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mercoledì 10 aprile 2013

Serravalle, l’uomo di Penati: “Azioni in sovrapprezzo? Me lo chiese D’Alema”.

Serravalle, l’uomo di Penati: “Azioni in sovrapprezzo? Me lo chiese D’Alema”


Renato Sarno, già in carcere, riporta le frasi - raccontate da Il Corriere - del presidente della Provincia che nel 2005 comprò a prezzo maggiorato il pacchetto azionario di Gavio. L'ex braccio destro di Bersani, nega ogni addebito. Così come l'ex ministro degli Esteri che annuncia querela al quotidiano milanese.

“Le esatte parole di Penati furono: ‘Io ho dovuto comprare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perché l’acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema‘”. A riportare la frase – secondo la ricostruzione del Corriere della Sera – è Renato Sarno, l’architetto 67enne già incriminato dai pm di Monza come “collettore di tangenti e uomo di fiducia di Penati nella gestione di Milano-Serravalle“. 
Il pacchetto di azioni della società autostradale Milano-Serravalle cui fa riferimento Sarno sono quelle che la Provincia di Milano, presieduta dal ds Filippo Penati, acquista nel 2005 dal costruttore Marcellino Gavio a prezzo gonfiato. 
Il Corriere ha interpellato sulla vicenda lo stesso Filippo Penati che ha negato di aver fatto a Sarno il nome di Massimo D’Alema. “Costretto da D’Alema a strapagare le azioni di Gavio? – ha detto Penati – Non l’ho mai detto a Sarno, né avrei mai potuto dirglielo perché non è vero: difendo l’operazione Serravalle fatta nell’interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza”. L’ex presidente della Provincia di Milano ha anche aggiunto che “non c’era alcuna ragione per la quale io dovessi parlare con lui dell’operazione Milano-Serravalle”.
“Leggo con stupore, in un lungo articolo a firma Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, alcune dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dall’architetto Renato Sarno in merito ad un mio presunto interessamento, nei confronti dell’allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, nell’acquisto delle quote azionarie dell’autostrada Milano-Serravalle, oggetto di indagine da parte della Procura di Monza”. E’ quanto afferma Massimo D’Alema. “Nel rilevare che tutta la ricostruzione della vicenda è stata già smentita da Penati, ovvero colui che avrebbe riferito quelle evidenti sciocchezze all’architetto Sarno, mi sconcerta il fatto che i due giornalisti del Corriere della sera non abbiano avvertito l’esigenza di chiedere la mia versione prima di dare diffusione a dichiarazioni inventate di sana pianta, pubblicandole con straordinario e immotivato risalto”, continua il presidente della fondazione Italianieuropei. D’Alema conclude: “Nel ribadire di non essermi mai interessato a quella vicenda, comunico di aver incaricato il mio legale, avvocato Gianluca Luongo, di assumere ogni più idonea azione a tutela della mia immagine e della mia onorabilità nei confronti di tutti coloro che, nel corso delle indagini o nel riportarne in modo distorto o parziale le risultanze, si sono resi protagonisti di una deliberata azione di calunnia e disinformazione ai miei danni”.

domenica 9 dicembre 2012

Serravalle, assunzioni favori e sprechi: così Penati e Podestà l’hanno prosciugata. - Martino Valente


Serravalle, assunzioni favori e sprechi: così Penati e Podestà l’hanno prosciugata


Ecco come la politica s’è mangiata la gallina dalle uova d’oro. L’asta deserta per la vendita liquida definitivamente le ambizioni di quello che doveva essere il “polo autostradale del Nord”. Eppure nel 2006 la società era un gioiello e macinava 37 milioni di utili. Sei anni dopo, ultima semestrale di cassa, ne dichiara sette. Con 700 dipendenti e 300 milioni di debiti.


Tessere autostradali fantasma e operazioni finanziarie spericolate nell’era Penati. Consulenze inutili, poltrone d’oro per amici e parenti nell’epoca Podestà. Ecco come la politica lombarda s’è letteralmente mangiata la gallina dalle uova d’oro, creando debiti per centinaia di milioni di euro. L’asta deserta per la vendita di Serravalle del 26 novembre scorso, il più imponente tentativo di privatizzazione oggi in Italia, liquida definitivamente le ambizioni di quel “polo autostradale del Nord” che per vent’anni è stato il biglietto da visita della classe dirigente milanese di ogni colore, dal Pd al Pdl. Insieme al flop della quotazione di Sea ha messo in crisi in conti della Provincia di Milano, che è il primo azionista con il 52% delle quote, sempre più vicina al commissariamento. Peggio, ha gettato un’ipoteca fortissima sulle grandi opere di collegamento – Pedemontana, Teem e Brebemi – che procedono in ritardo e senza fondi, con buona pace del contribuente che (forse) non le percorrerà mai. E mentre si fa più stretto e confuso il campo d’azione del pubblico, lungo le sponde dei nuovi tracciati i ras privati delle autostrade si affollano, in attesa che passi il cadavere di società pubbliche esangui, prossime alla liquidazione, da comprare a prezzo di saldo. Eppure nel 2006 la società era un gioiello, macinava 37 milioni di utili. Sei anni dopo, ultima semestrale di cassa, ne dichiara sette. E con 700 dipendenti e 300 milioni tra debiti e aumenti di capitale già deliberati Serravalle è diventata in pochi anni un carrozzone che nessuno vuol comprare, neppure in saldo. E’ legittimo allora chiedersi chi ha trasformato la regina delle autostrade lombarde in Cenerentola.
Filippo Penati, si sa cominciò a farlo nel 2005 quando comprò a Gavio il 15% delle azioni pagandole a peso d’oro e garantendogli plusvalenze per 176 milioni di euro. Ma inaugurò anche una stagione di sprechi, poltrone d’oro e “liberalità” che nulla avevano a che fare con ruspe e cantieri. La storia di Serravalle è costellata di aneddoti ma ne regala sempre di nuovi. Come quello della giornalista milanese che arriva al casello e subito dopo chiama in Provincia, indispettita: “La card non funziona, la sbarra non si alza”. Tra le eredità dell’era Penati c’erano, si apprende oggi, 5mila tessere Serravalle che assicuravano la gratuità dei pedaggi sull’intera rete autostradale italiana, messe a disposizione anche di notabili, collaboratori e amici del “Sistema Sesto”. Era ovviamente la società a saldare. A Penati si devono diverse assunzioni in quota, come quella, contestata dai pm di Monza, di Claudia Cugola, compagna dell’allora presidente. La gestione Podestà non ha però cambiato registro. “Me l’hanno piazzato qui. Dici di sì a uno, due e tre. Poi molli”. Si sfoga uno dei tanti ex amministratori di Serravalle messi alla porta perché poco inclini ad assecondare i “costi impropri” della politica. Il “raccomandato” di turno era Marco Ballarini, responsabile della campagna elettorale di Lega-Pdl a Corbetta, vicino all’ex assessore regionale Stefano Maullu. Ballarini entrerà nel cda di TE e sarà, al contempo, assunto come dirigente da Serravalle a 80mila euro. Stefano Maullu, dimessosi da assessore nell’aprile scorso, due giorni dopo trova un posto caldo come presidente di TEM. La prima assemblea dei soci decreta per lui e per l’ad Massimo Di Marco, già ad di Serravalle nell’era di Penati, l’aumento sino a 120mila euro l’anno lordi degli emolumenti. Maullu è, probabilmente, il politico più incline a catapultare i suoi uomini tra i dirigenti delle società. Prossimo a lui è accreditato l’attuale dg di Serravalle Mario Martino, proveniente da MM a 140mila euro. Ex stretto collaboratore di Podestà in Edilnord è, invece, il presidente di Pedemontana Salvatore Lombardo, che oggi lavora in sintonia con l’ad Marzio Agnoloni, intimo di Loris Verdini e presidente pure di Serravalle, nel rafforzamento degli organici di una società con i conti viranti al rosso. Ha il pallino della famiglia il presidente Podestà. Ma non sono bastate le consulenze affidate alla società della moglie (300mila euro) a ripianare l’azienda di famiglia, la Roly, in rosso per 6,3 milioni. Così ha incaricato di risanarla proprio l’Agnoloni che lui stesso ha nominato in Serravalle.
Adiamo avanti. Carmen Zizza è donna di fiducia di Podestà. Viene assunta in Serravalle a 40mila euro l’anno nelle ultime settimane dell’era Penati. Eletto Podestà, lo stipendio della Zizza, il cui curriculum a effetti speciali è stato oggetto di interrogazioni parlamentari, schizza sino a 130mila euro. Poi la Zizza ripara in Asam come consigliere delegato. A lei, senza laurea, è stata affidata la privatizzazione da 700 milioni di euro di Serravalle e la vendita del 14,5% di Sea. Anche Guido Manca, condannato a febbraio per truffa al Comune di Milano, ha trovato un porto sicuro in Serravalle Engineering a 60mila. In Pedemontana sono occupate le mogli di Pasquale Cioffi, ufficiale di collegamento tra Maullu e la Provincia, e di Vincenzo Giudice, ex capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino e padre di Sara, la pasionaria anti-Minetti risucchiata nell’affaire di ‘ndrangheta dell’ex assessore regionale Domenico Zambetti. Posti e costi della politica: due anni fa, in una sola seduta, il cda di Serravalle stanziava 332mila euro per “iniziative sul territorio”, dalla Milanesiana al Palio di Legnano (50mila euro), dal Don Gnocchi (30mila) all’associazione degli abruzzesi (5mila). Elargizioni cui cercò di porre un freno l’ad Federico Giordano, proveniente da Unicredit. Pur di stringere i cordoni della borsa fece cambiare lo statuto sociale rimettendo le liberalità in mano ai soci e togliendole ai consiglieri. Fu messo alla porta quasi all’istante. Rischia oggi Antonio Marano, ad di TE, pure lui manager “targato” Unicredit. La controllante TEM, insoddisfatta del suo operato, ha chiesto la convocazione (10 dicembre) dell’assemblea dei soci di TE con all’ordine del giorno la revoca dell’ad che ha ottenuto un prestito-ponte di 120 milioni dalle banche in fuga dalle infrastrutture. C’è chi ipotizza la nomina di Maullu al suo posto e l’arrivo alla presidenza di TEM dell’assessore provinciale Fabio Altitonante, numero due della corrente pidiellina guidata dallo stesso Maullu. L’azzeramento da gennaio della Giunta di Palazzo Isimbardi spinge, del resto, molti suoi componenti a cercare un posto al sole. Meglio se ben remunerato.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/08/serravalle-assunzioni-favori-e-sprechi-eccome-come-e-stata-prosciugata-da-penati/439776/

Uno dei tanti motivi che hanno portato l'Italia sull'orlo del fallimento e costretto noi cittadini a stringere la cinghia.
Il patibolo non mi sembrerebbe una pena troppo severa per questi loschi individui.
Cetta.