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sabato 23 gennaio 2021

Lombardia, il premio ai medici è l’ingiunzione: “Restituiteci 14,7 milioni di euro d’indennità”. Pasticcio sui servizi di continuità assistenziale. - Thomas Mackinson

 

Nel pieno della seconda ondata la Regione ha preso a bussare alle ex guardie mediche per recuperare l'obolo di un euro che aveva stabilito per le visite a pazienti fuori dall'ambito in cui risiedono. Lo sconcerto dei camici di Bergamo: "La messa in mora pochi mesi dopo che i medici di famiglia sono stati mandati allo sbaraglio". La Federazione dei medici (Fimmg) fa muro e invita gli iscritti a non pagare.

Dal governatore Attilio Fontana in giù son tutti dalla parte dei medici, a parole. Regione Lombardia, che resta in stato di massima allerta, ha pensato bene di premiarli con ingiunzioni a restituire entro 30 giorni cifre che variano da poche centinaia a diverse migliaia di euro a testa, per totali 14,7 milioni. Tutto per un euro di troppo, e per un pasticcio che riporta proprio al Pirellone, per altro sul fronte della “continuità assistenziale” che si è rivelato fragilissimo alla prova del virus. Il pasticcio riguarda la remunerazione delle cure ai pazienti “fuori ambito”. Dal 2005, a livello nazionale, un cittadino che si trova al di fuori della propria zona di residenza e si rivolge alla guardia medica paga 15 euro per una visita in ambulatorio e 25 a domicilio come onorario extra per il medico. Il paziente, fattura alla mano, chiede il rimborso alla propria azienda sanitaria.

Ma in Lombardia no, si fa diversamente. Nel 2007 la Regione e i sindacati dei medici stabiliscono di cancellare il pagamento cash per i non residenti. La Regione dice “pago tutto io”, elimina i compensi extra di 15-25 euro e aumenta di un euro all’ora (da 22 a 23 euro) la tariffa riconosciuta ai medici di continuità assistenziale. Così per 13 anni, finché nel 2018 l’aumento forfettario finisce sotto la lente della Finanza di Varese, che svolge indagini e trasmette i risultati alla Procura della Corte dei conti. Perché? Perché il contratto collettivo del 2005 prevedeva per i medici una “indennità onnicomprensiva”: quindi l’aumento di un euro deciso a livello lombardo era ingiustificato. Il danno economico calcolato dalla Corte dei Conti per la regione è di minimo 14.7 milioni. A risponderne ad aprile saranno 11 dirigenti regionali lombardi.

Nel frattempo il Pirellone sospende l’accordo a maggio 2019 e inizia a lavorare per il recupero delle somme in via cautelare. Si mette in moto la macchina delle ingiunzioni via Pec che ingrana la quarta nell’autunno 2020, con le otto Ats lombarde che inviano ai medici le lettere con la messa in mora dei soldi “in più” ricevuti tra il 2007 e il 2019 per visitare pazienti di notte, nei festivi, giorno di Natale e Capodanno. Peccato che a distanza di tanti anni quelle guardie siano diventate per lo più medici di base, proprio quelli ai cui studi hanno bussato orde di pazienti covid. Non avevano il tempo di respirare, ma dovevano trovare quello per chiamare un avvocato e i sindacati per capire come fosse possibile.

“Quando ho ricevuto l’avviso mi sono cadute le braccia”, racconta Mirko Tassinari, medico di base a Bergamo, la città dove sfilavano i camion con le bare. E’ uno dei tanti camici che si è speso per fermare il Covid rischiando la vita, uno dei primi ad ammalarsi a marzo 2020. Anche lui ha avuto un passato da guardia medica tra dal 2009 al 2014. “La paga di una guardia è molto bassa, quell’euro in più la alzava di circa 1000-1500 euro l’anno”. Il calcolo è presto fatto. In virtù del “pasticcio” dovrà restituire qualcosa come 6-8mila euro. “Quello che mi fa più rabbia è che la messa in mora sia scattata pochi mesi dopo che i medici di famiglia sono stati mandati allo sbaraglio senza protezioni, senza medicinali, in quelle province dove ci sono stati il 25% dei medici ammalati per il covid. Nella mia sei sono morti”.

La categoria alza ovviamente un muro. Il segretario generale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina generale Paola Pedrini ha affidato ai legali dell’associazione la tutela degli iscritti invitandoli a non pagare: “I nostri legali danno supporto a tutti i medici che si ritrovano l’ingiunzione tra le mani e la Federazione invita gli iscritti a non pagare”. Avete proposto impugnative e ricorsi? “In realtà no, il parere degli avvocati è che la pretesa sia tanto infondata che non è neppure necessario agire in questo senso”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/22/lombardia-il-premio-ai-medici-e-lingiunzione-restituiteci-147-milioni-di-euro-dindennita-pasticcio-sui-servizi-di-continuita-assistenziale/6066659/

giovedì 17 dicembre 2020

Con la scusa delle “verifiche patrimoniali” Casellati restituisce il vitalizio a Del Turco. - Ilaria Proietti

 

E adesso il caso di Ottaviano Del Turco imbarazza Palazzo Madama. Perché a un certo punto, di fronte a Maria Elisabetta Alberti Casellati che premeva per ridargli il vitalizio come gesto umanitario, a qualcuno, pure essendo impietosito dalla malattia dell’ex leader socialista, si è accesa la lampadina: “Ma davvero vogliamo ridare il vitalizio a un condannato per mazzette che tra l’altro ha pure una ricca pensione da sindacalista?”. Alla fine si è deciso che l’assegno appena congelato continuerà a essergli erogato. Almeno per un altro mese, il tempo che i questori della Casellati mettano insieme una istruttoria patrimoniale sull’ex senatore che per lo scandalo Sanitopoli ancora deve pagare la sua quota dei 700 mila euro dei danni all’immagine provocati alla Regione Abruzzo. A Palazzo dunque si cerca una soluzione dopo la fuga in avanti della presidente Casellati che, pressata dagli alti lai di Pd e compagnia, aveva promesso un intervento a sua tutela dopo che se ne erano scoperte le condizioni di salute. Anche se la delibera del 2015 con cui il Senato aveva stabilito lo stop dell’erogazione degli assegni mensili agli ex senatori condannati non prevede alcuna deroga: né in caso di indigenza, né per malattia invalidante, ritenute meritevoli di considerazione per altri senatori, ma con la fedina penale pulita, che versano in condizioni di difficoltà (per invalidità al 100 per cento e nel caso di redditi non superiori alla pensione minima sociale). Insomma l’istruttoria ordinata su Del Turco lascia intendere che potrebbe applicarsi anche a lui, per analogia, il trattamento di favore che finora era stato negato agli ex con una condanna sul groppone, come Roberto Formigoni e Marcello Dell’Utri che ora possono pure loro sperare. “La temporaneità della sospensione (della precedente delibera del consiglio di presidenza, ndr) è stata decisa per acquisire documentazione non disponibile per l’urgenza della trattazione” ha spiegato Casellati rassicurando che l’ex leader socialista continuerà a ricevere nel frattanto il vitalizio del Senato. Ma che tipo di documentazione verrà richiesta? La dichiarazione dei redditi che verrà esaminata assieme alla certificazione della clinica neurologica del presidio ospedaliero San Salvatore dell’Asl1 di Avezzano che i familiari di Del Turco si erano già premurati di inviare al Senato per perorare la causa della restituzione del vitalizio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/17/con-la-scusa-delle-verifiche-patrimoniali-casellati-restituisce-il-vitalizio-a-del-turco/6039634/

Aumenta il divario sociale, economico e legale tra noi e i nostri dipendenti già pagati profumatamente.
Ora avranno diritto al vitalizio anche i possessori di congrue pensioni da lavoro e condannati in via definitiva.
Alla faccia dei fessi... Cioè noi.

lunedì 14 dicembre 2020

Corrado Augias restituisce la Legion d'onore, i genitori di Regeni: grazie.

 

"Da lui un esempio di meravigliosa coerenza".


"Grazie a Corrado Augias per la decisione di restituire la Legion d'onore poiché è la stessa onoreficenza consegnata ad Al Sisi. L'esempio di Augias è di meravigliosa coerenza e di sostegno per le cause per i diritti civili".

Lo hanno detto Paola e Claudio Regeni, genitori del ricercatore ucciso al Cairo nel 2016, nel corso della trasmissione "Che tempo che fa".  

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/12/13/corrado-augias-restituisce-la-legion-donore-i-genitori-di-regeni-grazie-_599c7fe4-3433-4d68-9f75-ebb62677f616.html

sabato 10 ottobre 2020

Vitalizi, la sentenza impugnata congela il malloppo della Casta. - Ilaria Proietti

 

Bloccata la restituzione dei soldi agli ex onorevoli.

C’è chi già brinda e chi è più cauto. Perché la sentenza che ha ripristinato i vitalizi agli ex senatori – che erano stati tagliati un anno e mezzo fa – sarà impugnata dall’amministrazione di Palazzo Madama. Con l’effetto di congelare la restituzione del malloppo.

Sentite qui Roberto Speroni, uno degli esponenti storici della Lega, anche lui tra gli ex inquilini di Palazzo Madama che punta a riavere l’assegno tutto intero, 6.600 euro al mese contro la miseria di 4 mila di oggi. “La commissione Caliendo (nel senso di Giacomo, presidente del collegio composto anche dai due leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi e da due supplenti scelti dal presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati) riconosce che c’è stata una violazione di un diritto. È come quando fai causa all’Inps e la vinci. Ora non è che chiunque veda riconosciuto il diritto di avere dei soldi debba poi rinunciarvi, solo perché siamo in un periodo di pandemia o c’è qualcun altro in difficoltà economica”. Giammai, anzi. “Se me li danno questi soldi, li prendo, non è che li butto via” sottolinea con buona pace di Matteo Salvini, che dice di schifare i vitalizi come la peste. Un “odioso privilegio” che la sentenza depositata in questi giorni ordina di restituire tutto intero, arretrati compresi. Quelli che gli ex pretendono a compensazione delle somme falcidiate dal taglio entrato in vigore il 1 gennaio 2019 che in ben 776 hanno contestato minacciando sfaceli. Ottenendo in tempi record la cancellazione del “sacrificio” motivato da ragioni di equità sociale, ma a sentir Lorsignori inflitto con intento persecutorio: altro che poveri pensionati alle prese con le cause di fronte ai tribunali italiani contro l’Inps. Certo, c’è voluta tanta perseveranza da parte dell’organo di giustizia interna del Senato che ha dovuto fare i conti con dimissioni e astensioni dal collegio, nel frattempo sospettato di conflitti di interessi vari. Per tacere delle polemiche su un verdetto preconfezionato che il Fatto Quotidiano era stato in grado di anticipare prima che i “giudici” si riunissero per decidere.

Nulla da fare: Caliendo &C. hanno tirato dritto per vergare la sentenza che boccia il taglio dei vitalizi ritenuto ingiusto e illegittimo: “Risulta esorbitare i limiti fissati in ordine alla ragionevole incisione sui diritti in essere”. Insomma la sforbiciata è stata una mazzata per le tasche degli ex eletti che sono alla fame. Guardate Antonio Razzi che scaccia la disperazione tra comparsate in tv e balli su TikTok, quello stesso Razzi passato agli annali del Senato per la frase sussurrata a un collega: “Andiamo avanti. Manca un anno e entra il vitalizio. Amico mio, fatte li cazzi tua…”. L’Associazione Articolo 32- 97 (che si occupa di diritto alla Salute) si era costituita davanti alla commissione Caliendo per opporsi almeno al ripristino del suo assegno da oltre 3.300 euro al mese a vita. Niente da fare: “Ha vinto lo Stato di diritto”, per dirla con l’avvocato Maurizio Paniz che agli ex ha restituito un sogno chiamato vitalizio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/vitalizi-la-sentenza-impugnata-congela-il-malloppo-della-casta/5961195/


venerdì 29 marzo 2019

Quasi 2 milioni di persone hanno dovuto restituire il bonus Renzi da 80 euro. - Andrea Carli



Circa 1,8 milioni di soggetti hanno dovuto restituire integralmente o parzialmente il bonus ricevuto per un importo di circa 494 milioni di euro (di cui il 56%, pari a 992.000 soggetti, ha dichiarato una restituzione integrale per un ammontare di 385 milioni di euro), di questi soggetti 1,2 milioni hanno però ottenuto anche la restituzione di ritenute Irpef indebitamente versate, pari a 770 milioni di euro.

È quanto emerge dalle statistiche fiscali pubblicate nel primo pomeriggio sul sito del Dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni Irpef, relative alla totalità delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2017.

I soggetti ai quali è stato erogato direttamente dal sostituto il bonus sono 12,2 milioni (+2,0% rispetto al 2016) per un ammontare di oltre 9,2 miliardi di euro. La rilevazione del Mef mette in evidenza invece circa 1,9 milioni soggetti (pari al 16,1% del totale soggetti con diritto al bonus) che hanno fatto valere il bonus in dichiarazione in forma parziale o totale per un importo di 825 milioni di euro (di cui il 38%, pari a oltre 772.000 soggetti, ha dichiarato di fruirne integralmente in dichiarazione per un importo di 564 milioni di euro).

10,5 milioni contribuenti con imposta “zero”.

L’imposta netta totale dichiarata è pari a 157,5 miliardi, in aumento dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l’imposta netta Irpef è pari in media a 5.140 euro e viene dichiarata da circa 30,7 milioni di persone, il 75% dei contribuenti. Oltre 10,5 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. In prevalenza, spiega il ministero dell’Economia e delle Finanze, si tratta di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione. Considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus 80 euro, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,9 milioni.

Dai 94 paperoni arrivati 8 milioni di euro.

Primo bilancio anche per la tassa piatta sui cosiddetti paperoni che si trasferiscono in Italia. Nel complesso sono 94 i contribuenti esteri interessati: di questi 75 soggetti come contribuenti principali e 19 soggetti come familiari a cui è stato esteso il regime agevolativo da parte del contribuente principale. Nel primo caso l’imposta dovuta sui redditi esteri è pari a 100mila euro mentre nel secondo caso è di 25mila euro. Complessivamente le imposte pagate ammontano a 8 milioni di euro.

In calo il reddito complessivo totale dichiarato.

Il reddito complessivo dichiarato ammonta a circa 838 miliardi di euro (-5 miliardi rispetto all’anno precedente, -0,6%) per un valore medio di 20.670 euro, in flessione dell’1,3% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente. Il calo del reddito complessivo totale e medio è dovuto in parte agli effetti transitori dell’introduzione del regime per cassa per le imprese in contabilità semplificata e in parte al calo del reddito da lavoro dipendente.

La Calabria ha il reddito medio più contenuto.

La regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.720 euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (23.850 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.120 euro). Anche nel 2017, quindi, è considerevole la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.

5% contribuenti sopra 50 mila euro paga 39% Irpef totale.

Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo in base alle dichiarazione dei reddito per l’anno d’imposta 2017 si osserva che solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50 mila euro, versando il 39,2% dell’Irpef totale. Il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15 mila euro; in quella tra i 15 mila e i 50 mila euro si posiziona circa il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale.

In crescita il totale dei contribuenti.

Nel complesso, circa 41,2 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU). Il numero totale dei contribuenti è aumentato di circa 340.000 soggetti (+0,83%) rispetto all’anno precedente.

https://infosannio.wordpress.com/2019/03/29/quasi-2-milioni-di-persone-hanno-dovuto-restituire-il-bonus-renzi-da-80-euro/?fbclid=IwAR3n4VklDsaVtSAGbOJY4mH50C2PjVx34FlLwaNbvam6MX38bghRTgdneWA

domenica 2 agosto 2015

Pensioni, scattano mini-rimborsi. "Ma verrà restituito solo il 12,4%".




Secondo uno studio della Cgia di Mestre l'Inps restituirà soltanto una minima parte di quanto dovuto.
Roma, 2 agosto 2015 - Secondo quanto calcolato dalla Cgia di Mestre, la restituzione degli arretrati per la mancata indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013, che scatterà il 3 agosto, coprirà solo il 12,4% di quanto dovuto. La mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013, evidenziano ancora l'associazione degli artigiani mestrini, è 'costata' ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro. I pensionati interessati da questa operazione sono coloro che nel 2012 percepivano un assegno mensile lordo compreso tra i 1.406 e i 2.895 euro. Ovvero, precisa la Cgia, coloro che attualmente ricevono dall'Inps una pensione mensile netta che oscilla tra i 1.200 e 2.000 euro. Gli arretrati che incasseranno domani oscillano tra i 263 e i 601 euro.