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mercoledì 21 giugno 2023

Non conoscevo Manuel. - Simone Terreni

 

Cioè insomma, è successo quella roba lì.
E da quando è successo non penso ad altro. Fai le cose come se nulla fosse, ma non è così. Un magone allo stomaco, quasi un bruciore, un senso di angoscia.

Non conoscevo Manuel.
Ma il mio pensiero va continuamente a lui.
Come nel 2021 quando una bimba di Palermo di 11 anni morì in un’altra challenge di TikTok, una sfida fatta sui social.
Eh io cosa feci? Non lo accettai.
Invece di condannare i social e la tecnologia, come il coro dei perbenisti boomer benpensanti, mi dissi che dovevo fare qualcosa.
Invece di criticarli i ragazzi, mi dissi, proviamo a parlare il loro linguaggio.
Invece di criminalizzare i Social proviamo a riempirli di cose belle.

Così decisi di portare Dante su TikTok.
Tutta la Divina Commedia. E i ragazzi arrivarono e apprezzarono. E da allora mi sono impegnato come non mai. Libri, conferenze, incontri nelle scuole. Tanta tanta, cultura e divulgazione. Ci ho messo l’anima sempre gratis, sempre pensando di lasciare loro qualcosa.
La bellezza salverà il mondo, mi dicevo.

Poi, cioè insomma, succede quella roba lì.
Quando muore un bambino si blocca tutto. E mica ti rendi conto. Dici che non è possibile. Ed è inutile darti da fare, creare contenuti di qualità. È inutile dire che sotto i 13 anni si dovrebbero vietare i social, che servirebbe il Patentino Obbligatorio per lo Smartphone, che servono ore di Educazione Digitale obbligatoria nelle scuole, che è sempre una questione di EDUCAZIONE, che i primi a essere educati dovrebbero essere i genitori, che ogni like, OGNI SINGOLO LIKE che metti anche tu sui social, è importante.

Ma poi alla fine i ragazzi restano soli.
Preferiscono seguire e condividere le bravate web pericolose, fatte per monetizzare. E a te passa la voglia di fare tutto. Di arrenderti, di smettere. Capisci che hai perso. Perché a 5 anni davanti hai TUTTO. E tu non sai che cacchio sia questo “tutto”. Ma senti che era giusto che l’avesse questo cacchio di tutto.
Quando muore un bimbo non muore solo una persona.
Cioè insomma, succede quella roba lì.
Muore la possibilità per una nazione di essere migliore.

#fattinonfosteavivercomebruti

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10226741820803625&set=a.4108632366132


La morte di Manuel provoca dolore, chi ha commesso il disastro provoca pena. Pena per chi non ha cervello, coscienza, perchè non pensa, non ha rispetto degli altri. Sono gli stessi che bullizzano chi la vita la ama, perchè loro la disprezzano. Sono frustrati in cerca di riscatto, lo stesso riscatto che loro negano a chi ha la sfortuna di incontrarli durante l'arco della vita. Di chi la colpa? Ardua sentenza, poichè, ahimè, credo che sia da addebitare ai tanti fattori che hanno come base di vita l'ignoranza... e ce n'è tanta in giro al giorno d'oggi. 
cetta

mercoledì 26 maggio 2021

Strage funivia Stresa-Mottarone: tre le persone fermate, anche il gestore. I tre fermati hanno ammesso.

 

Hanno "ammesso" le tre persone fermate nella notte per l'incidente alla funivia del Mottarone. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani.

"Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso", dice l'ufficiale dell'Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. "C'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione".

La svolta è arrivata quasi all'alba, dopo una notte di interrogatori serrati e, a tratti, anche tesi e drammatici. A tre giorni dalla tragedia del Mottarone, il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi, ci sono tre fermati. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l'impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio. A disporre il fermo è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri, in seguito all'analisi della cabina precipitata e agli interrogatori. Un confronto di oltre dodici ore con dipendenti e tecnici dell'impianto convocati nella caserma dell'Arma, a Stresa, dal pomeriggio di ieri. Persone informate sui fatti, in un primo momento, ma già ieri sera, con l'arrivo dei primi avvocati, è stato chiaro che la posizione di alcuni di loro era cambiata. Dopo mezzanotte è arrivato anche Nerini, raggiunto in seguito anche dal suo difensore, l'avvocato Pasquale Pantano.

Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce "un quadro fortemente indiziario". L'analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che "la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso".

Per gli inquirenti, il 'forchettone', ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Un "gesto materialmente consapevole", per "evitare disservizi e blocchi della funivia", che da quando aveva ripreso servizio, presentava "anomalie".

Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone "era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi", precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati "richiesti ed effettuati", uno il 3 maggio, ma "non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare". Così, "nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l'esito fatale", sottolinea il magistrato, che parla di "uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti".

Le indagini non sono finite. E non solo perché, con l'intervento dei tecnici, sarà necessario confermare quanto emerso dai primi accertamenti. La procura di Verbania intende infatti "valutare eventuali posizioni di altre persone". "Si è tutto accelerato nel corso del pomeriggio e di questa notte - conclude il procuratore lasciando la caserma -. Nelle prossime ore cercheremo di verificare, con riscontri di carattere più specifico, quello che ci è stato riferito", conclude parlando di "un quadro fortemente indiziario" nei confronti dei fermati. Persone che avevano, "dal punto di vista giuridico ed economico, la possibilità di intervenire. Coloro che prendevano le decisioni". E che, secondo gli sviluppi dell'inchiesta, non l'hanno fatto.

Il Papa esprime "grande dolore" per il "drammatico incidente" della funivia Stresa-Mottarone ed esprime ai familiari delle vittime "vicinanza e sentito cordoglio". "Pensando con commozione a tante vite tragicamente spezzate mentre erano immerse nella meraviglia del creato, assicura la preghiera per quanti sono scomparsi, per chi li piange e per il piccolo Eitan, la cui delicata vicenda segue con trepidazione". Così in un telegramma al vescovo di Novara. Il Papa "partecipa in modo particolare all'afflizione della comunità locale e della diocesi di Novara, e si stringe all'amato popolo italiano, sgomento per la grave tragedia".

Un operatore tv è morto per un malore nella zona del Mottarone, dove domenica è precipitata una cabina della funivia causando la morte di quattordici persone. L'uomo, che in un primo momento si pensava fosse un tecnico, si era avventurato sui sentieri che portano alla cima della montagna. I tentativi di rianimarlo - informa il 118 - si sono rivelati in utili. Secondo le prime informazioni si tratta di un uomo sulla cinquantina; il nome e la testata per cui lavorava non sono ancora noti.  

"E' un momento triste per la nostra Regione, domenica era il giorno della ripartenza, l'occasione per riassaporare il primo scampolo di vita normale. Il destino lo ha fatto coincidere con una tragedia immane". Così il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha parlato nell'Aula del Consiglio regionale, che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime del Mottarone. "In attesa che si chiarisca la verità, che dovrà essere chiarita con tutti i mezzi - ha aggiunto - apprezziamo che la Procura abbia subito aperto una inchiesta e che il ministro dei Trasporti abbia istituito una commissione di indagine: la verità dovrà emergere".

Modificato il percorso del Giro d'Italia. "La direzione del 104/o Giro d'Italia di ciclismo - a seguito dei tragici eventi di domenica scorsa, che hanno coinvolto la funivia del Mottarone - e di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, la Regione Piemonte e le altre istituzioni interessate, ha deciso di modificare il percorso della 19/a tappa della corsa rosa, in programma venerdì". Lo apprende l'ANSA. "Il nuovo percorso sarà di 166 km e la partenza verrà data da Abbiategrasso alle 12,35. L'arrivo è previsto sempre tra le 17 e le 17,30.

La prognosi resta riservata e per ora non viene sciolta, ma è iniziato il processo di risveglio di Eitan, il bambino di 5 anni unico sopravvissuto nella strage della funivia del Mottarone, ricoverato all'ospedale infantile Regina Margherita. Il bimbo è stabile ed ha passato una notte tranquilla, c'è ottimismo tra i medici. Per questo, spiega li direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle, "l'equipe del dottor Ivani ha iniziato l'iter per il risveglio che consiste nel ridurre i dosaggi dei farmaci che lo stanno tenendo in coma farmacologico. Nelle prossime ore ci sarà una riduzione sempre più graduale".

Cavo tranciato e mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza. Sono questi i due punti cardine dell'indagine aperta  dalla Procura di Verbania per accertare le cause della tragedia della funivia del Mottarone in cui domenica hanno perso la vita 14 persone, tra cui due bambini di due e cinque anni. Unico sopravvissuto il fratellino di quest'ultimo, ora ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Regina Margherita di Torino.
  Il giorno dopo il terribile incidente, che ha distrutto cinque famiglie, il procuratore della repubblica Olimpia Bossi, che sarà affiancata dal pm Laura Carrera, ha aperto formalmente un fascicolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. E nelle prossime ore, non appena il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell'impianto sarà preciso, si procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati. Un atto dovuto come primo passo di una inchiesta tecnica, necessario per poi procedere con una consulenza che avverrà con la forma dell'accertamento irripetibile. L'incarico verrà affidato "a esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati - spiega il procuratore Bossi - del Politecnico di Torino". Accertamento a cui anche gli esperti nominati dagli indagati potranno partecipare.
  Al momento, gli inquirenti e i carabinieri, impegnati per raccogliere le prove nell'area dov'è avvenuto il distacco della cabina della funivia, oltre ad aver sentito una serie di testimoni, stanno ricostruendo società, competenze e ruoli: ci sono Ferrovie del Mottarone srl per la gestione, la Leitner di Vipiteno per la manutenzione, una società di Gallarate incaricata della revisione annuale con tanto di legali rappresentanti e, per lo meno, i responsabili della sicurezza. Un nodo da sciogliere è chi sia l'attuale proprietario della funivia. "Era della Regione Piemonte - ha precisato il magistrato - e ora dovrebbe essere il Comune di Stresa, ma non si sa se è avvenuto il passaggio di proprietà". Passaggio che , ha assicurato in serata il sindaco del comune Marcella Severino, non "è ancora completato, per cui la proprietà è ancora regionale".
  Potrebbe dunque essere questione di ore il passaggio dell'inchiesta da ignoti a noti. "Sarà una indagine tecnica e documentale e non sarà lampo - ha proseguito - preferiamo muoverci con cautela". L'ultima revisione dei cavi è del novembre 2020 e il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner, sono stati effettuati "manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli"; non sarà dunque facile capire perché la fune d'acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.
  Per questo verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Verranno inoltre analizzati i filmanti delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch'esse con l'intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica. Non solo quelli della giornata di domenica, ma anche quelli precedenti, per capire se emergano eventuali anomalie.
  Intanto Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che "i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore". E nell'elenco dell'attività svolta negli ultimi mesi "secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone", c'è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia.  

"Non si può morire portando la famiglia in un posto tranquillo, o cadere da un ponte, le condoglianze della politica mi fanno solamente più rabbia, perché la responsabilità di queste tragedie è la loro". Sono le parole all'ANSA di Corrado Guzzetti, ristoratore di Vedano Olona (Varese), ex cognato di Vittorio Zurloni, il 55enne morto nella tragedia del Mottarone insieme alla compagna Elisabetta Personini, 37 anni, e al loro bimbo Mattia di 5 anni, ad appena un mese dal loro matrimonio. 

ANSA

domenica 23 maggio 2021

Precipita la funivia Stresa-Mottarone, sale a 9 il bilancio delle vittime.

 

Vigili del fuoco e soccorso alpino sul posto. Due bambini gravi portati a Torino. Il cedimento della fune a 300 metri dall'arrivo in montagna. La cabina è precipitata in una zona impervia e boscosa.


E' salito ad 9 il bilancio delle vittime dell'incidente alla funivia del Mottarone, a Stresa. Lo confermano il Soccorso Alpino e il 118 piemontese. Sono morte sul colpo, mentre due bambini di 9 e 5 anni, in codice rosso, sono stati trasportati a bordo di due eliambulanze in codice rosso all'ospedale Regina Margherita di Torino.

Sul luogo dell' incidente, le squadre del Soccorso Alpino e Speleologico sono ancora al lavoro insieme ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri.

Sulla cabina della funivia Stresa-Mottarone precipitata c'erano- secondo quando si apprende - 11 persone. Due bambini sono stati portati in codice rosso, con le eliambulanze, a Torino. L'incidente sarebbe stato causato dal cedimento di una fune, nella parte più alta del tragitto che, partendo dal lago Maggiore arriva a quota 1.491 metri. Le corse durano una ventina di minuti.

Il cedimento della fune si è verificato a 300 metri dalla vetta della montagna dove c'è la stazione di arrivo. La cabina è crollata in un tratto boscoso e impervio, dove le operazioni di soccorso non sono facili. Sul posto stanno lavorando i vigili del fuoco del comando provinciale di Verbania, quelli del distaccamento di Gravellona Toce e di Stresa, in azione anche un elicottero dei vigili del fuoco e due del 118. La funivia del Mottarone è stata aperta il 24 aprile dopo il periodo di chiusura dovuta alle restrizioni Covid. L'impianto collega il Piazzale Lido di Stresa alla vetta della montagna che divide il Lago Maggiore da quello di Orta. Un tratto panoramico della durata di 20 minuti diviso in due tronconi.

ANSA

sabato 29 giugno 2019

La Gdf contro Carola Rackete, "ci ha schiacciati sulla banchina, abbiamo rischiato di morire." -



Ignorato tre volte l'alt, poi il contatto fra la Sea Watch e la motovedetta dei finanzieri. Procuratore di Agrigento: "Violenza inammissibile."


L’ultima disobbedienza di Carola Rackete poteva avere conseguenze gravi per l’incolumità della Guardia di Finanza. Dinanzi alla decisione della comandante della Sea Watch di riaccendere i motori e dirigersi verso il porto, i finanzieri hanno intimato per tre volte l’alt. Ma lei lo ha ignorato. La motovedetta della Gdf ha tentato di frapporsi fra la banchina e la nave per impedire l’attracco, ma anche in questo caso Carola non si è fermata fino all’incidente con l’imbarcazione dei finanzieri.
“Abbiamo rischiato di morire” dicono fonti della Gdf all’Adnkronos, che parlano di “azione criminale” nel forzare il blocco, perché “siamo rimasti schiacciati sulla banchina” e a bordo della motovedetta si è respirato un clima di “terrore” perché “ci siamo visti addosso a noi un bestione da 600 tonnellate”.
“Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti” dice il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
La Guardia di Finanza ha sequestrato d’ iniziativa la nave Sea Watch. Le Fiamme gialle, dopo le operazioni di sbarco dei migranti che erano a bordo della Sea Watch, sono salite a bordo e hanno preso il comando della nave. La nave è stata portata fuori dal porto, in rada.

sabato 19 luglio 2014

ABBATTIMENTO (?) - FANTASCIENZA? - HS

malasian



Abbattimento?

Ciao Davide,
Ho letto attentamente l'intervista a Giulietto Chiesa sull'"incidente dell'aereo della compagnia malese in Ucraina. Volevo fare una domanda a tutti voi: ma siete veramente sicuri che si tratta di un impatto provocato da un missile?
Non può essere stato collocato un ordigno  esplosivo - prima - in modo da farlo esplodere proprio sui cieli sopra a Donetsk?
La mia è solo una supposizione certo non fondata su prove e fatti certi e acclarati, ma non è degna di essere considerata e verificata ?

Non sono un esperto di tecnologia criminale e tecnica esplosivistica ma penso sia possibile condurre un'operazione del genere con l'utilizzo di più risorse militari in grado di monitorare l'aereo e colpire al momento ritenuto più opportuno con un comando a distanza...
Secondo me bisognerebbe quindi capire qual è stata la dinamica dell'"incidente" chiedendo a chi era sul posto - se è possibile -, verificare se, nell'ambito della tecnica e delle conoscenze esplosivistiche e pirotecniche è possibile - in teoria e in pratica - gestire un'operazione militare e terroristica del genere e, poi, cosa è successo all'aereo dalla sua partenza ad Amsterdam ? E quasi sicuramente che si tratti di un aereo di linea della stessa compagnia di quello scomparso mesi fa non è troppo casuale...
E' certo che sia americani e che russi hanno una "panoramica" di quanto è successo... In linea generale sono d'accordo con Giulietto Chiesa sulla tesi di una grande provocazione allestita a bell'e posta...
Bisognerebbe contattare Giulietto e chiedergli cosa ne pensa della tesi dell'ordigno esplosivo...
Grazie per il tempo concessomi, Davide
P.S.
Secondo me sia gli americani che i russi hanno "registrato" il momento dell'esplosione... Se - e sottolineo se - la tesi della bomba - o, comunque dell'ordigno piazzato sul Boeing - è quella giusta, ne sono a conoscenza e, allora, bisognerebbe capire perchè si lascia circolare invece la versione del "missile".
Vorrei ricordare che ieri Obama e Putin si sono sentiti proprio sulla questione ucraina e, nel merito, sulle sanzioni economiche che USA e UE vogliono imporre alla Russia per la presunta assistenza militare a favore dei ribelli - mentre è noto che americano ed europei foraggiano e appoggiano Kiev senza problemi -. Anzi, pare che l'incidente sia accaduto proprio nel momento in cui i due leader interloquivano. Coincidenza ? Mah !!!
Beh ! Se certi scenari verranno confermati, allora è possibile fare certe deduzioni...
P.P.S

Ultima questione: com'era prevedibile sul mercato borsistico le azioni delle compagnie aeree hanno avuto un calo immediato dopo l'"incidente". Ricordi quel che accadde con l'11/9, le speculazioni che furono compiute da chi - certamente - o sapeva o era implicato. Non siamo a quel livello, ma su quel versante forse si scoprirebbe che qualche operazioncella speculativa qualcuno l'ha fatta...
 
Marco




Fantascienza?


Ciao Davide,
ho potuto leggere le opinioni espresse in merito alla mia tesi e constato come siano tutte molte interessanti e degne di approfondimento. In particolare pare quasi assodato che quell'aereo non doveva seguire quella rotta e, pertanto, qualcuno deve dare spiegazioni sul motivo di questa "imprudenza". Certo le autorità di Kiev - che controllano lo spazio aereo - qualcosa dovrebbero pur dire...

L'ipotesi del dirottamento elettronico - poi - non mi sembra così assurda e la "scomparsa" di un aereo di linea dello stesso modello e della stessa compagnia può essere anche la chiave per chiarire i punti oscuri dell'incidente sui cieli dell'Ucraina. Con il volo 777 diretto a Pechino si è forse tentato un esperimento utile per operazioni future... Mmmmm...

Peraltro questo scenario è tutt'altro che incompatibile con l'ipotesi dell'ordigno fatto deflagrare nell'apparecchio. Ipoteticamente una squadra munita di idoneo congegno radiocomandato, assume il controllo dell'aereo indirizzandolo sulla rotta prestabilita. Successivamente quando il velivolo giunge a "destinazione", la prima squadra lancia il segnale alla seconda che lo fa deflagrare. Due o tre squadre: quella che "dirotta" e pilota, quella che segue la rotta e quella che è incaricata di disintegrare l'aereo.
Fantascienza ?
Ti faccio presente che la stessa Internet - progetto Arpanet - è nata più di quarant'anni fa e ciò significa che la tecnologia militare ha raggiunto un livello di sofisticazione e di efficienza che non possiamo immaginare.
P.S.
La dinamica e la tempistica dell'incidente occorso al Boeing malese sono talmente precise da essere molto più che sospette. Ma - come ogni giallo che si rispetti - c'è il movente, un movente grosso come una casa... Cosa potrebbero volere gli autori del disastro? La guerra su larga scala e a livello internazionale ? A mio parere no e ti spiego perchè...
Ora, è innegabile che gli USA - e l'UE di rincalzo, che è come sarebbe dire NATO - hanno promosso e appoggiato un "golpe" all'apparenza morbido per sottrarre un pezzo pregiato nell'orbita russa. I motivi sono certo di ordine geopolitico e strategico militare (indebolire il colosso russo e accerchiarlo) e di ordine economico ed energetico (colpire il ruolo che Mosca si è ritagliata come grande potenza energetica da cui anche l'Europa dipende per una certa misura ed esportare la tecnologia del crack oil, ecc...).
Naturalmente, secondo me, la Russia ha risposto come ha potuto, nei limiti delle sue capacità, assecondando il processo di indipendenza della Crimea e fornendo una limitata assistenza ai separatisti di Donetsk e Lugansk - limitata, dico, rispetto all'assistenza economica, politica, diplomatica e militare che USA e UE riservano al governo di Kiev e al suo esercito. Per quanto lo si voglia giudicare, secondo me Putin non è disposto ad imbarcarsi in una guerra che non può sostenere perchè il divario con le forze della NATO è schiacciante !!! La NATO - ma qua vorrei riferirmi soprattutto a alla grande struttura bellica allestita dagli americani - è un sistema globale e integrato di tecnologie e risorse militari e civili, strutture di intelligence e informative, strumenti di sorveglianza e controllo, dispositivi di gestione della sicurezza e dell'ordine urbano, mezzi di guerra di propaganda, psicologica, culturale, massmediatica, ecc...
Basi militari e siti bellici targati USA e NATO sono disseminate in tutto il pianeta per costi esorbitanti e incalcolabili - che qualcuno si degnerà pure di quantificare e definire le fonti di finanziamento -. Orbene Putin e la Russia sono i soli che possono sostenere la resistenza degli elementi russi e russofoni ucraini che, nel disegno di Kiev e alleati, ostacolano i piani previsti per quel settore geostrategico. Ma Putin non può affrontare una macchina bellica tanto mostruosa e micidiale...
Cosa succede ? La coalizione occidentale - se così vogliamo chiamarla - vuole costringere la Russia ad abbandonare la scena e, quindi, a lasciare i ribelli al loro destino procedendo a una "pulizia" della parte russa. La sanzioni economiche non bastano...
Occorre il colpetto ad effetto che possa consentire di presentare i ribelli filorussi come pericolosi terroristi dinnanzi all'opinione pubblica mondiale. Se tutto è andato come noi riteniamo, allora Obama & c. hanno ottenuto una preziosa vittoria in questa guerra che è anche psicologica e terroristica. Detto e fatto: i mass media occidentali dipingono sistematicamente i ribelli come terroristi pericolosi in grado di colpire anche chi è estraneo al conflitto.
Putin sa, conosce i retroscena di quanto è successo, ma non reagisce, perchè militarmente e politicamente non gli conviene. Probabilmente ritirerà quell'assistenza militare che fin qui era stata fornita e forse in cambio otterrà qualcosa - ritiro delle sanzioni ? -. Nel frattempo i "terroristi" - e son sempre tali perchè tali sono definiti dalla solita parte molto civile e democratica - sono ormai soli contro una comunità internazionale che si muove quasi a comando e che, nel caso di Gaza, mostra la solita, vergognosa, calcolata inerzia...
Perchè ? Perchè Israele ha sempre avuto le spalle coperte dagli States - e non importa che i presidenti fossero repubblicani o democratici -. Lo ribadisce Obama: "Israele ha il diritto di difendersi." Non stupiamoci se fra i consiglieri diplomatici e militari inviati a Kiev troveremo poi anche gli israeliani. Perchè ? Anche loro sono parte di quel sistema militare globale e integrato...
Marco

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13666

lunedì 8 luglio 2013

L’incidente di Roswell.


L'incidente di Roswell è un evento verificatosi a Roswell (Nuovo Messico, Stati Uniti) l'8 luglio 1947, nel quale si schiantò un pallone sonda appartenente ad un'operazione della United States Air Force. La vicenda divenne famosa però per le prime notizie divulgate dai giornali e tuttora sostenute da ufologi e appassionati dell'ufologia, secondo cui si sarebbe invece verificato lo schianto di un UFO e il presunto recupero di materiali extraterrestri, tra cui cadaveri alieni, da parte dei militari statunitensi. Il primo comunicato stampa pubblicato dalla base aerea di Roswell l'8 luglio 1947 parlava infatti proprio di un "disco volante"[1], tuttavia la prima dichiarazione ufficiale delle autorità statunitensi fu che si trattava di un semplice pallone sonda.[2] La teoria della caduta di un'astronave aliena è divenuta popolare presso i media e tra gli ufologi, secondo i quali tra il 2 giugno e il 3 luglio 1947 sarebbero accaduti dei fenomeni di carattere ufologico in questa città e nella vicina Corona (Nuovo Messico), culminati il 2 luglio con lo schianto nel deserto di un velivolo spaziale di ipotetica provenienza aliena.[3][4]
In risposta al "caso Roswell", e dopo indagini del Congresso degli Stati Uniti, il General Accounting Office ha avviato un'inchiesta e imposto all'Ufficio del Segretario dell'Air Force statunitense di condurre un'indagine interna. Il risultato è stato riassunto in due relazioni. La prima, uscita nel 1995 e denominataThe Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert, ha concluso che i materiali recuperati nel 1947 erano detriti di un programma segreto del governo chiamato Progetto Mogul, che utilizzava particolari microfoni collegati a palloni sonda posti ad alta quota destinati a rilevare le onde sonore generate da missili balistici sovietici o test di esplosioni nucleari nell'atmosfera.[5] Il pallone sonda caduto a Roswell fu il Mogul numero 4, lanciato dalla base di Alamogordo. Il secondo rapporto, The Roswell Report: Case Closed, pubblicato nel 1997, ha concluso che i presunti corpi alieni recuperati fossero manichini antropomorfi usati nei programmi militari come il Project High Dive condotto nel 1950, e gli effetti psicologici sulla vicenda avrebbero creato una confusione degli eventi temporali dando origine alla storia del recupero di corpi alieni o astronavi nel 1947. Le storie successive alimentate dai sostenitori UFO avrebbero creato in seguito molta disinformazione sul caso Roswell.[6]
Queste relazioni, nonostante l'accuratezza della ricostruzione e delle prove fornite, sono state respinte dai sostenitori degli UFO come non veritiere.[7]

L'inizio degli avvenimenti e la nascita del Caso Roswell 

La vicenda ebbe inizio la notte del 3 luglio 1947, quando si verificò uno schianto nella contea situata a circa 120 Km a nord-ovest di Roswell, un'isolata cittadella del Nuovo Messico popolata da appena 27.000 abitanti, composti per la maggior parte da allevatori e soldati della vicina base aerea. La mattina successiva, l'allevatore William Ware Mac Brazel trovò nel suo ranch alcuni rottami, costituiti da una grande quantità di lamine, asticelle e lattice. Il 6 luglio, Mac Brazel si recò a Corona per informare lo sceriffo, George Wilcox, e mostrare i resti rinvenuti nella sua proprietà: il contadino decise di informare le autorità locali quando già in città circolavano voci riguardanti "dischi volanti", come l'avvistamento di strani oggetti volanti non identificati da parte di due coniugi del luogo, i coniugi Wilmot, nella sera del 2 luglio. Brazel condusse lo sceriffo, accompagnato probabilmente da un militare ("un uomo in abiti borghesi", nei rapporti) sul luogo del ritrovamento per raccogliere ulteriore materiale da visionare e analizzare. Il primo rapporto parla di "pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto robusta, asticelle di legno e un filo di nylon" appartenenti ai resti di un oggetto di provenienza ignota.[8][9]
L'8 luglio 1947, l'ufficio di informazioni al pubblico della Roswell Army Air Field (RAAF), nel Nuovo Messico, emise un comunicato stampa, pubblicato dal quotidiano Roswell Daily Record,[10] in cui veniva descritto il recupero di un oggetto volante non identificato da parte del personale militare del campo, da un ranch vicino Roswell, scatenando l'intenso interesse dei media. Il giorno dopo arrivò la prima smentita dell'aeronautica, la quale dichiarò che dal personale RAAF era stato recuperato un pallone sonda, e non un "disco volante".[11]
L'avvenimento trovò spazio in altri giornali locali, per filtrare successivamente in quelli nazionali, dando inizio ad un vero e proprio fenomeno mediatico. Così scriveva il San Francisco Chronicle del 9 luglio 1947:
« Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l'intelligence del 509 Bomb Group dell'Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo di Chaves County. L'oggetto volante è atterrato in un ranch vicino a Roswell la scorsa settimana. Non avendo un telefono, l'allevatore ha tenuto il disco fino a quando non è stato in grado di contattare l'ufficio dello sceriffo, che a sua volta lo ha riferito al Maggiore Jesse A. Marcel del 509° Bomb Group Intelligence Office. Sono immediatamente scattate misure e il disco è stato subito prelevato a casa dell'allevatore. È stato perquisito dalla Roswell Army Air Field e successivamente trasportato dal maggiore Marcel al quartier generale più alto. »

Prime smentite della notizia dello schianto di un velivolo extraterrestre

La versione del ritrovamento di un disco volante fu subito negata dal governo e dall'esercito statunitense, non appena alcuni resti ritrovati nella Foster Ranch di Corona vennero inviati dalle autorità locali a Dallas per una certificazione. Il 9 luglio 1947 venne infatti smentita la prima sensazionale notizia riportata dal Roswell Daily Record, secondo cui la RAAF (Roswell Army Air Field) avrebbe recuperato un disco volante, e sul Fort Worth Morning Star-Telegram venne pubblicato l'esito degli accertamenti da parte di Irving Newton, esperto ufficiale della stazione meteorologica di For Worth, che aveva identificato l'oggetto rinvenuto come una tipologia dipallone sonda "ray wind" non conosciuto dal personale della base aerea di Roswell, usato per determinare la direzione e la velocità dei venti in alta quota. L'articolo venne accompagnato dalla foto dei resti inviati alla stazione meteorologica sorretti dall'ufficiale. Anche il Generale Roger M. Ramey confermò che si trattava di una sonda ray wind e, come ulteriore dimostrazione, furono scattate altre foto ritraenti un soldato, il maggiore Jesse Marcel, mentre mostrava tutti i resti dell'oggetto precipitato.
La dimostrazione dell'aeronautica e delle stazioni meteorologiche risolsero i dubbi generati dalla prima notizia dell'ufficio stampa di Roswell, e il caso venne risolto e presto dimenticato.

Ripresa del Caso Roswell e nuovo interesse dei media 

Nel 1978 un ufologo ed ex ricercatore di fisica nucleareStanton T. Friedman, intervistò Jesse Marcel, il maggiore che nel 1947 fu fotografato con i resti del pallone sonda e che insieme al generale Roger Ramey sostenne che era ciò che si schiantò a Roswell. Nell'intervista, il maggiore dichiarò che la versione dell'aereonautica militare era un falso intento ad insabbiare la verità e nascondere ciò che realmente precipitò nel Nuovo Messico nel luglio del '47.[12] Nel 1980, con la consulenza di Friedman, William Moore e Charles Berlitz pubblicarono il libro The Roswell Incident, riportando l'incidente di Roswell sotto l'attenzione dei media a livello mondiale.[13]. Il nuovo scenario che si stava ipotizzando prevedeva l'esplosione di un'astronave e la conseguente caduta di frammenti in territorio di Corona sul ranch di Brazel (avvenuta la notte tra il 2 e il 3 luglio), mentre il corpo centrale del velivolo sarebbe poi precipitato nella Piana di San Augustin a circa duecento chilometri a nord-ovest di Roswell, dove sarebbero stati recuperati anche i cadaveri di alcuni umanoidi, l'equipaggio alieno del disco.

All'inizio degli anni novanta l'ufologo Kevin Randle, ufficiale in congedo dell'USAF, condusse una propria indagine e insieme a Donald R. Schmitt pubblicò nel 1991 il libro UFO Crash at Roswell, arricchendo la storia di nuovi particolari. A sua volta Friedman riprese le indagini e nel 1992 pubblicò insieme a Don Berliner il libro Crash at Corona.
Tra la ricostruzione di Randle e quella di Friedman vi sono delle discordanze sul luogo di impatto finale dell'UFO, che per Friedman sarebbe avvenuto nella Piana di San Augustin e per Randle a 40 miglia (circa 65 Km) a nord di Roswell[14]; inoltre per Randle l'UFO sarebbe caduto due giorni più tardi, nella notte del 4 luglio[15].

Le inchieste interne e la scoperta del Progetto Mogul 

Il 15 febbraio 1994, in risposta a un'inchiesta parlamentare sul caso Roswell, l'Aeronautica militare aprì un'indagine interna atta a chiarire, una volta per tutte, la faccenda. Fu così scritto e pubblicato un primo rapporto ufficiale, The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert, nel 1995, e un secondo e finale rapporto nel 1997.

Come riportato dal primo rapporto sul caso Roswell pubblicato negli anni novanta, a schiantarsi non fu una sonda meteorologica, bensì un modulo appartenente al Progetto Mogul, un'operazione Top Secret della United States Air Force dedita a monitorare le attività dell'Unione Sovietica e il suo possibile avanzamento nello sviluppo di bombe atomiche. I Mogul erano costituiti da una fila di palloni sonda variabile dai 20 ai 30, seguiti da una coda di grandi dimensioni formata da una dozzina di riflettori radar. Probabilmente, un Mogul misurava circa 100 metri, e lo schianto di uno di essi avrebbe creato dei campi di detriti in una zona più o meno estesa.
Le testimonianze di tale progetto risalgono precedentemente al 1947: fu ideato inizialmente dal geofisico Maurice Ewing, come dimostrato in un promemoria spedito al generale Carl A. Spaatz, comandante delle Army Air Forces, dove suggeriva un modo per poter rilevare eventuali test atomicisovietici. Aveva infatti scoperto che a una quota di 14 mila metri vi era un "canale acustico" in cui si sarebbero potute "ascoltare" le esplosioni dovute a test atomici sovietici. All'epoca però nessun aereo era in grado di arrivare a tali quote e quindi si decise di impiegare delle sonde specifiche. Per la realizzazione dei palloni l'aeronautica stipulò un contratto con la New York University che organizzò il cosiddetto balloon group, diretto da Athelstan Spilhaus. Dopo i primi lanci di prova effettuati tra aprile e maggio 1947 dal campo di football della Leigh University a Bethlehem, in Pennsylvania, si decise di spostare il sito di lancio nella base aerea di Alamogordo, nel Nuovo Messico. Il modulo precipitato tra il 2 e il 3 luglio 1947 fu il Mogul appartenente al volo n.4: alcuni avvistamenti (l'avvistamento dei coniugi Wilmot) e alcune ipotetiche registrazioni radar dimostrerebbero inoltre che un oggetto volante proveniente da Alamogordo proprio in quella notte si sarebbe diretto verso Corona. Il rapporto ufficiale ha anche chiarito che gli strani simboli simili ageroglifici osservati da Brazel ed altri testimoni su alcuni frammenti precipitati al suolo erano in realtà i disegni di un motivo floreale presenti sul nastro adesivo del pallone[16].
Gli ufologi e i sostenitori della versione dello schianto dell'UFO cercarono di contrastare la versione ufficiale del governo, prendendo in considerazione un test a cui vennero sottoposti il veterano Earl Fullford (sergente della base aerea di Roswell negli anni quaranta e presunto impiegato del prelevamento dei detriti nel luogo dell'impatto) e Jesse Marcel Jr. (figlio di Jesse Marcel, maggiore dell'esercito direttamente coinvolto nelle vicende dell'incidente del 1947). I due uomini, che raccontarono di aver visionato e toccato i resti del velivolo precipitato, furono chiamati per analizzare vari materiali, tra cui il mylar, principale composto dei palloni sonda. I due indicarono però un foglio di acetato come ciò che più si avvicinava al materiale dei resti dell'incidente di Roswell, quando nella composizione di un pallone sonda appartenente al progetto Mogul non compare l'acetato in strisce o in fogli, ma solo del nastro in acetato.
È impossibile accertare la validità del presunto test, effettuato per un documentario. Inoltre, i detriti ritrovati da Mac Brazel nella sua proprietà, portati allo sceriffo di Corona ed elencati nel primo rapporto ufficiale delle autorità locali, fanno tutti parte della composizione di un normale pallone aerostatico, come riportato da un articolo del CICAP a cura di Massimiliano Teso:
« L'ipotesi extraterrestre però è sicuramente meno solida dovendo fare ricorso a un'elaborata operazione di cover-up, finalizzata a nascondere fino a oggi le prove del ritrovamento di un disco volante precipitato nel 1947 e dei corpi dell'equipaggio alieno. Risulta inoltre difficile pensare che un'ipotetica astronave aliena possa essere costituita da materiale come gomma, stagnola, asticelle di legno di balsa e nastro adesivo.[17] »

Comunicati radiofonici riservati

L’8 luglio del 1947, i fatti vennero descritti grazie al testo del comunicato, redatto dal tenente Walter Haut, funzionario del Public Information Office del Campo d’Aviazione di Roswell, su ordine diretto dell’allora comandante della base, Colonnello William Blanchard, che recita quanto segue: “Le numerose voci concernenti i dischi volanti sono finalmente diventate realtà ieri, quando il Reparto Informazioni del 509 Gruppo da Bombardamento dell’VIII Forza Aerea del Campo di Aviazione di Roswell ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco con la collaborazione di un allevatore del posto e dello sceriffo della Contea di Chaves (omissis). L’Aeronautica è passata immediatamente all’azione e il disco è stato rimosso dalla casa dell’allevatore, quindi esaminato nel Campo di Aviazione di Roswell e infine inviato dal maggiore Marcel al quartier generale“.

Teorie ufologiche nel dettaglio e altre teorie del complotto.

Secondo i sostenitori della teoria della caduta di un'astronave, i militari ritrovarono il corpo centrale del disco volante e ad alcuni chilometri di distanza rinvennero i corpi degli extraterrestri che sarebbero stati alla guida dell'UFO. Il tutto fu portato alla base militare di Wright Patterson e, in seguito, i rottami e i cadaveri sarebbero stati trasferiti all'interno della cosiddetta Area 51, una base militare statunitense che per questo motivo da allora gode a livello popolare di una certa notorietà.

Secondo la teoria sviluppata a partire dalla fine degli anni settanta, lo schianto vero e proprio si verificò nella pianura di San Augustin, situata a duecento chilometri di distanza da Roswell. Barney Barnett, un ingegnere addetto alla salvaguardia del territorio, fu il primo a parlare di tale ipotesi, sostenendo di aver assistito allo schianto di un velivolo mentre si trovava in quella zona per lavoro, dovendo aiutare la popolazione locale a sviluppare dei progetti per la protezione del luogo. Barnett raccontò che poco dopo i militari giunsero presso il punto d'impatto, rendendolo inaccessibile. Non è comunque noto se si sia mai veramente schiantato un velivolo - di matrice terrestre o non - nella pianura di San Augustin: uno dei principali sostenitori di questa ipotesi nell'ufologia moderna è Art Campbell, che ha più volte effettuato dei sopralluoghi sul presunto luogo dello schianto, tracciando una possibile pista dell'impatto e rinvenendo alcuni oggetti. In un documentario, il reperto più strano raccolto da Campbell venne analizzato da un gruppo di ispettori, identificandolo come un composto organico con parecchio materiale di riempimento, dovuto al contatto con la sabbia ed il terreno, ed in seguito come polietilene ad alta densità.
Una versione vuole quindi che il velivolo sia precipitato nella pianura di San Augustin, generando più di un campo di detriti, compreso quello del ranch di Brazel. Altre versioni invece parlano di due punti d'impatto differenti, che sarebbero avvenuti nello stesso momento o in un lasso di tempo separato, a distanza di un paio di giorni (il 2 e il 4 luglio)[15].

Dopo il caso Roswell, gli Stati Uniti cominciarono a smentire duramente i casi UFO. Questo fatto è stato interpretato dai sostenitori dell'ufologia e delleteorie del complotto come l'inizio di una "congiura del silenzio", che sarebbe il tentativo dei governi di voler secretare la verità sui contatti con gli alieni.
Nell'ambito delle teorie del complotto vi sono altre teorie alternative a quella dell'astronave extraterrestre.
Nel 1995 l'astrofisico Johannes von Buttlar ha dichiarato ad un congresso di ufologia di avere visionato dei documenti segreti da cui risulterebbe che l'UFO di Roswell era in realtà una macchina del tempo e i suoi piloti erano uomini provenienti dal futuro. Per nascondere questa notizia sconvolgente, sarebbero state messe in circolazione la versione ufficiale del pallone sonda e la versione ufficiosa del disco volante extraterrestre. Von Buttlar ha successivamente raccontato la sua versione dei fatti in un libro[18].
Nel 2005 l'ufologo britannico Nick Redfern ha sostenuto in un suo libro di avere ricevuto confidenze da un agente dei servizi segreti britannici secondo cui a Roswell è caduto un pallone sonda, ma all'interno della navicella non vi erano manichini ma prigionieri di guerra giapponesi, usati come cavie umane per studiare gli effetti dell'alta quota sull'organismo umano[19].
Esiste inoltre un'altra versione, sostenuta da una giornalista del Daily Beast, Annie Jacobsen. La giornalista dichiara di aver ricevuto delle informazioni sensazionali da un ex ingegnere del contractor della difesa americana, la EG&G, secondo cui l'incidente di Roswell fu architettato da Stalin per seminare il panico negli USA. Secondo questa versione il dittatore sovietico, ispirandosi al celebre racconto di Orson Welles intitolato La guerra dei mondi, avrebbe spedito verso l'America un cacciabombardiere Horten Ho 229 con all'interno alcuni esseri umani deformi e mutati da esperimenti eugenetici da Joseph Mengele. Questa operazione nacque quindi con l'intento di terrorizzare l'America, ma fallì quando il velivolo precipitò a Roswell a causa di una tempesta[20]. Annie Jacobsen ha riportato questa versione in un suo libro intitolato Area 51, pubblicato nel 2011.

Principali testimoni che sostengono la versione dello schianto di un UFO 

Mac Brazel 

Il primo testimone dell'ipotetico schianto fu un contadino di Corona, William Ware Mac Brazel. L'uomo affermò di avere sentito una forte esplosione proveniente dal suo ranch e che il giorno dopo, uscito di casa, notò dei frammenti a lui estranei in tutto il suo ranch e nell'area circostante, l'uomo ne portò la maggior parte allosceriffo di Roswell, George Wilcox. Lo sceriffo a sua volta li giudicò molto strani e li portò a far analizzare alla base militare di Roswell. Qui, il maggiore Jesse Marcel e la équipe li giudicarono non appartenenti ad unmissile o ad un aerostato, ma forse appartenenti ad un'astronave.[21] La notizia della caduta di un UFO fu subito smentita dalla stampa, alla quale gli alti gradi militari comunicarono che ricerche più approfondite diedero alla luce i resti di un pallone sonda.

Walter Haut 

L'allora tenente Walter Haut, che aveva l'incarico di curare le pubbliche relazioni della base militare di Roswell e fu responsabile del famoso comunicato stampa dell'8 luglio del 1947, ha lasciato una sua dichiarazione firmata e sigillata da aprirsi solo dopo la sua morte (avvenuta il 15 dicembre 2005). In essa egli dichiara in sostanza che la prima versione pubblicata nel comunicato stampa in questione era esattamente veritiera circa i fatti: "Sono convinto che quello che io personalmente osservai era un tipo di astronave e il suo equipaggio provenienti dallo spazio".[22]

Il testo integrale della dichiarazione giurata è stato pubblicato nel giugno 2007 nel libro Witness to Roswell: Unmasking the 60 Year Cover-Up.[23]Secondo gli autori, Haut aveva giurato al suo amico colonnello Blanchard di non rivelare in vita nessuna informazione sull'accaduto. Pertanto, aveva sempre negato di essere stato testimone degli eventi, dicendo di aver rilasciato informazioni che gli erano state riferite.
Nella sua dichiarazione, Haut raccontò che l'8 luglio 1947, a seguito del comunicato stampa dato nel pomeriggio, era stato portato in un hangar della base dal colonnello Blanchard. Qui vide un'astronave a forma di uovo lunga circa 4 metri e mezzo e diversi piccoli corpi di circa un metro di altezza con le teste di grandi dimensioni. Era sicuro che i corpi erano alieni e si trovavano sul veicolo spaziale schiantatosi a Roswell. Haut ha inoltre dichiarato che c'erano due zone con i detriti, il primo era un campo di detriti di grandi dimensioni a circa 75 miglia a nord-ovest di Roswell (il sito indagato dal maggiore Marcel), mentre il secondo era a circa 40 miglia a nord della città, dove erano stati trovati l'astronave principale ed i corpi. Il sito a nord era stato trovato da civili il 7 luglio. Nel corso della riunione della mattina dell'8 luglio, in cui Haut partecipò, gli ufficiali della base vennero informati degli strani detriti trovati in giro, che nessuno seppe identificare. Haut disse che ci fu una discussione su ciò che doveva essere raccontato al pubblico. Il Generale Ramey era arrivato per partecipare alla riunione. Ramey suggerì di comunicare all'opinione pubblica solo del campo di detriti più distante, come diversivo, per distrarre dalla zona più importante con i corpi e il veicolo spaziale. Egli seppe che Ramey stava eseguendo gli ordini del Pentagono. Haut aggiunse che non era a conoscenza esattamente di quali informazioni divulgare. Il comunicato stampa che venne emesso dopo poche ore descrisse solo la prima zona con i detriti in termini generali, dicendo che l'United States Army Air Forces era venuto in possesso di un "disco volante" con la collaborazione di un allevatore locale, ed era stato trasferito ai "piani più alti" dopo essere stato esaminato alla base. Il Generale Ramey disse in seguito che un pallone meteorologico fosse stato erroneamente identificato come un disco volante.

Elias Benjamin 

In un documentario video della serie Sci Fi Investigates del canale Syfy, nel corso dell'episodio dell'8 novembre 2006 intitolato The Roswell Incident vi è l'intervista a Elias Benjamin, poliziotto militare del 390º Air Service Squadron che la notte tra il 7 e l'8 luglio scortò tre corpi sotto un lenzuolo dall'Hangar 84 all'ospedale della base militare di Roswell. Egli racconta che durante il trasporto uno dei corpi sembrava muoversi, e che durante il trasferimento, il lenzuolo scivolò "rivelando un volto grigio e turgido, e una testa priva di capelli di una specie che capì non essere umana". Più tardi nell'ospedale della base, con il lenzuolo rimosso, egli vide "un essere molto piccolo, con una testa a forma di uovo più grande rispetto al corpo. ... gli unici elementi del viso che ricordo ora è che aveva gli occhi obliqui, due fori che avrebbero potuto essere il naso, e una piccola fessura che avrebbe potuto essere la bocca. Credo che fosse viva. C'era un odore terribile in ospedale." Aveva anche visto i detriti metallici dello schianto nel capannone che non appartenevano a un incidente aereo, perché non erano bruciati. Più tardi, "Sono stato interrogato e mi fecero firmare una dichiarazione di riservatezza. Mi è stato detto che se avessi parlato, sarebbe successo qualcosa di brutto, non solo a me, ma anche alla mia famiglia".[24]

Frederick Benthal 

Il sergente Frederick Benthal, esperto fotografo, raccontò che lui e il caporale Al Kirkpatrick partirono in aereo da Washington DC, per fotografare il relitto e i corpi degli alieni. Essi furono condotti a nord di Roswell nella zona dello schianto, dove Benthal vide i camion che trasportavano rottami di un oggetto di qualche tipo. Poi Kirkpatrick venne condotto in un'altra zona dove venivano raccolti altri pezzi, mentre Benthal venne portato in una tenda vicina. Nella tenda fotografò alcuni piccoli corpi sdraiati su un telo: "Erano quasi tutti identici, dalla pelle scura, sottile e con teste di grandi dimensioni. C'era un odore strano dentro la tenda che puzzava come fosse formaldeide". Kirkpatrick in seguito andò in un altro sito dove c'erano camion carichi di rottami. Tutte le loro attrezzature e materiale fotografico venne confiscato. Essi tornarono alla base e poi tornarono a Washington, dove vennero interrogati e dissero di non aver visto nulla.[25]

Veterani che negano le teorie ufologiche 

James Noce 

James Noce lavorò nell'Area 51 negli anni sessanta e settanta per conto della CIA. A 72 anni, non più vincolato dal patto di segretezza, decise di parlare di ciò che avveniva nella base segreta, intervistato dal Seattle Times.[26]

Noce raccontò la sua esperienza e la sua partecipazione a progetti ed operazioni "black": negli anni sessanta, l'Area 51 testava aerei sperimentali come l'A-12, l'SR-71 Blackbird e l'Lockheed_U-2, modelli ora conosciuti che non dovevano essere resi noti durante le progettazioni e i test per ragioni logistiche. Il 24 maggio 1963, fu uno degli addetti alla copertura dello schianto di un A-12 denominato "Article 123", nello Utah. Confermò anche che per gli agenti della CIA era pratica comune intimidire i testimoni a non rivelare nulla sugli avvenimenti che non dovevano essere resi noti, e che non vi furono mai incontri ravvicinati con velivoli o creature non umane, sostenendo che le storie sugli UFO fanno comodo alla CIA e all'Air Force per nascondere i test dei prototipi segreti.

Veterani della Roadrunners Internationale 

I veterani della Roadrunners Internationale sono militari che lavorarono all'interno di basi dell'aereonautica militare che, secondo il mondo dell'ufologia, furono teatro di operazioni dedite al contatto con velivoli e civiltà extraterrestri. Non più vincolati dal patto di segretezza, hanno fatto luce su cosa avveniva nelle basi segrete statunitensi, raccontando per esempio del progetto OXCART, un aereo spia addetto alle missioni nei territori dell'Unione Sovietica e sperimentato all'interno dell'Area 51. Hanno reso nota anche la costruzione di falsi prototipi, ideati dagli ingegneri della base per sviare le forze sovietiche, che grazie ai satelliti ad infrarossi cercavano di monitorare ciò che accadeva.

Inside Area 51: il documentario di National Geographic 

Un documentario diretto per National Geographic Channel nell'estate del 2011 si è occupato delle attività del governo americano nel deserto del Nuovo Messico e, indirettamente, del caso Roswell. I veterani intervistati e i documenti dell'intelligence dimostravano come in basi come l'Area 51 venivano progettati e collaudati velivoli militari top secret, tra cui i più avanzati modelli di aerei spia o un velivolo invisibile assolutamente segreto, sviluppato all'interno dell'Area 51 e precipitato nel 1963 con conseguente copertura da parte della CIA.

Analisi delle testimonianze e ipotesi [modifica]

Karl Pflock in un libro del 2001[27] ha effettuato un'analisi delle testimonianze prodotte da altri autori sul caso Roswell e ha riscontrato che su circa 300 testimoni solo 41 avevano avuto informazioni dirette o al massimo di seconda mano e solo 23 avevano riscontrato evidenze fisiche; di questi ultimi, solo 7 avevano pensato che si trattasse di qualcosa proveniente da un altro mondo. Pflock ha rilevato anche che solo 4 testimoni hanno detto di avere visto corpi di alieni: 3 testimoni non sono da ritenersi attendibili perché hanno cambiato versione, mentre sul quarto testimone ci sono poche informazioni. Pflock ha ipotizzato che a distanza di decenni i testimoni possano avere fatto confusione nei loro ricordi. In particolare è stato evidenziato che nel 1956 un aereo cisterna è caduto a pochi Km da Roswell, incendiandosi e uccidendo gli 11 membri dell'equipaggio, alcuni dei quali sono stati trasportati in ospedale e sottoposti ad autopsia[28]; secondo Pflock, alcuni testimoni potrebbero avere confuso i fatti del 1947 e quelli del 1956 riunendoli in un unico evento.