venerdì 27 settembre 2013

Il Mago Attel fa il Gatto e la Volpe allo stesso tempo. E a New York fa un tonfo colossale. - Sergio Di Cori Modigliani



Siamo il paese dei balocchi, è cosa nota. Dopotutto, ha anche una sua ragione.
In fondo, Pinocchio lo abbiamo inventato noi e quella immortale favola rimane pur sempre un caposaldo universale del genio italiano.
Ma Collodi, per l'appunto, voleva regalarci una bella favola e niente di più, sperando che gli italiani capissero quale profondo lascito ci lasciava in eredità, nel comunicare ai posteri l'urgenza esistenziale, valida per tutti i cittadini del mondo,  di doverci trasformare da semplici burattini in uomini in carne e ossa.
Il Mago Attel, invece, ha una sua visione surreale e tutta personale di Pinocchio: ha cambiato il finale.
A questo serve l'abile pratica dell'illusionismo.
Dopo essere uscito dalla pancia della balena (non a caso era il nome, illo tempore, della Democrazia Cristiana) e aver finalmente raggiunto da naufrago la spiaggia, invece di trasformarsi in bambino, decide di rimanere burattino per sempre. Questa è l'eredità che intende lasciare a noi.
Povero Collodi! Quale terribile insulto alla sua memoria.
Basterebbe il commento di un noto analista di borsa americano, ieri in un furibondo talk show televisivo dedicato alla finanza europea, per comprendere la catastrofe annunciata del suo viaggio in Usa: "qui siamo a Wall Street e non a Las Vegas, forse in Italia non lo hanno ancora capito".
Il Mago Attel, comunque, si sta comportando come aveva fatto a suo tempo Mario Monti, non a caso viene da quella scuola: avvalersi del silenzio stampa garantito dalla cupola mediatica e comparire dopodomani alla tivvù italiana, finalmente a casa, spiegandoci quale incredibile successo il "sistema Italia" ha riscosso all'estero presso i cosiddetti finanziatori internazionali. Come aveva fatto il ragionier vanesio nell'aprile del 2012, dopo il colossale fallimento della sua visita a New York, qui in Italia, invece, presentata come un trionfo.
E' un po' come andare a Londra, parlando di calcio, e sostenere che il Sassuolo è primo in classifica.
Così si costruiscono teatri non corrispondenti alla realtà e si spingono le persone in una perenne nebbia di confusione e disinformazione, pensando di poter far loro credere che le parole e gli slogan possano sostituirsi ai fatti concreti.
Fine della premessa.

Veniamo ai fatti.
La patata bollente è rappresentata da questo signore la cui immagine vedete riprodotta in bacheca. Una persona famosissima, per chi conosce la politica europea negli ultimi quindici anni, una assoluta eccellenza nel suo campo. E' l'incubo di PD PDL e Lista Monti. Se lo sognano la notte nei loro spaventosi incubi. L'attività di quest'uomo sta producendo una ventata di anti-europeismo in Italia, ben alimentata dalla cupola mediatica, dai partiti, anche e soprattutto sul web dove migliaia di siti e bloggers analfabeti stanno montando -grazie alla demagogia, alla facile retorica, e all'uso di argomentazioni false prive di sostanza- l'attacco contro quest'uomo, che la classe politica dirigente italiana vuole eliminare dalla scena europea il più velocemente possibile.
Chi è questo signore? Che cosa fa? Perchè rappresenta, attualmente, il pericolo più forte e reale per l'attuale classe dirigente italiana?
Si chiama Joaquìn Almunia.
E' di nazionalità spagnola. Nato a  Bilbao a metà degli anni'40. Sposato con due figlie. Cattolico praticante. Del segno dei Gemelli con ascendente Pesci. Grande tifoso dell'Atletico Bilbao. Laureato in Economia e poi dottorato di ricerca in Tecnica Bancaria della Finanza all'Ecole des Hautes Etudes a Parigi. Grazie alle sue pubblicazioni ottiene una cattedra a Harvard in Scienza delle Finanze, ma dopo tre anni lascia per ritornare nella sua terra e dedicarsi all'attività politica a tempo pieno. Da sempre socialista, fin da giovane si fa notare nel sindacato ed emerge come figura carismatica al punto da diventare segretario della UGT e poi in seguito deputato al parlamento nel PSOE, il Partito Spagnolo Socialista Operaio. Nel 2000 si candida alle primarie e perde. Ma dieci giorni dopo presenta un esposto alla magistratura e al comitato direttivo del suo partito contro il candidato vincente, sostenendo che si tratta di una personalità corrotta, un uomo finanziato dai colossi della speculazione internazionale anglo-americana. In Spagna esplode il caso. Vince lui. Tutti gli esponenti socialisti da lui accusati finiscono in galera, insieme a tre cardinali. Si va alle elezioni e lui perde, perchè il PSOE, allora, era come il PD oggi, travolto da una lotta all'ultimo sangue tra correnti diverse e contrapposte, e la corrente più clientelare (lo ammetteranno dieci anni dopo pubblicamente) si dà al sabotaggio per impedirne l'elezione. Ma Joaquìn Almunia è un politico di classe. Non si scompone e prosegue nella sua battaglia che ruota intorno a due principii cardini della sua attività: chiarezza e trasparenza. Nel 2004, finalmente il PSOE trova una personalità di sintesi in Zapatero, che lui sostiene per disciplina di partito. Subito in parlamento inizia una zuffa tra lui e il keader socialista. Almunia lo accusa di essere un populista pericoloso che porterà la Spagna alla rovina perchè il suo piano di investimenti immobiliari è, in realtà, una truffa. Joaquìin Almunia si rifiuta di avallare il piano del governo. Viene presa una decisione salomonica. Pedro Solbes (un altro economista socialista di lungo corso) accetta di diventare Ministro dell'Economia e si dimette dal suo incarico di membro della commissione bilancio della UE.
Al suo posto ci va il nostro eroe.
Lo tengono in disparte, ma data la sua imbattibile competenza tecnica e una profonda conoscenza dei meandri inestricabili dei nodi tra politica, banche, finanza, vaticano, nella zona del Mediterraneo si conquista i gradi sul campo e finisce per diventare il vice di Barroso. Finchè, nel 2010, viene nominato per 4 anni, fino al maggio del 2014, presidente della commissione europea banche & finanza. E lì, comincia la sua lotta politica. Stende una propria rete di alleati con successo finchè non riesce a far approvare il testo unico che lancia (dal 1 maggio del 2014) la Unione Bancaria che comporta il controllo incrociato di tutte le attività bancarie nei 28 paesi dell'Unione e l'applicazione di una rigida normativa di verifica, soprattutto nei due settori cari ad Almunia: speculazione sui derivati e crediti agevolati per malleveria politica. Nel maggio del 2013 viene in missione ufficiale in Italia (poco più di zero news sull'evento) e si incontra con Ignazio Visco, il nostro governatore della Banca d'Italia. Gli consegna l'esaustivo rapporto della sua commissione sulle banche italiane relativo a Banca Popolare di Spoleto, Banca dell'Etruria, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca delle Marche, Banca Carige, Credito Valtellinese, Banco Popolare, Banca Popolare di Milano, e uno studio ponderato di ben 150 pagine sulle attività di Monte dei Paschi di Siena. Visco si mette, va da sè, subito a disposizione, e dichiara che farà tutto il possibile. Si intende, all'italiana. Ma Almunia ha un jolly dentro la manica, un foglietto di venti righe, ottenuto grazie alle pressioni dei francesi, olandesi, belgi, finlandesi, austriaci, nel frattempo conquistati alla sua visione. E' la delega ufficiale da parte della BCE firmata da Mario Draghi che consente alla commissione -cioè ad Almunia- il diritto di prelazione sulle decisioni prese dal governo italiano rispetto alle proprie banche. Tradotto: se il governo italiano non risolve per bene il collasso delle proprie banche corrotte inzuppate di mafiosi, l'Unione Europea si riserva il diritto di avviare una propria ispezione e imporre da Francoforte e Bruxelles il controllo della  trasparenza "dell'intero sistema creditizio bancario italiano". Poi se ne va. Visco comunica al Mago Attel, a Monti e Alfano l'esito della visita. E lì iniziano le liti e le zuffe inter-governative tutte finte: l'Imu, l'Iva, l'omofobia, gli F35. Robbetta demagogica.
La realtà è che è arrivato l'oste a presentare il conto. E l'Europa pretende che a pagarlo, questa volta, siano il PD, il PDL e simili, dato che loro esponenti risultano essere i principali beneficiari a tutti gli effetti di circa 250.000 crediti agevolati senza adeguate garanzie, lo zoccolo duro dell'esercito di criminali malfattori, sul nome e cognome dei quali è meglio stendere un velo pietoso, diciamo quasi l'intera classe dirigente politica e imprenditoriale italiana. Ce n'è per tutti i gusti, dall'estrema destra all'estrema sinistra. E così, a metà luglio, Visco lancia una "ispezione eccezionale" della Banca d'Italia. Solo che, questa volta, ci vanno anche contabili esperti di fiducia di Almunia. E inizia (toh guarda caso!) una nuova fibrillazione nel governo. Ecco come la Repubblica dava la notizia alla fine dello scorso Luglio:


Bankitalia: ispezioni su 20 banche; per 8 su tutti crediti


Bankitalia sta svolgendo ispezioni su 20 banche e per 8 gruppi ha esteso le verifiche all'intero portafoglio dei crediti, non solo ai prestiti deteriorati. E' quanto si evince dalla recente analisi dei prestiti deteriorati condotta dalla Banca d'Italia .
29 LUGLIO 2013
Tutto qui. Neppure una parola in più.

In rete, invece, si trova un unico pezzo pubblicato da TMNews nel quale si cita però il Wall Street Journal dando una idea tragica del paese, che spiega il motivo per cui in classifica siamo l'ultimo paese dell'Unione Europea come libertà e diffusione dell'informazione. Nel pezzo, infatti, si racconta che il Wall Street Journal è stato in grado di "avere accesso a documenti riservati della Banca d'Italia". Come a dire: in Italia non siamo capaci, noi giornalisti, di avere quel tipo di documenti. 
(O non possono averli? O ce li hanno ma non li possono pubblicare? O scelgono di non pubblicarli?) Ecco il testo (che nessuno comunque ha neppure divulgato) rilanciato sulla piattaforma tiscali.

New York, 29 lug. (TMNews) - La Banca d'Italia sta esaminando i bilanci dei principali gruppi bancari della Penisola. Lo sostiene il Wall Street Journal, che ha avuto accesso a documenti riservati e secondo cui il frutto di tale operazione potrebbe portare alcuni gruppi a vendere asset. L'analisi in corso sarebbe il proseguimento di quella eseguita in autunno e che ha portato Bankitalia a ordinare alle banche di mettere da parte 3,4 miliardi di dollari circa per proteggersi da eventuali perdite e prestiti in sofferenza. Secondo il documento ottenuto dal quotidiano americano, via Nazionale sta prestando particolare attenzione proprio ai prestiti in sofferenza, in rialzo - ricorda il WSJ - da 27 mesi consecutivi. A fine marzo hanno raggiunto quota 249 milioni di euro, il 14,2% del totale dei prestiti concessi. A fine 2010, il dato era a 157 milioni di euro, l'8,9% del totale.
L'ispezione ha comportato il commissariamento immediato della Banca delle Marche (primi di agosto), l'arresto di diversi dirigenti di Mps (metà agosto ma l'Italia era presa dalla sentenza Berlusconi) una denuncia contro la Banca Carige, la più antica banca del paese, il vecchio Monte di Pietà genovese fondato a metà del '400, perchè è venuto fuori che c'era un buco di 800 milioni di euro in bilancio non conteggiato, e gli altri istituti in linea. Tra l'altro, l'ispezione rileva che da marzo del 2013 si sono addirittura scatenati: sono diminuiti i mutui alle aziende ma sono aumentati i crediti agevolati senza garanzie: una vera pacchia.
E così si arriva alla visita del Mago Attel a New York per incontrare la finanza che conta.
Lui si muove sempre sapendo (e sperando) che a parargli il culo ci sia il Bilderberg, l'Aspen Institute,la Trilateral, quello che in Usa viene definito dalla stampa Washington consensus, sempre pronti a sostenere i governi. In cambio, si intende, di un loro profitto certo e garantito da qualche parte.
Per qualche motivo che ignoro, invece, non lo ha sorretto nessuno e si è trovato davanti uno sbarramento.
Altro che trionfo.
Una clamorosa debacle.
Ieri, per tutto il pomeriggio, a New York, sulla stampa, alla televisione, per radio, sui siti, nel web, il tema principale era la finanza e l'Europa e l'Asia, con l'Italia al centro dell'attenzione. 
Diversi investitori e finanzieri hanno pubblicamente dichiarato che non verranno più a investire in Italia proprio perchè da noi non esiste la pratica della concorrenza e chiunque -se sorretto da adeguata telefonata politica- è in grado di avere crediti anche se non produce un bel nulla, quindi il rischio è "mostruosamente alto". Tanto vale andare a giocare a Las Vegas alla roulette, le possibilità sono più alte.
E così, il Wall Street Journal, sulla prima pagina pubblica un bel pezzo -proprio mentre Letta parlava- in cui spiega che il Monte dei Paschi di Siena ha rimandato l'incontro con Almunia e non ha presentato il proprio piano di ristrutturazione (che prevede la inevitabile nazionalizzazione della banca). Letta e i suoi consulenti e i dirigenti della banca (Profumo & co.) senza batter ciglio dichiarano che il ritardo è dovuto al fatto che "il signor Almunia ha rimandato la scadenza decidendo di posporre l'incontro a data da destinarsi". Il problema è che lì non siamo a Roma con la truppa mediatica italiota al seguito. I giornalisti del Wall Street Journal hanno impiegato 4 minuti 4 per verificare se fosse vero. E dieci minuti dopo è arrivata la secca smentita di Almunia, il quale, furibondo, ha fatto sapere che era esattamente il contrario: gli avevano dato buca.
Che figura!
Che vergogna!

Conoscendo i propri polli, il Presidente della Commissione Finanza della Ue, Joaquìn Almunia ha emesso un comunicato stampa che recita così: 

"Sebbene e nonostante i progressi che si erano verificati negli ultimi mesi, siamo tuttora in contatto con le autorità italiane in attesa di una risposta per comprendere le modalità e le forme di ristrutturazione del Monte dei Paschi di Siena, così come d'accordo in seguito all'incontro privato tra il signor Fabrizio Saccomanni, Ministro dell'Economia della Repubblica Italiana e il signor Joaquìn Almunia, incontro e accordo avvenuto in data 7 settembre 2013 a Roma". 

Questo è il secco testo della e-mail inviata dalla presidenza della commissione alla stampa di tutto il mondo. In Italia non è stata considerata notizia.
Lasciatemelo dire nell'unica forma possibile: che figura da peracottari di bassa lega!
Siamo governati da persone che pensano di poterla passare liscia sostenendo il falso, in una materia così delicata come questa, senza rendersi conto che si verrà sbugiardati "ufficialmente" cinque minuti dopo. Per chi è interessato, ecco il link dell'articolo apparso sul Wall Street Journal


E' scritto dal loro corrispondente da Milano. Come il giornale consiglia a chiunque voglia sapere e capire che cosa sta accadendo in quel d'Italia nella finanza e nelle banche:

Write to Giovanni Legorano at giovanni.legorano@wsj.com

Meno male che c'è l'Europa.
Per fortuna il mondo non è in bianco e nero.
Meno male che c'è chi si batte e combatte per affermare l'Europa dei Diritti, l'Europa delle regole, l'Europa della cittadinanza. 
L'anti-europeismo è il cavallo di battaglia della criminalità organizzata e di chi la sorregge perchè temono i controlli della Legge, ispezioni continue, verifiche, multe, penali, certificazione di reati.
L'Europa che vogliamo la si ottiene combattendo per l'applicazione delle regole e dei patti. E quando si è forti della propria pulizia, fedeltà e diligenza, allora ci si può permettere anche il lusso di poter andare a Strasburgo, a Francoforte, a Bruxelles, e battere i pugni sul tavolo per cambiare quelle leggi a nostro favore.
Una classe politica dirigente negligente, pigra, corrotta, dedita al malaffare congenito, non ha il diritto di pretendere nulla, non ha il diritto di fare nessuna richiesta: si è sempre ricattabili.

L'Europa che ci può salvare e salvaguardare, l'Europa dei popoli, è nata in Francia, ed è frutto del pensiero di Montesquieu, quando, nel suo libro "L'esprit de loi" trecento anni fa, scriveva: "Noi combatteremo sempre le vostre leggi inique a difesa dei privilegi, leggi che non contemplano la difesa dei diritti inalienabili della cittadinanza, noi seguiteremo a combattere le vostre leggi inique fino all'ultima goccia del nostro sangue, ma fintantochè non le avremmo modificate noi seguiteremo a rispettarle, perchè nella difesa e nella salvaguardia della Legge comune a tutti poggia lo Stato di Diritto della grande civiltà d'Europa".

Campania avvelenata. Caivano, un altro campo dei veleni una sostanza nuova e cancerogena. - Chiara Graziani



La procura indaga per disastro ambientale. E trova una sostanza industriale finora mai riscontrata.

Napoli. Cloruro di metilene nella falda acquifera. Il corpo forestale dello Stato, dopo i sequestri delle scorse settimane, ha fatto una scoperta senza precedenti. Un campo a Caivano, destinato alla coltivazione di ortaggi nella località chiamata ponte della Tavola, è stato sequestrato. Ma la novità grave è un'altra. Il pozzo che avrebbe dovuto bagnare quelle terre contiene un veleno industriale rintracciato per la prima volta nelle acque. Ed il problema non è quel singolo pozzo. Il problema, spiegano al corpo forestale - intervenuto con il primo dirigente Sergio Costa ed il primo comissario Rosa Codella su mandato del sostituto procuratore Nunzio Fragliasso della procura di Napoli - è la falda acquifera.

La sezione reati ambientali indaga per disastro ambientale. E Fragliasso ora ha una nuova, allarmante, evidenza sul suo tavolo. Se gli altri cinque pozzi erano avvelenati da metalli pesanti, questo - in particolare - contiene un killer ambientale mai ritrovato nelle terre campane. Appare per la prima volta nelle analisi dei tecnici Arpac che ne hanno ritrovato fino al 700% in più del consentito.

E questo significa che non si tratta della stessa falda acquifera alla quale attingono gli altri pozzi. Nè degli stessi sversamenti industriali. Arpac, corpo forestale e procura, ora hanno le impronte digitali di un altro potenziale colpevole del disastro campano. Lasciamo all'oncologo Antonio Giordano, ordinario di istologia patologica all'università di Siena e studioso del caso Campania, spiegare chi sia il cloruro di metilene, trovato assieme ad altissime percentuali di cianuro.


GUARDA IL VIDEO

«Riassumiamo in tre parole - dice Giordano - è tossico, mutageno, cancerogeno. E' un solvente, non può essere che uno scarto industriale». A quali malattie è accostabile? «Evidenze di studio lo accostano a tre tipi di tumore: polmone, fegato, pancreas». Un' altra prova di un disastro che reclama interventi.


http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/pozzi_caivano_forestale/notizie/305759.shtml



Leggi anche:
http://paralleloquarantuno.it/?p=7320

mercoledì 25 settembre 2013

Zeitgeist: the Movie.



Zeitgeist: the Movie è un web film non profit del 2007 basato su teorie del complotto, diretto, prodotto e distribuito da Peter Joseph; è uscito in lingua inglese sottotitolato in diverse lingue, tra cui l'italiano e successivamente doppiato anche in italiano. Del film sono stati fatti due sequel:Zeitgeist: Addendum e Zeitgeist: Moving Forward.
È un documentario diviso in tre parti, apparentemente distinte ma rivolte verso un unico messaggio:
  • La prima parte tratta della religione cristiana come mito, comparando la storia del Cristo con quella di diverse religioni precedenti, in particolare con il mito di Horus. Così facendo propone una lettura astrologica della Bibbia.
  • La seconda parte rivisita gli attentati dell'11 settembre 2001 in chiave cospirazionista, i possibili artefici dell'attentato, chi possa averne tratto beneficio e se potevano essere evitati.
  • La terza parte traccia un filo conduttore tra i grandi conflitti bellici che hanno coinvolto gli Stati Uniti, partendo dalla prima guerra mondiale sino alla seconda guerra del golfo, riconducendo il tutto alle logiche affaristiche dei maggiori cartelli bancari statunitensi e al ruolo principale della stessa Federal Reserve.

L'Ultima Parola : "Il Club" 24/05/2013



Ma che si dicono che noi non dobbiamo sapere?

Bilderberg? Rome November 13 2012.



Ma che decidono a porte chiuse? E perchè noi non dobbiamo sapere?

martedì 24 settembre 2013

Il Questore a 5 Stelle apre la scatola di tonno: ecco i primi conti del Senato.- Laura Bottici

apricastole.jpg

Il Senato è una città chiusa che non permette a nessuno di verificare la propria gestione, ma esige di controllare ed amministrare il Popolo italiano con cui ormai non ha più nessun contatto.
Vi ricordate l'apriscatole? ..... dopo 6 mesi di lavoro possiamo cominciare a farvi vedere cosa fanno i Tonni dentro la scatoletta.
Il Consiglio di Presidenza e il Collegio dei Questori hanno la possibilità, tramite delibere interne e a loro insindacabile giudizio, di elargire fondi provenienti dal bilancio del Senato a soggetti pubblici e privati.
In primis il Senato nel 2012 ha versato un contributo di Euro 81.500,00 al Circolo di Palazzo Madama, non so dove sia nè cosa faccia, e sinceramente non mi interessa frequentarlo ma mi piacerebbe capire come spendono i nostri soldi.
Invece per quanto riguarda le autonome elargizioni benefiche di cui sopra, nel 2012 una stretta cerchia di persone ha così deciso di spendere 1.022.513,48 Euro nostri:
Euro 546.140,00 Associazioni, Onlus, Fondazioni (quali sono?)
Euro 7.960,00 Ospedali (non saranno troppi?)
Euro 130.299,00 Persone fisiche (???)
Euro 22.574,59 Persone giuridiche (???)
Euro 31.500,00 Enti locali
Euro 147.459,00 Enti religiosi (non bastava l'esenzione dall'Imu?)
- Euro 10.000,00 Scuole
Da notare quanto questi politici hanno devoluto a varie organizzazioni e quanto a ospedali e scuole....... l'elargizione di una borsa di studio di Euro 5.000,00e il versamento di Euro 10.000,00 a Telethon appaiono come le solite foglie di fico......
Compresi nel totale troviamo i fondi spesi per il concerto di Natale 2011 2012 per Euro 65.076,45 ed Euro 4.472,16 per la mostra dei 150 anni dell'unità d'Italia, la donazione all'Associazione ex parlamentari per Euro 15.500,00 eEuro 26.532,28 per regalie e bonus per dipendenti società esterne.
Nella scatoletta c'erano Tonni indisturbati ma da quando siamo nel Palazzo gli stiamo togliendo un po' di sonno. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?) Noi neppure. Alla prossima puntata...
Laura Bottici
portavoce Movimento 5 Stelle Senato
Questore Senato della Repubblica*

Mafia: arrestati genero e figlia di Vittorio Mangano.


Beni per 700 milioni confiscati a imprenditore ritenuto prestanome dle boss latitante Matteo Messina Denaro.

MILANO - Il genero e la figlia di Vittorio Mangano, e uno dei suoi principali uomini di fiducia tra gli arrestati dalla Squadra mobile di Milano, nell'ambito di un'indagine sulla criminalità organizzata di stampo mafioso. La Dda di Milano, che coordina l'operazione.
Beni mobili e immobili per un valore di oltre 700 milioni sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia all'imprenditore di Castelvetrano Giuseppe Grigoli, 64 anni, indicato dagli inquirenti come uomo di fiducia e prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro, ritenuto nuovo capo di Cosa Nostra.
gip, esponenti politici 'capitale' per cosca  - Tra il ''capitale sociale'' a disposizione della cosca mafiosa operante a Milano, di cui avrebbero fatto parte anche la figlia e il genero di Vittorio Mangano, c'erano anche alcuni ''esponenti politici'' che si rivolgevano a Giuseppe Porto, uno degli arrestati, ''per ottenere un aiuto nelle imminenti consultazioni elettorali''. Lo scrive il gip di Milano Stefania Donadeo nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di otto persone.
Le indagini della Squadra Mobile di Milano hanno evidenziato un cospicuo flusso di denaro che serviva per mantenere latitanti ma che veniva anche investito in nuove attività imprenditoriali, infiltrando ulteriormente, quindi, l'economia lombarda. Le indagini della Polizia di Stato hanno individuato una complessa rete di società cooperative attive nella logistica e nei servizi che mediante false fatturazioni e sfruttamento della manodopera hanno realizzato profitti in nero dal 2007, un fiume di denaro che sarebbe servito a gestire la latitanza di esponenti di Cosa Nostra e di operare nuovi investimenti imprenditoriali in Lombardia. Decine di perquisizioni sono state eseguite nel Milanese (a Peschiera Borromeo, Bresso, Corsico, San Donato Milanese, Brugherio, Trezzano sul Naviglio), in provincia di Varese, a Monza, a Lodi e a Cremona. Le accuse ipotizzate vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso e l'estorsione, alle false fatturazioni, il favoreggiamento e l'impiego di manodopera clandestina. I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal gip del Tribunale di Milano, Stefano Donadeo, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Marcello Tatangelo.
Dda Milano, in Lombardia 'è imprenditoriale' - In Lombardia siamo di fronte a una "mafia imprenditoriale", che cerca di fare affari, e non solo illeciti. L'osservazione è contenuta in un passo del dispositivo della Dda di Milano, che coordina l'operazione contro la criminalità organizzata che ha portato a otto arresti tra i quali la figlia e il genero di Vittorio Mangano. "L'associazione contestata corrisponde alla mafia imprenditoriale - dicono i magistrati della Dda nel dispositivo che ha portato all'emissione dei provvedimenti di custodia cautelare- cioè a un'associazione che si avvale della forza dalla storia e dalla fama della realtà criminale a cui appartiene ... non per realizzare in via esclusiva evidenti azioni illegali bensì per entrare nel tessuto economico della zona d'appartenenza e trarne un beneficio economico''. Oltre alle otto misure emesse dal gip di Milano Stefania Donadeo (e non Stefano come riferito sulle prime, ndr) e alle perquisizioni, sono stati individuati beni e conti correnti ora al vaglio della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano.
La relazione pericolosa tra Dell'Utri e Mangano. Tra gli anni Settanta e il 1992 Marcello Dell'Utri, con la mediazione di Gaetano Cina', avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra comeStefano Bontade, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, che poi lavoro'come ''stalliere'' nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi.Questi rapporti sarebbero serviti a Dell'Utri per assicurare la''protezione'' mafiosa alle operazioni finanziarie da lui gestite per se' e nell'interesse delle societa' di Berlusconi.Questi i motivi che hanno portato alla condanna del senatore del Pdl.
La Cassazione, motivando la sentenza su Dell'Utri scrisse: 'Il senatore Marcello Dell'Utri e'stato il ''mediatore'' dell'accordo protettivo per il quale Berlusconi pago' alla mafia ''cospicue somme'' per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell'Utri'. E ancora: 'Per quanto riguarda l'assunzione del mafioso 'Stalliere' Mangano alla villa di Arcore, ad avviso della Suprema Corte il dato di fatto ''indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti, e' stato congruamente delineato dai giudici di merito come indicativo, senza possibilita' di valide alternative, di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell'Utri che, di quella assunzione, e' stato l'artefice grazie anche all'impegno specifico profuso daCina'''.
Mangano: Dda, parenti raccolgono eredità criminale  - Vittorio Mangano, al vertice del mandamento di Pagliarelli, è deceduto agli arresti domiciliari nel luglio del 2000. Entra come un ciclone nelle cronache giudiziarie quando si scopre che l'esponente di Cosa Nostra lavora come 'stalliere' (in realtà è un amministratore) nella villa di Arcore (Milano), assunto da Silvio Berlusconi cui l'ha presentato Marcello Dell'Utri. Cinzia Mangano, sua figlia, e il genero, Enrico Di Grusa, secondo le risultanze della Dda avrebbero "raccolto la sua eredità criminale" aiutati da Giuseppe Porto, uomo di fiducia a Milano. Vittorio Mangano era già stato tre volte in carcere, nel '67 era stato diffidato come ''persona pericolosa'', poi era finito sotto inchiesta per reati che vanno dalla ricettazione alla tentata estorsione e nel '72 era stato fermato in auto con un mafioso trafficante di droga. A Marcello Dell'Utri, secondo le risultanze processuali, l'aveva raccomandato Gaetano Cina', imparentato per tramite della moglie con due boss allora seduti nella 'cupola' di Cosa nostra, Bontade e Teresi. La Digos di Milano scrive in un rapporto del 1984 che Mangano resto' ad Arcore due anni, durante i quali fu arrestato altre due volte per scontare condanne per truffa, possesso di un coltello e ricettazione. L'allora imprenditore e futuro presidente del consiglio, lasciava affidata a lui la sicurezza della villa e dei suoi figli piccoli, che Mangano accompagnava personalmente a scuola. Mangano lasciò Arcore nel 1976, ma continuò a gravitare su Milano, dove curava un traffico di droga per conto della mafia per il quale verrà arrestato nel 1980 e condannato. Tra il 1999 ed il 2000 avrà ben quattro condanne dai giudici di Palermo: una all'ergastolo per duplice omicidio, altre due per mafia ed estorsione ed ancora una per traffico di droga.