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mercoledì 26 febbraio 2014

Fonsai, sequestrati 2,5 milioni destinati a Paolo Ligresti su conto svizzero. - Andrea Giambartolomei

Paolo Giulia Ligresti

Le Fiamme Gialle hanno precisato che i capitali erano "in fuga" verso un conto corrente bancario di Lugano. Il figlio di Salvatore Ligresti, diventato cittadino svizzero poco prima dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare che ha fatto scattare gli arresti per la sua famiglia, è imputato nel cosiddetto processo 'Fonsai bis'.

Paolo Ligresti stava per mettere le mani su una fetta di Unipol-Sai. Quasi due milioni di euro in azioni della nuova compagnia assicurativa e 400mila euro di fondi sono stati bloccati dalla Guardia di finanza su ordine del gip di Torino Paola Boemio per il rischio che il malloppo fosse sottratto a possibili azioni della giustizia. I valori erano destinati alla holding lussemburghese dell’ultimogenito di Salvatore Ligresti. 
All’origine di questa operazione c’è una scoperta fatta dalla Banca d’Italia che ha segnalato un’operazione sospetta alle Fiamme Gialle. La Compagnia Fiduciaria Nazionale spa, società che detiene una parte delle azioni di Unipol Sai e dietro la quale si cela la famiglia Ligresti, stava inviando questo pacchetto azionario su un conto corrente di Lugano appartenente alla Limbo Invest SA. Si tratta della società fiduciaria lussemburghese il cui amministratore delegato è Gioacchino Paolo Ligresti, indagato di falso in bilancio e manipolazione del mercato dalla Procura di Torino, e sfuggito agli arresti del 17 luglio perché residente a Montagnola, vicino Lugano, ed era cittadino svizzero da poche settimane.
Gli investigatori, dopo l’allerta della Banca d’Italia, si sono resi conto che i Ligresti stavano cercando di veicolare i capitali schermati dalla società fiduciaria. Ora tutto è stato sequestrato a garanzia delle spese del processo e di ogni altra somma dovuta all’Erario.  
La Limbo Invest SA non ha terminato la sua attività nonostante l’indagine del pm Marco Gianoglio della Procura di Torino avesse già svelato la sua funzione. Stando agli atti la fiduciaria di Gioacchino Paolo (così come la Hike Securites SA di Jonella e la Canoe SA di Giulia Maria, tutte lussemburghesi) permette ai Ligresti di contare all’estero “su di una rete di relazioni in grado di offrire loro un valido supporto” e di tutelare i “propri capitali personali ubicati fuori dal territorio nazionale”. 
Le tre società del Granducato detenevano il 30% di Premafin, la finanziaria di famiglia che controllava Fonsai. “Si tratta delle tre società che risultano integralmente partecipate dalla Compagnia Fiduciaria Nazionale – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del 17 luglio scorso -, società che non svolgono attività commerciale alcuna, risultando strumento attraverso il quale vi è controllo indiretto da parte della famiglia Ligresti di Fondiaria-Sai S.p.A. attraverso Premafin”.  
Il dispositivo dei sequestri è coperto da segreto investigativo e verrà depositato nel fascicolo “Fonsai bis” che riguarda Paolo Ligresti. L’udienza preliminare sarà il 5 marzo, quando le difese solleveranno nuovamente la questione di competenza territoriale del processo, già sollevata e già respinta nel giudizio immediato contro Salvatore Ligresti e gli ex manager. Domani al tribunale di Torino comincerà il giudizio immediato contro Jonella Ligresti, che non ha potuto patteggiare la condanna. L’intenzione della Procura è ottenere l’accorpamento dei tre procedimenti in un unico processo. 

venerdì 25 ottobre 2013

Nozze FonSai-Unipol, al via la fusione a freddo che piace a Mediobanca. - Gianni Barbacetto

Nozze FonSai-Unipol, al via la fusione a freddo che piace a Mediobanca

Alberto Nagel

Oggi le assemblee dei soci che dovranno approvare l'unione tra il gruppo assicurativo delle coop e quello che fu spolpato dai Ligresti, sotto gli occhi di Piazzetta Cuccia che ora vuole l'operazione per risolvere il propri guai. Le zone d'ombra sono molte.

Oggi si aprono le assemblee societarie da cui nascerà la Grande Unipol. Con la fusione per incorporazione di Unipol, Premafin e Milano Assicurazioni in FonSai, dal cappello a cilindro della compagnia delle coop “rosse” uscirà UnipolSai, un colosso, la seconda impresa assicurativa italiana dopo Generali. Chissà come la prenderà Gianni Consorte, che era arrivato ai vertici di Unipol quando questa era “l’assicurazione dei comunisti”, l’aveva fatta entrare nel giro della grande finanza e poi nel 2005 aveva provato a conquistare una banca (la Bnl). Fu fermato, come gli altri “furbetti del quartierino” che senza andare troppo per il sottile avevano tentato di scalare a debito Antonveneta e Corriere della sera.
Oggi l’aria è cambiata e il colpaccio provato dal suo successore, Carlo Cimbri, sta per riuscire, malgrado i dubbi sui conti di Unipol, inzeppati di derivati, e i comportamenti delle autorità di vigilanza, che sembrano la fotocopia aggiornata di quello che successe nel 2005. Questa volta però Mediobanca è della partita e l’aria di larghe intese ha steso un velo di silenzio sui buchi neri dell’operazione.
Confessione per lettera. È una lunga storia che inizia nel 2001, quando la Mediobanca di Vincenzo Maranghi si mette in moto per impedire alla Fiat, che si era lanciata alla conquista di Montedison, di mettere le mani su Fondiaria, una bella compagnia d’assicurazione con base a Firenze che era controllata da Montedison. Il successore di Enrico Cuccia non voleva farla uscire dalla sua sfera d’influenza. La mette allora nelle mani di un amico silenzioso e fedele che ha molti motivi di riconoscenza nei confronti di Mediobanca: Salvatore Ligresti, che possedeva già la torinese Sai. Nasce così Fonsai, non senza trucchi da brivido per aggirare le regole che proteggono il mercato ed evitare l’Opa.
Maranghi sa di aver fatto delle forzature e lo ammette in una lettera del 30 maggio 2002 a Ligresti resa nota ieri dal Corriere, in cui dice che l’operazione Fonsai è stata un “obiettivo raggiunto pagando un prezzo assai elevato in termini di immagine e di rapporti personali”. Chiede poi proprio per questo un “cambio di passo” nella conduzione del gruppo, che non potrà più avere, si raccomanda Maranghi, “un taglio famigliare”. Resterà una predica senza risultati. Ligresti governerà la Fonsai per un decennio proprio come fosse un bene di famiglia, mettendo ai vertici manager di sua assoluta fiducia. E spolpandola via via fino al buco che lo ha portato al crollo.
Mediobanca è sempre stata al suo fianco: è stato Maranghi a concedergli il prestito subordinato di 400 milioni di euro per permettergli di impossessarsi di Fondiaria. E già nel 2001 il debito totale di Ligresti nei confronti di Mediobanca era di 930 milioni. Uscito di scena Maranghi, arriva Alberto Nagel, ma Mediobanca continua a seguire passo passo Ligresti, che si lancia in bagni di sangue come le acquisizioni di Liguria assicurazioni o della compagnia serba Ddor. Nel 2008, arriva l’ultimo regalo di Mediobanca,350 milioni. Poi il rubinetto si chiude. In un decennio l’istituto di Nagel ha buttato ben 1,2 miliardi di euro in Fonsai. Comincia allora a cercare una via d’uscita da una situazione ormai ingestibile.
Ligresti tenta un’alleanza con i francesi di Groupama, ma senza risultati. Nel 2011 Unicredit (che aveva messo un mucchio di soldi in Premafin, la holding dei Ligresti che controllava Fonsai) tenta di salvare la baracca con un aumento di capitale da 450 milioni. Operazione oggi sotto inchiesta a Torino, dove ha sede Fonsai, perché la ricapitalizzazione sarebbe stata realizzata barando sulla riserva sinistri, taroccata di 538 milioni. Seguirà l’arresto di Salvatore Ligresti e delle figlie Jonella e Giulia. Ma già prima Mediobanca aveva trovato come sostituirli: che cosa c’è di meglio, in Italia, che unire due debolezze, mantenendo Fonsai in mani amiche?
Il prescelto questa volta è Carlo Cimbri. La sua Unipol, indebitata con Mediobanca, dal matrimonio con Fonsai potrà uscire rafforzata e rigenerata. Ecco allora, dal gennaio 2012, le grandi manovre per arrivare alle nozze. 
Il ruolo di Consob. Il piano iniziale prevede che Unipol compri (a buon prezzo) la maggioranza di Premafin (che vale poco o niente, avendo più debiti che attivo): così Ligresti può uscire di scena contento e con un po’ di soldi; e Unipol se la cava con un’opa facile e concordata, perché le azioni di Premafin sono quasi per l’80 per cento nelle mani dei Ligresti. Una volta acquisita la holding, è conquistata anche la vera preda, cioè le sottostanti Fonsai e Milano Assicurazioni, senza bisogno di Opa e alla faccia degli azionisti di minoranza e del mercato. C’era un’offerta alternativa, che era stata avanzata nel dicembre 2011 dalla Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e da Matteo Arpe.
Ma questi volevano comprare Fondiaria, non Premafin, che era una scatola vuota, anzi piena di debiti, che sarebbero restati sul groppone di Mediobanca. Ecco allora che la loro offerta è stoppata, anche grazie alla puntigliosità della Consob di Giuseppe Vegas, che invece è molto più “fluido” nei confronti della soluzione Unipol, voluta da Nagel. Il primo progetto (Opa su Premafin) è chiaramente al di sotto delle soglie minime di decenza, così Nagel a gennaio riunisce nella sede di Mediobanca i protagonisti della vicenda e mette a punto il piano definitivo. Alla presenza di Vegas: l’arbitro si presta a fare da “consulente privato” per un’operazione su cui dovrebbe vigilare. Manca soltanto il bacio in fronte che il banchiere Gianpiero Fiorani, evidentemente più espansivo, nel 2005 scoccò in fronte a un altro arbitro non proprio sopra le parti, l’allora governatore di Bankitalia Antonio Fazio.
Il nuovo piano prevede non l’acquisto, ma un aumento di capitale riservato di Premafin, sottoscritto da Unipol, senza obbligo di opa sulle società sottostanti: così la compagnia bolognese conquista il controllo della holding e, a cascata, delle vere prede sottostanti, cioè Fonsai e Milano Assicurazioni. Eppure ai francesi di Groupama era stato detto, pochi mesi prima, che se volevano Fonsai dovevano fare l’Opa. Unipol no: lo certifica la Consob nella sua delibera del 24 maggio 2012, sostenendo che la sua è considerata un’operazione di salvataggio, dunque esente da Opa. Anche se poi dovrà essere l’Ivass (l’autorità di controllo sulle assicurazioni) a formulare il giudizio finale sulla questione.
Questo è arrivato, ma non si esprime in modo chiaro. Unipol, con la fusione, salirà dal 42 al 50 per cento nella nuova Fonsai: con questo salto, è d’obbligo l’Opa “di consolidamento”. Ma noi non la dobbiamo fare, ribatte Cimbri, perché stiamo completando, con la fusione e gli aumenti di capitale, un’unica, anche se lunga e complessa, “operazione di salvataggio” già autorizzata dalle autorità di vigilanza ed esente da Opa. Dunque niente “consolidamento”? Il problema resta aperto e Ivass dovrebbe sciogliere le ambiguità.
La bomba a orologeria. Invece finora si è limitata a raccomandare a Cimbri di non occupare troppe poltrone nella catena di società che controlleranno Fonsai. Più delicata l’altra “raccomandazione” di Ivass, che riguarda il portafoglio derivati: per alcuni analisti una vera e propria bomba a orologeria nei bilanci della società. A proposito dei derivati in pancia a Unipol, la Consob di Vegas, più che vigilare, sembra aver finora proseguito quella azione di “consulenza privata” che ha già prodotto alcune rettifiche di bilancio, per circa 280 milioni. Ma la chiarezza su quanto pesino i titoli strutturati non è ancora stata raggiunta, anche perché Vegas ha rallentato in tutti i modi le verifiche della struttura interna alla Consob diretta da Marcello Minenna.
L’unica cosa certa è che i Ligresti sono usciti di scena. Non prima però di aver tentato di portare a casa quello che ritenevano fosse loro dovuto. Sfumato il piano iniziale (Opa su Premafin), pensavano di aver comunque ottenuto, nella riunione con Nagel e Vegas a Mediobanca, garanzie su buonauscita e manleva legale (la rinuncia a cause civili per danni nei loro confronti). Dovute, secondo i Ligresti, perché convinti che Mediobanca e Unicredit abbiano sempre “eterodiretto” Fonsai. Ma nel maggio 2012 la Consob aggiunge i “paletti”: per concedere a Unipol l’esenzione dall’opa, devono essere escluse manleve e buonuscite. Ecco allora saltar fuori il “papello”: l’elenco delle cose a cui ritenevano di aver diritto, 45 milioni di euro, consulenze, auto, segretarie, posti al villaggio vacanze…
Nagel nega, sostenendo che la sua firma su quel foglio a quadretti scritto a mano da Jonella non era un patto segreto con i Ligresti, ma soltanto una sigla per presa visione, un modo per far star buono don Salvatore. “Volevamo salvare la compagnia e non Ligresti”, dice Nagel ai magistrati di Torino. Ma i progetti iniziali tentavano di “salvare” entrambi: con un’operazione che, come dice l’amministratore delegato di Mediobanca a proposito del primo aumento di capitale Premafin, “proteggeva la nostra esposizione”. Quanto a proteggere il mercato e gli azionisti di minoranza, pochi in questa storia sembrano pensarci.
Nagel nega, ma non sa che la dicitura "per presa visione" deve essere scritta perchè venga ritenuta valida? Son stupidi loro o ritengono che siamo stupidi tutti?


Unipol-FonSai, ecco i documenti dei finanzieri che non interessano alla Consob. - Gaia Scacciavillani


Unipol-FonSai, ecco i documenti dei finanzieri che non interessano alla Consob
Giuliano Amato e Giuseppe Vegas

Il metodo dell'ad di Bologna, Carlo Cimbri? La "mutualità dei bilanci" secondo il responsabile dei documenti contabili di Fondiaria Sai ascoltato dalla Guardia di Finanza mentre lavorava al prezzo del "matrimonio" con il gruppo delle Coop. Sullo sfondo l'analisi del malandato stato di salute di via Stalingrado effettuata da Piergiorgio Peluso.

A meno di 24 ore dal via libera alle nozze tra Unipol e l’ex impero assicurativo dei Ligresti, l’elenco delle criticità dell’operazione finanziaria italiana più rilevante degli ultimi anni continua ad allungarsi. Dopo il revisore dei conti indagato per falso in bilancio, nei giorni scorsi sono spuntate delle intercettazioni telefoniche della Guardia di Finanza di Torino che aprono uno spaccato inedito su come è stato messo a punto il piano di fusione oggi al voto degli azionisti, che sarebbe stato meritevole quanto meno di un approfondimento.
Consob non è interessata. Eppure davanti alla loro parziale pubblicazione da parte dell’agenzia di stampa Adnkronos, la Consob di Giuseppe Vegas non si fa né in qua né in là. “Sono frammenti di conversazioni abbastanza confusi, trascritti malamente e da cui si capisce poco, per di più a proposito di una materia sulla quale Consob non vigila – è stata la replica della vigilanza interpellata in merito dal Fatto Quotidiano -. Consob quello che poteva fare l’ha fatto. E comunque la Commissione non può fare riferimento a queste cose, fa riferimento ai documenti contabili, ai registri pubblici”. Poco importa, quindi, se sui documenti contabili c’è l’ombra di qualche maneggio come emerge dalla trascrizione integrale delle intercettazioni vidimate dalle Fiamme Gialle che Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare e che si riferiscono alle settimane in cui il progetto di fusione varato a dicembre 2012, era in fase di elaborazione.

Le svalutazioni a cazzo. “I due interlocutori discutono di svalutazioni di alcune poste di bilancio probabilmente riconducibili a Banca Sai. In particolare si segnalano alcune “ingerenze” sulla valutazione contabile di alcune specifiche voci (es. immobili) da parte dell’amministratore delegato di Unipol e, dal 5 novembre scorso, di Fondiaria Sai, Carlo Cimbri”, annota la Guardia di Finanza a proposito di una conversazione del 31 ottobre 2012 tra il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili, Massimo Dalfelli e Riccardo Quagliana, consigliere di Popolare Vita, altra società del gruppo.
“Ho parlato con Raimondi, ma sono dei pazzi indopatici gravi”, esordisce Quagliana secondo il quale “facendo in questo modo (come chiede Cimbri, ndr) la ragione della Banca per erogare nuova finanza viene completamente meno. Ora, premesso che i vecchi consiglieri non te lo fanno, lo fanno dei nuovi che un minuto dopo vengono arrestati perché sono pazzi”. E poi chiede: “Ma non ho capito, questi hanno chiamato insieme lì il povero Raimondi dicendo riapri i conti della Banca svaluta tutto?”. Non proprio. “No, no, Cimbri ha chiamato Colombini e gli ha fatto lo sciaquone – spiega Dalfelli e poi dettaglia meglio – Colombini ha chiamato il suo interlocutore in Banca Unipol, hai capito? […] Ha sciacquato lui, contemporaneamente Erbetta, sai com’è fatto Emanuele, in maniera un po’ più posata ha provato a chiamare Raimondi, gli ha detto qualche cosa lì, un po’ di sottecchi, Raimondi ha capito bene, però, era poco convinto, poi ha chiamato me [...] lui ha detto io lo riapro pure, però voglio una lettera della controllante”. “Certo, che per altro gli dice azzera il credito, ma con l’altra mano facciamo una bella operazione di … per preservare i nostri di check, ma guarda che è veramente da pazzi”, commenta l’altro per il quale “avranno fatto i piani e dal tavolo dei piani emerge che sessantuno e settanta non ci sta, quindi staranno grattando il barile per farci svalutare l’impossibile”. A quel punto i due si lanciano in un coro sul fatto che “non è che si puoi svalutare a cazzo così” e che “la situazione è complicata”.
“Viene fuori una di quelle magie!”. Film analogo quando la stessa sera a parlare con un interlocutore rimasto anonimo, è Claudia Motta, dirigente responsabile del ramo pianificazione strategica e controllo di gestione di FonSai che premette di essere da due giorni a Bologna e di aver dovuto chiudere al più presto dei piani previsionali riguardanti delle valutazioni ancora non ufficiali da proporre alle banche nell’ottica di una prima stima del prezzo della fusione, ossia i concambi. “Insomma … dove magicamente sono un pò tornati anche i numeri che loro volevano che tornassero tra stand alone, risultato congiunto, valore delle sinergie e l’ipotesi è che su carta bianca, quindi niente di ufficiale, niente email, niente pezzi dal carta intestata … li danno … danno questi piani alle banche lunedì … con lo scopo di cominciare a farli ragionare … per capire con questi numeri dove porterebbero i concambi, nel senso che se portano nel senso giusto ottimo, se portano nel senso sbagliato come se non glieli avessimo dati”.
“Ho capito tutto – replica l’interlocutore -, le banche al momento non hanno avuto nessun tipo di indicazione se è così meglio, secondo me, poi alla fine con quello che stanno combinando sul Dif probabilmente si arriverà dove vogliono loro comunque, perchè adesso sul fatto … con questo ricalcolo del Dif che include tutte le minusvalenze sui titoli allocati a vita … cioè viene fuori una di quelle magie che …”, mentre la Motta conclude parlando di “convergenza perfetta”.
La scoperta di Peluso: “Loro non stanno peggio di noi”. Ancora tutto da esplorare, poi, un altro fascicolo agli atti della Procura di Torino dove spunta una mail del 2012 di Pergiorgio Peluso, il figlio del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri che all’epoca era direttore generale della compagnia che ha lasciato con 3,6 milioni di buonuscita, con allegate le “ Considerazioni su criticità bilancio civilistico Unipol 2010” dove si sottolinea ai colleghi e ai consulenti finanziari e legali che “a quanto pare non siamo gli unici ad avere problemi di solvibilità …” e si suggerisce di organizzzare una riunione per fare il punto su “quanto stiamo scoprendo”.

I dubbi sui conti Unipol 2010. Nel documento allegato sono indicate le criticità del bilancio Unipol 2010 sollevate da alcuni analisti interpellati, a partire dall’avviamento (200 milioni) per il quale “non sono fornite indicazioni sulla recuperabilità”. Dubbi sono espressi anche sulle valutazioni del mattone con “il valore corrente degli immobili è maggiore del 7% rispetto al valore di carico. Fondiaria Sai nel 2011 esprime a livello civilistico un +30% nonostante le forti svalutazioni contabilizzate”. Si suggeriscono poi approfondimenti (“Indubbiamente anche in questo ambito servirebbero ulteriori informazioni per una più approfondita analisi”) sulle due società di sviluppo immobiliare Midi srl e Unifimm: la prima sta costruendo uffici per il gruppo, la seconda sta realizzando una torre ad uso teriazio nella periferia di Bologna.
Il vuoto informativo su Unipol Banca. Per quanto concerne gli investimenti in imprese del gruppo, “manca il prospetto che mette a confronto per le controllate il valore di carico con le corrispondenti quote di patrimonio netto al fine di quantificare e motivare la differenza (….). Assenza di informazioni su UGF banca (511 milioni di euro di valore di carico) e Vivium (148 milioni). Sugli altri investimenti finanziari, “ si denota una significativa presenza di titoli valutati al fair value livello 3 cioé calcolati tramite tecniche di valutazione che prendono come riferimento parametri non osservabili sul mercato (1,2 miliardi di euro il 13,6% sul totale Fair Value, dato consolidato in quando non disponibile dettaglio a livello civilistico – da confrontarsi con i 77 milioni di FonSai 2010”.
L’esposizione miliardaria all’estero su finanziarie quasi insolventi. Il documento evidenzia poi come dai colloqui con gli analisti sia emersa una esposizione verso Corsair Finance Ireland Ltd per 1,3 miliardi che sommate ad altri due veicoli speciali, Art Five e Willow, porta l’esposizione nei confronti di società veicolo di Jp Morgan per più di 2,2 miliardi. Il veicolo Corsair ha per altro ricevuto da S&P e Moody’s un taglio del rating a un livello vicino alla CCC che significa che il pericolo di insolvenza è realistico. “ I tre veicoli sono stati segnalati alla Finanza e ricompresi nel minipaniere di 10 titoli oggetto di approfondimento ai fini del conteggio a fair value per la determinazione dei valori di concambio”.
Serve un aumento di capitale. Per i derivati, da una prima analisi, si evidenziano minusvalenze latenti per 285 milioni. C’è poi in Unipol una significativa esposizione ai titoli governativi spagnoli (534 milioni al 31 dicembre 2010) contro i 97 milioni di FonSai. “Altrettanto significativa è l’esposizione verso obbligazioni subordinate (1.897 milioni di euro al 31/12/2010), mentre FonSai ne ha in portafoglio 613 milioni: ciò può essere visto come un segnale di maggiore illiquidità degli asset posseduti”, si legge nel documento. Infine rispetto al margine di solvibilità, gli esperti notano come per Ugf è “eccedente rispetto al margine richiesto”, mentre è carente quella di Holmo spa che avrebbe già “posto in essere le azioni al fine di consentire al conglomerato di ripristinare entro il 2011 le condizioni di adeguatezza patrimoniale richieste dalla normativa vigente”. Infine, nel verbale del consiglio di amministrazione di Unipol Assicurazioni del 22 dicembre 2011 emerge “l’esigenza di rafforzare la struttura patrimoniale attraverso un incremento dei mezzi propri di massimo 200 milioni richiedendo alla controllante UGF un versamento in Conto futuro aumento di capitale sociale da eseguirsi in una o più tranche”. Nel caso di Fondiaria-Sai, a livello civilistico, il bilancio esprime una “eccedenza del 153%”.
La mutualità di bilancio secondo Cimbri. La situazione non dev’essere migliorata di molto se, tornando alla trascrizione delle intercettazioni di Torino, si legge quanto riportato dai finanzieri a proposito di un’altra conversazione registrata il 31 ottobre 2012 tra Daffelli e Massimo Aliverti. “Comunque il messaggio del nuovo ad (Cimbri, ndr) è stato chiaro, della serie: qui siamo tutti per uno, mo si fa mutualità, punto. Ha copiato il mio, la mia locuzione, perché ho detto, vabbè che le assicurazioni sono mutualistiche, mi sa che mi tocca fare mutualità di bilancio, mi spiego”, esordisce il dirigente a capo della redazione dei documenti contabili. “Ma oggi c’era Cimbri? [...] E ha detto questo?”, replica l’altro. “Sì, sì, mi son divertito eh, perché è uno veramente istrione”, è stata la conferma. E poi largo ai motteggi tra un “qua se c’è da fare mutualità siamo a posto!” E un: “Infatto, per le loro (di Unipol, ndrriserve Rca“, esclamazioni chiosate da un “minchia, vabbè, non avevo dubbi che fosse così, dai!” di Aliverti, cui Dalfelli replica: “Sì, lo hanno anche ammesso, che non gliela fanno su quel duecento e che noi siamo andati molto oltre e quindi se le ritrovano comode. Però sai, il messaggio è tutto un altro, con me è stato molto chiaro eh!”.

giovedì 14 marzo 2013

FonSai, Unipol presenta il conto ai Ligresti. Stretta vigilanza a 5 Stelle.


FonSai, Unipol presenta il conto ai Ligresti. Stretta vigilanza a 5 Stelle


L'assemblea dà il via alle azioni di responsabilità nei confronti della famiglia siciliana. Danno stimato in 130 milioni per la sola compagnia. Il voto cruciale delle Coop è arrivato, mentre Arpe si astiene. L'M5S: "Un primissimo passettino, proporremo azione in Parlamento".

Unipol contro i Ligresti, mentre Matteo Arpe si astiene. E i 5 Stelle monitorano. La compagnia delle Coop ha votato a favore dell’azione di responsabilità contro gli ex azionisti e ex amministratori e sindaci della vecchia gestione di Fondiaria Sai. Il voto era stato preannunciato dal rappresentante del gruppo emiliano all’assemblea della compagnia chiamata a decidere sulle azioni nei confronti della famiglia siciliana e 19 tra ex amministratori e sindaci della compagnia, ora controllata da Unipol. Le azioni di responsabilità sono state proposte dal commissario ad acta, Matteo Caratozzolo, nominato dall’Isvap proprio per accertare i danni  per centinaia di milioni arrecati dalla vecchia gestione alla compagnia attraverso operazioni immobiliari, consulenze e sponsorizzazioni.
ARPE NON PRENDE POSIZIONE. Contrariamente alle attese, invece, il fondo Sator di Matteo Arpe si è riservato “di procedere con un’autonoma azione di responsabilità qualora fossero accertati responsabilità o comportamenti dolosi o colposi da parte di amministratori anche di fatto”. “Soddisfazione e apprezzamento per un’operazione di trasparenza e pulizia che può essere un segno di forte continuità con il passato”, è stato invece il commento dell’ex partner di Arpe, Palladio (2%) il cui rappresentante ha anche espresso “l’auspicio che questa relazione non sia che l’inizio di un percorso anche in vista di un eventuale risarcimento del danno” che avrebbero potuto subire risparmiatori e azionisti a causa della passata gestione.
DANNI PER ALMENO 130 MILIONI. “Vi invito ad approvare la mia proposta”, aveva detto in apertura il commissario rinviando al contenuto della relazione e sottolineando che il voto “non preclude ulteriori iniziative di approfondimento rispetto a quelle fatte dal commissario” e che potrebbero riguardare altri fatti controversi estranei al mandato ricevuto dall’Isvap (ora Ivass), svolto tra l’altro – ha sottolineato Caratozzolo – in un periodo di tempo “abbastanza circoscritto”, complessivamente di sei mesi. Il ”danno diretto complessivo ”per Fonsai “è stimabile in 130 milioni di euro”, ha aggiunto il commissario, sottolineando che “le operazioni di quantificazione” per tutto il gruppo “sono ancora in corso”.
“Noi parliamo qui del danno diretto a Fonsai” ha spiegato Caratozzolo replicando ai soci “poi l’assemblea di Milano Assicurazioni parlerà dei suoi danni diretti, poi ci saranno i danni diretti delle società minori che hanno già deliberato le azioni di responsabilità”. “Le operazioni di quantificazione, non facili, sono ancora in corso” ha aggiunto. Caratozzolo non ha dato indicazioni su quanto andrà a chiedere ai diretti responsabili indicati nella sua relazione: “per quanto riguarda il danno chiesto a ciascuno degli interessati non intendo anticipare linee difensive”. Caratozzolo ha ribadito che “le deliberazioni che si assumono oggi non hanno effetto preclusivo” per ulteriori azioni.
All’assemblea della Milano, poi, il commissario ha detto che il danno ”direttamente” provocato alla compagnia controllata da FonSai dalle operazioni immobiliari concluse con le società personali della famiglia Ligresti ammontano “ad almeno 115 milioni di euro”. La somma non include le consulenze pagate dalla Milano a Salvatore Ligresti e le sponsorizzazioni a Laità, la società che gestisce la scuderia di cavalli di Jonella Ligresti.
La delibera in FonSai è passata con una maggioranza schiacciante. Nello specifico, con la presenza in aula del 64,4% del capitale di FonSai, ha espresso voto favorevole il 99,95% delle azioni ammesse al voto. Contrario lo 0,000047% (circa 281 azioni). Astenuto lo 0,04 per cento. Poco dopo anche l’assemblea di Milano Assicurazioni ha approvato con maggioranza bulgara le azioni di responsabilità contro la famiglia Ligresti e diversi esponenti della vecchia gestione. A favore della proposta del commissario ad acta, Matteo Caratozzolo, ha votato il 99,79% degli intervenuti, contrario lo 0,018% e astenuto lo 0,19% del capitale presente. In assemblea è intervenuto il 66,78% del capitale. Per Fonsai, che controlla il 63% della Milano, ha votato lo stesso Caratozzolo.
UNIPOL TORNA ALL’INTERESSE SOCIALE. Determinante il voto di Unipol che detiene circa il 41,7% delle quote FonSai e che all’inizio della lunga trattativa con i Ligresti e i loro creditori, principalmente Mediobanca, aveva concordato una manleva per tutti gli ex vertici della compagnia, salvo annullare quanto previsto per la famiglia siciliana su richiesta della Consob che, in caso contrario, avrebbe obbligato il gruppo delle Coop a lanciare una costosa Opa su Fondiaria, allineando così la tutela degli interessi degli azionisti di maggioranza a quelli di minoranza.
Il punto è che Unipol ha però mantenuto la garanzia di manleva per gli altri ex amministratori e sembra quindi determinata a violare l’accordo con i manager. Con conseguenze ancora da esplorare. L’amministratore delegato della compagnia, Carlo Cimbri, ostenta però sicurezza. ”Riteniamo che la manleva” concessa da Unipol ai vecchi amministratori di Fonsai “non abbia nessuna efficacia” di fronte ai fatti denunciati dal commissario dell’Isvap, ha detto a margine dell’assemblea. “Abbiamo valutato nel consiglio di amministrazione di Unipol che si è tenuto due giorni fa – ha spiegato il manager – la situazione, la relazione del commissario, le fattispecie e gli aspetti connessi ai contratti firmati in precedenza e mi riferisco alla cosiddetta manleva nei confronti degli amministratori. Abbiamo valutato che per l’interesse sociale di Fondiaria Sai fosse necessario e opportuno votare a favore della azione responsabilità. Noi riteniamo che di fronte a queste fattispecie la manleva non abbia nessuna efficacia. Se qualcun altro riterrà diversamente discuteremo e ci difenderemo”.
“Un conto è una denuncia, un conto è una relazione di un commissario ad acta che dentro la società ha analizzato una serie di fatti ed è arrivato a delle conclusioni. Se no vorrebbe dire che sulla base di una denuncia hai già fatto una condanna”, ha poi replicato Cimbri a chi obiettava che i fatti contestati dal commissario ad acta fossero già noti nel momento in cui Unipol aveva concesso ai Ligresti e ai vecchi amministratori la manleva, all’inizio del 2012. I fatti analizzati dalla relazione del commissario erano stati denunciati dal fondo Amber alla fine del 2011.
“Abbiamo espresso – ha poi spiegato Cimbri – il pensiero della società, ovvero, si chiede discontinuità. Penso che questo sia nei fatti e che sia pleonastico parlarne. C’è una gestione precedente e dal 19 di luglio c’è un nuovo azionista di riferimento che opera nell’interesse sociale“. Se la compagnia “ravvisa – prosegue il top manager – in questo caso tramite il lavoro molto puntuale svolto dal commissario, che vi sono stati comportamenti inopportuni si procede di conseguenza come accade nei confronti di chiunque abbia sottratto patrimoni alla società a prescindere dal cognome che porta”.
Cimbri ha poi sottolineato che: “Unipol opera secondo una linea di condotta nota e fa gli interessi della società. A prescindere da chi ha fatto cosa, c’è una linea di comportamento e di correttezza. Se la si rispetta non ci sono problemi, altrimenti agiamo nelle sedi competenti. Questo lo facciamo a prescindere dal cognome. Lo abbiamo fatto in passato e lo faremo in futuro“. Per quanto riguarda i contenuti della relazione illustrativa redatta dal commissario ad acta di Fonsai, l’ad di Unipol ha spiegato che “questi atti sono pubblici” e dunque, come da prassi, saranno acquisiti dall’autorità giudiziaria. Cimbri ha infine chiarito che “tuteleremo gli interessi della società con tutto ciò che sarà necessario, nello specifico vedremo in seguito”.
I CONSUMATORI SULLE BARRICATE. Netta, su questo punto, era stata la posizione del Movimento Consumatori che mercoledì 13 ha concluso la raccolta delle deleghe di voto per l’assemblea. “Abbiamo le deleghe di più di 200 investitori per oltre un milione di azioni – aveva detto Paolo Fiorio, responsabile dell’Osservatorio Credito & Risparmio del Movimento Consumatori – sicuramente un ottimo risultato e una novità in quanto ci risulta essere la prima vera sollecitazione di deleghe di voto promossa da un’associazione di consumatori per conto dei piccoli azionisti. In un periodo in cui gli scandali finanziari sono all’ordine del giorno, è tempo che gli azionisti sperimentino nuove forme di partecipazione assemblare per farsi sentire e tutelare i propri diritti. Il Movimento Consumatori rappresenterà gli azionisti in questa e nelle future assemblee per tutelare gli interessi collettivi dei risparmiatori. Unipol non ha ancora chiarito se voterà a favore dell’azione di responsabilità contro Ligresti & Co”. “E’ necessario infatti – aveva continuato Fiorio – che l’azione di responsabilità proposta dal commissario venga approvata senza restringere in alcun modo i soggetti individuati come responsabili. Ogni indecisione da parte di Unipol sarebbe un fatto grave”.
“Il Movimento Consumatori esprime soddisfazione per la decisione di promuovere l’azione di responsabilità contro gli ex amministratori di Fondiaria Sai”, si legge in una nota in cui l’associazione promette che “monitorerà l’esercizio dell’azione di responsabilità per evitare che vengano concluse comode transazioni”. Nel corso dell’assemblea diversi piccoli azionisti erano intervenuti per chiedere di agire contro la vecchia gestione dei Ligresti: “votare l’azione di responsabilità non ci dà gioia, non placa una sete di vendetta ma di giustizia”, aveva detto una piccola azionista. “Speriamo – ha aggiunto – che di fronte alla caduta della tolleranza e dell’omertà che coprono comportamenti disonesti altri siano dissuasi dal compiere comportamenti distorti. Altrimenti vedremo riapparire, istituzionalizzate, la tolleranza della disonestà e dell’immunità. Noi con il nostro voto scegliamo l’onestà”.
LA VIGILANZA DEI 5 STELLE. Il consigliere capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Bologna, Massimo Bugani, è stato ammesso come uditore all’assemblea di FonSai. “Seguiamo questa vicenda da mesi perché ci hanno contattato azionisti che hanno perso cifre che vanno da 20mila a 200mila euro: tutto ciò che avevano investito”, ha spiegato Bugani al termine dell’assemblea, annunciando che il Movimento 5 Stelle “appena sarà possibile, ha intenzione di muoversi con un’azione in Parlamento“. “Come è sotto gli occhi di tutti, i margini di legalità non sono così ampi, mentre invece sicuramente il livello di inopportunità e di immoralità è molto alto – ha aggiunto Bugani – perché parliamo di migliaia di azionisti che hanno perso il 100% del loro capitale in 3 giorni senza essere stati informati prima, non hanno avuto alcuna possibilità di uscire dall’azionariato o di vendere anche solo i diritti d’opzione”. Insomma, per Bugani si tratta di “una situazione grave“. Il voto di oggi, ha quindi concluso, “è un primissimo passettino, credo che gli azionisti si aspettino molto di più”.