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lunedì 18 marzo 2019

Sequestrate 8 associazioni di “volontariato” con affari per 20 milioni, 12 arrestati. - Giuseppe Nibali



Nuova maxi operazione coordinata dalla Procura di Catania, insieme a quella di Gela e svolta da Carabinieri e Polizia, volta a disarticolare una associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di vari delitti contro la pubblica amministrazione, come quelli di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e di frode nelle pubbliche forniture, nonché i delitti di estorsione e di maltrattamenti. Gli arrestati facevano dunque parte di una organizzazione che gestiva diverse cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali
Le condotte illecite consistevano nell’eludere metodicamente ed in modo fraudolento, l’osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con vari enti della pubblica amministrazione, condotte che si concretizzavano poi, nel somministrare ai minori cibo di scarto, non garantendo loro condizioni igienico sanitarie adeguate e non fornendo la dovuta assistenza tramite personale qualificato. Nessun medico o infermiere ne psicologo o mediatore culturale, al punto che erano spesso gli stessi migranti a provvedere da sé.
Le associazioni e cooperative però percepivano egualmente i 35 euro giornalieri per gli adulti e 45 euro per i minori. Ma venivano spesi in base alle indagini effettuate da magistrati e forze dell’ordine, soltanto pochi euro al giorni per provvedere ai pasti e all’assistenza normale, utilizzando materiale di scarto come vecchi materassi raccolti dalla spazzatura, su cui molti degli assistiti si rifiutavano di dormire, preferendo il pavimento.
Inoltre, il gruppo, al cui vertice c’era Pietro Marino Biondi, classe 1956, e Gemma Iapichello, classe 1976, in particolare, si basava sull’assunzione in diverse cooperative, dei parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, per un vantaggio di tutti.
Questi i nomi degli altri fermati dai Carabinieri:
CHYLEWSKA Hatarzyna Eugenia, detta “KASIA” cl.’80, ai domiciliari.
DI FRANCA Natale, cl.‘59; ai domiciliari.
DUCA Paolo, cl.‘68; ai domiciliari.
FAVATELLA Clara, cl.‘82; ai domiciliari.
FOTI Giuseppina, cl.‘72; ai domiciliari.
GIANNONE Alessandro, cl ‘83; ai domiciliari.
IAPICHELLO Gemma, cl.’76, tradotta carcere Catania Piazza Lanza.
PALUMBO Giuseppe Maria, cl. ‘57; ai domiciliari.
PASQUALINO Liliana Giuseppina, cl.‘63; ai domiciliari.
POLITI Francesca Provvidenza, cl.‘85; ai domiciliari.
VENTIMIGLIA Francesca, cl.’61, ai domiciliari.
Le indagini, dirette dalla Procura Distrettuale hanno avuto inizio nel giugno 2017, poco dopo l’inizio di quelle portate avanti a Gela, partite da una manifestazione di protesta di migranti che lamentavano condizioni tremende a Villa Daniele, dove erano appunto ospitati, il 18 maggio 2017.
Successivamente i due filoni si sono congiunti, perchè sovrapponibili a causa degli stessi soggetti indagati,. Le prove raccolte da Carabinieri e Polizia hanno consentito di accertare quanto accadesse all’interno delle strutture ed i guadagni enormi ottenuti sfruttando le sofferenze altrui.
Ed infatti gli introiti erano ingenti, oltre 20 milioni di euro, per attività che andavano avanti da tempo ed erano svolte in modo certosino e preciso da tutti gli appartenenti al gruppo, ognuno con il proprio ruolo nell’amministrare appunto queste cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali.
In particolare c’era poi l’ausilio dei dipendenti pubblici, Natale Di Franca e Paolo Duca, dipendenti dell’INPS di Catania e Sondrio, che allo scopo di ottenere illeciti profitti e/o vantaggi (consistenti per Di Franca in ulteriori benefici per persone a lui vicine e dipendenti di una cooperativa riconducibile al sistema “BIONDI” e per Duca, la riassunzione della moglie in una delle associazioni di Sondrio sempre legate a Pietro Marino) compivano vari atti contrari ai propri doveri d’ufficio, come favorire e trattare con priorità le pratiche di gestione delle associazioni e/o informare Biondi e i suoi collaboratori, riguardo all’imminente esecuzione di controlli o ispezioni, nonché tralasciando di applicare le sanzioni previste per le infrazioni rilevate durante le verifiche compiute.
Biondi, Giannone, Palumbo e Francesca Ventimiglia, sempre nell’ambito delle cooperative e associazioni, maltrattavano gli ospiti a loro affidati; davano loro pochi vestiti, pietanze scadenti e avariate, letti infestati da parassiti, approfittando del fatto che questi fossero minori e quindi meno propensi a ribellarsi.
E ancora, è stato accertato come Biondi e Favatella avessero tentato di estorcere 400,00 euro da un giovane extracomunitario loro ospite, in cambio di un contratto di lavoro presso le cooperative da loro gestite, contratto che avrebbe consentito al giovane di ottenere il permesso di soggiorno e, quindi, la possibilità di rimanere in Italia evitando, di fatto, la sicura espulsione dal territorio Italiano. Ma anche i lavoratori assunti all’interno in molti casi venivano sfruttati, sottopagati.
Il sequestro preventivo delle cooperative e associazioni riguarda l’Associazione Solidarietà 2000, la Cooperativa Comunità Per Vivere Insieme, la Cooperativa Onlus Pianeti Diversi, la Cooperativa Progetto Vita Onlus, la Cooperativa Comunità Il Quadrifoglio Onlus, la Cooperativa Alba, la Cooperativa Le Fata Dell’arcobaleno, l’Associazione Albero Della Vita. Tutte insieme sono state valutate a livello patrimoniale con un valore di circa 3 milioni di euro per un giro di affari di circa venti milioni appunto. Soldi che venivano reinvestiti per arricchimenti personali, grazie alla sofferenza degli indifesi e degli inermi.
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lunedì 18 febbraio 2019

Sequestrate 8 associazioni di “volontariato” con affari per 20 milioni, 12 arrestati. - Giuseppe Nibali - 11 Dicembre 2018




Nuova maxi operazione coordinata dalla Procura di Catania, insieme a quella di Gela e svolta da Carabinieri e Polizia, volta a disarticolare una associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di vari delitti contro la pubblica amministrazione, come quelli di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e di frode nelle pubbliche forniture, nonché i delitti di estorsione e di maltrattamenti. Gli arrestati facevano dunque parte di una organizzazione che gestiva diverse cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali
Le condotte illecite consistevano nell’eludere metodicamente ed in modo fraudolento, l’osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con vari enti della pubblica amministrazione, condotte che si concretizzavano poi, nel somministrare ai minori cibo di scarto, non garantendo loro condizioni igienico sanitarie adeguate e non fornendo la dovuta assistenza tramite personale qualificato. Nessun medico o infermiere ne psicologo o mediatore culturale, al punto che erano spesso gli stessi migranti a provvedere da sé.
Le associazioni e cooperative però percepivano egualmente i 35 euro giornalieri per gli adulti e 45 euro per i minori. Ma venivano spesi in base alle indagini effettuate da magistrati e forze dell’ordine, soltanto pochi euro al giorni per provvedere ai pasti e all’assistenza normale, utilizzando materiale di scarto come vecchi materassi raccolti dalla spazzatura, su cui molti degli assistiti si rifiutavano di dormire, preferendo il pavimento.
Inoltre, il gruppo, al cui vertice c’era Pietro Marino Biondi, classe 1956, e Gemma Iapichello, classe 1976, in particolare, si basava sull’assunzione in diverse cooperative, dei parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, per un vantaggio di tutti.
Questi i nomi degli altri fermati dai Carabinieri:
CHYLEWSKA Hatarzyna Eugenia, detta “KASIA” cl.’80, ai domiciliari.
DI FRANCA Natale, cl.‘59; ai domiciliari.
DUCA Paolo, cl.‘68; ai domiciliari.
FAVATELLA Clara, cl.‘82; ai domiciliari.
FOTI Giuseppina, cl.‘72; ai domiciliari.
GIANNONE Alessandro, cl ‘83; ai domiciliari.
IAPICHELLO Gemma, cl.’76, tradotto carcere Catania Piazza Lanza.
PALUMBO Giuseppe Maria, cl. ‘57; ai domiciliari.
PASQUALINO Liliana Giuseppina, cl.‘63; ai domiciliari.
POLITI Francesca Provvidenza, cl.‘85; ai domiciliari.
VENTIMIGLIA Francesca, cl.’61, ai domiciliari.
Le indagini, dirette dalla Procura Distrettuale hanno avuto inizio nel giugno 2017, poco dopo l’inizio di quelle portate avanti a Gela, partite da una manifestazione di protesta di migranti che lamentavano condizioni tremende a Villa Daniele, dove erano appunto ospitati, il 18 maggio 2017.
Successivamente i due filoni si sono congiunti, perchè sovrapponibili a causa degli stessi soggetti indagati,. Le prove raccolte da Carabinieri e Polizia hanno consentito di accertare quanto accadesse all’interno delle strutture ed i guadagni enormi ottenuti sfruttando le sofferenze altrui.
Ed infatti gli introiti erano ingenti, oltre 20 milioni di euro, per attività che andavano avanti da tempo ed erano svolte in modo certosino e preciso da tutti gli appartenenti al gruppo, ognuno con il proprio ruolo nell’amministrare appunto queste cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali.
In particolare c’era poi l’ausilio dei dipendenti pubblici, Natale Di Franca e Paolo Duca, dipendenti dell’INPS di Catania e Sondrio, che allo scopo di ottenere illeciti profitti e/o vantaggi (consistenti per Di Franca in ulteriori benefici per persone a lui vicine e dipendenti di una cooperativa riconducibile al sistema “BIONDI” e per Duca, la riassunzione della moglie in una delle associazioni di Sondrio sempre legate a Pietro Marino) compivano vari atti contrari ai propri doveri d’ufficio, come favorire e trattare con priorità le pratiche di gestione delle associazioni e/o informare Biondi e i suoi collaboratori, riguardo all’imminente esecuzione di controlli o ispezioni, nonché tralasciando di applicare le sanzioni previste per le infrazioni rilevate durante le verifiche compiute.
Biondi, Giannone, Palumbo e Francesca Ventimiglia, sempre nell’ambito delle cooperative e associazioni, maltrattavano gli ospiti a loro affidati; davano loro pochi vestiti, pietanze scadenti e avariate, letti infestati da parassiti, approfittando del fatto che questi fossero minori e quindi meno propensi a ribellarsi.
E ancora, è stato accertato come Biondi e Favatella avessero tentato di estorcere 400,00 euro da un giovane extracomunitario loro ospite, in cambio di un contratto di lavoro presso le cooperative da loro gestite, contratto che avrebbe consentito al giovane di ottenere il permesso di soggiorno e, quindi, la possibilità di rimanere in Italia evitando, di fatto, la sicura espulsione dal territorio Italiano. Ma anche i lavoratori assunti all’interno in molti casi venivano sfruttati, sottopagati.
Il sequestro preventivo delle cooperative e associazioni riguarda l’Associazione Solidarietà 2000, la Cooperativa Comunità Per Vivere Insieme, la Cooperativa Onlus Pianeti Diversi, la Cooperativa Progetto Vita Onlus, la Cooperativa Comunità Il Quadrifoglio Onlus, la Cooperativa Alba, la Cooperativa Le Fata Dell’arcobaleno, l’Associazione Albero Della Vita. Tutte insieme sono state valutate a livello patrimoniale con un valore di circa 3 milioni di euro per un giro di affari di circa venti milioni appunto. Soldi che venivano reinvestiti per arricchimenti personali, grazie alla sofferenza degli indifesi e degli inermi.
http://www.sudpress.it/sequestrate-8-associazioni-di-volontariato-con-affari-per-20-milioni-12-arrestati/#HxOKEP4vfVQQWP6E.99

martedì 23 luglio 2013

Cava Grande del Cassibile, fine di un sogno?


Prima l’Isola della Correnti, oggi i “laghetti” di Cava Grande. Una maledizione sembra abbattersi su alcuni dei più bei siti naturalistici della Sicilia, presenti nel siracusano. Diversamente dalle favole, però, in questo caso non ci sono orchi cattivi. Più semplicemente,interessi economici e speculativi sembrano farla da padroni.
Come scrive Giovanni Scalia sul Giornale Siracusa, “la riserva naturale Cava Grande del Cassibile (SIC ITA090007) […] i delicati e unici ecosistemi […] corrono un gravissimo pericolo”. Un pericolo determinato dalla scelta dellaSOAmbiente di “aprire, prosegue Scalia, una discarica a Stallaini in una cava di pietra dismessa ubicata a soli 350 m dalla riserva e a 80 da uno degli affluenti del fiume Manghisi”.
In effetti, il governo regionale aveva revocato tutti i permessi, revoca confermata dal TAR di Palermo, ma il Tribunale di Appello ha dato ragione all’azienda.
Chi è stato almeno una volta nella riserva ricorda tanta fatica, soprattutto nel momento della risalita, ampiamente ricompensata dall’aver passato una giornata in un luogo che non è eccessivo definire ‘magico’, in qualunque direzione si decidesse di andare.
Fortunatamente, tante associazioni(Acquanuvena, Albergatori di Noto, Natura Sicula, Case Sparse nell’Agro Netino, Ente Fauna Siciliana, Noto Ambiente, Paesaggio è Futuro, Sciami, e rischiamo di dimenticarne qualcuna) non sono state disponibili a far finta di nulla.
La discarica, proprio, non la vogliono. Innanzitutto perché in essa possono essere conferiti amianto, rifiuti solidi prodotti da operazioni di bonifica dei terreni, metalli non ferrosi e non meglio identificati, rifiuti non biodegradabili.
Ma, anche, perché il piano paesaggistico nella zona di Stallaini vieta esplicitamente di realizzare discariche. Conseguentemente, fanno appello all’Amministrazione comunale di Noto di fare quanto in suo potere per opporsi a questa operazione che, peraltro, produrrebbe anche gravissimi problemi economici, visto che i “laghetti” rappresentano una grande attrattiva turistica.
Chiedono a tutte le amministrazioni locali cointeresssate di concordare, coinvolgendo anche i parlamentari siciliani, le azioni da intraprendere. E, infine, alla Sovrintendenza di Siracusa di revocare, alla luce del piano paesaggistico, il permesso frettolosamente concesso.
In sostanza, tocca ancora una volta alle associazioni e ai volontari il compito di difendere concretamente la nostra Costituzione che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (art.9) e il nostro diritto alla bellezza.

martedì 25 settembre 2012

Polverini, l'ultima furbata. - Emiliano Fittipaldi



Prima di dimettersi aveva promesso di mettere on line i conti della sua lista. Invece sul sito sono uscire solo cifre generiche e nemmeno una spiegazione sulle spese folli. Ma un dato emerge comunque: il denaro pubblico veniva regalato ai politici attraverso improbabili associazioni.

«Tutte le ricevute della Lista Polverini saranno sul sito entro sette giorni, ho sempre mantenuto gli impegni, figuriamoci in un momento come questo», ha promesso urbi et orbi Renata Polverini qualche giorno fa. «Da ieri i nostri conti sono on line e non c'è una lira che non sia giustificata o giustificabile», ha detto trionfante lunedì mattina Mario Brozzi, capogruppo della lista in Consiglio Regionale. 

Come dire che loro, quelli della lista Polverini, non hanno nulla da nascondere. Sarà anche vero, peccato che oggi sul sito  del gruppo non c'è una ricevuta nemmeno a pagarla, ma solo tre fogli excel che documentano meno della metà delle spese dell'anno 2011.

Soprattutto, manca ogni riferimento ai dettagli di due delle voci di spesa più importanti del bilancio: quella dei "compensi per i collaboratori" (pari a 379 mila euro) e quella relativa a "bar, alberghi e ristoranti", che nel 2011 ha sfiorato i 200 mila euro, quasi dieci volte più di quello speso dal Partito democratico, il doppio di quanto usato dal Pdl. In pratica, ognuno dei 13 consiglieri della lista Polverini ha avuto per mangiare e soggiornare quasi 1.000 euro in più al mese, oltre stipendio, diaria, indennità e bonus vari).

La discovery della Polverini ha dunque il sapore di una furbata, perché sui documenti pubblicati non v'è traccia dei pagamenti più sensibili per la pubblica opinione: quelli per i pranzi e i soggiorni dei politici «sostenuti per diffondere tra la società civile la conoscenza dell'attività del gruppo consiliare», e i versamenti a portaborse e consulenti vari. La Polverini si è anche dimenticata di segnalare come, perché e a chi sono andati i 91mila euro spesi per «prestazioni professionali» di varia natura. 

I tre elenchi pubblicati riguardano fatture riferite ai 886 mila euro per la stampa manifesti e la diffusione attività del gruppo, ai 4.849 euro di "spese varie (qualche bolletta Acea), e ai 110 mila euro spesi per riunioni, convegni e incontri assortiti. 


Ma spulciando la lista e facendo qualche visura, si fa comunque qualche scoperta interessante. L'11 febbraio il Gruppo Polverini, per esempio, ha girato 8.750 euro all'Associazione "Lazio Liberale" per «un incontro con i cittadini per la diffusione delle attività del gruppo».  

Nel file, scorrendo le voci, c'è un altro versamento all'associazione: stesso importo e stessa data. Stavolta il giustificativo è «supporto all'azione politica per diffusione attività gruppo». Sapete di chi è l'associazione con cui la Lista Polverini è stata così generosa? Di Andrea Bernaudo, consigliere regionale del Pdl eletto nella Lista Polverini, l'uomo accusato da Franco Fiorito di aver bevuto champagne e pasteggiato a ostriche a sbafo dei soldi del gruppo.  

Il think-tank del consigliere s'è dunque beccato per un giorno 17.500 euro. Non basta: il finanziamento della Lista Polverini all'associazione di Bernaudo continua pure a maggio 2011, con un altro bonifico, sempre da 8.750 euro. Possibile che Renata e i suoi fedelissimi in Regione non ne sapessero nulla?

Soldi sono andate pure ad associazioni di danza, a circoli bocciofili, all'associazione "Il Bel Paese" (su Internet c'è ne una con sede in Serbia, a Novi Sad), a sigle mai sentite (l'associazione Forti ha avuto 10 mila euro per organizzare un incontro sul calcio), e a tanti preti: dall'Ordine equestre del santo sepolcro di Gerusalemme ai Legionari di Cristo,  dall'Istituto dei Salesiani Pio XI all'associazione Madonna della Sanità.

Qualcosina è andata persino al Senato della Repubblica, a cui la Lista Polverini ha dato 750 euro per il fondamentale convegno su «fiscalità ed abusivismo in odontoiatria».  

Alla fine della lista della spesa si arriva a un milione. All'appello ne manca un'altro. «Stipendi e ristoranti? Francamente non lo so. Abbiamo rendicontato tutto quello che ci hanno dato», risponde Brozzi all'Espresso «Le voci mancanti? Francamente mi stai parlando di cose che mi portano in alto mare. Devo chiedere al commercialista e poi di richiamo».

Appena il consigliere ci richiamerà, aggiorneremo questo articolo.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/polverini-lultima-furbata/2191627