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sabato 5 settembre 2020

Batterio killer tra i neonati a Verona: sospesi il direttore sanitario dell’ospedale Borgo Trento, il primario di Pediatria e un medico.

Batterio killer tra i neonati a Verona: sospesi il direttore sanitario dell’ospedale Borgo Trento, il primario di Pediatria e un medico

I provvedimenti disciplinari sono stati annunciati dall'azienda sanitaria "a seguito delle risultanze della relazione della Commissione Ispettiva Regionale". Nel dossier si attribuiscono responsabilità precise ai chi gestiva i reparti coinvolti: "Riconoscimento tardivo del problema". I pm indagano per "omicidio colposo plurimo" dopo la morte di 4 neonati. 91 in totale i positivi al Citrobacter.

Arrivano i primi provvedimenti disciplinari per il personale sanitario dell’ospedale Borgo Trento di Verona, dove si è propagata l’infezione da Citrobacter costata la vita a quattro neonati e su cui la magistratura ha aperto un’inchiesta. In un comunicato dell’azienda ospedaliera, si legge che “a seguito delle risultanze della relazione della Commissione Ispettiva Regionale“, a partire da sabato 5 settembre 2020 “vengono sospesi in via cautelare secondo condizioni cautelari tre medici“. Si tratta della dottoressa Chiara Bovo, direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliera, del Direttore medico della struttura Giovanna Ghirlanda e del primario di Pediatria Paolo Biban.

Il provvedimento arriva dopo la conclusione dei lavori della commissione istituita dalla Regione Veneto per fare chiarezza sulla vicenda. Un dossier molto severo che attribuisce responsabilità precise ai chi gestiva i reparti di Terapia Intensiva Pediatrica e Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale, che sono stati chiusi a giugno assieme al punto nascite di Ostetricia, il più importante del Veneto. Nella relazione si legge che ci si è trovati “di fronte ad una contaminazione a partenza ambientale che ha portato ad una diffusione del patogeno, con comparsa di infezioni invasive, con una iniziale sottostima e con il riconoscimento tardivo del problema da parte dei medici della Terapia Intensiva Neonatale, con conseguente scarso coinvolgimento del Comitato infezioni ospedaliere almeno fino al 1° trimestre del 2020”. Il batterio-killer era annidato nei rubinetti e non sarebbero state rispettate le norme igieniche richieste negli ambienti sanitari. Finora sono stati identificati 91 soggetti positivi per Citrobacter koseri (88 positivi alla ricerca diretta dell’agente microbico, 2 casi con positività su indagini molecolari ed 1 positivo ad entrambe le indagini). Nove di loro hanno sviluppato una patologia invasiva causata da Citrobacter koseri classificabile come certa o altamente probabile, mentre sarebbero quattro i neonati morti.

Nel frattempo va avanti l’inchiesta della magistratura. L’ipotesi di reato è quella di “omicidio colposo plurimo“, ma al momento non risulta alcun indagato. “Abbiamo acquisito la relazione della Commissione ispettiva dalla Regione Veneto, con la quale siamo sempre stati in contatto”, ha dichiarato nelle scorse ore il procuratore Angela Barbaglio. “Le conclusioni verranno confrontate con il materiale finora raccolto dai carabinieri del Nas, che hanno già ottenuto le cartelle cliniche dei bambini. Il nostro compito è capire se ci siano delle responsabilità penali per quanto accaduto”. L’intervento dei pm è stato sollecitato nei giorni scorsi dal governatore veneto Luca Zaia, il quale ha chiesto anche alla direzione dell’ospedale di procedere con i provvedimenti disciplinari. A Verona sono attesi in questi giorni pure gli ispettori inviati dal ministero della Salute.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/04/batterio-killer-a-verona-sospesi-il-direttore-sanitario-dellospedale-borgo-trento-il-primario-di-pediatria-e-un-medico/5920970/

lunedì 24 agosto 2020

Verona, ieri venti a 100 km/h, nubifragi record.



Caduti 30 millimetri pioggia in 10 minuti.

(ANSA) - VERONA, 24 AGO - Sono state raffiche di vento fino a 100 chilometri orari quelle che ieri hanno provocato la devastazione a Verona nel nubifragio che ha colpito la città. Lo spiega l'Arpav, l''agenzia meteo regionale, parlando di nubifragi record abbattutisi domenica sul Veneto. Grandinate e forti rovesci hanno interessato soprattutto il veronese, poi Vicenza e parte di Padova. Le centraline meteo hanno registrato massimi di precipitazione di 20 millimetri di pioggia in soli 5 minuti, 30 mm in 10 minuti, e 60 mm in mezzora nelle località più colpite. (ANSA).

giovedì 1 dicembre 2016

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette. - Andrea Tornago

Firme false, a Verona 71 condannati Pd, Fi, Lega a Ncd. Ma nessuno si dimette

Mentre la polemica politica si infiamma sul caso Palermo, nel silenzio generale decine di amministratori da destra a sinistra patteggiano per lo stesso reato, in relazione alle elezioni del 2014. Fra questi, tre sindaci e decine di consiglieri comunali. Nessuno, però, ne chiede la testa e le pene sono inferiori ai limiti della Severino. L'indagine nata d un esposto M5s.

Migliaia di firme sospette o falsificate a sostegno delle liste elettorali raccolte senza la ratifica di un pubblico ufficiale. C’è un altro caso firme in Veneto, passato sotto silenzio mentre imperversa lo scandalo delle firme false del M5s a Palermo, che ha coinvolto in modo trasversale più partiti, dal Pd alla Lega, da Ncd Forza Italia alle liste civiche. La vicenda riguarda le amministrative del 2014 nel veronese e un’inchiesta della Procura di Verona, nata in seguito a un esposto del M5s, ha portato 71 imputati a patteggiare pene fino a 5 mesi per aver raccolto firme in modo irregolare e, in alcuni casi, per aver falsificato gli elenchi dei sottoscrittori. Tra gli imputati che il 15 novembre scorso hanno chiesto l’applicazione della pena figurano decine di consiglieri comunali, ex assessori provinciali, i sindaci del Pd di Pescantina San Bonifacio, in provincia di Verona, e il sindaco Ncd di Pressana. E sono rimasti tutti al loro posto.
Nel caso di San Bonifacio, il sindaco dem Giampaolo Provoli ha patteggiato una pena di 5 mesi e 19 giorni insieme – tra gli altri – ad Alberto Bozza, ex assessore provinciale di Forza Italia e ora assessore allo Sport del Comune di Verona (5 mesi e 29 giorni), Luigi Frigotto, ex assessore provinciale all’Agricoltura in quota Lega (6 mesi), Alice Leso, ex consigliere provinciale del Pd, e il sindaco di Pressana, ex segretario provinciale dell’Udc, Stefano Marzotto (5 mesi e 20 giorni). Stessa situazione anche a Pescantina, in Valpolicella, dove il primo cittadino del Pd, Luigi Cadura, ha patteggiato 5 mesi e 12 giorni insieme – tra gli altri – al membro del Cda di Autobrennero, ex sindaco leghista di Affi ed ex assessore provinciale alla Viabilità, Carla De Beni (5 mesi e 20 giorni), oltre agli ex consiglieri provinciali Franca Maria Rizzi del Pd e Francesca Zivelonghi di Forza Italia. La vicenda riguarda anche i comuni di LegnagoAffi e Bussolengo, sempre in provincia di Verona, e coinvolge sia i pubblici ufficiali incaricati di verificare e garantire la regolarità delle sottoscrizioni, sia coloro che hanno materialmente raccolto le firme a sostegno delle liste.
Nel caso di San Bonifacio e Pescantina tra l’altro risultano imputati anche i candidati sindaci usciti sconfitti, tanto che lo scorso 18 novembre i deputati del M5s Francesca Businarolo e Mattia Fantinati hanno scritto al prefetto di Verona, Ugo Mulas, chiedendo che venissero invalidate le elezioni amministrative nei due comuni in quanto “non tutte le liste avevano le firme sufficienti per essere presentate”. Ma la legge Severino prevede l’ipotesi decadenza solo in caso di condanna superiore a sei mesi. In questo caso, le pene applicate sono tutte inferiori. E gli amministratori restano tutti tranquillamente in carica.