Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 20 aprile 2013
Napolitano, re Giorgio
Ha firmato il legittimo impedimento.
Ha firmato il Lodo Alfano.
Ha firmato la legge salva-liste del PdL (Regionali Lazio).
Ha firmato la finanziaria che raddoppiava l’Iva a Sky.
Ha firmato lo scudo fiscale.
Ha firmato le norme razziali e anti-rom di Maroni.
Ha permesso a Berlusconi, nel 2010 (durante la prima crisi), di ricompattare la maggioranza attraverso la compravendita di parlamentari.
Ha impedito il ritorno al voto nel 2011 consengandoci nelle mani degli speculatori.
Ha nominato un presidente del Consiglio imposto dall’Europa, avvallando tutte le sue contro-riforme sociali.
Ha accettato, anche se con riserva, la nomina di Saverio Romano, sotto accusa per associazione mafiosa e corruzione, a ministro dell'agricoltura.
https://www.facebook.com/groups/incammino/permalink/559968400709759/
Non voleva licenziare nessuno, si uccide di notte gettandosi nel laghetto della villa. - Romano Zaghet
PORDENONE - Un centinaio di dipendenti da mandare a casa, magari anche l’anziano operaio con il quale era solito scambiare quattro chiacchiere o quello che aveva visto crescere in un paese dove ci si conosce tutti. Un pensiero fisso che era diventato un fardello troppo pesante da portare, soprattutto per un imprenditore "vecchio stampo" come Fermo (Firmino) Santarossa.
Ha deciso di togliersi la vita gettandosi nel laghetto del grande giardino che circonda la villa di via Oderzo a Prata di Pordenone. Senza testimoni, senza lasciare un biglietto, senza disturbare nessuno. A trovare il corpo ormai senza vita è stata la moglie Graziella Bianchin, che si era addormentata col marito accanto. Dalle telecamere esterne della villa sono state registrate le immagini dell’imprenditore di 73 anni che esce di casa dal balcone della camera intorno alle 4 del mattino per dirigersi verso il laghetto, recintato con una rete alta un’ottantina di centimetri.
Il dolore che non trova parole, la telefonata ai carabinieri di Prata e la notizia che si diffonde in un batter d’occhio nel paese dove dagli anni Settanta Firmino Santarossa, assieme al fratello Mario, ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria per poi dare vita a un colosso che dà lavoro a circa seicento persone, che con l’indotto arrivano a mille.
La morte arriva anche in fabbrica e ferma tutto: chiudono per lutto gli stabilimenti del gruppo Santarossa a Prata, Caneva e Mansuè, in provincia di Treviso che producono cucine, soggiorni, camere da letto, antine e arredamenti per navi. Un gruppo che, come tanti altri in questo momento difficile, sta accusando qualche problema. Proprio queste difficoltà da tempo preoccupavano molto Firmino.
Ma la situazione di difficoltà del gruppo Santarossa - a detta anche del sindacato -, vista la solidità della società presenta tutte le caratteristiche per essere gestita senza ripercussioni occupazionali drammatiche. Il colosso di Prata è certamente coinvolto in un rallentamento produttivo, ma la situazione è decisamente migliore rispetto a molte altre aziende del distretto mobiliero. Ma quella riorganizzazione - legata anche a una tensione finanziaria sulla filiera dei pagamenti da parte di alcuni clienti - che dovrebbe riguardare meno di un centinaio di addetti non era stata accettata dal vecchio timoniere dell’impresa.
La famiglia si è chiusa nel dolore. Da Unindustria arrivano le parole del presidente Michelangelo Agrusti: «Siamo consapevoli che la situazione dell’economia provinciale è di una gravità inaudita. È il momento di rafforzare le prospettive di rilancio e salvaguardia dei posti di lavoro».
Ha deciso di togliersi la vita gettandosi nel laghetto del grande giardino che circonda la villa di via Oderzo a Prata di Pordenone. Senza testimoni, senza lasciare un biglietto, senza disturbare nessuno. A trovare il corpo ormai senza vita è stata la moglie Graziella Bianchin, che si era addormentata col marito accanto. Dalle telecamere esterne della villa sono state registrate le immagini dell’imprenditore di 73 anni che esce di casa dal balcone della camera intorno alle 4 del mattino per dirigersi verso il laghetto, recintato con una rete alta un’ottantina di centimetri.
Il dolore che non trova parole, la telefonata ai carabinieri di Prata e la notizia che si diffonde in un batter d’occhio nel paese dove dagli anni Settanta Firmino Santarossa, assieme al fratello Mario, ha mosso i primi passi nel mondo dell’imprenditoria per poi dare vita a un colosso che dà lavoro a circa seicento persone, che con l’indotto arrivano a mille.
La morte arriva anche in fabbrica e ferma tutto: chiudono per lutto gli stabilimenti del gruppo Santarossa a Prata, Caneva e Mansuè, in provincia di Treviso che producono cucine, soggiorni, camere da letto, antine e arredamenti per navi. Un gruppo che, come tanti altri in questo momento difficile, sta accusando qualche problema. Proprio queste difficoltà da tempo preoccupavano molto Firmino.
Ma la situazione di difficoltà del gruppo Santarossa - a detta anche del sindacato -, vista la solidità della società presenta tutte le caratteristiche per essere gestita senza ripercussioni occupazionali drammatiche. Il colosso di Prata è certamente coinvolto in un rallentamento produttivo, ma la situazione è decisamente migliore rispetto a molte altre aziende del distretto mobiliero. Ma quella riorganizzazione - legata anche a una tensione finanziaria sulla filiera dei pagamenti da parte di alcuni clienti - che dovrebbe riguardare meno di un centinaio di addetti non era stata accettata dal vecchio timoniere dell’impresa.
La famiglia si è chiusa nel dolore. Da Unindustria arrivano le parole del presidente Michelangelo Agrusti: «Siamo consapevoli che la situazione dell’economia provinciale è di una gravità inaudita. È il momento di rafforzare le prospettive di rilancio e salvaguardia dei posti di lavoro».
Vaccini, Oms: “Senza 1,5 milioni di bimbi morti”. Il pediatra: “Pura propaganda”. - Davide Patitucci
“Prevenire, proteggere, immunizzare”. Queste le parole d’ordine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in occasione della Settimana europea dell’immunizzazione, giunta all’ottava edizione, che si celebra dal 22 al 27 aprile in contemporanea in diversi Paesi. “Lo scopo – si legge sul sito della sezione europea dell’Oms – è aumentare la copertura delle vaccinazioni, sottolineando l’importanza dell’immunizzazione di ogni bambino per prevenire le malattie e proteggerne la vita”. Caustico il commento di Eugenio Serravalle, pediatra e autore di libri molto critici sul tema dei vaccini, come “Bambini super-vaccinati” e “Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare il proprio bambino”: “Queste iniziative rischiano ormai di diventare un aspetto della mercificazione della salute. Un esempio di propaganda, che non fa che aumentare la percezione di malattia nella gente sana”.
I dati dell’Oms: “Quasi il 40% delle morti infantili è dovuto al morbillo”. Ogni anno, secondo le stime dell’Oms, nel mondo muoiono un milione e mezzo di bambini per cause prevenibili con una semplice vaccinazione. E, solo in Europa, quasi 700 mila persone non hanno accesso alle immunizzazioni di base, che invece salvano annualmente almeno tre milioni d’individui. Quasi il 40 per cento delle morti infantili prevenibili nel mondo, afferma il sito dell’agenzia, è dovuto al morbillo, seguito tra le cause dall’Haemophilus influentiae (27 per cento), dalla pertosse (20 per cento) e dal tetano neonatale. Proprio il morbillo, che doveva essere eradicato nel 2015 dall’Europa, sta invece tornando in auge, secondo l’Oms proprio a causa di un rallentamento sul fronte delle vaccinazioni. Se tra il 1997 e il 2009, infatti, i casi si sono ridotti del 96,5 per cento, tra il 2009 e il 2011 sono invece risaliti del 455 per cento, tornando da 7 a 37 mila.
Il pediatra Serravalle: “No al marketing, sì a studio indipendente su efficacia”. “I dati che abbiamo in possesso non bastano a cancellare i dubbi su efficacia e sicurezza dei vaccini – puntualizza Serravalle -. Le vaccinazioni sono un argomento spinoso perché non parliamo di farmaci che si utilizzano in presenza di patologie, ma che si danno a bambini sani. In trent’anni di esperienza in pediatria ho potuto constatare che i vaccini non sono affatto sicuri come si pensa, ma possono provocare reazioni avverse, come shock anafilattico, allergie, malattie autoimmuni ed effetti neurologici. Nella scienza c’è bisogno di più ricerca e meno propaganda – aggiunge Serravalle -. Per avere maggiore certezza sui rischi della vaccinazione pediatrica, i cui effetti dannosi sono largamente sottostimati perché basati al momento su segnalazioni spontanee dei medici, occorrerebbe effettuare uno studio indipendente, mai compiuto finora. Un’analisi comparativa, mettendo a confronto due gruppi di almeno 10 mila bambini, uno vaccinato e l’altro no, per un tempo non inferiore a dieci anni. Intanto, – suggerisce il pediatra italiano – si potrebbe ricorrere a strategie più immediate e meno dispendiose economicamente. Basterebbe, infatti, che le stesse famiglie appuntassero su appositi registri gli effetti delle vaccinazioni sui bambini nei giorni successivi alle iniezioni, segnalandole alle autorità sanitarie competenti”.
Ma cosa dovrebbero sapere in concreto le famiglie prima di scegliere se vaccinare o meno i propri figli? “Si deve decidere caso per caso, tenendo conto che nessun vaccino assicura una copertura del 100 per cento e, soprattutto, che duri per l’intera esistenza – risponde Serravalle - Non bisogna, infatti, confondere immunizzazione con vaccinazione: si tratta di due concetti diversi. Come dimostra il fatto che alcune epidemie, per esempio quella di morbillo citata nelle statistiche dell’Oms, si diffondono anche all’interno di popolazioni vaccinate al 95 per cento. Non conosciamo ancora bene i meccanismi molecolari di difesa dell’organismo – precisa Serravalle -. Ciononostante, invece di concentrare gli sforzi della ricerca sulle cause dell’immunità naturale, tendiamo a sostituirla con quella artificiale data dai vaccini, di cui si cercano sempre nuove tipologie”.
Nel mondo sono molti i vaccini in corso di sperimentazione. Dall’Alzheimer ai tumori, passando per il diabete, sono infatti moltissimi i vaccini in corso di sperimentazione nel mondo. Ne sono un esempio quelli contro diversi agenti patogeni che provocano tumori, come i virus dell’epatite C o nuovi ceppi di papilloma virus. Ma anche contro l’Helicobacter pilori, un batterio legato ad alcuni tumori dello stomaco, o l’infezione da Stafilococco aureo resistente alla meticillina (Mrsa), un microrganismo che solo negli Usa fa più vittime delle armi da fuoco.
“L’Oms dovrebbe utilizzare iniziative come la Settimana europea dell’immunizzazione non a scopo di marketing, ma per migliorare tra le famiglie la diffusione d’informazioni sulle possibili reazioni avverse dei vaccini, nuovi e vecchi – esorta Serravalle -. Per esempio, sui rischi dell’uso di adiuvanti, molecole adoperate per aumentarne l’efficacia, che possono contenere sostanze neurotossiche, come il mercurio o l’alluminio. Tutti i genitori italiani, del resto, dovrebbero essere informati – e in questo caso iniziative come quella dell’Oms andrebbero sfruttate meglio – sull’esistenza di una legge che riconosce il danno vaccinale (vedi il pdf). Segno evidente che i vaccini possono anche provocare problemi alla salute”.
venerdì 19 aprile 2013
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