Per l'attracco dei "giganti del mare" servivano 10 metri di profondità, ma solo a fine cantiere nel 2008 si sono accorti che erano solo 7. Aperta un'inchiesta della procura di Cagliari.
“Non solo crociere”, recita il poster sotto vetro davanti al molo Ichnusa. E in effetti qui al terminal crociere di Cagliari le maxi navi con migliaia di passeggeri non si sono mai viste, né i turisti americani ed europei hanno sorseggiato un caffè appena sbarcati. Solo qualche evento e l’approdo sporadico di imbarcazioni più ridotte. Eppure la struttura di vetro e acciaio con pilastri alti decine di metri è stata ultimata nel 2008. Realizzata dall’ex Gecopre, il costo totale è 5 milioni di euro, più 490mila per l’arredo esterno: panchine, fioriere, lampioncini. Pronta, nuova, ma mai usata. Il motivo? Il fondale in quel punto è troppo basso per i giganti del mare. Circa 7 metri, abbassato di uno, ma ne servirebbero almeno 10 – dicono gli esperti. E quindi niente da fare. Peccato che il cavillo sia saltato fuori un po’ tardi, cioè quando il cantiere era già terminato. Un dettaglio che ha contribuito a far andar deserta la gara a caccia di un gestore per l’hub del Mediterraneo.
Lo sbarco tra i tir – Nel frattempo, e sono passati altri cinque anni, i crocieristi arrivano lo stesso nel sud dell’Isola, ma qualche molo più in là. Precisamente al molo Rinascita, non certo accogliente: in mezzo all’area industriale, tra i tir, praticamente senza servizi. Scendono dalla scaletta e devono per forza salire su un bus: o quello della canonica visita guidata o sulla navetta messa a disposizione. A piedi non si può girare: e in ogni caso non c’è né un bagno pubblico, né un negozio, né un bar. Ed è pronto un nuovo progetto, la concessione è già stata firmata, per un altro terminal amovibile, da spostare all’occorrenza. Stessi materiali dell’originale: acciaio e vetro e una linea simile.
Il veliero vuoto – Sul molo Ichnusa la struttura completata ricorda un veliero con tanto di finestre oblò sui lati: da qui si vede il porto, la passeggiata di via Roma fino al quartiere storico Castello. Il percorso al terminal è segnato dai grossi vasi bianchi con le palmette, qualche panchina in legno. Telecamere puntate, citofoni senza targhette per i due piani con oltre 2mila metri quadri che avrebbero dovuto ospitare negozi, ristoranti e pizzerie affacciati su una piazza coperta. Fronte mare e fronte città. Ed è già tempo di acciacchi: macchie di ruggine sui tiranti, una luce a terra in frantumi e gli angoli trasformati in orinatoi occasionali. Nessun lucchetto o catenaccio: anzi, i maniglioni dell’ingresso sulla banchina sono stati chiusi dall’interno alla bell’e meglio con dei lacci che lasciano comunque un’ampia fessura di circa dieci centimetri. Come se i crocieristi, o chi per loro, dovessero entrare da una settimana all’altra.
C’è un fondale da scavare, oppure no - Per tentare di recuperare la destinazione originale del terminal si è pensato anche di sistemare il fondale del molo Ichnusa. Il costo ulteriore per il progetto è di circa 2 milioni di euro. Nel 2011 l’ok del ministero dell’Ambiente, ma poi tra favorevoli e contrari l’ennesima impasse: tra reperti archeologici da tutelare per la Soprintendenza e la necessaria Valutazione d’impatto ambientale della Regione. Il risultato è lo stallo: l’operazione potrebbe infatti compromettere la stabilità del molo e avere conseguenze (anche economiche) incalcolabili. Ma ormai la struttura c’è, che si fa?
Non più crociere ma yacht – Resta il target del turismo di lusso, seppur con obiettivo e portata ridimensionati: dalle crociere agli yacht fino a 150 metri e crociere medie. Un progetto ambizioso sostenuto con energia dall’Autority portuale retta dal presidente e commissario Giorgio Massidda (ex senatore Pdl) e ora da un commissario straordinario. Quindi nuova gara e in questo caso c’è pure un’assegnazione per 25 anni affidata all’Ichnusa Marina Srl: ma una settimana fa si è mossa la Procura di Cagliari. Perquisizioni della Finanza e tre indagati per turbativa d’asta: il sospetto è che la società, creata apposta (e giusto in tempo) per partecipare al bando abbia vinto a maggio di quest’anno in virtù dei criteri poco limpidi, quasi creati “su misura”. Tutto parte da un esposto anonimo su presunte irregolarità e dalla denuncia dell’ex amministratore delegato sulla presenza di un socio occulto. La vincitrice è stata travolta (anche) dai veleni interni. La nuova vita del terminal parte quindi con la cattiva stella. E per il momento resta la meta di qualche passeggiatore solitario. Una scatola, bellissima, da riempire.