L’altroieri, mentre Conte denunciava la spartizione della Rai fra i perditori delle elezioni che per coerenza ha escluso i vincitori, lo stato maggiore pentastellato alle sue spalle esibiva una rassegna di facce da funerale, tipo quando ti muore il gatto. Le prefiche grilline dovrebbero vedersi la commedia A che servono questi quattrini di Eduardo De Filippo: “A un contadino cinese fuggì il cavallo. E tutti vennero a fargli le condoglianze. ‘E chi vi dice che sia una disgrazia?’, rispose il contadino. Infatti il cavallo tornò con altri sette. Tutti tornarono per congratularsi. ‘E chi vi dice che sia una fortuna?’, rispose il contadino. Infatti, cavalcando uno dei sette cavalli, il figlio cadde e si ruppe una gamba. Tutti tornarono a fare le condoglianze al contadino, che rispose: ‘E chi vi dice che sia una disgrazia?’. Infatti scoppiò la guerra e il figlio, grazie alla gamba rotta, fu riformato”. Ecco: chi l’ha detto che essere sbattuti fuori dalla Rai sia una disgrazia e non, invece, un’insperata fortuna?
Le intenzioni di Draghi le conosciamo: dare a Conte e a 11 milioni di elettori l’ennesimo schiaffo, che il premier può permettersi grazie al filo diretto con i governisti a oltranza Grillo e Di Maio. Un’operazione di regime, che taglia fuori da tg e gr il partito di maggioranza relativa dopo aver escluso dal Cda l’unico partito di opposizione (FdI). Ma è tutto nella logica della vecchia politica, di cui Draghi – a dispetto della sua finta estraneità al Palazzo – è maestro da quando portava i calzoni alla zuava: chi è fuori dalla Rai muore. Era così quando il servizio pubblico era servizio ed era pubblico. Oggi è una via di mezzo fra un postribolo, un ospizio, un manicomio e una barzelletta: più ne stai lontano, più vinci. Non a caso uno dei pochi programmi d’informazione rimasti credibili, Report, i politici deve inseguirli per inchiodarli alle loro responsabilità. La Lega delle origini (quella vera di Bossi) e il M5S sfondarono anche perché avevano tutta la Rai contro. Oggi le ospitate a Saxa Rubra servono alle salme tipo bin Rignan ad allontanare un altro po’ le esequie, non a chi vuole e può vincere fra la gente normale. Che ormai si ritrova in luoghi meno malfamati: i social e le piazze. Nei loro primi 9 anni i 5Stelle hanno imparato a fare opposizione: riprendano a farla, diano battaglia per il loro ddl di riforma (giacente da tre anni per mancanza di alleati), facciano le pulci a chi gestisce i soldi del canone, chiedano le carte degli appalti esterni, denuncino sprechi e marchette. E muovano il culo per tornare in piazza. Lì giocano in casa, anche grazie a un leader che, unico insieme alla Meloni, quando esce di casa viene ascoltato e applaudito (mentre quell’altro, se mette il naso fuori, lo menano). E chi vi dice che sia una disgrazia?
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