lunedì 1 febbraio 2021

A Renzi qualcosa bisognerà dare (almeno all’inizio). - Francesco Ersparmer

 

Perché Renzi può permettersi di barare e mentire impunemente? Ovviamente perché sa che confusione e sfiducia convengono ai poteri forti, in particolare stranieri (per esempio gli Elkann), e che dunque potrà contare sull’appoggio incondizionato di giornali e telegiornali, oltre che della destra trumpista (utile agli Elkann per impedire che i tanti italiani nazionalisti solo a livello retorico possano indisporsi). Ma c’è un altro motivo: è certo che in piena epidemia (durerà ancora molti mesi, non fatevi illusioni, e la convalescenza sarà ancora più lunga) alle elezioni anticipate non ci si può andare e che Mattarella, ragionevolmente, farà di tutto per impedirle. E se proprio ci si andasse, il partito di governo che le avesse imposte (o al quale i giornali degli Elkann ne avessero attribuito la colpa) sarebbe fatto a pezzi, prima dai media (inclusi quelli che adesso le chiedono) e poi dagli elettori (inclusi quelli che adesso le vogliono). Per cui finitela con la politica aperta e ingenua a cui vi siete convertiti da qualche decennio: la mitica trasparenza che ha folgorato la sinistra l’hanno inventata i liberisti proprio per rendere inefficace qualsiasi azione contro di loro e ci siete cascati – un po’ come se in passato cospiratori e anarchici si fossero lasciati convincere dai tiranni a dare notizia delle loro congiure alla polizia e a comunicare con sufficiente preavviso luogo e ora dei loro attentati.

Diceva il grande filosofo e generale Sun Tzu: “Tutti possono vedere la mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia”. Ecco, non confondete le due cose: ciò che dite e che fate capire agli avversari e alla gente deve avere uno scopo tattico, dunque di effetto immediato; e non necessariamente deve essere la verità, anzi meglio che non lo sia; ancora Sun Tzu: “La guerra si fonda sugli strattagemmi e sull’inganno”; e dunque se sei vicino devi fingerti lontano, se sei pronto devi fingerti incerto, a incoraggiare l’arroganza del nemico per attirarlo in una trappola. Tanto è sui fini, ossia sui risultati finali che si viene giudicati e che è giusto che si sia giudicati. Ma i fini vanno esplicitati solo quando a portata di mano; nel frattempo, per far capire da che parte si sta, meglio servirsi di grandi e generici ideali – di un’ideologia.

Detesto Renzi, da sempre. Fosse per me, lo avrei da tempo invitato a Senigallia con una scusa qualsiasi (tipo un discorso con gettone di presenza di 80mila euro) e fatto strangolare, come a suo tempo Oliverotto, Vitelli e gli Orsini dal Duca Valentino. Strangolare metaforicamente, è chiaro; i tempi sono cambiati e non c’è davvero bisogno di una violenza così cruda: ma di astuzia, di un’assoluta mancanza di scrupoli e di una ferrea determinazione, altroché se ce n’è bisogno (anche a evitare che si precipiti di nuovo nella violenza cruda). Figuriamoci se non sarei d’accordo a rifiutare qualsiasi dialogo con Renzi: per rappresaglia dopo il suo tradimento ma anche per prudenza, visto che tradirà di nuovo. Tuttavia la sua marginalizzazione ed eliminazione deve essere condotta con scaltrezza e cinismo, non con idealistica impetuosità; dunque tessendo nell’ombra trame che lo indeboliscano, anche presso i suoi finanziatori e protettori, facendo loro credere (e qualcosa bisognerà dare, almeno all’inizio) che avrebbero più da guadagnare o meno da perdere se lo scaricassero. E non appena fosse vulnerabile, va annientato, senza farsi impietosire dai suoi prevedibili pentimenti e professioni di umiltà; dopo di che, e solo allora, si potrà passare al prossimo ostacolo e al prossimo avversario (inclusi i suoi ex finanziatori e protettori). La fronda, insomma, deve operare nell’ombra e senza fretta ma implacabilmente.

Sono dubbioso invece sull’utilità di veti espliciti e soprattutto preventivi, benché psicologicamente gratificanti. Sarebbero una tattica o una strategia? Convengono politicamente? Magari sì ma solo in quel caso vanno perseguiti. Perché riconoscere i limiti contingenti della propria forza (quasi sempre dovuti a errori passati che non vanno in nessun caso ripetuti) per guadagnare tempo mentre ci si tempra e organizza per poter colpire in condizioni vantaggiose – e a patto che si usi quel tempo per temprarsi e organizzarsi e che appena possibile si colpisca senza pietà – non è una resa: al contrario, è l’unica strada che porta alla vittoria. Un’ultima massima di Sun Tzu: “Con l’ordine controlla il disordine, con la calma controlla l’irruenza: questa è l’arte di padroneggiare la mente”. E di fare politica.

https://infosannio.com/2021/01/31/a-renzi-qualcosa-bisognera-dare-almeno-allinizio/

La caduta di Conte. - Tommaso Merlo

 

Se Conte cadesse vincerebbero le lobby e i loro giornali. All’avvocato del popolo preferiscono un bancario altolocato come Draghi. Uno che offre più garanzie ai loro interessi alla vigilia dell’abbuffata del secolo. Se Conte cadesse vincerebbe anche Renzi ma solo in apparenza. La situazione gli è sfuggita di mano. Renzi voleva giusto tornare al centro dell’attenzione e strappare qualche punto percentuale e qualche poltrona. Ed invece ha scatenato un putiferio allucinante che ha avuto come unico vero effetto quello di certificare per l’ennesima volta la fine definitiva della sua parabola politica. Il renzismo ha ancora una manciata di seguaci nei palazzi e nei giornali, per il resto è acqua passata. E prima se ne rende conto, meglio è per tutti. Se invece Conte restasse in sella vincerebbe il Movimento. Ma la stabilità fine a se stessa è poltronismo. La vera vittoria del Movimento dipenderà dal nuovo programma di governo e dalle cose concrete che il Movimento riuscirà a realizzare da qui alla fine della legislatura. La revoca delle concessioni, il conflitto d’interessi, la riforma della Giustizia, quella della Rai, il salario minimo e tutte le altre promesse rimaste ancora tali. Fatti, non chiacchiere. Se Conte mantenesse le redini vincerebbero anche i poltronosauri rosa del Pd che almeno per ora si stanno dimostrando fedeli ad un premier non farina del loro sacco. Il Pd ci ha messo la faccia nel governo Conte e la vuole giustamente salvare. Sembra poi credere alla nascita di un fronte anti-sovranista, una nuova era politica che tra i tanti pregi avrebbe anche quello di rinviare ulteriormente la loro estinzione. Idem con patate per i poltronosauri rossi. L’egocrisi di Renzi mirava a frammentare la maggioranza ma ha ottenuto l’effetto opposto. Almeno per ora. Ricompattandola attorno a Conte e confermando come il renzismo sia una componente estranea e di cui sbarazzarsi alla prima occasione. Quanto alla peggiore destra di sempre non è facile distinguere tra quello che dicono e quello che pensano. Sono profondamente spaccati e fingono di non esserlo con patetici giri di parole. I celeberrimi patrioti meloniani trascinerebbero la nazione al voto in piena pandemia pur di farsi la scorpacciata di poltrone che preannunciano i sondaggi. Alle ceneri berlusconiane andrebbe invece bene qualunque ammucchiata pur di continuare a sperare in una miracolosa risurrezione. Salvini sembra invece alquanto titubante. Certo, sbava più che mai per i pieni poteri ma allo stesso tempo gli conviene che sta grana immonda della pandemia se la sorbisca Conte. Quello stramaledetto avvocato a sgobbare, lui nella sua cameretta a lagnarsi e a fare le pulci via webcam. Quando poi tutto sarà risolto e riapriranno finalmente le gabbie, Salvini potrà tornare in piazza ad abbracciare il suo popolo e ritentare l’ascesa da salvatore della patria. Davvero la peggiore destra di sempre. Vogliono al più presto la caduta rovinosa di Conte ma nei modi e nei tempi che più convengono a loro. Alla fine se Conte cadesse vincerebbe la solita vecchia Italia e perderebbero tutti coloro che hanno creduto nel cambiamento incarnato da questo premier anomalo e molto apprezzato. Ed è proprio la popolarità di Conte la vera incognita politica di questo momento storico. Comunque finisca questa crisi delirante, la partita per la caduta definitiva di Conte sarà ancora lunga e riserverà sorprese.

Tommaso Merlo

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/02/01/la-caduta-di-conte/

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Ghe pensa lù. “Disabile multato in un bar. Salvini: ‘Pagherà la Lega’” (Giornale, 31.1). In comode rate nell’arco di ottant’anni.

Sano garantismo. “Il magistrato vieta al detenuto il libro di Marta Cartabia” (Il Dubbio, 29.1). Pareva eccessivo anche come pena accessoria.

Gombloddo. “Dopo giorni di fango contro di noi, tutto è più chiaro. Non è Italia Viva ad aver aperto una crisi” (Matteo Renzi, segretario Iv, 26.1). E io ho un alibi di ferro: ero in Arabia Saudita sotto i piedi di Bin Salman.

Il baluardo. “Il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico” (Renzi, Corriere della sera, 31.1). Lo combatte finanziandolo.

Permesso di soggiorno. “Un premier europeo per l’Italia”, “Il premier che serve al Paese deve dunque essere davvero europeo” (Maurizio Molinari, direttore Repubblica, 31.1). Giusto: non come quell’extracomunitario di Conte.

C’è un limite a tutto/1. “Il sindaco di Scandicci: ‘Non accostate il Comune a Renzi’” (Verità, 26.1). Passi per Pacciani, però adesso non esageriamo.

C’è un limite a tutto/2. “Su Rai3 Travaglio paragona Renzi al terrorista Bin Laden, con un rancore che non dovrebbe avere nulla a che fare col servizio pubblico. Se non arrivano prese di distanza da Conte, andrebbe interrotta ogni trattativa di governo” (Michele Anzaldi, deputato Iv, Twitter, 13.1). Nell’attesa, giunge voce di una presa di distanze di Bin Laden.

Fuori uno. “La proposta di Berlusconi: ‘Larghe intese con i migliori’” (Giornale, 30.1). Però: umile a tirarsi fuori subito.

Fuori due. “Ora il governo dei migliori” (Antonio Tajani, vicepresidente FI, Messaggero, 31.1). Carino a non volerci entrare nemmeno lui.

Fuori tre. “Emma Bonino: ‘Sì a una donna premier, se autorevole e competente” (Repubblica, 29.1). E niente, ci siamo giocati pure la Bonino.

Venghino, siori. “Ma quale Conte3, il trio Cartabia, Cottarelli, Draghi ci salverà” (Marco Bentivogli, ex sindacalista, Riformista, 28.11). E Giovanni Rana dove lo mettiamo?

Io so’ io… “Focolaio a Rebibbia: 75 positivi al Covid. Domiciliari a Verdini” (Il Dubbio, 30.1). Gli altri si fottano.

Colpa di Virginia. “Tangenti sui lavori stradali: ‘Buche, materiali scadenti’. Il periodo in cui sono circolate le mazzette è compreso tra il 2010 e il 2015” (Corriere della sera- cronaca di Roma, 30.1). Allora governavano Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Poi nel 2016 arrivò Virginia Raggi. Quindi è colpa sua.

Tagliando. “Dopo il Covid sto meglio di prima. Due mesi in terapia intensiva, la fisioterapia mi ha rifatto nuovo” (Roberto Giacobbo, conduttore, Libero, 25.1). Mi sa che questo, anziché in ospedale, è passato in carrozzeria.

Vieni avanti, gretino. “Due donne coraggiose, Greta Thunberg come Anna Frank” (Giuseppe Sala, Pd, sindaco di Milano, 23.1). E questi sono i competenti. Poi ci sono gli incompetenti.

Muro del pianto. “I governatori leghisti fanno muro con Fontana: ‘Roma cambi i criteri’” (Verità, 26.1). E gli regali il libretto di istruzioni per il pallottoliere.

Machiavelli. “Errori da matita blu. Conte ha sbagliato tutto” (Pierferdinando Casini, ex Udc ora Pd, Corriere della sera, 27.1). Ha parlato quello che non ne ha mai azzeccata una.

Facci ridere/1. “Marconiglio e il complotto delle forze del male. La disperazione del direttore del Fatto” (Paolo Guzzanti, Riformista, 27.1). Dài, Paolo, parlami ancora della commissione Mitrokhin e di Scaramella, così smetto di disperarmi.

Facci ridere/2. “C’è ancora il giornalismo in Italia? No: c’è Travaglio” (Piero Sansonetti, Riformista, 30.1). Ma non tutto è perduto: c’è pure Sansonetti.

Il confratello. “Tutti gli errori di Zingaretti; il Pd succube dei Cinque stelle” (Fabrizio Cicchitto, Riformista, 30.1). Anziché di Licio Gelli.

Cassandro colpisce ancora. “Le varianti sono un pericolo, tutti in zona rossa per un mese” (Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, che invece porta 15 Regioni in giallo e 5 in arancione, Messaggero, 25.1). Pazienza, Walterino, anche stavolta non ti si sono filati. Però ritenta, sarai più fortunato.

Dilemmi esistenziali. “Capelli lunghi o caschetto?” (Alessia Morani, Pd, sottosegretario Sviluppo economico, su Facebook con allegata foto della nuova acconciatura, 31.1). Le siamo vicini nell’ora della massima prova.

Il titolo della settimana/1. “Consip, Renzi testimone. Anche in questa crisi, solite toghe a orologeria” (Luca Fazzo, Giornale, 27.1). In effetti, per un’inchiesta partita appena nel 2015, c’è una fretta sospetta.

Il titolo della settimana/2. “È ancora Salvini il più popolare sul web” (Libero, 27.1). Contando anche gli insulti. Ma allora l’Innominabile non lo batte nessuno.

Il titolo della settimana/3. “Letizia Moratti è la nostra Lady di ferro” (Libero, 28.1). Facciamo di latta.

Il titolo della settimana/4. “Salviamo la democrazia” (Sabino Cassese, Corriere della sera, 31.1). Mo’ me lo segno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/01/ma-mi-faccia-il-piacere-217/6085456/

Governo, Fico: 'Disponibilità comune delle forze politiche a un confronto'.

 

Convocato tavolo di lavoro con rappresentanti di ogni gruppo.


Parte a Montecitorio il cantiere sul programma, tappa necessaria lungo la strada per arrivare al Conte ter. Roberto Fico convoca un tavolo tecnico composto dai rappresentanti dei gruppi che ha consultato negli ultimi giorni.

Saranno circa una ventina di persone (i capigruppo più un eventuale tecnico) riunite nella sala della Lupa di Montecitorio. Ma resta un clima di incertezza, a partire dalle scelte di Matteo Renzi che non ha ancora dato il via libera all'indicazione di Giuseppe Conte come futuro presidente incaricato. E, a quanto s'apprende, nemmeno al tavolo intende fare nomi.

"Dagli incontri con le forze politiche è emersa la disponibilità comune a procedere su un confronto sui temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi", ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, al termine delle consultazioni.

Saranno i capigruppo di Camera, Graziano Delrio, e Senato, Andrea Marcucci, i rappresentanti Pd al tavolo di lavoro, secondo quanto si apprende da fonti dem. Altri componenti potrebbero aggiungersi sulla base delle modalità della giornata. Per Italia Viva parteciperanno i capigruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, e al Senato, Davide Faraone. Non ci sarà il leader Matteo Renzi. I nodi da sciogliere riguardano Mes e recovery, oltre e temi di economia e giustizia. Al tavolo, per Liberi e Uguali parteciperanno i capigruppo alla Camera, Federico Fornaro, e al Senato, Loredana De Petris, spiegano fonti Leu. Parteciperanno al tavolo di lavoro per M5s, i capigruppo al Senato e alla Camera Ettore Licheri e Davide Crippa.

E si è concluso il secondo giorno di consultazioni del mandato esplorativo per il presidente della Camera Fico. Europeisti, Maie, Centro Democratico, Autonomie, Psi e la senatrice De Petris di Leu per il Misto di Palazzo Madama guardano a Conte come punto di equilibrio per la maggioranza e chiedono di affidare a lui l'incarico per formare il nuovo governo politico e concordare il programma scritto chiesto anche da Italia Viva. 

Governo, Fico: "Il confronto tra le forze di maggioranza avverra' domani a Montecitorio" 

La mossa di Matteo Renzi inevitabilmente complica la trattativa per il futuro governo. Tuttavia l'impressione è che Renzi abbia sminato la bomba Mes e mostrato un certo ottimismo sul fatto che "nell'interesse degli italiani un punto di caduta" possa essere trovato. Un punto importante a favore del lavoro di Fico è che si sia iniziato a lavorare concretamente sul programma.

"Siamo pronti a un programma di legislatura e la persona giusta per portare avanti questo programma e guidare un governo è Giuseppe Conte. Stiamo lavorando su un programma, sulle questioni che riguardano la pandemia e la crisi, sicuramente ci saranno altre occasioni per incontrare il presidente" della Camera Roberto Fico "ma sarà lui a informare", ha affermato Ricardo Merlo, a nome del gruppo parlamentare "Europeisti - Maie - Centro Democratico" del Senato, dopo l'incontro con Roberto Fico.

"Abbiamo ribadito al presidente Fico la nostra indicazione per un incarico a Conte, in quanto riteniamo che sia la garanzia di un soluzione rapida e che possa garantire continuità col precedente governo, che era stato per noi particolarmente soddisfacente", ha spiegato Gianclaudio Bressa, in rappresentanza del gruppo parlamentare per le Autonomie, al Senato, dopo la consultazionea Montecitorio. "Abbiamo dato indicazione non solo di fare in fretta ma di dare incarico per il nuovo governo a Giuseppe Conte".

"Siamo per un governo politico, guidato da Conte, che arrivi al termine della legislatura, sapendo che l'alternativa è il governo del Presidente della Repubblica che porti il Paese alle votazioni, ma questo significa che il parlamento non riesce a esprimere una maggioranza", ha detto Bruno Tabacci, in rappresentanza di Centro Democratico - Italiani in Europa, al termine delle consultazioni con il presidente della camera Roberto Fico. "Quando responsabili diventa un termine negativo io non mi ci posso riconoscere - ha aggiunto - Sono responsabile di quello che dico e che faccio. Abbiamo dato vita a una iniziativa politica che ha portato al Senato alla nascita del gruppo europeisti e alla Camera a un gruppo che conta 15 deputati". Nuovi 'responsabili'? "Ritengo che la partita si svolgerà quando il presidente incaricato avrà presentato la sua squadra e il suo programma e si vedrà chi vota e chi non vota. Non è il caso ora di fare dei vaticini"ha precisato Tabacci, convinto che una maggioranza Ursula "qua non c'è".

"Ripartire imprescindibilmente dal presidente del consiglio uscente, Giuseppe Conte. Noi lo sosterremo convintamente", ha detto il deputato Antonio Tasso, esponente del Maie alla Camera.

"Abbiamo indicato il nome di Conte come unica guida possibile del prossimo governo. L'indicazioni su Conte è di tutta evidenza che non è separabile dai contenuti programmatici", ha affermato la capogruppo del Misto al Senato Loredana De Petris dopo le consultazioni con il presidente della Camera Roberto Fico. "Conte deve essere il garante di un accordo programmatico che dovrà assicurare una continuità con il governo uscente. Bene il patto di legislatura, ma il patto è strettamente collegato all'indicazione per Conte", aggiunge.

Intanto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post su Fb ha sottolineato la necessità di un governo forte in tempi rapidi. "In questi momenti - ha scritto - serve un esecutivo forte, mentre noi agli occhi del mondo appariamo deboli. O ci mettiamo in testa che dobbiamo ripartire in fretta con un nuovo governo puntando a sfruttare al meglio i 209 miliardi del Recovery oppure le future generazioni piangeranno le follie di una politica che invece di pensare ai problemi degli italiani, litigava per le poltrone". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/31/proseguono-le-consultazioni-a-montecitorio-con-il-presidente-della-camera-fico-dopo-il-mandato-conferito-dal-quirinale_8294246b-c278-4c91-ba4b-09b44641a024.html

domenica 31 gennaio 2021

Matteo D’Arabia, le 10 cose che non tornano. - Salvatore Cannavò

 

Senza vergogna - L’ex sindaco di Firenze getta fumo sulla vicenda saudita, ma i punti controversi sono tantissimi: i diritti umani, la guerra, il caso Khashoggi, la stampa complice.

I giornali che lo criticano lo farebbero per creare un “diversivo”. Così Matteo Renzi ha commentato le polemiche – poche per la verità – seguite al suo viaggio saudita per partecipare alla Future Investment Initiative. “Prendo l’impegno a discutere con tutti i giornalisti dei miei incarichi internazionali, delle mie idee sull’Arabia saudita, di tutto”, ha dichiarato Renzi. Ma non ora, perché c’è la crisi di governo da risolvere.

E allora proviamo a riassumere quello che di questa vicenda dovrebbe far vergognare e a porre alcune domande.

1. Il diversivo. Matteo Renzi non ha avuto remore a recarsi a Riyad per la conferenza della Fii, istituto finanziato dal governo saudita, nel bel mezzo di una crisi provocata da lui. Per tornare ha utilizzato il beneficio di un volo privato garantito dal Fii stesso. Aveva avvertito il presidente Sergio Mattarella che in quei giorni così intensi si sarebbe assentato?

2. Condotta immorale. Nel Parlamento europeo esiste un Codice di condotta in base al quale, assicurano autorevoli esponenti di Strasburgo, una situazione come quella renziana sarebbe stata censurata. Renzi si è fatto pagare, nel pieno di un mandato parlamentare, da una istituzione che dipende da uno Stato straniero. Possibile che un politico che ama “il coraggio e la nobiltà d’animo” non sappia definire un proprio, accettabile, codice di condotta?

3. I diritti di Amnesty. L’elencazione delle violazioni dei diritti umani da parte saudita, stilato da Amnesty è esplicito. Ieri, sul manifesto, il portavoce italiano, Riccardo Noury, citava tra i casi più eclatanti quello di Raif Badawi, blogger, fondatore di Liberali sauditi: “Viene fatto scendere da un pulmino, in catene. La piazza di fronte alla moschea di Gedda è piena di gente. Arriva il funzionario addetto all’esecuzione delle pene e lì, al centro della piazza, inizia ad agitare la frusta. Una, due, dieci, 50 volte. Dopo 15 minuti, lo ‘spettacolo’ è terminato. Il pulmino riparte”. Che ne pensa Renzi?

4. Khashoggi e la Supercoppa. Il caso più agghiacciante è ovviamente quello del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso, seviziato “smembrato con una sega”, dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul. Bin Salman, indicato come il mandante dell’omicidio, non ha mai risposto di nulla e Agnes Callamard, responsabile Onu per le esecuzioni extragiudiziali, ha definito il processo allestito dai sauditi come privo di “legittimità legale o morale”. Il 26 ottobre 2018, il deputato Luciano Nobili, che di Italia Viva sembra guidare il servizio d’ordine, dichiarava su Twitter: “Dopo la morte di Khashoggi la comunità internazionale non può restare indifferente. La Supercoppa non può giocarsi in Arabia Saudita”. La Supercoppa no, la conferenza sì?

5. Scusi, dov’è lo Yemen? Tra i crimini sauditi riconosciuti internazionalmente ci sono i centomila morti nello Yemen, gettato in una guerra interna ormai decennale e in cui Riyad ha giocato sporco anche grazie alle bombe occidentali. Tra cui quelle prodotte in Italia e approvate, guarda caso, proprio dal governo Renzi. Ora, finalmente, il governo ha bloccato l’export di quelle bombe, applicando la legge 185 e in virtù di una risoluzione firmata sia dal M5S che dal Pd. Quanti morti servono per non parlare con un regime?

6. Se mi fossi ritirato. Nel colloquio-intervista con Bin Salman, Renzi si è presentato “soprattutto come ex sindaco di Firenze”. In realtà, è soprattutto un senatore in carica, membro della Commissione Difesa. L’Arabia Saudita è tra i Paesi al mondo che più spendono in armamenti. Possibile che non si colga il tema del conflitto di interessi? Inutile ricorrere a casi come quello di Gerhard Schröder, Tony Blair o Bill Clinton, tutti impegnati in iniziative “private”, ma dopo aver dismesso qualsiasi incarico pubblico. Renzi lo avrebbe potuto fare se avesse dato seguito a quanto dichiarato in occasione del Referendum 2016, ma la politica non l’ha lasciata.

7. La quarantena dei furbi. Grazie alla carica di senatore, Renzi non ha dovuto sottoporsi alla quarantena per coloro che rientrano dagli Stati contenuti nell’elenco E del Dpcm 14 gennaio. Sulla base di quell’elenco, “gli agenti diplomatici” sono esentati dall’obbligo di quarantena e, secondo quanto confermato dall’Ufficio questori del Senato, i senatori vengono coperti dalla norma. Che, però, non dovrebbe riguardare chi viaggia per interessi personali soprattutto se retribuiti. Abbiamo anche i “furbetti della quarantena”?

8. Rinascimento medievale. Renzi ha dato prova di un nitido provincialismo rivolgendosi “al grande principe” con il sorriso emozionato dello scolaretto di fronte al maestro. La gag del Rinascimento l’aveva già usata più volte, ma in questo caso sembra davvero imbarazzante. Per quanto si voglia giocare a paragonare i “prìncipi” del Cinquecento a quelli che governano nel Golfo Persico, di mezzo c’è la Storia. Il Rinascimento è un simbolo dell’Italia chiamato in causa per definire una fase di progresso culturale. In Arabia Saudita si è data la possibilità alle donne di guidare solo nel 2018 e di entrare in uno stadio nel 2019. Più che Rinascimento siamo in pieno Medioevo (con tante scuse al Medioevo).

9. Un Jobs act saudita. “Sono geloso del costo del lavoro a Riyad” ha detto Renzi a Bin Salman. Geloso: perché sono alti o perché sono bassi? Perché i salari sauditi sono piuttosto buoni per i sauditi doc, ma il sistema si regge su 11 milioni di lavoratori migranti sottoposti a un regime semi-schiavistico. Con un ruolo assolutistico delle imprese (che possono anche ridurre unilateralmente i salari). Pensava a questo sistema quando ideava il Jobs act?

10. Il silenzio della stampa. A differenza di altri casi, Matteo Renzi ha goduto della sostanziale impunità dal resto delle forze politiche. Ma ancora di più dalla stampa. Tranne Domani che ha dato la notizia, il manifesto, la Verità e, ovviamente, il Fatto la vicenda non ha avuto il risalto che merita sul resto della stampa nazionale né nei telegiornali.

Sui social network, il cinguettio quotidiano di giornalisti, molto noti, molto liberali e molto antipopulisti, è stato attento nell’accusare, limitandosi ad alzare il sopracciglio. Quella politica giova alla politica? E questo tipo di giornalismo giova al giornalismo?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/31/matteo-darabia-le-10-cose-che-non-tornano/6084667/

Proseguono le consultazioni, Tabacci: 'Serve un governo politico con Conte'.

 

Nel primo giorno di colloqui M5S, Pd e Leu hanno blindato il presidente del Consiglio.


Ultimo giorno di consultazioni per Roberto Fico, che oggi ha incontrato gli Europeisti. M5s, Pd e Leu blindano ancora Conte.

Serve un patto "di fine legislatura", incalza Zingaretti. Renzi chiede un programma scritto, ricordando che per Iv "le idee vengono prima dei nomi". Fornaro sottolinea la necessità di "lealtà" in una coalizione. Il mandato esplorativo di Fico è solo "altro tempo perso", taglia corto Salvini.

La mossa di Matteo Renzi inevitabilmente complica la trattativa per il futuro governo. Tuttavia l'impressione alla fine della prima giornata di consultazioni del presidente Fico è che Renzi abbia sminato la bomba mes e mostrato un certo ottimismo sul fatto che "nell'interesse degli italiani un punto di caduta" possa essere trovato. Un punto importante a favore del lavoro di Fico è che si sia iniziato a lavorare concretamente sul programma.

Insomma, sembra partire nelle difficoltà previste il compito del Presidente della Camera Roberto Fico di "esplorare" la possibilità di avere un nuovo governo solido, frutto di una intesa all'interno della ex maggioranza giallorossa.

"Siamo pronti a un programma di legislatura e la persona giusta per portare avanti questo programma e guidare un governo è Giuseppe Conte. Stiamo lavorando su un programma, sulle questioni che riguardano la pandemia e la crisi, sicuramente ci saranno altre occasioni per incontrare il presidente" della Camera Roberto Fico "ma sarà lui a informare". Lo afferma Ricardo Merlo, a nome del gruppo parlamentare "Europeisti - Maie - Centro Democratico" del Senato, dopo l'incontro con Roberto Fico.

"Abbiamo ribadito al presidente Fico la nostra indicazione per un incarico a Conte, in quanto riteniamo che sia la garanzia di un soluzione rapida e che possa garantire continuità col precedente governo, che era stato per noi particolarmente soddisfacente". Lo ha detto Gianclaudio Bressa, in rappresentanza del gruppo parlamentare per le Autonomie, al Senato, dopo la consultazionea Montecitorio. "Abbiamo dato indicazione non solo di fare in fretta ma di dare incarico per il nuovo governo a Giuseppe Conte. Credo che siano previsti già oggi degli incontri per definire puntualmente le questioni programmatiche".

"Siamo per un governo politico, guidato da Conte, che arrivi al termine della legislatura, sapendo che l'alternativa è il governo del Presidente della Repubblica che porti il Paese alle votazioni, ma questo significa che il parlamento non riesce a esprimere una maggioranza". Lo ha detto Bruno Tabacci, in rappresentanza di Centro Democratico - Italiani in Europa, al termine delle consultazioni con il presidente della camera Roberto Fico. "Quando responsabili diventa un termine negativo io non mi ci posso riconoscere - ha aggiunto - Sono responsabile di quello che dico e che faccio. Abbiamo dato vita a una iniziativa politica che ha portato al Senato alla nascita del gruppo europeisti e alla Camera a un gruppo che conta 15 deputati". Nuovi 'responsabili'? "Ritengo che la partita si svolgerà quando il presidente incaricato avrà presentato la sua squadra e il suo programma e si vedrà chi vota e chi non vota. Non è il caso ora di fare dei vaticini"ha precisato Tabacci, convinto che una maggioranza Ursula "qua non c'è".

"Ripartire imprescindibilmente dal presidente del consiglio uscente, Giuseppe Conte. Noi lo sosterremo convintamente". Lo ha detto il deputato Antonio Tasso, esponente del Maie alla Camera, al termine delle consultazioni con il presidente della Camera, Roberto Fico.

Intanto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post su Fb ha sottolineato la necessità di un governo forte in tempi rapidi. "In questi momenti - ha scritto - serve un esecutivo forte, mentre noi agli occhi del mondo appariamo deboli. O ci mettiamo in testa che dobbiamo ripartire in fretta con un nuovo governo puntando a sfruttare al meglio i 209 miliardi del Recovery oppure le future generazioni piangeranno le follie di una politica che invece di pensare ai problemi degli italiani, litigava per le poltrone". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/31/proseguono-le-consultazioni-a-montecitorio-con-il-presidente-della-camera-fico-dopo-il-mandato-conferito-dal-quirinale_8294246b-c278-4c91-ba4b-09b44641a024.html

Scende in campo pure Confindustria: vuole Conte fuori. - Carlo Di Foggia

 

L’affondo - “Premier cambi mestiere”.

Gli industriali italiani non hanno mai fatto un discorso su se stessi, ma per se stessi. E la crisi del governo Conte-2 non fa eccezione. La Confindustria vuole l’uscita del premier, epilogo di un rapporto mai decollato – a partire dal suo presidente, Carlo Bonomi – e non per feeling personale. Conta la sostanza, un problema, per così dire, di sistema. La crisi da Covid è la peggiore dal Dopoguerra, ma il governo giallorosa non ha potuto, o voluto, assecondare fino in fondo la visione miope di Viale dell’Astronomia: le imprese sono l’economia e hanno la precedenza.

Da giorni i papaveri confindustriali hanno alzato il tiro. Ieri è toccato al presidente degli industriali lombardi, Marco Bonometti, grande sponsor di Bonomi e noto per i modi ruvidi mostrati durante la prima ondata quando si è battuto contro la zona rossa a Bergamo. “Conte – ha detto a La Stampa – si cerchi una nuova occupazione”. L’industriale bergamasco ha sciorinato il repertorio classico: il solito “fare presto” a spendere i fondi del Recovery; l’invocazione del “governo dei competenti”, che poi sarebbe Mario Draghi (“farebbe la differenza”); l’elogio di Matteo Renzi (“ha posto il tema del Recovery, andava ascoltato prima”); e la classica richiesta di finirla con il blocco dei licenziamenti, con invito a Salvini a dare una mano.

Bonometti non è un “professionista” confindustriale, ma riporta la linea dell’associazione espressa qualche giorno fa al Consiglio generale dove, pare, le critiche a Conte e al governo sono state unanimi.

Confindustria vuole contare nella gestione dei 209 miliardi del Recovery fund. L’idea incarnata da Bonomi, ma patrimonio da sempre dell’associazione, è che sono le imprese a creare prosperità e quindi sono le imprese a dover beneficiare dei fondi. Nei giorni scorsi, Bonomi ha auspicato che il Parlamento riscriva il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) del governo perché privo di “una visione complessiva di politica industriale”. In audizione alle Camere, la dg Francesca Mariotti lo ha stroncato. L’unico elogio è arrivato per i fondi del pacchetto “transizione 4.0”, i sussidi alle imprese (un capitolo da quasi 30 miliardi).

Confindustria lamenta l’assenza di un meccanismo di governance dei fondi, anche se quello previsto dal governo, accentrato a Palazzo Chigi, è stato accantonato per lo scontro con Renzi. Bonomi e compagnia vogliono che le parti sociali (cioè Confindustria) vengano “coinvolte lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti”: un supporto “strutturale, non episodico”. Poi c’è il tema dei fondi. I sussidi per l’efficienza energetica sono troppo “focalizzati sul settore residenziale e terziario” e vanno dirottati sulle imprese. “Grave” è considerata “l’assenza dell’idrogeno blu”, cioè quello prodotto da gas naturale, quindi non a impatto zero, ma caro ai grandi gruppi (in testa l’Eni, che ha visto svanire i suoi progetti dall’ultima bozza del Pnrr). E ancora: Confindustria si duole per l’assenza di “misure per la patrimonializzazione delle imprese e il loro accesso ai mercati finanziari”. Sul fronte lavoro la richiesta è di puntare sulle mitiche politiche attive “aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private”.

Dall’inizio della pandemia l’associazione ha attaccato il governo per gli aiuti emergenziali, considerati a pioggia e non mirati alle aziende. È il “Sussidistan” denunciato da Bonomi, nonostante metà dei fondi (quasi 50 miliardi) siano andati alle imprese. Stesso discorso sul blocco dei licenziamenti. La mega recessione non aveva alternative, ma Confindustria non lo ritiene un suo problema.

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Eccoli i padroncini di Renzuccio, che vogliono tutti i soldini del Recovery per loro ed i loro affari.