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mercoledì 15 maggio 2019

Voto di scambio è legge, Forza Italia e Pd hanno votato contro. Il vicepremier Di Maio: “Questa norma era un dovere”.


Voto di scambio è legge, Forza Italia e Pd hanno votato contro. Il vicepremier Di Maio: “Questa norma era un dovere”

Il provvedimento ha ottenuto 157 sì, 81 no e 2 astenuti ed è approvato in via definitiva. Grasso (Leu): "Legge migliorativa rispetto all'attuale". Il pentastellato Giarrusso: "Quanti farisei presenti anche in questa Aula, la prossima settimana andranno a ricordare Giovanni Falcone a Palermo, dove si dovrebbero vergognare di andare".

Come era già accaduto per il voto alla Camera, il 7 marzo scorso, Pd e Forza Italia hanno votato contro. Ma è diventata legge dello Stato, con il via libera dall’Aula del Senato, il ddl sul voto di scambio politico mafioso. Il provvedimento ha ottenuto 157 sì, 81 no e 2 astenuti ed è approvato in via definitiva. “La nostra riforma del voto di scambio politico-mafioso adesso è legge! Rafforzare questa norma era un dovere anche nei confronti di chi ha dato la vita per impedire ogni patto tra politica e criminalità organizzata. #ViaLaMafiaDallaPolitica” scrive su Twitter il vicepremier e leader del M5s Luigi di Maio, aggiungendo un’immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con la scritta: “Le loro idee camminano sulle nostre gambe”. Giurisprudenza a parte, l’effetto principale della riforma è l’inasprimento delle pene che potranno arrivare a quindici anni di carcere. Con le aggravanti speciali si arriva fino a 22 anni e mezzo di condanna: un passaggio che però – per le opposizioni – sarebbe a rischio di ricorsi alla Corte costituzionale.

Cosa prevede la nuova legge: pene più alte e interdizione perpetua. Il testo approvato da Palazzo Madama modifica l’articolo 416 ter del codice penale ed è formato da un solo articolo. Prevede che chiunque accetti, direttamente o con intermediari, la promessa di voti da persone delle quali si sa che appartengono ad associazioni mafiose, in cambio di denaro o della promessa di denaro oppure di un altro favore, o in cambio della disponibilità a soddisfare interessi dell’associazione mafiosa, è punito con la pena stabilita nel primo comma dell’articolo 416 bis. In pratica la formulazione del reato lega il voto di scambio con l’associazione a delinquere di stampo mafioso. In questo modo si stabilisce un collegamento ontologico tra le due fattispecie criminali: non è un caso, infatti, che nel 416 bis tra i reati fine delle associazioni mafiose s’indica anche “impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.
Le pene sono quindi più dure: da sei/dodici anni si passa a dieci/quindici anni. Per tutti i condannati scatta poi l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. C’è poi “un’aggravante speciale“: se il politico si è messo d’accordo con il mafioso per ottenere voti e viene effettivamente eletto le pene sono aumentate. In questo caso la pena dei 10-15 anni previsti dal 416 bis, viene aumentata della metà. L’aggravante speciale, però, era stata contestata e la legge alleggerita da un emendamento di Fratelli d’Italia. Che poi era stato neutralizzato in modo che la norma prevedesse che il riconoscimento della responsabilità di tutti quei politici che prendono voti da mafiosi o intermediari di mafiosi.
Patuanelli (M5s): “Fuori la mafia dalla politica”- “Fuori la mafia dalla politica. Non è uno slogan ma il messaggio chiaro e netto che diamo al nostro Paese con la legge che abbiamo approvato: il voto di scambio – scrive su Facebook il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli –  tra i politici e i mafiosi è un attacco al cuore della nostra democrazia, il tradimento della fiducia dei cittadini e la fine della credibilità per le istituzioni. Da oggi l’Italia ha strumenti nuovi ed efficaci per combattere le mafie e chi fa i loro interessi dentro lo Stato. Era un obiettivo fondamentale del Movimento 5 Stelle, oggi è legge“.  “L’approvazione in via definitiva della legge M5S contro il voto di scambio politico-mafioso è motivo di enorme soddisfazione. È un provvedimento che – dichiara Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento –contrasta il malaffare e tutela la democrazia, inasprendo le pene per i politici che scendono a patti con la criminalità organizzata in cambio di voti. Le mafie sono una piaga di questo Paese e si combattono non a parole ma con i fatti. Chi amministra la cosa pubblica, non può avere alcun tipo di contiguità associazioni mafiose. La politica deve rispondere esclusivamente agli interessi dei cittadini che devono poter scegliere legittimamente i loro rappresentanti. Con il provvedimento varato dal Senato mettiamo la mafia fuori dallo Stato“.

Fi: “Aumenti di pena sconsiderati”. Pd: “Profili di illegittimità”. “Non si può non riconoscere che grazie alle nostre leggi, mai modificate, si continua a combattere la mafia con le norme più giuste. Questa legge non la votiamo invece perché prevede – aveva detto Giacomo Caliendo, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, nel corso del dibattito – soltanto aumenti di pena sconsiderati e incoerenti con la complessiva legislazione penale. Non condividiamo inoltre che in materia penale si intervenga ogni due anni rendendo così la legislazione slabbrata e in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione. Noi riteniamo che il vero antidoto alla mafia siano processi rapidi applicando norme equilibrate e severe come quelle da noi realizzate. Oggi più che mai vogliamo ribadire che i nostri governi di centrodestra di cui faceva parte anche la Lega hanno approvato leggi di contrasto alla criminalità organizzata tuttora in vigore”.
Anche i democratici hanno votato contro: “All’inizio della scorsa legislatura fu approvata la riforma del 416 ter. Quella riforma, lo ha ripetuto la procura Antimafia più volte, ha funzionato, ha consentito molte condanne. Era una norma chiara, equilibrata, condivisa dalla magistratura e dal vasto mondo associativo Antimafia, che nessuno aveva chiesto di modificare. Ora questa maggioranza, in nome della propaganda, la vuole cambiare al fine di intestarsi una battaglia per apparire gli unici depositari del principio di legalità, proprio mentre il decreto sblocca cantieri fa un passo indietro su questo terreno, come denunciato anche oggi da Raffaele Cantone  – ha detto il senatore Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd -. Per apparire più onesti degli altri, Lega e 5S peggiorano e mettono a rischio una norma importante: si restringe il campo, si crea incertezza interpretativa, si rischiano profili di illegittimità costituzionale con pene sproporzionate e senza logica. L’unico risultato che si ottiene è quello di indebolire il contrasto al voto di scambio politico-mafioso”.

Prima del voto c’era stato un confronto tra il dem Luigi Zanda e il 5stelle Michele Giarrusso: “Quanti farisei – aveva detto il pentastellato – presenti anche in questa Aula, la prossima settimana andranno a ricordare Giovanni Falcone a Palermo, dove si dovrebbero vergognare di andare”. “Il senatore Giarrusso – la replica del tesoriere dem –  ha dato dei farisei a senatori che siedono in questa Aula. Lanciare accuse o insulti generici senza dire i nomi delle persone a cui queste accuse sono rivolte è un metodo mafioso e in quest’Aula queste cose non sono consentite“.
LeU invece vota a favore dopo astensione alla Camera
Critico con il governo il senatore Pietro Grasso, ex procuratore capo di Palermo, che però ha annunciato il voto favorevole di LeU. Il partito di sinistra si era astenuto alla Camera alla votazione precedente: “State facendo anche della lotta alla mafia – tema che dovrebbe unirci tutti per garantire al nostro Paese legalità, sviluppo e crescita – l’ennesimo spot elettorale. Vederla utilizzata come “scusa” dal ministro dell’Interno per sottrarsi alle celebrazioni della Liberazione, ad esempio, è un modo per svilire un impegno che deve essere costante, quotidiano, serio. Non basta – ha aggiunto l’ex magistrato – inaugurare a favore di telecamere beni confiscati molti anni fa, non bastano post e tweet ad ogni arresto – magari ad operazioni in corso, compromettendone anche l’esito – per adempiere a quelli che sono gli obblighi di guida del Paese. I latitanti non li arrestano i Governi, ma la magistratura e le forze di Polizia! Il contrasto alla mafia, infatti, è molto di più di tutto questo. “l Paese merita molto di più di quanto non stiate facendo su questo come su tutti gli altri fronti della vostra azione politica. Ci aspettiamo altri provvedimenti in Commissione e in Aula per rendere il contrasto alle mafie più efficace, la lotta all’economia criminale più incisiva e i processi più rapidi. Ciò premesso, e dandovi ulteriore prova di quanto quello che ci interessa è il merito dei provvedimenti e non la parte politica che li sostiene, riteniamo che la nuova fattispecie del 416-ter, soprattutto dopo le modifiche apportate alla Camera, sia migliorativa rispetto all’attuale, e per questo annuncio che Liberi e Uguali voterà a favore”.

“Oggi abbiamo raggiunto un altro grande risultato: è stata approvata definitivamente la nuova norma sul voto di scambio politico-mafioso. Il testo che è stato licenziato consentirà di contrastare in modo più efficace ogni ipotesi di infiltrazioni della mafia all’interno della politica. Situazioni gravissime perché incidono sulla massima espressione della democrazia” dicono i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Commissione giustizia alla Camera, commentando l’approvazione della proposta di legge che modifica l’art. 416-ter c.p. “È fondamentale, invece, che il voto espresso alle urne sia libero da qualsiasi tipo di condizionamento, specie quello derivante da soggetti legati in qualsiasi modo alle cosche mafiose e al malaffare. Tante sono le novità di rilievo, dall’aumento delle pene al daspo a vita per i politici condannati per questo gravissimo reato. Non possiamo che mostrare la massima soddisfazione per aver fatto un altro passo verso il cambiamento, così da restituire ai cittadini la fiducia nella giustizia e nello Stato“.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/14/voto-di-scambio-politico-mafioso-e-legge-forza-italia-e-pd-hanno-votato-contro/5179258/


Ora aspettiamo che si vari una legge elettorale che non sia farraginosa e che preveda che ogni lista e relativo rappresentante si presentino da soli collocandosi preventivamente a sinistra, al centro o a destra e che decidano alleanze solo ad elezioni avvenute.
E' ridicolo vedere rappresentanti di lista appoggiati da altri 10 partitucoli nati dal nulla in una notte di mezzo....inverno.

Cetta.

martedì 9 aprile 2013

Senato, Grasso cede sulle commissioni: “Domani la conferenza dei capigruppo”.


Pietro Grasso


Il presidente di Palazzo Madama: "Non ho intenzione di ritardare né di ostacolare i lavori del Parlamento". L'ex procuratore nazionale antimafia spiega di aver riscontrato sia ostacoli politici che giuridici anche connessi alla formazione del governo". Ma una settimana diceva che non era possibile.

Il presidente del Senato Piero Grasso ha convocato per domani la conferenza dei capigruppo per velocizzare la procedura che deve portare alla composizione delle commissioni parlamentari. Una decisione che arriva dopo le polemiche dei giorni scorsi con il Movimento Cinque Stelle che ha minacciato di occupare le Camere (con tanto di hashtag su Twitter ad hoc), alcune forze politiche che hanno sostenuto la necessità di far partire comunque i lavori del Parlamento anche senza un governo e altri partiti che hanno opposto motivi di regolamento. Grasso in un primo momento aveva spiegato che la formazione delle commissioni non era possibile senza un esecutivo. Ora sembra aver ammorbidito la propria linea: “Non ho alcuna intenzione né di ritardare né di ostacolare i lavori del Parlamento – spiega il presidente dell’Aula di Palazzo Madama - Il regolamento non assegna al presidente poteri sostitutivi e pertanto, finché le designazioni non saranno completate, non sarà possibile procedere alla convocazione delle commissioni”. Rispondendo alle polemiche sui lavori parlamentari, Grasso ricorda di aver “chiesto ai capigruppo di avere le designazioni dei Senatori per le commissioni entro giovedì scorso, e tranne due eccezioni sono già sul mio tavolo. Il regolamento non assegna al Presidente poteri sostitutivi e pertanto, finché le designazioni non saranno completate, non sarà possibile procedere alla convocazione delle Commissioni”.
Grasso racconta di aver ”riscontrato sia ostacoli politici che giuridici, anche connessi alla formazione del governo. Per chiarire le posizioni dei gruppi sul tema – spiega – ho anticipato a domattina alle 10 la Conferenza dei Capigruppo, in modo da delineare senza ambiguità i diversi orientamenti. Se al termine della Conferenza sarà necessario convocherò la Giunta per il regolamento, per definire gli aspetti interpretativi delle norme in materia. E’ del tutto evidente che nel frattempo la Commissione speciale potrà discutere tutte le questioni ritenute urgenti, e non escludo che su tematiche particolarmente complesse si possano istituire altre commissioni speciali”.

domenica 17 marzo 2013

Presidenti delle Camere, qualcosa sta cambiando. - Peter Gomez


E alla fine un segnale è arrivato. Quando ormai tutti si erano rassegnati a vedere sedere sulle poltrone della seconda e della terza carica dello Stato due vecchie cariatidi del centrosinistra come Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e i suoi hanno sparigliato i giochi e hanno eletto due persone stimate da una larga fetta di cittadini: Pietro Grasso e Laura Boldrini.
Certo, si potrà a lungo discutere, e anche criticare, la scelta del Pd di proseguire con il brutto andazzo inaugurato da Silvio Berlusconi nel 1994 di non concedere la presidenza di una delle due Camere alle opposizioni. Ma il dato (positivo) per ora è questo: i due dinosauri si sono dovuti accomodare in panchina e Renato Schifani, l’indagato per fatti di mafia in attesa di archiviazione che sperava di convincere i montiani a rieleggerlo, non ce l’ha fatta.
Il risultato, impensabile fino a 48 ore prima della votazioni, non nasce per caso. Le elezioni hanno dimostrato con chiarezza come i cittadini si attendano dalla politica segnali di cambiamento. Il responso delle urne ha dato forza a chi nei vecchi partiti, per convinzione o realismo, vuole provare a mutare il corso delle cose.
A poco a poco, e tra molti errori, qualcosa nella politica italiana si muove. Molte certezze non hanno più valore, molte convinzioni vanno riviste. Tra queste anche quella, esemplarmente riassunta da Silvio Berlusconi, secondo la quale il Movimento 5 Stelle (percepito da un terzo degli elettori come il maggior rappresentante della spinta verso il rinnovamento) è “una setta come Scientology”. No, quel Movimento (che legittimamente può piacere o non piacere) non è una setta e nemmeno un partito teleguidato da Beppe Grillo. Lo dimostra proprio la spaccatura nell’assemblea degli eletti al Senato tra chi voleva votare scheda bianca e chi voleva opporsi al rischio Schifani. Idee e teste diverse si sono confrontate e alla fine una dozzina di senatori M5S hanno votato per Grasso.
Tra qualche dramma e molti musi lunghi, certo. Ma questa, in fondo, si chiama democrazia.
Ps: Nella tarda serata di sabato Grillo, dopo aver ricordato una norma del non statuto, ha invitato chi ha votato in maniera diversa da quanto stabilito dalla  maggioranza della loro assemblea a uscire dall’anonimato e a trarre le dovute conclusioni (cioè ad andarsene).  Ha il regolamento dalla sua parte. E chiedere ai senatori di rendere palese il loro voto ha un senso. Tutto il resto, detto con franchezza, non appare una gran trovata. Le regole non vanno solo rispettate. Vanno, alla luce dell’esperienza, pure migliorate. Anche perché tra votare un governo, una legge o una carica istituzionale, le differenze ci sono.  Basta, con intelligenza, volerle vedere.