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martedì 13 maggio 2014

Expo, procuratore Milano Bruti contro Robledo: “A rischio segreto indagini” - Giovanna Trinchella

Expo, procuratore Milano Bruti contro Robledo: “A rischio segreto indagini”


Il capo della Procura di Milano in una nota al Csm (che sta continuando con le audizioni dei magistrati chiamati in causa) osserva che l’invio dell'aggiunto anticorruzione al Csm di copie di atti del procedimento ha rischiato di compromettere l'inchiesta. Tra gli episodi che vengono citati c'è anche quello di un doppio pedinamento: "Solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini".

Lo scontro si sta trasformando in una vera e propria guerra in Procura a Milano. Da una parte c’è il procuratore aggiunto anticorruzione, Alfredo Robledo, dall’altra il procuratore capo di quella cittadella giudiziaria che negli anni ha visto sviluppare inchieste che sono entrata nella storia d’Italia, Edmondo Bruti Liberati. Che oggi accusa il suo aggiunto di aver messo a rischio le indagini su Expo. 
L’esposto al Csm con la segnalazione di anomalie nelle assegnazioni. È un esposto al Csm di Robledo per segnalare anomalie nell’assegnazione dei fascicoli e ritardi di iscrizioni nel registro degli indagati a rendere pubbliche tensioni che covavano da tre anni. Sì perché a Bruti viene contestata una gestione che ha permesso, secondo l’aggiunto, l’iscrizione ritardata nel registro degli indagati di politici Roberto Formigoni e Guido Podestàritardi nell’esercizio dell’azione penale come il caso Sea-Gamberale perché il fascicolo era stato dimenticato in cassaforte, l’assegnazione del caso Ruby alla Dda, il dipartimento guidato da Ilda Boccassini dedicato alle indagini antimafia.
Bruti: “Ha posto a grave rischio il segreto delle indagini”. L’offensiva – dopo molte audizioni davanti al Consiglio superiore della magistratura – viene rilanciata oggi da Bruti Liberati per cui le iniziative di Robledo (ovvero l’invio di al Csm l’esposto per denunciare anomalie nell’assegnazione dei fascicoli) “hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini” sull’Expo. Proprio ques’ultima inchiesta - con i relativi arresti dell’8 maggio – ha riacceso le tensioni. In una nota al Csm, osserva che l’invio da parte di Robledo al Csm di copie di atti del procedimento Expo, anche questo conteso tra la Dda e il Dipartimento anticorruzione, ha anche “posto a grave rischio il segreto delle indagini”.
Il caso del doppio pedinamento. Tra gli episodi che Bruti cita c’è anche quello di un doppio pedinamento: ”Robledo pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto, analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Guardia di Finanza” sostiene il procuratore, spiegando che “solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”. Il fascicolo, allo stato, è seguito da due pubblici ministeri,Claudio Gittardi (Dda) e Antonio D’Alessio (Anticorruzione). I reati contestati agli arrestati (dal compagno G. in giù) sono quelli perseguiti solitamente dai Dipartimento per i reati contro la Pubblica amministrazione: la turbativa d’asta, la corruzione et cetera. L’ultimo capitolo dello scontro arriva a ruota delle dichiarazioni di altre toghe convocate dal Consiglio superiore della magistratura proprio per capire eventualmente qualiprovvedimenti prendere e come dirimere un conflitto che giorno è diventato più pesante. Tanto da far dire a Bruti, durante la conferenza stampa sugli arresti per Expo, che l’aggiunto non aveva condiviso le conclusioni.
Pomarici: “Assegnazione caso Ruby a Dda fu anomala”. Dopo le dichiarazioni di Ilda Boccassini(“Nessuna violazione nell’assegnazione del caso Ruby”) arriva, davanti all’organo di autogoverno dei magistrati, la versione di Ferdinando Pomarici, ex responsabile proprio della Dda di Milano. Per il pm quell’assegnazione di un fascicolo in cui si contestava la concussione all’Antimafia è stata ”anomala”. Il magistrato ha spiegato di aver messo nero su bianco le sue critiche in una lettera al procuratore Bruti Liberati. A Bruti Pomarici ha raccontato di aver scritto che l’indagine Ruby era “palesemente estranea”alle competenze della Dda. E ha riferito che in una successiva riunione alla Procura di Milano ribadì le sue perplessità sulla scelta del procuratore.  
“Anomalia anche nel caso Sallusti”. Pomarici ha segnalato un’altra anomalia. Quella riguardante il caso del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, che era stato condannato alla reclusione per diffamazione,e che aveva scatenato una vera e propria rivolta tra le toghe. Secondo Pomarici il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati voleva che si facesse “un unicum”, cioè una deroga che valesse solo per lui. Pomarici ha confermato la versione data ieri, sempre al Csm, dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto, responsabile dell’Ufficio esecuzione della Procura di Milano: di fronte alla richiesta di Bruti di compiere solo per Sallusti una sorta di “operazione chirurgica“e per cui i pm di quel pool si ribellarono. Qualche giorno dopo il procuratore emanò una direttiva con la quale stabilì che da quel momento in poi tutti i casi simili sarebbero stati trattati come quello di Sallusti.
L’iscrizione di Formigoni, per Greco “nessun ritardo”. Altro fascicolo segnalato dall’aggiunto Robledo nella lista delle assegnazioni anomale è quello riguardante l’iscrizione con un anno di ritardo di Roberto Formigoni. Secondo Francesco Greco, responsabile del pool sui reati finanziari, non ci fu nessun ritardo. 
“Formigoni è stato iscritto nell’apposito registro, quando doveva esserlo” ha sostenuto Greco, facendo peraltro notare al Csm che si tratta di una materia che va al di fuori delle competenze di Palazzo dei Marescialli. Greco ha anche confermato la tesi del procuratore Edmondo Bruti Liberati, secondo cui Robledo non era interessato ad una coassegnazione dell’inchiesta sul San Raffaele, ma in realtà avrebbe voluto lo spezzettamento delle indagini. E ha poi fatto notare che comunque il fascicolo era seguito in prima battuta dal pm Orsi, che proprio in quel periodo era transitato dal pool di Greco a quello di Robledo. Sulla vicenda invece del fascicolo Sea-Gamberale dimenticato dal procuratore in cassaforte, come lui stesso ha ammesso, Greco ha parlato di un atto “incolpevole”. E ha spiegato di aver assegnato subito il fascicolo sull’indagine al pm Eugenio Fusco, uno dei magistrati più esperti della Procura. Il fascicolo, a modello 45, senza reato e senza indagati, rimase dormiente fino a quando un’inchiesta giornalistica non fece esplodere il caso

venerdì 9 maggio 2014

Expo 2015, l’intercettazione: “Formigoni vita da miliardario. La stessa di Lupi”. - Giovanna Trinchella

Roberto Formigoni

Anche i presunti corrotti contro la bella vita dei politici. Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria e Gianstefano Frigerio, ex deputato forzista, entrambi arrestati nell'inchiesta sugli appalti Expo sono protagonisti di una conversazione che ha quasi del surreale.
Anche i presunti corrotti contro la bella vita dei politici. Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria e Gianstefano Frigerio, ex deputato forzista, entrambi arrestati nell’inchiesta sugli appalti Expo, sono protagonisti di una conversazione che ha quasi del surreale e che vedono nel mirino l’ex presidente lombardo Formigoni e l’attuale ministro dei Trasporti, Lupi. 
I due, è il 4 marzo scorso, parlano di tante cose e Cattozzo, considerato uno degli intermediari degli affari illeciti, dice di aver visto “Mimmo Zambetti“, l’ex assessore regionale lombardo, finito a processo perché accusato di aver ricevuto voti dalla ‘ndrangheta, e di averlo trovato sereno.
Gli interlocutori ci mettono poco a passare da Zambetti a un altro imputato eccellente Roberto Formigoni, ex governatore lombardo e ora senatore Udc, finito nei guai in più inchieste per i benefit, le vacanze e i viaggi, avuti, secondo i pm di Milano, per aver favorito con le delibere di giunta la Fondazione Maugeri e l’ospedale San Raffaele. 
Dell’ex presidente della giunta lombarda i due dicono: “Quando era in ferie era una vita da miliardario proprio… “. Cattozzo è molto critico: “Ma guarda lui a Montecarlo va sempre all’Hermitage, Hotel de Paris, siamo ai cinque stelle lusso e va al Luigi XV… è la stessa vita che fa Lupi … arriva con uno yacht di trenta metri e va a mangiare tutte le sere da Alghero e da quello famoso… Andreucci. Champagne e aragoste“.
Frigerio lancia un’altra stilettata: “Che parvenu provinciali… ma vadano a dare via …”. La critica di Cattozzo continua impietosa: “Ma propria una ricchezza sfrenata… proprio vistosa… arriva questo yatch che sembra una nave… poi attorniato di belle donne… omissis … vanno lì da Andre (….) lì da … che è lui che ha la stella d’oro ad Alghero… cioè io ci posso andare … lui noi… io sono un libero cittadino”. Frigerio concorda e aggiunge: “Non sono a carico dello Stato … punto” e Cattozzo: “Non ho incarichi… e invece loro fanno una vita anche a Chiavari, Roberto, Lord Nelson.. i ricchi quelli veri…. guadagnando anche 10mila euro al mese non ti puoi permettere quella vita lì con 10mila euro al mese… eh… quindi.. ha esagerato troppo”.

giovedì 10 aprile 2014

Maugeri, gip Milano sequestra villa in Sardegna e conti correnti di Formigoni.

Roberto Formigoni

I pm di Milano hanno apposto i sigilli alla casa estiva di Arzachena e ai depositi bancari riconducibili all’ex governatore della Lombardia e al suo amico Alberto Perego. Il sequestro è stato disposto dal giudice Paolo Guidi su richiesta della Procura per un totale di 49 milioni di euro e riguarda anche gli altri imputati del processo.
A poco meno di un mese dall’inizio del processo, il 6 maggio, Roberto Formigoni, comincia a pagare il suo conto con la giustizia. La Procura di Milano ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo dei suoi beni, conti ad eccezione di uno, tre auto, frazioni di alcune proprietà, ma soprattutto quella villa in cima alla collina del Pevero, non lontano da Porto Cervo, sette stanze su tre livelli, patio, verande coperte, terrazzo da cui si contempla Cala di Volpe. Era questa dimora a essere nell’elenco dei benefits ottenuti dall’allora governatore della Lombardia in cambio di delibere di giunta che avrebbero permesso alla Fondazione Maugeri (e anche al San Raffaele) di ottenere un flusso di finanziamenti e rimborsi: “provvedimenti diretti ad erogare consistenti somme di denaro e procurare altri indebiti vantaggi economici alla Fondazione”. Il provvedimento disposto dal gip di Milano Paolo Guidi riguarda anche gli altri imputati: il valore totale del “prezzo della corruzione” è di 49 milioni di euro. Una corruzione, come scrive il giudice nelle 42 pagine del provvedimento, viene confessata da Umberto Maugeri e Gianfranco Mozzali, rispettivamente l’allora presidente della Fondazione e consulente: “Hanno confermato in sede di incidente probatorio – scrive il gip – il sistema di tangenti e la connessa ed articolata struttura societaria e contrattuale di supporto in Italia e all’estero…”. Ma non solo il giudice sottolinea come i due abbiano “riferito alla ineluttabilità di effettuare pagamenti di ingenti somme a favore di Daccò e Simone al fine che si aprissero le porte in Regione Lombardia, in un contesto ove la gestione dei finanziamenti nel campo della sanità era sotto il controllo di un tavolo della sanità”.
Formalmente ad acquistare la villa, nell’ottobre 2011, fu Alberto Perego, amico dell’attuale senatore. Ma anche l’ex presidente paga 1 milione di euro sostenendo sia un prestito. E così questa mattina su richiesta dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta il gip Paolo Guidi ha disposto il sequestro, effettuato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano.
Secondo la tesi dei pm “le utilità a favore del presidente di Regione Lombardia” in cambio della “protezione globale” che garantiva erano davvero tante: 3,7 milioni in yacht, 800 mila euro in vacanze ai Caraibi, e poi spese varie, ristoranti. Invano il Celeste aveva cercato di difendersi sostenendo che si trattava di spese di gruppo, ma mai è riuscito a produrre una ricevuta. Dalle analisi dei conti correnti fatte da chi indaga non risulterebbero, a fronte delle entrate, uscite se non per importi modestissimi. E neanche nessuna restituzione di denaro come lui aveva affermato per l’acquisto di biglietti aerei, per esempio, al faccendiere Pierangelo Daccògià condannato in appello per il crack San Raffaele
Oltre che a Formigoni nel processo ci sono Daccò appunto, l’ex assessore alla Sanità della Lombardia Antonio Simone, gli ex vertici della fondazione Maugeri, Nicola Maria Sanese dirigente del Pirellone, il direttore generale dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina e appunto Alberto Perego. Il sequestro dei conto perché, come era riportato nell’avviso di conclusione delle indagini, “somme di denaro contante” sarebbero state “periodicamente consegnate in Milano da Daccò a Formigoni di importo non determinato e, comunque, complessivamente non inferiori a circa euro 270mila”. Il sequestro riguarda gli altri imputati: ovvero Perego, Daccò, Simone e altri per un totale di 49 milioni

venerdì 14 dicembre 2012

Regione Lombardia, indagati 40 consiglieri Pdl e Lega per peculato.


Assemblea Consiglio Regione Lombardia


Cene di lusso, munizioni e pure 'Mignottocrazia', comprato da Nicole Minetti coi soldi pubblici. Oltre a lei, convocata dai pm il prossimo 19 dicembre, e decine di colleghi, finiscono sotto inchiesta anche i capigruppo Pdl e Lega. Tra i rimborsi anche 15mila euro di brioche e caffè e 27mila di noleggio auto e taxi. La Finanza acquisisce anche i documenti di Pd, Idv e Sel.

La realtà supera la fantasia. 40 consiglieri al Pirellone nel mirino della Procura con l’accusa di peculato per avere pagato dalle munizioni alle cene di lusso coi soldi pubblici, tutti giustificati come “impegno istituzionale”. Non solo. Oltre ai capigruppo Paolo Valentini del Pdl e Stefano Galli della Lega Nord, spunta tra gli indagati anche Nicole Minetti, già imputata nel processo sul caso Ruby. Fra le altre cose, l’ex igienista dentale chiede (e ottiene) il rimborso di  ’Mignottocrazia‘, il libro del collega di partito Paolo Guzzanti che include un capitolo dedicato a lei. Ma c’è dell’altro. Nella lista compare anche un iPad. Forse lo usava in Consiglio regionale? Niente affatto, perché il Pirellone aveva già regalato a ciascun consigliere il tablet da centinaia di euro. Ma ci sono anche i ristoranti alla moda, 400 euro per una cena al ristorante da Giannino e consumazioni per 832 euro al Principe di Savoia, di cui la Minetti dovrà rispondere davanti ai pm il 19 dicembre. E nella lista degli indagati finisce anche Renzo Bossi, il figlio del Senatur che coi soldi pubblici avrebbe comprato videogiochi, sigarette e ‘Red Bull’. 
Poi il consigliere leghista Cesare Bossetti, che avrebbe speso nel 2011 quasi 15mila euro per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni con brioche e caffé. E ad Angelo Giammario (Pdl), già indagato per corruzione, viene contestato invece di aver usato per fini personali oltre 27mila euro, anche per noleggi auto e taxi. Pierluigi Toscani della Lega invece ha comprato, tra le altre cose, lecca lecca e gratta e vinci. Ma anche cartucce usate per la caccia comprate presso l’azienda Muninord per 752 euro, “cono medio e coppetta media di gelato”, “lemonsoda, pizzette, cannoli, ciambelle, torta sbrisolona, zucchero semolato, farina, salsicce, cracker e biscotti, frutta e ortaggi”. E anche, per la somma di 127 euro, ostriche. 
Tutti rimborsi al di fuori dell’attività politica nel corso di due legislature, tra il 2008 e il 2012, anche se effettuati coi soldi pubblici. Dopo le spese contestate della Regione Piemonte, che includevano night club e drink alle Canarie, finiscono sotto inchiesta i consiglieri che sostenevano Formigoni. Ma le indagini non riguardano solo il centrodestra, perché la Finanza oggi ha acquisito con un decreto di esibizione i documenti relativi alle spese di altri gruppi, tra cui PdIdv eSel. L’ordine è stato presentato anche nell’ufficio della presidenza del Consiglio. E’ un lungo elenco di spese quotidiane e c’è chi rientra tra gli ‘over 100 mila euro’, e chi invece ha chiesto di inserire, tra i rimborsi del proprio gruppo politico, spese personali di poche centinaia di euro.
L’inchiesta sulle spese dei consiglieri è iniziata con le verifiche al leghista ed ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni, accusato di corruzione, e all’ex assessore del Pdl Franco Nicoli Cristiani. Dalle intercettazioni ambientali sono state riscontrate spese e fatture giustificate come impegni ‘istituzionali’ che di istituzionale, però, avevano ben poco. E il cui totale, secondo gli inquirenti, in Lombardia ogni anno vale milioni di euro. A seguito delle intercettazioni, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, su ordine del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e di pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, lo scorso 10 ottobre erano andati in Regione con un decreto di esibizione di documenti e avevano acquisito i rendiconti dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega dal 2008 al marzo del 2010. Sul decreto in quella occasione erano indicati i nomi di tre indagati per peculato e truffa aggravata: BoniNicoli Cristiani e l’ex assessore regionale Massimo Buscemi del Pdl. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori sono finite soprattutto le spese di comunicazione e di rappresentanza, ritenute sospette, dei gruppi consiliari del centrodestra e in particolare i finanzieri avrebbero accertato spese, per cene e viaggi, illecite.
Tra scontrini e autocertificazioni la Finanza, ricorda oggi Repubblicahanno trovato irregolarità che in molti casi sarebbero “lampanti, smaccate”. Il controllo da parte della Corte dei Conti attraverso il quale dovrebbero passare è soltanto una “operazione trasparenza di facciata”, visto che “alla giustizia contabile non è consentito il controllo delle spese, ma solo il saldo finale”. E così dopo gli scandali in Lazio, col capogruppo Pdl Fiorito che usava i soldi pubblici per auto e vacanze, i 17 consiglieri in Sardegna indagati per peculato, e i processi in avvio in Campania e Basilicata, viene travolta la Regione Lombardia. E non si esclude che, pure tra i banchi dell’opposizione, arrivino i finanzieri per acquisire i rendiconti delle spese di PdSel e Idv
Galli: “Nessun avviso. Campagna elettorale per Ambrosoli” – Il capogruppo della Lega spiega però di non avere “ricevuto nulla” e aggiunge: “Non riusciamo a capire il motivo. Penso che ci sia in atto una campagna elettorale a favore di Ambrosoli“. Galli poi punta il dito contro gli avversari politici: “Se l’indagine è quella che emerge dai giornali, allora il sistema dei rimborsi è lo stesso che stanno usando il Pd, Sel, l’Idv, l’Udc e i Pensionati, ma su di loro i pm non stanno indagando”. Poi viene smentito nei fatti dall’acquisizione della gdf dei documenti di altri gruppi consiliari.

venerdì 16 novembre 2012

Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”. - Eleonora Bianchini


Formigoni, sfuriata dalla Parodi contro la portavoce. Lei: “No comment”


Il governatore della Regione Lombardia avrebbe minacciato di licenziamento Gaia Carretta dopo un'intervista negli studi di La7 che non era stata di suo gradimento perché aveva dedicato troppo spazio alle vicende giudiziarie che coinvolgono lui e il Pirellone.

“Non confermo e non smentisco”. Gaia Carretta, portavoce del presidente uscente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, si trincera dietro un no comment rispetto alla bagarre raccontata da Corriere.it e avvenuta questa mattina negli studi di La7 per la trasmissione di Cristina Parodi, prima registrata poi andata in onda oggi pomeriggio alle 14. Il ‘Celeste’, che alcuni mesi fa aveva lasciato lo studio di Markette evitando di rispondere alle domande sulle firme false, era stato intervistato dalla giornalista. Ma non ha gradito l’attenzione concentrata intorno alle vicende giudiziarie che riguardano lui la Regione, recentemente travolta dallo scandalo dei voti della ‘ndrangheta
L’intervista si è svolta regolarmente e la reazione scomposta del governatore è arrivata solo al termine della registrazione. “Tu adesso stai qui e spacchi la faccia a Cristina Parodi e a questa banda e a questi giornalisti”, ha detto Formigoni a Carretta, minacciando il licenziamento se non l’avesse fatto. Poi si è rivolto a Francesca Filiasi, tra gli autori del programma, a cui ha detto: ’Avete fatto solo cagate!’. Una ricostruzione che Filiasi conferma. “Al termine dell’intervista mi sono avvicinata a lui e alla portavoce. Ma non mi ha fatto parlare”, dice. “Carretta era visibilmente provata. In più, poco dopo, lui ha abbandonato lo studio e se n’è andato da solo, senza di lei”.
Ma quali sono gli argomenti che hanno infastidito così tanto Formigoni? “Non saprei – osserva l’autrice – avrebbe voluto più domande sulla politica, ma non c’è stato il tempo. Si trattava semplicemente di un’intervista, un confronto senza domande concordate. Noi facciamo il nostro mestiere – conclude – ed evidentemente questa volta l’abbiamo fatto bene”. Cristina Parodi non ha assistito di persona e quando le è stato riferito quanto accaduto, è rimasta sbalordita visto che ”l’intervista si era conclusa con una stretta di mano e un sorriso”. Ma se la giornalista era assente, a vedere la reazione del Celeste c’erano autori, fonici e tecnici. Una decina di persone in tutto, tra cui Paolo Limiti.
Raggiunta da ilfattoquotidiano.it, Carretta taglia corto: “Non rispondo”, ha detto. Questo episodio ha cambiato il rapporto col governatore? “L’ho già detto – ribadisce -: non voglio fare dichiarazioni sulla vicenda, che riguarda anche la mia vita personale. Credo che un portavoce debba avere meno visibilità possibile e per quanto mi riguarda, non voglio averne in questo caso”.

martedì 9 ottobre 2012

Provincia di Milano, corsi per gatti e mostre di funghi. Podestà: “noi abbiamo tagliato”. - Davide Vecchi


Provincia di Milano, corsi per gatti e mostre di funghi. Podestà: “noi abbiamo tagliato”


Cinque milioni di consulenze esterne. Catering e "pranzi di rappresentanza" da migliaia di euro. Il viaggio nei conti della Provincia di Milano guidata da Guido Podestà, ex coordinatore regionale del Pdl con a carico la richiesta di rinvio a giudizio per le firme false della lista Formigoni alle Regionali 2010.

Oltre 5 milioni di euro assegnati alle consulenze esterne, nonostante i 1800 dipendenti; 100 mila euro in spese di rappresentanza bruciati tra catering della presidenza, banchetti e rimborsi degli assessori senza alcun giustificativo, centinaia di migliaia di euro dispersi per finanziare iniziative varie: dal contributo per costruire un acquedotto in Tanzania al cofinanziamento del premio internazionale di danza Mab Maria Antonietta Berlusconi, in onore della sorella di Silvio e Paolo Berlusconi. Il viaggio nei conti della Provincia di Milano guidata da Guido Podestà, ex coordinatore regionale del Pdl con a carico la richiesta di rinvio a giudizio per le firme false della lista Formigoni alle Regionali 2010, è un percorso a singhiozzo tra opere necessarie e sprechi.
L’ELENCO DELLE VOCI di spesa del 2011 per rifacimenti delle strade, finanziamenti alle scuole e meritorie iniziative per l’inserimento lavorativo dei disabili (attività de-mandate alle province), è intervallato da fondi assegnati alla “mostra di funghi dal vero” o progetti tipo “vivere con la badante”. E ancora: corsi di formazione per “come migliorare il benessere dei gatti liberi in colonia” e contributi per iniziative “bond in fashion” o un più generico “realizzazione eventi Expo 2015”, voce a cui è assegnata una spesa di 379 mila euro.
Fra la documentazione che il Fatto Quotidiano ha potuto leggere c’è anche il prospetto delle spese di rappresentanza per la presidenza della giunta al febbraio 2012. Anche in questo caso non ci sono indicazioni specifiche sul come sono stati spesi i soldi. Complessivamente si tratta di 116.879,86 euro. Podestà è, da presidente, quello che spende di più. Corone d’alloro, lingotti d’oro, acquisto d’orologi, addirittura un cero da 90 euro: 40 mila euro se ne vanno in queste voci. Altrettanti sono destinati alle voci “pranzi di rappresentanza” e “catering” della presidenza. La voce occasione di spesa è genericamente indicata con “incontri istituzionali con personalità e/o delegazioni di enti pubblici e privati” per cifre che vanno dagli 8.324,60 euro ai 12.739. Ma ci sono anche minute di spese di ospitalità (6.700), omaggi istituzionali, visite delegazioni. Il presidente del Consiglio, il pidiellino Bruno Dapei, invece è quasi monovoce: “Rinfreschi di rappresentanza”.
Che sia una presentazione di un libro o l’incontro con l’associazione Moica casalinghe, il rinfresco è un must. Agli assessori, invece, basta un generico “incontri con autorità” per ottenere i rimborsi spese. Che siano pranzi, cene, treni, viaggi, catering. Comunque il rimborso è garantito. Garantito è anche il personale in staff: al 24 giugno i collaboratori di presidenza e giunta erano 119. La sola segreteria di Podestà conta 19 persone, oltre a tre destinate al gabinetto del presidente e cinque per il suo ufficio stampa, con stipendi che vanno dai 34 mila euro di uno dei collaboratori per la comunicazione ai 198 mila del direttore generale Mario Benaglia. Indicati nello staff, inoltre, ci sono tutti i portavoce dei gruppi consiliari, compresi quelli d’opposizione come il Partito democratico indicato però come “esterno”. Ogni assessore, inoltre, ha una propria squadra. Anche qui per lo più “esterni”, con contratti a termine. Cristina Stancari, ad esempio, ex portavoce di Podestà in campagna elettorale e nominata assessore (non eletta) allo sport e con deleghe all’ambiente, ha cinque persone nel suo staff. Quattro invece ne ha Silvia Garnero (altra non eletta), la 28enne nipote di Daniela Santanchè, assessore a Expo con un compenso di 78 mila euro annui, nonostante il tasso di presenza vicino allo zero, ma con una spesa per il proprio assessorato di 453.251 euro di cui 231.270 per il personale. portafoglio di 350 mila euro annuo interamente utilizzato. Quando nel 2009 arrivò in Provincia dichiarava un reddito di 12 mila euro. Ma è una nipote d’arte e palazzo Isimbardi un buon punto di partenza.
LA PROVINCIA a bilancio di previsione 2012 ha un totale generale di 999 milioni di euro con un avanzo di 4,2 milioni. Cifre enormi, fiumi di denaro che per lo più arrivano da trasferimenti dallo Stato e da enti pubblici.
Ieri la giunta ha deciso di collocare Sea e vendere Serravalle per cui Filippo Penati aveva indebitato l’ente per 240 milioni acquistando le azioni a 8,3 euro quando il valore di mercato è stato indicato in circa tre euro. I rivoli degli sprechi spuntano ovunque.
La Provincia di Podestà, contattata, ha risposto ricordando che Penati aveva fatto peggio. “Abbiamo garantito un piano di risanamento dei conti. Dal 2009 a oggi le spese telefoniche sono calate del 69%. E addirittura del 77,78% per la telefonia mobile, passando da 854.000 a 190.000”, ha precisato la Provincia. “Ulteriore taglio netto ha riguardato delle linee telefoniche internazionali, da 50 a una”. E poi parco auto ridotto da 174 a 80 veicoli. Riduzione dei rimborsi chilometrici e del numero di catering. Insomma Penati ha fatto peggio. E infatti non guida più la Provincia.