Visualizzazione post con etichetta aereo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta aereo. Mostra tutti i post

lunedì 24 maggio 2021

Bielorussia dirotta volo e arresta dissidente, von der Leyen: “Abbiamo bloccato 3 miliardi di aiuti”. Consiglio Ue discute ulteriori sanzioni.

 

Il caso Protasevich irrompe sul piano diplomatico, con il segretario di Stato Usa che chiede un'indagine internazionale. Il Cremlino si schiera a fianco del regime di Lukashenko, che difende la sua azione, e coglie l'occasione per attaccare l'Occidente. E per ribadire che sul fronte dei diritti non si accettano interferenze esterne. Ceo Ryanair: "È stato sequestro di Stato. Agenti del servizio di sicurezza bielorusso (Fsb) a bordo del volo". E Minsk blocca volo diretto a Francoforte per "minaccia terroristica".

L’Unione europea blocca il pacchetto d’investimenti da 3 miliardi di euro che dovevano finire in Bielorussia dopo il dirottamento di un volo Ryanair e l’arresto del dissidente Roman Protasevich che viaggiava a bordo. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, entrando al Consiglio Ue che, tra le altre cose, dovrà decidere quali provvedimenti prendere nei confronti del governo di Minsk, ha dichiarato che “serve una risposta molto forte contro questo dirottamento completamente inaccettabile. Lukashenko deve capire che questo atto non può essere senza conseguenze. Il pacchetto economico da 3 miliardi di investimenti pronto ad andare dalla Ue in Bielorussia resta congelato finché la Bielorussia non diventerà democratica”. E si stanno discutendo sanzioni dirette contro individui ed entità economiche che finanziano il regime e contro l’aviazione.

La vicenda che ha coinvolto l’ex direttore del canale Telegram Nexta, nonché oppositore politico di Lukashenko, si allarga di ora in ora sul piano diplomatico, con la Bielorussia che si difende dagli attacchi dell’Occidente che “politicizza la situazione” e Mosca che prende le difese dell’alleato storico, aprendo una nuova frattura con Usa e Ue dopo i recenti scontri sul caso di Alexei Navalny. Il Consiglio Ue che si riunisce stasera ha in cima all’agenda la discussione su possibili sanzioni a Minsk, mentre la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha commentato: “Abbiamo assistito a un atterraggio forzato, tutte le altre spiegazioni sono del tutto inverosimili. Roman Protasevich deve essere rilasciato immediatamente, così come la sua compagna”. La Farnesina, così come altri Paesi europei, ha convocato l’ambasciatore bielorusso. E anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, chiede una presa di posizione forte da parte dell’Unione: “I fatti di ieri sono di una gravità inaudita. Chiediamo l’immediato rilascio e un’indagine internazionale. La nostra risposta dev’essere forte, immediata e unitaria. L’Unione europea deve agire senza esitazioni e punire i responsabili. Stasera avete una grande responsabilità per dimostrare che l’Unione non è una tigre di carta“. Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “appoggia le richieste di un’indagine completa, trasparente e indipendente”.

“Ricevuta una minaccia da Hamas” – Le autorità bielorusse avevano giustificato il loro intervento e l’atterraggio parlando di allarme bomba a bordo: un allarme che, ha detto il direttore del dipartimento dell’aviazione del ministero dei Trasporti Artem Sikorsky, proveniva da Hamas ed è arrivato via mail. “Noi, i soldati di Hamas, chiediamo che Israele cessi il fuoco a Gaza e chiediamo che l’Ue rinunci al suo sostegno a Israele. I partecipanti al forum economico di Delfi tornano a casa con il volo 4978. Una bomba è stata messa in questo aereo. Se non soddisfate le nostre richieste, esploderà sopra Vilnius“, recitava la mail comunicata da Sikorsky. A questo però non è seguito il ritrovamento di alcun ordigno, ma solo l’arresto di Protasevich. Igor Goloub, comandante dell’aeronautica, ha inoltre aggiunto che la decisione dell’atterraggio “è stata presa dal comandante dell’equipaggio senza interferenze esterne”.

Una versione dei fatti lontanissima da quella data alla radio irlandese Newstalk dal ceo di Ryanair Michael O’Leary, che ha denunciato un “sequestro di Stato” da parte di Minsk e ha aggiunto che a bordo dell’aereo ci fossero agenti del servizio di sicurezza bielorusso (Fsb). “Sembra che l’intenzione delle autorità fosse quella di far uscire un giornalista e la persona che viaggiava con lui”, ha spiegato. “Crediamo anche che all’aeroporto siano sbarcati agenti del Fsb“, ha aggiunto. E a meno di 24 ore dallo scoppio del caso Protasevich, un volo Lufthansa per Francoforte dall’aeroporto di Minsk è stato sospeso per la minaccia un imminente atto terroristico. “L’indirizzo mail dell’aeroporto nazionale ha ricevuto un messaggio da persone non identificate sull’intenzione di commettere un atto di terrorismo sul volo Lufthansa LH1487 sulla rotta Minsk-Francoforte. Il volo doveva decollare alle 14:20. L’imbarco su questo volo è stato sospeso”, si legge nel comunicato.

Ue discute nuove sanzioni – Dagli Usa il segretario di Stato americano, Antony Blinken bolla l’azione bielorussa del dirottamento come un atto “sfrontato e scioccante” e insiste sulla necessità di una “indagine internazionale”, mentre domani gli ambasciatori della Nato discuteranno del caso. In Europa, invece, dove il Consiglio Ue è chiamato in serata a discutere di nuove sanzioni contro Minsk, il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’ambasciatore bielorusso perché “le spiegazioni avute fin qui dal governo bielorusso per l’atterraggio forzato sono assurde e non credibili”. “Il primo punto all’ordine del giorno del Consiglio europeo è la Bielorussia, quello che è successo ieri è uno scandalo internazionale, lavoriamo a sanzioni che sono sul tavolo del summit”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Mentre il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha detto di augurarsi “una risposta forte a quello che è successo ieri”, un episodio “veramente senza precedenti, un fatto vergognoso e incredibile a cui l’Ue deve dare una risposta. Mi attendo il massimo di risposta possibile perché non si può stabilire un precedente di questo genere”.

La Farnesina ha invece convocato l’ambasciatore bielorusso a Roma per esprimere la forte condanna dell’Italia, mentre la Francia evoca già l’opportunità di vietare lo spazio aereo bielorusso e da Bruxelles il Ppe chiede “l’istituzione di una no-fly zone sulla Bielorussia, l’adozione del quarto pacchetto di sanzioni e il rilascio immediato e incondizionato di Pratasevich“. “Il dirottamento di un volo dell’Ue da parte del regime di Lukashenko è una violazione del diritto internazionale e un atto di terrorismo di stato. Il limite è superato! I nostri governi devono agire ora”, si legge nella nota dei popolari europei. La Lituania ha reso invece noto di aver vietato a tutti i voli di attraversare lo spazio aereo bielorusso, che anche le compagnie Air Baltic e Sas eviteranno fino a nuove disposizioni. Anche il ministro dei Trasporti di Boris JohnsonGrant Shapps, ha chiesto alle compagnie aeree britanniche di non entrare nello spazio aereo bielorusso, mentre il governo di Londra ha convocato l’ambasciatore bielorusso e sta valutando sanzioni contro Minsk, come riferito dal ministro degli Esteri, Dominic Raab.

L’asse Bielorussia-Mosca contro le critiche dell’Occidente – Il governo di Minsk prende le distanze dalle condanne arrivate finora da Bruxelles e Washington – convinte che il dirottamento giustificato dalla minaccia di una bomba fosse in realtà finalizzato all’arresto dell’oppositore a bordo – e difende le sue azioni che, dichiara il ministero degli Esteri, “hanno rispettato pienamente le regole internazionali stabilite”, aggiungendo che il caso del volo Ryanair in viaggio da Atene e Vilnius dovrebbe essere visto dal punto di vista della sicurezza che è stata fornita e che in Occidente politicizzano la situazione e arrivano a conclusioni affrettate. Il governo ha anche invitato “l’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea e le autorità aeronautiche interessate a partecipare a un’indagine imparziale sull’incidente che ha avuto luogo. Minsk è pronta a fornire tutte le informazioni imparziali” , ha dichiarato il direttore del dipartimento dell’aviazione presso il Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni, Artyom Sikorsky.

A fianco della Bielorussia si schiera prontamente Mosca, suo storico alleato: “È scioccante che l’Occidente consideri l’incidente nello spazio aereo bielorusso ‘scioccante'”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sulla sua pagina Facebook, notando che i Paesi occidentali sono stati in passato colpevoli di “rapimenti, atterraggi forzati e arresti illegali”. Per parte sua la Bielorussia si è inoltre detta disponibile a ricevere esperti e a dimostrare tutti i materiali relativi all’atterraggio del volo Ryanair a Minsk. “Non ho dubbi che possiamo garantire la piena trasparenza in questa questione, gli esperti saranno ricevuti e tutti i materiali saranno dimostrati, se necessario, al fine di escludere le insinuazioni“, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri bielorusso Anatoly Glaz in una dichiarazione pubblicata sul sito del ministero.

I passeggeri arrestati sul volo – Oltre a Protasevich ieri è stata arrestata a Minsk anche la sua compagna Sophia Sapega, cittadina russa di 23 anni che sta frequentando un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius nell’ambito del programma di Diritto Internazionale e dell’Ue. Anche lei è finita in manette e si trovava sempre a bordo dello stesso volo dirottato da un MIG-29 dell’aeronautica bielorussa. Protasevich e Sapega non sono però gli unici due passeggeri fatti scendere a Minsk e fermati dalle autorità: un membro del Presidium del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa, l’ex ministro della cultura Pavel Latushko, citato da Interfax, spiega che in tutto sono 4 i passeggeri di nazionalità russa che non hanno proseguito il viaggio verso Vilnius dopo il dirottamento. Protasevich è di nazionalità bielorussa. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, spiega però che il Cremlino non dispone di informazioni sul presunto fermo “di una cittadina russa o di cittadini russi”.

Cosa rischia Protasevich – Nel settembre 2020 Nexta e gli altri canali associati erano stati dichiarati “estremisti” e messi fuori legge in BielorussiaProtasevich e il collega Stsyapan Putsila erano stati iscritti nella lista delle “persone coinvolte in atti di terrorismo” e incriminati per “incitamento a disordini di massa”, “incitamento all’odio sociale” e “gravi violazioni dell’ordine pubblico”, reati per i quali rischiano fino a 15 anni di carcere. Protasevich, ricercato per aver organizzato le proteste dello scorso anno contro Lukashenko, dal 2019 vive in esilio in Polonia, Paese che ha respinto la richiesta di estradizione di Minsk.

IlFQ

domenica 24 febbraio 2019

Ryanair e bagaglio a mano, multa-stangata da 3 milioni di euro.

Maxi multa per Ryanair

L'Antitrust ha irrogato a Ryanair e Wizzair una sanzione rispettivamente, di 3 milioni e 1 milione di euro, accertando che le modifiche rispettivamente apportate alle regole di trasporto del bagaglio a mano grande, il trolley, costituiscono «una pratica commerciale scorretta in quanto ingannano il consumatore sull'effettivo prezzo del biglietto, non includendo più nella tariffa base un elemento essenziale del contratto di trasporto aereo quale è il bagaglio a mano grande».
Lo riferisce una nota dell'Antitrust.Come emerso dalle istruttorie svolte, le due imprese consentono ai passeggeri di trasportare una sola borsa piccola, da posizionare sotto il sedile, e non il trolley, - con una significativa riduzione dello spazio a disposizione (rispettivamente -65% e -52%) - ed utilizzano per il nuovo servizio a pagamento proprio lo spazio dedicato negli aeromobili al trasporto del bagaglio a mano grande, le cappelliere. Dall'istruttoria è emerso che corrisponde alle abitudini di consumo della quasi totalità dei passeggeri viaggiare con un bagaglio a mano grande al seguito. Inoltre - afferma l'antitrust - «il bagaglio a mano costituisce un elemento essenziale del servizio di trasporto aereo e il suo trasporto deve essere permesso senza sostenere alcun costo aggiuntivo. Infatti, anche sulla base della normativa europea in tema di trasporto aereo, i supplementi prevedibili ed inevitabili devono essere ricompresi nel prezzo del servizio base presentato sin dal primo contatto e, quindi, non possono essere separati da questo con la richiesta di somme ulteriori».
Pertanto, con la richiesta di un supplemento variabile tra i 5 ed i 25 euro per il bagaglio a mano grande (a seconda delle diverse modalità di acquisto in fase di prenotazione, al check in ovvero al gate), «le due imprese - afferma l'Antitrust - hanno proceduto ad un aumento del prezzo del biglietto in modo non trasparente, scorporando dalla tariffa un servizio essenziale, prevedibile e inevitabile per la quasi totalità dei passeggeri. Da ciò l'inganno per i consumatori, in quanto il prezzo da pagare alla fine del processo di prenotazione sarà quasi sempre superiore alla tariffa che viene presentata all'inizio del processo, quando avviene l'aggancio, nonché l'alterazione del processo di comparazione con i prezzi degli altri vettori che invece includono il bagaglio a mano».
Le compagnie dovranno comunicare all'Autorità entro 60 giorni le misure adottate in ottemperanza a quanto deciso.

sabato 13 ottobre 2018

F-35, l’intera flotta a terra. Storia dell’aereo più costoso del mondo. - Gianni Dragoni

(ANSA)

È la parola proibita. Nessun politico o militare italiano parla volentieri dell'F-35, il cacciabombardiere americano di ultima generazione che rappresenta il più costoso programma aeronautico della storia, e la cui flotta è stata lasciata a terra per ispezioni dei condotti del carburante dopo che un velivolo è precipitato due settimane fa nella Carolina del Sud.
L’aereo è prodotto da un consorzio guidato da Lockheed Martin in alleanza con l'industria britannica Bae Systems, che alla fine degli anni Novanta del secolo scorso si aggiudicarono la gara del Pentagono, battendo la Boeing. Anche l'Italia ha aderito a questo programma, fin dal 1998, sia partecipando al finanziamento della fase di sviluppo, per avere un ritorno industriale e lavoro per le proprie industrie, soprattutto il gruppo Finmeccanica-Leonardo, sia acquistando questi aerei per sostituire velivoli più vecchi, Tornado, Amx e Av-8 B.
Il sì di vari governi: Prodi, D'Alema, Berlusconi.
In origine chiamato Jsf (Joint strike fighter, il caccia interforze degli Stati Uniti), l'F-35 è diventato l'emblema di velivolo da combattimento molto costoso e con problemi di sviluppo e di efficacia, forse troppo costoso. Lo stesso Pentagono ha rivolto critiche severe in alcune fasi della produzione, si è parlato del rischio di esplosione dell'aereo se colpito da un fulmine e di difetti ad altri congegni tecnologici, come il casco del pilota. A livello politico l'Italia ha aderito al programma nel 1998, quando al governo c'era Romano Prodi e il ministro della Difesa era Beniamino Andreatta. Ci sono stati accordi firmati dai governi e approvazioni del programma nelle commissioni parlamentari.
A favore del programma F-35 si sono pronunciati, in vari tempi, il governo Prodi, poi il primo D'Alema insediatosi nell'ottobre 1998, poi il secondo governo Berlusconi nel 2002, di nuovo Prodi nel 2007, quindi il quarto governo Berlusconi nel 2009.
Quando Andreatta disse: «L'F-35 costa metà dell'Eurofighter».
«L'ultimo caccia americano costa la metà dell'Eurofighter ed è migliore sotto il profilo tecnologico, perché può muoversi con un sistema di collegamenti via satellite, senza scoprirsi», disse il ministro della Difesa Andreatta il 9 luglio 1998, all'assemblea dell'Aiad. Andreatta si schierò a favore del Jsf-F-35 davanti ai rappresentanti delle industrie nazionali della difesa, più favorevoli all'Eurofighter, il caccia europeo prodotto dalle industrie di quattro nazioni (Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia) che, nelle previsioni, avrebbe dovuto dare più lavoro alle fabbriche italiane rispetto a un aereo americano. Gli americani promettevano costi unitari medi per velivolo più bassi in base all'assunto di arrivare a produrre e a vendere tra i 2.500 e i 3.000 aerei, non solo in casa loro ma in tutto il mondo. L'Efa in origine partiva da una stima di ordini domestici, cioè dei quattro paesi costruttori, di 620 aerei. È chiaro che più sono i velivoli prodotti e più si possono realizzare economia di scala spalmando sull'intera produzione i costi “non ricorrenti” di progettazione, sviluppo e ingegneria.
Per saperne di più: Il caccia F-35 stupisce tutti al salone di Parigi-Le Bourget
Il via nel dicembre 1998.
Il primo via libera in Parlamento c'è stato nel dicembre 1998, poche settimane dopo il giuramento di Massimo D'Alema come presidente del Consiglio. Le commissioni Difesa della Camera (9 dicembre) e del Senato (15 dicembre) hanno dato parere favorevole all'adesione dell'Italia come “partner informato” alla prima fase, detta “Cdp”, con un contributo di 10 milioni di dollari. Un piccolo impegno finanziario, ma già un importante impegno politico, come hanno dimostrato i fatti successivi. Con il secondo governo Berlusconi, nel giugno 2002, confermato il parere positivo delle due commissioni Difesa, l'Italia ha aderito alla fase successiva, detta “Sdd”, impegnandosi con un miliardo e 28 milioni di dollari (circa un miliardo e 190 milioni di euro dell'epoca).
L'impegno iniziale per 131 aerei.
Il 7 febbraio 2007, sotto il governo Prodi, l'Italia ha firmato il Memorandum d'intesa (MoU) relativo all'ulteriore fase di sviluppo del velivolo, detta “Pfsd”, con un impegno finanziario di 904 milioni di dollari (circa 695 milioni in euro). Quel memorandum conteneva un impegno indicativo di acquisto di 131 F-35. Quell'”impegno” originario, di carattere politico ma non ancora un vero contratto, prevedeva una stima di spesa intorno ai 15 miliardi di euro spalmata in molti anni per 131 supercaccia. Una stima, ma la cifra è ballerina anche perché programmi industriali così lunghi e complessi dal punto di vista tecnologico possono provocare facilmente un aumento dei costi (mai si è verificata una diminuzione rispetto ai preventivi, come mostra anche il caso dell'Eurofighter).
Per la fabbrica di Cameri 800 milioni.
L'8 aprile 2009 c'è stato un nuovo passaggio politico. Sotto il quarto governo Berlusconi, le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sul programma del governo per proseguire la partecipazione al programma F-35. Il programma prevedeva anche la costruzione in Italia, all'aeroporto militare di Cameri (Novara), di una fabbrica per la produzione di ali e per l'assemblaggio finale e verifica del caccia americano, non solo per i velivoli destinati all'Italia ma anche in Europa e altri paesi. La fabbrica è costata circa 800 milioni di euro, soldi spesi direttamente dallo Stato. La fabbrica è affidata in gestione all'ex Alenia Aeronautica, ora divisione velivoli di Leonardo-Finmeccanica.
Il taglio a 90 aerei fatto dal governo Monti.
La vita dell'F-35 è proseguita tra polemiche crescenti per i costi, finché durante il governo Monti l'Italia ha tagliato l'impegno d'acquisto da 131 a 90 velivoli. La decisione fu presa nel febbraio 2012, il ministro della Difesa era Giampaolo Di Paola, ex capo di Stato maggiore della Difesa. Secondo alcune stime con quel taglio l'Italia avrebbe risparmiato 4 miliardi di euro sul totale (rispetto a 15-16 miliardi di partenza) e la spesa avrebbe dovuto ridursi a circa 13 miliardi. Ma non c'è mai stato un calcolo ufficiale della spesa. Nella scorsa legislatura il 24 settembre 2014 la Camera ha approvato una mozione presentata dal deputato Pd Gian Piero Scanu che prevedeva il “dimezzamento” della spesa iniziale prevista per gli F-35. Ma questo impegno (le mozioni peraltro non sono vincolanti per il governo) non è mai stato tradotto in cifre, cioè in riduzione del numero di velivoli né in una definizione precisa della spesa complessiva da sostenere. L'allora ministra della Difesa, Roberta Pinotti del Pd, è stata contestata perché il successivo Def non ha tenuto conto dell'impegno espresso da quella mozione. In un'intervista Pinotti ha detto, senza sbilanciarsi a favore del taglio dei velivoli: «Gli F3-5 sono stati una scelta dell'Italia che risale addirittura al '98 con Andreatta».
La ministra Trenta: «Non compreremo altri F-35».
Arriviamo al governo attuale. Il 6 luglio scorso la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha detto a Omnibus, su La7: «Sicuramente non compreremo nessun altro F-35. Stiamo analizzando se mantenere o tagliare i contratti in essere. Intorno ai caccia si crea un indotto tecnologico, di ricerca e occupazionale». Per questo, sostiene la ministra «potremmo scoprire che tagliare costa di più che mantenere». Pertanto «bisogna analizzare bene le implicazioni». La ministra di area M5S non ha chiarito però se ci sarà il taglio e di quanti aerei sarà. Su Facebook Trenta quel giorno ha aggiunto: «Siamo sempre stati critici del programma, nessuno lo nasconde, proprio per questo non compreremo nuovi caccia. Stiamo portando avanti un'attenta valutazione che tenga esclusivamente conto dell'interesse nazionale».
In aprile (con Gentiloni) l'Italia ha comprato altri otto F-35. 
Intanto gli acquisti dell'F-35 fatti dallo Stato italiano sono proseguiti, a lotti, in silenzio e senza piena trasparenza. L'Osservatorio Milex sulle spese militari ha rivelato, senza essere smentito, che il 25 aprile (c'era ancora il governo Gentiloni) è stato firmato il contratto per un nuova tranche di otto aerei destinati all'Italia. Questo porta l'impegno totale già assunti dall'Italia a 26 cacciabombardieri, di cui dieci già consegnati (nove all'aeronautica e uno alla Marina).
L'ipotesi di un taglio di 15 velivoli.
Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore, l'ulteriore taglio ipotizzato in queste ultime settimane, ma sono solo voci, potrebbe toccare 15 aerei a decollo verticale per l'Aeronautica, sui 75 totali previsti per quest'arma, mentre non verrebbero toccati i 15 aerei destinati alla Marina militare. Lockheed ha detto che ci sono più di 320 F-35 operativi in tutto il mondo in 15 basi, in prevalenza alle forze militari degli Stati Uniti.
Quanto ha speso l'Italia?
Non è mai stato fatto un calcolo ufficiale di quanto abbia speso l'Italia per gli F-35, tra investimento per lo sviluppo e acquisti. Si può stimare che siano stati spesi almeno 4 miliardi di euro. Qualche anno fa Lockheed aveva diffuso stime di un impatto sull'Italia con la creazione di almeno 10mila posti di lavoro. Una stima rivelatasi ampiamente esagerata.
Fonte: ilsole24ore del 11/10/2018

sabato 5 marzo 2016

Sull'Air Force One di Palazzo Chigi spunta il tricolore rovesciato.




Sulla carlinga dell'Air Chigi One, come è stato ribattezzato il nuovo airbus della Presidenza del Consiglio, è comparso un tricolore. ma a colori rovesciati: rosso, bianco e verde.

L'aereo preso in leasing ha quattro motori Rolls-Royce Trent 553-61. Il velivolo può percorrere circa 17mila chilometri d'un fiato. Il leasing dovrebbe costare, secondo alcuni esperti, attorno ai 200 mila euro al mese (ovviamente molto dipende dalle clausole di manutenzione), anche se per ora la cifra che Palazzo Chigi pagherà è top secret.


http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/airbus_renzi_presidenza_consiglio_tricolore_rovesciato-1590755.html

giovedì 3 dicembre 2015

Crimini e misfatti: la Turchia di Erdogan. - Angelo d’Orsi



Ciò che sta accadendo in Turchia ci riguarda molto da vicino. 

Un tiranno, Recep Tayyip Erdogan, non un semplice dittatore, bensì una sorta di satrapo ha il potere, tutto il potere nelle sue mani avide, sue e dei familiari, a cominciare dal figlio Ahmet, coinvolto in molti loschissimi affari. Egli ha creato un vero e proprio modello politico, secondo qualche analista: l'erdoganismo, che appare una sorta di bismarckismo iperautoritario, che prova a giocare sull'inclusione delle masse e sulla messa fuori gioco, con qualsiasi mezzo, di ogni forma non solo di opposizione, ma di dissenso. 

Le ultime elezioni, di cui la nostra ineffabile signora Mogherini ha certificato la democraticità, sono state stravinte da Erdogan, grazie alle azioni terroristiche contro le opposizioni: la strage dei giovani che marciavano per la pace ad Ankara del 9 ottobre scorso, con 95 morti, e centinaia di feriti, è un esempio mostruoso; saranno stati anche i kamikaze, ma come si sono comportate le autorità? Quali misure prima e dopo hanno preso? La polizia addirittura impediva i soccorsi, e aggrediva i superstiti. Le vittime sono diventate imputati, in sostanza, come in altri episodi assai meno gravi ma diffusi, sotto la tirannia di Erdogan: dopo l’attentato, costui ebbe l’insolenza di dichiarare che si trattava di un atto “contro l’unità del Paese”, lo stesso stucchevole, ma pericolosissimo, ritornello usato contro i partiti curdi. 

Tutto, in un clima di crescente intolleranza verso chi la pensava diversamente dal capo, verso magistrati che si permettevano di mettere il naso negli affari di famiglia, verso alti militari giudicati pericolosi per il potere del capo, e così via. Impressionante, la serie di chiusure di giornali e di siti internet, gli arresti e le pesanti condanne detentive di giornalisti, le intimidazioni d'ogni genere verso chi non è del partito del capo o verso chi si azzarda a esprimere, anche in modo sommesso, una critica: di questo passo in Turchia, la Turchia che vorrebbe aderire all’UE, neppure lo ius murmurandi sarà più concesso. L’attentato contro il corteo di giovani che chiedevano la pace, ossia la fine delle azioni militari del governo contro i curdi, essenzialmente, fu un episodio che colpì enormemente l’opinione pubblica internazionale, in qualche modo evocatore della strage dei giovani socialisti norvegesi da parte del neonazista Andres Breivik, nell’estate 2011. 

Ma quali furono gli atti della “comunità internazionale” volti a chiedere conto dell’accaduto a Erdogan e al suo governo?  E che dire della brutale eliminazione, degna di un poliziesco, della giornalista e attivista britannica Jacky Sutton, all’interno dell’aeroporto Ataturk di Istanbul? Con tanto di suicidio inscenato, per impiccagione, nella toilette… La Sutton indagava sui possibili nessi tra governo turco e Is, guarda caso. Anche in questo caso non risultano inchieste serie all’interno, né proteste “vigorose” della solita comunità internazionale, a cominciare da quella europea. Ogni volta, insomma, Erdogan alza l’asticella, e ogni volta, regolarmente, incontra acquiescenza, connivenza, al massimo imbarazzati silenzi. 

E stupisce anche l’assenza della stampa di inchiesta su un caso che, anche con lo sguardo cinico del professionista della comunicazione, è dannatamente “interessante”. E il rullo compressore erdoganiano procede, schiacciando tutto ciò che incontra sul proprio cammino.

Nel disegno politico di colui che si considera il nuovo Ataturk, Racep Erdogan appunto, la "sua" Turchia – sua in senso proprio, proprietario, si direbbe – deve diventare potenza egemone nell'area mediorientale, per poi sedere al banchetto dei "grandi", forte di un esercito potentissimo, e di una crescita economica che finora ha sostenuto le sorti governative; finora, ma le cose stanno cambiando. 

Per raggiungere lo scopo, Erdogan non ha esitato a stabilire rapporti, più o meno coperti, con Daesh, mentre conservava e rafforzava i suoi legami con Usa e Nato: non buoni invece quelli con l'Unione Europea, che stenta ad accogliere uno Stato come questo nel suo seno (con notevole ipocrisia, d'altronde). E, soprattutto, Erdogan, con straordinario cinismo, stabilisce e rompe intese ed alleanze: il suo attacco alla Russia (l'abbattimento di un aereo della Federazione impegnato in azioni contro l’Isis è stata una dichiarazione di guerra, evidentemente compiuta con l'assenso della Nato e degli Usa) e l'eliminazione dell'avvocato Tahir Elci, uno dei più noti difensori della causa del popolo curdo, è stata un'altra dichiarazione di guerra, contro un intero popolo, la cui esistenza in Turchia neppure viene riconosciuta (i curdi sono chiamati "turchi del Nord"!). Un vero e proprio "caso Matteotti" in salsa turca. 


Ci si sarebbe aspettato una generale levata di scudi, specie dopo aver visionato il video dell’azione: gli assassini scappano verso gli agenti di polizia che sparano verso di loro senza mai colpirli, al punto che vien da pensare che le loro armi fossero caricate a salve. “L’uccisione rimarrà un mistero”, si è subito bofonchiato. Lo rimarrà perché le autorità vogliono che nulla trapeli della verità, perché esse sono implicate direttamente nell’omicidio, che con la solita faccia tosta Erdogan ha attribuito al PKK ossia il partito curdo di sinistra estrema, che Elci difendeva sia in tribunale, nelle tante cause in corso, sia nelle pubbliche occasioni, in una delle quali era egli stesso incappato nell’accusa di tradimento e quant’altro, ed era stato arrestato. Ma un altro video è da guardare, con estrema attenzione, quello dei suoi funerali. Esso costituisce un bellissimo quanto dolente omaggio al combattente caduto, che è anche una dimostrazione di coraggio per chi vi ha partecipato, e una lezione per chi, nelle nostre tepide case, lo guarda, ammirato della sua grandiosa semplicità, e della sua forza. 

Ma il potere di Erdogan e del suo cerchio magico non si lascia condizionare, come non lo aveva smosso l'ondata di proteste dello scorso anno di piazza Taksim in difesa del Gezi Park, ma in realtà di quel poco di libertà che ancora rimaneva nel Paese. Proteste represse, come le precedenti e le successive, con durezza estrema dalla polizia: feriti, morti, e centinaia di arresti. 

Tutto ciò, ribadisco, nella silenziosa acquiescenza delle "democrazie occidentali", che si stanno rendendo complici del tiranno. L'odio per i "comunisti" (del PKK), da un canto, la russofobia dall'altro giocano sempre un ruolo importante. La democratica Europa tace. La democratica Italia, balbetta. I democraticissimi Stati Uniti, invece, si schierano a fianco del tiranno. E così costui, nel suo megagalattico palazzo presidenziale da 1200 stanze - il più gigantesco del mondo - una reggia fortificata, per giunta edificata in zona vietata (il diritto che nasce dalla forza, non viceversa...), sogna come Il Grande Dittatore, aggirandosi per saloni, corridoi, scale, parco... Sogna di avere, nelle sue avide mani adunche prima il Medio Oriente, e poi? 

La sua corsa tuttavia rischia di fargli fare passi falsi: colpire con un missile un aereo russo è stato un gesto a dir poco spregiudicato, volto a far schierare tutto l’Occidente al suo fianco, in nome dell’antica paura e odio per i russi; l’arroganza con cui Erdogan ha, con toni truculenti, rivendicato il “diritto” della Turchia a “difendere i propri confini”, perché un aereo che in teoria combatte dalla stessa parte turca contro l’Is, aveva sconfinato (per 27 secondi, ossia, 2,7 km), è apparso quasi grave quanto quel missile. Ma quando preso ormai da una sorta di delirio di onnipotenza, Erdogan ha sentenziato: “La Russia scherza col fuoco”, allora l’inquietudine è cresciuta. Non v’è dubbio che oggi, vi sia un solo soggetto politico-militare che possa fermare Erdogan: la Federazione Russa di Vladimir Putin: piaccia o non piaccia. Così come è chiaro che soltanto la Russia oggi sta combattendo l’Is, seriamente, al di là delle motivazioni, e che solo la Russia può impedire alla Turchia di impadronirsi di un quarto del territorio siriano, di un quinto di quello iracheno e così via. Solo la Russia, in definitiva, può impedire la terza guerra mondiale, verso la quale, invece, la Turchia di Erdogan sembra voler trascinare il mondo. 


http://temi.repubblica.it/micromega-online/crimini-e-misfatti-la-turchia-di-erdogan/

martedì 7 aprile 2015

Vladimir Putin, l'aereo supersonico: vola a 2mila km/h e può trasportare fino a 400 carri armati.




Vladimir Putin si gioca la carta dell'aereo supersonico. Volerà a quasi 2 mila chilometri all'ora, potrà trasportare un carico di 200 tonnellate  - ovvero un'intera flotta - e fino a 400 carri armati da combattimento. Il nome di questo mostro alato è Pakta
La Commissione militare-industriale della Federazione russa prevede la produzione di 80 aeromobili entro il 2024. In più sarà un ibrido, turbogas e motore elettrico, grazie ai quali riuscirà ad avere un'autonomia di non meno di 7 mila chilometri
Ciò significa che un'itera flotta russa potrebbe raggiungere qualunque parte del mondo in tempi da record. 
C'è un però - Il super aereo russo è stato presentato nei giorni scorsi su Russia Today , un canale televisivo di news finanziato dal Cremlino. 
E' subito sorto il dubbio che si tratti solamente di propaganda. Il progetto infatti risulta eccessivamente ambizioso in quanto le dimensioni del mezzo e il suo peso richiederebbe una pista di atterraggio apposite. Il consumo di carburante sarebbe elevato e l'apertura alare lo renderebbe un facile bersaglio per le forze nemiche. 
E' un palese tentativo di ridare lustro alla Russia il Cremlino avrebbe stanziato 130 miliardi dollari entro il 2020 per modernizzare la flotta aerea.



lunedì 11 agosto 2014

Alla fine si è capito chi c'era sull'aereo Malaysian...

Alla fine si è capito chi c'era sull'aereo Malaysian...
Glenn Thomas, autorevole consulente dell’OMS a Ginevra, esperto in AIDS e, soprattutto, in Virus Ebola, era a bordo del Boeing 777 della Malaysia Airlines abbattuto ai confini tra l’Ucraina e la Russia.
Glenn Thomas era anche il coordinatore dei media ed era coinvolto nelle inchieste che stavano portando alla luce le controverse operazioni di sperimentazione di virus Ebola nel laboratorio di armi biologiche presso l’ospedale di Kenema. Ora che questo laboratorio è stato chiuso per volontà del Governo della Sierra Leone, emergono ulteriori particolari in merito agli interessi che nascosti dietro la sua gestione.
Bill e Melinda Gates hanno connessioni con i laboratori di armi biologiche situati a Kenema, epicentro dell’epidemia di Ebola sviluppatasi dall’ospedale dove erano in corso trial clinici sugli esseri umani per lo sviluppo del relativo vaccino, e ora, a seguito dell’avvio di un’indagine informale, emerge il nome di George Soros che, tramite la sua Fondazione, finanzia lo stesso laboratorio di armi biologiche.
Glenn Thomas era a conoscenza di prove concrete che dimostravano come il laboratorio aveva manipolato diagnosi positive per Ebola [per conto della Tulane University] al fine di giustificare un trattamento sanitario coercitivo alla popolazione e sottoporla al trattamento sperimentale del vaccino che, in realtà, trasmetteva loro Ebola. Glenn Thomas aveva rifiutano di andare avanti con ilcover up, a differenza di taluni che lavorano al nostro Istituto Superiore di Sanità e sono adesso ben sono consapevoli che Glenn Thomas è stato assassinato.
I canali ufficiali dei media non hanno mai riportato una sola notizia in merito alla presenza del laboratorio di armi biologiche a Kenema, men che meno la disposizione di chiusura, né l’ordine di interrompere la sperimentazione di Ebola da parte della Tulane University. Quindi, quali altri canali ci sono rimasti perché queste informazioni diventino di pubblico dominio, e siano diffuse attraverso le reti sociali, se anche l’OMS e le istituzioni sanitarie evitano di rilasciare informazioni e di agire?
Il miliardario George Soros, attraverso la Fondazione Soros Open Society, per molti anni ha attuato“investimenti significativi“ nel “triangolo della morte Ebola” della Sierra Leone, Liberia e Guinea. Pertanto,George Soros avevaun movente per uccidere il portavoce OMS Glenn Thomas per fermare la diffusione di notizie attraverso i canali ufficiali che l’epidemia di Ebola è stata orchestrata a tavolino in un laboratorio di armi biologiche
L’Olanda è un paese frastornato dalla rabbia e dall’impossibilità di spiegare le ragioni del disastro, a tal punto da avanzare una indagine per crimini di guerra. Ancor più disorientato è il suo Primo Ministro che, dopo aver chiesto di rimpatriare 40 corpi delle vittime MH17, afferma che “le rimanenti 200 vittime saranno rimpatriate in treno“. Ma se gli olandesi erano solo in 193, da dove saltano fuori tutti gli altri?
In merito al treno che trasporta i corpi delle rimanenti vittime, restano altrettante colossali incongruenze sui numeri riferiti dalle diverse fonti: gli esperti internazionali parlano di 282 corpi mentre Kiev riferisce che nei 5 vagoni refrigerati vi sono 252 corpi. Queste cifre fanno ulteriormente a cazzotti con la lista ufficiale dei 298 passeggeri.
In tutto questo marasma è particolarmente interessante il totale silenzio dei media ufficiali in merito alla notizia della chiusura del laboratorio di Kenema pubblicata sulla pagina Facebook del Ministero della Salute della Sierra Leone.

sabato 19 luglio 2014

ABBATTIMENTO (?) - FANTASCIENZA? - HS

malasian



Abbattimento?

Ciao Davide,
Ho letto attentamente l'intervista a Giulietto Chiesa sull'"incidente dell'aereo della compagnia malese in Ucraina. Volevo fare una domanda a tutti voi: ma siete veramente sicuri che si tratta di un impatto provocato da un missile?
Non può essere stato collocato un ordigno  esplosivo - prima - in modo da farlo esplodere proprio sui cieli sopra a Donetsk?
La mia è solo una supposizione certo non fondata su prove e fatti certi e acclarati, ma non è degna di essere considerata e verificata ?

Non sono un esperto di tecnologia criminale e tecnica esplosivistica ma penso sia possibile condurre un'operazione del genere con l'utilizzo di più risorse militari in grado di monitorare l'aereo e colpire al momento ritenuto più opportuno con un comando a distanza...
Secondo me bisognerebbe quindi capire qual è stata la dinamica dell'"incidente" chiedendo a chi era sul posto - se è possibile -, verificare se, nell'ambito della tecnica e delle conoscenze esplosivistiche e pirotecniche è possibile - in teoria e in pratica - gestire un'operazione militare e terroristica del genere e, poi, cosa è successo all'aereo dalla sua partenza ad Amsterdam ? E quasi sicuramente che si tratti di un aereo di linea della stessa compagnia di quello scomparso mesi fa non è troppo casuale...
E' certo che sia americani e che russi hanno una "panoramica" di quanto è successo... In linea generale sono d'accordo con Giulietto Chiesa sulla tesi di una grande provocazione allestita a bell'e posta...
Bisognerebbe contattare Giulietto e chiedergli cosa ne pensa della tesi dell'ordigno esplosivo...
Grazie per il tempo concessomi, Davide
P.S.
Secondo me sia gli americani che i russi hanno "registrato" il momento dell'esplosione... Se - e sottolineo se - la tesi della bomba - o, comunque dell'ordigno piazzato sul Boeing - è quella giusta, ne sono a conoscenza e, allora, bisognerebbe capire perchè si lascia circolare invece la versione del "missile".
Vorrei ricordare che ieri Obama e Putin si sono sentiti proprio sulla questione ucraina e, nel merito, sulle sanzioni economiche che USA e UE vogliono imporre alla Russia per la presunta assistenza militare a favore dei ribelli - mentre è noto che americano ed europei foraggiano e appoggiano Kiev senza problemi -. Anzi, pare che l'incidente sia accaduto proprio nel momento in cui i due leader interloquivano. Coincidenza ? Mah !!!
Beh ! Se certi scenari verranno confermati, allora è possibile fare certe deduzioni...
P.P.S

Ultima questione: com'era prevedibile sul mercato borsistico le azioni delle compagnie aeree hanno avuto un calo immediato dopo l'"incidente". Ricordi quel che accadde con l'11/9, le speculazioni che furono compiute da chi - certamente - o sapeva o era implicato. Non siamo a quel livello, ma su quel versante forse si scoprirebbe che qualche operazioncella speculativa qualcuno l'ha fatta...
 
Marco




Fantascienza?


Ciao Davide,
ho potuto leggere le opinioni espresse in merito alla mia tesi e constato come siano tutte molte interessanti e degne di approfondimento. In particolare pare quasi assodato che quell'aereo non doveva seguire quella rotta e, pertanto, qualcuno deve dare spiegazioni sul motivo di questa "imprudenza". Certo le autorità di Kiev - che controllano lo spazio aereo - qualcosa dovrebbero pur dire...

L'ipotesi del dirottamento elettronico - poi - non mi sembra così assurda e la "scomparsa" di un aereo di linea dello stesso modello e della stessa compagnia può essere anche la chiave per chiarire i punti oscuri dell'incidente sui cieli dell'Ucraina. Con il volo 777 diretto a Pechino si è forse tentato un esperimento utile per operazioni future... Mmmmm...

Peraltro questo scenario è tutt'altro che incompatibile con l'ipotesi dell'ordigno fatto deflagrare nell'apparecchio. Ipoteticamente una squadra munita di idoneo congegno radiocomandato, assume il controllo dell'aereo indirizzandolo sulla rotta prestabilita. Successivamente quando il velivolo giunge a "destinazione", la prima squadra lancia il segnale alla seconda che lo fa deflagrare. Due o tre squadre: quella che "dirotta" e pilota, quella che segue la rotta e quella che è incaricata di disintegrare l'aereo.
Fantascienza ?
Ti faccio presente che la stessa Internet - progetto Arpanet - è nata più di quarant'anni fa e ciò significa che la tecnologia militare ha raggiunto un livello di sofisticazione e di efficienza che non possiamo immaginare.
P.S.
La dinamica e la tempistica dell'incidente occorso al Boeing malese sono talmente precise da essere molto più che sospette. Ma - come ogni giallo che si rispetti - c'è il movente, un movente grosso come una casa... Cosa potrebbero volere gli autori del disastro? La guerra su larga scala e a livello internazionale ? A mio parere no e ti spiego perchè...
Ora, è innegabile che gli USA - e l'UE di rincalzo, che è come sarebbe dire NATO - hanno promosso e appoggiato un "golpe" all'apparenza morbido per sottrarre un pezzo pregiato nell'orbita russa. I motivi sono certo di ordine geopolitico e strategico militare (indebolire il colosso russo e accerchiarlo) e di ordine economico ed energetico (colpire il ruolo che Mosca si è ritagliata come grande potenza energetica da cui anche l'Europa dipende per una certa misura ed esportare la tecnologia del crack oil, ecc...).
Naturalmente, secondo me, la Russia ha risposto come ha potuto, nei limiti delle sue capacità, assecondando il processo di indipendenza della Crimea e fornendo una limitata assistenza ai separatisti di Donetsk e Lugansk - limitata, dico, rispetto all'assistenza economica, politica, diplomatica e militare che USA e UE riservano al governo di Kiev e al suo esercito. Per quanto lo si voglia giudicare, secondo me Putin non è disposto ad imbarcarsi in una guerra che non può sostenere perchè il divario con le forze della NATO è schiacciante !!! La NATO - ma qua vorrei riferirmi soprattutto a alla grande struttura bellica allestita dagli americani - è un sistema globale e integrato di tecnologie e risorse militari e civili, strutture di intelligence e informative, strumenti di sorveglianza e controllo, dispositivi di gestione della sicurezza e dell'ordine urbano, mezzi di guerra di propaganda, psicologica, culturale, massmediatica, ecc...
Basi militari e siti bellici targati USA e NATO sono disseminate in tutto il pianeta per costi esorbitanti e incalcolabili - che qualcuno si degnerà pure di quantificare e definire le fonti di finanziamento -. Orbene Putin e la Russia sono i soli che possono sostenere la resistenza degli elementi russi e russofoni ucraini che, nel disegno di Kiev e alleati, ostacolano i piani previsti per quel settore geostrategico. Ma Putin non può affrontare una macchina bellica tanto mostruosa e micidiale...
Cosa succede ? La coalizione occidentale - se così vogliamo chiamarla - vuole costringere la Russia ad abbandonare la scena e, quindi, a lasciare i ribelli al loro destino procedendo a una "pulizia" della parte russa. La sanzioni economiche non bastano...
Occorre il colpetto ad effetto che possa consentire di presentare i ribelli filorussi come pericolosi terroristi dinnanzi all'opinione pubblica mondiale. Se tutto è andato come noi riteniamo, allora Obama & c. hanno ottenuto una preziosa vittoria in questa guerra che è anche psicologica e terroristica. Detto e fatto: i mass media occidentali dipingono sistematicamente i ribelli come terroristi pericolosi in grado di colpire anche chi è estraneo al conflitto.
Putin sa, conosce i retroscena di quanto è successo, ma non reagisce, perchè militarmente e politicamente non gli conviene. Probabilmente ritirerà quell'assistenza militare che fin qui era stata fornita e forse in cambio otterrà qualcosa - ritiro delle sanzioni ? -. Nel frattempo i "terroristi" - e son sempre tali perchè tali sono definiti dalla solita parte molto civile e democratica - sono ormai soli contro una comunità internazionale che si muove quasi a comando e che, nel caso di Gaza, mostra la solita, vergognosa, calcolata inerzia...
Perchè ? Perchè Israele ha sempre avuto le spalle coperte dagli States - e non importa che i presidenti fossero repubblicani o democratici -. Lo ribadisce Obama: "Israele ha il diritto di difendersi." Non stupiamoci se fra i consiglieri diplomatici e militari inviati a Kiev troveremo poi anche gli israeliani. Perchè ? Anche loro sono parte di quel sistema militare globale e integrato...
Marco

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13666