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giovedì 22 maggio 2014

Fusione Unipol-Sai, Fiamme Gialle a Bologna. Indagato Cimbri per aggiotaggio.

Fusione Unipol-Sai, Fiamme Gialle a Bologna. Indagato Cimbri per aggiotaggio

L'ispezione è stata disposta dalla magistratura per i presunti illeciti nella fusione tra Unipol Assicurazioni, Premafin Finanziaria, Milano Assicurazioni e Fondiaria Sai sostenuta da Mediobanca in quanto creditrice di entrambi i gruppi. Guardia di Finanza anche in Consob.
L’amministratore delegato di UnipolSai Carlo Cimbri è indagato per aggiotaggio dalla Procura di Milano nell’inchiesta che riguarda presunti illeciti nell’operazione di fusione tra il gruppo assicurativo delle coop e l’ex polo della famiglia Ligresti che ha dato vita alla società. Sono indagati per lo stesso reato anche altri tre manager: Roberto Giay, già amministratore delegato di Premafin Finanziaria; Fabio Cerchiai, ex presidente del consiglio di amministrazione di Milano Assicurazioni e Vanes Galanti, in passato presidente del consiglio di amministrazione di Unipol Assicurazioni. Per tutti l’ipotesi di reato è aggiotaggioLa notizia è emersa mentre a Bologna, nella sede di UnipolSai, erano in corso delle perquisizioni della Guardia di Finanza che sono state disposte dalla magistratura in relazione a presunti illeciti commessi nel corso della fusione avvenuta tra Unipol Assicurazioni, Premafin Finanziaria, Milano Assicurazioni e Fondiaria Spa che ha dato vita a UnipolSai. Del resto sono tante le criticità che erano emerse sull’operazione fin dalla sua gestazione orchestrata da Mediobanca e si erano via via intensificate a ridosso del suo perfezionamento. Nel silenzio generale delle autorità di vigilanza.
Come per esempio la Consob che, nonostante le intercettazioni telefoniche raccolte dalla Guardia di finanza di Torino su come a Bologna si cercasse in tutti i modi di far quadrare i conti, interpellata in merito da ilfattoquotidiano.it alla vigilia del via libera alla fusione, non si è interessata alla questione e non ha messo in forse l’assemblea che il 25 ottobre scorso ha approvato l’operazione. Eppure il reato di aggiotaggio contestato Cimbri, a Giay, Cerchiai e Galanti si riferisce proprio ai valori di concambio delle azioni delle società coinvolte, cioè il controvalore dell’operazione, al momento della fusione delle società. Tema al centro delle intercettazioni venute a galla alla vigilia dell’assemblea. Tanto che secondo l’ipotesi di reato per la quale procede il procuratore Orsi, i concambi tra le società sarebbero stati valutati in modo erroneo e artificioso.  A viziare i concambi, sospettano gli inquirenti, sarebbe stato il ritocco al rialzo del valore reale degli immobili e dei titoli strutturati in pancia a Unipol, con impatto sul valore effettivo delle azioni emesse da Unipol. Ne sarebbero derivate significative alterazioni dei prezzi delle azioni e riflessi sul “peso” degli azionisti nella nuova società UnipolSai.
Sempre in relazione ai concambi nel corso dell’indagine la Procura ha acquisito, tra l’altro, il Progetto Plinio, il rapporto sui conti del 2011 della compagnia bolognese commissionato dai vertici di FonSai a Ernst & Young nel quadro sulla negoziazione dei concambi per la futura fusione e le cui risultanze erano ben diverse da quelle a cui giungevano i consulenti di Unipol. Secondo lo studio, le valutazioni sul bilancio del gruppo bolognese variavano, di molto, a secondo del consulente di riferimento. Una guerra di valutazioni che, secondo la società di revisione, poteva addirittura comportare per Unipol un patrimonio negativo. Anche su questo punto, all’epoca della diffusione del rapporto, si era registrato un certo immobilismo da parte della Consob che si era mossa solo dopo che le sollecitazioni della Procura di Milano con il pm Luigi Orsi, lo stesso che ha iscritto Cimbri nel registro degli indagati, aveva fatto recapitare una lettera alla Commissione di Giuseppe Vegas in cui chiedeva alla Consob se avesse riscontrato i dati su Unipol evocati dal progetto Plinio che circolavano in rete e se questi avessero potuto interferire con la trasparente formulazione dei prospetti.
Inoltre il magistrato domandava se il piano di risanamento finanziario della holding dei Ligresti, Premafin, fosse stato stato interamente divulgato al mercato o esistessero patti occulti con la famiglia siciliana. Solo a seguito della lettera di Orsi la Consob ha avviato un’analisi sul portafoglio di titoli strutturati di Unipol, che ai tempi della fusione rappresentava circa un quarto degli investimenti della compagnia bolognese. Nel corso della sua analisi la Commissione ha contestato la conformità del bilancio 2011 e della semestrale 2012 ad alcuni principi contabili internazionali nelle modalità di contabilizzazione di alcuni derivati. L’adozione dei principi indicati dalla Consob ha comportato 28,2 milioni di perdite in più nel 2011 e una riduzione del patrimonio netto di 49,2 milioni. Nel 2013 Unipol, riesponendo il bilancio 2011 per accogliere i rilievi, ha inoltre comunicato che l’affinamento delle metodologie di stima dei suoi derivati adottate nel corso del 2012, quando la magistratura aveva acceso un faro sul suo bilancio, aveva determinato un taglio di 240 milioni al fair value (valore di mercato) del portafoglio strutturati. L’analisi della vigilanza si è chiusa senza ulteriori rilievi a fine 2013.
Ma quello della Consob, che giovedì ha ricevuto anch’essa una visita della Guardia di finanza per l’acquisizione di nuova documentazione, non è un caso isolato. Dalle carte dell’inchiesta sul fallimento del gruppo Ligresti del procuratore milanese Orsi, nei mesi scorsi era emerso chiaramente il ruolo dell’Isvap, l’ex organismo di vigilanza delle assicurazioni, per agevolare la discussa fusione che stava molto a cuore a Mediobanca creditrice di entrambi i gruppo. In particolare la Procura aveva preso nota dell’attivismo del vicedirettore dell’Isvap, Flavia Mazzarella in costante contatto sia con il vigilato Cimbri che con Piazzetta Cuccia, Bankitalia e Consob ai tempi del via libera delle autorità all’operazione, nel 2012.
Fatti che non hanno avuto alcuna ripercussione sulla posizione della Mazzarella che risulta ancora dirigente in staff dell’Ivass, l’ente di vigilanza delle assicurazioni che ha preso il posto dell’Isvap. Ma neanche sugli assetti della Consob i cui funzionari erano in confidenza con i vigilati, rassicurandoli sull’esito di decisioni che solo la Commissione poteva prendere. A dimostrarlo, tra il resto, una serie di telefonate del luglio 2012 raccolte dalla Procura di Milano tra il capo della divisione emittenti della Consob, Angelo Apponi e la Mazzarella, nel corso della quale è lo stesso funzionario a raccontare al numero due dell’Isvap di aver incontrato Cimbri che “era preoccupato (per le decisioni in corso sulla fattibilità della fusione, ndr) ma lui lo ha rassicurato”. Pochi giorni dopo arrivò il via libera della Commissione all’esenzione di Unipol dal lancio di una costosa Offerta pubblica di acquisto sulla Milano Assicurazioni, con il conseguente crollo in Borsa (-10,72%) della compagnia dei Ligresti. Un esito che avrebbe fatto ricco chiunque l’avesse saputo prima degli altri. 
Tornando ai giorni nostri, la notizia del nuovo filone di indagine ha avuto ripercussioni immediate sui mercati finanziari. In scia agli eventi il titolo UnipolSai in Borsa ha imboccato la via del ribasso e dopo aver toccato un picco negativo superiore al 6% ha chiuso in calo del 3,8% a 2,27 euro. Peggio ancora è andata alla controllante Unipol Gruppo Finanziario che è precipitata del 7,33% a 4,17 euro. Non va tanto meglio a Mediobanca che sta perdendo il 2,84% a 6,67 euro.  E proprio qui si attacca Unipol che, incurante del paradosso rispetto alle accuse di aggiotaggio, “stigmatizza che la notizia delle indagini” sulla fusione da cui è nata UnipolSai “sia divenuta oggi di pubblico dominio con immediati, conseguenti e gravi impatti sul corso dei titoli del gruppo Unipol”. La società, si legge in una nota, “si riserva ogni opportuna valutazione a tutela propria e dei propri azionisti”.

giovedì 14 marzo 2013

FonSai, Unipol presenta il conto ai Ligresti. Stretta vigilanza a 5 Stelle.


FonSai, Unipol presenta il conto ai Ligresti. Stretta vigilanza a 5 Stelle


L'assemblea dà il via alle azioni di responsabilità nei confronti della famiglia siciliana. Danno stimato in 130 milioni per la sola compagnia. Il voto cruciale delle Coop è arrivato, mentre Arpe si astiene. L'M5S: "Un primissimo passettino, proporremo azione in Parlamento".

Unipol contro i Ligresti, mentre Matteo Arpe si astiene. E i 5 Stelle monitorano. La compagnia delle Coop ha votato a favore dell’azione di responsabilità contro gli ex azionisti e ex amministratori e sindaci della vecchia gestione di Fondiaria Sai. Il voto era stato preannunciato dal rappresentante del gruppo emiliano all’assemblea della compagnia chiamata a decidere sulle azioni nei confronti della famiglia siciliana e 19 tra ex amministratori e sindaci della compagnia, ora controllata da Unipol. Le azioni di responsabilità sono state proposte dal commissario ad acta, Matteo Caratozzolo, nominato dall’Isvap proprio per accertare i danni  per centinaia di milioni arrecati dalla vecchia gestione alla compagnia attraverso operazioni immobiliari, consulenze e sponsorizzazioni.
ARPE NON PRENDE POSIZIONE. Contrariamente alle attese, invece, il fondo Sator di Matteo Arpe si è riservato “di procedere con un’autonoma azione di responsabilità qualora fossero accertati responsabilità o comportamenti dolosi o colposi da parte di amministratori anche di fatto”. “Soddisfazione e apprezzamento per un’operazione di trasparenza e pulizia che può essere un segno di forte continuità con il passato”, è stato invece il commento dell’ex partner di Arpe, Palladio (2%) il cui rappresentante ha anche espresso “l’auspicio che questa relazione non sia che l’inizio di un percorso anche in vista di un eventuale risarcimento del danno” che avrebbero potuto subire risparmiatori e azionisti a causa della passata gestione.
DANNI PER ALMENO 130 MILIONI. “Vi invito ad approvare la mia proposta”, aveva detto in apertura il commissario rinviando al contenuto della relazione e sottolineando che il voto “non preclude ulteriori iniziative di approfondimento rispetto a quelle fatte dal commissario” e che potrebbero riguardare altri fatti controversi estranei al mandato ricevuto dall’Isvap (ora Ivass), svolto tra l’altro – ha sottolineato Caratozzolo – in un periodo di tempo “abbastanza circoscritto”, complessivamente di sei mesi. Il ”danno diretto complessivo ”per Fonsai “è stimabile in 130 milioni di euro”, ha aggiunto il commissario, sottolineando che “le operazioni di quantificazione” per tutto il gruppo “sono ancora in corso”.
“Noi parliamo qui del danno diretto a Fonsai” ha spiegato Caratozzolo replicando ai soci “poi l’assemblea di Milano Assicurazioni parlerà dei suoi danni diretti, poi ci saranno i danni diretti delle società minori che hanno già deliberato le azioni di responsabilità”. “Le operazioni di quantificazione, non facili, sono ancora in corso” ha aggiunto. Caratozzolo non ha dato indicazioni su quanto andrà a chiedere ai diretti responsabili indicati nella sua relazione: “per quanto riguarda il danno chiesto a ciascuno degli interessati non intendo anticipare linee difensive”. Caratozzolo ha ribadito che “le deliberazioni che si assumono oggi non hanno effetto preclusivo” per ulteriori azioni.
All’assemblea della Milano, poi, il commissario ha detto che il danno ”direttamente” provocato alla compagnia controllata da FonSai dalle operazioni immobiliari concluse con le società personali della famiglia Ligresti ammontano “ad almeno 115 milioni di euro”. La somma non include le consulenze pagate dalla Milano a Salvatore Ligresti e le sponsorizzazioni a Laità, la società che gestisce la scuderia di cavalli di Jonella Ligresti.
La delibera in FonSai è passata con una maggioranza schiacciante. Nello specifico, con la presenza in aula del 64,4% del capitale di FonSai, ha espresso voto favorevole il 99,95% delle azioni ammesse al voto. Contrario lo 0,000047% (circa 281 azioni). Astenuto lo 0,04 per cento. Poco dopo anche l’assemblea di Milano Assicurazioni ha approvato con maggioranza bulgara le azioni di responsabilità contro la famiglia Ligresti e diversi esponenti della vecchia gestione. A favore della proposta del commissario ad acta, Matteo Caratozzolo, ha votato il 99,79% degli intervenuti, contrario lo 0,018% e astenuto lo 0,19% del capitale presente. In assemblea è intervenuto il 66,78% del capitale. Per Fonsai, che controlla il 63% della Milano, ha votato lo stesso Caratozzolo.
UNIPOL TORNA ALL’INTERESSE SOCIALE. Determinante il voto di Unipol che detiene circa il 41,7% delle quote FonSai e che all’inizio della lunga trattativa con i Ligresti e i loro creditori, principalmente Mediobanca, aveva concordato una manleva per tutti gli ex vertici della compagnia, salvo annullare quanto previsto per la famiglia siciliana su richiesta della Consob che, in caso contrario, avrebbe obbligato il gruppo delle Coop a lanciare una costosa Opa su Fondiaria, allineando così la tutela degli interessi degli azionisti di maggioranza a quelli di minoranza.
Il punto è che Unipol ha però mantenuto la garanzia di manleva per gli altri ex amministratori e sembra quindi determinata a violare l’accordo con i manager. Con conseguenze ancora da esplorare. L’amministratore delegato della compagnia, Carlo Cimbri, ostenta però sicurezza. ”Riteniamo che la manleva” concessa da Unipol ai vecchi amministratori di Fonsai “non abbia nessuna efficacia” di fronte ai fatti denunciati dal commissario dell’Isvap, ha detto a margine dell’assemblea. “Abbiamo valutato nel consiglio di amministrazione di Unipol che si è tenuto due giorni fa – ha spiegato il manager – la situazione, la relazione del commissario, le fattispecie e gli aspetti connessi ai contratti firmati in precedenza e mi riferisco alla cosiddetta manleva nei confronti degli amministratori. Abbiamo valutato che per l’interesse sociale di Fondiaria Sai fosse necessario e opportuno votare a favore della azione responsabilità. Noi riteniamo che di fronte a queste fattispecie la manleva non abbia nessuna efficacia. Se qualcun altro riterrà diversamente discuteremo e ci difenderemo”.
“Un conto è una denuncia, un conto è una relazione di un commissario ad acta che dentro la società ha analizzato una serie di fatti ed è arrivato a delle conclusioni. Se no vorrebbe dire che sulla base di una denuncia hai già fatto una condanna”, ha poi replicato Cimbri a chi obiettava che i fatti contestati dal commissario ad acta fossero già noti nel momento in cui Unipol aveva concesso ai Ligresti e ai vecchi amministratori la manleva, all’inizio del 2012. I fatti analizzati dalla relazione del commissario erano stati denunciati dal fondo Amber alla fine del 2011.
“Abbiamo espresso – ha poi spiegato Cimbri – il pensiero della società, ovvero, si chiede discontinuità. Penso che questo sia nei fatti e che sia pleonastico parlarne. C’è una gestione precedente e dal 19 di luglio c’è un nuovo azionista di riferimento che opera nell’interesse sociale“. Se la compagnia “ravvisa – prosegue il top manager – in questo caso tramite il lavoro molto puntuale svolto dal commissario, che vi sono stati comportamenti inopportuni si procede di conseguenza come accade nei confronti di chiunque abbia sottratto patrimoni alla società a prescindere dal cognome che porta”.
Cimbri ha poi sottolineato che: “Unipol opera secondo una linea di condotta nota e fa gli interessi della società. A prescindere da chi ha fatto cosa, c’è una linea di comportamento e di correttezza. Se la si rispetta non ci sono problemi, altrimenti agiamo nelle sedi competenti. Questo lo facciamo a prescindere dal cognome. Lo abbiamo fatto in passato e lo faremo in futuro“. Per quanto riguarda i contenuti della relazione illustrativa redatta dal commissario ad acta di Fonsai, l’ad di Unipol ha spiegato che “questi atti sono pubblici” e dunque, come da prassi, saranno acquisiti dall’autorità giudiziaria. Cimbri ha infine chiarito che “tuteleremo gli interessi della società con tutto ciò che sarà necessario, nello specifico vedremo in seguito”.
I CONSUMATORI SULLE BARRICATE. Netta, su questo punto, era stata la posizione del Movimento Consumatori che mercoledì 13 ha concluso la raccolta delle deleghe di voto per l’assemblea. “Abbiamo le deleghe di più di 200 investitori per oltre un milione di azioni – aveva detto Paolo Fiorio, responsabile dell’Osservatorio Credito & Risparmio del Movimento Consumatori – sicuramente un ottimo risultato e una novità in quanto ci risulta essere la prima vera sollecitazione di deleghe di voto promossa da un’associazione di consumatori per conto dei piccoli azionisti. In un periodo in cui gli scandali finanziari sono all’ordine del giorno, è tempo che gli azionisti sperimentino nuove forme di partecipazione assemblare per farsi sentire e tutelare i propri diritti. Il Movimento Consumatori rappresenterà gli azionisti in questa e nelle future assemblee per tutelare gli interessi collettivi dei risparmiatori. Unipol non ha ancora chiarito se voterà a favore dell’azione di responsabilità contro Ligresti & Co”. “E’ necessario infatti – aveva continuato Fiorio – che l’azione di responsabilità proposta dal commissario venga approvata senza restringere in alcun modo i soggetti individuati come responsabili. Ogni indecisione da parte di Unipol sarebbe un fatto grave”.
“Il Movimento Consumatori esprime soddisfazione per la decisione di promuovere l’azione di responsabilità contro gli ex amministratori di Fondiaria Sai”, si legge in una nota in cui l’associazione promette che “monitorerà l’esercizio dell’azione di responsabilità per evitare che vengano concluse comode transazioni”. Nel corso dell’assemblea diversi piccoli azionisti erano intervenuti per chiedere di agire contro la vecchia gestione dei Ligresti: “votare l’azione di responsabilità non ci dà gioia, non placa una sete di vendetta ma di giustizia”, aveva detto una piccola azionista. “Speriamo – ha aggiunto – che di fronte alla caduta della tolleranza e dell’omertà che coprono comportamenti disonesti altri siano dissuasi dal compiere comportamenti distorti. Altrimenti vedremo riapparire, istituzionalizzate, la tolleranza della disonestà e dell’immunità. Noi con il nostro voto scegliamo l’onestà”.
LA VIGILANZA DEI 5 STELLE. Il consigliere capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Bologna, Massimo Bugani, è stato ammesso come uditore all’assemblea di FonSai. “Seguiamo questa vicenda da mesi perché ci hanno contattato azionisti che hanno perso cifre che vanno da 20mila a 200mila euro: tutto ciò che avevano investito”, ha spiegato Bugani al termine dell’assemblea, annunciando che il Movimento 5 Stelle “appena sarà possibile, ha intenzione di muoversi con un’azione in Parlamento“. “Come è sotto gli occhi di tutti, i margini di legalità non sono così ampi, mentre invece sicuramente il livello di inopportunità e di immoralità è molto alto – ha aggiunto Bugani – perché parliamo di migliaia di azionisti che hanno perso il 100% del loro capitale in 3 giorni senza essere stati informati prima, non hanno avuto alcuna possibilità di uscire dall’azionariato o di vendere anche solo i diritti d’opzione”. Insomma, per Bugani si tratta di “una situazione grave“. Il voto di oggi, ha quindi concluso, “è un primissimo passettino, credo che gli azionisti si aspettino molto di più”.