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giovedì 25 settembre 2014

Sfruttava le minorenni, risarcimento e sconto per la cella sovraffollata. - Luigi Ferrarella

Prima applicazione del decreto legge di giugno. Ad un carcerato albanese condannato a 6 anni, liquidati 4.808 euro: era stato detenuto 701 giorni in meno di 3 metri.

MILANO Risarcimento di 4.808 euro per 601 giorni di detenzione in condizioni inumane di sovraffollamento carcerario, e 10 giorni di detrazione della pena sui residui 100 giorni che ancora gli restavano da scontare: è la prima applicazione a Padova del «rimedio compensativo» introdotto dal decreto legge 92 del 26 giugno per placare Strasburgo ed evitare una raffica di condanne dell’Italia da parte della Corte europea dei Diritti dell’uomo, che con le sentenze Sulejmanovic il 16 luglio 2009 e Torregiani l’8 gennaio 2013 aveva indicato in 3 metri quadrati per detenuto lo spazio minimo in cella sotto il quale la detenzione diventa automaticamente «trattamento disumano e degradante», cioè tortura.

Il decreto legge introduce una riduzione di pena di 1 giorno di detenzione per ogni 10 giorni trascorsi in condizioni inumane, oppure il risarcimento di 8 euro al giorno se la detenzione si è già conclusa. Ad oggi, tuttavia, pur a fronte di parecchie migliaia di richieste già formulate dai detenuti in tutta Italia, molti uffici di Sorveglianza o non hanno ancora maturato un orientamento (come Milano e Napoli, che per priorità lavorano intanto sullo smaltimento delle istanze di «liberazioni anticipata» passibili di determinare l’urgente messa in libertà dei detenuti richiedenti); oppure stanno adottando - come a Vercelli - una linea restrittiva che sfocia in molte dichiarazioni di inammissibilità dei ricorsi.

Viceversa l’interpretazione a Padova, e in genere nel distretto di Venezia come pure a Genova. Nel caso esaminato dalla giudice di sorveglianza Linda Arata, un carcerato albanese condannato a 6 anni (per associazione a delinquere, prostituzione minorile, violenza privata e falsa testimonianza) lamentava tutta la propria attuale detenzione nella casa di reclusione di Padova. La giudice ha però circoscritto il titolo di risarcimento al periodo in cui si è ricostruito che il detenuto era stato in cella con altre due persone, situazione che faceva scendere lo spazio disponibile pro capite a 2 metri e 85 centimetri: misura nella quale la giudice, in dissenso dal ministero della Giustizia che ora ha fatto reclamo contro l’ordinanza, ha escluso il bagno «in quanto mero vano accessorio della camera detentiva», e «gli arredi inamovibili come l’armadio», conteggiando invece «letto e tavolino e sgabelli in quanto arredi che possono essere spostati».

Con questi paletti sono risultati 701 i giorni trascorsi in cella dal detenuto albanese in condizioni disumane. Dall’esecuzione della pena residua di 100 giorni la giudice gli ha allora detratto 10 giorni (appunto uno ogni dieci), tolti i quali il detenuto è tornato in libertà il 2 settembre. Per gli altri pregressi «601 giorni di detenzione in condizioni di illegalità», la giudice ha «applicato il criterio di liquidazione residuale del risarcimento predeterminato dal legislatore» di 8 euro al giorno, per un totale quindi di 4.808 euro. 

http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_25/sfruttava-minorenni-risarcimento-sconto-la-cella-sovraffollata-7d336cee-4474-11e4-a9f2-f9125b43127e.shtml

martedì 22 ottobre 2013

Cucchi, accordo raggiunto risarcimento alla famiglia.



Dall'ospedale Sandro Pertini di Roma, la struttura nella quale il giovane morì durante il ricovero. Grande riserbo sulle cifre in ballo. La sorella Ilaria: "I medici hanno fatto errori ma giustizia contro i  responsabili".

Accordo raggiunto: l'ospedale 'Sandro Pertini' di Roma, struttura sanitaria nella quale Stefano Cucchi morì quattro anni fa durante il suo ricovero e una settimana dopo il suo arresto per droga, corrisponderà un risarcimento danni alla famiglia del geometra romano. "Quei medici hanno fatto gravissimi errori ma devono esser assicurati alla giustizia coloro che lo hanno pestato", ha detto Ilaria Cucchi nel quarto anniversario della morte del fratello commentando l'accordo con l'ospedale Sandro Pertini sul risarcimento.

L'intesa è stata formalizzata dall'avvocato Fabio Anselmo per conto della famiglia Cucchi con i legali del nosocomio romano. Grande riserbo sulle cifre in ballo, anche perché devono essere definiti gli ultimi dettagli. Domani o al massimo fra due giorni, saranno apposte le ultime firme. 

Il risarcimento del danno porterà a una sorta di "contrazione" degli atti d'appello. Non ci sarà più la parte civile nei confronti dei medici (gli unici condannati, cinque su sei per omicidio colposo), mentre la famiglia Cucchi (padre, madre, sorella e nipoti) appellerà la parte della sentenza con la quale la III Corte d'assise di Roma assolse gli agenti della polizia penitenziaria.

Secondo l'accusa, Stefano Cucchi era stato 'pestato' nelle celle di sicurezza della Città giudiziaria di Roma (dove si trovava in attesa dell'udienza di convalida del suo arresto per droga) e i medici del 'Pertini' lo avevano abbandonato a se stesso. Per la Corte – si legge nella sentenza di primo grado – il giovane morì di malnutrizione. "Senza quel pestaggio riconosciuto dalla stessa Corte Stefano non sarebbe morto - ha continuato Ilaria Cucchi - Abbiamo accettato soltanto con la garanzia del nostro avvocato Fabio Anselmo di poter continuare la nostra battaglia processuale contro gli agenti. Altrimenti non avremmo accettato nessuna somma. Abbiamo dato mandato al nostro avvocato di rappresentare gli interessi della nostra famiglia - ha concluso la sorella di Stefano - Oggi‚ l'anniversario della morte di Stefano., possiamo dire che non avremo pace fino a quando non avremo verità e giustizia"

"La famiglia Cucchi ha accettato il risarcimento offerto da Unipol per la sola responsabilità dei medici - ha detto l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi - La famiglia ha rifiutato qualsiasi somma che potesse essere messa in relazione a quanto sofferto da Stefano per il pestaggio subito. La condizione essenziale è la possibilità per la famiglia di proseguire la sua battaglia giudiziaria nei confronti di coloro che pestandolo ne hanno causato la morte", ha concluso l'avvocato


http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/10/22/news/cucchi_accordo_raggiunto_risarcimento_alla_famiglia-69177884/