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domenica 14 luglio 2019

#com'èandataafinire? I misteri del tesoro di Matteo Renzi, quattro milioni e associazioni opache. - Davide Vecchi - 1 Febbraio 2014

Matteo Renzi

La vera storia dell’intreccio di fondazioni e società su cui il leader Pd ha costruito la sua scalata dalla provincia al potere nazionale. Sponsor anonimi, l’aiuto di Verdini e la regia della trimurti dei fedelissimi Carrai, Boschi e Bianchi. I bilanci delle associazioni segrete e le uscite molto superiori alle entrate.

Tutto in cinque anni. Dal 2009 a oggi. Tanto è durata la scalata al potere di Matteo Renzi che da assistente di Lapo Pistelli, poi insediato nel 2004 dalla coalizione di centrosinistra alla guida della Provincia di Firenze, è riuscito a sfidare tutti. Centrodestra e centrosinistra. E a vincere. In cinque anni Renzi è riuscito a sostenere quattro campagne elettorali. Due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’altra nel 2013, entrambe per la segreteria del Pd. Il tutto senza sostegno economico da parte del partito, rimborsi elettorali né fondi pubblici.
La coppia dei fund raiser Bianchi & Carrai
Come ha finanziato la sua attività politica? Attraverso quali canali è riuscito a creare un tale consenso in appena cinque anni? Qualcuno lo ha aiutato a costruire il suo bacino elettorale? E come? Nel tentativo di rispondere a queste domande abbiamo ripercorso a ritroso l’ascesa del rottamatore, arrivando al 2007. Abbiamo individuato associazioni, società, comitati e rapporti (alcuni finora sconosciuti) che ruotano attorno a Renzi come l’universo copernicano attorno al sole. Al suo fianco solo due pianeti: Marco Carrai e Alberto Bianchi. Il primo sin dal 2007, il secondo dal 2009. Sono i fund raiser, i “raccoglitori di soldi”. E sono bravi, perché complessivamente hanno messo insieme oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida del Paese del loro amico Matteo Renzi.
Bianchi e Carrai oggi fanno parte del consiglio direttivo della Fondazione Open, cioè l’evoluzione della Fondazione Big Bang a cui lo scorso novembre è stato cambiato nome e composizione: Renzi ha azzerato il vecchio consiglio, confermando solo Bianchi e Carrai, inserendo Luca Lotti e Maria Elena Boschi, nominando quest’ultima segretario generale. Nel 2013 la fondazione ha raccolto 980 mila euro di donazioni, 300 mila euro in più rispetto all’anno precedente. Nel 2012 aveva chiuso il bilancio con una perdita di 535 mila euro dovuta a debiti ancora da estinguere e, stando ai resoconti che il Fatto ha potuto leggere, nel corso del 2013 la perdita si è assottigliata a poco più di 300 mila euro e le entrate sono aumentate del 30 per cento. Prima la Fondazione Big bang non esisteva, è stata fondata il 2 febbraio 2012 dall’allora presidente Carrai di fronte al notaio Filippo Russo.
La fideiussione e il mutuo della Festina Lente
Negli anni precedenti l’attività politica di Renzi passa attraverso due associazioni: Link e Festina Lente, di cui nessuna comunicazione è mai stata data. Non hanno mai avuto siti internet né rendicontazione pubblica. Praticamente sconosciuta in particolare la Festina Lente. Anche qui figurano Carrai e Bianchi. Fondata nel giugno 2010 cessa le sue attività di fund raising nel maggio 2012. L’ultimo evento che organizza è una cena di raccolta fondi per Renzi nel gennaio 2012 al Principe di Savoia di Milano. Raccoglie 120 mila euro e ha ancora all’attivo circa 40 mila euro. Questa associazione è citata solamente una volta: nel resoconto delle spese elettorali sostenute da Renzi per le amministrative del 2009.
Il comitato dell’allora candidato sindaco dichiara di aver speso 209 mila euro, 137 raccolti tra i sostenitori e gli altri 72 mila euro che mancano all’appello coperti da un mutuo acceso e garantito dalla Festina Lente. Mutuo concesso dalla banca di credito cooperativo di Cambiano (presieduta dal potente sostenitore Paolo Regini e usata anche per le ultime primarie) con a garanzia una fidejussione firmata da Bianchi. È il maggio 2009 e la Festina Lente nasce solo l’anno successivo. Si fa carico del mutuo e lo estingue immediatamente accendendone però un altro (oggi in via di rimborso) per avviare le attività di fund raising. Complessivamente però questa associazione organizza solamente due eventi, oltre alla cena milanese, in due anni.
Da dove sono arrivati i 750 mila euro di Link?
Ben più attiva la Link. Nasce nel 2007, quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze. Con il solito Carrai nell’atto costitutivo figurano buona parte di quelli che ancora oggi sono al fianco del rottamatore. C’è Lucia De Siervo, direttore della cultura ed ex capo segreteria di Renzi, figlia di Ugo, presidente della Corte Costituzionale, e moglie di Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua. C’è poi Vincenzo Cavalleri, ora direttore servizi sociali di Palazzo Vecchio e Andrea Bacci, oggi presidente della Silvi (società pubblica partecipata dal Comune), intercettato nel dicembre 2008 al telefono con Riccardo Fusi (ex patron del gruppo Btp condannato a due anni in primo grado per i lavori alla Scuola marescialli e imputato per il crac del Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini e indagato per bancarotta fraudolenta) per organizzare un viaggio in elicottero a Milano per Renzi. Poi però saltato. Per ben due volte. Infine, a firmare l’atto costitutivo della Link, c’è anche Simona Bonafè, ex assessore oggi onorevole e il presidente Marco Seracini. L’associazione ha la propria sede in via Martelli civico 5, dove poi nascerà la fondazione Big Bang. I primi due anni di vita chiudono con un resoconto finanziario in avanzo di 22 mila euro, a fronte di una raccolta complessiva di circa 200 mila in 24 mesi.
Tutt’altra musica nel 2009, anno delle primarie e delle amministrative, quindi fondi che vanno ad aggiungersi a quelli dichiarati dal Comitato. Link spende 330 mila euro e chiude con una perdita di 154 mila. Che viene in parte appianata nel 2010 attraverso erogazioni liberali ricevute per 156.350 euro e in parte nel 2011, ultimo anno di vita dell’associazione Link che termina la sua esistenza con una perdita di 3.500 euro. Complessivamente questa associazione raccoglie e investe nell’attività politica di Renzi circa 750 mila euro. Da dove arrivano queste “erogazioni liberali”?
Abbiamo cercato per giorni inutilmente il presidente Marco Seracini sia nel suo studio, dove venne registrata l’associazione, sia al cellulare. Ci siamo rivolti a Carrai che pur rispondendo molto gentilmente al telefono e rendendosi inizialmente disponibile a incontrarci, ha poi preferito non rispondere né in merito alla Link né ad altro. Cavalleri, infine, ha risposto. Al telefono, non alle domande sui donatori dei quali, ha detto, “non so niente”. Però ci ha spiegato che “l’associazione è una delle scatole a cui ho partecipato, non ho molte informazioni, non ho mai neanche partecipato agli incontri che organizzava”. Che tipo di incontri? “Raccolta fondi ma non solo, non faceva attività politica però, erano incontri sociali diciamo”. Sociali? “Sì, eventi promozionali per diciamo sviluppare le idee di cui Renzi era portatore”. E cene elettorali? “Non ricordo”.
L’amico Verdini, quando la destra era d’aiuto. 
Nel 2009, dopo aver vinto le primarie, Renzi partecipò ad alcune iniziative organizzate anche da Denis Verdini, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia e oggi colui che deve scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Renzi per le prossime amministrative di maggio. Nel 2009 l’allora rottamatore sedette al tavolo d’onore insieme a Verdini e consorte alla festa de Il Giornale della Toscana. Presenti tutti i parlamentari forzisti dell’epoca: Mazzoni, Parisi, Bonciani, Amato e altri. E mesi dopo partecipò a un evento organizzato dalla signora Verdini, Maria Simonetti Fossombroni. Molti del Pdl ricordano inoltre che la scelta di candidare sindaco nel 2009 l’ex calciatore Giovanni Gallifu considerato un “regalino” al giovane prodigio Renzi. Che lo asfaltò. Verdini non ha mai negato la propria simpatia per il rottamatore.
Dal centrodestra sono mai arrivati fondi alle associazioni di Renzi? Gentile e disponibile quanto Carrai si dimostra anche Alberto Bianchi, che come Carrai alla domanda non risponde. Da dove arrivano i fondi e come ha coperto il mutuo Festina Lente? E come è riuscito ad appianare il debito della Fondazione e a raccogliere il 30 per cento in più l’anno successivo? Neanche a queste domande riceviamo risposte. Una cosa è certa: l’imprenditore e l’avvocato fanno benissimo il loro lavoro di fund raiser. Sempre dall’ombra, mai in prima fila.
La società di Carrai e i lavori di Eataly a Firenze
Meno si parla di loro meglio è. Per dire: la cena di finanziamento di Renzi a Milano nell’ottobre 2012 che passò come un evento organizzato da Davide Serra in realtà è stata opera esclusiva di Carrai. L’amico di Renzi mal sopporta la pubblicità, i suoi interessi sono nel privato. Ha affiancato Renzi nel 2009 solamente per tre mesi. Oggi è, fra l’altro, presidente di Aeroporto Firenze, della C&T Crossmedia, della Cambridge Management Consulting e della D&C, mentre giovedì ha lasciato la carica di amministratore delegato della Yourfuture srl. Inoltre è socio dell’impresa edile di famiglia Car.im, società che ha realizzato la trasformazione della storica libreria fiorentina Martelli in un negozio Eataly, proprio davanti alla sede della Fondazione Open. Ma certo, sono affari privati.
da Il Fatto Quotidiano del 1 febbraio 2014

sabato 2 marzo 2019

Firenze: Corte dei conti congela beni per 9 milioni a Verdini e Parisi.

Verdini Parisi

Beni ‘congelati’ fino a un valore di 9 milioni e 100mila euro, pari ai contributi pubblici per l’editoria ottenuti “non avendone diritto”.

Questo quanto disposto, con misura cautelare, a garanzia del credito erariale, dalla procura presso la Corte dei conti della Toscana, nei confronti dell’ex senatore Denis Verdini e dell’ex parlamentare di Forza Italia e Ala Massimo Parisi nell’ambito delle indagini contabili sulla vicenda dei contributi per la Ste, la Societa’ toscana di Edizioni poi fallita. La notizia è riportata oggi da ‘La Repubblica’ e ‘La Nazione’ e fa riferimento alla relazione di ieri della procura contabile, guidata da Acheropita Mondera, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile.
Il provvedimento nei confronti di Verdini e Parisi è scattato alcune settimane fa. Contestualmente sono stati notificati inviti a dedurre. La vicenda si lega alla presunta truffa alla Stato riguardo ai contributi erogati dal Fondo per l’editoria alla società che faceva capo, tra gli altri, a Verdini e Parisi.

mercoledì 7 novembre 2018

Verdini condannato per bancarotta

Verdini condannato per bancarotta


Il Tribunale di Firenze ha condannato a 4 anni e 4 mesi l'ex senatore Denis Verdini, imputato in un processo in cui era accusato di concorso in bancarotta preferenziale di un'impresa edile che aveva rapporti con il Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui Verdini è stato presidente per un ventennio. La Procura, con il pm Luca Turco, aveva chiesto una condanna a sei anni.

Condannati anche i due imprenditori titolari della ditta, Ignazio e Marco Arnone, padre e figlio, di Campi Bisenzio. A Ignazio Arnone è stata inflitta una pena di 3 anni e 4 mesi e al figlio Marco una pena di 2 anni e 4 mesi. L'accusa aveva chiesto un anno e tre mesi per il padre e il figlio, titolari dell'impresa edile che effettuò lavori per conto della banca all'epoca presieduta da Verdini.

Prima della requisitoria del pm, Verdini, presente in aula, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee per giustificare la linearità del suo operato, ricordando che i fatti sono avvenuti mentre era in corso al Credito Cooperativo Fiorentino un'ispezione di Banca d'Italia con il successivo commissariamento.

Secondo l'accusa, Verdini, da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, avrebbe pianificato un'operazione che portò la banca a rientrare in possesso di parte dei soldi prestati a una delle due imprese edili degli Arnone ma al tempo stesso a portare alla bancarotta della stessa ditta. Un'operazione che, secondo la Procura, recò inoltre svantaggio agli altri creditori dell’impresa edile. Da qui la condanna per bancarotta preferenziale.


Fonte: adnkronos del 7 novembre 2018

mercoledì 19 settembre 2018

Roma, mazzette e case dal costruttore Scarpellini: arrestato sindaco di Ponzano, Enzo De Santis. Indagato anche Verdini. - Giuseppe Scarpa - Maria Elena Vincenzi

Roma, mazzette e case dal costruttore Scarpellini: arrestato sindaco di Ponzano, Enzo De Santis. Indagato anche Verdini
Il sindaco di Ponzano Romano, Enzo De Santis accompagnato dai carabinieri (ansa)

Il primo cittadino del comune alle porte della Capitale eletto con una lista civica di area centrodestra. Perquisite anche le case di Denis Verdini e di Luciano Ciocchetti, ex vicepresidente Regione Lazio. Indagato Mirko Coratti, ex presidente Assemblea capitolina. Tutti avrebbero ricevuto favori, in particolare l'uso gratuito di abitazioni nella Capitale.

Favori, mazzette e la disponibilità di case senza pagare alcun affitto dal costruttore Sergio Scarpellini. I carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per corruzione nei confronti di Enzo De Santis, sindaco di Ponzano Romano, comune a nord di Roma, popolarissimo tra i suoi concittadini ed eletto primo cittadino nel 2016 con una lista civica di area centrodestra con il 100 per cento dei voti. Indagine che nasce dalle dichiarazioni rese nelle scorse settimane agli inquirenti dallo stesso Scarpellini.

Oltre all'arresto del sindaco sono state perquisite le case di Denis Verdini sia a Roma che a Firenze, col sospetto che anche l'ex parlamentare di Ala, che risulta indagato, abbia ricevuto finanziamenti illeciti. E viene passata al setaccio anche la casa romana di Luciano Ciocchetti, ex vicepresidente della Regione Lazio con la giunta di centrodestra guidata da Renata Polverini.

Nell'inchiesta risultano indagati anche Mirko Coratti, ex forzista poi Pd, già coinvolto in Mafia Capitale  (ex vice presidente dell'Assemblea capitolina col sindaco Alemanno poi col sindaco Marino) e condannato in secondo grado a 4 anni e sei mesi, e un consigliere comunale di Ponzano. In particolare, Coratti per 8 anni avrebbe usato gratuitamente un appartamento in piazza Cavour, nel quartiere Prati. E avrebbe ottenuto anche un contributo di 10 mila euro alla sua fondazione Rigenera. In cambio, l'ex esponente del Pd  avrebbe più volte favorito il costruttore nei suoi piani immobiliari. I carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Barbara Zuin, hanno posto sotto sequestro 287 mila euro. Per Verdini, si parla anche della sede della sua fondazione in via Poli, accanto Fontana di Trevi: l'avrebbe ottenuta da Scarpellini in comodato d'uso dal giugno del 2016 al giugno del 2017. 

Sostanzialmente il finanziamento illecito ai partiti riguarda la locazione gratuita di diverse case che l'anziano costruttore romano, arrestato il 16 dicembre del 2016 e ora libero, avrebbe dato ai politici di vari partiti ma, per quanto riguarda il sindaco di Ponzano finito in manette, case a parte, secondo la procura di Roma dal 2011 al 2016 avrebbe ottenuto da Scarpellini circa 412 mila euro sotto forma di sponsorizzazione di una squadra di calcio della Valle del Tevere e di contributo a una società di sua figlia. Nei mesi scorsi invece il sindaco De Santis era finito al centro di contestazioni dopo il via libera dato dalla sua amministrazione alla realizzaione di un grande impianto biogas.  Dopo la rivolta dei comitati ambientalisti, la richiesta di chiarimenti sul progetto era approdata lo scorso maggio anche alla Città Metropolitana con un’interrogazione del consigliere  Alessio Pascucci.

Tutti avrebbero ricevuto anche altri favori di vario genere da Sergio Scarpellini, l'immobiliarista romano già arrestato dai carabinieri per corruzione il 16 dicembre 2016 assieme all'allora dirigente del Comune di Roma Capitale Raffaele Marra nella giunta Raggi. Il costruttore pagava mazzette e dava case gratis per sbloccare progetti edilizi, per facilitare la vittoria di appalti pubblica. In una recente intervista, Scarpellini si era difeso dicendo: "Per me è un onore dare case gratis ai politici, io aiuto tutta Roma"
 
Il gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura, ha inoltre disposto a carico degli indagati il sequestro di beni per circa 750.000 euro, ritenuti profitto delle tangenti ricevute.


https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/09/18/news/corruzione_arrestato_sindaco_di_ponzano_romano-206727849/

venerdì 3 marzo 2017

Processo Credito Fiorentino, Denis Verdini condannato a nove anni. Tribunale dispone l’interdizione perpetua.


Processo Credito Fiorentino, Denis Verdini condannato a nove anni. Tribunale dispone l’interdizione perpetua

I pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione lo scorso 12 gennaio, dopo una requisitoria andata avanti per cinque udienze, avevano chiesto per il senatore di Ala, imputato tra l’altro per bancarotta e truffa ai danni dello Stato, la condanna a 11 anni.

Il Tribunale di Firenze ha condannato Denis Verdini a 9 anni nell’ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino. La pena, 7 anni per la bancarotta e 2 per la truffa, è stata decisa dal collegio presieduto dal giudice Mario Profeta. I giudici che, non hanno riconosciuto l’associazione a delinquere assolvendo tutti per questo reato, hanno inflitto cinque anni e sei mesi ciascuno agli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei. Condannato anche il deputato di Ala Massimo Parisi

Il Tribunale ha disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Verdini, Fusi e Bartolomei. All’ex direttore generale del Ccf Piero Italo Biagini, sono stati inflitti sei anni Condannati a pene che vanno da 4 anni e sei mesi a 5 anni di reclusione anche i componenti del consiglio di amministrazione dell’istituto e tutti i componenti del collegio sindacale. Pene da un anno e sei mesi e 4 anni e mezzo anche per gli amministratori della Ste, la società che pubblicava il Giornale della Toscana, e della Sette Mari che mandava nelle edicole il settimanale Metropolis. Il collegio ha invece assolto alcuni imprenditori che avevano ottenuto finanziamenti dal Ccf, “perché il fatto non sussiste”, mentre per tutti i reati di truffa ai danni dello Stato per i contributi all’editoria legati agli anni 2005, 2006 e 2007, è scattata la prescrizione. I pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione lo scorso 12 gennaio, dopo una requisitoria andata avanti per cinque udienze, avevano chiesto per il senatore di Ala, imputato tra l’altro per bancarotta e truffa ai danni dello Stato, la condanna a 11 anni.

“Non è finita, rispettiamo la sentenza ma siamo pronti a combattere e attendiamo le motivazioni per andare in appello” dice Ester Molinaro, legale di Verdini. “Per ora commentando la condanna abbiamo dimostrato che non esiste alcuna associazione tra Verdini e i suoi presunti sodali, in appello dimostreremo che non sussistono neppure le altre accuse”. “Ci aspettavamo ben altra sentenza considerando quanto il processo aveva posto in luce in favore del senatore Verdini e non ci consola certamente la pur giusta assoluzione dall'accusa di associazione per delinquere. Per fortuna il nostro ordinamento prevede ancora il giudizio di appello ed attendiamo con impazienza di leggere la motivazione della sentenza per proporre contro di essa impugnazione” dice in una nota l’avvocato Franco Coppi.

“Questa sentenza è una grande ingiustizia perché noi non abbiamo fatto nulla – commenta Fusi -. Si accetta quello che dicono i giudici ma noi siamo innocenti. Abbiamo lavorato sempre per il bene dell’azienda, non abbiamo mai portato via un soldo all’azienda, ma grazie a questa indagine mi sono state portate via anche le mie aziende. Oggi è stata distrutta una delle imprese di costruzioni più grandi della Toscana, mentre chi paga le tangenti continua a lavorare”.

Provvisionale da 2 milioni e mezzo a favore della Presidenza del Consiglio.
Verdini, Parisi, e altri nove condannati sono stati condannati dal Tribunale di Firenze “al pagamento a favore della Presidenza del Consiglio dei ministri di una provvisionale immediatamente esecutiva nella misura di euro 2.500.000,00″ per i reati relativi alla truffa ai danni dello Stato. I giudici hanno disposto che il risarcimento danni siano liquidati “in separata sede”. I condannati dovranno pagare anche le spese legali sostenute dalla Presidenza del Consiglio dei ministri stabilite in 20mila euro e i danni alla Banca d’Italia, parte civile nel processo, quantificati in 175mila euro come “provvisionale immediatamente esecutiva. Dovranno essere risarcite anche le spese legali sostenute dalla Banca d’Italia calcolate in 20 mila euro. Il Tribunale ha ordinato anche “nei confronti di Verdini, Parisi e di altri sei condannati la confisca della somma di euro 5.061.277,62, ovvero i beni per un valore pari all’importo corrispondente ai contributi erogati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri alla società Toscana di Edizioni srl, per i danni di competenza 2008-2009″. Il Tribunale ha ordinato anche nei confronti di Verdini, Parisi e di altri cinque condannati “la confisca della somma di euro 4.049.022,00, corrispondenti ai contributi erogati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri alla Sette Mari scarl per gli anni di competenza 2008-2009”.


L’accusa: “Banca come bancomat”, la difesa: “Fatto non sussiste”
Per l’accusa il parlamentare era il dominus della banca (che usava come “un bancomat”) e di tutte le attività le attività editoriali organizzate per ottenere contributi pubblici e nei confronti degli “amici di affari”. Tutte accuse che i difensori del senatore, gli avvocati Franco Coppi e Ester Molinaro, hanno poi respinto con forza nelle loro arringhe. In particolare, spiegò Coppi, “i pm hanno travisato la sua personalità” definendolo “assetato di potere e di denaro. Una rappresentazione che non corrisponde a quello che Verdini già era in quegli anni, ossia un politico di spicco e un uomo senza problemi di denaro”. Assoluzione piena, “perché il fatto non sussiste”, era stata chiesta anche dai difensori di Parisi e degli altri imputati, compresi quelli degli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei.


L’indagine, pm: “Finanziamenti senza garanzie”
Denis Verdini era stato rinviato a giudizio per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato il 15 luglio del 2014. Secondo l’accusa finanziamenti e crediti milionari sarebbero stati concessi senza “garanzie”, sulla base di contratti preliminari di compravendite ritenute fittizie. Soldi che, per la Procura di Firenze venivano dati a “persone ritenute vicine” a Verdini stesso sulla base di “documentazione carente e in assenza di adeguata istruttoria”. In totale, secondo la magistratura il volume d’affari, ricostruito dai carabinieri dei Ros di Firenze, sarebbe stato pari a “un importo di circa 100 milioni di euro” di finanziamenti deliberati dal cda del Credito i cui membri, secondo la notifica della chiusura indagini “partecipavano all’associazione svolgendo il loro ruolo di consiglieri quali meri esecutori delle determinazioni del Verdini”. In sintesi secondo l’accusa, Verdini decideva a chi dare, e quanto, mentre gli altri si limitavano a ratificare “senza sollevare alcuna obiezione”. A dare il via all’indagine, la relazione dei commissari di Bankitalia che in 1.500 pagine, allegati compresi, avevano riassunto lo stato di salute della banca di Verdini. E le anomalie riscontrate. Altro capitolo quello dei fondi per l’editoria, che secondo la Procura di Firenze, avrebbe percepito illegittimamente per la pubblicazione di “Il Giornale della Toscana”.

Lo scorso ottobre Verdini era uscito indenne dal processo di secondo grado nell’ambito del processo per la Scuola Marescialli di Firenze. Verdini, che era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione, era stato prosciolto con una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/02/processo-credito-fiorentino-denis-verdini-condannato-a-nove-anni/3426926/

domenica 26 aprile 2015

I misteri del tesoro di Matteo Renzi, quattro milioni e associazioni opache. - Davide Vecchi

Matteo Renzi

La vera storia dell’intreccio di fondazioni e società su cui il leader Pd ha costruito la sua scalata dalla provincia al potere nazionale. Sponsor anonimi, l’aiuto di Verdini e la regia della trimurti dei fedelissimi Carrai, Boschi e Bianchi. I bilanci delle associazioni segrete e le uscite molto superiori alle entrate.

Tutto in cinque anni. Dal 2009 a oggi. Tanto è durata la scalata al potere di Matteo Renzi che da assistente di Lapo Pistelli, poi insediato nel 2004 dalla coalizione di centrosinistra alla guida della Provincia di Firenze, è riuscito a sfidare tutti. Centrodestra e centrosinistra. E a vincere. In cinque anni Renzi è riuscito a sostenere quattro campagne elettorali. Due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’altra nel 2013, entrambe per la segreteria del Pd. Il tutto senza sostegno economico da parte del partito, rimborsi elettorali né fondi pubblici.
La coppia dei fund raiser Bianchi & Carrai.
Come ha finanziato la sua attività politica? Attraverso quali canali è riuscito a creare un tale consenso in appena cinque anni? Qualcuno lo ha aiutato a costruire il suo bacino elettorale? E come? Nel tentativo di rispondere a queste domande abbiamo ripercorso a ritroso l’ascesa del rottamatore, arrivando al 2007. Abbiamo individuato associazioni, società, comitati e rapporti (alcuni finora sconosciuti) che ruotano attorno a Renzi come l’universo copernicano attorno al sole. Al suo fianco solo due pianeti: Marco Carrai e Alberto Bianchi. Il primo sin dal 2007, il secondo dal 2009. Sono i fund raiser, i “raccoglitori di soldi”. E sono bravi, perché complessivamente hanno messo insieme oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida del Paese del loro amico Matteo Renzi.
Bianchi e Carrai oggi fanno parte del consiglio direttivo della Fondazione Open, cioè l’evoluzione della Fondazione Big Bang a cui lo scorso novembre è stato cambiato nome e composizione: Renzi ha azzerato il vecchio consiglio, confermando solo Bianchi e Carrai, inserendo Luca Lotti e Maria Elena Boschi, nominando quest’ultima segretario generale. Nel 2013 la fondazione ha raccolto 980 mila euro di donazioni, 300 mila euro in più rispetto all’anno precedente. Nel 2012 aveva chiuso il bilancio con una perdita di 535 mila euro dovuta a debiti ancora da estinguere e, stando ai resoconti che il Fatto ha potuto leggere, nel corso del 2013 la perdita si è assottigliata a poco più di 300 mila euro e le entrate sono aumentate del 30 per cento. Prima la Fondazione Big bang non esisteva, è stata fondata il 2 febbraio 2012 dall’allora presidente Carrai di fronte al notaio Filippo Russo.
La fideiussione e il mutuo della Festina Lente
Negli anni precedenti l’attività politica di Renzi passa attraverso due associazioni: Link e Festina Lente, di cui nessuna comunicazione è mai stata data. Non hanno mai avuto siti internet né rendicontazione pubblica. Praticamente sconosciuta in particolare la Festina Lente. Anche qui figurano Carrai e Bianchi. Fondata nel giugno 2010 cessa le sue attività di fund raising nel maggio 2012. L’ultimo evento che organizza è una cena di raccolta fondi per Renzi nel gennaio 2012 al Principe di Savoia di Milano. Raccoglie 120 mila euro e ha ancora all’attivo circa 40 mila euro. Questa associazione è citata solamente una volta: nel resoconto delle spese elettorali sostenute da Renzi per le amministrative del 2009.
Il comitato dell’allora candidato sindaco dichiara di aver speso 209 mila euro, 137 raccolti tra i sostenitori e gli altri 72 mila euro che mancano all’appello coperti da un mutuo acceso e garantito dalla Festina Lente. Mutuo concesso dalla banca di credito cooperativo di Cambiano (presieduta dal potente sostenitore Paolo Regini e usata anche per le ultime primarie) con a garanzia una fidejussione firmata da Bianchi. È il maggio 2009 e la Festina Lente nasce solo l’anno successivo. Si fa carico del mutuo e lo estingue immediatamente accendendone però un altro (oggi in via di rimborso) per avviare le attività di fund raising. Complessivamente però questa associazione organizza solamente due eventi, oltre alla cena milanese, in due anni.
Da dove sono arrivati i 750 mila euro di Link?
Ben più attiva la Link. Nasce nel 2007, quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze. Con il solito Carrai nell’atto costitutivo figurano buona parte di quelli che ancora oggi sono al fianco del rottamatore. C’è Lucia De Siervo, direttore della cultura ed ex capo segreteria di Renzi, figlia di Ugo, presidente della Corte Costituzionale, e moglie di Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua. C’è poi Vincenzo Cavalleri, ora direttore servizi sociali di Palazzo Vecchio e Andrea Bacci, oggi presidente della Silvi (società pubblica partecipata dal Comune), intercettato nel dicembre 2008 al telefono con Riccardo Fusi (ex patron del gruppo Btp condannato a due anni in primo grado per i lavori alla Scuola marescialli e imputato per il crac del Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini e indagato per bancarotta fraudolenta) per organizzare un viaggio in elicottero a Milano per Renzi. Poi però saltato. Per ben due volte. Infine, a firmare l’atto costitutivo della Link, c’è anche Simona Bonafè, ex assessore oggi onorevole e il presidente Marco Seracini. L’associazione ha la propria sede in via Martelli civico 5, dove poi nascerà la fondazione Big Bang. I primi due anni di vita chiudono con un resoconto finanziario in avanzo di 22 mila euro, a fronte di una raccolta complessiva di circa 200 mila in 24 mesi.
Tutt’altra musica nel 2009, anno delle primarie e delle amministrative, quindi fondi che vanno ad aggiungersi a quelli dichiarati dal Comitato. Link spende 330 mila euro e chiude con una perdita di 154 mila. Che viene in parte appianata nel 2010 attraverso erogazioni liberali ricevute per 156.350 euro e in parte nel 2011, ultimo anno di vita dell’associazione Link che termina la sua esistenza con una perdita di 3.500 euro. Complessivamente questa associazione raccoglie e investe nell’attività politica di Renzi circa 750 mila euro. Da dove arrivano queste “erogazioni liberali”?
Abbiamo cercato per giorni inutilmente il presidente Marco Seracini sia nel suo studio, dove venne registrata l’associazione, sia al cellulare. Ci siamo rivolti a Carrai che pur rispondendo molto gentilmente al telefono e rendendosi inizialmente disponibile a incontrarci, ha poi preferito non rispondere né in merito alla Link né ad altro. Cavalleri, infine, ha risposto. Al telefono, non alle domande sui donatori dei quali, ha detto, “non so niente”. Però ci ha spiegato che “l’associazione è una delle scatole a cui ho partecipato, non ho molte informazioni, non ho mai neanche partecipato agli incontri che organizzava”. Che tipo di incontri? “Raccolta fondi ma non solo, non faceva attività politica però, erano incontri sociali diciamo”. Sociali? “Sì, eventi promozionali per diciamo sviluppare le idee di cui Renzi era portatore”. E cene elettorali? “Non ricordo”.
L’amico Verdini, quando la destra era d’aiuto 
Nel 2009, dopo aver vinto le primarie, Renzi partecipò ad alcune iniziative organizzate anche da Denis Verdini, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia e oggi colui che deve scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Renzi per le prossime amministrative di maggio. Nel 2009 l’allora rottamatore sedette al tavolo d’onore insieme a Verdini e consorte alla festa de Il Giornale della Toscana. Presenti tutti i parlamentari forzisti dell’epoca: Mazzoni, Parisi, Bonciani, Amato e altri. E mesi dopo partecipò a un evento organizzato dalla signora Verdini, Maria Simonetti Fossombroni. Molti del Pdl ricordano inoltre che la scelta di candidare sindaco nel 2009 l’ex calciatore Giovanni Galli fu considerato un “regalino” al giovane prodigio Renzi. Che lo asfaltò. Verdini non ha mai negato la propria simpatia per il rottamatore.
Dal centrodestra sono mai arrivati fondi alle associazioni di Renzi? Gentile e disponibile quanto Carrai si dimostra anche Alberto Bianchi, che come Carrai alla domanda non risponde. Da dove arrivano i fondi e come ha coperto il mutuo Festina Lente? E come è riuscito ad appianare il debito della Fondazione e a raccogliere il 30 per cento in più l’anno successivo? Neanche a queste domande riceviamo risposte. Una cosa è certa: l’imprenditore e l’avvocato fanno benissimo il loro lavoro di fund raiser. Sempre dall’ombra, mai in prima fila.
La società di Carrai e i lavori di Eataly a Firenze
Meno si parla di loro meglio è. Per dire: la cena di finanziamento di Renzi a Milano nell’ottobre 2012 che passò come un evento organizzato da Davide Serra in realtà è stata opera esclusiva di Carrai. L’amico di Renzi mal sopporta la pubblicità, i suoi interessi sono nel privato. Ha affiancato Renzi nel 2009 solamente per tre mesi. Oggi è, fra l’altro, presidente di Aeroporto Firenze, della C&T Crossmedia, della Cambridge Management Consulting e della D&C, mentre giovedì ha lasciato la carica di amministratore delegato della Yourfuture srl. Inoltre è socio dell’impresa edile di famiglia Car.im, società che ha realizzato la trasformazione della storica libreria fiorentina Martelli in un negozio Eataly, proprio davanti alla sede della Fondazione Open. Ma certo, sono affari privati.
da Il Fatto Quotidiano del 1 febbraio 2014

giovedì 16 maggio 2013

Legge Bavaglio, le intercettazioni sulla P3 che non vogliono farvi leggere.


Intercettazioni


Nel giorno in cui Costa (Pdl) ha ripresentato il testo Alfano sulle intercettazioni telefoniche, alla Camera è arrivata la richiesta di autorizzazione all'ascolto delle telefonate di Verdini, Dell'Utri e Cosentino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3.

Nel giorno in cui Enrico Costa (Pdl) ha riproposto il testo Alfano (la cosiddetta Legge Bavaglio e contro le intercettazioni), alla Camera è arrivata alla Giunta la richiesta di autorizzazione all’ascolto delle telefonate di Denis VerdiniMarcello Dell’Utri e Nicola Cosentino sulla cosiddetta “P3″. Telefonate che, se dovesse passare il ddl Alfano, non avreste mai potuto leggere. 
Enrico Costa, tuttavia, ieri ha escluso che ci sia un “legame politico” tra la riproposizione del disegno di legge e la richiesta di autorizzazione all’ascolto delle intercettazioni dei tre esponenti di spicco del Pdl : “Ho semplicemente riproposto – insiste Costa – i testi delle più significative proposte legge presentate dal Pdl nella scorsa legislatura. Tra queste c’è il testo Alfano sulle intercettazioni e il provvedimento sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare”. La vicenda che coinvolge Verdini, Cosentino e Dell’Utri è quella del processo sulla cosiddetta “P3“. La richiesta di utilizzare le intercettazioni è partita dal gip di Roma Elvira Tamburello e trasmessa a Montecitorio perché i tre esponenti del Pdl erano parlamentari all’epoca dei fatti. Dell’Utri era senatore, Cosentino e Verdini, invece deputati. Attualmente, però, solo Verdini è parlamentare ed è stato eletto al Senato. Il cofondatore di Forza Italia e l’ex coordinatore campano del Pdl, invece, non sono stati ricandidati, non siedono più in Parlamento e sono a rischio galera.
Influenzare la Corte Costituzionale sul giudizio sul ‘Lodo Alfano’, intervenire sul Consiglio superiore della Magistratura per indirizzare l’assegnazione di incarichi direttivi, fare pressione sulla Corte di Cassazione per risolvere in una certa maniera il cosiddetto ‘Lodo Mondadori’. E poi il tentativo di screditare il candidato Stefano Caldoro al governo della Campania ma anche l’intervento a Milano in favore dell’accoglimento di un ricorso riguardante la lista ‘Pro Lombardia’ di Roberto Formigoni. Sono note la manovre che i membri della cossidetta P3 aveva architettato per infiltrarsi nelle istituzioni e inquinarle. Ecco il documento e le conversazioni.

venerdì 26 aprile 2013

Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi. - Davide Vecchi


Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi


Dalle casse della fondazione dell'istituto di credito senese sono usciti un mare di soldi nell'era Mussari-Mancini. 'Doni' milionari a esponenti di destra e di sinistra, contributi ai sindacati, alle organizzazioni religiose e alle associazioni degli amici.

Dalla fondazione Ravello, oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Dai circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.
A scorrere le 400 pagine di estratto conto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, degli anni compresi tra il 2007 e il 2009, si ricostruisce la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni distribuite ad amici e non. Per lo più si tratta di fondazioni, enti, amministrazioni targate centrosinistra. Ma Giuseppe Mussari, già passato alla guida di Rocca Salimbeni, guardava a Roma. All’Abi, dove approda nel 2010, ma anche al Palazzo nel quale sa di poter confidare in rapporti trasversali, da Giuliano Amato a Giulio Tremonti. Siena doveva essere solo un trampolino di lancio, come spiegano negli atti i pm titolari dell’inchiesta sull’acquisto Antonveneta, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso. Banca e fondazione un utile portafoglio. Si sponsorizza tutto. Dai circoli ricreativi alle associazioni politiche, come la Karl Popper che, di matrice socialista, appoggia, negli anni, i due sindaci Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi. Quest’ultimo costretto a rinunciare a ricandidarsi perché avrebbe raggiunto un accordo di spartizione con Denis Verdini. L’indagine è ancora in corso.
Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.
Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.
L’elenco delle uscite è infinito. L’estratto conto è negli atti del processo per l’aeroporto Ampugnano che vede Mussari rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso e turbativa d’asta. Parte della documentazione raccolta durante le indagini, in particolare quella relativa alla Fondazione e a Mps, è confluita nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta. Nulla, al momento, sarebbe stato rilevato di anomalo nelle operazioni partite dal conto corrente della Fondazione. A subire il contraccolpo maggiore è stata la città, dal Comune all’Università, dall’azienda ospedaliera alle contrade del Palio, che si sono ritrovate private, da un anno all’altro, delle laute erogazioni. Se ne sarà fatta ormai una ragione, invece, la fondazione oggi presieduta da Brunetta. La fondazione Ravello, che stava a cuore a Mussari anche per la presenza di Filippo Patroni Griffi nel consiglio generale di indirizzo, non riceve più nulla. Così come la fondazione Craxi: ultimo bonifico ricevuto 15 mila euro nel marzo 2009. L’anno successivo le erogazioni concesse si sono fermate a complessivi 109 milioni e su un totale di 2657 domande presentate solamente 779 sono state soddisfatte. Nel 2012 sono state ulteriormente ridotte a 21 milioni e per il 2013 è previsto lo stanziamento di appena cinque milioni di euro. Da Mps, del resto, non arrivano più i dividendi frutto del “maquillage bilancistico” di Mussari e la banda del 5 per cento.

venerdì 12 aprile 2013

La Casta e la notte del futuro ex presidente Giorgio Napolitano. - Peter Gomez



Riassumendo: 12 milioni di euro, frutto di una presunta truffa sulla legge per l’editoria, sono stati sequestrati al plenipotenziario Pdl, Denis Verdini, l’uomo che tratta con il Pd per tentare di mettere su un governo. 
Ignazio La Russa, stando a quanto scrive La Repubblica, va invece in giro a dire che Silvio Berlusconi per il Quirinale vuole una donna in grado di risolvergli l’annoso problema dei processi: “Di nome fa Salva, di cognome Condotto”. Raccontano che punti sull’avvocato dei potenti Paola Severino, attuale Guardasigilli del governo Monti e ideatrice della nuova legge soft contro la corruzione.
Intanto le regioni scelgono i loro 58 grandi elettori per la presidenza della Repubblica. Le donne sono solo cinque. In compenso ci sono due pregiudicati e 10 tra imputati e indagati. In totale fa il 20%.
Nemmeno nelle periferie più disagiate delle metropoli è facile trovare un palazzo in cui 2 inquilini su dieci hanno guai con la giustizia. Tra chi arriverà a Roma per eleggere il nuovo Capo dello Stato, sì. C’è da tremare solo al pensiero di che cosa potrebbe accadere se davvero una qualche riforma istituzionale al posto del Senato ci mettesse la Camera delle Regioni. Finiranno per chiamarla Camera di Sicurezza.
Comunque, per ora, non bisogna agitarsi. Giorgio Napolitano, il futuro ex presidente della seconda nazione più corrotta d’Europa (stando alle statistiche) è tranquillo. Ha spiegato a tutti che il problema sono “certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici” e che “si rivelano, nel loro fanatismo, negatrici e distruttive della politica”.
La questione da affrontare, insomma, non è quella che (a molti sembrava) una brutta realtà, ma lo specchio che la riflette e l’amplifica distorta. Del resto Napolitano aveva avvertito il Paese per tempo. Già due anni fa, l’8 settembre del 2011, aveva ammonito: “Bisogna prestare attenzione all’uso dilagante di certe parole come l’espressione casta politica” perché l’Italia “rischia di diventare una notte in cui tutto è grigio, quasi nero”.
È il Capo dello Stato. Di sicuro aveva ragione. È solo per questo che i cittadini stanno vivendo un incubo.