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sabato 27 settembre 2014

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”

Il premio Nobel per l'economia contro la firma del Ttip: "Gli Stati Uniti vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favorisca spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici" e "in gioco ci sono la sicu­rezza ali­men­tare, la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori". Intanto le trattative, fortemente sostenute dal governo Renzi, sono in stallo. E il commissario Ue al commercio ammette: "Sempre più improbabile riuscire a chiudere."

No al trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. Che potrebbe rivelarsi “molto negativo” per l’Europa perché lascerebbe “campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana“. Parola del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che ha ribadito il suo no alla firma del discusso accordo Trans-Atlantic trade and investiment partnership (Ttip) – i cui negoziati sono peraltro in stallo – in un intervento su Il Manifesto. “Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scam­bio, vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favo­ri­sca alcuni spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici”, scrive l’economista noto per le critiche alle politiche del Fondo monetario internazionale. “La posta in gioco non sono le tariffe sulle impor­ta­zioni tra Europa e Stati uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicu­rezza ali­men­tare, per la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori in genere. Ciò che si vuole otte­nere con que­sto accordo non è un miglio­ra­mento del sistema di regole e di scambi posi­tivo per i cit­ta­dini ame­ri­cani ed euro­pei, ma garan­tire campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana”.
Ed è per questo, secondo Stiglitz, che iDipar­ti­mento del Com­mer­cio (così come, peraltro, la Commissione Ue) “sta nego­ziando in asso­luta segre­tezza senza infor­mare nem­meno i mem­bri del Con­gresso ame­ri­cano”. Poi l’esempio di quel che potrebbe succedere, per il Nobel, in caso di approvazione: “La Phi­lip Mor­ris ha fatto causa con­tro l’Uruguay che vuol difen­dere i pro­pri cit­ta­dini dalle siga­rette tos­si­che. La Phi­lip Mor­ris nel ten­ta­tivo di con­tra­stare le misure adot­tate in Uru­guay per tute­lare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appel­lata pro­prio ai quei prin­cipi di libero scam­bio che si vor­reb­bero intro­durre con il Ttip. Sot­to­scri­vendo un accordo simile l’Europa per­de­rebbe la pos­si­bi­lità di pro­teg­gere i pro­pri cit­ta­dini. Que­sto tipo di accordi, inol­tre aggra­vano le disu­gua­glianze e, in una situa­zione come quella euro­pea, rischie­reb­bero di appro­fon­dire la recessione“. 
Bocciatura su tutta la linea, dunque, per il trattato che prevede la rimozione dei dazi ma soprattutto l’armonizzazione di normative e regolamenti dalle due parti dell’Atlantico, cosa che secondo il Centre for economic policy research di Londra comporterebbe una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi per quella europea. La firma dell’accordo è fortemente voluta dal governo italiano, che stando alle anticipazioni del viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda farà di tutto perché le trattative si chiudano nei prossimi 12 mesi. Ma, a quanto pare, difficilmente la scommessa di Matteo Renzi sarà vinta: venerdì il commissario Ue uscente al Commercio, Karel De Gucht, ha ammesso in un’intervista al Financial Times che c’è il rischio concreto di uno slittamento sine die. “La mancanza di leadership politica a Washington e a Berlino sta rendendo sempre più improbabile” che il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti venga siglato entro il prossimo anno. E se non ci sarà un accordo nel 2015 si rischia che la firma del Ttip venga rinviata a tempo indeterminato a causa delle elezioni presidenziali negli Usa. “Questo accordo può essere concluso solamente se c’è una sufficiente guida e volontà politica a farlo”, spiega De Gucht al quotidiano finanziario. “Cosa che da entrambe le parti, sia americana che europea, deve ancora essere dimostrata”. Il commissario Ue riconosce poi che “abbiamo incontrato più ostacoli del previsto e per diverse ragioni. Il commercio è diventato un tema decisamente politico” e “specialmente i partiti di sinistra non sono particolarmente a favore del libero scambio”. Infine, riguardo al ruolo dei gruppi di pressione, De Gucht spiega che “si parla molto delle lobby al Parlamento europeo, ma posso assicurare che al Congresso degli Stati Uniti sono molto più forti”. 

venerdì 28 marzo 2014

IL GIULLARE DEL CLOWN. - DI CARLO BONNEY



Renzi si prosterna ad Obama scodinzolando contro Russia e Germania.

L’icona della sinistra mondiale, Barack Obama, arriva oggi a Roma ad incassare l’appoggio di Renzi e del Governo italiano alle sanzioni contro la Russia.
In cambio, Renzi, da buon proconsole, potrà esibire, in un‘atmosfera da "Grande Bellezza" romana, con tanto di repulisti del Colosseo per l’occasione, la grande stima ed amicizia che lo lega all’”Imperatore”.
Una sceneggiata da quattro soldi, che oltre a farci precipitare nel solito ridicolo cliché italiota, già visto in tanti film americani girati su Roma occupata negli anni cinquanta, si consumerà tra imponenti misure di sicurezza da sventolare sui TG nazionali  e tanto di passeggiata archeologica e blocco della città.


Il feeling di servilismo che lega la sinistra italiana e gli americani data oltre mezzo secolo e neppure gli epigoni del PCI, come Renzi, riescono ad affrancarsene :in questo caso, con un pizzico di cialtronaggine in più fornita dai tempi.
L’Obama de’ noantri appoggerà senz’altro la politica antirussa degli americani e potrà sfoggiare i “brillanti “risultati di politica interna da lui raggiunti in poco tempo: ovviamente, tutte cose di cui agli americani non frega nulla.
Il succo della missione di Obama in Belgio, Olanda e Italia, “paesi minori” nello scacchiere europeo, è quello di isolare i refrattari tedeschi, poco inclini ad alzare la voce con Putin, sulla questione ucraina, per mille buoni motivi, a cominciare da quello energetico.

Hollande e lo sfiatato partito socialista francese, dal canto suo, non hanno oggi la forza politica di promuovere alcunché, soprattutto dopo la batosta alle recenti amministrative e quindi quale migliore occasione per Obama di vellicare i bassi istinti dei paesi che non contano nulla , per dividere ulteriormente il recalcitrante e confuso scacchiere europeo?
Dopo aver considerato il dossier Europa, poco interessante negli equilibri mondiali, oggi, dopo il riavvicinamento tra Cina e Russia, suggellato dal secco No di entrambi al Trattato dell’Aja, sulla regolamentazione degli arsenali nucleari, la strategia americana, ha rimesso al centro l’attenzione verso l’Europa, cercando di indebolirne l’asse portante, la Germania, attraverso l’utilizzo degli “utili idioti” come Renzi.

Non a caso, Renzi, nelle scorse settimane si è proposto, ad uso e consumo interno, come alfiere di una nuova partnership con la Merkel e con l’Unione Europea, giocando abilmente sulla non sudditanza nei loro confronti, ma su un preteso rapporto di parità,  finora più formale che sostanziale.
In questo modo tenta di ottenere due risultati: sul piano interno, di erodere i sentimenti antieuropeisti che covano nel paese ritagliandosi spazi di autonomia di manovra e di scarto rispetto alla UE, per non rischiare un effetto simile a quanto avverrà in molti paesi europei alle elezioni di maggio e sul versante internazionale, di accreditarsi nel ruolo di “guastatore” in funzione antitedesca, permettendo agli USA di ammorbidire la Merkel sui negoziati di libero scambio in corso tra USA ed Unione Europea e soprattutto in materia di posizionamento nei confronti della Russia di Putin.
E ora godetevi il remake di  "Vacanze Romane" con Obama al posto di Gregory Peck che visita Roma in lambretta, dietro di lui, invece di Audrey Hepburn con le gambe di lato, immaginate Renzi al suo posto (è dura lo so..) e avrete il quadro della situazione. 

http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=21231:il-giullare-del-clown&catid=3:glob&Itemid=8

martedì 27 agosto 2013

Siria, Usa verso attacco anche senza ok Onu. Cancellato vertice con Mosca.

Siria, Usa verso attacco anche senza ok Onu. Cancellato vertice con Mosca


Obama, secondo quanto anticipato dal Washington Post, valuta un intervento a Damasco a prescindere dal via libera del Consiglio di sicurezza, dato il veto certo della Russia. Ma l'Iran avverte: l'azione avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”.

Un attacco limitato, della durata di “non più di due giorni”, per fermare la guerra in Siria. Il presidente Usa Barack Obama, a fronte degli scontri a Damasco, sta valutando anche questa opzione per rispondere all’uso di armi chimiche del regime di Bashar al-Assad. Un intervento da portare a termine anche senza il via libera dell’Onu, dato il veto certo della Russia. E proprio il sicuro no di Mosca ha spinto gli Stati Uniti ad annullare il vertice bilaterale tra i due Paesi. L’Iran spinge però verso una soluzione politica e si augura che i “leader europei” prendano “sagge decisioni” evitando l’attacco che, spiegano da Teheran, avrebbe “gravi conseguenze” in “tutta la regione mediorientale”.
Gli Stati Uniti intanto proseguono le consultazioni con gli alleati e avrebbero abbandonato le speranze di ottenere un’autorizzazione all’azione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, visto che la Russia voterebbe certamente contro. E la tensione tra i due Paesi ha portato Washington ad annullare l’incontro all’Aia per la discussione della convocazione della conferenza di pace sulla Siria. La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come laTurchia. Nei prossimi giorni le agenzie di intelligence rappresenteranno informazioni che sostengono la tesi dell’uso di gas da parte del governo di Assad, incluse intercettazioni radio e telefoniche fra i comandanti dell’esercito siriano. “Un’azione militare – afferma la stampa americana citando fonti – potrebbe essere ancora evitata in caso di un dietro front del governo di Assad e del governo russo che lo appoggia. Ma le attese che questo possa accadere sono basse”.
Tuttavia, in un’intervista all’emittente al-Manar il ministro dell’Informazione di Damasco, Omran al-Zoubi nega che la Siria abbia utilizzato armi chimiche e ha aggiunto che ”gli Usa non ne hanno alcuna prova”. Nel caso gli ispettori Onu al contrario potessero dimostrarne  l’utilizzo, la responsabilità cadrebbe sulle “bande terroriste”, termine con cui il regime si riferisce ai ribelli. “Qualsiasi aggressione alla Siria è illegittima”, ha precisato al-Zoubi, aggiungendo che “il team Onu incaricato di indagare sull’uso di armi chimiche in Siria non ha ancora completato la sua missione e non ha redatto un rapporto in merito. I siriani – ha concluso – non hanno altra scelta che difendere il loro Paese”.
Sull’ipotesi di un attacco americano, il portavoce iraniano, Abbas Araqchi, ha precisato che le “gravi conseguenze” sarebbero provocate da “qualsiasi azione militare” contro la Siria e ha sottolineato che questo è il momento di essere cauti per evitare che la situazione vada “fuori controllo”: uno sviluppo, ha detto il portavoce iraniano, “che speriamo non accada”. Teheran comunque, ha annunciato Araqchi, farà “del suo meglio” per evitare un conflitto e “speriamo che tutti tornino indietro” alla ricerca di una “soluzione politica”. 

venerdì 11 gennaio 2013

Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos: “Non chiedo autorizzazioni al governo”. - CTzen


Rosario Crocetta


“Non siamo contro gli americani. Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. Il presidente, dopo gli scontri dello scorsa notte a Niscemi (Caltanissetta) blocca i lavori per l'installazione delle antenne militari statunitensi nonostante il richiamo formale del ministro dell'Interno.

“Non siamo contro gli americani e non siamo contro il Muos (Mobile User Objective System). Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. E’ cauto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, ma gli scontri della scorsa notte tra le forze dell’ordine e gli attivisti contrari all‘installazione delle antenne militari statunitensi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, lo hanno costretto ad accelerare le decisioni. Da settimane i manifestanti presidiano l’ingresso della base Usa, pronti a fare da muro alle attese gru che avrebbero dovuto completare l’opera. I mezzi sono arrivati ieri notte, scortati dalle forze dell’ordine.
Le sentinelle degli attivisti disposte lungo il percorso hanno avuto appena il tempo di avvertire i compagni. “I poliziotti erano circa trecento divisi in blocchi – racconta Elvira Cusa, del comitato No Muos di Niscemi –, noi una cinquantina. Ci siamo buttati a terra, ci hanno detto di alzarci, al nostro rifiuto ci hanno caricato. Non c’è stato nessun dialogo, anzi ci sono stati anche colpi di manganelli e calci. Io ho la mano e il ginocchio gonfi e come me anche altri ragazzi”. Dopo gli scontri, l’urgenza di rispondere alle promesse elettorali si è fatta pressante per Crocetta. Che, in una conferenza stampa urgente, ha annunciato di aver sospeso le autorizzazioni ai lavori di realizzazione del Muos. Nonostante il richiamo formale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri arrivato negli scorsi giorni.  
“Io sono un presidente autonomista – dichiara il governatore siciliano – Non chiedo certo le autorizzazioni al governo Monti quando prendo le mie decisioni”. Annunciate di recente, spiega, anche ad alcuni diplomatici statunitensi. “Avevo invitato in modo bonario a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi, finora non era successo ma ieri sera purtroppo è accaduto”. A motivare la sospensione delle autorizzazioni, secondo Crocetta, sarebbero dei “vizi” negli atti già emessi. Nello specifico, la mancanza di uno studio dell’impatto sulla salute pubblica delle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne Muos. Un possibile problema anche per la navigazione degli arei del vicino scalo areo di Comiso, la cui apertura è prevista per la primavera. Motivazioni che, per il presidente regionale, sarebbero più forti della decisione del ministro Cancellieri di dichiarare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”.
Non si placano intanto le polemiche per gli scontri della scorsa notte a Niscemi. Soprattutto per le denunce degli attivisti delle presunte violenze operate da 300 poliziotti in tenuta antisommossa. Solo 70 uomini, invece, secondo la Questura di Caltanissetta. “Non c’è stata nessuna carica – risponde il capo di gabinetto Sergio Lo Piano – Ma solo azioni di alleggerimento”. I manifestanti hanno usato metodi pacifici, ammettono anche le forze dell’ordine. “Hanno fatto resistenza passiva, si sono frapposti ai mezzi sfruttando l’oscurità e sono stati spostati di peso ai lati della strada. Si è giocato un pochino naturalmente, ma non mi risultano manganellate”. Per i No Muos, invece, si è trattata di “inaudita violenza”. Il passaggio dei quattro camion e delle due gru, per loro, è stato “un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce – dichiarano – Non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del Muos”. Che vede l’assemblea regionale siciliana e il presidente Crocetta a fianco degli attivisti. Almeno fino a quando il braccio di ferro tra governo regionale e nazionale non sarà concluso.

venerdì 30 novembre 2012

Sicilia, il Muos di Niscemi e il pericolo di interferenza con il traffico aereo. - Peppe Cannella



I comitati e gli attivisti No-Muos in questi giorni continuano la loro resistenza con i loro due presidi permanenti vietando il transito di camion e gru diretti alla base militare USA di Niscemi. C’è allarme e la sorveglianza ai presidi è senza sosta, notte e giorno. Per ultimare l’istallazione delle tre parabole del Muos gli americani hanno bisogno di una enorme gru telescopica autocarrata: il popolo No-Muos per non farla passare ha anche attivato una serie di mini-presidi mobili di avvistamento attorno alle reti viarie che conducono alla Sughereta di Niscemi. I comitati No Muos dei presidi chiedono a voce alta anche come mai nessuno offre risposte serie sui pericoli di interferenza tra le emissioni delle parabole militari MUOS in costruzione e il traffico aereo di Fontanarossa, Sigonella e a breve di Comiso. Da quando il problema è stato sollevato per la prima volta un anno fa dal professore Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino e dal suo collaboratore Massimo Coraddu, si assiste a un incredibile scaricabarile tra le istituzioni che teoricamente dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini. ENAC, ENAV, Aeronautica Militare continuano a tacere e la costruzione del MUOS va avanti senza che nessuno si faccia carico della tutela della popolazione dagli enormi rischi che la sua entrata in funzione comporterebbe. Nel novembre 2011 i due professori incaricati dal Comune di Niscemi, facevano notare con una loro dettagliata relazione che le trasmissioni del MUOS dalla base militare USA di Niscemi potevano comportare gravi rischi per la navigazione aerea.
Secondo Zucchetti e Coraddu i fasci emessi si troverebbero infatti alla quota di circa 5000 metri alla distanza di 15 Km dal Muos, a circa 6000 metri a 20 Km dal Muos, a circa 10000 metri a 30 Km dal Muos. L’intensità del campo emesso da ciascuna parabola, per distanze inferiori ai 20 Km, supererebbe i 40 V/m, mentre il limite di sicurezza previsto perché le strumentazioni di bordo degli aeromobili non subiscano gravi disturbi è di appena 1 V/m. Si tratterebbe quindi di intensità decine di volte superiori ai limiti di sicurezza e quindi pericolose per un corretto volo degli aerei in un’area tra l’altro molto antropizzata e ad elevato traffico di aeromobili. Le parabole del Muos distano infatti 60 km dall’aeroporto di Fontanarossa, 30 Km dall’aeroporto di Sigonella e solo 20 km da quello di Comiso. Col Muos in funzione il rischio di malfunzionamento per gli aerei in volo sarebbe davvero alto e la popolazione della Sicilia sud-orientale e soprattutto delle province di Ragusa, Siracusa e Catania correrebbe enormi rischi.
Il prof. Zucchetti in questi giorni tramite un articolo pubblicato su “il Manifesto Blog” del 28 novembre 2012 ritorna sull’argomento ed evidenzia un colpevole immobilismo delle istituzioni sul Muos e le sue interferenze con il traffico aereo. Secondo il professore è la stessa Agenzia Regionale per la protezione Ambientale (ARPA-Sicilia) in una sua nota di fine Maggio 2012 ad ammettere sottovoce che le emissioni delle parabole del Muos interesserebbero buona parte del traffico aereo della Sicilia orientale e che le loro possibili interferenze con gli aeromobili andrebbero quindi valutate, anche se non dall’ARPA ma “dai soggetti deputati all’assistenza ed al controllo del traffico aereo e cioè ENAV, ENAC ed Aeronautica Militare”.
In realtà ENAV, ENAC ed Aeronautica Militare ad un incontro tenutosi il 6 Febbraio 2012 a Palermo, presso l’Assessorato ai Trasporti della Regione e presieduto dal prefetto di Ragusa, si sono mostrati clamorosamente impreparati e reticenti sull’argomento. Nella riunione palermitana infatti si parlava di “fornitura dei servizi di navigazione aerea connessi con l’aeroporto di Comiso” e ad una specifica domanda sull’eventuale interferenza tra le attività MUOS e quelle dell’aeroporto di Comiso il rappresentante dell’Aeronautica Militare rispondeva che non conosceva il sistema MUOS, in quanto tematica di non sua competenza e non all’ordine del giorno dell’incontro e che comunque ogni attività di volo civile su Comiso si sarebbe svolta in conformità con i parametri di sicurezza stabiliti dalla normativa vigente. Durante l’incontro i rappresentanti dell’Enac e dell’Enav su questo aspetto si distinguevano per il loro assoluto silenzio. Tali notizie sono state rese pubbliche dal ministro della difesa, l’ammiraglio Di Paola, nella sua risposta scritta all’interrogazione del senatore Giambrone del Marzo 2012, interrogazione che poneva proprio il problema delle interferenze delle emissioni MUOS con il traffico aereo. Di Paola, ministro con le stellette, ancora oggi tace sornione sul Muos e le sue pericolose interferenze sulla sicurezza dei voli.
La passività e lo scarica-barile delle autorità competenti per l’inquinamento elettromagnetico e per la sicurezza dei voli aerei è inaccettabile. L’ENAC, l’ENAV, l’Aeronautica Militare e il ministro della Difesa Di Paola sono reticenti, affermano di non essere a conoscenza del problema o di non essere competenti e comunque si rifiutano di affrontarlo. Si tratta apparentemente di un atteggiamento non comprensibile, ma il piano sembra oramai chiaro: si intende lasciare che il MUOS venga realizzato in tempi brevi, per mettere poi tutti di fronte al fatto compiuto. Un atteggiamento che però il popolo No-Muos resistente, fermamente deciso a bloccare questo progetto, non può accettare. I presidi No Muos di questi giorni non solo dovranno fermare le gru e i tir degli americani ma anche l’omertà delle autorità competenti italiane.