Visualizzazione post con etichetta sanzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sanzione. Mostra tutti i post

mercoledì 10 marzo 2021

Per l’Inps è il via libera ai furbastri di ogni tipo. - Salvatore Cannavò

 

La beffa - Dall’ente non è mai uscito alcun nome.

Raccontano fonti qualificate che all’Inps la decisione del Garante della Privacy sia stata presa male, molto male. Non certo per la multa inflitta, quanto perché vi si legge una sconfessione totale dell’operato di controllo e verifica che l’Istituto porta avanti.

La scelta del Garante, infatti, contraddice tutto il lavoro portato avanti dalla Direzione Centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza voluta nel 2019 dall’attuale presidente Pasquale Tridico. Si tratta dell’organismo che è preposto alla verifica che le prestazioni erogate siano correttamente dovute. E il senso di questa scomunica sta nel ragionamento che ai piani alti dell’Istituto viene fatto apertamente da ieri mattina: “Perché non ci hanno mai multato per il Reddito di cittadinanza o la Cassa integrazione illecita? I controlli che facciamo sono gli stessi”.

Il documento. L’ampio documento del Garante si incunea in una quantità di cavilli e norme difficili da comprendere per i più. Addentrandosi nella sua decrittazione, senza abbandonarsi alla facile lettura del comunicato stampa, si capisce che a essere contestato è l’aver avviato verifiche e controlli prima che fossero chiari i requisiti con cui poi i bonus sarebbero stati erogati. Come se i parlamentari, i consiglieri comunali, regionali etc, avessero potuto mai beneficiare di un provvedimento come il bonus. In questo caso la puntualizzazione del diritto fa a pugni direttamente con la morale.

Quanto alla violazione della privacy più in generale, si ragiona all’Inps, dall’ente previdenziale non è mai uscito alcun nome. I nomi di deputati e consiglieri vari sono emersi in seguito alle loro auto-denunce.

Il Garante contesta all’Inps che “il trattamento dei dati personali è stato effettuato in una data anteriore a maggio 2020”. All’Inps si ritiene però di non essersi mossi impropriamente perché la convinzione che quei soggetti non avessero diritto, e quindi sottoposti a controllo, è stata ampiamente avallata dal ministero del Lavoro, ente vigilante sull’Istituto. La presidenza dell’Inps, infatti, vanta il parere emesso dal ministero del Lavoro, richiesto a settembre 2020 e consegnato il 2 dicembre a firma del responsabile dell’ufficio legislativo, Giuseppe Bronzini. Il parere è molto esplicito sull’inconsistenza di quel diritto per chi riceve un’indennità paragonabile a un reddito da lavoro dipendente e che, comunque, è iscritto a una gestione previdenziale, per quanto anomala come quella che regola i vitalizi parlamentari.

Nella sanzione comminata, poi, si parla anche di una “mancata valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati”, ma le considerazioni interne all’Inps dicono che con il senno di poi si sarebbe fatto esattamente lo stesso: prendere dati esterni pubblici e confrontare i codici fiscali, unico modo per cercare di prevenire le frodi da parte di un ente che possiede ampie banche dati, ma non le ha tutte. Certamente, non ha i dati dei parlamentari che, come è noto, hanno un regime previdenziale basato sul vitalizio, gestito direttamente dalle Camere di appartenenza.

Il recupero dell’illecito Il punto più rilevante però è che ora rischia di fermarsi l’attività di recupero delle prestazioni indebite. Nel caso dei parlamentari si tratta di 2,5 milioni di euro, ma ci sono tutti gli altri casi, molto più onerosi e per i quali nessuna critica finora è stata mossa. I dirigenti dell’Inps hanno fatto sapere alla presidenza che ora vogliono delle garanzie prima di muoversi perché “non è possibile fare i controlli sulla base delle preferenze mediatiche del Garante” che si muove sui parlamentari, ma non ha mai contestato il modo in cui colpiscono gli indebiti sul Reddito di cittadinanza. Come se ci fossero “furbetti” di serie A e “furbetti” di serie B.

Infine, vale la pena svolgere anche una valutazione politica di questa decisione, perché nel comminare la sanzione, il Garante (pagina 13 della sua “sentenza”) compie un legame diretto tra il modo in cui l’Inps si è mossa e la divulgazione dei dati a ridosso del referendum del 20-21 settembre sul taglio dei parlamentari. Come se, si insinua, l’Inps avesse voluto dare rilevanza mediatica alla vicenda per influire sul voto.

Accusa che Tridico respinge in toto, ma che potrebbe dare vita a un altro leitmotiv dell’era Draghi: la rimozione dello stesso Tridico. Il presidente del Reddito di cittadinanza e dei controlli a tappeto, potrebbe mai resistere alla restaurazione?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/per-linps-e-il-via-libera-ai-furbastri-di-ogni-tipo/6128320/

mercoledì 30 novembre 2016

Debora Serracchiani sanzionata per violazione della par condicio.

Debora Serracchiani sanzionata per violazione della par condicio

E' finita nella bufera Debora Serracchiani che ha organizzato - a spese dei contribuenti, riporta il Fatto Quotidiano - un convegno dal titolo "Riforma costituzionale e Autonomie speciali" che si è svolto nella sede della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, a Udine, dove tutti gli invitati erano per il Sì al referendum.

A denunciare il fatto all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) è stato il Movimento cinque stelle del Friuli Venezia Giulia. L'Agcom ha poi sanzionato la vice segretaria nazionale del Pd per aver violato le regole della par condicio sul referendum. "Non solo questo spudorato manifesto per il Sì al prossimo referendum del 4 dicembre è stato pagato con risorse pubbliche - ha fatto sapere la portavoce del Movimento 5 Stelle regionale Elena Bianchi - ma si è svolto in piena violazione della par condicio e in totale assenza di contraddittorio".

L'Agcom ha anche ordinato alla Regione Friuli Venezia Giulia di pubblicare sulla home page del proprio sito istituzionale, per la durata di 15 giorni, l'indicazione che lo stesso convegno, "Riforma costituzionale e Autonomie speciali", non ha rispettato quanto previsto dall'art. 9 della legge 22 febbraio 2000 n. 28 in materia di comunicazione istituzionale

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/12004526/debora-serracchiani-sanzionata-per-violazione-della-par-condicio.html