Visualizzazione post con etichetta danni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta danni. Mostra tutti i post

giovedì 8 aprile 2021

Covid, lo studio: “Farmaco antiparassitario blocca il danno polmonare causato dalla malattia.”

 

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature e condotto da un gruppo di ricercatori di King's College London, Università di Trieste e Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) di Trieste, che ha identificato il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate con Sars-Cov-2 e successivamente il farmaco che blocca il processo.

La ricerca per trovare terapie e una possibile cura per Covid non si arresta mai. E in questa corsa costante si può anche raggiungere risultati interessanti con molecole che fanno già parte della famiglia dei farmaci, ma sono utilizzati per altro. Un farmaco antiparassitario usato da più di 50 anni per le infezioni intestinali, la niclosamide, è in grado di bloccare il danno polmonare causato da Covid 19, ovvero gli effetti dannosi che la proteina Spike di Sars-CoV-2 causa alle cellule. A dimostrarlo è uno studio pubblicato oggi sulla rivista Nature e condotto da un gruppo di ricercatori di King’s College LondonUniversità di Trieste e Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) di Trieste, che ha identificato il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate con Sars-Cov-2 e successivamente il farmaco che blocca il processo.

A questa conclusione il gruppo guidato da Mauro Giacca, professore dell’Università di Trieste, docente di Cardiovascular Sciences al King’s College di Londra, e responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare dell’Icgeb, è giunto attraverso uno screening di laboratorio su oltre 3.000 farmaci già approvati per la terapia di diverse malattie. Lo stesso gruppo a novembre, in un articolo pubblicato su Lancet eBioMedicine, aveva scoperto che i polmoni dei pazienti morti per Covid-19, oltre a mostrare un esteso danno e la presenza di coaguli che bloccano la circolazione del sangue, contengono un vasto numero di cellule anormali infettate dal virus anche dopo 30-40 giorni dal ricovero in ospedale. Queste cellule sono generate dalla capacità della proteina Spike del coronavirus di stimolare la fusione tra cellule infettate e cellule vicine. “Le nostre ricerche – spiega Giacca – mostrano come Spike attivi una famiglia di proteine della cellula, TMEM16, indispensabili per la fusione cellulare. Questo meccanismo è anche alla base dell’attivazione delle piastrine e potrebbe quindi anche spiegare perché il 70% dei pazienti con Covid-19 grave sviluppa una trombosi“.

Lo studio mostra come la niclosamide, inibendo TMEM16 e la fusione delle cellule, blocca anche la replicazione del virus. Sulla base di questi risultati, una sperimentazione clinica su 120 pazienti è già partita in India. “Questa ricerca è importante – osserva Giacca – anche perché sposta l’attenzione dal tentativo di bloccare la moltiplicazione del virus, come finora hanno cercato di fare con alcuni farmaci, con scarso successo, a quello di inibire il danno causato all’organismo dalle cellule infettate. Sono sempre più convinto – conclude – che Covid-19 sia una malattia causata non dalla semplice distruzione delle cellule infettate dal virus, ma dalla persistenza di queste cellule nell’organismo per periodi lunghi di tempo. Il meccanismo che abbiamo scoperto potrebbe anche essere coinvolto nello sviluppo del cosiddetto Covid lungo, spiegando la difficoltà che molti pazienti hanno a recuperare dopo la malattia”.

IlFattoQuotidiano

venerdì 11 dicembre 2020

Il Mes tangentario. - Marco Travaglio

 

Al cabaret permanente della politichetta italiota si aggiunge una nuova gag: la campagna del Pd per scongelare il vitalizio a Ottaviano Del Turco, sospeso nei giorni scorsi in base a una norma voluta e approvata nel 2015 da Pd, Sel, Scelta Civica, Fd’I, Lega e contestata dai 5Stelle perché troppo blanda e piena di scappatoie. Cioè alla delibera degli uffici di presidenza di Camera e Senato che, ai tempi del governo Renzi, stabilì di levare la pensione ai parlamentari condannati a più di 2 anni per mafia, terrorismo e reati contro la Pa. Ora si dà il caso che Del Turco, arrestato nel 2008 da presidente Pd dell’Abruzzo, sia stato condannato definitivamente nel 2018 a 3 anni e 11 mesi per induzione indebita (la vecchia concussione) per aver estorto almeno cinque mazzette per un totale di 850mila euro al ras delle cliniche private Vincenzo Angelini. Dunque per due anni ha percepito indebitamente 5.500 euro mensili. Il fatto che la presidenza del Senato abbia posto fine a quell’ulteriore latrocinio di denaro pubblico scandalizza il Riformista, che è un po’ l’ora d’aria dei quotidiani italiani e vaneggia di “grida polpottiane dei 5 Stelle”, come se la norma fosse loro e non di Pd&C.

Segue un esilarante articolo dell’avvocato di Del Turco, Gian Domenico Caiazza che, avendo perso il processo, si rifà sul Riformatorio insultando i pm che l’hanno vinto. Titolo: “È innocentissimo” (infatti è stato condannato). La comica finale viene presa molto sul serio dall’ineffabile capogruppo del Pd Andrea Marcucci, quello che parla come un liderino di opposizione e invece pare stia in maggioranza. Il Marcucci esprime “profondo sgomento per la decisione di privare Del Turco del vitalizio” in base a una norma voluta dal suo partito, perchè il condannato è “gravemente ammalato”. Il che ovviamente dispiace, ma purtroppo la norma non prevede eccezioni per motivi di salute. Fra l’altro, sarebbe interessante sapere se l’ex sgovernatore abbia mai risarcito con i 700mila euro previsti dalla sentenza le parti civili, cioè alla sua Regione e alle Asl abruzzesi. Già, perché oltre alle mazzette ci sono i gravi danni inferti dalle sue politiche sanitarie a quella che ora è guardacaso la Regione peggio messa col Covid. Pochi mesi fa l’Abruzzo ha pagato l’ultima rata dell’enorme buco creato da Del Turco&C. con la folle cartolarizzazione dei crediti farlocchi della sanità, ceduti a banche estere mentre i vertici di Regione e Asl incassavano mazzette sui tagli dei posti letto negli ospedali pubblici e sui regali alle cliniche private. Così, quando certi impuniti invocano con la bava alla bocca i 37 miliardi di Mes sanitario e più soldi alla sanità nel Recovery Plan, possiamo facilmente immaginare cosa vogliono farne.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/11/il-mes-tangentario/6033329/

mercoledì 18 novembre 2020

Financial Times: ecco come si combatte il complottismo che dilaga sul web. - Gillian Tett

 

Il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie pericolose circolanti nel paese. Una ricerca spiega come possono agire i giganti di internet per fermarne la diffusione.

Nel 2016, durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, sui siti web di destra si è diffusa in modo virare una teoria del complotto nota come #Pizzagate. La sua tesi era che l’allora candidata democratica, Hillary Clinton, fosse coinvolta in un giro di pedofilia gestito da una pizzeria di Washington. All’apparenza sembrava una teoria ridicola, finché qualcuno non è entrato nel locale armato di un fucile d’assalto e ha cominciato a sparare.

Per fortuna nessuno si fece male in quell’occasione, ma l’episodio ha sollevato due interrogativi che rimangono attuali anche a quattro anni di distanza dai fatti, in un contesto di grande polarizzazione della politica statunitense. Perché il complottismo si diffonde così facilmente? Ed esiste un modo efficace per contrastarlo?

Le grandi aziende tecnologiche americane conducono da tempo studi molto approfonditi sul tema, di solito incrociando grandi flussi di dati e commissionando valutazioni psicologiche. L’anno scorso, invece, un team di ricercatori della controllata di Google Jigsaw ha provato a sviluppare un nuovo modello d’analisi unendosi agli etnografi della società di consulenza ReD. La loro idea era di condurre una ricerca qualitativa e mirata sugli atteggiamenti di 42 teorici del complotto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sostenitori di idee con vari gradi di pericolosità: dall’apparentemente innocuo terrapiattismo fino a teorie molto più pericolose come quella del genocidio bianco e quelle più recenti sulle pandemie.

Gran parte dello studio è tuttora riservato, ma è possibile farsi un’idea dei suoi interessanti risultati leggendo la sintesi che i ricercatori di Jigsaw e ReD hanno presentato qualche tempo fa a un gruppo di ricerca chiamato Ethnographic Praxis in Contest.

La questione centrale del complottismo è in che modo inquadrare il fenomeno. Joseph Uscinski, professore di scienze politiche dell’Università di Miami, ricorda in proposito che non è chiaro se oggi le teorie del complotto siano più diffuse di quanto fossero in passato, ma che senza dubbio “esistono forme di continuità”.

La particolarità della nostra epoca sta nella rapidità di propagazione che queste teorie hanno acquisito grazie a internet, e che le porta spesso sui media mainstream e nei discorsi dei politici. Le big tech provano a contrastare questa diffusione con una strategia che i vertici di YouTube hanno chiamano “quattro R”: rimuovere contenuti pericolosamente fuorvianti; relegare i contenuti complottisti agli ultimi posti dei risultati di ricerca; rilanciare i contenuti più affidabili sul tema; ricompensare le realtà che lottano contro la diffusione del complottismo (come per esempio l’interessante sito metabunk.org, creato dal divulgatore scientifico Mick West).

La strategia delle “quattro R” si fonda sulla separazione tra le teorie del complotto pericolose da quelle più innocue. Ma la ricerca di Jigsaw e ReD mostra che questo principio potrebbe non essere il più efficace.

Analizzando i comportamenti dei complottisti, infatti, il team di etnografi si è reso conto che quello che conta di più per loro non tanto è la pericolosità o meno delle teorie, quanto il grado di adesione che suscitano nelle persone. Insomma, “è più importante distinguere tra diverse tipologie di complottisti piuttosto che tra diverse tipologie di teorie del complotto”.

Il fatto è che una mente profondamente intrisa di complottismo ha la stessa probabilità di credere a teorie innocue o pericolose. Inoltre, i ricercatori sottolineano che non esiste “un complottismo innocuo di per sé” e che, all’opposto, anche nel caso delle teorie più pericolose è possibile convincere le persone ad attenuare le loro credenze in modo da renderle meno dannose.

Per questo motivo il team di ricerca propone una strategia articolata su più livelli. Chi è totalmente immerso nel complottismo non accetta controargomentazioni logiche, ma può per esempio rispondere a stimoli emotivi, quando gli vengono presentati con empatia e rispetto. I complottisti meno zelanti, invece, possono venire positivamente influenzati da interventi “a monte” come quello di portare in primo piano sui motori di ricerca i contenuti che sfatano le teorie del complotto.

I motivi che spingono qualcuno a sposare una teoria del complotto non sono solo psicologici (anche se i disturbi del sé giocano un ruolo importante), ma anche sociali. I ricercatori portano l’esempio di un’adolescente del Montana che ha abbracciato il complottismo per stare al passo con il suo gruppo di amici.

Inoltre, bisogna tenere conto di un certo numero di indici culturali, come il design dei siti web. Nel ventunesimo secolo, infatti, una persona mediamente colta e gli addetti ai lavori di internet tende a considerare più credibili le informazioni provenienti da siti esteticamente curati.

Al contrario, la ricerca di Jigsaw e ReD ha scoperto che i complottisti sono più propensi a credere ai siti dall’aspetto amatoriale, perché danno l’impressione di essere più “autentici”. Questo è un elemento che può sfuggire a uno sviluppatore di Google seduto nel suo ufficio di Mountain View, e non è il tipo di risultato che può emergere da un’analisi statistica dei flussi di dati, e tuttavia è un aspetto fondamentale del fenomeno complottista.

Occorre chiedersi se gli spunti emersi da questa ricerca siano ora utilizzabili dalle grandi aziende tecnologiche per evitare futuri #Pizzagate. Qualche piccolo successo c’è stato: lo studio riferisce per esempio di un utente di San Diego che ha abbandonato una teoria del complotto sulle scie chimiche dopo che Google ha messo in primo piano nel motore di ricerca contenuti alternativi sul tema.

Non sarà facile applicare questo metodo su larga scala e stare al passo con l’alta velocità di trasformazione delle teorie del complotto. Il #Pizzagate, per esempio, è ricomparso di recente sui social nonostante le numerose smentite, prendendo di mira il cantante Justin Bieber.

Il dato è allarmante se si considera che la ricerca del professor Uscinski ha messo in luce che il 51% degli americani oggi crede almeno in parte ad almeno una delle principali teorie del complotto circolanti nel paese. Senza parlare di tutte le occasioni che offre la pandemia di Covid-19 e la conseguente ricerca di un vaccino.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/16/financial-times-ecco-come-si-combatte-il-complottismo-che-dilaga-sul-web/6004909/

giovedì 24 settembre 2020

Il surriscaldamento costa all’Italia fino all’8% del Pil. - Luca Mercalli - 20 settembre 2020



















 In Italia – Nei giorni scorsi pareva luglio al Centro-Nord, invaso come tutta l’Europa occidentale da aria nordafricana. Primato settembrino di 35 °C lunedì 14 a Capo Mele, Savona (11 °C sopra media!), ma notevoli pure i 36,2 °C di Latina (dati Aeronautica Militare). Temporali invece all’estremo Sud (122 mm di pioggia in 3 ore lunedì a Catania, massimo in 17 anni di misure, allagamenti), intorno a una depressione che si è mossa verso lo Ionio evolvendo poi nell’intenso ciclone battezzato “Udine” dall’Istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino e “Ianos” dall’agenzia meteorologica greca: l’Europa meteonomastica è ancora da fare. Questo vortice simil-tropicale o “Medicane” (da Mediterranean hurricane), tipologia già vista in passato ma che potrebbe divenire più frequente con il mare più caldo, prima di colpire la Grecia ha lambito giovedì la Calabria (nubifragio a Isola di Capo Rizzuto). Nonostante la molta neve invernale e il fresco giugno 2020 la Società Meteorologica Italiana ha misurato una perdita di 80 cm di spessore al ghiacciaio Ciardoney, Gran Paradiso, a causa dei calori tardivi di agosto e settembre, un bilancio meno estremo degli anni recenti (circa 2 m persi nel 2012, 2015 e 2016) ma sempre sfavorevole. Secondo le immagini del satellite Sentinel-2, analizzate su Earth System Science Data anche dall’Università di Milano (Glacier shrinkage in the Alps continues unabated), i 4.395 ghiacciai delle intere Alpi coprono circa 1.800 km2 di area, in riduzione del 14 per cento dal 2003 e del 60 rispetto a metà Ottocento. Tra alluvioni, aumento dei livelli marini e delle ondate di caldo, e perdita di produzione agricola, i cambiamenti climatici implicheranno costi enormi per l’economia italiana in questo secolo, fino all’8 per cento del Pil: è solo uno dei dati allarmanti del rapporto “Analisi del rischio” del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici. Per affrontare le crisi future bisognerebbe imparare qualcosa dalla pandemia di Covid: se ne parlerà il 26-27 settembre ai “Colloqui di Dobbiaco”.

Nel mondo – Caldo inedito per settembre in decine di località tra Francia, Benelux e Germania, 34,8 °C a Treviri, 35,1 °C a Lille e 35,4 °C a Charleroi. Intanto, seppur attenuati, sull’Europa sono arrivati i fumi dei vasti incendi nell’Ovest americano, i peggiori della storia californiana con 14 mila km2 bruciati finora nel 2020 (come l’area del Trentino-Alto Adige). Raro affollamento di uragani tropicali in Atlantico: Sally, Paulette, Teddy e Vicky. Sally ha spazzato Florida e Alabama, ora in pieno oceano è nata la tempesta Wilfried e così, esaurita la lista di nomi stabiliti per il 2020 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, si deve passare alle lettere dell’alfabeto greco, come era avvenuto solo nel 2005. Ianos ha imperversato sulle isole greche Cefalonia e Zante con venti a 130 km/h, onde da 5 m e gravi danni anche per le piogge da 300 mm. Inoltre alluvioni nel Sahel e piena secolare del fiume Niger. L’agenzia meteo americana Noaa dice che sia agosto sia l’estate 2020 sono stati i più caldi nell’emisfero boreale (anomalie +1,2 °C), e rispettivamente in seconda e terza posizione a livello mondiale (+0,9 °C). Ma l’aumento termico dell’aria è solo la punta dell’iceberg del riscaldamento globale: l’89 per cento dell’energia in eccesso accumulata nel sistema-Terra nell’ultimo mezzo secolo a causa dell’effetto serra è finita negli oceani. Per neutralizzare il crescente sbilanciamento energetico e salvarci da disastrosi cambiamenti climatici bisognerebbe riportare la concentrazione di Co2 dalle attuali 417 a 350 parti per milione. Lo dice il rapporto Where does the energy go? di 38 tra i migliori scienziati mondiali del clima tra cui il grande Jim Hansen della Columbia University.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/20/il-surriscaldamento-costa-allitalia-fino-all8-del-pil/5937324/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=fatto-for-future&utm_term=2020-09-22

martedì 23 giugno 2020

Bullizzata su Instagram da due 14enni perché obesa, 12enne finisce in ospedale e la mamma denuncia.



Credeva fossero suoi amici e invece l'hanno presa in giro per i suoi chili di troppo, fino a pubblicare su falsi profili social creati «ad hoc» sue foto «imbarazzanti». È accaduto a Napoli dove una studentessa di appena 12 anni preda di una sincope è finita in ospedale.
Una storia simile a molte altre che hanno avuto esiti ancora più tragici. La ragazzina è stata colta da malore dopo avere ricevuto minacce da due ragazzi, un 14enne e una quasi 14enne, che si sono scagliati anche contro la madre della vittima, una professionista di 50 anni la quale, alla fine, ha deciso di rivolgersi ai carabinieri. Durissimo il tenore dei messaggi postati dai due haters all'indirizzo di madre e figlia: «...io mangio e non ingrasso..., questo non tu non te lo puoi permettere…» ma anche del tipo «...ti faccio piangere sangue...», oppure «attenta alle cose che dici perché poi picchio a te e tua mamma, attenta che io mi suicido dopo che ho ucciso te», e infine «attenta che muori prima tu di me, stai scherzando con il fuoco non sai di cosa sono capace». Particolarmente eloquente un messaggio in chat in cui prendono di mira la donna: «Attenta che stiamo organizzando una vattuta (pestaggio, ndr) ... più continui più la pestiamo...». La chiosa è estremamente violenta: «...dimostra un po' di affetto per tua figlia...».
A causa dei maltrattamenti la vittima è diventata inappetente e preda di frequenti mal di testa e di pancia. Malori che alla fine sono sfociati in preoccupanti tremori e perdite di coscienza, manifestazioni di grave disagio che l'hanno logorata a tal punto da rendere necessarie le cure mediche.
La presunta amicizia tra la 12enne e i due ragazzi è iniziata lo scorso mese di marzo. Una relazione altalenante che poi ha preso una brutta piega quando il 14enne ha pubblicato quell'immagine sui social. Malgrado la disperazione la ragazza ha avuto la forza di chiedere aiuto a sua madre la quale ha contatto un genitore: ed è stato a questo punto che è scattata la ritorsione on-line, veemente. «Dovrebbero vietare i social ai minorenni - dice preoccupata la mamma della ragazza, - perché è troppo facile insultare nascondendosi su queste piattaforme». Ovviamente, tra le minacce, non è mancata quella di reiterare la pubblicazione di altre fotografie «imbarazzanti» per crearle intorno il vuoto intorno.
La madre si è rivolta all'avvocato Sergio Pisani il quale, dopo avere raccolto i messaggi pubblicati su Instagram e il referto dell'ospedale, ha presentato una denuncia ai carabinieri. «Quanto accaduto a giovane vittima impone una riflessione - afferma il penalista - i social non dovrebbero assolutamente consentire la creazione di falsi profili. I profili devono essere tutti certificati con una procedura di riconoscimento on-line previa esibizione e invio di documenti di riconoscimento». La giovane ragazza, intanto, pesantemente offesa, «bullizzata» e isolata dagli amici, continua a soffrire.
Ecco uno dei motivi che mi porta a diventare razzista.
Questi bulletti sono il risultato della mancata educazione ed attenzione genitoriale.
I figli non basta metterli al mondo, vanno seguiti amorevolmente e responsabilmente, insegnando loro che non è l'aspetto fisico o il colore della pelle o ciò che si indossa a fare di un essere una Persona, ma il contenuto dell'essere Persona.
In ogni caso, bisogna far entrare nella loro testolina vuota che tutti gli esseri viventi hanno diritto al rispetto.
Bisogna fargli capire che comportarsi da bulletti è, ahimè, sinonimo di senso di inferiorità nei confronti di chiunque possa confrontarsi con loro, non avendo argomenti da produrre a loro vantaggio.
Questi bulletti sono i futuri irresponsabili protagonisti di malefatte ovunque approderanno perchè privi di etica, sono i futuri corruttori o corruttibili, sono gli utili servi del potere marcio.
C.

lunedì 11 dicembre 2017

Glifosato ? PD, Forza Italia e Lega hanno detto SI’! - Rosanna Spadini



Matteuccio nostro lo ha impostato come slogan della nuova Leopolda. «Termineremo la giornata lottando contro le fake news. Il New York Times ha pubblicato un pezzo su quello che sta avvenendo in Italia: sono state oscurate pagine con sette milioni di like che spargono veleno e falsità contro di noi».
In realtà un’accozzaglia elettoralmente utile di siti e profili che avrebbero sparso notizie e immagini false sul Pd. L’articolo, naturalmente non è solo farina del sacco del NYT, ma è stato suscitato da un fantomatico «Rapporto», redatto indovinate da chi? Ma da Andrea Stroppa, fondatore di Ghost Data e consigliere di Renzi per la Cybersicurezza.
Ma la guerra delle fake news per l’incipiente campagna elettorale è appena iniziata, e dopo gli hackers russi a sostegno del No al Referendum e i soldi del Cremlino distribuiti ai 5 Stelle, arriva l’insalata di bufale di Repubblica, impegnata a seminare nebbia densa sui voti di PD, Forza Italia e Lega sul glifosato. Perché i media ci sguazzano nelle fake news, ci ingrassano e si arricchiscono, al motto di «honi soit qui mal y pense!»
Infatti gli Stati membri dell’UE hanno da poco ritrovato la maggioranza qualificata e rinnovato l’uso di glifosato per altri 5 anni. Sono perfino stati ignorati i limiti per l’utilizzo del glifosato su parchi pubblici, l’uso disseccante preraccolto (che ci mette in forte competizione con gli Stati del Nord Europa a danno delle nostre coltivazioni) e i restringimenti per gli usi non professionali.
A spostare gli equilibri sono stati i voti favorevoli di Germania e Polonia. Quindi rinnovo dell’utilizzo dei pesticidi per almeno altri 5 anni, il tempo utile per fare ottimi profitti sulla pelle dei cittadini europei. Mentre la Germania è in attesa (a gennaio) della decisione finale della Commissione sulla fusione Bayer-Monsanto, in Italia si ignora palesemente ciò che molti parlamentari italiani hanno votato NO al bando immediato del glifosato, prima di votare SI’ al prolungamento del suo utilizzo a 5 anni.
E’ lo stesso Parlamento europeo a dircelo:
– L’emendamento dei 5Stelle chiedeva alla Commissione di «Vietare con effetto immediato» il glifosato nell´Unione Europea
Invece 501 eurodeputati di differenti schieramenti politici hanno votato contro la richiesta di messa al bando del glifosato: tra questi LEGA (Bizzotto, Borghezio, Fontana e Zanni), FORZA ITALIA (Cicu, Cirio, Comi, Dorfmann, Gardini, Martusciello, Matera, Patriciello, Pogliese, Salini) e PD (Benifei, Bettini, Bonafè, Bresso, Briano, Chinnici, Cozzolino, Danti, De Castro, De Monte, Gasbarra, Giuffrida, Grapini, Gualtieri, Kyenge, Mosca, Panzeri, Paolucci, Picierno, Pittella, Sassoli, Toia, Viotti, Zanonato, Zoffoli). Tutto registrato qua alle pagine 88-89
– Emendamento dei socialisti (dove confluisce il PD a livello europeo) che chiedeva di “eliminare progressivamente” il glifosato “ENTRO IL 15 DICEMBRE 2022.
– Poi 353 eurodeputati hanno votato a favore di questa richiesta, tra cui i soliti Lega, Forza Italia e PD. Tutto registrato qua alle pagine 90-91.
– Ancora 355 europarlamentari hanno votato a favore di quello che non è un bando a 5 anni ma un nuovo rinnovo dell’approvazione della sostanza attiva glifosato fino al 2022. Tra cui i soliti LEGA, FORZA ITALIA (Cicu, Dorfmann, Patriciello), PD e l´”indipendente” Affronte. Non solo, ma ben 111 europarlamentari si sono astenuti. Tra questi Mussolini, Pogliese e De Castro. Tutto registrato nel link alle pagine 106-107.
– Proposta finale della Commissione con, indovinate un po’, UN RINNOVO A 5 ANNI FINO AL 15 DICEMBRE 2022.
Dunque decisione scellerata del Parlamento europeo, utile idiota alle dipendenze del volere delle multinazionali.
Eppure la Monsanto, travolta dallo scandalo dei “Monsanto Papers“, con cui si erano falsificate alcune ricerche scientifiche, era stata interdetta a settembre dal Parlamento europeo.
Nonostante ciò Bruxelles si piega ancora una volta dinanzi allo strapotere della multinazionale americana e concede l’ennesima proroga per questo pesticida riconosciuto come fortemente cancerogeno.

Saranno ulteriori anni d’infestazione, senza che esista una smentita credibile allo studio dello IARC che classifica il pesticida più celebre e diffuso al mondo come probabile cancerogeno per l’uomo. Ma il fatto più sconcertante di questa ennesimo favore concesso al colosso statunitense – e appoggiato dai partiti italiani – è la totale noncuranza degli effetti che il glifosato produce sul nostro territorio.
Questo erbicida, usato in pre-raccolta, consente a paesi come il Canada di esportare i loro prodotti a prezzi estremamente competitivi che distruggono il settore produttivo di paesi come l’Italia. Negli ultimi dieci anni più della metà delle aziende che producevano grano duro sono sparite nel Sud, in  Sicilia, in Puglia, in Basilicata, Calabria e Campania.
Con un fabbisogno nazionale di pasta che non è affatto diminuito, anzi è aumentato. Questo perché i grandi industriali della pasta, in assenza di una normativa che proteggesse le nostre produzioni locali, hanno cominciato ad approvvigionarsi di grano duro importato dall’estero, con l’unico obiettivo di fare maggior profitto, fregandosene della salute dei cittadini.
Nello scorso agosto la Commissione Europea aveva espresso preoccupazioni sulle conseguenze della fusione dei due colossi dell’agrochimica Bayer-Monsanto. Se però consideriamo l’atteggiamento tenuto dalla stessa Unione europea sulle precedenti fusioni di colossi mondiali della chimica come Dow e DuPont e ChemChina-Syngenta, in entrambi i casi le indagini preventive sulla concentrazione del mercato non impedirono le operazioni di compravendita.
In questo caso la fusione di Monsanto e Bayer segnerebbe un danno irreparabile per la salute dei cittadini europei. Il colosso dei pesticidi e dei sementi di Saint Louis, Stati Uniti, e il gigante farmaceutico di Leverkusen, Germania, sono prossimi  infatti a una fusione da 66 miliardi di euro, guidata dai tedeschi.
Il nuovo rapporto dell’iPES, il panel internazionale di esperti sulla sostenibilità dei sistemi alimentari, denuncia l’oligarchia delle grandi multinazionali agroalimentari e prova a tracciare degli scenari partendo dagli impatti dei grandi movimenti di capitale che stanno portando all’aggregazione di soggetti già leader del mercato.  Le grandi manovre dei colossi agrochimici sono iniziate nel 2015, ed hanno architettato una «concentrazione senza precedenti nei settori delle sementi, dei fertilizzanti, della genetica animale e dei macchinari agricoli, con la nascita di player sempre più grandi e capaci di controllare i passaggi strategici di filiera: la logistica, la trasformazione e la vendita al dettaglio». (www.rinnovabili.it)
Chi coltiva il cibo in Europa sarà costretto ad investire sulle colture diffuse dal mercato internazionale, che minacciano la sicurezza alimentare. Infatti ormai le grandi imprese controllano gli snodi chiave della catena produttiva.
Viste le prospettive, spiega il rapporto «le imprese dominanti sono diventate troppo grandi per alimentare l’umanità in modo sostenibile, troppo grandi per operare in condizioni eque con gli altri attori della filiera e troppo grandi per aprirsi all’innovazione. Piuttosto che guidare i sistemi alimentari verso la sostenibilità, questo meccanismo è destinato a causare degrado ambientale e declino economico e sociale».
La fusione Monsanto-Bayer  darà vita alla più grande azienda di semi e pesticidi del mondo.

Nel video in primo piano, la giornalista Abby Martin parla dell’ascesa al potere di Monsanto e di come l’azienda sia riuscita a saturare l’ambiente globale con le sue sostanze chimiche tossiche, in gran parte attraverso vere e proprie frodi.
Nel maggio 2016, l’Università di San Francisco (USF) ha rivelato i risultati di un progetto di test iniziato nel 2015. I test, commissionati dalla Organic Consumers Association (OCA), hanno rilevato che il 93% degli americani ha livelli rilevabili di glifosato nell’urina.
Il glifosato è la sostanza chimica agricola più utilizzata al mondo, ed è un ingrediente attivo nell’erbicida ad ampio spettro Monsanto Roundup. Come notato dal Progetto Detox:
«Il glifosato, etichettato come» probabile cancerogeno per l’uomo «dall’agenzia di cancro IARC dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2015, si è rivelato ormai onnipresente nel primo progetto di test LC / MS / MS che sia mai stato realizzato in tutta l’America».
«Il glifosato è stato trovato ad un livello medio di 3.096 parti per miliardo (ppb). I bambini avevano i livelli più alti con una media di 3.586 ppb. Le regioni con i livelli più alti erano l’Ovest e il Midwest con una media di 3.053 ppb e 3.050 ppb rispettivamente».
Il glifosato è stato trovato in una vasta gamma di campioni, tra cui sangue, urina, latte materno, acqua potabile e altro ancora. I risultati di uno studio tedesco pubblicato nel 2012 hanno dimostrato che anche le persone che non hanno un contatto diretto con l’agricoltura hanno concentrazioni significative di glifosato nelle loro urine.
Perché la maggior parte delle persone ha tracce di questo probabile cancerogeno nei loro corpi, indipendentemente da dove vivono?
La risposta è perché il glifosato viene spruzzato su praticamente tutte le colture alimentari in tutto il mondo. In effetti, il glifosato è il killer più pesantemente usato nella storia. «Roundup» è la formulazione più comunemente usata, ma il glifosato può essere trovato anche in altre formule di pesticidi.
Dal 1974, 1,8 milioni di tonnellate di glifosato sono state applicate nei campi degli Stati Uniti; due terzi di quel volume sono stati spruzzati negli ultimi 10 anni.
Tra il 1974 e il 2014, sono stati utilizzati 9,4 milioni di tonnellate di glifosato in tutto il mondo. Il glifosato minaccia la salute ecologica, animale e umana.
Come notato da «The Center for Biological Diversity», l’uso massiccio del glifosato, in particolare sulle colture Roundup Ready geneticamente modificate, anch’esse sviluppate dalla Monsanto, è stato implicato nel drammatico declino delle farfalle monarca .
La ricerca ha anche collegato il glifosato al Collapse Disorder nelle colonie d’api (CCD), insieme a tossicità per suolo, piante boschive, anfibi, pesci, ambienti acquatici e mammiferi, causando problemi riproduttivi e perturbazione endocrina.
Secondo altre ricerche recenti, il glifosato può anche promuovere la resistenza agli antibiotici distruggendo i batteri intestinali e disaggregando l’utilizzo di manganese.
Monsanto è dunque una minaccia per l’Ecosistema del Pianeta.
Nonostante le numerose preoccupazioni sollevate dagli scienziati circa la natura tossica del glifosato, il governo degli Stati Uniti e la stessa Monsanto, non hanno intrapreso alcun provvedimento per salvaguardare la salute umana.
La storia dell’azienda risale al 1901, quando John Francis Queeny fondò la Monsanto Chemical Works a St. Louis, nel Missouri. Suo suocero, un commerciante di zucchero di nome Emmanuel Mendes de Monsanto fornì i finanziamenti.
Fin dagli esordi la società ha impiegato le più oscure tattiche per evitare leggi che danneggiassero i propri profitti. Per aggirare i regolamenti e le tasse elevate a St. Louis, la Monsanto poi trasferì la sua attività 4 miglia a sud, stabilendosi nell’Illinois.
Divenne produttore leader di policlorobifenili (PCB), producendo quasi tutti i PCB venduti negli Stati Uniti, anche se la tossicità dei PCB era nota e occultata dai dirigenti della Monsanto.
Oggi, il persistente inquinamento da PCB ha portato ad almeno 700 azioni legali per conto di persone che dichiarano che la loro esposizione a PCB ha causato linfoma non Hodgkin.
Nel 2002, la Monsanto è stata dichiarata colpevole di decenni di «atti oltraggiosi d’inquinamento» nella città di Anniston, in Alabama, dove ha scaricato PCB (policlorobifenili, inquinanti persistenti, assimilabili alla diossina) nel fiume locale e sepolto segretamente la sostanza chimica tossica in una discarica.
I documenti interni hanno rivelato che Monsanto aveva piena conoscenza della gravità del problema dell’inquinamento causato da almeno tre decenni e ha comunque deciso di coprirlo. Come riportato dal Washington Post all’epoca:
«Nel 1966 … i dirigenti della Monsanto scoprirono che il pesce inzuppato in un ruscello locale si gonfiava in meno di 10 secondi, schizzando sangue e versando la pelle come se fosse caduto in acqua bollente. Nel 1969, trovarono un pesce in un altro torrente con 7.500 volte il livello di PCB legale, ma hanno oscurato l’episodio».
Seattle ha recentemente intentato una causa contro Monsanto per l’inquinamento da PCB. Vogliono che la Monsanto paghi per contribuire a ripulire l’inquinamento provocato nel fiume Duwamish.
Anche San Diego ha fatto causa alla Monsanto per aver inquinato la Baia di Coronado con PCB,  mentre San Jose, Oakland e Berkeley, California e Spokane, Washington hanno intentato azioni legali contro Monsanto per aver continuato a produrre e promuovere PCB nonostante conoscessero i loro rischi.
Si ignora altresì che nel 1943 la Monsanto sostenne la macchina da guerra statunitense. Il capo della Monsanto, Charles Allen Thomas, fu invitato dal Pentagono ad unirsi al Progetto Manhattan. I laboratori della Monsanto produssero successivamente il polonio per la bomba atomica, che è stata  sganciata a Hiroshima, in Giappone.
La Monsanto è stata anche responsabile dell’irradiazione dei cittadini americani sul suolo americano, fornendo ferro radioattivo per esperimenti umani. Tra il 1945 e il 1947, i ricercatori della Vanderbilt University fornirono ferro radioattivo a quasi 900 donne in gravidanza per testare gli effetti delle radiazioni sul corpo umano e sul feto.
La Monsanto ha anche prodotto uno dei primi pesticidi al mondo, il diclorodifeniltricloroetano, meglio noto come DDT . Pubblicizzato non solo come innocuo, ma in realtà «buono» per la salute umana, il DDT è stato ampiamente utilizzato senza precauzioni di sicurezza di sorta per uccidere le zanzare portatrici di malattie.
Per trent’anni, le campagne di marketing hanno assicurato la sicurezza e i benefici del DDT, nonostante il crescente numero di ricerche scientifiche suggerivano diversamente. Oggi la tossicità del DDT è ben riconosciuta, ma è stata la pressione pubblica a costringere il governo statunitense a vietare definitivamente la sostanza chimica nel 1972.
I contributi di Monsanto alla macchina da guerra degli Stati Uniti continuarono durante la guerra del Vietnam, quando la compagnia divenne uno dei principali produttori di «Agent Orange», un defoliante irrorato su tutto il Vietnam del Sud, tra il 1961 e il 1971, per motivi di disboscamento, che ebbe gravi conseguenze sulla salute per chi era stato esposto, grazie alla presenza di diossina. Sembra che la Monsanto e il governo degli Stati Uniti fossero consapevoli della natura tossica della diossina, ma l’abbiano nascosta al pubblico.
Ancora oggi, il popolo vietnamita, i veterani americani e gli operai delle piante chimiche subiscono le conseguenze dell’esposizione. Nella città di Nitro, dove la Monsanto ha scaricato la diossina per anni senza informare i residenti, le persone soffrono anche di elevati tassi di cancro e di altri problemi di salute. Anche i sottoprodotti della manifattura dell’Agente Orange sono stati scaricati nel fiume Passaic del New Jersey per decenni, trasformandolo in uno dei corsi d’acqua più contaminati negli Stati Uniti.
Ma fino ad oggi nulla è riuscito a fermare il successo di questo gigante della chimica, riconvertitosi poi alla biogenetica e divenuto maestro di produzione e lobbismo criminali plurirecidivi.