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giovedì 24 dicembre 2020

“Pressioni sui colleghi per pilotare gli incarichi”: a processo il presidente del consiglio nazionale dei notai Cesare Giuliani. - Saul Caia

 

Il notaio, ex presidente del Consiglio romano, è accusato di abuso d’ufficio, concussione e falso in atto pubblico per aver, insieme ai consiglieri Romolo Rummo e Antonio Sgobbo, “abusato della loro qualità e dei poteri derivati dalla loro carica” e costretto “ripetutamente i notai del distretto” a lasciare la gestione di alcuni incarichi ad altri professionisti.

Ha abusato della sua posizione di presidente e consigliere per sfilare a diversi notai alcuni incarichi e indirizzarli a colleghi prediletti. Il tutto condito da pressioni ai disobbedienti, minacciati di possibili conseguenze negative per la loro vita professionale. Sono le accuse che hanno portato a processo per abuso d’ufficioconcussione e falso in atto pubblico il notaio Cesare Felice Giuliani, al vertice del consiglio nazionale del notariato e del distretto di Roma che comprende anche Velletri e Civitavecchia.

L’inchiesta parte proprio dal distretto romano, quando nell’ottobre 2015 il notaio Andrea Mosca denuncia le pressioni subite in prima persona e anche da altri colleghi da parte del presidente Giuliani e dei consiglieri Romolo Rummo e Antonio Sgobbo, all’epoca anche coordinatore della commissione vigilanza e deontologia. I tre, si legge negli atti d’indagine del sostituto procuratore Roberto Felici, hanno “abusato della loro qualità e dei poteri derivati dalla loro carica” e costretto “ripetutamente i notai del distretto” a lasciare la gestione di alcuni incarichi sulla “dismissione del patrimonio immobiliare” di “Enasarco e Roma Capitale” al Consiglio notarile di Roma. Il presidente Giuliani e gli altri due consiglieri hanno spinto i colleghi, si aggiunge, a non “accettare l’incarico direttamente dalle parti”, con la “minaccia di possibili conseguenze negative sulla loro vita professionale”, compresa “l’instaurazione di procedimenti disciplinari”.
Hanno inoltre “pilotato l’assegnazione degli incarichi” ad altri notai “selezionati in modo arbitrario”, procurando loro “un ingiusto vantaggio patrimoniale”. Infine, a Giuliani e ai due colleghi è contestato anche di aver redatto “un verbale di audizione disciplinare al notaio Andrea Mosca” che sarebbe falso.

La vicenda giudiziaria, che si trascina ormai da diversi anni, aveva creato qualche malumore all’interno del consiglio nazionale. Basti pensare che nell’agosto 2019 i consiglieri si erano riuniti in seduta straordinaria per discutere del caso Giuliani. In 15 su 20 avevano votato a favore del presidente. “Una larga maggioranza mi ha supportato e invitato a proseguire il mandato – aveva spiegato al Fatto Quotidiano lo stesso Giuliani – con piena fiducia nell’operato e nelle indagini della magistratura. C’era stata la possibilità di fare un passo indietro su Roma, ma essendoci questa inchiesta si è deciso di andare avanti con il mandato perché è iniziata con me ed è giusto che termini con me”.

Poche settimane fa (4 dicembre), il portale di federnotizie.it, gestito dell’associazione sindacale notai della Lombardia, ha pubblicato dieci domande indirizzate a Giuliani. Tra queste, si chiede se ha “mai pensato alle dimissioni”, in virtù della sua “vicenda giudiziaria e per la presunta incompatibilità della doppia carica di presidente del Consiglio nazionale notarile e del consiglio notarile di Roma”. Sul tavolo del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è finita, dallo scorso luglio, anche un’istanza di vigilanza, per le note vicende, sul consiglio notarile di Roma presieduto da Giuliani. Ma al momento il Guardasigilli non avrebbe ancora risposto.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/24/pressioni-sui-colleghi-per-pilotare-gli-incarichi-a-processo-il-presidente-del-consiglio-nazionale-dei-notai-cesare-giuliani/6046464/

lunedì 30 marzo 2020

Regione Calabria, le spese folli del Consiglio. Dirigenti pagati a peso d’oro e 351 dipendenti. - Riccardo Tripepi

Palazzo Campanella
Palazzo Campanella

Il segretario generale percepisce quasi 300mila euro l’anno, il presidente dell’Assemblea 165mila, i direttori di settore 137mila. In più c’è una pletora infinita di impiegati, con un rapporto di 12 unità per ogni consigliere.


Si apre il prossimo 9 marzo la legislatura regionale. Palazzo Campanella i suoi dipendenti si preparano dunque a intensificare il proprio impegno in attesa di capire quali saranno le decisioni, o le eventuali riforme, che la nuova Assemblea sul loro futuro. Mentre sono ancora in corso di svolgimento le procedure per alcuni concorsi, l’organico sembra essere sovradimensionato e ipercostoso.

Al momento, il personale interno del Consiglio, nel quale troveranno spazio i 30 consiglieri appena eletti, è composto da 351 unità a tempo indeterminato, con un’invidiabile media di 11,7 dipendenti per consigliere regionale. Nel numero sono compresi i nuovi assunti per carenza di organico nel 2010, che nella misura del 20% viene applicato nelle strutture speciali dei politici, lasciando spesso sotto organico gli uffici.

Impietoso il confronto con gli altri Consigli regionali italiani. A partire, ad esempio, da quello della Lombardia che risulta composto da 80 consiglieri e conta 268 unità a tempo indeterminato, con la media di 3,35 dipendente per consigliere regionale.

Alla spesa per i dipendenti già analizzata in precedenza, si aggiunge quella per i dirigenti che presenta alcuni tratti del tutto singolari.

Il segretario generale di palazzo Campanella percepisce un compenso pari ad euro 282.358,71 all’anno, così per come stabilito dalla legge regionale la n. 8 del 1996. Praticamente guadagna più dello stesso presidente del Consiglio che si ferma ad euro 165.600,00. La figura omologa alla giunta guadagna euro 160.217,66, ben 45.831,05 in meno di competenze stipendiali fisse.

Eppure diversa sembrerebbe la mole di lavoro per i due segretari: mentre in giunta regionale vi sono 13 dirigenti generali e circa 2.500 dipendenti, al Consiglio vi è 1 solo direttore generale e circa 351 dipendenti.

Le differenze tra palazzo Campanella e Cittadella proseguono anche per il capo di gabinetto: al Consiglio si prevede uno stipendio da Euro 202.437,39 mentre quello della Giunta soltanto Euro 140.578,68.
Le stesse differenze si riscontrano anche in ordine ai dirigenti di settore che sono 9 per 351 dipendenti in Consiglio per uno stipendio annuo da euro 137.478,07, un compenso superiore di circa 25.000 euro rispetto a quanto percepito dai circa 120 dirigenti di Settore della Giunta regionale.

Costi della politica necessari al funzionamento della macchina amministrativa e gestionale si dirà. Eppure un’operazione trasparenza all’interno dei palazzi del potere potrebbe essere un invidiabile biglietto da visita per la nuova Amministrazione regionale che potrebbe censire nel dettagli i costi e spiegare ai calabresi come vengono spesi i denari pubblici e per ottenere quali risultati.