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venerdì 20 novembre 2020

Finestre intelligenti: producono freddo e caldo.

 

Chiunque viva in un paese caldo sa che le tende oscuranti non solo tengono fuori la luce, ma tengono anche fuori il caldo. Ma cosa succederebbe se, invece di bloccare semplicemente quella luce, potessimo raccoglierla per produrre energia?

Gli scienziati hanno recentemente svelato una nuova ricerca sulle “finestre intelligenti”, che non solo cambiano colore automaticamente se riscaldate dalla luce solare per mantenere freschi gli edifici, ma si trasformano anche in pannelli solari.

La ricerca porta due benefici sull’energia pulita in quanto fornisce energia solare e allo stesso tempo riduce la dipendenza di un edificio dall’aria condizionata.

I ricercatori del National Renewable Energy Laboratory (NREL) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti hanno descritto in dettaglio una tecnologia “fotovoltaica termocromica”, cioè che cambia i colori quando riscaldata dalla luce solare per ridurre la necessità di raffreddamento. Non solo, quando le finestre intelligenti diventano più scure, iniziano anche a raccogliere energia dalla stessa luce solare che conferisce loro la loro tonalità più scura.

Le finestre sono costituite da un sottile foglio di perovskite, materiale a celle solari sempre più adottato, che è posto tra due lastre di vetro, con un vapore di solvente iniettato tra i due. A bassi livelli di umidità, la finestra è trasparente. Ma all’aumentare delle temperature, il vapore innesca una reazione chimica che fa sì che i cristalli di perovskite si riorganizzino in forme diverse; ogni forma riflette la luce in misura diversa, facendo assumere al vetro vari colori, che vanno dal giallo all’arancio, al rosso e al marrone.

I cambiamenti di colore si verificano tra 35 e 46 ° C, un intervallo più elevato rispetto ai precedenti prototipi realizzati dallo stesso team di ricerca. Le nuove finestre possono passare da trasparente a giallo, arancione, rosso e marrone, in circa 7 secondi.

“Una finestra prototipo che utilizza la tecnologia potrebbe essere sviluppata entro un anno”, ha spiegato in un comunicato stampa Bryan Rosales, ricercatore post-dottorato presso NREL e autore principale dello studio.

https://www.beppegrillo.it/finestre-intelligenti-producono-freddo-e-caldo/

martedì 8 ottobre 2019

Fusione nucleare importante per sviluppo energetico sostenibile.

Risultati immagini per fusione nucleare

Roma, 7 ott. (askanews) - L'Italia gioca un ruolo di rilievo nella ricerca sulla fusione nucleare per produrre energia pulita e sicura, in quella roadmap tracciata dall'Europa per arrivare ad avere reattori commerciali in grado di portare l'energia elettrica nelle nostre case intorno alla metà di questo secolo. 
A Padova e a Frascati si sta lavorando a due importanti tasselli di questo percorso, come ci racconta il prof. Piero Martin, Ordinario di Fisica sperimentale all'Università di Padova, coinvolto in entrambi i progetti. Martin è infatti membro dell'Executive Board del Divertor Tokamak Test (DTT) che sarà sviluppato a Frascati sotto la guida dell'Enea ed è ricercatore presso il consorzio RFX (di cui fanno parte CNR, Enea, Unipd, INFN, Acciaierie Venete) che sta sviluppando a Padova il progetto NBTF - Neutral Beam Test Facility.Prima di addentrarci in questi due progetti, soffermiamoci sull'obiettivo della ricerca sulla fusione: riprodurre sulla terra il funzionamento del Sole."Stiamo cercando di rubare il segreto del Sole. Il Sole funziona fondendo nuclei di idrogeno e trasformando così l'energia necessaria per la vita sul nostro pianeta. Noi cerchiamo di fare qualcosa del genere. È molto più complicato - chiarisce il prof. Martin - ma ci stiamo lavorando. Vogliamo lavorare con un combustibile che sono isotopi dell'idrogeno, quindi nuclei estremamente leggeri che vogliamo far fondere insieme e da questi poi ricavare energia elettrica".E veniamo ai progetti sulla fusione in corso in Italia. A Padova si sta sviluppando NBTF - Neutral Beam Test Facility. Di cosa si tratta?"A Padova stiamo realizzando un grande acceleratore, un iniettore di particelle neutre che avrà il compito di scaldare il plasma di ITER. ITER è questo grande esperimento che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione, lo stiamo costruendo nel Sud della Francia con un'ampia collaborazione internazionale. E il contributo di Padova - spiega il fisico - è proprio quello di costruire l'accendino, quel dispositivo che porterà il combustibile di ITER alle temperature necessarie per ottenere la fusione. Temperature elevatissime, decine di milioni di gradi".Ed è nella gestione di queste temperature così elevate che si inserisce un altro progetto italiano, DTT- Divertor Tokamak Test che si svilupperà a Frascati sotto la guida dell'Enea e che di recente ha avuto un finanziamento di 250 milioni di euro dalla Banca europea per gli investimenti."Esattamente. DTT sarà un esperimento intero, la ciambella in cui produciamo il plasma e tutti i sistemi ausiliari ed è proprio realizzato per capire come gestire i grandi flussi di potenza che escono da questi dispositivi, pari a quelli che abbiamo sulla superficie del Sole. Quindi veramente impegnativi per i materiali di oggi e quindi stiamo lavorando per cercare di gestirli al meglio. DTT servirà esattamente a questo".Guardando alla roadmap europea per l'energia da fusione, abbiamo detto di ITER e poi?" ITER dovrebbe entrare in servizio alla fine di questo decennio e ottenere i suoi primi risultati importanti agli inizi del prossimo, cioè dal 2030 in poi; sarà seguito da DEMO che sarà il primo prototipo di reattore per la produzione dell'energia elettrica e poi da una filiera di reattori commerciali. Credo che tutto questo ci porterà alla seconda metà di questo secolo, dal 2050-2060 in poi. Salvo improvvise accelerazioni dettate da emergenze vuoi sociali vuoi ambientali. Uno dei padri della fusione - prosegue il prof. Martin - agli inizi della ricerca verso la fine degli anni '50 disse: la fusione sarà pronta quando l'umanità ne avrà bisogno. Credo che sia arrivato il momento. Quindi il percorso scientifico potrebbe anche essere accelerato, ad esempio da ulteriori investimenti". La fusione non risolverebbe del tutto i problemi di approvvigionamento energetico da fonti alternative e sostenibili. "No, non li risolverà. Darà però un contributo importante. Credo che la filosofia per uno sviluppo energetico sostenibile sia quella di saper gestire e lavorare su un paniere di energie libere da CO2, quindi rinnovabili, da fusione, quindi tante sorgenti insieme. Certamente per quel che riguarda il cosiddetto 'baseload' cioè quella necessità di energia di cui per esempio una grande città ha bisogno 24 ore su 24 la fusione potrà dare un grossissimo contributo, probabilmente fondamentale".

http://www.affaritaliani.it/coffee/video/scienza-tecnologia/fusione-nucleare-importante-per-sviluppo-energetico-sostenibile.html

domenica 6 settembre 2015

Treni sulle ali del vento: presto sarà attiva in Olanda la prima ferrovia a energia eolica.

Foto 2



Il progetto "verde" verrà completato entro il 2018 grazie a impianti locali, belgi e scandinavi che forniranno al sistema ferroviario 1,4TWh di elettricità.


 L'Olanda si prepara a realizzare un nuovo ambizioso progetto nel settore delle rinnovabili: attivare entro il 2018 la prima rete ferroviaria alimentata esclusivamente da energia eolica. L'elettricità prodotta dal vento arriverà da impianti olandesi, ma anche dal Belgio e dai Paesi scandinavi. Gli impianti eolici tuttora attivi forniscono già la metà dell'energia richiesta dalla rete ferroviaria elettrica che ogni giorno viene utilizzata da 1,2 milioni di passeggeri.

L'accordo che porterà alla messa a punto del progetto è stato siglato nei giorni scorsi dalla compagnia energetica olandese Eneco e dalla cooperativa Vivens. Ma questo non è certo l'unico esempio di investimento nel settore delle rinnovabili per i Paesi Bassi. Recentemente, infatti, Rotterdam ha annunciato di voler costruire strade di plastica riciclata e un "mulino a vento" di ultima generazione per alimentare il porto. L'anno scorso a Krommenie è stata invece inaugurata la prima pista ciclabile solare

Secondo Michel Kerkhof, account manager di Eneco, questa soluzione potrebbe rivoluzionare l'impiego di energie rinnovabili nel settore ferroviario e in altre industrie primarie. "I trasporti - spiega - sono responsabili del 20% delle emissioni di CO2 in Olanda". Gli impianti eolici forniranno al sistema ferroviario 1,4TWh di elettricità - cioè 1,4 bilioni di wattora, l'equivalente di quanto consumato dalle abitazioni della sola Amsterdam.


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lunedì 6 luglio 2015

Energia: arriva l'energia pulita ricavata dalle onde del mare.


Energia: arriva «Anaconda», il serpente che sfrutta le onde. - Luca Salvioli



Il segreto per catturare più energia dalle onde del mare è un serpente di gomma lungo 200 metri e largo 7 chiamato «Anaconda». Il sistema è stato ideato e realizzato in fase prototipale in Inghilterra. L'innovazione sta nel design (semplicissimo) e il materiale plastico, che rendono molto più economica rispetto a oggi la realizzazione e il mantenimento della struttura. La potenza teorica è di 1Mw, ovvero il consumo di energia elettrica di 2000 case.

Come funziona? «Anaconda» è chiuso su entrambe le estremità e riempito d'acqua. Viene situato tra i 40 e i 100 metri sott'acqua, parallelo all'arrivo delle onde. Il loro arrivo crea un rigonfiamento all'interno del tubo. Questo percorre tutta la sua lunghezza, spinto dall'incedere dell'onda sull'esterno. Alla fine del suo percorso, il rigonfiamento trova una turbina in grado di produrre energia eletttrica. Il vantaggio sta nel materiale: i dispositivi attualmente utilizzati sono fatti soprattutto di metallo. Nel caso dell'Anaconda, invece, fatta di gomma, il capitale iniziale e i costi di manutenzione scendono. Il progetto è stato testato su piccola scala in laboratorio. L'Engineering and physical sciences research council (Epsrc), in collaborazione con gli inventori di «Anaconda» e lo sviluppatore(Checkmate SeaEnergy), finanzia l'università di Southampton, che ora sta programmando una sperimentazione su larga scala. 

L'energia delle onde. L'energia del mare per il momento ha cifre decisamente inferiori rispetto alle fonti rinnovabili più note, come il vento. Ma alcuni Paesi, prevalentemente quelli affacciati sull'oceano, iniziano ad investire. E' il caso del Portogallo, dove da qualche mese, vicino a Porto, galleggiano tre serpenti marini rossi. Pesano 700 tonnellate ciascuno, per 142 metri di lunghezza e 3,5 metri di diametro. Il meccanismo è quindi simile a quello di «Anaconda», ma fatto di metallo: ci sono voluti mesi di lavoro e due anni per assemblarlo. La tecnologia è scozzese, del gruppo Ocean Power Delivery. L'investimento iniziale è stato di 8,2 milioni di euro, finanziato da Enersis, società portoghese controllata dalla spagnola Endesa, che a sua volta fa capo all'italiana Enel. Enersis investirà oltre un miliardo di euro in una serie di impianti, capaci di fornire elettricità a 450mila abitazioni. 

E l'Italia? Il nostro Paese ha mari meno mossi. Eppure nello specchio d'acqua tra Scilla e Cariddi dal 2001 lavora Kobold, la turbina che produce energia sfruttando le correnti marine dello Stretto nata da un'idea dell'armatore Elio Matacena. Kobold ha l'aspetto di una piattaforma galleggiante di circa 10 metri di diametro ed è dotata di una turbina ad asse verticale con tre grandi pale immerse in acqua, che ruotano grazie alla forza generata dalle correnti e che producono energia da trasferire sulla terraferma. La stessa tecnologia italiana verrà installata anche in Indonesia entro fine luglio, nell'isola di Lombok.


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/07/anaconda-energia-onde.shtml?uuid=bdee2cd2-4c29-11dd-9dcf-303698a95a0e&DocRulesView=Libero&refresh_ce=1




In Australia la prima centrale elettrica sott'acqua che sfrutta il moto ondoso. - Antonio Polizzi
L’idea è piuttosto semplice: possiamo ottenere elettricità dalla forza cinetica delle onde marine; in altre parole il moto ondoso del mare è in grado di produrre energia pulita e inesauribile. Nel mondo esistono già dei progetti che realizzano questo principio, pensiamo alle centrali posizionate lungo le coste della Norvegia, della Gran Bretagna e del Brasile solo per citarne alcune. Certamente, ognuna di queste realtà ha una propria maniera di sfruttare le onde, con delle turbine ad asse orizzontale in mare aperto come in Norvegia e in Gran Bretagna, oppure con dei bracci meccanici sui quali è installata una turbina a forma di coppa come nel caso del Brasile.
say-hello-to-wave-energy
Adesso però, dopo dieci anni di lavoro e un costo complessivo di 70 milioni di euro, dall’Australia arriva la notizia di un impianto che sembra ancor più rivoluzionario: la prima centrale elettrica che produce energia dal moto ondoso e che contemporaneamente genera acqua potabile desalinizzando quella del mare. Il tutto in una struttura che è interamente sommersa. L’idea di ancorare tutto sott’acqua nasce ovviamente sia per la tutela del paesaggio, rendendola invisibile dalla riva, sfruttando oltretutto al meglio l’energia delle onde sotto la superficie, e sia per preservare tutte le parti che compongono la centrale da ogni eventuale corrosione, mareggiate o da qualsiasi altro fenomeno marino ritenuto pericoloso.
A finanziare la sua realizzazione ci ha pensato la ARENA – l’Agenzia australiana per le energie rinnovabili, insieme al Governo Federale e ad alcuni investitori privati. Il progetto invece è frutto degli ingegneri della Carnegie Wave Energy, l’azienda australiana con sede a Perth che per prima ha brevettato questo sistema davvero unico nel suo genere, e che lo ha ribattezzato “Sistema CETO”, in riferimento alla divinità marina della mitologia greca, raffigurata spesso come una creatura metà balena e metà serpente.
Le caratteristiche principali che lo rendono un progetto unico al mondo non riguardano solamente il fatto che al momento questa è la più grande centrale “a moto ondoso” di tutto il pianeta (anche se la Carnegie si dice in grado di realizzarne ancora più grandi), ma piuttosto è rivoluzionario il sistema con il quale viene prodotta energia elettrica e insieme acqua potabile.
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Si tratta infatti di boe sottomarine in grado di alimentare delle pompe, fissate sui fondali a circa 50 metri di profondità, che consentono di azionare a loro volta delle turbine elettriche poste sulla terraferma, e così mentre da una parte viene generata energia elettrica a emissione zero, dall’altra l’acqua pompata viene impiegata per alimentare una centrale a osmosi inversa, per la desalinizzazione dell’acqua marina insomma.
Superate con successo le prime fasi di collaudo all’inizio dell’anno, la centrale è stata finalmente inaugurata a Febbraio, anche se ancora non sta lavorando al massimo delle sue possibilità. Solo due delle tre boe al momento sono state attivate, nell’attesa di mettere in funzione l’ultima boa con i dispositivi di desalinizzazione dell’acqua, che aumenteranno sensibilmente la sua produzione energetica nei prossimi mesi e che ovviamente forniranno acqua potabile come promesso dalla Carnegie e dalla ARENA.
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Nonostante ciò, con solamente due terzi della proprie capacità in azione, l’impianto è già in grado di fornire elettricità all’intera base navale di HMAS Stirling a Garden Island, che con i suoi 3500 uomini e 26 unità navali rappresenta di fatto la più grande base della Marina Militare dislocata sul territorio australiano. I servizi di questa centrale infatti sono stati presi in affitto da subito dal Dipartimento della Difesa australiano e questo, in un certo senso, può dirsi il banco di prova definitivo per la completa riuscita del progetto.
Non appena anche l’ultima boa e l’impianto di desalinizzazione saranno a pieno regime infatti, il governo potrà avere quella prova tangibile del funzionamento di questo progetto su larga scala, e sarà in grado di attivare la realizzazione di altre centrali simili. Se tutto questo andrà secondo le stime della Carnegie perciò, l’Australia potrebbe diventare la prima nazione al mondo ad alimentare persino delle piccole città lungo la costa con la tecnologia del Wave Power, un sistema che fino ad ora purtroppo è stato ingiustamente sottovalutato.


Energia dal mare: moto ondoso, correnti e maree per un futuro sostenibile.

Molte tecnologie e impianti sono ancora a livello sperimentale ma dal mare si possono ricavare quantità enormi di elettricità. I migliori esempi in Europa.

L’idea di produrre energia dal movimento dell’acqua del mare non è recente. Diverse civiltà, in tempi antichi, cercarono di sfruttare il grande potenziale energetico del mare. I risultati erano modesti ma tecnologie come i cosiddetti "mulini a marea" permettevano di raccogliere l’acqua marina, durante il flusso delle maree, in un piccolo bacino che veniva poi chiuso con una paratia. Quando l’acqua poi defluiva, passava attraverso un canale che la conduceva forzatamente verso una ruota che muoveva una macina. Lo stesso principio, insomma, utilizzato per far funzionare i mulini con l’acqua dei torrenti.
In tempi molto più recenti l’obiettivo è stato quello di sfruttare il moto generato dalle maree per produrre energia elettrica pulita. Come è noto, le maree derivano dal moto periodico di salita e discesa di grandi masse di acqua che sono attratte dall’azione gravitazionale della luna e del sole. In condizioni particolarmente favorevoli, presenti però in pochi luoghi del pianeta, l'alta marea sulla costa può superare i 5 metri e anche più. L'energia cinetica delle masse d'acqua soggette alla marea si trasforma per attrito in energia interna all'acqua.
centrale larance

In Francia una barriera per sfruttare la marea

Il primo e storico esempio di impianto per sfruttare l’energia delle maree è quello costruito a La Rance, nei pressi di Saint Malò, sulla costa atlantica francese, già negli anni ’60. La portata dell’impianto raggiunge 18.000 metri cubi di acqua al secondo e la potenza erogabile raggiunge i 240 MW. La produzione di energia è abbastanza notevole, pari al 3% del fabbisogno elettrico della Bretagna. Si tratta però di una centrale a barriera, cioè composta da una diga in pietrame, 6 chiuse di entrata e uscita per vuotare e riempire rapidamente la foce del fiume e 24 turbine a bulbo. Le turbine idrauliche funzionano in entrambe le direzioni, sia con l’acqua in ingresso che con l’acqua in uscita.
La presenza di una barriera che deve essere scavalcata dalle acque, quando si verifica l’alta marea, è però piuttosto impattante per l’ambiente, poiché provoca considerevoli modifiche all’ecosistema e modifiche al fondale marino.  Tuttavia la struttura di La Rance richiama ogni anno, per la sua unicità, decine di miglia di visitatori. Questo tipo di impianti a barriera ha comunque diversi limiti. Oltre al fatto che può essere installato solo in poche località del mondo va anche considerato il costo molto elevato iniziale e la discontinuità di produzione di energia; c’è poi il tema dell’erosione delle coste, provocata dalla modifica dei flussi di marea e quello delle sedimentazioni all’interno del bacino.

SeaGen in Irlanda del Nord

Meno impattante (ma tuttora sono monitoraggio ambientale) è l’unica altra centrale di sfruttamento dell’energia delle correnti di marea esistente in Europa: si trova in Irlanda del Nord, a Strangford Lough. Si chiama SeaGen e la sua costruzione risale al 2008. Dopo una prima fase sperimentale durata alcuni mesi, ora la centrale, con una potenza installata di 1,2 MW, può soddisfare il fabbisogno di energia di circa 1.000 abitazioni. seagenNon si tratta di un impianto a barriera ma di idrogeneratori a pale che vengono messi in movimento dove le correnti di marea sono più forti.  Oltre a questi due impianti europei, nel mondo ci sono altri 5 impianti per ricavare energia dalle maree: in Cina, Canada, Russia, Corea del Sud (2 centrali e una è in costruzione).

Energia dalle correnti marine

Applicazioni ancora più interessanti (e soprattutto meno impattanti per l’ambiente)  per ricavare energia dal mare sono invece quelle che sfruttano le correnti sottomarine e di marea. Sono, di fatto, simili all’impianto SeaGen dell’Irlanda del Nord ma non necessariamente devono essere installati solo in luoghi in cui il livello di marea è elevato. L'Unione Europea ha infatti di recente concluso uno studio che identifica circa 100 siti suscettibili di essere utilizzati per la produzione di energia elettrica dalle correnti marine e si calcola nel continente la disponibilità di questo tipo di energia sia pari a circa 75 GigaWatts. In Italia lo stretto di Messina è considerato uno dei siti più promettenti: le correnti marine presenti tra Calabria e Sicilia  hanno una potenzialità energetica di circa 15.000 MegaWatt.

Tanti prototipi e una fiorente sperimentazione

Esistono diverse tipologie di impianti e si tratta per in gran parte di prototipi e strutture sperimentali ma alcune forniscono comunque energia alla rete elettrica.  Le correnti marine, come le maree, sono perfettamente predicibili e quindi è possibile una stima precisa dell’energia che si può produrre ogni anno. La tecnologia sviluppata per le correnti marine, inoltre, può anche essere impiegata per le correnti fluviali o, più in generale, in tutte le situazioni dove c’è acqua in moto. La tecnologia impiegata è quasi sempre una turbina che può essere (come per le tecnologie eoliche) ad asse orizzontale o ad asse verticale. Le turbine ad asse orizzontale sono più adatte alle correnti marine costanti, come quelle presenti nel Mediterraneo, le turbine ad asse verticale sono più adatte alle correnti di marea per il fatto che queste cambiano direzione di circa 180° più volte nell'arco della giornata.
Impianti con turbine ad asse orizzontale sono installate nella centrale di Hammerfest in Norvegia e a Lynmouth in Inghilterra (in questo caso in mare aperto).
koboldUn impianto innovativo a turbina esiste anche in Italia. Si chiama Kobold - dal nome di un folletto benevolo della mitologia nordeuropea – ed è stato allacciato alla rete elettrica nazionale dell'Enel nel marzo 2006. Si trova al largo di Ganzirri, a nord di Messina. La potenza generata è esigua, soli 40 Kwatt (13 abitazioni a pieno carico) ma bisogna tener conto che si tratta di un prototipo che presto dovrebbe raggiungere i 150 Kwatt (le correnti nella zona hanno una velocità di 2 metri al secondo). Ha l'aspetto di una piattaforma galleggiante di circa 10 metri di diametro, dotata di una turbina ad asse verticale con tre grandi pale immerse in acqua, è ancorata ad una boa che a sua volta è ancorata al fondale marino (che in quel punto si trova a 20 metri). L’ha ideata Elio Matacena, con l’intuizione di sfruttare al contrario un moderno propulsore navale montato sui traghetti Caronte. Kobold è stato poi sviluppato e realizzato dall’azienda Ponte di Archimede che è pronta a venderla in molti esemplari in Indonesia, dove il governo la ritiene una soluzione praticabile per dare energia alle sue tante piccole isole.
Importanti sperimentazioni su turbine funzionanti con la corrente marina sono in corso anche da parte dell’Università gallese di Swansea. Insieme a diversi partner stanno progettando le “Swanturbines”. Una particolarità di questo impianto è l'uso di "gravity base", un pesante blocco di cemento che tiene la turbina in piedi anziché ancorata con una trivellazione al fondo marino.
limpetEnergia dal mare può essere ricavata anche dal moto ondoso, sia al largo che sulla costa. Un impianto notevole è LIMPET (Land Installed Marine Powered Energy Transformer), realizzato sull’isola di Islay nella Scozia occidentale dall’azienda Wavegen.  È stato installato nel 2000 sulla linea costiera e l’energia che produce (500 KW) grazie al moto delle onde viene ceduta alla rete elettrica nazionale. SI tratta quindi di una sorta di protezione litoranea in cemento che usa il principio della colona d’acqua per produrre energia.

Sempre in Scozia è in corso di realizzazione la più grande centrale al mondo per la generazione di elettricità dalle onde marine, con una capacità prevista di 200 MW. È stata battezzata Costa Head Wave Project e sarà installato al largo della costa di Orkney, sull'isola di Mainland, da Sse Renewables, la principale azienda scozzese del settore, e Alstom, multinazionale francese che opera nel campo delle costruzioni meccaniche.  La centrale, spiegano i progettisti, sarà equipaggiata con una serie di convertitori di energia del moto ondoso basata su un sistema di 12 celle di assorbitori a membrana flessibile che convertono l’energia delle onde mobile in energia pneumatica.
L’impianto offshore scozzese ha un precedente importante in Portogallo. Nelle acque al largo di Agucadoura nel 2007 è stato installato Pelamis, il primo impianto commerciale per la produzione di energia elettrica con un sistema basato su una struttura semisommersa che, grazie al movimento delle onde agisce su dei pistoni idraulici accoppiati a dei generatori in grado di trasformare l'energia meccanica in energia elettrica. La struttura galleggia sull’oceano ed utilizza l’ampiezza dell’onda per funzionare. Qui un video che mostra l’impianto.
seasnakeUna nuova versione di Pelamis (ribattezzata SeaSnake), elaborata in Scozia, è lunga 180 metri circa e pesa 130 tonnellate, è in grado di produrre 750 kW ed è considerato molto più efficiente rispetto alla precedente versione portoghese.
Se Pelamis e Cost Head Wave Project sono impianti che galleggiano sull’acqua è ampia anche la sperimentazione di sistemi con impianti sommersi, in grado di sfruttare il moto ondoso e delle correnti sottomarine. Uno di questi sistemi, che si basa sul principio idrostatico di Archimede, si chiama AWS(Archimedes Wave Swing), installato dalla AWS Ocean Energy al largo delle coste portoghesi. Consiste in una struttura ancorata al fondo marino nella quale una camera d'aria è compressa al momento del passaggio dell'onda sopra il sistema e risale quando l'onda è passata, nel sistema commerciale si dovrebbe avere una potenza di 2 MW, con una struttura (completamente sommersa) alta 30 metri e 10 metri di diametro.

domenica 19 ottobre 2014

Energia, scienziati contro Sblocca Italia "Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio". - Francesca Sironi.

Energia, scienziati contro Sblocca Italia 
Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio

Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto.


Centrale termoelettrica a Genova
Sono seri. Ultraseri. 
Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. 
Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. 
Un professore di Bologna,Alberto Bellini,ingegnere elettromeccanico. 
Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. 
Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. 
La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte. Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale.

L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti».

Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianetanon pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare.

«Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».

«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »

Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo».

Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtepqueste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare».

Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». 
Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA

Energia per l'Italia                       

Negli ultimi decenni, gli effetti dell’umanità sulla costituzione materiale della biosfera sono stati talmente marcati da suggerire che sia iniziata una nuova era, l’Antropocene. Se per secoli le forze della Natura sono state più potenti delle forze degli uomini, passeggeri inermi dell’astronave Terra, la disponibilità di grandi quSoliantità di energia e lo straordinario sviluppo della scienza hanno rovesciato la situazione: gli uomini ora siedono nella cabina di comando dell’astronave. Non possono modificarne l’itinerario, ma hanno cambiato e possono ulteriormente cambiare le regole del suo funzionamento; hanno danneggiato seriamente alcune sue strutture e, se vogliono, possono addirittura distruggerla. Ogni giorno di più ci rendiamo conto della fragilità del mondo in cui viviamo e possiamo dire, con Hans Jonas che
è lo smisurato potere che ci siamo dati, su noi stessi e sull’ambiente, ad imporci di sapere cosa stiamo facendo e di scegliere in quale direzione vogliamo inoltrarci.
In questa nuova era, quindi, gli scienziati non possono chiudersi in torri d’avorio per dilettarsi con le loro ricerche, senza curarsi dei problemi della società in cui operano e di quelli dell’intero pianeta. Uno dei problemi più delicati e più difficili che il nostro Paese ed il mondo intero hanno oggi di fronte è quello dell’energia. Le decisioni che verranno prese riguardo il problema energetico condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori che sentono la responsabilità di dare il massimo contributo per superare le difficoltà poste dal problema energetico, attraverso la condivisione di conoscenze e informazioni scientificamente corrette. Per prendere decisioni sagge su un tema così complesso è infatti necessaria una stretta collaborazione fra scienza e politica, con forte coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Per questo motivo abbiamo deciso di inviare una lettera al governo con spirito di leale e piena collaborazione. Abbiamo anche deciso di attivare questo sito per lanciare un appello agli scienziati e ai cittadini affinché il problema energetico non venga affrontato solo in una stretta visione economica, ma in una ampia prospettiva che comprenda gli aspetti scientifici, sociali, ambientali e culturali.

giovedì 12 settembre 2013

Gas e luce costano 1.815 euro l’anno. Ecco come…non pagarli affatto!

Quasi duemila euro di spesa annua. 1.815 euro, per la precisione. E’ quanto sborsa la famiglia “tipo” italiana per le bollette energetiche, di gas e luce, in un anno. Lo scrive il Sole 24 Ore, consigliando alcuni portali specializzati del web per scovare le tariffe più convenienti…
Ma si può fare altro. Risparmiando molto, molto di più. Perché non svincolarsi definitivamente dalle tradizionali forniture di luce e gas?Enrico Cappanera, presidente di Energy Resources, lo ha fatto nella sua abitazione, investendo sul fotovoltaico, la geotermia e sul SeS, l’innovativo sistema d’accumulo dell’energia brevettato proprio da Energy Resources. Un investimento, recuperabile in meno di dieci anni grazie agli incentivi, che gli consentirà di risparmiare attorno ai 2.000 euro annui. Senza preoccuparsi più di bollette e rincari energetici. Da consumatore ad auto-produttore della propria energia,  preludio della Terza Rivoluzione Industriale teorizzata dall’economista Jeremy Rifkin.
«Le tecnologie esistenti nel campo delle rinnovabili rappresentano un grandissimo passo in avanti verso una reale democrazia energetica – sostiene Cappanera – Operazioni come queste rendono più concreti i concetti legati alla terza rivoluzione industriale ed aprono le porte ad una nuova stagione per l’umanità dove sarà la micro-generazione distribuita di energia da fonti rinnovabili a ripristinare l’equilibrio tra uomo e pianeta».
Energia a chilometri zero, insomma, autoprodotta, gestita ed utilizzata sul luogo senza nessun intermediario. Riducendo drasticamente la dipendenza dalle fonti fossili. «Credo stia maturando la consapevolezza che l’energia è un bene di tutti e che le tecnologie sono a disposizione delle persone per migliorarne lo stile di vita – rimarca Cappanera – E non per limitare la possibilità di accesso alle risorse. Sapere quanta energia si ha la possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale fra l’altro anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti».
E’ stata infatti inaugurata la prima casa off grid d’Italia che ha definitivamente detto addio al petrolio perché  autosufficiente e staccata da luce e gas. È stata realizzata a Monsano, in provincia di Ancona, ed è la prima casa italiana completamente indipendente da fonti fossili inquinanti, scollegata dalla rete elettrica nazionale e dalla tradizionale fornitura di gas, a far diventare realtà ciò che fino a poco tempo sembrava impossibile è stata la Energy Resources.
Nell’abitazione si produce energia pulita a impatto e chilometri zero: qui viene prodotta, gestita distribuita e utilizzata, senza la necessità di reti, intermediari o filiere di distribuzione.
“Anche Francesco Del Pizzo, AD di Terna Plus, scommette su un futuro dove i sistemi di accumulo di energia serviranno a stabilizzare la rete elettrica esistente, garantendo la crescita delle rinnovabili. D’altronde Jeremy Rifkin ha basato le sue teorie su cinque pilastri di sviluppo principali dove la micro produzione di energia ed il suo accumulo serviranno ad uscire dall’empasse energetico e dalla crisi economica ed ambientale globale”.
“Quello che fino ad oggi è stato definito consumatore – ha concluso Cappanera – deve trasformarsi finalmente in produttore capace di orientare le proprie scelte in modo consapevole: sapere quanta energia si ha possibilità di produrre, e quindi di utilizzare, è fondamentale anche per rilanciare i concetti di risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti”.


La burocrazia, però, pone paletti e prebende per agevolare le major...del settore.

Infatti:

Caro bollette: svelati i veri costi dell’energia. - Roberta Ragni

I prezzi dei prodotti energetici non dicono tutto circa i costi che le imprese, e i cittadini, devono pagare per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Il dossier presentato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nel corso del Convegno “I Costi dell’ Energia in Italia”, organizzato in preparazione degli Stati Generali della Green Economy 2013, propone per questo di passare da una analisi dei prezzi a una dei veri costi dell’energia, includendo ad esempio i sussidi che in Italia vengono pagati ai combustibili fossili.
energie
Le agevolazioni fiscali di cui usufruiscono le fonti fossili, infatti, a differenze di quelli per le rinnovabili, non rientrano in bolletta e non contribuiscono a formare i prezzi dell’energia, anche se vengono comunque pagati attraverso la fiscalità generale. Questi sussidi non vengono monitorati dal Governo, nonostante siano ingenti: secondo l’OCSE sono 2,1 Mld€/anno su alcuni settore chiave, che salgono secondo il Fondo Monetario Internazionale a 5,3 Mld€/anno includendo altre voci tra cui alcune esternalità.
LE ESTERNALITA’ DELLE FOSSILI- E sono proprio le esternalità l’altra voce importante dei costi nascosti dell’energia, spiega la Fondazione guidata da Edo Ronchi.
Anche in questo caso non esistono studi ufficiali sull’argomento, ma uno studio condotto sulla Germania stima che l’inclusione dei costi esterni, a carico principalmente di nucleare e carbone, farebbe aumentare la bolletta energetica di 40 mld€, con un +40% per una famiglia tipo.
Il Dossier prende anche in esame l’incidenza degli incentivi alle rinnovabili sui prezzi e sui costi dell’energia in Italia analizzando i costi diretti, i costi e i benefici indiretti e le implicazioni sul piano strategico. Per quanto riguarda i costi diretti, gli incentivi alle rinnovabili del settore elettrico (che rappresentano la maggior parte degli incentivi) hanno raggiunto nel 2012 circa 10 milardi di Euro, il 16-17% della bolletta elettrica nazionale. E indovinate? Questi ultimi hanno inciso sull’aumento del prezzo del kWh degli ultimi anni solo per il 33%, mentre per il 57% questo è stato causato dall’aumento dei prezzi dei fossili.

I BENEFICI INDIRETTI DELLE RINNOVABILI- Sul piano dei costi e dei benefici indiretti il saldo economico è senz’ altro positivo. Tra i benefici da ascrivere alle rinnovabili c’è, infatti, la riduzione del prezzo medio orario dell’ energia elettrica (a maggio si è quasi dimezzato tra il 2006 e il 2012) e la creazione di ricchezza e occupazione nazionale (su 1000 euro spesi sulle rinnovabili ne rimangono in Italia 500-900, mentre su 1000 euro investiti sulla produzione elettrica da gas ne restano sul territorio nazionale 200, il resto va alle economie straniere). Per non parlare poi del lato ambientale: 70Mt di CO2 risparmiata ogni anno e un minore inquinamento atmosferico.
“Il settore energetico è nel pieno di una trasformazione epocale, e se come Paese non saremo in grado di comprenderne a pieno tutte le implicazioni e operare le scelte più giuste, rischieremo alla fine di pagare un conto molto alto. – afferma Andrea Barbabella, responsabile Energia per la Fondazione – Quello dei costi dell’energia è un tema strategico che va affrontato seriamente, anche perché tali costi sono molto probabilmente destinati a crescere e a incidere sempre di più sulla nostra economia. Guardare solo ai prezzi dei prodotti energetici è fuorviante, e i risultati di una analisi esaustiva sui veri costi dell’energia potrebbe fornire una rappresentazione molto diversa da quella usuale, con una situazione per l’Italia molto migliore di quanto generalmente si pensi“.
RIDURRE LA DIPENDENZA DALLE FOSSILI- Per Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, quello energetico “è uno dei settori produttivi più importanti a livello nazionale, con un giro d’affari, in crescita, attorno al 20% del PIL e quasi mezzo milione di posti di lavoro creati. Renderlo più efficiente dal punto di vista economico riducendo i costi dell’energia per il Paese richiederà, ad esempio, di intervenire sul mix energetico riducendo la dipendenza dai fossili che, negli ultimi vent’anni, è già costata al Paese 45 Mld€ in più, tutti soldi dati all’estero, e che se non affrontata potrebbe portare a un ulteriore aumento della fattura nazionale dell’import nei prossimi vent’anni da 3 a 12 Mld€“. Come si difenderanno ora i produttori di energia da fonti fossili?