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martedì 25 marzo 2014

Sicilia, Ingroia licenzia 16 dipendenti. Compresi parenti di politici e mafiosi. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, Ingroia licenzia 16 dipendenti. Compresi parenti di politici e mafiosi


L'ex pm è commissario della disatrata società regionale di informatica Sicilia e-Servizi. Tra le persone allontanate la figlia del boss Giovanni Bontate, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Cammarata: "Non hanno i requisiti". La Uilm: "Crocetta ci aveva rassicurato".

Sedici dipendenti licenziati ad appena tre mesi dall’assunzione. Tra loro anche gente dal cognome ingombrante come Marilena Bontate, figlia di Giovanni, boss di Villagrazia assassinato nel 1988. Lo ha deciso Antonio Ingroia, l’ex pm ora commissario di Sicilia e-Servizi, la società della Regione che si occupa di informatica. “I licenziamenti arrivano dopo che una commissione super partes da me nominata ha esaminato i dipendenti: non hanno passato i test scritti e orali. E in certi casi non c’era nemmeno il requisito dell’affidabilità” dice l’ex procuratore aggiunto di Palermo a ilfattoquotidiano.it.
Tra i sedici defenestrati c’è infatti Marco Picciurro, genero di Bontate, avendone sposato la figlia, a sua volta licenziata. Nella lista dei non idonei anche Francesco Nuccio, arrestato nell’estate del 2012 perché  coinvolto in un’inchiesta sulle tangenti che giravano nel mondo degli appalti per l’energia eolica. Facevano tutti parte dei 76 dipendenti provenienti dalla società privata che insieme alla Regione Siciliana controllava Sicilia e-Servizi, e  che Ingroia aveva assunto a gennaio con un contratto da diciotto mesi. “Abbiamo deciso di assumere il personale proveniente dall’ex socio privato perché la Regione non ha tra i propri dipendenti le figure professionali per gestire il servizi: in questo modo abbiamo evitato il blocco del sistema informatico che avrebbe mandato in tilt la Regione” si era giustificato l’ex pm, dato che le assunzioni avevano suscitato roventi polemiche.
La lista degli assunti infatti era infarcita di parenti di politiciburocrati regionali, se non addirittura boss mafiosi, come nel caso di Bontate Junior. Tra gli assunti Ettore Nicosia, fratello dell’ex capo di gabinetto dell’assessore Salvatore Cintola, il figlio del pari grado di Totò Cuffaro Massimo Sarrica, e l’erede dell’ex sindaco di Palermo Piero Cammarata. E mentre la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta sulle assunzioni (ancora in corso), Ingroia ha varato una commissione super partes, composta da un docente di informatica e da due generali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri (uno dei quali in passato ha anche indagato sulla trattativa Stato-mafia, inchiesta coordinata dallo stesso ex pm) per valutare l’effettivo valore dei neoassunti. Valore che evidentemente non è stato riscontrato dalla commissione, che quindi ha messo alla porta sedici dipendenti su settantasei. “Ma potrebbero esserci anche altri licenziamenti: c’è ancora un mese di prova” avverte l’ex procuratore aggiunto. “Il governatore Crocetta aveva assicurato che nessun lavoratore sarebbe stato licenziato. Sulla vicenda chiediamo un incontro” protesta invece Giuseppe Di Liberto della Uilm.
Ingroia era stato chiamato a mettere ordine in Sicilia e- Servizi nel luglio scorso, dopo che dalla società era arrivata una richiesta di finanziamento per due milioni e mezzo di euro: sarebbero serviti per trasferire nuovamente sull’isola tutti i dati della Regione, dato che erano finiti in Val D’Aosta non si sa bene per quale motivo. Esasperato dai costosissimi pasticci della società informatica, Crocetta aveva deciso di chiuderla, nominando commissario liquidatore lo stesso Ingroia. A dicembre però è arrivato l’ennesimo passo indietro: in Finanziaria infatti è previsto un riordino delle società partecipate che diventeranno soltanto nove. Tra queste anche Sicilia e-Servizi, la società in grado in passato di polverizzare 150 milioni di fondi comunitari, che dunque riesce sempre a rinascere dalle proprie ceneri. Non sarà l’Araba fenice, ma poco ci manca.

giovedì 20 giugno 2013

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”. - Malcom Pagani

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”


Il 26 marzo scorso durante un'audizione al Parlamento europeo l'allora assessore al Turismo della Regione Sicilia parlò di "prostitute disposte a tutto nella politica italiana". Il governatore Crocetta chiese e ottenne le dimissioni sostituendolo con la sua segretaria particolare. Ora, dopo lo scandalo a base di escort e regalie - il cosiddetto "sistema Giacchetto - il cantautore si prende una rivincita: "Bastava saper aspettare".

Arresti, furti di denaro pubblico e donne barattate, sostiene Battiato: “Come cammelli in un suk”. Dalla stretta grondaia dell’“illustre e onorata società”, l’ex assessore al Turismo della giunta Crocetta in Sicilia è evaso con un paio d’ali. Il foglio di via, una frase pronunciata a Bruxelles a marzo e ritagliata a margine di un lungo ragionamento sui percorsi culturali: Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino. La puntuale riprovazione ipocrita dell’intero arco costituzionale, governatore in testa, la controfirma all’espulsione. Ora che in meno di 90 giorni il decreto Battiato è diventato legge e nell’isola i finanzieri scardinano la trasversale impalcatura di escort e regalìe, l’asceta di Milo non si aspetta scuse terrene: “Questo Paese è una barzelletta, Il tempo è stato galantuomo, ma sei onesto e dici la verità non c’è smentita possibile. A poco a poco cadono le maschere. Dopo i 30 anni ognuno ha la faccia che si merita e la farina, come si dice, va in crusca”.
È andata in crusca, in effetti.
Avevano deciso di farmi fuori ben prima di Bruxelles. Ma non importa. È una storia chiusa. Come dicono i francesi: “Je m’en fous, ça ne me dérange pas”. Al potere piace travestire i sudditi da idioti, ma gli italiani non sono scemi. Hanno già visto tutto, compreso ogni cosa. Non le nascondo che da allora non posso più andare in giro. Il musicista Battiato è passato in terz’ordine, mi fanno dei complimenti che non ho mai avuto in vita mia.
Nel cacciarla dalla Regione, destra, sinistra e centro dissero che ce l’aveva con le donne. Boldrini, Grasso, Fornero, mezzo parlamentino siciliano. Santanchè, anche: “Ignoranza becera senza confini”.
L’elegantissima cantrice del “lui ci vuole tutte in orizzontale, ma io non gliela do”? Donna di rara finezza, sì. Mi hanno accusato di misogìnia, ma l’hanno fatto in evidente malafede. Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che le escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe. I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo, nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.
L’idea del mercimonio è antichissima.
Ricorda Bandiera bianca? “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”. Finché in Parlamento rimarranno 100 deputati funzionali al mantenimento dello status quo, non gireremo pagina. Prenda il governo Letta. Fa venire il dubbio che gli ultimi 20 anni di barricate siano stati una finzione. Che se certi uccellini non avessero avvisato al momento giusto Berlusconi, anche gli Scilipoti e i Razzi non avrebbero avuto un loro ruolo.
Se Berlusconi viene interdetto, il Pdl lascerà il Parlamento.
Oggi ho sentito distrattamente uno scemo che lo sosteneva. Robe da matti. Farse terribili. Forza, andate via. Magari lo facessero davvero.
Lei rifarebbe l’assessore?
Non lo volevo fare neanche prima. Dissi “vengo a patto che non debba dialogare con i politici e possa confrontarmi con le intelligenze”. Crocetta insistette. È finita come è finita. Diciamo che lui non era il rivoluzionario che mi aspettavo e io ero quello che sono sempre stato.
Si dice si sia pentito e abbia provato a organizzare una carrambata pacificatoria a uso e consumo delle telecamere.
E questo come l’ha saputo? Lui continua a dire con un certo coraggio a chiunque, alle Iene l’ultima volta, 10 giorni fa, che i nostri rapporti sono splendidi e ci sentiamo spessissimo. Non ci parliamo da mesi.
Antidoti all’orrore?
Seguire la propria coscienza. Sono un fan di Jack Sarfatti, uno studioso che la mette al centro della sua ricerca. Che ce ne facciamo di una fisica quantistica che ignora l’amore e il cervello? Se non sei in grado di individuare i pensieri di un uomo, è meglio che tu faccia il geometra.
Dell’uomo nuovo del suo ultimo disco però non c’è ancora traccia.
Ma è pieno di gente in gamba, consapevole. Giorni fa ero a Roma, avrò preso il taxi 20 volte. Non c’è stato conducente che non mi abbia rivelato il desiderio di buttare Alemanno nel Tevere. Ovviamente è una metafora, non vorrei che l’ex sindaco si risentisse. (Sorride)
E il caos dei grillini?
Li ho incontrati. Entusiasti, volevano devolverci i loro stipendi, mi sono piaciuti. Ma, purtroppo, mi pare stia franando tutto perché i lupi romani, felici, approfittano dell’ingenuità naïf per sbranarne le ragioni.

domenica 28 ottobre 2012

Elezioni Sicilia, il ‘fattore Grillo’ nella sfida tra Crocetta e Musumeci. - Giuseppe Pipitone


Elezioni Sicilia, il ‘fattore Grillo’ nella sfida tra Crocetta e Musumeci

Fino a due giorni fa i candidati di Pd/Udc e Pdl lo attaccavano, ora si contendono il suo elettorato tramite il voto disgiunto: Movimento 5 Stelle determinante per l'esito delle urne nell'isola che domani volterà pagina dopo la difficile parentesi di Lombardo. Sullo sfondo altri fantasmi: gli inciuci, la probabile ingovernabilità e il default economico certificato dalla Corte dei Conti.

Fino a due giorni fa lo vedevano come fumo negli occhi: populista, qualunquista, violento. Ma soprattutto senza voti. “Beppe Grillo? Mi ricorda quando giravo la Sicilia con Almirante: trovavamo tutte le piazze piene e poi le urne vuote” ha minimizzato Nello Musumeci, ex missino e aspirante governatore siciliano del Pdl, a proposito del tutto esaurito registrato dal comico genovese in ogni piazza dell’isola. Rosario Crocetta, candidato presidente dell’insolita ammucchiata Pd-Udc, ha affilato la sciabola, mettendo nel mirino Giancarlo Cancelleri, portavoce trentenne del Movimento Cinque Stelle siciliano. “L’azienda presso la quale lavora – ha attaccato l’ex sindaco di Gela – è diretta da un tale Lo Cascio, molto molto, molto amico di quell’ingegner Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro”.
Manco a dirlo, il datore di lavoro di Cancelleri, ha subito querelato Crocetta per diffamazione. Nel frattempo però la musica è cambiata. E i due principali aspiranti eredi di Raffaele Lombardo sul trono più alto di Palazzo d’Orleans hanno teso la mano ai cinque stelle siciliani. Musumeci si è scoperto inaspettatamente simpatizzante del comico genovese .”E’ chiaro – ha spiegato chiudendo la sua campagna elettorale – che Grillo non è l’antipolitica, è la politica: semmai, come noi predichiamo, la buona politica sulla malapolitica”. Anche Crocetta, dopo gli attacchi a Cancelleri, ha strizzando l’occhio agli elettori del Movimento Cinque Stelle: “Biasimare Grillo non è né giusto né utile. Biasimare i suoi elettori ancora peggio”. Poi l’europarlamentare democratico ha lanciato la sua proposta: “Sono fiducioso che tanti grillini sapranno distinguere: un voto al loro partito e una ‘crocetta’ sul nome di un presidente che ha combattuto la mafia e l’illegalità”. Basterebbero i repentini cambi di marcia di Musumeci e Crocetta nei confronti del Movimento Cinque Stelle per raccontare come, dal voto di domenica, potrebbe emergere in Sicilia un’inaspettata sorpresa.
Il tour di Beppe Grillo sull’isola ha letteralmente fatto schizzare in alto la lancetta dei consensi in favore di Giancarlo Cancelleri. Appena sei mesi fa, alle amministrative siciliane, il Movimento Cinque Stelle era riuscito a presentare la propria lista soltanto in tre comuni: Palermo, Sciacca e Caltagirone. In nessun caso però era riuscito a raggiungere lo sbarramento del cinque per cento, utile per eleggere almeno un consigliere comunale. Adesso invece il movimento guidato da Giancarlo Cancelleri sta vivendo un momento entusiasmante: Grillo non ha mai parlato in una piazza con meno di cinque mila spettatori, e la febbre per i cinque stelle sta effettivamente colpendo una grossa fetta di elettorato che fino a due mesi fa non avrebbe mai immaginato di votare per il movimento nato sul web. E’ per questo che sia Musumeci che Crocetta hanno smesso i panni dei “fustigatori del qualunquismo” per aprire le braccia agli elettori di Cancelleri. Il portavoce dei cinque stelle conquista simpatie di giorno in giorno, agevolato anche dalla débacle del certificato elettorale che ha imposto il ritiro dalla competizione a Claudio Fava. La mancanza di un candidato noto che peschi a piene mani nel voto d’opinione ha infatti aperto la strada al Movimento Cinque Stelle: una strada tutta in discesa che a poche ore dal voto appare indecifrabile in termini quantitativi. Il consenso raccolto dai giovani attivisti capitanati di Cancelleri cresce di ora in ora, e molti indecisi potrebbero decidere di segnare il simbolo a cinque stelle soltanto dentro la cabina elettorale. Una variabile che spiega benissimo l’entusiasmo con cui i cinque stelle si preparano allo spoglio.
E mentre Giovanna Marano, candidata presidente di Sel e Idv al posto di Fava, lotta per riportare una componente di sinistra a Palazzo dei Normanni, i bookmakers ufficiali continuano a parlare di un probabile testa a testa tra il candidato del Pdl e quello dell’asse Pd-Udc. Lo stesso Angelino Alfano, orfano della visita elettorale di Silvio Berlusconi, ha pronosticato con cautela uno scontro al fotofinish tra il suo candidato e Rosario Crocetta. Dal canto suo, anche Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud appoggiato da Fli e Mpa, si è detto sicuro di vincere. “Picciotti, con i sondaggi non sbaglio: vinco io con il 33 per cento” ha annunciato l’ex luogotenente di Berlusconi in Sicilia. Una battuta che non è piaciuta a Musumeci, anche lui fiducioso di sbaragliare gli avversari. “Sento profumo di vittoria, nonostante alcuni amici dell’ambiente Mpa stiano facendo chiaramente votare Crocetta abbandonando di fatto Micciché al suo destino”.
Lo spettro dell’inciucio e dell’accordo sotto banco, adesso ha fatto il suo ingresso nell’ultima settimana di campagna elettorale. Oltre al presunto sostegno di Lombardo a Crocetta (che candida nella sua lista anche Beppe Spampinato, fino a settembre assessore al lavoro del governatore imputato per mafia) i rumors raccontano anche di un massiccio voto disgiunto, con l’Udc che abbandonerebbe a sua volta Crocetta per far votare Musumeci. Tutto e il contrario di tutto, come nella migliore tradizione siciliana. Quel che appare certo è che da questo turno elettorale emergerà un voto multi frammentato con nessuna coalizione in grado di raggiungere la maggioranza assoluta. Il risultato sarà un parlamento ingovernabile, proprio nel momento in cui si fa sempre più lunga l’ombra del default. Pochi giorni fa la corte dei conti ha calcolato che entro la fine del 2012 il deficit della Regione Sicilia sfonderà quota sei miliardi di euro. Un dato che dovrebbe consigliare al prossimo presidente di festeggiare con moderazione la vittoria.