venerdì 9 dicembre 2016

Terapia con flash di luce per fermare l'Alzheimer.



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Testata con successo sui topi, è indolore e non invasiva.

La luce per contrastare l'Alzheimer. E' l'idea alla base della strategia, testata con successo sui topi, dai ricercatori del Massachussets Institute of technology (Mit), che hanno verificato come una terapia a base di flash di luci stroboscopiche (come quelle della discoteca) negli occhi stimoli le cellule immunitarie a divorare le proteine beta-amiloide, che si accumulano nel cervello causando la demenza.
Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature, il tasso perfetto di flash è di 40 lampi al secondo, un tremolio a malapena percepibile, quattro volte più veloce delle luci stroboscopiche della discoteca. Lo sviluppo di proteina beta-amiloide è uno dei primi cambiamenti che si osservano nel cervello dei malati di Alzheimer. Si accumula, formando delle placche, che si ritiene causino la morte dei neuroni e la perdita di memoria. Da tempo si studiano modi per prevenire la formazione di queste placche con i farmaci, ma i risultati finora sono stati deludenti. I ricercatori guidati da Li-Huei Tsai hanno tentato la strada che sfrutta la luce. Quando i topi sono stati messi di fronte ai lampi di luce per un'ora, si è notata una evidente riduzione della proteina beta-amiloide nelle 12-24 ore successive, nelle parti del cervello deputate alla vista.
Facendolo tutti i giorni per una settimana, i cali di proteina sono stati ancora maggiori. Allo stesso modo, una stimolazione luminosa diretta all'area del cervello che gestisce la memoria - l'ippocampo - ha portato ad una riduzione di beta-amoloide lì. La luce funziona perchè chiama a raccolta le cellule immunitarie che si trovano lì (le microglia), che agiscono da spazzine, mangiandosi agenti patogeni pericolosi, come le proteine beta-amiloide. L'idea è che eliminando la proteina, e fermando la formazione di placche, si riesca a bloccare l'avanzata della malattia e dei suoi sintomi. Si potrebbe così sviluppare una terapia indolore e non invasiva. 
Il metodo va ora provato sull'uomo, e ricercatori hanno già richiesto l'autorizzazione alla Food and drug administration.

mercoledì 7 dicembre 2016

Chi siamo.


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Siamo gli schiavi moderni, siamo quelli che si muovono tutti allo stesso ritmo di una musica nascosta che batte il tempo e ti suggerisce automaticamente come, quando muovercii. 

Mangeremo cibi preconfezionati senza alcun sapore in grandi mense asettiche, l'uno attaccato all'altro senza guardarci, senza parlarci, immersi in pensieri sconfortanti, con una rabbia dentro senza speranza.


Siamo in un film di fantascienza in cui truppe di umani si muovono a comando, tutti vestiti allo stesso modo con una tuta grigia, senza personalità, tutti della stessa taglia, senza idee, senza cultura, senza distinzione alcuna. 

Formiche umane.
Con il jobs act ci hanno tolto anche la speranza di un futuro.
Ora non potremo mai più sperare di migliorare la nostra vita, saremo tutti zombi privati della volontà, proni e riconoscenti al padrone di turno che ci tiene in vita; lavoreremo 18 ore al giorno in aziende quotate in borsa, cambieremo datore di lavoro tante volte in un anno, e subiremo pressioni incredibili e insostenibili a seconda del vento che tira, saremo venduti da un padrone all'altro come moneta sonante, senza alcuna certezza di un domani, accontentandoci di remunerazioni sempre più basse e con la certezza che da vecchi finiremo sotto i ponti senza assistenza. 

Le nostre remunerazioni saranno la carta straccia delle speculazioni bancarie andate in fumo.

L'istruzione e la sanità saranno privatizzate e, pertanto, inaccessibili per noi


Smetteremo di mettere figli al mondo, adotteremo gli animali perchè meno dispendiosi.
I veterinari lavoreranno più dei pediatri.


Non avremo più bisogno di avvocati, sarà inutile fare causa alle industrie che potranno, invece, fare causa alle nazioni in virtù di accordi stipulati da aziende multinazionali di proprietà di pochi magnati che tutto possono.


Saremo un popolo di poveri schiavi al servizio di pochi ricchi Epuloni, i quali diventeranno sempre più ricchi e andranno a vivere su isole paradisiache di loro proprietà comprate con i ricavi in borsa e dalle quali controlleranno il resto del mondo.
Per le strade incroceremo volti inespressivi, corpi privi di vita, zombi.


Quando moriremo finiremo nel dimenticatoio, come se non fossimo mai esistiti.


Cetta.

UNA VITTORIA MISTIFICATA. - Lorenza Carlassare

Una vittoria mistificata

Le hanno viste le bandiere rosse nelle piazze, nei teatri, nei tanti luoghi degli incontri festosi dei Comitati del No?
Per neutralizzare il risultato clamoroso del referendum, nei loro interminabili vaniloqui televisivi i soliti noti ne celano l’esistenza e insistono nel riferire quel successo soltanto ai partiti (affermando così che ha vinto la destra) ignorandone volutamente il grande protagonista, il popolo italiano in tutte le sue diversificazioni e le associazioni nelle quali si è riconosciuto, ha trovato espressione, ha potuto far sentire la sua voce (Libertà e Giustizia e i Comitati). In particolare ignorando il popolo della sinistra che, da tempo senza un partito di riferimento, si è mobilitato per lunghissimi mesi lavorando col massimo impegno civile trovando nuove aggregazioni.
Non più rappresentati dal Pd che in passato votavano (da tempo trasformato dall’interno a opera di un manipolo arrogante che se ne è impadronito) né da altre sigle, questi cittadini costituiscono la più possente forza per un cambiamento reale, per la svolta vera che può consentirci di ripartire; e non distruggendo la Costituzione, ma finalmente applicandone le norme e dare ai suoi principi una vita effettiva. A essi si dovrebbe guardare.
Ma è la mobilitazione dal basso nella sua spontaneità irresistibile che i “conservatori” dell’esistente non possono tollerare; perciò si agitano scompostamente per minimizzarne la portata, per celarla sotto un profluvio di parole senza spessore e verità, per distorcerne il senso a difesa dell’assetto consolidato di poteri e interessi, ogni giorno più invasivo e arrogante.
Nonostante gli sforzi assillanti compiuti dal governo per convincere gli elettori a votare Sì, nonostante le ripetute menzogne, i mezzi ingenti profusi e le paure suscitate con complicità estese, il tentativo di tacitare il popolo non è riuscito. I cittadini si sono pronunziati respingendo la riforma in contrasto coi loro governanti che, forse, nemmeno si aspettavano la sconfitta. Oggi, ripeto, si tenta di soffocare la portata di uno spontaneo pronunciamento collettivo di grandi dimensioni, si vuole mistificarne il senso e confonderne gli attori.
È soltanto l’incapacità dell’informazione di regime di leggere la realtà del paese, d’intendere i suoi movimenti profondi? Un’informazione – come dice Marco Travaglio – la quale anche nella lunga notte del referendum “esibiva le sue migliori facce sepolcrali nel talk show, e tanto per cambiare non aveva capito nulla del Paese che dovrebbe interpretare e raccontare, invece non sa più neppure dove stia nella carta geografica”.
Temo di no. C’è dell’altro, mi pare, qualcosa di ancor più grave di cui quell’informazione è intrisa: l’evidente intento di minimizzare e contraffare, in una direzione più conveniente per il potere, la volontà popolare. Operazione quanto mai difficile ora che la volontà popolare si è espressa con una forza e consapevolezza impossibili da ignorare.

Trump annuncia un dazio del 35% sulle imprese che delocalizzano.

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Le imprese americane che porteranno all’estero la popria produzione per poi rivenderla negli Stati Uniti saranno sanzionate con una tassa all’import del 35 per cento. 

Lo ha scritto su twitter il presidente eletto Donald Trump, confermando così la sua aggressiva politica volta a incentivare gli investimenti aziendali nel Paese e a scoraggiare la delocalizzazione produttiva.
Il monito del tycoon in una serie di tweet in cui si spiega come la nuova amministrazione vuole invece incentivare le imprese che restano in America con un drastico taglio di tasse e regole.
«Ogni impresa che lascia il nostro Paese per un altro - ha scritto in un tweet - licenzia i propri dipendenti, costruisce una nuova fabbrica all’estero e poi pensa di poter rivendere i prodotti negli Usa senza conseguenze, SBAGLIA! Presto ci sarà una tassa del 35% sulla nostra frontiera sempre più forte per tutte le aziende che vogliono rivendere i loro prodotti dentro il nostro confine».
In settimana Trump ha annunciato con grande soddisfazione di aver raggiunto un accordo con United Technologies Corp. che prevede di mantenere 1.100 posti di lavoro in uno stabilimento che produce impianti di aria condizionata per aerei a Indianapolis. In origine i piani dell’azienda prevedevano di trasferire quei posti in Messico, dove avrebbe pagato i dipendenti 3 dollari l’ora anziché tra i 20 e i 26. La teatralità del gesto non scioglie però i nodi. Carrier procederà comunque a spostare altri 1.300 impieghi oltre confine. E i posti salvati sono lo 0,2% degli impieghi manifatturieri in Indiana, in calo del 20% dal Duemila.
Mentre sull'abbassamento della coporate tax dal 35 al 15% - finora solo promessa in campagna - il coro di consensi è unanime, alcuni economisti ritengono che la politica protezionistica di Trump potrebbe danneggiare l'economia americana. Anche il Wall Street Journal di Rupert Murdoch ha criticato l'eventuale tassa: per il giornale economico il governo non dovrebbe interferire con le decisioni delle imprese che vanno lasciate libere di massimizzare i loro profitti.

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/mondo/2016-12-04/trump-annuncia-dazio-35percento-imprese-che-delocalizzano-163225.shtml?uuid=ADKP1E7B&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook&refresh_ce=1

Considerazioni.

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Leggendo in giro le considerazioni espresse sul risultato del referendum mi rendo conto che nessuno attribuisce il risultato alla volontà espressa dai cittadini, ma alle pressioni effettuate dalle varie e contrarie fazioni politiche.
Il che equivarrebbe a sostenere che noi non siamo in grado di capire e decidere da soli, senza il loro suggerimento o il loro input.
Ancora non hanno capito che i cittadini sono stanchi di subire gli umori di persone che occupano le stanze del governo abusivamente. Abusivamente perchè non adempiono al compito per il quale sono stati scelti: legiferare per migliorare la vita di chi ha dato loro fiducia.
Ancora oggi, dopo il risultato devastante ottenuto, si riuniscono per cercare di restare a galla senza preoccuparsi di chiedersi perchè hanno ricevuto una batosta di proporzioni gigantesche.
Noi, per loro, non esistiamo, infatti volevano esautorarci di un ulteriore diritto sancito dalla Costituzione, quello della sovranità, del diritto di eleggere noi i nostri rappresentanti della più alta camera del Parlamento, diritto che non ci riconosceranno mai.
Stanno dimostrando di essere poco sensibili alle necessità di chi li mantiene, posizionandosi, oltretutto, su un gradino più alto del nostro.
E per rendere meglio questa loro posizione, si trincerano dietro guardie del corpo e auto blindate.
Hanno frequentazioni di alto livello, frequentano, infatti, solo personaggi che da semplici popolani non potrebbero frequentare, distaccandosi, nel contempo, da chi dovrebbero coccolare per ottenere maggiore consenso. Ormai, i nostri rappresentanti li vediamo solo sui giornali ed in TV, Sono solo avatar fastidiosi e costosi.
Mi sembra di essere stata proiettata nel medio evo in cui esistevano i vassalli i valvassini e i valvassori.
E' mortificante constatare che, comunque vadano le cose, non capiranno mai, presi come sono dalla smania del potere, qual'è il nocciolo della questione.
Questa classe politica va cambiata, va riprogrammata.
Mettiamo un punto e andiamo a capo.

Cetta.

martedì 6 dicembre 2016

Istat, un residente su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale: al Sud quasi il 50%.

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La metà delle famiglie vive con duemila euro al mese. Cresce il divario tra nuclei più e meno abbienti.


Secondo l'Istat oltre una persona su quattro, il 28,7% delle persone residenti in Italia, nel 2015 è "a rischio di povertà o esclusione sociale". Percentuale quasi raddoppiata al Sud, dove il pericolo riguarda quasi un individuo su due. L'Istituto sottolinea che il dato è "sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%)". Il risultato è sintesi di "un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 12,1% a 11,7%)".
La quota è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) a sintesi di un aumento degli individui a rischio di povertà (dal 19,4% a 19,9%) e del calo di quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (da 12,1% a 11,7%). Resta invece invariata la stima di chi vive in famiglie gravemente deprivate (11,5%).

Situazione più grave al Sud - "I livelli di rischio povertà sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori più elevati - spiega l'Istat - in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%)". La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%.

Metà famiglie vive con duemila euro al mese - In Italia la metà delle famiglie residenti può contare su un reddito netto non superiore a 24.190 euro, ovvero a 2.016 euro al mese. Rispetto all'anno precedente, l'Istat rileva un "valore sostanzialmente stabile". Una novità visto che il reddito familiare in termini reali interrompe "una caduta in atto dal 2009, che ha comportato una riduzione complessiva di circa il 12% del potere d'acquisto delle famiglie".

In difficoltà soprattutto le famiglie numerose - Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

Target Ue ancora lontani - Il rischio povertà riguarda in pratica 17 milioni e 469mila persone, una cifra che "allontana" ulteriormente gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europea 2020: entro tre anni, infatti, l'Italia dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12 milioni e 882mila. Attualmente la popolazione esposta è invece "superiore di 4 milioni 587 mila unità rispetto al target previsto".

Cresce il divario tra famiglie ricche e povere - Secondo l'Istat il 20% più ricco delle famiglie italiane percepisce il 39,3% dei redditi totali, mentre il 20% più povero ne percepisce il 6,7%. In altri termini, il reddito delle famiglie più abbienti è ben 5,9 volte quello delle famiglie appartenenti al primo quinto. Se si include l'affitto figurativo, la disuguaglianza diminuisce e le quote passano rispettivamente a 7,7% e 37,3%: le famiglie più ricche percepiscono cioè un reddito pari a 4,9 volte quello delle famiglie del primo quinto.

La galassia gigante che viene dal freddo.

La galassia gigante che viene dal freddo

L'osservazione di un ammasso galattico distante da noi 10 miliardi di anni luce, ha rivelato che l'enorme galassia Tela di ragno che si trova al suo centro si sta condensando direttamente da una nube di gas a temperatura bassissima, in cui sono immerse galassie più piccole.

Le galassie spesso si aggregano a centinaia di migliaia, formando un ammasso, al centro del quale si trovano le galassie più massicce dell'universo. Finora, nella comunità astronomica era diffusa la convinzione che queste super-galassie si formassero a partire dalla fusione di diverse galassie più piccole, che collassavano sotto l'effetto della propria gravità.

Il modello è stato ora raffinato da un articolo pubblicato sulla rivista “Science” da un gruppo internazionale di astronomi guidati da Bjorn Emonts del Centro per l'Astrobiologia di Madrid, in Spagna, che hanno osservato un ammasso allo stadio embrionale distante da noi 10 miliardi di anni luce con il Very Large Array del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) degli Stati Uniti, nel New Mexico, e con l'Australia Telescope Compact Array.


L'ammasso che, data la distanza, noi vediamo com'era quando l'universo aveva pochi miliardi di anni, ospita nel suo nucleo una galassia gigante, denominata Tela di ragno. Le osservazioni indicano che questa super-galassia si sta formando a partire dalla fusione di galassie che "galleggiano" in una nube cosmica di gas, costituita per lo più da molecole di idrogeno, il materiale fondamentale di stelle e galassie. La nube ha una massa di circa 100 miliardi di masse solari e si trova a un temperatura di circa -200 gradi Celsius.

“È stato scioccante vedere questa nube così fredda, perché ci aspettavamo di vedere un enorme numero di galasse collassare e riscaldare il gas”, ha spiegato Matthew Lehnert dell'Institut d’Astrophysique di Parigi, in Francia. “Perciò pensavamo che tutto il gas freddo sarebbe rimasto intrappolato ben in profondità all'interno delle galassie”.

Ma 
l'occhio attento del Very Large Array ha rivelato che la maggior parte del gas freddo non è nelle piccole galassie. L'Australia Telescope Compact Array, d'altra parte, ha mostrato chiaramente la nube di gas cosmico che le sommerge. Inoltre, un precedente lavoro di un altro gruppo di ricerca aveva rilevato che nella Tela di ragno miliardi di stelle giovani si sono misteriosamente accese, segno di una formazione di stelle al di fuori delle galassie. Perciò ora gli astronomi pensano che questa super-galassia si stia condensando direttamente dalla nube di gas freddo.

"La cosa sorprendente è che il gas si estende su scale molto ampie, circa 230 mila anni luce, ma non sembra associato alle singole piccole galassie che costituiscono l'ammasso", ha aggiunto Laura Pentericci, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Roma a Monteporzio, coautrice dell'articolo. "Anche la velocità del gas e quella delle galassie sono molto diverse tra loro e questo conferma che si tratta di due componenti distinte".

Gli astronomi non hanno osservato direttamente l'idrogeno, ma lo hanno localizzato tracciando il monossido di carbonio, un "tracciante" molto più facile da rilevare.

“Il monossido di carbonio che abbiamo rilevato è un prodotto di scarto di precedenti stelle, una forma di riciclaggio cosmico, ma non possiamo dire in modo certo da dove provenga il gas né come si sia accumulato nel nucleo dell'ammasso, ha commentato Emonts. “Per scoprirlo, dovremmo dare un'occhiata ancora più in profondità nella storia dell'universo”.


http://www.lescienze.it/news/2016/12/01/news/galassie_giganti_nubi_gas-3336500/