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martedì 22 luglio 2014

Riforme, Napolitano: “Discussione libera nessun autoritarismo. E ora la giustizia”.

Giorgio Napolitano

Il presidente della Repubblica ha affrontato il tema durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale, chiedendo di "superare l’estremizzazione dei contrasti". Il clima è ora maturo "per condurre a conclusione" la riforma della giustizia, ha detto il capo dello Stato facendo riferimento alle parole di elogio rivolte da Berlusconi ai magistrati dopo l'assoluzione nell'appello del processo Ruby. Grillo: "Napolitano-Renzi-ex Cav peggio di Mussolini".

Le riforme non si toccano. Il Colle blinda senza esitazione la Costituzione che verrà fuori dal processo di modifica della Carta avviato dal governo di Matteo Renzi. Nella tradizionale cerimonia del Ventaglio, Giorgio Napolitano si erge a scudo del lavoro dell’esecutivo contro “spettri di insidie e macchinazione di autoritarismo” e così facendo suggella la rilevanza del patto del Nazareno stretto dal premier con Silvio Berlusconi. Proprio nel solco di quest’intesa, secondo Napolitano, dovrà essere finalmente avviata la riforma della giustizia. L’inquilino del Quirinale cita testualmente l’ex Cav per spiegare la molla che ha innescato il cambiamento: è arrivato “il riconoscimento espresso nei giorni scorsi da interlocutori significativi (Berlusconi, ndr) per ‘l’equilibrio e il rigore ammirevoli’ dei magistrati”. Le stesse parole usate dall’ex premier dopo l’assoluzione incassata nell’appello del processo Ruby.

Non si agitino spettri di insidie e macchinazione di autoritarismo” sulla riforma del Senato”, scandisce Napolitano, il cui appello fa seguito alle recenti prese di posizione di Matteo Renzi (durante l’ultimo incontro con il M5S) e del ministro Boschi (ieri in Senato) contro le critiche del Movimento 5 Stelle. E ancora: ”La discussione sulle riforme è stata libera, basta con i pregiudizi”, avverte il capo dello Stato. Il cammino intrapreso va portato a termine e ora la necessità è quella di “superare l’estremizzazione dei contrasti” nella “espressione del dissenso” sulle riforme, un’estremizzazione “ingiusta e rischiosa”. ”Le ostilità” alle riforme costituzionali, ha detto ancora Napolitano, sono “dettate da una pregiudiziale diffidenza e contestazione che pregiudicherebbero ancora una volta l’esito della riforma della seconda parte della Costituzione”.

La Carta va cambiata perché “il bicameralismo paritario va superato, è una anomalia tutta italiana, un’incongruenza costituzionale sempre più indifendibile e fonte di gravi distorsione del processo legislativo”, ma “paradossalmente ha finito nelle polemiche recenti per essere quasi idoleggiato come un perno del sistema di garanzie costituzionali”, ha aggiunto Napolitano. D’altra parte quello delle riforme “è un impegno di cui il governo Renzi si è fatto iniziatore su mandato dello stesso Parlamento” che si espresse “a schiacciante maggioranza” nel maggio 2013. Il lavoro sarà lungo: dopo Senato e Titolo V, il parlamento sarà chiamato a definire la futura legge elettorale e Napolitano invita le parti politiche a trovare un accordo per non incappare in problemi di costituzionalità: “Il testo varato in prima lettura dalla Camera sulla riforma elettorale è destinato ad essere ridiscusso con la massima attenzione per criteri ispiratori e verifiche di costituzionalitàche possono indurre a concordare significative modifiche”.
Ma all’orizzonte ci sono già altri obiettivi e Napolitano è ottimista: “Per condurre a conclusione” la riforma della giustizia ”si delineano forse le condizioni per una condivisione finora mancata”. Cosa è cambiato? “E’ arrivato “il riconoscimento espresso nei giorni scorsi da interlocutori significativi per ‘l’equilibrio e il rigore ammirevoli’ che caratterizzano il silenzioso ruolo della grande maggioranza dei magistrati”. L’interlocutore significativo è Silvio Berlusconi che, assolto dalla Corte d’Appello di Milano nel processo Ruby, ha espresso ”un pensiero di rispetto va poi alla Magistratura, che ha dato oggi una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli“. 
Un passaggio del discorso ha riguardato anche la partita che il governo Renzi sta giocando in Europa: la nomina del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al vertice della diplomazia di Bruxelles: “L’Italia si considera in grado di concorrere su una sua personalità” alla figura di Alto Rappresentante per la politica estera europea “. Napolitano ha fatto, poi, cenno anche alle voci che si rincorrono da tempo sulla fine anticipata del suo mandato. ”Vorrei potervi dissuadere dal gioco sterile delle ipotesi sull’ulteriore svolgimento delle mie funzioni da presidente – ha detto il capo dello Stato – è una valutazione che appartiene solo a me stesso, sulla base di dati obbiettivi che hanno a che vedere con la mia età, a voi ben nota. Ma, ve lo ripeto, non esercitatevi in premature e poco fondate ipotesi e previsioni. Sono concentrato sull’oggi. E ho innanzitutto ritenuto opportuno e necessario garantire la continuità ai vertici dello Stato nella fase così impegnativa nel semestre italiano di presidenza europea”.
Dura e immediata la replica del Movimento 5 Stelle: “Dalla vittoria alle politiche del 2013 del M5S stiamo assistendo a una Controriforma senza che vi sia stata una Riforma o un Martin Lutero – si legge in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo - neppure Mussolini ebbe la sfacciataggine del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi, lui la dittatura la fece senza nascondersi dietro la parola “riforme” e la legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia del l’Italicum di Renzie e del noto pregiudicato”, scrive il leader del M5S.

sabato 21 giugno 2014

Riforme, Boschi: “Pronti a vedere proposte M5S, ma non si ricomincia da capo”


Il ministro per le riforme in conferenza stampa ribadisce l'intesa con Forza Italia: "Siamo interessati a vedere le proposte dei 5 stelle, ma sulla legge elettorale si parte dall'Italicum e ogni modifica dovrà essere approvata da Fi". L'incontro sarà alla Camera il prossimo 25 giugno. Napolitano: "Valuterà l'esecutivo l'apertura di Grillo". Calderoli: "Berlusconi si sfilerà dal patto"

Per vedersi, M5S e Pd, si vedranno, ma il rischio è che diventi solo una chiacchierata a tavolino. A mettere i paletti del prossimo incontro (che sarà il 25 giugno alla Camera con una delegazione Pd) è il ministro Maria Elena Boschi: il governo non ha intenzione di cambiare partner in corsa nella danza per le riforme e ogni eventuale cambiamento dovrà essere approvato da Forza Italia e dalle altre forze politiche di maggioranza. Insomma, vogliono ascoltarli e qualche proposta si potrebbe azzardare ( ad esempio per le liste bloccate dell’Italicum), ma su Senato e modifica della legge elettorale l’accordo con Silvio Berlusconi non si tocca. ”Non sono stati dati punti precisi da parte dei 5 stelle”, dice Boschi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, “e quindi penso sia giusto aspettare l’incontro di mercoledìSiamo interessati a vedere le loro proposte e quindi vedremo. Valuteremo, ma non credo che sia pensabile dopo mesi di lavoro ricominciare da capo perché non sarebbe serio sia nei confronti dei parlamentari che nei confronti dei cittadini che hanno scelto un modello e lo hanno confermato con il voto di maggio”. Il patto con Forza Italia resiste, anzi sembra uscire rafforzato dalle ultime consultazioni. Il rischio è che il Movimento 5 stelle sia arrivato tardi in quella che è una lunga trattativa che Renzi i suoi non hanno intenzione di far saltare: “Esiste un accordo“, continua Boschi, “fra le forze di maggioranza e Fi ed eventuali modifiche saranno prese in considerazione solo se ci sarà condivisione con chi ha già contribuito a questo percorso. Non si cambia partner all’ultimo momento in percorso”. Intanto la ministra annuncia le prossime scadenze: il 30 giugno in Consiglio dei ministri discuterà la riforma della giustizia e il provvedimento sul terzo settore.

Per il momento il governo Renzi sembra voler continuare sulla sua strada. L’apertura a Grillo non provoca terremoti, almeno per il momento, e lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riserva all’esecutivo ogni valutazione in merito: “Vedremo”, commenta, “vedrà e valuterà questa possibilità chi ne ha la responsabilità, cioè il governo, il presidente del Consiglio e i gruppi di maggioranza”.L’incontro tra 5 stelle e Pd nasce zoppo, in ritardo e con troppe condizioni da considerare. “Diamo a Renzi”, commenta Manlio Di Stefano, deputato M5S, “l’opportunità di uscire da quel ricatto di Berlusconi che lui stesso disse esserci quando affermò che non c’era alternativa. Noi gli diamo un’alternativa: chiarisca se preferisce continuare con lui o aprirsi ad un percorso nuovo”. Parole a cui si associa Alessandro Di Battista: “Forza Italia, lo ricordo e non temo alcuna querela, è un partito nato con il beneplacito della mafia in particolare dell’organizzazione più pericolosa, ‘Cosa Nostra’ che, grazie all’intermediazione di Dell’Utri (per questo condannato e detenuto in carcere) ha concluso svariati patti di non belligeranza con Berlusconi”. Più fiducioso invece il capogruppo grillino al Senato Maurizio Buccarella: “Non ci lasciamo scoraggiare, il nostro approccio rimarrà improntato sulla voglia di confronto“. 
La porta in casa Pd resta aperta al dialogo, ma a molte condizioni: “Bisogna capire”, continua Boschi, “nella sostanza se da parte del Movimento 5 Stelle è condiviso il percorso delle riforme, se vuole partecipare al cambiamento del Paese o se rimangono su posizioni di conservazionecome sulle riforme. Il presidente del Consiglio ha risposto alla lettera del M5S perché era stata indirizzata direttamente a lui, ma nel testo c’era un po’ di confusione, non si capiva se il M5S era interessato a confronto con il governo o con il Partito democratico“. La risposta è arrivata dopo qualche ora direttamente sul blog di Beppe Grillo: “La delegazione composta da Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e i capigruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella intendono incontrare il Partito democratico in quanto forza parlamentare”.
In particolare Boschi blinda la legge elettorale sulla quale i 5 stelle avevano chiesto una mediazione. “Le proposte di modifica alla legge elettorale saranno prese in considerazione solo se c’è condivisione con le altre forze che hanno approvato le legge alla Camera”. In particolare, Boschi ha parlato della questione delle liste bloccate: “Diversi punti possono essere messi in discussione e eventualmente anche questo. Ma c’è un impegno che il Pd ha preso con maggioranza e Fi, dobbiamo rispettare quell’impegno”. Rispetto invece al testo iniziale del governo sul nuovo Senato, Boschi annuncia che “ci sarà una riduzione della componente dei sindaci e aumenterà la componente dei consiglieri regionali”. Il ministro delle Riforme non anticipa quale sarà il numero dei componenti del nuovo Senato, ma dice: “Sarà ridotto il numero complessivo dei membri del Senato” e anche il numero dei senatori nominati dal presidente della Repubblica.
Ma l’accordo nella maggioranza sembra ormai pronto. “Questa notte”, dice il senatore Roberto Calderoli, “con la presidente Finocchiaro e altri volenterosi riformisti abbiamo percorso l’ultimo miglio. Ci manca solo l’ultimo millimetro e poi si parte per cambiare finalmente questo paese”. Intanto però qualche ora prima profetizzava che sarebbe stata Forza Italia a sfilarsi all’ultimo minuto dal patto. “Le riforme costituzionali”, aveva detto in un’intervista a La Stampa, “partiranno, ma non arriveranno al traguardo con la maggioranza dei due terzi che consente di evitare il referendum. Alla fine, nelle ultime due letture, quando sarà necessaria la maggioranza qualificata, qualcuno si sfilerà”, “la Lega certo di no. La prima cosa che mi viene in mente è Forza Italia”. E’ la convinzione del senatore del Carroccio: “Nella primavera del 2015 – spiega – può succedere di tutto. Ci potranno essere disgregazioni varie. Già assistiamo a quella di Sel. Non escludo che qualcosa del genere possa accadere in Forza Italia. Sarà il periodo in cui si comincerà a ragionare seriamente di legge elettorale e per i partiti scatterà la logica del ‘primum vivere’, delle convenienze. Non credo che Berlusconi voglia veramente regalare le riforme a Renzi”.
Nel pomeriggio sono ricominciate le consultazioni dell’esecutivo. Ncd dice sì all’elezione indiretta del Senato, e giudica “equilibrato e coerente” il testo delle riforme che emergerà dagli emendamenti dei relatori. Il ministro Boschi ha incontrato (di nuovo), Gaetano Quagliariello del Nuovo centrodestra per parlare della formazione del nuovo Senato. Anche in questo caso si è concordato sul fatto che i senatori saranno “100, più una piccola quota nominati dal Presidente della Repubblica, credo cinque”, secondo gli emendamenti dei relatori.  “Dei 13 emendamenti che abbiamo presentato”, dice Quagliariello, “più della meta cadono perché assorbiti dalle modifiche dei relatori. Però vogliamo avere ancora degli approfondimenti”.  Tra i “pochi” emendamenti Ncd che rimarranno in piedi – conclude il capogruppo Ncd al Senato, Maurizio Sacconi – c’è quello del ‘Fallimento politico degli amministratori locali’. “Il che vuol dire – ha spiegato – che se l’ente viene commissariato per ragioni di squilibrio finanziario, gli amministratori saranno ineleggibili in qualsiasi amministrazione pubblica”.