sabato 18 novembre 2017

E' morto finalmente!

Risultati immagini per toto riina

La terra si è liberata di un cancro purulento.
Nessuna pietà per un vigliacco che uccideva con ferocia inaudita chiunque gli si parasse davanti.

Per quanto riguarda il resto della cancrena possiamo solo sperare che chi governa se ne voglia liberare definitivamente e per sempre.
Abbiamo bisogno urgente di respirare aria pulita, sotto tutti i punti di vista per evitare una metastasi.
Siamo ancora in tempo per evitarla, spero.

Tesla entra nel trasporto merci, dal 2019 un tir elettrico.

Tesla, nel 2019 un tir elettrico © ANSA

ROMA - Tesla punta a rivoluzionare in chiave 'verde' il trasporto su gomma con un tir elettrico che arriverà sulle strade nel 2019. Mostrato nel corso di un evento californiano dal fondatore della società, Elon Musk, che si è presentato al pubblico a bordo del mezzo, l'autoarticolato promette di percorrere 800 chilometri con una sola ricarica anche a pieno carico (36 tonnellate).
Il veicolo si chiama Tesla Semi e, secondo Musk, rispetto ai tir tradizionali "è migliore sotto ogni punto di vista". Anche economico, se si considerano i minori costi di alimentazione e mantenimento.
Wal-Mart, il colosso della grande distribuzione americana, sara' uno dei primi a testare i camion elettrici Tesla. ''Abbiamo una lunga tradizione nel testare nuove tecnologie e siamo contenti di essere fra i primi e testare i nuovi veicoli'' Tesla, mette in evidenza Wal-Mart.
In produzione nel 2019, avrà il sistema Autopilot che mantiene una determinata velocità, rallenta nel traffico e assicura di restare nella propria corsia. L'autoarticolato è prenotabile con un anticipo di 5 mila dollari, ma il prezzo finale non è stato ancora reso noto.
Ammonta a 200mila dollari, invece, il listino di partenza di un altro veicolo presentato da Tesla: un'auto sportiva a quattro posti. Chiamata Roadster 2, è l'aggiornamento superpotenziato della Roadster presentata nel 2008. Va da zero a cento in 1,9 secondi, ha una velocità massima di 402 chilometri orari e un'autonomia di mille chilometri dalla presa elettrica. Arriverà nel 2020, ma può essere prenotata da subito con un anticipo di 45mila dollari.
Tesla Roadster, elettrica al top con prezzi da supercar
Tesla Roadster
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venerdì 17 novembre 2017

COME UCCIDERCI UN PO’ ALLA VOLTA: IL GLIFOSATO È UN ERBICIDA O UN GENOCIDA? - William Engdahl


Worker spraying strawberry fields with pesticide.

Una delle azioni più bizzarre in termini di salute e sicurezza dei cittadini dell’UE è la saga della Monsanto e del suo erbicida tossico o distruggi-infestanti, il Roundup, il più usato sul pianeta. 
Il 25 ottobre 2017 la Commissione dell’Unione europea ha annunciato nuovamente che mancava l’indispensabile voto degli Stati membri per l’approvazione di una proroga di dieci anni alla licenza per il killer glifosato. Ci proveranno di nuovo. Dietro questo apparente annuncio di routine c’è una delle battaglie più calde sul cibo e sulla salute umana che il mondo abbia visto dalla decisione del 1972 degli USA di vietare l’uso del del mortifero pesticida DDT sui raccolti. Questa volta i problemi vanno ben oltre il divieto del glifosato. Riguardano il futuro della fecondità umana o la sua mancanza.
Nel giugno 2016, la Commissione europea ha fatto uno sporco compromesso per consentire un’estensione di 18 mesi all’utilizzo nell’UE del distruttore di erbacce a base di glifosato, periodo in cui si supponeva che maggiori studi scientifici avrebbero chiarito se il glifosato fosse un cancerogeno. È stato lo stesso stallo a cui erano giunti gli Stati membri sull’uso del glifosato, il principale ingrediente tossico dell’erbicida Roundup della Monsanto, al rinnovo della licenza come abbiamo visto (1) nello scorso ottobre.
Nel marzo 2017 l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) dell’UE ha emesso una relazione che precisa che “le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri previsti dal regolamento CLP per classificare il glifosato per tossicità sugli specifici organi bersaglio come cancerogeno, mutageno o per tossicità riproduttiva” (2).
L’ECHA, con sede a Helsinki, è un organismo creato solo nel 2007 e fondato per monitorare l’uso sicuro delle sostanze chimiche e per diffondere informazioni disponibili piuttosto che condurre autonome prove sulla sicurezza delle sostanze chimiche. Non ha effettuato studi indipendenti o prove per determinare se il glifosato sia o meno un probabile cancerogeno, un fatto sul quale Bruxelles e l’industria dei pesticidi glissano disinvoltamente.
Nel marzo 2015 l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, che ha questa competenza nella ricerca, ha classificato il glifosato come un “probabile cancerogeno”.
Nell’ottobre 2015, prima della data di scadenza della licenza, circa 47 organizzazioni tra ambientaliste, specialistiche sul cancro di scienziati e medici, hanno scritto una lettera aperta al commissario per la salute della Comunità europea Vytenis Andriukaitis, invitando la Commissione a vietare il glifosato in attesa di una valutazione scientifica esaustiva. La valutazione utilizzata dalla Commissione europea è stata fornita dall’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BfR) ed è basata sugli studi per la sicurezza del settore forniti alla BfR dalla stessa Monsanto e da altre fonti industriali.
La corruzione dell’UE e la salute umana.
La determinazione della “non carcinogenicità” per il glifosato usando i dati dell’ECHA è stata una evidente operazione politica della corrotta commissione dell’UE per ottenere un’altra approvazione a sostenere la propria posizione pro-glifosato, una posizione di cui beneficia solo la Monsanto e altri produttori di agrochimici a scapito della vita umana e della salute.
La fonte per ambedue gli organismi dell’EU, sia l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, che affermano che il glifosato non è cancerogeno in contraddizione con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, è l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BfR) responsabile nella confederazione per la valutazione del glifosato nell’UE.
Secondo le note normative comunitarie, una sostanza deve essere considerata cancerogena se due studi sugli animali condotti in maniera indipendente dimostrano un incremento nell’incidenza dei tumori. Nel caso del glifosato, almeno sette su dodici studi a lungo termine hanno trovato una maggiore incidenza di tumori.
Una relazione del tossicologo tedesco Dr Peter Clausing ha scoperto che gli organismi dell’UE e l’organismo tedesco designato dall’UE a valutare la sicurezza degli oli al glifosato, il BfR, ignorarono quegli studi pertinenti. Clausing dichiara,
La BfR non è riuscita a riconoscere numerosi incidenti tumorali significativi, a causa della mancata applicazione dei test statistici appropriati stabiliti dall’OCSE e dall’ECHA. La BfR si era invece basata sulle prove statistiche fornite dall’industria produttrice… (3)”
E la relazione tedesca della BfR è stata la base per le successive determinazioni dell’approvazione dell’EFSA e ora dell’ECHA, gli organi dell’UE a cui è affidata la protezione della popolazione dalle tossine chimiche pericolose.
Qualcuno viene trattato da stupido da Bruxelles, ma le conseguenze sono ben più gravi in termini di salute umana e persino per quanto riguarda la stessa riproduzione dell’uomo.
Distruttore di sperma?
Le dimensioni dell’esposizione umana e animale alle enormi quantità di erbicidi a base di glifosato nella catena alimentare mondiale stanno solo debolmente cominciando a diminuire. Il motivo è l’enorme peso della lobby agro-chimica dell’industria intorno a società come Monsanto, Syngenta e la Bayer AG, che presto sarà proprietaria della Monsanto. Finora sono riusciti a utilizzare le proprie risorse finanziarie e legali per distorcere i risultati dei test e per ottenere la regolamentare approvazione da parte della dimostrabile corrotta agenzia la Environmental Protection e della Food and Drug Administration a Washington, influenzate dalla Monsanto (4).
Da lì si è diffuso alla Commissione europea e alle agenzie pertinenti come l’EFSA e l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, nonostante il sempre più diffuso rifiuto della popolazione delle colture OGM.
Un recente studio pubblicato dal Journal of Environmental Toxicology and Pharmacology – uno studio che non ha ricevuto alcuna visibilità nei media principali – suona l’allarme sugli effetti dell’esposizione umana a lungo termine al glifosato per la produzione di un sano sperma umano, un problema che inizia a essere causa di grande allarme nei paesi occidentali dove vengono utilizzati prodotti chimici e pesticidi in dosi massicce da parte dei produttori di agroalimentari.
Lo studio, che indubbiamente garantisce un importante seguito a studi successivi, ha trovato gli effetti di un erbicida a base di glifosato dopo un’esposizione di 8 giorni su ratti adulti, tra cui:
“Un’espressione significativa e differenziale di aromatasi nei testicoli”. L’aromatasi è un enzima responsabile di un passo fondamentale nella biosintesi degli estrogeni, secondo Wikipedia, trovata tra le altre localizzazioni del corpo nel cervello e nelle gonadi ed è un fattore importante nello sviluppo sessuale. Gli autori hanno concluso che “la ripetizione delle esposizioni di questo erbicida potrebbe alterare la riproduzione nei mammiferi (5).
Esistono numerosi studi, indipendenti dalla Monsanto e da altre fonti corrotte dell’industria, che dimostrano ad un livello allarmante che l’esposizione delle specie umane e animali a erbicidi a base di glifosato può essere causa di tumori e cancro, ma può anche danneggiare la riproduzione sessuale umana sia attualmente che per il futuro della specie umana.
Altri test hanno rivelato la presenza di quantità significative di glifosato, dovuta al suo uso come erbicida, nella maggior parte della popolazione degli Stati Uniti dove il Roundup della Monsanto viene utilizzato in dosi massicce in agricoltura così come nei giardini di casa. Uno studio dell’Università della California di San Francisco su campioni di urina di volontari per sapere se fossero stati esposti al glifosato ne ha trovato nel 93% dei campioni testati a un livello medio di 3.096 parti per miliardo (PPB).
Nei bambini sono stati trovati i livelli più alti con una media di 3.586 PPB. I maggiori livelli di glifosato sono stati trovati nella West americano e nel Midwest, il cuore dell’agribusiness statunitense dell’agricoltura (6).
Il progetto Detox statunitense, che ha pubblicato lo studio, ha dichiarato che “Il glifosato non è mai stato studiato da chi definisce la regolamentazione o dall’industria chimica ai livelli a cui è esposta la popolazione umana negli Stati Uniti – meno di 3 mg/kg di peso corporeo al giorno. Questo costituisce un enorme vuoto nel processo di valutazione del rischio per il glifosato, dato che le prove suggeriscono che i bassi livelli della sostanza chimica possono far schizzare gli ormoni anche a livelli ancora più elevati… molti prodotti chimici tossici hanno molta o anche più influenza sulla nostra salute già a basse dosi – queste sostanze chimiche sono conosciute come hacker ormonali o perturbatori endocrini”.
Non è forse ciò per cui i sostenitori dell’eugenetica come Bill Gates, George Soros, Warren Buffett, la famiglia Rockefeller e più recentemente il principe britannico William fanno il tifo? Una selezione della mandria umana in modo che i ricchi abbiano più specie di fauna selvatica (7)?
Frederick Osborn, primo presidente del Population Council creato da John D. Rockefeller III e membro fondatore della American Eugenics Society, aveva formulato il problema che poi i sostenitori dell’eugenetica del genere di Rockefeller, persone che hanno finanziato la ricerca eugenetica nazista a Berlino, hanno affrontato dopo la scoperta degli orrori dei campi di sterminio dei nazisti e i loro esperimenti inumani di eugenetica per eliminare gli esseri umani inferiori come definiti dal Terzo Reich.
In un articolo del 1956 della rivista Eugenics finanziata da Rockefeller,
La stessa parola eugenetica è in disgrazia in alcuni settori…. Dobbiamo chiederci, dove abbiamo sbagliato? Abbiamo tutti ucciso il movimento eugenetico“.
Osborn aveva una risposta pronta: le persone per qualche ragione si sono rifiutate di accettare che erano “inferiori” rispetto a Osborn, Rockefeller, Sanger e la loro “classe superiore”. Come ha detto Osborn,
Non abbiamo tenuto conto di un tratto quasi universale e molto profondo nella natura umana. Le persone non sono semplicemente disposte ad accettare l’idea che la base genetica su cui è stato formato il loro carattere è inferiore e che questo non dovrebbe ripetersi nella generazione successiva…. Non possono accettare l’idea di essere di livello inferiore secondo la normalità…”.
Il rifiuto di Monsanto, impresa fondata durante la prima guerra mondiale come parte della rete Rockefeller di fabbricanti di prodotti chimici bellici e che ha avuto fino a poco tempo fa un Rockefeller nel suo gruppo direttivo, di togliere il Roundup a base di glifosato o addirittura consentire la sperimentazione indipendente dei suoi “segreti commerciali” che secondo alcune stime rendono il glifosato il 2000 % più tossico, ha più a che fare con quel lungo programma eugenetico di Rockefeller per uccidere o “selezionare” la mandria umana che con il profitto aziendale. Il nonno del Principe William, il principe Filippo, il duca di Edimburgo, in un’intervista nel 1988 con un’agenzia di stampa tedesca ha dichiarato: “Se mi reincarnassi, vorrei ritornare come un virus mortale, per contribuire a risolvere la sovrappopolazione” (8). Hmmmmm…
*****
William Engdahl è consulente strategico e docente di rischio, laureato in politica presso l’Università di Princeton, noto esperto su petrolio e geopolitica, esclusivamente per la rivista online “New Eastern Outlook” su cui è stato pubblicato originariamente questo articolo.
09.11.2017 
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLDHUNTER
NOTE:
  1. https://echa.europa.eu/-/glyphosate-not-classified-as-a-carcinogen-by-echa
  2. https://www.global2000.at/sites/global/files/Glyphosate_authorities_breach_regulations.pdf
  3. https://rense.com/general33/fd.htm5. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1382668914001227?via%3Dihub
  4. https://detoxproject.org/1321-2
  5. https://www.telegraph.co.uk/news/2017/11/02/prince-william-warns-many-people-world/
  6. https://eugenicsanddepopulation.blogspot.it/2008/04/cull-human-herd.html

A 11 anni luce da noi un pianeta con temperature simili alle nostre. - Matteo Marini

A 11 anni luce da noi un pianeta con temperature simili alle nostre
Proxima Centauri 

Scoperto grazie allo strumento Harps dell'Eso: orbita attorno a una stella definita 'tranquilla', una nana rossa che non mostra attività estreme. Il che aumenta le possibilità che sulla sua superficie possa svilupparsi la vita. Ross 128 è uno degli astri più vicini alla Terra e tra appena 79.000 anni sarà la più prossima a noi.


LA FIDUCIA nel trovare un mondo simile al nostro e, con esso la vita fuori dalla Terra, si fa ogni giorno più forte nonostante sia una sfida davvero complicata. Non basta che un esopianeta sia nella cosiddetta "fascia di abitabilità", serve anche una stella buona, che non bombardi di radiazioni qualsiasi eventuale forma biologica sulla sua superficie, smembrando gli anelli essenziali della vita, almeno come la conosciamo. Un posto simile forse c'è, e potrebbe trovarsi ad appena 11 anni luce da noi, due passi in termini astronomici, attorno a un astro con le giuste caratteristiche.


Lo European southern observatory ha annunciato la scoperta di Ross 128 b, un pianeta che ha circa le dimensioni della Terra e orbita attorno a una piccola stella, una nana rossa, la dodicesima più vicina al Sole. Secondo gli scienziati, l'esopianeta ha buone possibilità di essere temperato, una ipotetica colonnina di mercurio oscillerebbe cioè tra i -60 e i 20 gradi centigradi: dunque con buone chance che ci siano acqua e magari forme di vita.

Un team internazionale di astronomi ha utilizzato il miglior cacciatore di pianeti che abbiamo sulla Terra: lo strumento Harps dell'Eso, montato su un telescopio da 3,6 metri nel deserto di Atacama, in Cile. Misurando i minimi spostamenti dell'astro hanno dedotto la presenza di un esopianeta: Ross 128 b è 20 volte più vicino alla stella madre della Terra rispetto al Sole (circa sette milioni e mezzo di chilometri) e impiega poco meno di dieci dei nostri giorni per compiere una rivoluzione. È il secondo pianeta più vicino alla Terra dopo Proxima b.


L'eccezionalità della scoperta sta però non tanto nel pianeta stesso (corpi simili sono già noti, anche nella fascia di abitabilità) quanto proprio nella stella che lo ospita. Ross 128 infatti è una nana rossa, molto più fredda del Sole e molto più tranquilla rispetto alle sue sorelle. Si trova nell'area della costellazione della Vergine ma non è visibile a occhio nudo perché la sua luce è molto debole.

LE NANE ROSSE, CULLE QUASI ETERNE
Le nane rosse sono le stelle più comuni nell'Universo e hanno un'aspettativa di vita lunghissima, addirittura superiore all'età attuale dell'Universo. Questo fa di loro le candidate ideali attorno alle quali trovare un pianeta in cui la vita e magari anche una civiltà possa essere nata e abbia avuto tempo sufficiente per evolversi e progredire. Essendo molto fredde però, la fascia di abitabilità è molto stretta: un pianeta deve essere dunque molto vicino per ricevere abbastanza calore da mantenere acqua liquida in superficie. Sfortunatamente, per loro natura, queste stelle sono piuttosto turbolente.

Anche Proxima Centauri, la stella più vicina a noi, è una nana rossa e ha un pianeta che potrebbe somigliare al nostro. Secondo alcuni studi, la sua superficie è bombardata da intensi 'flare' di raggi UV e X, potenzialmente letali per la vita come la conosciamo e che potrebbero aver già spazzato via la sua atmosfera
Ross 128 invece ha dimostrato di essere molto più mansueta e questo la rende interessante per ipotizzare che sul suo pianeta esistano condizioni paragonabili al nostro. Anche se ancora poco si sa della sua atmosfera, la presenza e la composizione, a renderlo un posto speciale è il fatto di essere il più vicino a noi attorno a una nana rossa inattiva.

·IL MISTERIOSO SEGNALE
Ross 128 ha già fatto parlare di sé. A luglio 2017 un segnale proveniente proprio da quell'angolo di cielo ha incuriosito gli scienziati. Strani impulsi captati dal radiotelescopio di Arecibo per i quali andava cercata una spiegazione. Se fossero provenuti davvero dalla stella l'ipotesi di una civiltà aliena, secondo gli stessi scienziati, non sarebbe stata da escludere (non totalmente almeno). Ulteriori indagini hanno trovato come spiegazione più plausibile la provenienza da satelliti in orbita geostazionaria, anche se alcune caratteristiche di quel segnale radio restano difficili da decifrare.

Nei prossimi anni Ross 128b sarà uno dei principali target per l’obiettivo dei telescopi e dei progetti che mirano a cercare prove di vita extraterrestre. A cominciare dall'Elt, il telescopio gigante dell'Eso o del James Webb space telescope della Nasa. A rendere ancora più affascinante l'attesa per nuovi dettagli è la sua posizione. La stella (e con essa il suo pianeta) si sta infatti avvicinando a noi. In un futuro non tanto remoto, in termini astronomici, sarà la più vicina al nostro Sistema solare. Eventuali alieni diventeranno i nostri prossimi vicini di casa tra circa 79.000 anni.

http://www.repubblica.it/scienze/2017/11/15/news/a_11_anni_luce_da_noi_un_pianeta_con_temperature_simili_alle_nostre-181154968/

giovedì 16 novembre 2017

Il debito pubblico sale ancora. Padoan rassicura: "Verso riduzione aggressiva". E Gentiloni replica all'Ue.



Risale, a settembre, il debito pubblico italiano. La Banca d'Italia comunica che è stato pari a 2.283,7 miliardi, in aumento di 4,4 miliardi rispetto al mese precedente quando aveva registrato un ribasso di 21,3 miliardi. L'incremento, spiega Via Nazionale, ha riflesso il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (16,5 miliardi), in parte compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (per 11,3 miliardi) e dall'effetto degli scarti e dei premi all'emissione. Sull'incremento, rileva la Banca d'Italia, incide anche l'effetto degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio (complessivamente hanno contenuto il debito di 0,7 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 4,5 miliardi. Il debito delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,1 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Padoan rassicura sul debito. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, prevede "un calo deciso del debito in un prossimo futuro" grazie alla più alta crescita del Pil nominale. Il ministro spiega alla Cnbc, che il governo italiano si aspetta innanzitutto che l'1,5% di crescita del Pil nel 2017 stimato nel Def "sia confermato", ma ritiene anche che tale cifra possa essere superata. "La fiducia degli investitori nei titoli di Stato dell'Italia è intatta" dice Padoan rispondendo a chi gli chiede degli effetti della graduale riduzione degli acquisti di titoli da parte della Bce, sottolineando che ne sono una dimostrazione l'andamento delle aste del Tesoro e il "recente upgrade da parte di una delle maggiori agenzie di rating" del debito sovrano italiano. Padoan ha quindi spiegato che "la politica di emissione di nuovo debito da parte del Tesoro sta prendendo in piena considerazione l'aspettativa di tassi di interesse più elevati, in modo che il rischio sia già stato incorporato e questo dovrebbe essere chiaramente comunicato ai mercati".
Gentiloni replica all'Ue: "Italia non è più fanalino di coda". "Si può dire che l'inverno dello scontento europeo si è piano piano diluito, al sole del Campidoglio si è sciolto con la firma della dichiarazione dei 60 anni dei trattati d'Europa. Restano delle gravi incognite geopolitiche internazionali. Certamente l'imprevedibilità geopolitica resta. Quest'anno abbiamo assistito anche al proseguire ad una risalita del Paese, della crescita economica passata dal -2% ai livelli dell'+1,8%". Così il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Cattolica del Sacro Cuore "Si parla molto di rimproveri europei, - prosegue Gentiloni - ma noi dobbiamo migliorare la situazione del deficit italiano. Si sono fatti passi in avanti. La crescita accelera. Chi non lo vede dovrebbe rendersi conto che non è così perché non siamo più il fanalino di coda. Da ieri non lo siamo più".
Standard & Poor's cautamente ottimista. L'economia italiana "sta mostrando positivi segnali di ripresa ma dopo sei anni di stagnazione il processo di recupero sarà probabilmente lungo". In un rapporto, l'agenzia di rating ricorda l'accelerazione della crescita nel secondo trimestre con il Pil reale in aumento dell'1,5% quest'anno. Fra i fattori positivi la crescita "degli investimenti grazi agli incentivi fiscali" e dal miglioramento delle condizioni di credito con la soluzione della crisi Mps e delle banche venete. Molto da fare resta però sulla "produttività del lavoro". Secondo Jean-Michel Six, S&P Global Chief Economist "la ripresa sta toccando tutti i settori dell'economia e ciò che particolarmente conforta è che gli investimenti sono tornati a rivestire un ruolo centrale, dopo una pausa a inizio 2017, grazie agli incentivi fiscali". L'agenzia ricorda poi l'aumento della fiducia delle imprese, il miglioramento degli utili aziendali e il calo dei fallimenti, che hanno toccato il livello più basso dal 2009. tuttavia gli investimenti devono ancora fare molto per tornare ai livelli pre-crisi. Il rapporto cita anche la soluzione delle crisi di Mps e delle banche venete e il successo dell'aumento di capitale Unicredit. Inoltre il mercato del lavoro "sta facendo progressi. L'occupazione è tornata ai livelli del 2008 e la creazione di lavori è stata forte con circa 150mila nuovi posti nel primo semestre del'anno". Di converso, "il ritorno dell'inflazione, sebbene modesto, probabilmente intaccherà la crescita dei redditi reali e di conseguenza la domanda dei consumatori. Sul lato del commercio estero, le esportazioni non dovrebbero dare un significativo contributo alla crescita del Pil a causa "della scarsa crescita nella produttività del lavoro nonostante le riforme messe in campo negli scorsi anni".

Il «whistleblowing» è legge: tutelato il dipendente che segnala illeciti.



Via libera definitivo della Camera dei deputati con 357 voti (contrari Fi e Di con 46 voti; 15 gli astenuti) alla legge che introduce in Italia il cosiddetto whistleblowing, vale a dire la segnalazione di attività illecite nell'amministrazione pubblica o in aziende private, da parte del dipendente che ne sia venuto a conoscenza per ragioni di lavoro. La norma che si compone di tre articoli mira soprattutto alla tutela dei lavoratori.
Pubblica amministrazione. L'articolo 1 modifica l'articolo 54-bis del Testo unico del pubblico impiego (Dlgs n. 165 del 2001), introdotto dalla legge Severino che aveva già accordato un prima forma di tutela per il segnalante, prevedendo un vero e proprio sistema di garanzie per il dipendente. La nuova disciplina stabilisce, anzitutto, che colui il quale - nell'interesse dell'integrità della Pa - segnali al responsabile della prevenzione della corruzione dell'ente (di norma un dirigente amministrativo; negli enti locali il segretario) o all'Autorità nazionale anticorruzione o ancora all’autorità giudiziaria ordinaria o contabile le condotte illecite o di abuso di cui sia venuto a conoscenza in ragione del suo rapporto di lavoro, non possa essere - per motivi collegati alla segnalazione - soggetto a sanzioni, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto a altre misure organizzative che abbiano un effetto negativo sulle condizioni di lavoro.
L'eventuale adozione di misure discriminatorie va comunicata dall'interessato o dai sindacati all'Anac che a sua volta ne dà comunicazione al Dipartimento della funzione pubblica e agli altri organismi di garanzia. In questi casi l’Anac può irrogare una sanzione amministrativa pecuniaria a carico del responsabile da 5.000 a 30.000 euro, fermi restando gli altri profili di responsabilità. Inoltre, l’Anac applica la sanzione amministrativa da 10.000 a 50.000 euro a carico del responsabile che non svolga le attività di verifica e analisi delle segnalazioni ricevute. La misura della sanzione tiene conto delle dimensioni dell'amministrazione.
Spetta poi all'amministrazione l’onere di provare che le misure discriminatorie o ritorsive adottate nei confronti del segnalante sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione. Gli atti discriminatori o ritorsivi adottati dall'amministrazione o dall'ente comunque sono nulli. Il segnalante licenziato ha diritto alla reintegra nel posto di lavoro e al risarcimento del danno. Le tutele invece non sono garantite nel caso in cui, anche con sentenza di primo grado, sia stata accertata la responsabilità penale del segnalante per i reati di calunnia o diffamazione o comunque reati commessi con la denuncia del medesimo segnalante ovvero la sua responsabilità civile, nei casi di dolo o colpa grave.
Il settore privato 
L'articolo 2 estende al settore privato la tutela del dipendente o collaboratore che segnali illeciti o violazioni relative al modello di organizzazione e gestione dell'ente di cui sia venuto a conoscenza per ragioni del suo ufficio. La disposizione dunque modifica l'articolo 6 del Dlgs 231 del 2001 sulla “Responsabilità amministrativa degli enti”, con riguardo ai modelli di organizzazione e di gestione dell'ente idonei a prevenire reati. In particolare, sono aggiunti all'articolo 6 tre nuovi commi. Il comma 2-bis, relativo ai requisiti dei modelli di organizzazione e gestione dell'ente prevede uno o più canali che, a tutela dell'integrità dell'ente, consentano a coloro che a qualsiasi titolo rappresentino o dirigano l'ente, segnalazioni circostanziate di condotte costituenti reati o di violazioni del modello di organizzazione e gestione dell'ente, di cui siano venuti a conoscenza in ragione delle funzioni svolte. Tali canali debbono garantire la riservatezza dell'identità del segnalante nelle attività di gestione della segnalazione, e la modalità informatica è uno strumento necessario, e non eventuale, del canale a tutela della riservatezza dell'identità del segnalante.
Inoltre si chiarisce che le segnalazioni devono fondarsi su elementi di fatto che siano “precisi e concordanti”.
I modelli di organizzazione devono prevedere sanzioni disciplinari nei confronti di chi violi le misure di tutela del segnalante. Mentre si è previsto l'obbligo di sanzionare chi effettua, con dolo o colpa grave, segnalazioni che si rivelino infondate. 
Il comma 2-ter prevede che l'adozione di misure discriminatorie nei confronti dei soggetti segnalanti possa essere oggetto di denuncia all'ispettorato Nazionale del Lavoro. Il comma 2-quater sancisce la nullità del licenziamento ritorsivo o discriminatorio del segnalante. Sono altresì nulli il mutamento di mansioni o qualsiasi altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del segnalante. Come nel settore pubblico è onere del datore di lavoro dimostrare che l'adozione di tali misure siano estranee alla segnalazione mossa dal dipendente.
La rivelazione del segreto 
L'articolo 3, introdotto nel corso dell'esame al Senato, con riguardo alle ipotesi di segnalazione o denuncia effettuate nel settore pubblico o privato, introduce come giusta causa di rivelazione del segreto d'ufficio, professionale (art. 622 c.p.), scientifico e industriale, nonché di violazione dell'obbligo di fedeltà all'imprenditore, il perseguimento, da parte del dipendente pubblico o privato che segnali illeciti, dell'interesse all'integrità delle amministrazioni (sia pubbliche che private) nonché alla prevenzione e alla repressione delle malversazioni. La giusta causa opera dunque come scriminante, nel presupposto che vi sia un interesse preminente (in tal caso l'interesse all'integrità delle amministrazioni) che impone o consente tale rivelazione.
Costituisce invece violazione dell'obbligo di segreto la rivelazione con modalità eccedenti rispetto alle finalità dell'eliminazione dell'illecito. In questi casi non trova dunque più applicazione la giusta causa e sussiste la fattispecie di reato a tutela del segreto.

mercoledì 15 novembre 2017

Consip, ecco l’email da cui partì la fuga di notizie che bruciò l’inchiesta. - Marco Lillo



Poche settimane prima della soffiata che ha bruciato l’indagine, Scafarto ha informato il vicecapo del Noe, Sessa, dell’inchiesta in corso.


Poche settimane prima che la fuga di notizie bruciasse l’inchiesta Consip un appunto scritto da Gianpaolo Scafarto, contenente gli elementi fondamentali dell’inchiesta segreta in corso, è stato inviato via mail al numero due del NoeAlessandro Sessa
Quella mail potrebbe essere fondamentale nell’indagine che la Procura di Roma svolge da più di 10 mesi per trovare riscontri alle accuse dell’ex amministratore di Consip Luigi Marroni nei confronti del Comandante dell’Arma, Tullio Del Sette, indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Il documento, che Il Fatto è in grado di svelare, è sequestrato perché allegato a una mail contenuta nella memoria del cellulare di Scafarto ad aprile. Le mail sono agli atti dell’inchiesta che vede indagati anche il ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamacchia ma non sono state valorizzate dagli investigatori romani.
Il 23 giugno, alle quattro di pomeriggio, il capitano del Noe, invia una mail al colonnello Sessa. Quel giorno Scafarto aveva depositato un’informativa ai pm di Napoli nella quale ipotizzava che Marroni fosse influenzabile dal giro di Alfredo Romeo. Marroni era infatti in contatto con l’ex Ad Domenico Casalino, amico di Italo Bocchino, consulente di Romeo. Lo stesso giorno Scafarto invia al suo superiore un appunto con i contenuti essenziali dell’informativa appena consegnata. Il capo di entrambi, il numero uno del Noe Sergio Pascali, è tenuto all’oscuro perché Marroni è amico del generale Saltalamacchia, a sua volta amico di Pascali. Gli appunti inviati a Sessa quel giorno sono in realtà due. Alle 16 parte la prima mail con allegato un file word contenente un appunto di poche pagine. Scafarto descrive le intercettazioni ambientali negli uffici di Romeo e quelle telefoniche su Romeo, sul suo legale Stefano Vinti, su Italo Bocchino, sull’ex presidente della Consip Domenico Casalino e sul presidente allora in carica Luigi Ferrara. Tutto lecito, sia chiaro. La mail veicola informazioni di un sottoposto a un superiore tenuto anche lui al segreto. Il punto è un altro: che fine hanno fatto quelle informazioni delicate?
Scafarto scrive i nomi degli intercettati e i loro numeri di telefono. Marroni (che poi riceverà a luglio le prime soffiate) nell’appunto non è indicato esplicitamente come intercettato ma si capisce che i pm puntano su di lui anche se non sanno nulla ancora dei suoi rapporti con Tiziano Renzi e Carlo Russo, che entrerà in scena ad agosto. Marroni infatti in quel momento da un lato gestisce la gara da 2,7 miliardi che interessa a Romeo e dall’altro è in contatto con l’ex presidente Consip Casalino, a sua volta in rapporti con il consulente di Romeo, Bocchino. Un’ora dopo a Sessa arriva un secondo appunto senza nomi. Nel file di word modificato rispetto alla prima versione ci sono solo le iniziali e i puntini omissano i numeri di telefono. Se l’appunto fosse stato scritto per uso e consumo di Sessa, non avrebbe senso la seconda versione anonima. Dunque la domanda è: chi era il destinatario ultimo dell’appunto inviato a Sessa? Chi voleva sapere dal colonnello cosa bolliva nella pentola Consip?
I magistrati romani hanno sentito tre volte Sessa. Prima come persona informata dei fatti ad aprile 2017, poi due volte come indagato di depistaggio a giugno 2017. Le due mail del 23 giugno 2016 non gli sono mai state contestate. Eppure il punto centrale dell’indagine è capire se esista una relazione tra queste due mail del 23 giugno e la fuga di notizie che brucia l’indagine Consip a luglio 2016. Marroni al Noe il 20 dicembre 2016 racconta: “Luigi Ferrara mi ha notiziato di essere intercettato lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamente dal Comandante Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette; questa notizia l’ho appresa dal Ferrara non ricordo con precisione ma la notizia la colloco tra luglio e settembre 2016 e comunque non ad agosto in quanto ero in ferie”. Poi ai pm napoletani Marroni aggiunge: “Fu Lotti a dirmi che l’attività di indagine e le intercettazioni che riguardavano il Romeo avevano riguardato anche il Casalino, e che io ero stato investito da tali operazioni di intercettazione come successore del Casalino”. Sia il contenuto (indagini partite su Casalino ed estese a Marroni, intercettazioni ambientali e telefonino di Ferrara ascoltato dal Noe) sia la data della fuga di notizie a luglio sono compatibili con l’appunto inviato da Scafarto e finito nelle mani di Sessa a fine giugno.
Come se non bastasse i pm romani hanno già nelle loro carte un messaggio whatsapp del 7 settembre di Scafarto a Sessa che si spiega valorizzando le mail del 23 giugno ignorate finora dagli investigatori. In quel messaggio c’è la prova che Sessa e Scafarto si scrivono di avere informato il Capo di Stato Maggiore Maruccia di ‘tutto‘ quello che accadeva nell’inchiesta Consip. Due mesi e mezzo dopo l’appunto di Scafarto del 23 giugno a Sessa, lo stesso Scafarto sembra accusare il generale Maruccia e Del Sette di avere avuto un ruolo nella trasformazione della sua notizia legittima ai superiori in una fuga di notizie devastante per l’inchiesta Consip.
Il 7 settembre 2016 Scafarto scrive: “Io credo sinceramente … che sia stato un errore parlare direttamente di tutto con il capo attuale (…) adesso la situazione potrebbe precipitare, con fuga di notizie, che potrebbero farci passare un brutto quarto d’ora”. Cosa era accaduto? Marroni e Ferrara non parlavano più al telefono. In pm erano infuriati e Scafarto, che ricordava bene l’appunto del 23 giugno a Sessa, confidava allo stesso Sessa i suoi sospetti su Maruccia perché a lui era stato detto ‘tutto’.
Perché Scafarto scrive il 7 settembre 2016 a Sessa? Perché quel giorno scopre che Marroni e il comandante Del Sette si sono incontrati. “A me – scrive Scafarto – sembra strano questo incontro. Mi sa che dobbiamo mettere sotto Gaetano (Maruccia, ndr). E mettergli anche un ambiente luce in ufficio, sia a lui che a Tullio (Del Sette, ndr)”. Del Sette e Maruccia hanno sempre affermato di non avere avuto informazioni precise sulle intercettazioni in corso. La fuga di notizie descritta da Marroni non sarebbe quindi farina del loro sacco perché non sapevano abbastanza. Sessa, che è un sottoposto di Maruccia e Del Sette, recentemente trasferito dal Noe, non ha smentito la loro versione. I carabinieri di Roma che indagano sulla fuga di notizie sono anche loro sottoposti di Maruccia e Del Sette, confermato al suo posto con una scelta scellerata da Paolo Gentiloni a gennaio. Finora non hanno fatto molto per smentire la versione dei loro capi. Vediamo cosa farà la Procura.