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giovedì 19 dicembre 2013

Modello 730 2014, tutte le novità della dichiarazione dei redditi. - Patrizia De Rubertis

Modello 730 2014, tutte le novità della dichiarazione dei redditi

Puntuale come ogni anno prende il via l’appuntamento più importante per tutti i contribuenti italiani: ladichiarazione dei redditi che, salvo modifiche, andrà consegnata entro il 30 aprile al sostituto d’imposta o il 31 maggio al Caf o ai professionisti abilitati. Un varo che coincide con la pubblicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate del modello 730. Anche se si tratta di una bozza sono, comunque, diverse lenovità introdotte, molte delle quali dettate dalla crisi. In primis si dà la possibilità di utilizzare questa dichiarazione anche a chi non ha più un datore di lavoro. Sul fronte dei bonus c’è l’innalzamento delledetrazioni per i figli a carico e il bonus mobili per chi ha effettuato lavori di ristrutturazione. Poi si può chiedere l’eventuale credito della dichiarazione, anziché essere rimborsati dal fisco.
I destinatari - Sono circa 17 milioni gli italiani che hanno percepito redditi nell’anno 2013 (di lavoro dipendente, co.co.co., contratti di lavoro a progetto, redditi dei terreni e dei fabbricati, redditi di capitale o prestazioni di lavoro autonomo occasionale) e che, chiamati in cassa a giugno per pagare le tasse, possono utilizzare il 730. Sono i lavoratori dipendenti, i pensionati, chi percepisce indennità sostitutive come integrazioni salariali o indennità di mobilità, i soci di cooperative di produzione e lavoro, di servizi e agricole, chi è impegnato in lavori socialmente utili, i lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato per un periodo inferiore all’anno (possono rivolgersi al sostituto d’imposta se il rapporto di lavoro dura almeno dal mese di aprile a luglio 2014 o presso un Caf se il rapporto di lavoro dura almeno da giugno a luglio 2014 e si conoscono i dati del sostituto d’imposta che dovrà effettuare il conguaglio). Presso un Centro di assistenza fiscale si possono, invece, rivolgere il personale della scuola con contratto a tempo determinato da settembre 2013 a giugno 2014 e i lavoratori che posseggono soltanto redditi di collaborazione coordinata e continuativa, almeno nel periodo compreso tra giugno e luglio 2014.
Vantaggi - Nella giungla delle normative fiscali, i vantaggi dell’utilizzo del 730 sono evidenti: non si fanno calcoli, la compilazione è più semplice, il modello non va trasmesso alle Entrate ma si consegna al datore di lavoro, all’ente pensionistico o all’intermediario. Soldi alla mano, poi, l’importo del rimborso Irpef si otterrà direttamente nella busta paga di luglio o nella rata di pensione ad agosto. Mentre se vanno versate delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione (a partire dal mese di luglio) o dalla pensione (ad agosto o settembre).
Caso particolare: assenza del datore di lavoro - Rappresenta certamente la novità più rilevante perché supera due limiti che condizionavano i contribuenti che non avevano un sostituto d’imposta al momento della compilazione del 730. Fino ad ora, infatti, era necessario presentare il modello Unico e attendere almeno due anni per ottenere eventuali rimborsi. Mentre il decreto legge 69/2013 (che già per il 2013 consentiva a chi era senza datore di lavoro di potersi avvalere del 730 “Situazioni particolari”) apriva solo a quanti avessero un saldo a credito.
Da quest’anno, invece, tutti i lavoratori dipendenti che non hanno più un sostituto d’imposta, come ad esempio quelli che hanno cessato il rapporto di lavoro senza trovare un nuovo impiego, possono presentare il 730 a un Caf o a un professionista abilitato. Così dal prossimo maggio, il contribuente potrà pagare l’importo utilizzando i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate o utilizzare un bollettino postale o bancario. Mentre il credito sarà rimborsato in pochi mesi direttamente dall’amministrazione finanziaria sul conto corrente indicato.
Bonus fiscali - Tra le novità si fa spazio l’innalzamento della detrazione base per ciascun figlio a carico che passa da 800 euro a 950 euro, quella per figli di età inferiore a tre anni sale da 900 euro a 1.220 euro, mentre quella aggiuntiva per ogni figlio disabile passa da 220 a 400 euro. Scende, invece, a 630 euro l’importo massimo su cui calcolare la detrazione del 19% per i premi di assicurazione sulla vita e contro gli infortuni. Nel ‘Quadro E’ del modello 730 (oneri, spese detraibili e oneri deducibili) spunta anche una nuova sezione destinata alla casa in cui è possibile richiedere il bonus del 65% per gli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche su immobili, adibiti ad abitazione principale o ad attività produttive, situati nelle zone ad alta pericolosità sismica.
È stata altresì introdotta la detrazione su mobili e grandi elettrodomestici (di classe energetica A+) per chi ha iniziato a ristrutturare dopo il 6 giugno 2013: si tratta del 50% in 10 anni su un massimo di 10mila euro. Confermato, invece, lo sgravio per il risparmio energetico nella misura del 55% o del 65% per le spese sostenute dopo il 6 giugno.
Erogazioni liberali - Sempre nel ‘Quadro E’ è possibile richiedere sia le detrazioni del 24% (prima erano del 19%) per le donazioni alle onlus che quelle in favore delle popolazioni colpite da calamità (per un importo fino a 2.065 euro). Rientrano anche quelle devolute a partiti e movimenti politici (tra 50 euro e 10mila euro). Da quest’anno è inoltre possibile richiedere il bonus, fino a 1.032,91 euro, per le erogazioni a favore dell’Unione buddhista italiana e dell’Unione induista italiana, enti ai quali è anche possibile destinare l’otto per mille dell’Irpef.
Cedolare secca - Il ‘Quadro F’ è interessante, invece, per quanti abbiano scelto di utilizzare la cedolare secca. In questo caso è prevista un’aliquota agevolata del 15% (fino al 2012 era del 19%) per i contratti di locazione a canone concordato. È bloccata invece al 21% l’aliquota per chi ha concesso in affitto immobili a canone libero. Per gli altri fabbricati locati, la deduzione forfettaria del canone scende dal 15% al 5 per cento.
Compensazione - Altra novità. Tutti i contribuenti possono utilizzare il credito che vantano con il fisco per ridurre o per pagare altre imposte, tramite il nuovo ‘Quadro I’. Si tratta, ad esempio, della Tares (la tassa sui rifiuti e servizi che ­ secondo i calcoli Uil ­ quest’anno peserà oltre 300 euro a famiglia)  ed eventuali altre tasse non elencate nel 730, ma per le quali il pagamento va effettuato con il modello F24.

domenica 13 ottobre 2013

Ecco il bestiario delle tasse dall’ombra al fungo per spremerci centosette volte. - Salvatore Cannavò

Ecco il bestiario delle tasse dall’ombra al fungo per spremerci centosette volte


Non solo è una sfida capire quante sono nella loro totalità le imposte da pagare, ma anche gli stessi adempimenti tributari ci costano caro. La consulenza fiscale in Italia è la più costosa di altri paesi europei. Niente sfugge al fisco, mentre si moltiplicano le imposizioni più assurde.

L’ impresa eccezionale per un contribuente è sapere quante sono le tasse da pagare. Un elenco ufficiale non esiste. Il ministero dell’Economia e Finanze, alla richiesta via mail, non ha saputo rispondere: “Quante? Bella domanda”. Qualche tempo fa l’ex ministro Giulio Tremonti, all’inizio della sua inconcludente carriera legislativa, di tasse complessive ne ha contate 107. Le associazioni dei consumatori e delle imprese parlano genericamente di cento, ma non ci sono certezze. Intanto, le tasse sono tutte lì: tante, complicate, introvabili.
La seconda impresa è riuscire a pagarle. Nel dossier sui Balzelli d’Italia, la Confesercenti, non ha solo pubblicato Il Bestiario delle 100 tasse che fanno tribolare imprese e famiglie ma ha fornito un dato poco noto. Pagare le tasse, riuscire cioè a mettersi in regola con il fisco, ha un costo considerevole: gli adempimenti tributari ammontano a circa 18 miliardi di euro l’anno. Chi esercita un’attività in Italia paga 4. 495 euro contro i 1. 320 dei francesi, i 1. 290 dei britannici, i 1. 210 dei tedeschi. Soldi che finiscono nelle tasche della consulenza fiscale, pervasiva e avvolgente.
L’impresa di sopravvivereLa terza impresa è sopravvivere. Per essere travolti da balzelli, gabelle, imposizioni improbabili o vere e proprie truffe, basta stare fermi. Al di là dell’Irpef, l’Irpeg, l’Irap o l’Iva esistono le tasse “assurde”, conosciute solo quando ci si inciampa sopra. Come la tassa sull’ombra che scatta quando la tenda di un locale invade il suolo pubblico. Oppure la tassa sugli spettacoli nei pubblici esercizi, la tassa sulle concessioni. La tassa per iniziare lavori edilizi, la tassa sulle cambiali. A i privati si applica la tassa sui gradini, dovuta quando le case hanno l’accesso dalla pubblica via. I lavoratori dipendenti, poi, subiscono una tassa occulta, il Fiscal drag: l’imposizione aumenta all’aumento dello stipendio senza considerare il contestuale aumento dell’inflazione.
Le tasse si pagano non appena si mette il piede fuori di casa. Letteralmente. Esiste, infatti, la tassa sui passi carrai, i varchi aperti sui marciapiedi per uscire dalle abitazioni. Si determina moltiplicando la larghezza del passo per un metro lineare convenzionale. Per uscire in auto, però, bisogna avere la patente per il cui rilascio occorrono ben cinque versamenti postali e un certificato, naturalmente in bollo. Non basta. C’è anche la tassa di iscrizione al Pubblico registro automobilistico (il Pra), importo che le province possono aumentare fino al 30 % (solo Bolzano, Aosta, Trento e Prato non lo hanno fatto). C’è il bollo dell’auto, il costo della targa, i diritti del Dipartimento Trasporti terrestri e, se si sceglie di comprare un’auto usata, il passaggio di proprietà. Con uno scooter cambia poco. Meglio andare a piedi o in bicicletta. Anche perché al primo distributore di benzina potremmo imbatterci nelle micidiali accise.
La benzina dell’Abissinia
L’ultima rilevazione del ministero dello Sviluppo economico, della scorsa settimana, segnala che il prezzo medio della benzina è di 1, 754 euro; l’accisa interviene per 0, 728 centesimi e l’Iva per i restanti 0, 304. Senza le imposte la benzina costerebbe 721 centesimi al litro. Il 41 % se ne va in accisa, cioè l’imposta che si è accumulata nel tempo sommando spese straordinarie sostenute dai vari governi. Fu la guerra in Abissinia di Mussolini a far aumentare di colpo il prezzo della benzina nel 1935, poi sono venute la crisi di Suez, il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, il Belice e tutti gli altri terremoti fino a quelle emiliano. Ma nella voce vengono conteggiati anche il contratto degli autoferrotranvieri, le missioni all’estero o l’emergenza immigrati. L’intera storia italiana passa dalla pompa al nostro serbatoio e si fa pagare cara.
Lasciamo stare, quindi, la benzina. Torniamo a casa e portiamo a spasso il cane. Putroppo il governo Monti, nel 2012, ha provato a istituire un’imposizione anche sul possesso di animali ma ha dovuto fare marcia indietro cause proteste. La legge, però, prevede la facoltà di imposizione per i comuni i quali ora, in tempi di magra, stanno pensando seriamente di introdurre l’imposta. Meglio lasciare il cane a casa e andare in banca a occuparci dei nostri risparmi. Magari per aprire un conto corrente “a costo zero”, finalmente qualcosa di gratis. Ci si mette poco, però, a scoprire che al “costo zero” occorre aggiungere l’imposta minima di 34, 2 euro più lo 0, 15 % delle somme depositate se si apre un conto deposito (su cui sono conservati i titoli). Se poi acquistiamo o vendiamo titoli azionari, scatta la la Tobin tax con lo 0, 12 % di imposizione.
Via anche dalla banca. Andiamo alla posta, ci sono le bollette. che attendono. Siamo stati molto attenti con i consumi, abbiamo utilizzato al minimo le forniture. Ma nella tariffa del gas le tasse incidono per il 43 % mentre per l’energia elettrica le imposte pesano per il 13, 29 %. La bolletta Enel, però, comprende anche i “servizi di rete” che incidono per il 33, 44 % e comprendono i i costi per gli incentivi alle fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica, gli oneri per la messa in sicurezza del nucleare, i regimi tariffari speciali per le Fs, le compensazioni per le imprese elettriche minori, il sostegno alla ricerca di sistema. Un diluvio di tasse nascosto in bolletta. Su cui, dulcis in fundo, si paga anche l’Iva. La tassa sulla tassa. Il giochetto viene ripetuto per le tassazioni locali, ad esempio la Tares, che vengono rubricate come “tariffe” in modo da aggirare il divieto.
Casa cara casaVia anche dalla posta. Dove andare? A cercar funghi si deve pagare il bollettino postale. A casa c’è il canone Rai anche se la Rai non la si guarda mai. E poi sulla l’accanimento sfiora il sadismo. Prima dell’Imu, infatti, abbiamo già pagato la tassa per l’acquisto (3 % se è un’abitazione principale), l ’ imposta ipotecaria e quella catastale. Oltre al costo del notaio. Se l’avessimo presa in affitto avremmo pagato l’imposta di registro mentre la proprietà concorre a formare il reddito complessivo. Sulla casa, infine, si paga la Tares, la tassa sui rifiuti che si calcola sui metri quadri.
Tasse ovunque, tasse di ogni tipo. Per seppellire i defunti e accendere i lumini. Per fare un biglietto aereo o sbarcare in un porto. Anche per soggiornare in Italia. La tassa per i comuni con centrali nucleare anche se il nucleare non c’è più. Le tasse sul fumo, sulla sigaretta elettronica e sugli alcolici. Non si può nemmeno provare a impietosire le autorità perché si pagherebbe la tassa sulle suppliche, quella per “istanze, petizioni, ricorsi diretti agli uffici dell’amministrazione dello Stato tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento”. Tra le imposizioni improvvise va compresa anche la giustizia: per un ricorso ai tribunali si paga in base al valore dei processi, da 33 a 1.200 euro. Esiste l’imposta sulla birra e quella sui giochi; le concessioni governative e la tassa per studiare; i diritti alle Camere di commercio e la tassa sulle affissioni, l’imposta sugli spiriti e quella sugli zuccheri. Non si può nemmeno inventare un sistema alternativo: esiste, infatti, anche la tassa “sulle invenzioni” per brevettare nuove scoperte. Oltre ai diritti di brevetto ci sono quelli di segreteria e l’immancabile marca da bollo. Anche il desiderio di cambiare le cose è sottoposto al balzello.

lunedì 17 dicembre 2012

Tares, ecco la nuova tassa comunale. Arriva la mazzata di Capodanno. - Marco Palombi


Tares, ecco la nuova tassa comunale. Arriva la mazzata di Capodanno


Dopo l'Imposta immobiliare propria, a gennaio si pagherà ancora per l'abitazione. Un altro balzello, la "tariffa comunale sui rifiuti e i servizi", sarà calcolata in base alla grandezza dell'immobile. Sostituisce Tarsu e Tia. E sarà molto salata.

Avete appena pagato il saldo Imu o state per farlo (l’ultimo giorno utile è lunedì)? Nonostante l’incasso dovrebbe ammontare a quasi tre miliardi più del previsto, non vi potete rilassare: dal 1gennaio e per tutto il mese dovete pagare “la piccola Imu”, una nuova imposta comunale che debutta nel 2013, detta Tares, calcolata in base alla grandezza della casa (è solo la prima rata, le altre ad aprile, luglio e ottobre).
E’ la classica bomba ad orologeria: il governo Monti l’ha istituita con la manovra del dicembre 2011, ma entra in vigore con l’anno prossimo. Non c’è speranza di rinvii: alcune norme necessarie per la sua applicazione sono state inserite nella legge di stabilità. Si può già dare per certo che sarà l’ennesimo aumento di tasse, ma la faccenda va spiegata. La Tares (tariffa comunale sui rifiuti e i servizi) è una creatura bifida: da un lato sostituisce Tarsu e Tia, vale a dire le imposte sui rifiuti, dall’altro introduce un ulteriore balzello per pagare i “servizi indivisibili comunali” (illuminazione, anagrafe, verde pubblico, etc).
Partiamo dall’immondizia: per quei comuni che hanno istituito la Tia (la tariffa ambientale) gli aumenti dovrebbero essere pesanti, ma non enormi. Peccato che siano solo il 17% del totale: il resto (6.700 su circa 9.000) ha la vecchia Tarsu e per i cittadini saranno mazzate. E’ previsto, infatti, che la nuova Tares debba coprire l’intero costo del servizio. Facciamo un esempio. A Milano raccolta e smaltimento costano 271,5 milioni l’anno: nel 2011 il comune ha raccolto con la Tarsu 209 milioni, saliti a 257 con gli aumenti di quest’anno. Risultato: nel 2013 Pisapia dovrà alzare l’imposta per trovare altri 14 milioni. Nota bene: il resto dei comuni con la Tarsu sono messi mediamente assai peggio di Milano.
Finita? Macchè. Resta la parte sui servizi. Per quella si pagherà di sicuro 30 centesimi per ogni metro quadro calpestabile sull’80% di case, negozi e capannoni, ma potranno essere 40 se il comune riterrà che gli servono altri soldi. Sconti non ce ne saranno: quei soldi – un miliardo di euro il gettito previsto – il governo li ha già messi a bilancio e verranno automaticamente decurtati dai trasferimenti ai comuni per il 2013. In sostanza i sindaci stanno facendo da gabelliere per conto dello Stato. Nelle città, quasi tutte nel centronord, che hanno già fatto i conti, dicono che l’aumento medio per i comuni con la Tia sarà del 20% circa (a Firenze si parla di oltre 30 euro in più ad utente), per gli altri parecchio di più. Confcommercio ha calcolato che l’aggravio medio per gli esercizi commerciali sarà invece pari al 293%. Nei comuni, peraltro, ora è caos organizzativo: tra Imu, tagli e Tares, troppe sono le novità e le variabili per chiudere i bilanci di previsione entro fine mese e così – grazie ad un altro emendamento arrivato ieri – ai sindaci è stata concessa unaproroga fino a giugno. Una buona notizia? Per ora le rate saranno parametrate sulla vecchia tassa, la mazzata arriverà tra luglio e ottobre.
Se il servizio funzionasse, lo si pagherebbe, anche se a denti stretti, ma non funziona, allora, perchè aumentare la tassa esistente? Per battere cassa? E' da più di un anno che il governo batte cassa, ma miglioramenti non se ne vedono!