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giovedì 1 dicembre 2016

Maltempo o malgoverno? - Carlo Bertani




“La persona intelligente è colei che, contemporaneamente, riesce a soddisfare se stesso e gli altri. Lo stupido è, invece, colui che riesce, contemporaneamente, a danneggiare se stesso e gli altri.” Carlo Maria Cipolla (storico) – 1922 - 2000.

L’Italia è sotto scrosci d’acqua: per mia fortuna è intervenuto il mutamento climatico – del quale, in questa sede, non m’interessa indagare le cause – che ha contribuito, grazie al riempimento delle “riserve” sotterranee delle sorgenti (dovuto alla siccità estiva), a non aggravare la situazione.
L’acqua dolce rappresenta il 3% delle risorse idriche del pianeta alle quali, sottratta la quota imprigionata nei ghiacci artici, rimane un misero 1% (scarso), col quale dobbiamo bere, lavarci, irrigare, ecc.
Tanto per capirci, la media annua di precipitazioni, in Italia, è di circa 1300 mm di pioggia: quando, in un solo giorno, scendono dal cielo 200-300 mm d’acqua significa 20-30 centimetri. Immaginate uno “strato” d’acqua pari a una spanna e mezzo che, in brevissimo tempo, cali ovunque: chiaro che saltano i tombini. E’ una maledizione divina, certo, e l’uomo non può farci niente.
Davvero?

Ci sono tante emergenze in Italia: Emergency ci racconta che stanno aprendo ambulatori in Italia – anche per gli italiani – poiché c’è un’emergenza sanitaria che fa paura. I sindacati non fanno più chiasso, ma c’è un’emergenza, una disuguaglianza fra ricchezza e povertà che aumenta ogni anno. Il sistema scolastico sta letteralmente perdendo i pezzi, quello industriale sta riducendosi al lumicino...tutto è in grave sconforto.
Ebbene, gli interventi per il sistema idrogeologico italiano – se paragonati a quelli pre-2000 – sono stabili: zero erano e zero sono rimasti.

Chiedo il vostro conforto, che potrete darmi – ritengo – sulle cose visibili, quelle che si toccano con mano.
Viaggiate su strade ben delimitate da strisce, con la mezzeria ben indicata?
Notate spesso transenne dovute a frane o raramente?
Avete notizia di morti annegati o sotto frane raramente o di frequente?

Non mi dilungo: credo che abbiate capito.
Le cosiddette “emergenze da maltempo” non sono dovute alla pioggia: capitano perché l’unica cosa che viene in mente alla classe politica, quando piove, è d’aprire l’ombrello. Oppure telefonare, così vi mandano un’auto-blu per scarrozzarvi.
Eppure, i mezzi per proteggersi non si fermano all’ombrello: ce ne sono altri, ma costano e bisogna pensarci, non fare i festini a base di coca ed escort come sono abituati.

Passiamo in rassegna soltanto due mezzi, ce ne saranno altri, ma fermiamoci a due.

Il primo è un accorgimento tecnico.
Nel 1966, dopo la rovinosa alluvione di Firenze, qualcuno meditò di mettere in sicurezza la città medicea per sempre: fu progettato ed attuato l’invaso (o lago, o diga) di Bilancino, sul fiume Sieve (affluente dell’Arno) per limitare le piene di questo fiume che si riversavano in Arno, di conseguenza su Firenze (1). Ci vollero 30 anni per arrivarci, ma ci arrivarono e Firenze non ebbe più catastrofiche alluvioni: questo perché – probabilmente – l’invaso iniziò a funzionare ben prima.

Ho avuto un allievo che si è laureato in ingegneria idraulica: un giorno, incontrandolo casualmente, mi raccontò lo sconforto nel vedere le sua capacità sprecate. In parole povere, nessuno aveva bisogno di un ingegnere idraulico: la cosa non serviva.
Oggi, Novembre 2016, la “conta” dei danni causati, nel savonese, da un’alluvione nemmeno poi così catastrofica (non penso che verrà ricordata negli annali come tale) si è fermata a 100 milioni: 100 milioni non sono più la vincita al totocalcio, erano la bellezza di 2.000 miliardi di lire! Più avanti chiarirò questo strano paragone. Di quei 100 milioni ne arriveranno pochi, poiché dovranno subire il “salasso” di Governo, Regioni, ex Province e Comuni: se ne arriveranno 50 ci sarà da leccarsi i baffi.
Eppure, con 100 milioni di euro, si potrebbero pagare per un anno 5 ingeneri 100 geometri e diciamo...2.000 operai, ipotizzando una retribuzione (lorda) pari a 50.000 euro!
Cosa potrebbe fare questa immaginaria “azienda”? Far guadagnare alla collettività dei soldi, non solo cautelarsi dai danni ambientali.

Se l’esempio della diga di Bilancino vale, allora perché non ampliarlo a realtà più modeste del bacino dell’Arno?
I guai, spesso, provengono da piccoli torrenti i quali – improvvisamente – si danno arie di grandi fiumi e raggiungono portate eccezionali: in questo, c’entra il mutamento climatico, qualsiasi causa abbia, poiché in passato sono esistite le alluvioni, ma su grandi fiumi. Qui si tratta di fenomeni quasi tropicali, con tanto di “occhio del ciclone”, ben diversi dalle ondate di precipitazioni che scendono con andamento Est-Ovest, dall’Atlantico alla Francia, all’Italia e si concludono sui Balcani.
Le precipitazioni sono bizzarre, si scaricano ora qui ora là, improvvisamente: come fare? Guadagnando soldi, chiaro.

Sapete cosa può fare, oggi, la tecnologia? 
Fotografate il letto di un fiume, poi “ripassate” (in elettronico) il letto del fiume o torrente e delle sue sponde, mediante uno scanner ricavate la curva e quindi inviatela ad una macchina a controllo numerico la quale taglia ferro, acciaio, cemento, plastica o quel che più vi piace. Per la parte immersa misurate la profondità in alcuni punti della sezione: stiamo parlando di piccoli fiumi, o torrenti, ed avrete una sagoma perfetta (ovvio, aggiungete la parte immersa, per la profondità che ritenete congrua).
Avrete una sezione perfetta da inserire nel punto dove attuerete lo scavo e sistemerete la piccola diga: stiamo parlando di laghetti di 30-40 metri di lunghezza e di 6-10 metri di larghezza. Non più di 5 metri di profondità: ne esiste una del 1930 (circa) nei pressi della mia abitazione che ho visionato e che oggi è in disuso.
Le sezioni potrebbero essere costruite da un’azienda specializzata che ne sfornerebbe (volendo) decine la settimana: e il trasporto?
Camion? No, bisogna fare le strade, costa troppo.
Un dirigibile?

Lo Zeppelin NT, oggi, ha un carico massimo “pagante” di 1.900 Kg (2), ma non ci sono problemi, visto che ci sono prototipi come il Pelikan (2) che sollevano 66 tonnellate!
Non ho citato la Zeppelin a caso, perché la fine del “più leggero dell’aria” fu politica, non tecnica:

La Grande depressione e la salita al potere del Partito Nazista in Germania contribuirono entrambe al tramonto dei dirigibili per il trasporto di passeggeri. In particolare, Eckener (proprietario della Zeppelin dopo la morte di Ferdinand von Zeppelin N.d.A.)  e i nazisti avevano un'antipatia intensa e reciproca. La Zeppelin venne nazionalizzata dal governo tedesco a metà degli anni '30 e chiuse pochi anni dopo a seguito del disastro del LZ 129 Hindenburg, nel quale l'ammiraglia della Zeppelin prese fuoco in fase di atterraggio. (Wikipedia)

Più facile credere che i magnati dell’industria, che favorirono l’ascesa di Hitler al potere (Krupp, Thyssen, ecc), pretesero il “pagamento” della loro opera: non dimentichiamo che la lobby dell’aeroplano – ieri come oggi – ha sempre chiesto (ed ottenuto) di mandare all’aria i progetti di dirigibile, al punto che il Pelikan è stato realizzato grazie ad uno stanziamento federale di 35 milioni di $ degli USA, che hanno fatto prevalere le motivazioni d’interesse nazionale sul volere delle lobbies.

Bene: spostando tutto il cantiere con il mezzo aereo, quanti piccoli laghi si riescono ad installare? Non lo so, ma decine l’anno senz’altro.
Ah, dove si guadagna?
Accidenti dimenticavo...proprio accanto alla diga, un bel condotto con una turbina Francis: energia elettrica a costo zero, che in capo a 5-10 anni ripaga il tutto.

Questo, per molti, sembrerà un progetto fantascientifico: tranquilli, chi ci governa lo sa benissimo che è realizzabile, per questo mi daranno del matto. Ma sono abituato, da molti anni, a queste tirate d’orecchi...da quando domandavo perché non installassero generatori eolici sullo spartiacque appenninico: i Comuni ci sono arrivati da soli, ed oggi – chi ci ha creduto – raddoppia i mulini in pochi anni.
Già...ricordo il mio editore – Angelo Quattrocchi – il quale mi rispondeva: “Carlo, tu vedi troppo oltre, troppo lontano...la gente rischia di non capirti...”. E fu un grande editore e scrittore.

Il secondo provvedimento richiede molti più soldi ed un tantino di cervello: in tasca alla classe politica i primi abbondano, il secondo nemmeno esiste.

Mi rattrista molto quando osservo campi pianeggianti abbandonati: il primo anno sono ad erbacce che seccano nell’Inverno successivo...poi, il contadino compie un ultimo sforzo, le fa arare e pianta noci, pioppi o nocciole. Un modo come un altro per dire “Qualcuno se li godrà...” già, forse qualcuno fra mezzo secolo venderà i noci ad una segheria, ne ricaverà un gruzzoletto e si farà una vacanza, alle Canarie od in Madagascar.
Eppure, sono stato testimone – bambino – dell’abbandono dei terreni di collina/montagna : “Eh, se avessimo quei bei campi pianeggianti e diritti...con il trattore come si farebbe in fretta!”
Il trattore è arrivato, ma per un contadino che lo acquistava ce n’erano 9 che vendevano il cavallo al macellaio e chiudevano bottega: “Vado in fabbrica, niente più pensieri...”
Oggi, dove vai?

All’estero se si bravo, se sei capace a fare qualcosa...ma come fai ad imparare qualcosa se nessuno te lo insegna?
Restano i 110 lode, terminati però in 5-6 anni d’Università, non di più! Oppure i falegnami per slitte, che in Lapponia “tirano” sempre...
In qualche modo – o con la pensione dei padri, o con quattro voucher malandati lavorando più ore dell’orologio – li devi mantenere.

Gli agricoltori sono importanti per il regime delle acque, perché se sono presenti lungo i corsi dei torrenti, e poi dei fiumi, sono loro i primi “manutentori” della rete idrica. Helena Norberg-Hodge scrisse un libro dal titolo “Ispirarci al Passato per Progettare il Futuro”, dove spiegava come i contadini del Ladakh – parte indo-pakistana del Tibet – erano importanti per il regime delle acque.
In ogni villaggio, c’erano quattro tipi di ruscelli: quelli per bere, per lavare, per irrigare e, infine, per quelle che noi chiamiamo “acque nere”. In questo modo, le piene erano controllate sin dall’inizio, in montagna, ed i torrenti si riempivano più lentamente, non dando luogo a “ondate di piena” catastrofiche.
Osservate, oggi, l’Italia: come ho ricordato in altri articoli, il tasso di sostituzione degli agricoltori, in Italia, è di 8:1, ossi un giovane per 8 vecchi, mentre in Francia e Germania è di 1:1. Chi sorveglia ed agisce più sui corsi d’acqua?
Cosa ha causato il tracollo?

Due fenomeni: uno di matrice storico-culturale e l’altro d’origine economica.
Quello culturale affonda nelle nostre radici da prima dell’Unificazione: agricoltore, poi contadino, quindi campagnolo, colono, rustico, villano, bifolco...(Rusticani non sunt cives...)
Dall’Unificazione in poi – ne parla Indro Montanelli nella sua Storia d’Italia – mai si è riusciti a condurre gli agricoltori ad un livello sociale più elevato (pur esistendo contadini ricchi!) perché esserlo rappresenta un marchio indelebile, un sinonimo di grettezza ed ignoranza. I nostri giovani, ne sono tuttora intrisi.
Per questa ragione osserviamo i figli degli agricoltori che studiano e diventano medici, avvocati, ecc: nessuno vuole avere quel marchio sulla pelle, non c’è dignità per chi lavora i campi, e lavorare un orto è mestiere da pensionati.

La seconda ragione è economica.
Il Fascismo fu prodigo di provvedimenti e fondi per l’agricoltura, ma anche i successivi governi democristiani non trascurarono il settore: grazie alle associazioni di categoria (Confagricoltura, ecc) e ad appositi stanziamenti per la meccanizzazione, l’allevamento, l’acquisto di terreni, ecc. si riuscì a parare il colpo della veloce industrializzazione ed a mantenere in attivo i campi.
Ma il Ministero dell’Agricoltura fu addirittura abolito (referendum) per volontà dei radical-chic , ossia gli idioti radicali italiani.
Rinacque sotto nuove spoglie ma, oggi, vale di più un Ministero per le Pari Opportunità che quello – che dovrebbe essere più importante: se non altro per la ragione che se non coltivi, o importi, o non mangi – delle Risorse Agricole e Forestali.
Il motivo, però, è ancora un altro. Osservate il grafico (3):



Rappresenta l’inflazione italiana dal 1957 al 2015. Una serie di picchi intorno agli anni 70-80, con lenta discesa: quest’anno, per la prima volta, andremo in inflazione negativa, per ora i dati mostrano un -0,19. Il che significa, con i prezzi in ribasso, che il prossimo anno con gli stessi soldi comprerò più merci. E chi spende più!
Dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta la Banca d’Italia stampava banconote con le quali pagava i lavori pubblici e sovvenzionava, fra gli altri, anche l’Agricoltura. I grossi trattori che osservate in giro, sono quasi tutti figli di quella stagione, quando te li finanziava quasi completamente il Ministero.
Ma, nel 1992, la Banca d’Italia fu – di fatto – privatizzata e sottratta alla parte politica la quale – ad onor del vero – non ottenne un gran successo in quegli anni: nel 1976, un bene che costava 100.000 lire a Gennaio, al 31 Dicembre ne costava 120.000!

Oggi siamo giunti in prossimità dello zero, che significa deflazione, ossia “congelamento” della spesa privata, posticipazione degli acquisti, la quale innesca la spirale negativa verso la recessione. E’ un momento importante della nostra Storia, al quale mai siamo giunti.
L’inflazione però, se contenuta, dovrebbe indicare il tasso di sviluppo di una società: vuol dire più denaro perché la società produce di più. Cosa indica un’inflazione negativa?
Vuol dire che un governo (qualsiasi) non può finanziare progetti di sviluppo – oggi nemmeno più la manutenzione dell’esistente – ed i soldi che circolano diminuiscono. Meno soldi, meno sviluppo, meno sviluppo e meno soldi in circolazione...insomma, un cane che si morde la coda. E’ il capitalismo, baby...su...non lagnarti troppo.

Il maltempo di questi giorni ci fa pensare che – uno stato coraggioso – farebbe girare le rotative della Zecca per fornire denaro: ci vorrebbe, però, un poco d’attenzione su cosa puntare.
Se s’investisse in agricoltura – mutui a tasso zero, finanziamenti a fondo perso, prelievo (senza intaccare la proprietà di fatto) di fondi non coltivati, ecc – la produzione agricola aumenterebbe e potrebbe fornire un “volano” per far ripartire l’economia.
Così come finanziare i progetti, congiunti, di salvaguardia del territorio e di produzione d’energia...

Già...ma la Banca d’Italia non è più tale: è solo una filiazione, un settore della BCE di Francoforte...qui è il problema europeo, che non si risolve politicamente ai vertici – poiché il ricco non cederà mai un centesimo al poveroe, dunque, dobbiamo cambiare classe politica. Altrimenti, continueremo ad affogare ogni anno nella melma dei fiumi ed a vedere i frutti del nostro lavoro portati via dall’acqua.
In fin dei conti, si tratta solo di cambiare classe politica: il referendum è il primo scalino, forza.

venerdì 25 settembre 2015

Forte pioggia nella notte a Palermo. Strade allagate e alberi divelti.



Traffico in tilt e allagamenti Cadono le palme al Politeama

La situazione più grave in via Ugo La Malfa. 

PALERMO - La pioggia che si è abbattuta la scorsa notte ha provocato disagi a Palermo. Strade allagate e alberi divelti. La situazione più grave in via Ugo La Malfa. Qui la strada si è allagata ancora una volta provocando la protesta dei dipendenti dell'assessorato regionale al Territorio che in vista dell'inverno chiedono interventi al Comune per evitare il fenomeno dell'acqua alta. In piazza Giachery il traffico attorno al carcere dell'Ucciardone è impazzito per il cedimento di un muretto di contenimento delle aiuole. L'intera area è stata interdetta al traffico e le conseguenza sulla circolazione stradale sono state pesanti. Traffico impazzito in via Montepellegrino.

http://livesicilia.it/2015/09/24/forte-pioggia-nella-notte-a-palermo-strade-allagate-e-alberi-divelti_666354/

Perchè ora, quando piove, si allaga la città?
Perchè non puliscono mai le strade e i tombini sono intasati da foglie e robaccia varia?
Prima non succedeva...

domenica 16 agosto 2015

Maltempo: è una domenica d'autunno, rischio idrogeologico di livello due.

Maltempo: due trombe marine al largo della costa livornese © ANSA
Maltempo: due trombe marine al largo della costa livorneseRIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA


La perturbazione interessa tutta l'Italia, brusco calo delle temperature. 

E' una domenica d'autunno e quasi d'inverno in Val d'Aosta. Il maltempo cominciato sabato al Centronord si è esteso anche al Centrosud con pioggia, vento e disagi. Allerta temporali su gran parte del Paese. Lo indica un nuovo avviso meteo della Protezione civile. In particolare, le precipitazioni persistono sul Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Poi Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Valutata per oggi, domenica, una criticità 'arancione' (secondo di tre livelli) per rischio idrogeologico su basso Lazio, coste di Campania e Molise, nonché su buona parte di Basilicata, Puglia settentrionale e Calabria tirrenica settentrionale.
Forte pioggia in Campania, vigili fuoco al lavoro  - Forti piogge sulla Campania nelle prime ore della mattina. A Napoli e provincia le squadre dei vigili del fuoco in servizio sono impegnati in verifiche dopo richieste di intervento di numerosi cittadini. Infiltrazioni d'acqua - secondo quanto si apprende dalla centrale operativa dei vigili del fuoco - si sono verificate in particolare nella zona della periferia orientale di Torre del Greco, nel Napoletano.

Neve a 2.700 metri in Valle d'Aosta  - Scenario autunnale oggi in Valle d'Aosta: quota neve a 2.700 metri, 13 gradi nel capoluogo, 11 a Courmayeur e 7 a Cervinia. Le intense precipitazioni sono ormai in via di esaurimento, fa sapere l'ufficio meteo regionale. Fino a mercoledì la situazione sarà "variabile", da giovedì "molto probabile" il ritorno dell'estate. Da venerdì si sono cumulati dai 40 ai 65 mm di precipitazioni nel settore centro occidentale della regione e da 70 ai 129 (a Grange di Lillianes) in quello orientale.
Pioggia e forte vento, blackout in Veneto - Una pioggia incessante e un fortissimo vento, durati poco più di un'ora, hanno fatto temere il peggio sabato in Veneto dove, fortunatamente, non si sono registrati danni ingenti. Il maltempo che si è abbattuto sulla regione ha causato la caduta di numerose piante, di coppi e cornicioni, qualche impalcatura, allagamenti e in varie zone, specie nel trevigiano, vari black-out. Non c'è stato il pericolo di smottamenti in montagna. A Venezia coppi e cornicioni sono volati via dai tetti come fossero fuscelli. Al Cavallino c'è stato un fuggi fuggi da un campeggio dopo la caduta di alcune piante e lo sradicamento dalla terra delle tende degli ospiti. Altri comuni lagunari come Chioggia e Cavarzere sono stati investiti in pieno dal maltempo. Così come il padovano e il veronese. Nel trevigiano si sono contati vari blackout elettrici dovuti anche a corti circuiti che hanno sprigionato piccoli incendi. Alcune case sono rimaste al buio per oltre quattro ore, senza che gli utenti fossero informati dello stato del guasto dai tecnici dell'Enel, che hanno comunque operato per ripristinare l'energia elettrica. Un albero caduto su una cabina del gas, a Casale sul Sile, ha di fatto interrotto l'erogazione. Incessante il lavoro dei vigili del Fuoco nella regione, subissati da telefonate di cittadini in difficoltà.
Per fulmine crolla piccolo campanile nell'Aretino - Un piccolo campanile, risalente al '400 e posto sul cassero di Monte San Savino, nell'Aretino, è caduto dopo essere stato colpito da un fulmine sabato pomeriggio, durante il temporale che ha interessato Arezzo e provincia. Un albero è poi caduto su una casa ad Arezzo, nella zona di Quarata: anche in questo caso solo danni materiali. Vari poi gli interventi dei vigili del fuoco a causa dell'acquazzone, ma non si registrano al momento altre particolari criticità.
Tromba d'aria nel Pesarese scoperchia capannone - Una piccola tromba d'aria si è abbattuta su Talacchio, in provincia di Pesaro Urbino: il vento ha scoperchiato un capannone, ma fortunatamente non ci sono stati feriti. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, impegnati anche nella rimozione di alberi e rami pericolanti in tutta la provincia. Forte temporale nella zona.
Fulmini provocano black-out tra Bari e Brindisi - I temporali che hanno investito la zona adriatica tra le province di Bari e Brindisi hanno provocato un black-out in alcune aree dei comuni di Ostuni e della sua zona costiera (Rosamarina e Villanova), San Vito dei Normanni, Fasano, Alberobello, Monopoli e Putignano. Sono stati il forte vento e i fulmini - secondo l'Enel - a causare lo spezzamento delle linee elettriche. I tecnici Enel - è detto in una nota della società elettrica - sono prontamente intervenuti e sono già riusciti a riparare diverse linee danneggiate. I lavori di ripristino proseguono e in alcune zone, come quella di Ostuni, sono stati rallentati a causa di furti di conduttori in rame avvenuti negli scorsi giorni.
Forti temporali e grandinate nel brindisino - Ferragosto segnato da pioggia e grandine, nel Brindisino dove si sono verificati forti temporali, concentrati in particolare sulla fascia costiera. Nella zona nord della provincia, a Fasano e Ostuni, alcune strade e alcuni immobili al piano terra, tra cui qualche villetta al mare, si sono allagati. E' stato quindi necessario l'intervento dei vigili del fuoco, ma non sono stati segnalati danni gravi alle persone. A Brindisi è stato richiesto l'intervento di una motovedetta della Guardia costiera per facilitare l'ingresso in porto di una imbarcazione in difficoltà. Poco dopo le 16, in tutta la zona, è iniziata la fuga dei bagnanti dalle spiagge: si sono registrati congestionamenti e problemi alla circolazione delle auto lungo la litoranea e le strade di accesso ai lidi balneari. Il Dipartimento della Protezione civile e la Regione Puglia hanno diffuso un'allerta meteo perché si prevedono precipitazioni a carattere di rovescio e temporali accompagnati da forti raffiche di vento e locali grandinate.
Danni a Venezia e provincia per forte vento  - Venezia e il suo litorale sono stati interessati dal maltempo con danni che, fortunatamente, non sono stati ingenti. Rami spezzati, qualche albero caduto, black out sono stati i motivi principali delle richieste di intervento ai vigili del fuoco. Il vento forte ha impensierito alcuni ospiti di un campeggio del Cavallino che hanno preferito trovare riparo altrove, abbandonando le tende e le roulotte. E sempre il forte vento la causa dell'affondamento di un'imbarcazione dell'Actv che era attraccato davanti ai giardini di Sant'Elena. A Venezia sono volati alcuni cornicioni delle case, mentre al Lido e a Portogruaro si è registrato lo sradicamento di alcuni alberi. Alcune zone poi sono state vittime di un temporaneo blackout.
Trentino Alto Adige, fino 10 gradi meno con piogge  - Il caldo della settimana, con temperature anche molto sopra i 35 gradi di massima, in Trentino Alto Adige è stato mitigato da qualche temporale . Le temperature così sono scese in media di una decina di gradi. Tra sole e qualche breve temporale c'è una temperatura mite, con massime in linea ora con i valori medi stagionali, cioè sotto i 30 gradi le più elevate e minime anche verso i 15 gradi previste per oggi. Qualche nuvola a fare capolino e deboli temporali a tratti in programma a mantenere le temperature miti, secondo MeteoTrentino, il servizio meteorologico della Provincia autonoma di Trento.
Temporali e alberi sradicati nelle Marche  - Mattinata di Ferragosto con il sole e pomeriggio rovinato dalla pioggia in gran parte delle località turistiche delle Marche. Annunciato dalle previsioni meteo, il maltempo ha interrotto i pranzi in spiaggia di molti turisti, con piogge sparse e raffiche di vento più intense nell'entroterra. Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco per rimuovere alberi e rami caduti sulle strade a Macerata, San Severino Marche, Tolentino. Acqua e vento anche in provincia di Ancona, con alberi abbattuti dalle raffiche di vento a Falconara e Jesi. Tempo più clemente nelle province di Pesaro e Ascoli Piceno, la Protezione civile segnala piogge con picchi anche elevati.

giovedì 30 maggio 2013

I francesi: "Il 2013 sarà un anno senza estate".


L'allarme lanciato da un noto meteorologo tv che, dopo una primavera tra le più fredde e piovose degli ultimi tempi, non prevede affatto miglioramenti. Dovremo passare le ferie con l'ombrello?

Se state organizzando le vostre ferie forse fareste meglio a prepararvi a brutte sorprese. Il 2013 infatti potrebbe passare alla storia come l'anno senza estate. La preoccupante previsione viene da un notometeorologo francese, che prevede tre mesi estivi privi del tepore tipico della bella stagione. Basandosi sui mesi primaverili, effettivamente, i segnali sono a dir poco scoraggianti: al Nord Italia tanto freddo non si pativa dal 1991.
"Siamo in un serio pericolo di un anno senza estate. È una situazione di cui ci sono poche eccezioni, come nel 1975, nel 1983 e nel 1995, quando ci sono state una primavera e un inverno molto piovosi e poi un’estate normale. Ma adesso abbiamo una brutta situazione di partenza", spiega Laurent Cabrol che si fa chiamare "Monsieur Météo".

"La temperatura dell'acqua del mare - aggiunge il meteorologo - è fredda ed è un segno di raffreddamento dell'atmosfera. C'è molta umidità nell'aria. E quando viene il caldo, l'umidità evapora e si trasforma in temporali. E quando ci sono i temporali non si può parlare di una tranquilla giornata di sole".

A riprova dell'allarmante previsione ci sono i dati primaverili: il periodo tra marzo e maggio è stato per molte zone in Emilia, Veneto e Lunigiana il più piovoso degli ultimi 150/200 anni, cioè all'incirca da quando sono cominciate le misurazioni meteorologiche. In città come Parma, Piacenza e in altre zone del Nord-Est si sono registrate negli ultimi tre mesi piogge da record. Maggio da solo, invece, è stato al Nord-Ovest il più freddo dal 1991.

martedì 13 novembre 2012

Maltempo, allerta in Maremma: un uomo trovato morto in auto a Capalbio.


Maltempo, allerta in Maremma: un uomo trovato morto in auto a Capalbio

Situazione critica in Toscana e Umbria. L'area più colpita è la provincia di Grosseto. A Capalbio un uomo muore all'interno della sua auto, travolta dalla furia dell'acqua. Dinamica simile a Orbetello: grave una donna di 73 anni. Chiusa la A1 nel tratto compreso tra gli svincoli di Valdichiana e Fabro in direzione Roma e in direzione nord a partire da Orte.

Il cadavere di un uomo è stato trovato all’interno di un’auto travolta dall’acqua in località Chiarone, nel comune di Capalbio, in provincia di Grosseto. Non sono chiare le circostanze della morte, ma la strada avrebbe ceduto per la furia dell’acqua e l’auto sarebbe stata sommersa.
La situazione è delicata in tutta la Toscana, ma l’allerta massima è in Maremma. La Sala operativa unificata della Protezione civile regionale della Toscana ha lanciato l’allarme, dopo quanto accaduto già ieri in Liguria. Altre “piogge e temporali forti” sono previste per le prossime ore: l’allerta è valida per tutto il territorio regionale ad esclusione della Versilia e dei bacini del Serchio e del Bassoserchio, dove viene dichiarato uno stato di criticità moderata. La situazione è particolarmente critica in provincia di Grosseto: nella zona tra Albinia e Marsiliana l’esondazione di fiumi e torrenti ha costretto alcune persone a salire sui tetti delle abitazioni. Gli elicotteri della protezione civile sono all’opera per recuperare il maggior numero di persone possibile. A Orbetello, una donna di 73 anni è stata investita da un’onda d’acqua mentre era in auto: soccorsa dal 118, è stata trasferita in gravissime condizioni all’ospedale Misericordia di Grosseto. A tanta preoccupazione fa da contraltare una buona notizia: la donna incinta tratta in salvo stamane a Marsiliana da un elicottero dei vigili del fuoco, che l’hanno trasportata all’ospedale di Grosseto, ha partorito una bambina.
Allerta anche ad Orvieto dove, nonostante la situazione sia migliorata nelle ultime ore, la città resta spaccata in due. Il sindaco della città, Antonio Concina, parla di un fenomeno “bicentenario, di cui nessuno poteva prevedere la sua inaudita straordinarietà”. I danni nella cittadina in provincia di Terni “sono molto seri e drammatici”, ha aggiunto il primo cittadino, che però esclude l’evacuazione di famiglie dalle case, in quanto la piena ha interessato per lo più scantinati e magazzini industriali.
In seguito all’esondazione del fiume Paglia e dei torrenti ad esso collegati è stato chiuso nel primo pomeriggio il tratto della A1 compreso tra gli svincoli di Valdichiana e Fabro in direzione Roma e, successivamente, anche la direzione nord della stessa A1 a partire da Orte. Il tratto interessato dall’allagamento delle carreggiate autostradali è circoscritto a circa 200 metri all’altezza del km 427, dove il livello delle acque sulle campagne esterne ha superato la quota dell’autostrada per circa 20 centimetri. Per gli utenti diretti verso Roma dal tratto toscano dell’Autosole si consiglia di uscire a Valdichiana, percorrere il raccordo autostradale Valdichiana-Bettolle fino a Perugia e successivamente la E45, rientrando allo svincolo di Orte. Percorso inverso per gli utenti diretti verso Firenze. Dal nord per raggiungere la Capitale e viceversa si consiglia invece l’utilizzo della dorsale adriatica e della A24. Impraticabile invece il corridoio tirrenico per le lunghe percorrenza causa chiusura in vari punti dell’Aurelia per allagamenti.
In provincia di Massa il Corpo forestale dello Stato ha attivato un servizio anti-sciacallaggio degli immobili abbandonati ieri perché invasi dall’acqua. Numerosi gli allagamenti anche in provincia di Perugia, dove alcune famiglie sono state evacuate a causa dell’esondazione del fiume Nestore. A Roma, per l’innalzamento del livello delle acque del Tevere, i Vigili del Fuoco stanno chiudendo gli accessi alle banchine. L’ondata di piena del fiume arriverà in città domani intorno all’ora di pranzo. Problemi anche nel resto del Lazio. Vicino ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, è crollata una parte della strada-ponte che attraversa il fiume Paglia.
I collegamenti tra l’alta Tuscia e il sud della Toscana, in particolare con l’Orvietano, sono praticamente interrotti. Sempre in provincia di Viterbo sono circa una dozzina le strade rese impraticabili dall’acqua e dal fango. Quasi completamente isolato il centro abitato di Proceno. Allagamenti e smottamenti anche intorno al bacino del lago di Bolsena. I nubifragi, che intorno alle 13 si erano placati, sono tornati ad abbattersi con violenza in molte località della Tuscia. Nelle prossime ore è previsto un ulteriore peggioramento delle condizioni meteorologiche. Vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ordine sono mobilitati con tutti gli uomini e i mezzi disponibili.
Il maltempo continua a creare disagi anche al nord. Se in Alto Adige l’allarme sta rientrando, il Veneto è pronto a chiedere lo stato di calamità. A Venezia è ancora acqua alta, mentre a Padova resta l’allerta per la piena fiume Bacchiglione.
Corrado Clini, intervistato da Sky Tg 24, ha ribadito la necessità di un piano di prevenzione nazionale: ”Il nostro territorio è molto vulnerabile, c’è una situazione climatica nuova che poi tanto nuova non è. Quello che va fatto allora, è un programma di manutenzione e gestione del territorio nazionale”. Secondo il ministro, “vanno rese subito disponibili tutte le risorse finanziarie che abbiamo allocato”.