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domenica 19 marzo 2023

Il Medio Oriente punta a diventare una potenza energetica con l’idrogeno verde. - Chiara Muresu

 

Sono diversi i paesi del Medio Oriente stanno investendo molto in energie alternative rinnovabili, con l’intenzione di raggiungere una quota del 25% del mercato globale dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030

Mentre molti paesi in tutto il Medio Oriente continuano a perseguire programmi per petrolio e gas, rispondendo alla forte domanda globale di combustibili fossili, diversi paesi in tutta la regione stanno anche investendo pesantemente in alternative rinnovabili; scrive Oilprice.com. Per molti paesi, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, il petrolio e il gas continuano a fornire le entrate per sostenere un’economia forte e contribuiscono ai loro fondi nazionali per garantire la loro ricchezza per il futuro. Tuttavia, i leader di tutta la regione sono consapevoli che il petrolio e il gas non saranno per sempre i principali motori economici e molti stanno ora tentando di diversificare le proprie economie ed espandere i propri settori non petroliferi. Con una vasta esperienza nel settore energetico, il Medio Oriente è visto come il luogo perfetto per sviluppare operazioni di energia verde, dall’idrogeno verde all’energia eolica e solare.

IL MEDIO ORIENTE PUNTA ALLE ENERGIE ALTERVATIVE RINNOVABILI.

Come molti altri paesi in tutto il mondo, diversi stati del Medio Oriente hanno annunciato ambiziosi piani di decarbonizzazione in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Sulla base di una valutazione del 2019 – scrive Oilprice.com – il mercato delle energie rinnovabili in Medio Oriente dovrebbe raggiungere un CAGR del 13,43% tra il 2019 e il 2028, una cifra che sarà probabilmente molto più alta a seguito dell’accelerazione di diversi progetti di energia verde in risposta ai vertici sul clima della COP.

Nonostante i piani per aumentare la produzione di petrolio e gas in linea con la domanda globale, molti paesi della regione hanno grandi progetti per alternative ecologiche. La capacità di energia rinnovabile del Medio Oriente è raddoppiata a 40 GW tra il 2010 e il 2020 ed è destinata a raddoppiare nuovamente entro il 2024.

I PROGETTI PER I PROSSIMI ANNI.

Anche il Medio Oriente sta cercando di battere i suoi principali concorrenti, Europa e Asia, per dominare il mercato dell’idrogeno verde. Nel 2021 – continua Oilprice.com – gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato diversi nuovi progetti. Masdar, azienda francese di energia rinnovabile con sede a Engie e Abu Dhabi, ha dichiarato che avrebbe investito 5 miliardi di dollari nell’industria dell’idrogeno verde del paese, puntando a una capacità dell’elettrolizzatore di 2 gigawatt entro il 2030. E Dubai ha lanciato il “primo impianto di idrogeno verde su scala industriale” della regione . Gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato di voler raggiungere una quota del 25% del mercato globale dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030. Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha annunciato un accordo da 7 miliardi di dollari per produrre idrogeno verde nella zona franca di Salalah in Oman con ACWA Power e Omanoil and Air Products. . L’Oman ha anche annunciato di sperare di stabilire un un’economia incentrata sull’idrogeno entro il 2040, con 30 GW di idrogeno verde e blu.

E dal 2021, il mercato dell’idrogeno verde della regione è cresciuto in modo significativo. Grazie a importanti investimenti in ricerca e sviluppo, l’Arabia Saudita è riuscita ad abbattere i costi di produzione dell’idrogeno verde per renderla più appetibile. Lo stato punta ora a raggiungere $ 1 al kg per renderlo il produttore di idrogeno verde più economico al mondo. E diverse società private stanno cercando un pezzo dell’azione, con Siemens che identifica 46 progetti fattibili di idrogeno verde nella regione con un  valore combinato di 92 miliardi di dollari . Sia gli Emirati Arabi Uniti che l’Oman sono stati identificati come quelli che mostrano un grande potenziale di investimento, così come l’Arabia Saudita.

GLI OBIETTIVI DEGLI EMIRATI ARABI.

E i piani per l’energia pulita non si fermano all’idrogeno verde, poiché gli Emirati Arabi Uniti mirano ad aumentare il contributo delle energie rinnovabili al loro mix energetico totale al  75% entro il 2050 . Ad Abu Dhabi, il progetto solare Al Dhafra dovrebbe entrare in funzione  prima della COP28 . Il parco solare avrà una capacità di 2 GW e fornirà elettricità sufficiente per 160.000 famiglie. Le società emiratine di proprietà statale TAQA e Masdar possiedono il 60% del progetto, mentre il resto è di proprietà di un consorzio di EDF Renewables e della cinese Jinko Power Technology. Le aziende sperano di creare 4.000 posti di lavoro attraverso il progetto. Questo sarà supportato da altri importanti progetti solari, tra cui il  parco Noor Energy 1 da 950 MW da 3,9 miliardi di dollari e il primo parco eolico del paese,  l’Hatta Wind Power Project, entrambi a Dubai.

L’Arabia Saudita mira inoltre a generare il 50% della sua energia da fonti verdi entro il 2030. Ciò sarà guidato dall’accelerazione dei progetti di energia solare in tutto il paese, come la centrale solare Sudair da 1.500 MW a Riyadh e Manah I & II impianti solari a Manah. Gli investimenti nelle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) aiuteranno anche l’Arabia Saudita a decarbonizzare le sue operazioni di petrolio e gas. E forse il più ambizioso di tutti, l’Arabia Saudita mira a costruire una gigantesca città futuristica chiamata NEOM. Il Regno mira a spendere  $ 80 miliardi per lo sviluppo del megaprogetto nel nord-ovest del paese, per creare una città delle dimensioni del Belgio. L’obiettivo è quello di creare uno spazio futuristico senza auto, strade o emissioni di gas serra che sarà alimentato al 100% da energia rinnovabile, con il 95% del territorio preservato per la natura.

https://energiaoltre.it/medio-oriente-potenza-energetica/

sabato 19 agosto 2017

Attentato a Barcellona, perché dopo 13 anni la Spagna è tornata nel mirino. - Alberto Negri

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L’attentato sulle Ramblas di Barcellona , una delle più celebri arterie metropolitane del mondo, il cuore della vita e della movida catalana, è sconvolgente ma non imprevedibile. Soprattutto se, come la rivendicazione dell’Isis fa pensare, venisse accreditata la matrice jihadista.

A parte gli avvertimenti veri o presunti della Cia alle autorità spagnole sulle possibilità di un attentato a Barcellona, la Spagna è da lungo tempo nel mirino. In Spagna sono stati arrestati 636 jihadisti dopo gli attentati ferroviari alla stazione di Madrid del marzo 2004 in cui rimasero uccise circa duecento persone e più duemila ferite. Al Qaeda e lo Stato Islamico hanno una rete di propaganda diffusa e penetrante con cui hanno reclutato diversi jihadisti per andare a combattere in Siria e in Iraq. Un recente studio dell’Instituto Elcano ha rilevato che dei 150 jihadisti arrestati in Spagna negli ultimi quattro anni 124 (l’81,6%) erano collegati allo Stato islamico e 26 (il 18,4%) ad Al Qaeda.

Non bisogna mai dimenticare che cosa significa la penisola iberica nell’immaginario del mondo musulmano su cui puntano le organizzazioni terroristiche di matrice islamica: questo è Al Andalus, il nome che gli arabi hanno dato a quei territori della Spagna, del Portogallo e della Francia occupati dai conquistatori musulmani (conosciuti anche come Mori) dal 711 al 1492. Molti musulmani credono che i territori islamici perduti durante la riconquista cristiana della Spagna appartengano ancora al regno dell’Islam e i più radicali sostengono che la legge islamica dia loro il diritto di ristabilirvi la dominazione musulmana.
Un concetto che emerge in maniera molto chiara nei materiali di propaganda dell’Isis. «Riconquisteremo Al Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato ma quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba e Toledo», si afferma in un video dello Stato islamico. In un opuscolo diffuso dallo Stato islamico si legge che dalla creazione dell’Inquisizione spagnola nel 1478, la Spagna «ha fatto di tutto per distruggere il Corano». Si dice poi che la Spagna ha torturato i musulmani e li ha bruciati vivi. Pertanto, secondo i jihadisti, «la Spagna è uno Stato criminale che usurpa la nostra terra». Il testo esorta esplicitamente i militanti al terrorismo e a «perlustrare rotte aeree e ferroviarie per compiere attentati».

Che un attentato fosse nell’aria lo confermano anche i recenti arresti in Spagna di jihadisti di origine marocchina, una cellula dell’Isis che agiva tra Palma di Maiorca, Madrid, la Gran Bretagna e la Germania. Uno degli arrestati si era recato in varie occasioni a Palma di Maiorca per avviare la struttura terroristica che avrebbe dovuto seminare il terrore nell’isola delle Baleari. Tre dei membri della cellula inoltre sono protagonisti come attori di un video di propaganda, pubblicato su un canale con oltre 12mila sottoscrittori, che mostra il processo di radicalizzazione di un giovane musulmano in Spagna che decide di andare a combattere in Siria. Ma questo non è stato certo l’unico caso. In primavera proprio a Barcellona erano stati arrestati alcuni jihadisti marocchini che erano presenti il 22 marzo 2016 a Bruxelles, nel giorno del duplice attentato dell’Isis all’aeroporto Zaventem e alla metro.


La Spagna tra l’altro è considerata dai gruppi jihadisti uno degli alleati degli americani nella lotta al terrorismo: presenti in Medio Oriente con le truppe in Iraq e in Libano, gli spagnoli hanno il loro fronte più vulnerabile nel Maghreb per la vicinanza geografica al Marocco e le enclave di Ceuta e Melilla, proprio nel territorio del regno alauita. Le statistiche sono abbastanza esplicite: oltre il 45% di tutti i jihadisti arrestati in Spagna è nato in Marocco, il 39% in Spagna e solo il 15% in altri Paesi. Consapevole della centralità della lotta al terrorismo il governo spagnolo nel 2014 ha persino avviato un’applicazione per smartphone, AlertCops, per coinvolgere i cittadini nella segnalazione alla polizia di sospetti jihadisti. Ma restano tutte le difficoltà da parte dei servizi di sicurezza di prevenire un attacco terroristico da parte di piccole cellule o di “lupi solitari”, come hanno dimostrato gli eventi di Parigi, Londra, Manchester, Nizza, Colonia, Berlino, Stoccolma. E ora la ferita del terrore insanguina Barcellona, su quella Rambla, lunga più di un chilometro, che collega Plaça de Catalunya al vecchio porto. Rambla, un nome che deriva proprio dall’arabo e che in queste ore segna un tragico destino.

martedì 6 giugno 2017

Attentato di Manchester: quello che non sappiamo. - Graham Vanbergen



Il 22 maggio alle 22:30 circa una bomba è stata fatta detonare al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, a Manchester, Regno Unito. Molto è emerso sulla stampa nazionale e sulla TV in merito all'attentato. Ma ci sono alcune cose che non sappiamo.

Nelle prime ore della mattina del 23 maggio - circa alle 2:35 ora locale - la NDTV attraverso il Washington Post ha dichiarato in modo abbastanza categorico che: "funzionari USA, parlando in modo anonimo, hanno identificato l'assaltatore come Salman Abedi. Non hanno fornito informazioni sulla sua età o nazionalità, e i funzionari britannici hanno rifiutato di fornire commenti sull'identità del sospettato".
Ciò è stato reso pubblico in un momento in cui la Polizia britannica e i servizi di sicurezza stavano rifiutando di rilasciare qualsiasi dichiarazione su chi fossero secondo loro gli attentatori, perché al momento stavano affrontando le conseguenze del disastro.
Ci si domanda come dei "funzionari USA" che richiedevano di restare anonimi potessero correttamente identificare l'individuo quattro ore dopo il disastro da una distanza di 3500 miglia, in particolare quando la Polizia britannica e i servizi di sicurezza continuavano a non fornire alcuna dichiarazione.

Più o meno allo stesso tempo appare questo tweet dell'editorialista e inviato del New York Observer, Andre Walker. C'è probabilmente una buona ragione del perché fosse a Manchester. Egli ha chiaramente dichiarato sul suo account twitter che questa immagine è falsa. Chi scrive è stato informato in modo attendibile che l'immagine rappresenta in effetti le porte di uscita della Manchester Arena giusto appena dopo l'attentato e la devastazione è evidente. Come questo giornalista sia entrato in possesso di questa immagine così velocemente, senza essere lì presente solo due minuti dopo la Polizia di Manchester, postando un tweet dove si diceva che stavano affrontando un grave incidente è difficile da capire.

Settantacinque minuti dopo l'attentato, non un singolo giornalista di Sky News o della BBC era ancora sulla scena dell'evento. Questo può essere accaduto per una serie di valide ragioni, non ultima il fatto che la polizia aveva ben recintato l'area. Entrambi i servizi sia di Sky che della BBC erano molto brevi e confusi. Giusto due minuti dopo lo stesso attentato, un inviato di una testata americana diffondeva immagini della carneficina (che non sono state retwittate, secondo quello che emerge dal suo account).

Secondo un blogger famoso e ben informato, il datore di lavoro di Andre Walker è niente meno che il genero di Donald Trump Jared Kushner. E che dopo numerose emails e richieste di informazioni ha risposto "Andrè è andato sul posto, non ha risposto né ai tweets, né alle emails".

Solo dopo le ore 6:00 del 23 maggio, la polizia di Manchester è sicura che c'è un responsabile e che è maschio e che si è fatto esplodere in una missione suicida. Confermano che ci sono 22 vittime decedute e 59 altre ricoverate in nosocomio con ferite. Nessun nome viene fatto.


Meno di un'ora dopo, la Polizia di Manchester fa un appello per la ricerca di testimoni, telecamere fisse o mobili per aiutare l'inchiesta.

Alle 6:53 La Polizia rilascia le prime informazioni ufficiali circa un arresto eseguito, ma ancora nessun nome.
Cominciano un gran numero di ipotesi da parte dei media. L'arresto è significativo? Alcune delle congetture dei media sono abbastanza ignobili e politicamente orientate.

L'altra sera The Guardian dichiara alle 23.18 che
"La Polizia ha confermato l'identità del ventiduenne Dopo
che fonti ufficiali degli Stati Uniti l'hanno diffusa ai giornalisti, apparentemente contro i desideri della polizia britannica e dei servizi di sicurezza".


Salman Abedi è ora ufficialmente identificato ed accusato di essere l'attentatore suicida. Sky News riferisce questa mattina (24 maggio) che ci sono 14 persone ancora disperse, in gran parte teenagers, ma tra di loro diverse persone adulte. Sky riferisce anche che "nel frattempo vi sono diversi cittadini Polacchi tra i dispersi".

La polizia è soddisfatta che la posizione di tutti i bambini non accompagnati è ora conosciuta.

Circa dieci ore dopo l'attentato viene reso noto che vi sono 22 vittime confermate come decedute e 59 in ospedale. Ma 14 ancora disperse. Senza dubbio il tempo chiarirà dove sono. Speriamo che tutte quante siano rimaste illese.

Le ultime (6:01) sono che 4 dei 14 dispersi sono stati identificati e sfortunatamente deceduti.

La bomba utilizzata era chiaramente molto sofisticata e doveva avere un super potere esplodente, se più morti vengono ancora identificati ben 30 ore dopo l'attentato.

La BBC riferisce che "Il Regno Unito non aveva visto un simile attacco dinamitardo sin dalla strage di Manchester del 2005, per tre semplici ragioni:
- richiede una certa competenza, che è difficile raggiungere senza un addestramento.
- richiede molta pianificazione e preparazione, entrambe le quali aumentano le opportunità che il MI5 ed altre agenzie possano scoprire cosa si sta preparando
- singoli individui che siano sufficientemente organizzati per mettere le prime due cose insieme e abbastanza determinati a seguire il loro piano fino alla sua terribile conclusione, sono molto rari"

La BBC riferisce anche che:
- Per più di un decennio, l'unità affari interni della BBC ha monitorato ogni singolo attentato terroristico, tentato o fallito, che sia di dominio pubblico.
- Molto semplicemente, molte delle persone che abbiamo visto portare a processo non sono in grado di preparare e portare a termine questo tipo di attentato. Molti aspirano al martirio e parlano di costruire bombe.
- Ma sono, per esser franchi, troppo stupidi e disorganizzati per convertire le loro fantasie in realtà o in alternativa sono stati catturati perché non sapevano come nascondere le proprie tracce.
- Molti jihadisti scartano un attacco dinamitardo al primo esame: realizzano che è troppo difficile da portare a termine. Possono accidentalmente uccidersi mentre fabbricano il dispositivo. I loro ordini di acquisto possono destare sospetti in una farmacia locale oppure on line, consentono ai servizi centrali di avere uno sguardo ravvicinato sulla loro vita digitale. Possono rivolgersi per l'aiuto a qualcun altro che, all'insaputa di entrambi, è già nel radar dell'MI5.

Un certo numero di agenzie informative sta riferendo che Salman Abedi  potrebbe non aver agito da solo. Questo sembra plausibile, come è poco probabile che un silenzioso 23enne possa aver pianificato questa atrocità tutto da solo. Il che significa maggiori problemi se i concorrenti non vengono rapidamente bloccati. E' noto che Abedi è andato e venuto dalla Libia. Viene riferito che uno dei suoi amici è stato ucciso in Libia da un drone.

Questo è il tredicesimo grande attentato terroristico in Europa in soli due anni - che ha visto l'uccisione collettiva di più di trecento civili innocenti e migliaia di feriti. A paragone, gli Stati Uniti hanno sofferto meno di 100 morti collegati al terrorismo, dopo gli attacchi dell'11.9.2001. Questo è perché l'America, largamente responsabile per l'aggressione di un certo numero di paesi nel Medio Oriente, è piazzata in modo sicuro nell'altro lato del pianeta. L'Europa è sulla soglia di tutti questi massacri.

C'è molto che ancora non conosciamo a proposito di queste atrocità e chissà quanto ancora dovremo aspettare. Sembra esserci stata una qualche interferenza di Washington in questo attentato e ancora, uno può solo ipotizzare. Forse leggere questo articolo può aiutare a mettere in relazione un po' più di punti:  BREXIT: Proof That Britain's EU Referendum Was Rigged. Questo articolo conferma l'estensione delle interferenze americane oltraggiose ed illegali, avvenute di recente nella politica britannica.

Noi non sappiamo perché persone come Abedi e gli attentatori del 7/7 possono essere fuori del radar dei servizi di sicurezza, se tali atrocità sono possibili solo con molta competenza e organizzazione.

Una cosa dobbiamo sapere. Questo attacco e gli altri dodici avvenuti in Europa, è chiamato "contraccolpo" - inteso come "gli effetti negativi non voluti di un'azione politica".

Sono stati i politici che hanno trascinato la Gran Bretagna nel Medio Oriente e in Nord Africa e che hanno fatto saltare in aria prima la Libia e poi la Siria.  A quel tempo, la Libia, una delle nazioni più in salute nella regione, che aveva sanità gratuita, istruzione completa e occupazione e meno povertà della Danimarca, era considerata uno dei paesi più moderati - lo stesso poteva dirsi per la Siria. Entrambe le istituzioni e infrastrutture dei due paesi erano tutto fuorché al collasso. Entrambi questi paesi sono oggi invasi da estremisti tagliateste, assassini e psicopatici. Entrambi i leaders di questi paesi possono essere stati brutali nel raggiungere e mantenere il potere, ma entrambi vivevano in regioni dove una leadership brutale è in genere richiesta per mantenere la pace - cosa che è di chiara evidenza.

Questo è ciò che succede quando si conducono attacchi ingiustificati e illegali contro la sovranità delle nazioni e centinaia di vittime innocenti vengono uccise, mutilate o deportate. Il perché i politici britannici sembrino incapaci di afferrare questo semplice fatto, è al di là della normale e semplice umana comprensione. Essi sono colpevoli e hanno il sangue di ciascuna di queste vite innocenti sulle loro mani.

La Libia era il paese da cui veniva la famiglia di Abedi - La Siria, la Libia e anche l'Iraq sono i centri delle più grandi reti del terrore nella storia. Non è così difficile unire i punti, non è vero?

La fonte originale di questo articolo è  True Publica
Copyright © Graham VanbergenTrue Publica, 2017

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


http://www.vocidallastrada.org/2017/06/attentato-di-manchester-quello-che-non.html

sabato 21 maggio 2016

GIULIETTO CHIESA: SONO STATI I NEOCON USA PER COLPIRE HOLLANDE E AL SISI. - PIETRO INVERNIZZI

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Un Airbus della compagnia EgyptAir con a bordo 66 persone si è inabissato ieri tra l’isola greca di Karpathos e la costa egiziana dopo essere scomparso dai radar. 

Tra i passeggeri e l’equipaggio non ci sono superstiti. Il volo era partito da Parigi in mattinata ed era diretto al Cairo. Alle 3.39 del mattino, poco dopo essere entrato nello spazio aereo egiziano, ha iniziato a seguire una traiettoria impazzita. Prima una virata di 90 gradi verso sinistra, quindi una rotazione completa di 360 gradi nella direzione opposta. Due fonti anonime della Casa Bianca citate dalla Cnn hanno affermato che la dinamica del disastro rivela che a bordo del velivolo è esplosa una bomba. Per Giulietto Chiesa, giornalista, commentatore politico ed ex europarlamentare, “non c’è il minimo dubbio sul fatto che sia stato un attentato. E’ una punizione inflitta contemporaneamente all’Egitto e alla Francia”.

Una punizione per che cosa?
La Francia è stata punita in quanto il suo presidente, François Hollande, ha chiesto l’annullamento delle sanzioni alla Russia. Inoltre in questo momento l’obiettivo delle forze che vogliono destabilizzare il mondo è quello di mettere in ginocchio l’Egitto. Dopo avere distrutto Libia e Siria, adesso hanno preso di mira anche il Cairo. Quindi le due cose sono perfettamente coincidenti.

Hollande di recente è stato al Cairo per stringere degli accordi commerciali tra Egitto e Francia. Può avere a che fare con il disastro EgyptAir?
E’ naturale, sono due fatti che vanno insieme. La Francia ha cercato di muoversi per conto suo e ne ha pagato il conto. In grande, si ripete quanto era avvenuto a Enrico Mattei. Siccome è più facile fermare un solo uomo come Mattei che non un intero Paese come la Francia, si incomincia con l’abbatterne un aereo.

Oggi le misure di sicurezza negli aeroporti sono molto rafforzate. Come è stato possibile aggirarle?
I servizi segreti sono in grado di aggirare queste misure. Un tempo li si definivano servizi deviati, mentre oggi sono i padroni della politica in alcuni Paesi chiave. Questi apparati possono superare qualunque ostacolo. Avendo a disposizione sterminate quantità di denaro, possono infatti permettersi di comprare chiunque inclusi pezzi di servizi segreti di Paesi terzi.

Chi c’è dietro ai servizi deviati?
Per capire di chi sto parlando, basta andare per esclusione togliendo Russia e Cina. Ci sono forze che vogliono annichilire la Francia ogni volta che l’Eliseo cerca di alzare la testa. Queste stesse forze hanno l’obiettivo di creare il caos in tutto il Medio Oriente, e nello stesso tempo vogliono la guerra con la Russia.

Lei allude a poteri che stanno oltreoceano. Quali nello specifico?
Esiste una coalizione della guerra, rappresentata dai neocon americani e da quanti sono collegati con loro.

Quindi non dipendono da chi oggi è al potere a Washington?
Non necessariamente, anzi non credo.

Fonti dell’amministrazione Obama hanno parlato di una bomba …
Appunto, questo conferma la mia tesi.

Quanto contano oggi i neocon negli Stati Uniti?
I neocon hanno elaborato la strategia politica degli Stati Uniti negli ultimi 15 anni. E’ da lì che vengono l’ispirazione e i soldi che stanno dietro all’abbattimento dell’Airbus EgyptAir.

Come fanno ad avere le risorse per corrompere i servizi segreti degli altri Paesi?
Trovano le risorse ignorando le regole di bilancio. L’Arabia Saudita, che è una filiale della Cia, negli ultimi anni ha accumulato 10-12 trilioni di dollari. E’ quindi uno gioco da ragazzi trovare un miliardo di dollari per corrompere 500 agenti di polizia e servizi segreti in modo che mettano una bomba.

Perché i servizi francesi non sono riusciti a sventare l’attentato?
Perché fino a ieri la Francia di Hollande è stata una pedina nelle mani degli Usa. Il fatto che ora Parigi chieda la fine delle sanzioni alla Russia è visto da chi è al potere come una provocazione intollerabile. Il potere infatti non ammette degli alleati a metà.

Il caso Regeni è estraneo a questa vicenda dell’Airbus EgyptAir?
No, il caso Regeni fa parte di questa stessa strategia. L’uccisione del ricercatore italiano è stata montata ad arte per colpire tanto l’Egitto quanto l’Italia, che aveva avviato una politica di riguardo verso il Cairo. Si è creata quindi una trappola politica, nella quale sono caduti naturalmente la stragrande maggioranza dei commentatori italiani. Questi ultimi invece di fare gli interessi dell’Italia, stanno facendo quelli di una cosca mafiosa e criminale che sta organizzando il terrorismo in tutto il mondo.

Perché la politica di Al-Sisi dà fastidio?
Non si vuole colpire Al-Sisi ma l’Egitto in quanto tale. Quest’ultimo non va bene in quanto è un Paese relativamente stabile, e dunque bisogna distruggerlo. Si stanno creando le condizioni per abbattere l’Egitto anche dal punto di vista economico. L’obiettivo è fare saltare Al-Sisi per mettere al suo posto i Fratelli musulmani.

Perché i neocon vogliono creare il caos in Medio Oriente?
Perché gli Stati Uniti stanno precipitando a una velocità vertiginosa, e i neocon hanno capito che prima che ciò avvenga bisogna mettere tutto il mondo in uno stato di guerra. Se non si fa così l’America perderà il suo ruolo di dominio imperiale.

Se i neocon sono così potenti, perché non riescono a vincere le elezioni Usa?
Come no, le vinceranno eccome.

E con chi?
Se vince la Clinton i loro problemi sono già risolti, in quanto l’ex first lady ha le stesse identiche posizioni dei neocon. Hillary è una guerrafondaia fanatica e pericolosa. Dal momento che è una donna di scarsa intelligenza, come peraltro suo marito, mira al potere e di conseguenza si fa manovrare facilmente.

E se vincesse Trump?
Se vince Trump lo rimetteranno al suo posto come hanno già fatto altre volte, per esempio con Kennedy.

giovedì 26 novembre 2015

Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente. - Antonio Massari

Ordine francescano e speculazioni finanziarie: investiti 50 milioni in resort e hotel di lusso in Africa e in Medio Oriente

Tre frati di san Francesco avevano affidato a un faccendiere il tesoretto per ottenere il 13,5% di interessi, che però non sono mai arrivati. E i soldi sono andati in fumo. Quattro gli indagati nelle inchieste che si svolgono in Italia e Svizzera e che sono partite dopo la denuncia dei nuovi vertici dell'ordine.

I soldi destinati alle opere religiose si sono trasformati in resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente. Non solo. I frati li avevano affidati a un faccendiere – parliamo di circa 50 milioni di euro – per pura speculazione: intendevano ricavarne il 13,5 per cento di interessi. Ma nulla è andato secondo i programmi. Anzi. Ieri mattina tre frati e un faccendiere sono stati perquisiti, le indagini si svolgono in Italia e in Svizzera, sono stati eseguiti sequestri per 5 milioni di euro. E soprattutto: le operazioni svolte ieri dalla Guardia di finanza e dalla Polizia elvetica portano in calce la firma simbolica di Papa Francesco. Il motivo è semplice: perquisizioni e indagini nascono proprio dalla denuncia dell’ordine francescano e, per la precisione, dai vertici attuali della Casa Generalizia, della Provincia Lombarda e della Conferenza dei ministri provinciali dell’ordine.
In altre parole: sono stati gli uomini vicini al Papa a denunciare l’ammanco di ben 49,5 milioni di euro dalle casse degli enti religiosi e a mettere la procura di Milano sulle tracce degli indagati.Parliamo dell’ex economo della curia generalizia dei frati minori, frate Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, frate Renato Beretta, e infine dell’economo della Conferenza dei ministri provinciali, frate Clemente Moriggi. I tre sono accusati di concorso in appropriazione indebita. Secondo l’accusa – sostenuta dai pm di Milano Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele – hanno trasferito milioni di euro, senza alcuna autorizzazione e per di più violando le finalità religiose, nelle casse di Leonida Rossi, nato in Italia e residente in Kenya. L’obiettivo – davvero poco francescano – era quello di ottenere una speculazione del 13,5 per cento sulle somme in questione. Rossi è il quarto indagato: è accusato, infatti, di aver impiegato denaro di provenienza illecita. L’uomo, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, nella notte tra ieri e oggi si è ucciso, impiccandosi nella sua villa.
Ma c’è dell’altro. I frati infatti, puntando a ottenere il 13,5 per cento di interessi sui milioni in questione, non si sono affidati a una banca o a un mediatore finanziario. Rossi risulta amministratore unico della Anycom srl, di cui detiene il 95 per cento, in società con Denise Denoyelle (non indagata, ndr). L’oggetto sociale della Anycom srl è piuttosto generico: “Importazione, esportazione, commercio di prodotti e manufatti ogni genere. Assunzione di partecipazioni in altre società”. Insomma, i tre frati affidano decine di milioni di euro a un uomo che si occupa, sulla carta, di import export. E infatti, non avendo alcun titolo per raccogliere denaro ed esercitare il credito, Rossi è anche indagato per aver svolto abusivamente un’attività finanziaria. Il faccendiere depositava il denaro sui suoi conti personali, a Lugano, nella filiale della Credit Suisse.
L’operazione inizia nel 2007 e, secondo l’accusa, Rossi non ha mai restituito la gran parte dei soldi che i frati gli hanno affidato. Il denaro prende altre vie. Decine di milioni, destinati alle finalità religiose, vengono utilizzati per realizzare resortalberghivillaggi turistici in mezzo mondo. Rossi li reinveste per realizzare strutture turistiche tra l’Africa e il Medio Oriente. I frati provano a richiedere gli interessi pattuiti e la somma versata ma, a partire dal 2011, non vedono più un centesimo. Non solo. Lo scorso anno Rossi avrebbe ammesso di non essere più in grado di restituire nulla. Eppure nel frattempo – tra il 2010 e il 2012 – il faccendiere riesce a incassare altri 680mila euro, questa volta non dai frati francescani, ma dall’Opera don Bosco per le missioni. E tutto questo potrebbe essere soltanto il filo iniziale della matassa, che potrebbe essere ben più complessa, considerato che gli investigatori sospettano altri flussi di denaro verso le casse della Fortis Bank. Le indagini della procura di Milano e della Guardia di finanza sembrano solo all’inizio. Di certo c’è che i nuovi vertici dell’Ordine francescano, da tempo sull’orlo del crac finanziario, hanno denunciato le irregolarità avvenute dal 2007 al 2014. Le loro testimonianze sono risultate fondamentali per avviare l’inchiesta. È altrettanto certo, secondo gli investigatori, che la vicenda riguardi anche altri ordini religiosi, come i missionari dell’Opera don Bosco. Infine, non risulta che, tra le opere caritatevoli, san Francesco avesse messo al primo posto un tasso d’interessi del 13,5 per cento o la realizzazione di villaggi turistici. Ma questa è una certezza che non riguarda soltanto il diritto penale.

venerdì 25 settembre 2015

Oliver Stone: dimenticate l’ISIS, è l’America la vera minaccia per il mondo.

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Abbiamo destabilizzato il Medio Oriente, creato il caos. E poi diamo la colpa all’ISIS per il caos che abbiamo creato”.
Molta gente pensava che i giorni in cui Oliver Stone scalava le classifice fossero finiti. Molte persone si sbagliavano. Il suo libro del 2012 e la serie TV, “The Untold History of the United States”, suggeriscono che il regista rinnova gli sforzi per sfidare la narrazione tradizionale per quanto riguarda l’eccezionalismo americano, l’imperialismo economico e il “coinvolgimento nefasto” del governo americano in Medio Oriente, si legge su TheAntiMedia.org.
A completare la serie di documentari in 10 parti e le 750 pagina del libro, Stone ha collaborato con lo studioso della Seconda Guerra Mondiale, Peter Kuznick. Il regista sostiene che nel valutare la storia americana dal 1930, è il coinvolgimento americano in Medio Oriente che in realtà ha catturato la sua attenzione.
“Abbiamo destabilizzato l’intera regione, creato il caos. E poi diamo la colpa all’ISIS per il caos che abbiamo creato“, ha detto Stone.
Secondo Stone, il ruolo destabilizzante del governo degli Stati Uniti in realtà risale a ben oltre l’ISIS. La sua nuova serie individua momenti di intrusione americana nella regione nel lontano 1930 e lo segue fino al colpo di stato iraniano appoggiato dalla CIA nel 1953, il supporto per i militanti in Afghanistan in funzione anti-Unione Sovietica nel 1980, l’invasione dell’Iraq di George HW Bush del 1990, e gli sforzi attuali in Iran, Siria e altri paesi.
L’ultimo episodio della serie “The Untold History of the United States” si intitola“Bush e Obama: Age of Terror”. Vengono trattati i seguenti argomenti:
- Il Progetto per un Nuovo Secolo Americano, un think tank neoconservatore che ha invocato un evento come Pearl Harbor che faccia da catalizzare per l’azione militare in Medio Oriente
- La tirannia di neoconservatori che ha spinto gli Usa in guerra con l’Iraq usando un’intelligence difettosa
- Il Patriot Act, che spogliato gli americani di una vasta gamma di libertà civili, mentre ha legalizzato un nuovo stato di sorveglianza.
- Il lavaggio del cervello nazionalista e l’allarmismo per la guerra al terrorismo.
- Invadere l’Afghanistan per sconfiggere alcuni degli stessi terroristi che gli Stati Uniti hanno armato e addestrato due decenni prima.
- Tattiche di tortura e interrogatori incostituzionali a Guantanamo.
- Il lavoro dei media tradizionali a favore della guerra attraverso la propaganda e la collusione delle imprese.
- Obama che si è svenduto a JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Citigroup, General Electric, e Big Pharma
- Il piano di salvataggio finanziario da 700 miliardi di dollari pagato da lavoratori, pensionati, proprietari di case, piccoli imprenditori, e gli studenti con prestiti.
- L’aumento dei compensi per i CEO in mezzo al crollo della classe media.
Il fallimento di Obama nell’offrire speranza, cambiamento, o la trasparenza, la persecuzione di informatori del governo. Anche se ha ripudiato l’unilateralismo di Bush, ha raddoppiato le truppe e, secondo Stone, “manca del coraggio di un John F. Kennedy.”
Gli attacchi dei droni di Obama su Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen, Libia e Somalia (che include una clip sulle sue parole alle truppe: “A differenza dei vecchi imperi, non facciamo questi sacrifici per territori o per le risorse … .Noi lo facciamo perché è giusto. ”
Stone dice che la sua serie di documentari è un approccio alternativo alla storia americana, e spera di combattere il “crimine educativo” di esporre gli scolari di oggi alla propaganda dei libri di testo e programmi televisivi.
Su questa nota, Stone non usa mezzi termini:
“Non siamo in pericolo. Noi siamo la minaccia. “