del leasing pari a 545.000 euro ai quali bisogna assommare altri costi e ammortamenti. Alla fine, il netto utile è di 182.000 euro nel 2013.  (…) Francesco Totti, pur essendo il maggiore azionista delle due società immobiliari e quindi “il beneficiario” economico principale, non è amministratore delle due società e potrebbe non essere a conoscenza della genesi e dell’evoluzione dei rapporti con il Comune di Roma e con la presidenza del Consiglio per la locazione dei palazzi di via Tovaglieri e di via Rasella.
Francesco e Luca, romanista sfegatato, si incontravano negli uffici del ComuneIn Comune raccontano che Francesco Totti, ai tempi di Veltroni sindaco, aveva un buon rapporto personale con Luca Odevaine. L’allora braccio operativo del primo cittadino è un romanista sfegatato. Il Capitano lo conosceva bene e andava anche a trovarlo talvolta nel suo ufficio in Campidoglio. A testimonianza di un rapporto profondo tra i due, c’è un necrologio pubblicato in occasione della morte del padre di Luca, Remo Odevaine (…): “Sinceramente addolorati per la triste circostanza porgiamo le nostre condoglianze. Vito Scala e Famiglia, Francesco Totti e Ilary Blasi”.
Il necrologio è datato 15 novembre 2005, quindi precedente alla decisione, da parte della commissione presieduta da Luca Odevaine, di affittare per sei anni a un canone complessivo che supera i 5 milioni di euro il palazzo di proprietà della società dell’amico Francesco. Nonostante ciò, Odevaine non riterrà più opportuno astenersi da quel ruolo che spetterebbe a persone “terze” e in Comune nessuno dirà nulla.
Il rapporto tra i due non si è mai interrotto, come il contratto di affitto. Una traccia di questa stima reciproca si trova anche sui quotidiani del 24 gennaio 2013. Quel giorno Odevaine, sotto la bandiera di Fondazione Integra/Azione e in collaborazione con Legambiente e cooperativa Abitus, organizza una partita contro il razzismo (…). “L’iniziativa – scrive Repubblica – è stata apprezzata dal capitano dell’A. S. Roma, Francesco Totti” (…).
Un’altra “battaglia giusta” potrebbe essere anche quella contro gli sprechi, che dovrebbe imporre a Totti – certamente all’oscuro dei malaffari di «mafia Capitale» – di migliorare la condizione degli inquilini del palazzo di via Tovaglieri e al Comune di chiudere al più presto il contratto con la società Immobiliare Ten e trovare una sistemazione più degna per 35 famiglie.
da Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2015

domenica 7 dicembre 2014

Dalla Melandri a Veltroni, da Zingaretti ad Alfano. La carriera di un pregiudicato per spaccio che diventa Capo della polizia provinciale di Roma ma non può portare la pistola. - Fabio Carosi




Zingaretti, Gabrielli, Odevaine, Paluzzi

Sul caso Odevaine, l'uomo che il re delle Coop e reggente di Mafia Capitale Salvatore Buzzi diceva di stipendiare con 5 mila euro al mese, le carte parlano chiaro. Nell'aria c'era qualcosa che non funzionava ma tutti tacevano o facevano finta di non sentire, trincerandosi dietro l'alibi della battaglia politica o dietro quell'espressione "macchina del fango" che è stata usata dalla politica per difendersi dagli attacchi scomodi.
TRASPARENZA ALLA ROMANAChe Luca Odevaine non fosse un esempio di specchiata limpidezza non poteva non accorgersene Nicola Zingaretti. Il "suo" capo della Polizia Provinciale, passato indenne dal rapporto fiduciario con Giovanna Melandri ministro per i Beni Culturali e poi chiamato a fare il Vice capo di Gabinetto con Veltroni, secondo la regola che i più efficienti, venivano premiati, già al Campidoglio si infila nei guai. 
E' il 2011 e secondo le indagini della magistratura la "macchina infernale" di Massimo Carminati e del socio Salvatore Buzzi è già in azione. Luca Odevaine finisce sotto processo per abuso d'ufficio. Al centro dell'inchiesta condotta da Maria Cordova c'è l'affitto di un fabbricato per alcune famiglie senza casa che sarebbe stato "noleggiato" a prezzi superiori a quelli di mercato. Il business per chi affitta è notevole: ogni anno il Campidoglio spendeva oltre 33 milioni di euro che lieviteranno ancora sotto Alemanno. Odevaine si difenderà dall'accusa sostenendo che per quel contratto era stata fatta una "regolare gara tra privati". La tecnica è quella in uso da sempre nella pubblica amministrazione: la somma urgenza giustifica una richiesta di offerta a pochi soggetti e in un batter d'occhio il lavoro è aggiudicato.
Nel frattempo Odevaine è già alla Provincia di Roma. A chiamarlo è stato Nicola Zingaretti che gli affida la Polizia Provinciale e la Protezione Civile. Ma qualcuno sente puzza di bruciato sul personaggio e spedisce al presidente una serie di interrogazioni. Affaritaliani.it le ha rintracciate in un vecchio scatolone, poiché negli archivi pubblici non ce n'è più traccia. C'è il nodo del cognome cambiato; c'è il dubbio sul perché un comandante di polizia Giudiziaria non porti la pistola, la richiesta di sapere come sono stati spesi i soldi della sala operativa provinciale della Protezione Civile, le società che ne curano la manutenzione e il motivo per cui oltre allo stipendio di 120 mila euro l'anno lordi, Odevaine riceve anche un assegno ad personam di altri 14 mila euro l'anno.
IL COMANDANTE SENZA PISTOLA. Due sono gli atti in cui l'allora consigliere Roberto Petrocchi chiede al presidente Zingaretti di spiegare il perché il "capo della guardie" non ha la pistola d'ordinanza come i suoi colleghi sottoposti.
Il primo atto è del 5 novembre del 2009. Scrive l'interrogante: ".. per conoscere per quale motivo il Comandante della Polizia Provinciale non figuri nell'elenco dei dirigenti dotati di arma o abilitati all'uso".
Ancora il 24 novembre del 2011: Petrocchi interroga Zingaretti e chiede il motivo per cui Odevaine è pur essendo il "capo" non ha la qualifica prevista dalla legge regionale di "ufficiale di pubblica sicurezza" e poi aggiunge: "Se l'attribuzione della su indicata qualifica sia impedita da pregressa obiezione do coscienza o da quali impedimenti legali o precedenti vicende di qualsivoglia natura". E' un dubbio che rimane sospeso perché negli archivi non c'è traccia di risposta. E' evidente che se Nicola Zingaretti fosse in grado di produrre copia della replica, affaritaliani.it pubblicherebbe volentieri il documento. Aiuterebbe a fare chiarezza.
LUTTO IN CASA ODEVAINE. Le cronache della Provincia narrano di una vicenda surreale legata al cognome del dirigente. In occasione della morte del padre compaiono sui giornali una serie di necrologi bizzarri. Nato nel 1929 a Barcellona, José Ramòn Larraz viene ricordato anche come José Ramón Larraz Gil, Joseph Braunstein, Joseph L. Bronstein, Jos L. Gil, J. R. Larrath, Joseph Larraz, Jos R. Larraz, Jos Larraz, J. R. Lazzar e, infine, come Remo Odevaine. Beato chi ci capisce in una selva di nomi o pseudonimi che impediscono la riconducibilità del lutto familiare a Luca Odevaine, che avrebbe già cambiato il suo cognome per via della condanna per droga rimediata in gioventù, poi cancellata con l'indulto.
Dopo dieci anni di prima linea con Melandri, Veltroni e Zingaretti, ora la carriera del 58 enne affabile e con la faccia da attore, sembra conclusa. Ci ha pensato Salvatore Buzzi: "Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese... ogni mese... ed io ne piglio quattromila". 
E' in carcere. Secondo il gip era pronto a fuggire in Venezuela, paese d origine della moglie o dell'ex moglie, dove avrebbe trasferito il suo "tesoro".
http://www.net-parade.it/cgi-bin/link.aspx?utente=informare

Io mi rifiuto di credere che nessuno sapesse....