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martedì 29 giugno 2021

Cashback, lo stop di Draghi spacca la maggioranza. Il ministro Patuanelli (M5s): “Grave errore, si torni indietro”. E il Pd: “Va corretto, non eliminato”.

 

L'esecutivo ha decretato la sospensione del meccanismo di premi e rimborsi per chi utilizza i pagamenti elettronici con un anno d'anticipo rispetto a quanto previsto dal governo Conte. Salvini prova a metterci il cappello e rilancia: "Abolire il tetto di spesa in contanti". Anche Italia Viva esulta: "Lo avevamo chiesto noi". Di Battista: "Il M5s continua a non toccare palla".

“La sospensione del cashback è un errore”. Dopo 12 ore di silenzio, un esponente del governo protesta ufficialmente contro lo stop deciso dal governo di Mario Draghi. Nella serata di lunedì, infatti, la cabina di regia dell’esecutivo, riunita a Palazzo Chigi, ha decretato la sospensione del meccanismo di premi e rimborsi per chi utilizza i pagamenti elettronici. Un sistema voluto dal governo di Giuseppe Conte e promosso direttamente dall’ex premier, che aveva finanziato il progetto con cinque miliardi fino al giugno del 2022. Draghi, però, ha deciso di cancellare il cashback con un anno di anticipo: una decisione arrivata a sorpresa e che sembra quasi uno sgarbo istituzionale nei confronti del suo predecessore, in queste ore impegnato nello scontro con Beppe Grillo per varare il nuovo statuto del M5s. Proprio i 5 stelle protestano contro la scelta dell’esecutivo Draghi. Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura e capodelegazione del M5s al governo, si lamenta: “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”, ha detto Patuanelli a margine del Consiglio europeo in Lussemburgo. “Un errore la sospensione del cashback che come strumento di incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e lotta all’evasione è stato perfetto. Chiederemo in Consiglio dei Ministri i motivi di questa decisione”, dice anche Fabiana Dadone, ministra delle Politiche giovanili.

Nel tardo pomeriggio a intestarsi il merito della scelta del Governo arriva il leader della Lega Matteo Salvini. “L’abbiamo chiesta noi, perché ogni miliardo di euro secondo noi va reinvestito in lavoro e in sostegno alle imprese. L’idea della lotteria di Capodanno a chi fa la spesa con il bancomat o con la carta di credito non è l’idea di Paese che ho in testa. Ognuno deve essere libero di fare la spesa pagando come e dove vuole“, dice a margine di una conferenza stampa a Bologna. E anzi rilancia: “Io sarei addirittura per l’abolizione del tetto di spesa in denaro contante, perché io sono libero di andare a fare la spesa pagando come voglio. E quindi sono contento che Draghi, a differenza di Conte, abbia raccolto questa nostra richiesta. Investire quattro miliardi invece che in lotterie degli scontrini in sostegno alle imprese secondo me è una cosa intelligente”. Prova a mettere il cappello sull’abolizione anche il coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato: “Una scelta giusta ed equa, lo ricordo a Giorgia Meloni che sostiene di essere stata l’unica, lo avevamo ripetutamente chiesto noi, ed è una delle tante ragioni che portò le ministre di Italia Viva a non votare il Pnrr e poi ad aprire la crisi del governo Conte. Ed è anche in linea con quanto chiede l’Unione europea che vuole le risorse del NextGenerationEU siano utilizzate per fare investimenti e non interventi a pioggia”, scrive su Facebook.

Protestano, invece, i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera. “La sospensione del meccanismo del cashback è un grave errore”, scrivono in un comunicato. Ha stimolato l’uso dell’app Io, incentivando la digitalizzazione, e ha permesso a oltre 6 milioni di italiani di ricevere fino a 150 euro come bonus per i pagamenti elettronici realizzati. L’incentivo ha avuto un enorme riscontro, soprattutto tra i giovani ed è una misura che si ripaga da sola. I dati sui consumi avrebbero raggiunto i 14 miliardi entro fine 2022 con 2,5 miliardi di nuove entrate per lo Stato e senza introdurre nessuna nuova tassa”. I 5 stelle riepilogano i dati di sei mesi di cashback: “Fino ad oggi, sono 8,9 milioni i cittadini che hanno aderito con un totale di 784,4 milioni di transazioni e 16,4 milioni di strumenti di pagamento attivati. Di fatto, si sceglie inopinatamente di tornare al passato, invece di sostenere un programma anti-evasione che sta funzionando. Questa battaglia, evidentemente, non interessa ad altre forze politiche, abituate a riempirsi la bocca di lotta all’evasione senza mai passare ai fatti. Ci auguriamo che si torni indietro sulla decisione presa in Cabina di Regia”. “La sua sospensione è un errore e un pessimo messaggio”, twitta l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

“Il cashback ha obbligato i negozianti furbetti a mettere il Pos, ha aiutato gli anziani ad attivare lo Spid e una carta alla Posta. Ha sostenuto i nostri giovani. Con il Governo Conte, anche con il cashback, investimmo nel futuro e nella digitalizzazione. Eliminarlo è folle”, scrive Carla Ruocco, presidente M5s della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Nel dibattito interviene anche l’ex deputato dei 5 stelle Alessandro Di Battista: “Il Movimento continua a non toccar palla (cosa ampiamente prevedibile e prevista da chi non aveva altri interessi). Gongola la Lega, partito che non ha mai fatto della lotta all’evasione la sua ragion di vita e gongolano tutti quelli che mesi fa hanno attaccato questa semplice misura di buon senso a sostegno, soprattutto, della classe media. Il tutto mentre più o meno tutti i dirigenti del Movimento giurano amore eterno a Mario Draghi“.

Protesta contro l’abolizione del cahsback pure Michele Bordo, deputato e responsabile Pd per la Coesione e il Mezzogiorno. “Non condivido la scelta di sospendere il cashback per il prossimo semestre. Una cosa è correggere ciò che non ha funzionato del meccanismo, altra cosa è sospenderlo”, dice l’esponente dem. “Il cashback – ha continuato – ha consentito in questi mesi un maggiore utilizzo della moneta elettronica, un migliore tracciamento dei pagamenti, la riduzione del nero e dell’evasione fiscale. Per tutte queste ragioni, è un errore tornare indietro. Spero che ci sia spazio per rivedere la decisione assunta ieri dalla cabina di regia riunitasi a Palazzo Chigi”. Protesta pure Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: “Dovevano bloccare i licenziamenti e invece hanno bloccato il cashback. Dovevano ascoltare le organizzazioni sindacali dei lavoratori e finora li hanno ignorati In sostanza, al di là degli slogan il governo dei migliori ha finora eseguito il diktat di Confindustria”, attacca. Esulta, invece, Forza Italia con la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini che definisce quella dell’esecutivo come “una decisione di buonsenso che farà risparmiare più di mezzo miliardo alle casse dello Stato, e il nostro auspicio è che si tratti di uno stop definitivo, perché si tratta di una misura demagogica i cui costi hanno ampiamente superato i benefici”.

Nelle scorse settimane, l’unico partito a chiedere esplicitamente l’abolizone del cashback era stato Fratelli d’Italia, con una mozione presentata al Senato ma respinta da Palazzo Madama. In quell’occasione era stata approvata, invece, una mozione della maggioranza che punta il dito contro le “criticità” emerse chiedendo un “monitoraggio” del programma per adottare “provvedimenti correttivi”. Ora invece è arrivato lo stop totale, esattamente come chiedeva il partito di Giorgia Meloni, l’unico all’opposizione. E adesso Meloni esulta definendo il cashback come “una idiozia che ci costa 4 miliardi. Un tentativo di controllare gli italiani in cambio di una elemosina. Ora ci è arrivato anche il governo Draghi”. Che quindi ha smentito totalmente la mozione approvata della sua maggioranza per introdurre correttivi, mantenendo in vigore il sistema del cashback. E seguendo quanto chiedeva l’unico partito all’opposione.

ILFQ

sabato 26 settembre 2020

Toh! sommosse per il reddito di cittadinanza. - Antonio Padellaro













In giro per festival estivi noto che c’è sempre un momento in cui l’oratore, a corto di argomenti e di pubblico, tira fuori il Reddito di cittadinanza citato come l’esempio più esecrabile del populismo del piffero. Quello dell’incompetenza bovina, della stupidità politica, frutto avvelenato della peronospora grillina da debellare al più presto. A questo punto il copione prevede (in un crescendo rossiniano di toni) la nota romanza del “sono gli stessi che annunciarono dal balcone la fine della povertà”. Applausi. Onestamente la povertà abolita per decreto continua a sembrarmi, come dire, un tantino sopra le righe. Anche se poi l’occhio mi è caduto su questo titolo dell’edizione siciliana di Repubblica: “In centomila senza più Reddito. Allarme alla Regione: “Rischio sommossa”.

In un documentato articolo, il collega Antonio Fraschilla scrive che l’erogazione dell’assegno sarà sospesa per due mesi “come previsto dalla legge manifesto del Movimento 5 Stelle per verifiche” e per ripresentare quindi la domanda nei Centri per l’impiego o nei Caf. “Uno stop – leggiamo – che coinvolgerà comunque tutti i 560mila beneficiari del sussidio in Sicilia. Un’intera grande comunità perché molti non possono fare lavoretti, in nero o meno”. Si parla di circa 400mila persone “inabili, o che non hanno alcuna qualifica oppure hanno in carico parenti e figli con handicap”. Una deplorevole condizione umana che, probabilmente, farebbe storcere il naso all’oratore di cui sopra, che a questo punto potrebbe invocare maggiori controlli per debellare furbi e furbetti (applausi). Il fatto è che l’assessore regionale Antonio Scavone ha scritto alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, anche lei siciliana: “Parliamoci chiaro, rischiamo una sommossa nelle nostre città se non ci saranno garanzie sul ripristino dell’assegno”. Apprendiamo infatti che in Sicilia il sostegno varia dai 560 ai 1.000 euro al mese, in base a numero di figli a carico e affitto di casa. Che problemi analoghi li ha pure la Campania, dove i beneficiari del reddito sono più di 600mila. E che l’indigenza che soffoca il Sud impone di accelerare le pratiche visto che l’emergenza Covid rende di difficile accesso uffici e strutture. In un prossimo dibattito proverò a sfidare l’impopolarità ponendo all’uditorio due semplici domande. Come saremmo messi oggi in Italia se con la pandemia, il lockdown e la catastrofe economica non ci fosse stato il Reddito di cittadinanza? E pure se l’abolizione della povertà è un vasto programma, non potremmo accontentarci di abolire le sommosse?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/26/toh-sommosse-per-il-reddito-di-cittadinanza/5944598/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-26

martedì 15 settembre 2020

Il piano dei commercialisti. Vendere la sede di via Bellerio per salvarla dal sequestro. Gli arrestati legati al Carroccio temevano azioni legali sull’immobile per l’inchiesta sui 49 milioni spariti. - Davide Manlio Ruffolo

 


Più passa il tempo e più l’inchiesta sulla compravendita dell’immobile di Cormano appare legata a doppio filo alle vicende della Lega. Nonostante le smentite che provengono dal Carroccio, con il Capitano che alla deflagrazione dello scandalo si è affrettato a dire di non conoscere i tre commercialisti indagati salvo fare marcia indietro nei giorni scorsi, le carte sembrano raccontare una storia ben diversa tanto che è emersa anche l’intenzione – poi conclusasi in un nulla di fatto – di vendere la sede del partito. A rivelarlo ai pubblici ministeri della Procura di Milano, coordinati dal procuratore Francesco Greco, è stato Luca Sostegni, ritenuto il prestanome dei commercialisti in orbita leghista, secondo cui “volevano vendere la sede della Lega di via Bellerio”.

La frase, contenuta nel terzo interrogatorio a carico dell’indagato effettuato il 29 luglio scorso, è di quelle da far tremare i polsi perché la cessione, a suo dire, sarebbe dovuta avvenire sul modello della compravendita di Cormano. A riprova di ciò il fatto che i registi di quest’operazione, avviata su indicazione dei vertici del Carroccio, sono stati ancora una volta i commercialisti Michele Scillieri e Alberto Di Rubba. Come fatto mettere nero su bianco da Sostegni, “Michele (Scillieri, ndr) si vantava delle amicizie che aveva con Di Rubba e altri esponenti locali della Lega, tanto da avere ricevuto un incarico per cercare di vendere la sede della Lega di via Bellerio”.

Ma è sulle presunte motivazioni dietro a questa possibile compravendita che la situazione si fa calda. Già perché l’indagato, il quale collabora con i magistrati, ha detto di “ricordare che c’era fretta di concludere l’operazione, perché trattandosi di un immobile di proprietà della Lega Nord, si correva il rischio di sequestro della procura di Genova, in relazione alle indagini per la truffa sui rimborsi elettorali”, ossia quella relativa ai 49 milioni di euro spariti nel nulla e frutto di una truffa allo Stato.

IL SOPRALLUOGO. Difficile credere che si tratti di pure millanterie. Sostegni, infatti, ha ben delineato l’intera vicenda della mancata cessione della sede della Lega su cui ora si accende il faro della magistratura che condurrà i necessari accertamenti. A ben vedere, infatti, l’operazione non era stata solo ipotizzata ma, seppur alle fasi preliminari, era già iniziata. Come fatto mettere a verbale, Sostegni racconta di aver accompagnato Scillieri e l’architetto Federico Arnaboldi per effettuare il sopralluogo in via Bellerio. Proprio qui, rivela, “è venuto a prenderci Di Rubba che ci ha portato dentro dove si è parlato della volumetria e della somma che si sperava realizzare”.

L’intenzione era di vendere a un ipermercato ma, viste le ingenti dimensioni dell’area, si pensava che “una parte potesse essere adibita a supermercato e il resto poteva ospitare degli appartamenti”. Terminato il sopralluogo “ci siamo lasciati con l’intenzione di riagiornarci” e quindi di far passare del tempo. Peccato che le cose non siano andate come immaginato dagli indagati perché, prima che il discorso sulla vendita potesse ripartire, è intervenuta la procura di Genova che ha disposto il sequestro della sede e quindi, conclude il verbale Sostegni, “non se n’è fatto più nulla”.

https://www.lanotiziagiornale.it/il-piano-dei-commercialisti-vendere-la-sede-di-via-bellerio-per-salvarla-dal-sequestro-gli-arrestati-legati-al-carroccio-temevano-azioni-legali/

sabato 5 settembre 2020

Batterio killer tra i neonati a Verona: sospesi il direttore sanitario dell’ospedale Borgo Trento, il primario di Pediatria e un medico.

Batterio killer tra i neonati a Verona: sospesi il direttore sanitario dell’ospedale Borgo Trento, il primario di Pediatria e un medico

I provvedimenti disciplinari sono stati annunciati dall'azienda sanitaria "a seguito delle risultanze della relazione della Commissione Ispettiva Regionale". Nel dossier si attribuiscono responsabilità precise ai chi gestiva i reparti coinvolti: "Riconoscimento tardivo del problema". I pm indagano per "omicidio colposo plurimo" dopo la morte di 4 neonati. 91 in totale i positivi al Citrobacter.

Arrivano i primi provvedimenti disciplinari per il personale sanitario dell’ospedale Borgo Trento di Verona, dove si è propagata l’infezione da Citrobacter costata la vita a quattro neonati e su cui la magistratura ha aperto un’inchiesta. In un comunicato dell’azienda ospedaliera, si legge che “a seguito delle risultanze della relazione della Commissione Ispettiva Regionale“, a partire da sabato 5 settembre 2020 “vengono sospesi in via cautelare secondo condizioni cautelari tre medici“. Si tratta della dottoressa Chiara Bovo, direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliera, del Direttore medico della struttura Giovanna Ghirlanda e del primario di Pediatria Paolo Biban.

Il provvedimento arriva dopo la conclusione dei lavori della commissione istituita dalla Regione Veneto per fare chiarezza sulla vicenda. Un dossier molto severo che attribuisce responsabilità precise ai chi gestiva i reparti di Terapia Intensiva Pediatrica e Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale, che sono stati chiusi a giugno assieme al punto nascite di Ostetricia, il più importante del Veneto. Nella relazione si legge che ci si è trovati “di fronte ad una contaminazione a partenza ambientale che ha portato ad una diffusione del patogeno, con comparsa di infezioni invasive, con una iniziale sottostima e con il riconoscimento tardivo del problema da parte dei medici della Terapia Intensiva Neonatale, con conseguente scarso coinvolgimento del Comitato infezioni ospedaliere almeno fino al 1° trimestre del 2020”. Il batterio-killer era annidato nei rubinetti e non sarebbero state rispettate le norme igieniche richieste negli ambienti sanitari. Finora sono stati identificati 91 soggetti positivi per Citrobacter koseri (88 positivi alla ricerca diretta dell’agente microbico, 2 casi con positività su indagini molecolari ed 1 positivo ad entrambe le indagini). Nove di loro hanno sviluppato una patologia invasiva causata da Citrobacter koseri classificabile come certa o altamente probabile, mentre sarebbero quattro i neonati morti.

Nel frattempo va avanti l’inchiesta della magistratura. L’ipotesi di reato è quella di “omicidio colposo plurimo“, ma al momento non risulta alcun indagato. “Abbiamo acquisito la relazione della Commissione ispettiva dalla Regione Veneto, con la quale siamo sempre stati in contatto”, ha dichiarato nelle scorse ore il procuratore Angela Barbaglio. “Le conclusioni verranno confrontate con il materiale finora raccolto dai carabinieri del Nas, che hanno già ottenuto le cartelle cliniche dei bambini. Il nostro compito è capire se ci siano delle responsabilità penali per quanto accaduto”. L’intervento dei pm è stato sollecitato nei giorni scorsi dal governatore veneto Luca Zaia, il quale ha chiesto anche alla direzione dell’ospedale di procedere con i provvedimenti disciplinari. A Verona sono attesi in questi giorni pure gli ispettori inviati dal ministero della Salute.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/04/batterio-killer-a-verona-sospesi-il-direttore-sanitario-dellospedale-borgo-trento-il-primario-di-pediatria-e-un-medico/5920970/

mercoledì 31 luglio 2019

Vitalizi: dal Senato stop alla pensione di Formigoni.

Roberto Formigoni (archivio) © ANSA

Il consiglio di presidenza di palazzo Madama ha preso atto della sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna per corruzione dell'ex governatore della Lombardia.


Stop a partire da agosto al vitalizio e ai trattamenti pensionistici per Roberto Formigoni. Il consiglio di presidenza di palazzo Madama oggi ha infatti preso atto della sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna per corruzione nei confronti dell'ex governatore della Regione Lombardia e ha dato atto alla delibera del 2015 che prevede la sospensione delle erogazione di pensioni e vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva. Lo comunica ai cronisti la senatrice M5s Laura Bottici, questore del Senato.

venerdì 12 luglio 2019

Csm sospende Palamara da funzioni e stipendio.

Luca Palamara © ANSA

Accolta la richiesta del Pg della Cassazione.

La Sezione disciplinare del Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio il pm romano Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione. Il tribunale delle toghe ha così accolto la richiesta avanzata dal Pg della Cassazione Riccardo Fuzio. A Palamara viene contestato di aver violato i suoi doveri di magistrato per le vicende al centro dell'inchiesta di Perugia,dove è accusato di aver messo le sue funzioni di magistrato a disposizione dell'imprenditore e suo amico Fabrizio Centofanti in cambio di viaggi e regali.
"I fatti contestati appaiono oggettivamente e incontrovertibilmente gravi e tali da rendere incompatibile con gli stessi l'esercizio delle funzioni, perchè idonei a compromettere irrimediabilmente, allo stato degli atti , la credibilità del magistrato, anche sotto il profilo dell'imparzialità e dell'equilibrio": così la Sezione disciplinare del Csm motiva perchè ha sospeso il pm romano Luca Palamara, indagato a Perugia.

venerdì 28 giugno 2019

Concorsi truccati, sospesi il rettore dell'Università di Catania e 9 professori.

Foto archivio © ANSA

Indagati 40 docenti di 14 università, indagini Digos su 27 gare.

Il rettore di Catania, Francesco Basile, e altri nove professori sono stati sospesi dal servizio dal Gip. Sono indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. Al centro delle indagini su 'Università bandita' della Digos coordinate dalla Procura etnea 27 concorsi. Sono complessivamente 40 i professori indagati degli atenei di Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona.
L'ordinanza applicativa della misura interdittiva della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio emessa dal Gip di Catania, su richiesta della locale Procura distrettuale, è stata eseguita da personale della polizia di Stato. I nove docenti destinatari del provvedimento sono professori con posizioni apicali all'interno dei Dipartimenti dell'università di Catania. La polizia di Stato sta eseguendo 41 perquisizioni nei confronti dei 40 professori indagati.
L'inchiesta, denominata 'Università Bandita', nasce da indagini avviate dalla Digos della Questura di Catania su 27 concorsi che per l'accusa sono stati 'truccati'. E in particolare riguardano l'assegnazione di 17 posti per professore ordinario, quattro per professore associato e sei per ricercatore. Ulteriori particolari saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10 nella sala stampa della Procura di Catania.

mercoledì 5 luglio 2017

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio. - Sergio Rizzo

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio

La Camera restituisce assegno e arretrati a tre ex deputati. Lo prevede il regolamento quando, assai spesso, il tribunale concede il ravvedimento.

GIANSTEFANO Frigerio lo deve sapere: non tutto è perduto. Magari si tratterà di aspettare qualche anno, ma la sentenza di riabilitazione prima o poi arriverà. E allora il vitalizio da 2.200 euro netti al mese che il Parlamento gli ha revocato ieri, dopo l'ultima condanna definitiva a tre anni e 4 mesi per le tangenti dell'Expo 2015 che ha patteggiato a fine 2014, tornerà a correre. Con tanto di arretrati. Per avere conferma, chiedere ai tre che si sono visti restituire l'assegno mentre la Camera lo toglieva all'ex collettore delle tangenti Dc che fu in seguito ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi.

Massimo Abbatangelo, per esempio. Deputato missino per quattro legislature fu accusato della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984, quando sedeva a Montecitorio ormai da cinque anni. Da questa gravissima imputazione venne assolto dalla Corte d'Assise di Firenze in appello nel 1994, dopo che in primo grado aveva preso l'ergastolo. Ma si beccò comunque sei anni per detenzione di esplosivo: e il conto la Camera glielo ha presentato nel 2015. Il 9 luglio di due anni fa l'ufficio di presidenza di Montecitorio gli ha revocato un vitalizio che secondo i dati rivelati da Primo Di Nicola sull'Espresso ammontava nel 2013 a 4.676 euro netti al mese. A ben ventuno anni di distanza dalla condanna e anche dopo ventuno anni di assegni: i vecchi regolamenti stabilivano infatti che un deputato con quattro legislature alle spalle potesse incassare senza limiti di età. E allora Abbatangelo, che si presentò con Alleanza nazionale alle politiche del 1994 per la quinta volta risultando però il primo dei non eletti, non aveva che 51 anni. Due primavere di astinenza e adesso per lui torna il vitalizio, nel frattempo pure lievitato a 5.600 euro: il 27 gennaio 2016 ha presentato istanza di riabilitazione, che gli è stata ovviamente concessa, e la sanzione è improvvisamente evaporata. E insieme al vitalizio, tornano anche gli arretrati. Il conto è facile. Basta moltiplicare 5.600 per 17: tanti sono i mesi trascorsi dalla domanda presentata al tribunale di sorveglianza alla decisione presa ieri dall'ufficio di presidenza della Camera.

Per l'ex democristiano Giuseppe Astone, che si era visto anch'egli revocare nel luglio 2015 il vitalizio cresciuto oggi fino a 5.200 euro netti al mese (causa una condanna a 5 anni e 10 mesi) gli arretrati ammontano invece a circa metà, considerato che la domanda di riabilitazione è partita solo il 4 ottobre 2016. Mentre il terzo ex onorevole al quale è stato ieri restituito il vitalizio, Massimo De Carolis (condanna a 2 anni e 8 mesi), si dovrà accontentare di una somma prossima ai 40 mila euro: l'assegno al quale ha nuovamente diritto è nel suo caso di poco superiore a 3.000 euro netti mensili, e l'istanza al tribunale è del 16 maggio 2016.

Inutili le proteste del grillino Riccardo Fraccaro, che di quell'ufficio è segretario. Le stesse elevate in occasione del precedente dell'ex Dc Gianmario Pellizzari, già condannato per bancarotta fraudolenta a sei anni e mezzo, al quale il vitalizio era stato sterilizzato per sei mesi e prontamente restituito per intervenuta riabilitazione. Le regole parlano chiaro: l'assegno viene tolto ai parlamentari condannati in via definitiva a pene di oltre due anni. Ma lo stesso regolamento che il Parlamento ha approvato nel maggio del 2015 prevede una via d'uscita che lo rende di fatto inutile. Il comma 3 dell'articolo 1 dice che le "disposizioni non si applicano qualora sia intervenuta riabilitazione in base agli articoli 683 del codice di procedura penale, 178 e 179 del codice penale". È un istituto, questo, previsto dal nostro sistema giudiziario, con il quale a fine pena il tribunale di sorveglianza può certificare il "ravvedimento" del condannato. Una certificazione raramente negata a qualcuno: figuriamoci a chi ha occupato per anni un seggio in Parlamento. Il che però finisce per rappresentare una sanatoria generalizzata.

La circostanza era stata denunciata senza mezzi termini dagli esponenti del Movimento 5 stelle, ma senza esito. Già far passare un regolamento così blando, e che esclude per giunta chi è stato condannato per reati quali abuso d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti, non era stata una passeggiata. La dice lunga il fatto che quell'argomento fosse stato affrontato con un ritardo di almeno due decenni da Tangentopoli e non per iniziativa delle Camere. Il Parlamento si era infatti mosso dopo la revoca dell'assegno della Regione siciliana all'ex governatore Salvatore Cuffaro. E la cosa aveva scatenato un putiferio. Per arrivare a quel regolamento si erano dovute superare resistenze di ogni tipo, a partire da quella del centrodestra che pretendeva l'approvazione di una legge in Parlamento: con la certezza del naufragio. Camera e Senato avevano mobilitato un esercito di consulenti. Ben otto costituzionalisti, ognuno dei quali aveva dato una propria versione. Un colpo di qua, un altro colpo di là, il risultato finale eccolo.

Soltanto, per carità di patria si sarebbero dovuti usare i termini appropriati. Perché agli ex parlamentari condannati in via definitiva a più di due anni e sempre con esclusione di alcuni reati il vitalizio non viene affatto revocato. Ma soltanto sospeso.


http://www.repubblica.it/politica/2017/07/05/news/parlamento_condannati_si_ma_sempre_riabilitati_cosi_gli_onorevoli_riprendono_il_vitalizio-169993834/

venerdì 16 dicembre 2016

Giuseppe Sala tira dritto: "Sospensione dalla carica fino a chiarimento accuse".

Risultati immagini per sala indagato

In qualità di ex ad di Expo, risulta indagato nell'inchiesta sulla 'Piastra dei servizi'. Dai magistrati viene contestata dai magistrati un'ipotesi di falso. Assumerà le sue veci il vice sindaco Scavuzzo.

Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, tira dritto. E dopo aver annunciato la sua autosospensione da sindaco si è recato in mattinata in prefettura per formalizzare la sua scelta al Prefetto, Alessandro Marangoni. In mattinata riunione di giunta a Palazzo Marino, dove Sala ha comunicato la sua scelta.  ''Fino al momento in cui mi sarà chiarito il quadro accusatorio - scrive Sala in una lettera inviata al vicesindaco - ritengo di non poter esercitare i miei compiti istituzionali". "Ho appreso da fonti giornalistiche - scrive Sala - di essere iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla "Piastra Expo". Non ho al momento ricevuto alcuna comunicazione ufficiale; ritengo che l'attuale situazione determini per me un ostacolo temporaneo a svolgere le funzioni" di sindaco del Comune e della Città Metropolitana. "La prossima settimana - fa sapere - mi presenterò al Consiglio del Comune di Milano e della città Metropolitana per riferire in merito".
Il primo cittadino è indagato dalla Procura generale milanese in qualità di ex ad ed ex commissario unico di Expo 2015 spa in un'indagine sulla gara d'appalto più rilevante dal punto di vista economico dell'Esposizione Universale. Dopo l'indiscrezione sull'indagine a suo carico ha subito scelto di autosospendersi dalla carica. "Apprendo da fonti giornalistiche - ha scritto ieri in una nota - che sarei iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco". 
L'autosospensione "è una scelta che può essere fatta quando ci sono degli impedimenti di varia natura, in questo caso il sindaco ha scelto a caldo, subito dopo le notizie ricevute. Ovviamente a questo punto sarà la vicesindaco Anna Scavuzzo ad assumere le funzioni e le veci del sindaco", ha spiegato il presidente del Consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolè. "Nelle prossime ore valuteremo, ci incontreremo con i capigruppo per aggiornarli - ha concluso - alla luce anche dell'incontro che il sindaco avrà con il prefetto". Lo Statuto del Comune di Milano prevede la cessazione della carica di sindaco "per dimissioni, impedimento permanente, rimozione, decadenza e decesso".
"Ho letto i giornali, così è. Non ho nulla da aggiungere. Vi faccio solo gli auguri di buon Natale". E' quanto si è limitato a dire il Procuratore generale di Milano Roberto Alfonso in merito all'inchiesta sulla 'Piastra dei Servizi' di Expo, avocata ai pm e nella quale il sostituto pg Felice Isnardi ha iscritto con l'accusa di falso anche il sindaco di Milano ed ex ad di Expo 2015 spa Beppe Sala. 
"Ha fatto un gesto di grande e rara sensibilità. Il sindaco ha la fiducia della nostra città", ha detto il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina.
Salvini, non chiediamo le dimissioni di Marra - "I milanesi meritano chiarezza. Non chiediamo le dimissioni di Sala: se ha la coscienza pulita faccia il sindaco a tempo pieno e lavori, se ha la coscienza sporca si dimetta. Un'indagine non vuol dire una condanna". Lo ha detto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ai giornalisti davanti a Palazzo Marino.
I REATI CONTESTATI - "Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici" e "falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici". Sono questi i due reati contestati al sindaco di Milano Beppe Sala nell'inchiesta sull'appalto della Piastra dei servizi di Expo che ha portato l'ex amministratore delegato ad autosospendersi da primo cittadino. Il nome di Sala, con quello dell'imprenditore Paolo Pizzarrotti, compare nella richiesta di proroga indagini, avocate dalla Procura Generale alla Procura, in aggiunta ai nomi dei 5 indagati già noti. Due "verbali" relativi alla "sostituzione" di due componenti della commissione giudicatrice della gara per l'appalto della 'Piastra dei servizi' riporterebbero "circostanze non rispondenti alla realtà" e, in particolare, sarebbero stati retrodatati con "l'intento di evitare di dover annullare la procedura fin lì svolta" anche per il "ritardo" sui "cronoprogrammi" dell'Expo. Lo scrive la Gdf di Milano in un'informativa del maggio 2013 agli atti anche della 'vecchia' inchiesta dei pm poi avocata dalla Procura Generale che ha indagato Beppe Sala.

venerdì 2 dicembre 2016

Il Consiglio di Stato sospende l'iter della riforma delle banche popolari, attesa Consulta.

Il ministro Padoan © ANSA
Il ministro Padoan.

Stop cautelare alla circolare Bankitalia per attuare riforma.

Il Consiglio di Stato ha sospeso in via cautelare la circolare della Banca d'Italia che contiene le misure attuative per la trasformazione della banche popolari in Spa. La riforma per gli istituti bancari è stata varata dal governo nel 2015.
Il Consiglio di Stato ha anche rinviato a una prossima camera di consiglio la trattazione nel merito della questione, dopo che la Corte costituzionale si sarà pronunciata sulla legittimità della riforma stessa.
Sulla limitazione del diritto di recesso per i soci, la circolare Bankitalia sulla trasformazione delle Popolari in spa presenta "profili di non manifesta infondatezza" di legittimità costituzionale e "appare affetta da vizi derivati nella parte in cui disciplina l'esclusione del diritto al rimborso". Così il Consiglio di Stato secondo cui "i provvedimenti impugnati (e la disciplina legislativa sulla cui base sono stati adottati) incidono direttamente su prerogative relative allo status di socio della banca popolare, così presentando profili di immediata lesività".

giovedì 9 luglio 2015

Camera revoca vitalizi a 10 ex deputati condannati.

De Lorenzo © ANSA


Tra gli altri Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Giancarlo Cito. Ansche se presenti, non hanno votato i rappresentanti di Fi e Ncd.


La Camera revoca il vitalizio a dieci ex deputati condannati a titolo definitivo per reati di particolare gravità ad oltre due anni. La decisione è stata assunta dall'Ufficio di presidenza all'unanimità. Pur se presenti, non hanno partecipato al voto i rappresentanti di Fi e Ncd.
A non percepire più il vitalizio saranno Massimo Abbatangelo (ex deputato di Msi), Giancarlo Cito (ex sindaco di Taranto, ex Msi, oggi in Fi), Robinio Costi (ex Psdi); Massimo De Carolis (ex Dc); Francesco De Lorenzo (ex ministro della Sanità, ex Pli); Giulio Di Donato (Ex Psi); Pietro Longo (Ex Psdi); Raffaele Mastrantuono (Ex Psi); Gianstefano Milani (ex Psi) e Gianmario Pellizzari (ex Dc). 
Sono in corso ulteriori accertamenti su un undicesimo ex deputato. La Camera aveva deciso di far cessare il vitalizio per gli ex deputati condannati in via definitiva per reati di particolare gravità, così come ha fatto anche il Senato, lo scorso 7 maggio. I nomi degli ex parlamentari condannati è stato trasmesso alle Camere dal Dipartimento affari giuridici del ministero della Giustizia. Il vitalizio viene attualmente percepito da 1.548 deputati, dei quali 346 hanno più di 80 anni, età al compimento del quale viene eliminata l'iscrizione al casellario giudiziale. Su questi ultimi non è stato possibile un accertamento, che ha quindi riguardato solo 1.202 ex deputati. Tuttavia, la presidente della Camera ha chiesto alla Cassazione una ricerca di eventuali condanne nei suoi archivi relativi a tali ex onorevoli 'over 80'
Di Maio, sospensione per condannati è una farsa
 "Ricordate la sospensione del vitalizio agli ex parlamentari condannati? E' una farsa. Oggi in Ufficio di Presidenza alla Camera abbiamo saputo quanti saranno coloro a cui si applicherà quella norma. Su 1.543 ex deputati che stanno percependo ingiustamente un vitalizio - anche oltre i 3000 euro al mese - solo 10 avranno il vitalizio sospeso. 10 sfigati che non avevano nessun partito a proteggerli". Lo scrive, in un post sul blog di Beppe Grillo, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.