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venerdì 17 luglio 2020

Sull’audio pro-Berlusconi ora indagano i pm di Roma. - Valeria Pacelli

Sull’audio pro-Berlusconi ora indagano i pm di Roma

La denuncia di Esposito - Il giudice querela Piero Sansonetti, ma la Procura farà approfondimenti sul nastro di Amedeo Franco.
La vicenda dell’audio di Amedeo Franco , il giudice relatore della sentenza di Cassazione che nel 2013 ha condannato Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti tv di Mediaset, arriva in Procura a Roma. I pm capitolini faranno approfondimenti sulla registrazione in cui si sente il giudice parlare di “plotone d’esecuzione”, di “porcheria” e “condanna a priori”. Le indagini verranno disposte nell’ambito di un fascicolo che sarà aperto dopo la denuncia, depositata ieri mattina, da Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale che ha emesso quel verdetto. Il fascicolo quindi parte da altro. Il giudice ora in pensione infatti ha denunciato per diffamazione il direttore del quotidiano Il Riformista, Piero Sansonetti, per alcune affermazioni fatte durante una puntata di “Quarta Repubblica”, la trasmissione in onda su Rete 4 diretta da Nicola Porro.
Era il 6 luglio scorso. “Noi sappiamo oggi che la magistratura italiana è marcia. – ha detto Sansonetti – (…) I pubblici ministeri e i giudici spesso si mettono d’accordo. Gli imputati sono travolti. Le garanzie non ci sono. Moltissimi processi sono truccati. Tutta la magistratura italiana è sotto accusa. E purtroppo (…) i grandi giornali italiani ne parlano poco, ma è una tragedia perché lo stato di diritto è stato travolto dalle trame della magistratura italiana”. Poi aggiunge: “E quella del giudice Esposito fa parte, sta dentro questa storia”, frase questa finita nella denuncia di Esposito. Come pure quando il giornalista dice: “Il giudice Esposito è uno scandalo vivente, così come uno scandalo vivente sono decine di altri giudici”.
Per questo il magistrato ha denunciato per diffamazione Sansonetti chiedendo ai pm anche se vi siano gli estremi per contestare il reato di vilipendio dell’ordine giudiziario. E questa è la denuncia di Esposito. Per verificare però la diffamazione, si ragiona in Procura, bisogna capire anche l’antefatto, la circostanza alla quale si riferiscono le parole di Sansonetti. E quindi quell’audio che da giorni una certa stampa innalza a “prova” per riabilitare Berlusconi e che è stato depositato dalla difesa del leader di Forza Italia a sostegno del ricorso davanti alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
Come noto, in quella registrazione del 6 febbraio 2014, il giudice Amedeo Franco, deceduto un anno fa, rinnega la sentenza che lui stesso aveva firmato. “I pregiudizi per forza che ci stavano (…) Si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare”, dice Amedeo Franco portato al cospetto dell’ex premier da Cosimo Ferri, leader storico della corrente Magistratura indipendente, in passato sottosegretario alla Giustizia del governo di Enrico Letta e ora in Italia Viva.
Perché Franco si presentò dall’ex premier? Chi avviò la registrazione? Perché le dichiarazioni del giudice sono state rese pubbliche integralmente solo un anno dopo la sua morte? C’è qualcosa ancora di ignoto dietro quelle registrazioni?
L’inchiesta penale, in futuro, potrà trovare le risposte.

mercoledì 4 settembre 2013

L’insostenibile leggerezza di Esposito. - Bruno Tinti

Io, Esposito, lo ammazzerei. È stato il primo a ficcare una condanna definitiva a B; ha spiegato bene la “fretta” con cui è stato fissato il processo; ha dato una dimostrazione di indipendenza annullando i 5 anni di interdizione che ci avrebbero levato dai piedi B. subito e una volta per sempre; e si mette a sproloquiare con i giornalisti proprio quando B. e la sua corte stanno affannosamente cercando di far dimenticare una ruberia fiscale di molti milioni compiuta da un Presidente del Consiglio che ha depredato il Paese che gli era stato affidato?
Per carità, è ovvio che si tratta di nuddu ‘mmiscatu ccu nenti. Ma la capacità di utilizzare il nulla come argomento non ha mai fatto difetto a B&C; che però, questa volta, hanno dato veramente il meglio di sé. Pensate. Esposito racconta perché il processo a B è stato fissato in fretta: si prescriveva, come altri fissati nella stessa udienza. Si sottrae a domande pericolose sul segreto della camera di consiglio.Arriva a spiegare con chiarezza, sia pure inquinata dall’uso di un napoletano da mercato del pesce, perché non si può utilizzare come prova a carico il “non poteva non sapere” e perché occorrono prove che dimostrino che l’imputato “sapeva”; e la corte dei miracolati da B pianta un casino. “Un infortunio, gravissimo, a conferma dell’ineluttabilità di una riforma che ponga fine alla sfibrante contrapposizione tra giustizia e politica” (Schifani e Brunetta). “Non si è mai visto, la vicenda suscita perplessità e preoccupazioni” (avv. Coppi). “L’accaduto non potrà non avere concreti riflessi sulla valutazione della sentenza” (avv. Ghedini). Ma de che?
Chiunque si legga o ascolti (se la capisce) l’intervista, può rendersi conto che Esposito sta enunciando principi generali. Poteva fare a meno della sua modesta lezione di diritto ma tant’è. Ammesso che invece si riferisse al processo di B e stesse spiegando perché il collegio ha ritenuto che era colpevole; e allora? Fosse avvenuto prima del giudizio, ricusazione, nullità, fucilazione del giudice prevenuto, beatificazione della vittima. Ma è avvenuto dopo; Esposito ha solo raccontato quello che si leggerà tra qualche giorno. Quale potrebbe essere il pregiudizio del condannato? E che c’azzeccano la riforma della giustizia, le perplessità, i concreti riflessi sulla valutazione della sentenza? Forse che, avendo Esposito riassunto una parte della motivazione prima della pubblicazione, B non ha rapinato al paese una montagna di soldi?
La corte dei miracolati pensi piuttosto alla gravità dell’affermazione intorno a cui fa quadrato: “B è stato eletto da milioni di cittadini che non possono essere lasciati senza rappresentanza politica. Bisogna trovare un modo per garantirgli di proseguire nella sua missione”. Non dicono (oppure mentono sapendo di mentire): B è innocente. Non importa, B deve essere intoccabile. Anche se ruba al Paese? “Ma sì, ha pagato talmente tante tasse, cosa sono 7 milioni di euro evasi” (Gelmini). E se rende schiavi i dipendenti pubblici perché violino la legge e nascondano le sue puttane? E se si mette in affari con la mafia? E se uccide? Dov’è che questo straordinario principio del voto popolare che rende superiori alla legge deve essere abbandonato? E infine: è un principio che vale per tutti? Se Riina si organizza e si fa eleggere da qualche milione di mafiosi e cittadini ricattati, lo tiriamo fuori di prigione e gli consegniamo le chiavi della città?
Cortigiani, vil razza dannata, a qual prezzo vendereste il nostro Paese?