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sabato 9 settembre 2017

Intercettazioni, quando il Pd era contro il bavaglio. E Orlando diceva: “Bloccano la stampa con la scusa della privacy”. - Giuseppe Pipitone

Intercettazioni, quando il Pd era contro il bavaglio. E Orlando diceva: “Bloccano la stampa con la scusa della privacy”

Il guardasigilli che vorrebbe escludere i virgolettati delle intercettazioni dalle ordinanze dei magistrati sostituendole con un breve riassunto ("soltanto il richiamo al loro contenuto” c'è scritto nella bozza di decreto inviata ai procuratori italiani) è un nemico accanito della stretta sulle intercettazioni. Anzi era. "Il premier dovrebbe tener conto che l'80% delle intercettazioni in Italia viene disposto per reati di stampo mafioso". Come lui molti attuali ministri.

Il disegno di legge sulle intercettazioni? ”Con la scusa della privacy, che oltretutto non viene garantita dal ddl, data la farraginosità dei meccanismi, il provvedimento in realtà punta a bloccare la libertà di informazione e la capacità dello Stato, sottolineo dello Stato e non della magistratura, di condurre indagini contro i reati gravi”. Non è un esponente della sinistra nemica del Pd e neanche un estremista del Movimento 5 Stelle. Non è un leghista e non è neanche un ironico Renato Brunetta. Nossignore. Ad attaccare frontalmente la legge che mette un freno agli ascolti telefonici da parte delle procure è Andrea Orlando. Incredibile ma vero: il guardasigilli che vorrebbe escludere i virgolettati delle intercettazioni dalle ordinanze dei magistrati sostituendole con un breve riassunto (“soltanto il richiamo al loro contenuto” c’è scritto nella bozza di decreto inviata ai procuratori italiani) è un nemico accanito del bavaglio. Anzi, era. Almeno quando la stretta sulle registrazioni dei pm non è la sua. A volerla, una delle tante volte, era il governo di Silvio Berlusconi, con una legge che portava il nome di Angelino Alfano.
Il periodo, per intenderci, era quello compreso tra il 2009 e il 2010, culminato con le pagina bianca di Repubblica, i post-it gialli sugli articoli ( a proposito, che fine hanno fatto?), lo sciopero dei giornali e tutti i principali leader del Pd in prima linea contro la museruola che il Pdl voleva imporre alla stampa. “Il premier dovrebbe tener conto, tra l’altro, che l’80% delle intercettazioni in Italia viene disposto per reati di stampo mafioso, e purtroppo in questo campo sì l’Italia ha un triste record”, era un’altra delle infuocate dichiarazioni rilasciate da Orlando, all’epoca responsabile Giustizia del Pd di Pierluigi Bersani. Viene da chiedersi: ma oggi che è ministro della Giustizia che dati ha Orlando su intercettazioni e mafia?
Tuonavano contro il bavaglio berlusconiano anche molti altri big che oggi sono colleghi di Orlando al governo. “Limitare l’uso delle intercettazioni o addirittura proibirle significa fare il più grosso regalo possibile alla criminalità”, diceva tranciante il 10 febbraio 2010 Dario Franceschini, all’epoca capogruppo dem alla Camera e oggi ministro della Cultura. Non era meno diretta la sua parigrado al Senato, Anna Finocchiaro, oggi ministro per i Rapporti con il Parlamento. “Il disegno di legge sulle intercettazioni – diceva l’1 luglio del 2009 – è un altro modo per evitare che vengano perseguiti per atti molto gravi i soli noti”.
‘Penso che ogni italiano, nella sua vita quotidiana, trovi incredibile che il tema siano le intercettazioni”, era il commento dell’allora numero due del Pd, Enrico Letta, mentre Beppe Fioroni nel maggio del 2010 si disperava: “Non si può, per tutelare la privacy, mettere il bavaglio alla stampa”. Ancora più netto Ermete Realacci – “Il ddl sulle intercettazioni – diceva – è un regalo a Gomorra” – mentre stupiscono le posizioni di due renziane di ferro, ovviamente versione ante marcia. Pina Picierno: “Questo ddl punta a garantire la totale immunità del presidente del consiglio rispetto alla legge, nell’ottica del legibus solutus consona alle monarchie assolute”. Deborah Serracchiani: “Sulle intercettazioni non possiamo andare contro la Corte di Giustizia europea che pone il diritto di cronaca prima di tutto anche prima del diritto alla privacy dei politici”.
Il bello è che dopo aver affossato il bavaglio- su input di gran parte della stampa italiana – il Pd ci teneva a rivendicarlo. E infatti quando Berlusconi dichiarò che la sua legge sulle intercettazioni era stato bloccata da un patto tra l’Anm e l’odiatissimo Gianfranco Fini, all’epoca presidente della Camera, i dem si affrettarono ad alzare la mano. In che modo? Regalarono all’ex premier addirittura una brochure celebrativa. Titolo: “Ddl intercettazioni: come il Pd ha fermato la legge bavaglio“. Altri tempi.

giovedì 16 maggio 2013

Legge Bavaglio, le intercettazioni sulla P3 che non vogliono farvi leggere.


Intercettazioni


Nel giorno in cui Costa (Pdl) ha ripresentato il testo Alfano sulle intercettazioni telefoniche, alla Camera è arrivata la richiesta di autorizzazione all'ascolto delle telefonate di Verdini, Dell'Utri e Cosentino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3.

Nel giorno in cui Enrico Costa (Pdl) ha riproposto il testo Alfano (la cosiddetta Legge Bavaglio e contro le intercettazioni), alla Camera è arrivata alla Giunta la richiesta di autorizzazione all’ascolto delle telefonate di Denis VerdiniMarcello Dell’Utri e Nicola Cosentino sulla cosiddetta “P3″. Telefonate che, se dovesse passare il ddl Alfano, non avreste mai potuto leggere. 
Enrico Costa, tuttavia, ieri ha escluso che ci sia un “legame politico” tra la riproposizione del disegno di legge e la richiesta di autorizzazione all’ascolto delle intercettazioni dei tre esponenti di spicco del Pdl : “Ho semplicemente riproposto – insiste Costa – i testi delle più significative proposte legge presentate dal Pdl nella scorsa legislatura. Tra queste c’è il testo Alfano sulle intercettazioni e il provvedimento sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare”. La vicenda che coinvolge Verdini, Cosentino e Dell’Utri è quella del processo sulla cosiddetta “P3“. La richiesta di utilizzare le intercettazioni è partita dal gip di Roma Elvira Tamburello e trasmessa a Montecitorio perché i tre esponenti del Pdl erano parlamentari all’epoca dei fatti. Dell’Utri era senatore, Cosentino e Verdini, invece deputati. Attualmente, però, solo Verdini è parlamentare ed è stato eletto al Senato. Il cofondatore di Forza Italia e l’ex coordinatore campano del Pdl, invece, non sono stati ricandidati, non siedono più in Parlamento e sono a rischio galera.
Influenzare la Corte Costituzionale sul giudizio sul ‘Lodo Alfano’, intervenire sul Consiglio superiore della Magistratura per indirizzare l’assegnazione di incarichi direttivi, fare pressione sulla Corte di Cassazione per risolvere in una certa maniera il cosiddetto ‘Lodo Mondadori’. E poi il tentativo di screditare il candidato Stefano Caldoro al governo della Campania ma anche l’intervento a Milano in favore dell’accoglimento di un ricorso riguardante la lista ‘Pro Lombardia’ di Roberto Formigoni. Sono note la manovre che i membri della cossidetta P3 aveva architettato per infiltrarsi nelle istituzioni e inquinarle. Ecco il documento e le conversazioni.

Intercettazioni e bavaglio, Pdl attacca: “Ripartire da leggi del governo Berlusconi”


Intercettazioni e bavaglio, Pdl attacca: “Ripartire da leggi del governo Berlusconi”

In arrivo tre progetti di legge, tra questi ricompare anche l'inasprimento per la diffamazione a mezzo stampa. Costa: "Possiamo riprendere dal testo approvato dal Senato nel 2011". Il Pd: "Vogliono lo scontro". Rosy Bindi: "La pacificazione è una favola propagandistica".

In Parlamento rischia di riaprirsi il fronte caldo delle intercettazioni. Il Pdl ha presentato alle Camere due progetti di legge, mentre ce n’è un terzo in arrivo. A Montecitorio porta la firma di Maurizio Bianconi, al Senato di Domenico Scilipoti. Il terzo è stato annunciato da Enrico Costa. “In una situazione politica così delicata – spiega il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Donatella Ferranti (Pd) – non credo sia un tema che possa rientrare tra le priorità per venire inserito in tempi rapidi all’ordine del giorno”. Ma non solo: tra le cartucce del centrodestra compare di nuovo l’inasprimento delle norme in materia di diffamazione a mezzo stampa. Lo stop arriva poi più forte dal segretario del Pd Guglielmo Epifani: “Alzare la tensione sulla giustizia non aiuta”.
Costa: “Ripartire da ddl Alfano approvato nel 2011″
Il Pdl riparte dunque dal disegno di legge Alfano che Costa propone come punto di partenza del dibattito. “E’ un disegno significativo del nostro Governo – dice – Presenterò anche un disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati”. Costa pensa anche anche al disegno di legge sulla messa alla prova (per esempio i servizi sociali) ed è “partito dal presupposto di proporre come base di discussione testi già approvati almeno da un ramo del Parlamento”. Se le parole di Costa hanno un senso il disegno di legge Alfano approvato dal Senato nel 2011 prevedeva tra l’altro che i telefoni potessero essere messi sotto controllo solo per 75 giorni anziché per tutta la durata delle indagini preliminari o ancora l’eliminazione delle intercettazioni ambientali in auto o a casa. Il disegno di legge dell’ex Guardasigilli e ora viceministro e ministro dell’Interno con Letta si arenò alla Camera nell’ottobre 2011.
Tutto questo accade pochi giorni dopo la requisitoria del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nel processo Ruby in cui il magistrato ha chiesto 6 anni di reclusione per Silvio Berlusconi. La notizia, per giunta, arriva in una giornata già carica di tensione per il settore della giustizia. Da una parte il documento del plenum del Csm che chiede al ministro della Giustizia di intervenire per far sentire il sostegno alla magistratura dopo gli attacchi degli ultimi giorni. Dall’altra anche la famiglia Berlusconi che torna a far sentire tramite un’intervista rilasciata a Panorama da Marina, primogenita del leader del Pdl. Il processo Ruby “è una farsa che non doveva neppure cominciare” dice la presidente di Mondadori.
Caliendo: “Non è un’indicazione del partito”
C’è chi getta acqua sul fuoco, nello stesso Pdl. “Non c’è nessuna indicazione in questo senso da parte del partito – osserva l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ora senatore Pdl – e poi il testo che era stato approvato in un ramo del Parlamento può essere considerato superato da altri accordi raggiunti in seguito in materia”. Ma a far pensare che il fronte intercettazioni possa riaprirsi da un momento all’altro, c’è “l’aggancio” con il testo dei “saggi” nominati da Napolitano. Nella relazione dei cosiddetti “facilitatori”, infatti, si parla della necessità di ridurre l’uso delle intercettazioni che devono essere uno strumento di “ricerca della prova” e non del “reato”. Ma insomma almeno al Senato, si chiede al presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl), c’è il rischio che se ne possa parlare? “Se i capigruppo mi chiedono di calendarizzare il testo Scilipoti (che ancora non risulta assegnato) o qualsiasi altro provvedimento in materia, io lo metto all’ordine del giorno”. “Del resto – prosegue Nitto Palma – lo stesso Napolitano ha parlato più volte della necessità di riformare il sistema delle intercettazioni. Dunque, perché non farlo?”. Intanto anche Costa sembra rallentare. E’ un fatto di routine, dice, ripresentare i testi già proposti nella legislatura precedente: “E’ un fatto di routine, non c’è alcuna indicazione del partito in questo senso”. Ma anche Caliendo non ha difficoltà ad ammettere: “Se i provvedimenti ci sono e vengono assegnati in commissione possono diventare una base di partenza per riprendere il discorso…”.
La richiesta di usare le intercettazioni di Verdini, Cosentino e Dell’Utri
C’è un altro fatto contingente: la richiesta per l’autorizzazione all’ascolto di conversazioni telefoniche di VerdiniCosentino e Dell’Utri arrivata alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Costa esclude che ci sia un “legame politico”: “Ho semplicemente riproposto – insiste Costa – i testi delle più significative proposte legge presentate dal Pdl nella scorsa legislatura. Tra queste c’è il testo Alfano sulle intercettazioni e il provvedimento sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare”. La vicenda che coinvolge Verdini, Cosentino e Dell’Utri è quella del processo sulla cosiddetta “P3“. La richiesta di utilizzare le intercettazioni è partita dal gip di Roma Elvira Tamburello e trasmessa a Montecitorio perché i tre esponenti del Pdl erano parlamentari all’epoca dei fatti. Dell’Utri era senatore, Cosentino e Verdini, invece, deputati. Attualmente, però, solo Verdini è parlamentare ed è stato eletto al Senato. A questo punto il Pdl, con lo stesso Enrico Costa, vice presidente della giunta presieduta da Ignazio La Russa, pone un problema di competenza. “C’è una questione di competenza”, sottolinea chiedendosi “chi decide tra Camera e Senato?”. “Discutiamone – evidenzia – perché non è un argomento da poco”.
Il Pd: “Le priorità sono i problemi concreti di famiglie e imprese”
Dal Pd si levano proteste non proprio vibranti. Lo stesso capogruppo alla Camera Roberto Speranza  ”Di proposte di legge ce ne sono molte – dice – A me convincono quelle che affrontano i problemi concreti delle famiglie e delle imprese. Certo la priorità non sono le intercettazioni. Porre ora il tema non è opportuno”. In precedenza era intervenuto tra gli altri il senatore Felice Casson, ex magistrato e vicepresidente della commissione Giustizia: “In questo momento occorre lavorare sui punti di riforma del sistema giudiziario che possano trovare una larga convergenza – dichiara – Pretendere di imporre temi come quello delle intercettazioni è una strada sbagliata, sia per ciò che riguarda il metodo che per il merito. Lo strumento delle intercettazioni è infatti un fondamentale supporto alle indagini contro ogni forma di criminalità”. Insomma: “Il Pdl vuole arrivare allo scontro”. L’alt è arrivato anche da altri parlamentari democratici: Verini, Ginefra, Rossomando, Picierno, Lumia. Chiosa Rosy Bindi: “Il tempismo del Pdl sulle intercettazioni se non è sospetto è certamente inopportuno. Sono giorni che Berlusconi e i suoi pretoriani attaccano la magistratura, prima a Brescia e poi a Milano, con toni inaccettabili. Non ho mai creduto alla favola propagandistica della pacificazione ma credo che oggi chi anche in buona fede lo sperava dovrà suo malgrado ricredersi. L’ossessione giudiziaria di Berlusconi sta complicando oltre modo l’avvio della legislatura e il lavoro del governo”.
Lombardi (M5S): “Pensano agli interessi di bottega”
Parla di interessi di bottega il Movimento Cinque Stelle: “Come al solito la ‘politica di palazzo’ segue le priorità del Paese… – ironizza la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi – Il Paese ha altre priorità che non sono gli interessi di bottega… e non c’è bisogno che faccia nomi. Per noi la politica è fatta di cose concrete, economia e lavoro”.
La Fnsi: “Non staremo a guardare”
Tiene la guardia alta anche il sindacato dei giornalisti. “In Parlamento si ricomincia a parlare di intercettazioni – interviene la Fnsi – E quando se ne parla si finisce per ipotizzare anche sanzioni per i giornalisti che – venuti in possesso dei testi – li rendono pubblici. Il rischio è che si ripeta l’indecente spettacolo a cui abbiamo assistito nella precedente legislatura”. La Federazione della Stampa aggiunge che “non starà a guardare e che provvedimenti che non fossero equilibrati e che, invece, di tutelare i cittadini, tendessero a colpire il loro diritto ad essere informati ed il dovere dei cronisti di informare troveranno la più ferma e decisa opposizione di tutta la categoria”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/15/intercettazioni-bavaglio-pdl-attacca-ripartire-leggi-del-governo-berlusconi/594867/

Non riesco a capacitarmi: siamo preda di un losco figuro che paralizza un intero paese.
E nessuno lo prende a calci nel culo flaccido!