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mercoledì 13 maggio 2020

Braccianti e colf, sanatoria onerosa per le imprese: 560 euro per ogni lavoratore. - Manuela Perrone

(ANSA)

Lo prevede l’articolato di mediazione messo a punto dal Viminale, che stima un gettito complessivo per l’Inps di 91,56 milioni. Nella notte raggiunto l’accordo nel Governo.

Un contributo forfettario di 400 euro per lavoratore, oltre a un contributo per le somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale da determinarsi con successivo decreto ministeriale. E un altro da 160 euro in capo al migrante che ottenga il permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi per la ricerca di lavoro, che può essere convertito in permesso per motivi di lavoro in caso di assunzione.
La norma “di mediazione” disegnata dal Viminale.
È una sanatoria onerosa per le imprese quella contenuta nella proposta di mediazione per la regolarizzazione di lavoratori agricoli, badanti e colf messa a punto dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese su mandato del premier Giuseppe Conte e degli altri ministri che hanno lavorato al dossier: Teresa Bellanova (Iv), Nunzia Catalfo (M5S) e Giuseppe Provenzano (Pd). Il testo della norma - un solo articolo, «Emersione di rapporti di lavoro», e 22 commi - è stato inviato dal Viminale alla presidenza del Consiglio perché entri nel “decreto Rilancio”. E ricalca la «sintesi politica», per usare le parole di Conte, raggiunta domenica notte ma sconfessata il giorno dopo dal M5S, ripiombato nella lotta intestina tra l’ala progressista filo-dem e quella sovranista. La trattativa è durata fino a notte, quando il ministro Provenzano dal Pd e Vito Crimi dal M5S hanno comunicato: «Accordo raggiunto».
L’istanza del datore di lavoro. Come anticipato dal Sole 24 Ore del 12 maggio, la proposta prevede un doppio binario e mantiene quell’impianto. Da un lato i datori di lavoro possono favorire l’emersione del lavoro nero, di italiani o stranieri che siano stati fotosegnalati in Italia prima dello scorso 8 marzo, presentando apposita istanza tra il 1° giugno e il 15 luglio 2020, con l’indicazione della durata del contratto e della retribuzione concordata, previo pagamento di un contributo forfettario di 400 euro per ogni lavoratore, «a copertura degli oneri connessi alla procedura di emersione».
La facoltà di permessi di soggiorno di 6 mesi.
Dall’altro lato, gli stranieri che abbiano un permesso di soggiorno scaduto entro il 31 ottobre 2019 possono presentare domanda in Questura per un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro della durata di sei mesi, convertibile in permesso di lavoro in caso di assunzione, dimostrando di aver svolto attività nei settori interessati dalla norma (agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico). In questo caso il contributo dovuto ammonta a 160 euro, di cui 30 per la spedizione della domanda.
Il gettito stimato: 91,56 milioni.
In tutto, la relazione illustrativa che accompagna la norma stima un’entrata complessiva per i contributi pari a 91,56 milioni di euro al netto degli ulteriori versamenti in capo ai datori. Un carico pesante, in tempi di crisi. Gli stranieri interessati sono calcolati in 212mila per la prima procedura, 52mila per la seconda. Per il ministero dell’Interno si ipotizzano oneri da 75,11 milioni, di cui 63,3 milioni già nel 2020. 
Dettagliati meglio i paletti all’emersione. Non possono presentare istanza di emersione i datori di lavoro che nei cinque anni precedenti abbiano avuto condanne anche non definitive per caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite, riduzione in schiavitù, sfruttamento del lavoro. Allo stesso modo, non sono ammessi alle procedure i migranti condannati per gli stessi reati, per droga, per delitti contro la libertà personale o che siano stati anche solo segnalati per terrorismo considerati una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato. Sono queste esclusioni a essere state esplicitate meglio nella versione definitiva, confermano fonti Pd. Almeno quanto bastava per poter permettere a Crimi, intorno a mezzanotte, di parlare di pacchetto «migliorato rispetto a quello di domenica scorsa, che accoglie nostre esplicite richieste».
Per tutto il resto scatta l’immunità.
In cambio della regolarizzazione, però, come in tutti i provvedimenti adottati in passato (da Maroni a Monti, da Berlusconi a Prodi), scatta l’immunità: per i lavoratori vengono sospesi i procedimenti penali e amministrativi per le violazioni delle norme relative all’ingresso e al soggiorno nel territorio nazionale, per i datori si sospendono i procedimenti concernenti l’impiego dei lavoratori per cui si presenta la dichiarazione di emersione, «anche se di carattere finanziario, fiscale, previdenziale o assistenziale».
Conte tiene il punto contro la fronda M5S.
Questo è dunque il pacchetto che approderà in Consiglio dei ministri, al termine di un confronto duro che ha spaccato il M5S e costretto il premier Conte a intervenire: «Legittimo che il M5S rifletta, ma regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute, tanto più in questa fase di emergenza sanitaria». Un richiamo all’ordine in piena regola davanti a un Movimento sempre sull’orlo della scissione tra l’anima progressista filo-dem e quella sovranista, che teme emorragie di consensi verso l’ex alleato leghista. Da qui l’insistenza del ministro degli Esteri pentastellato, Luigi Di Maio, ancora ieri sera, sul no a «sanatorie indiscriminate».

giovedì 12 dicembre 2019

Indagato Salvini per i voli di Stato, verifiche su 35 viaggi.


Un aereo in uso alla Polizia di Stato (foto archivio).


Procura Roma trasmette gli atti al tribunale dei ministri.

L'ex vicepremier e ex titolare del Viminale Matteo Salvini è indagato per abuso d'ufficio dalla procura di Roma, che ha trasmesso gli atti al tribunale dei ministri.Lo scrivono il Corriere della Sera e il Fatto quotidiano.L'accusa si riferisce a 35 voli di Stato già considerati illegittimi dalla Corte dei Conti, che tuttavia archiviò il fascicolo che aveva aperto -trasmettendo però gli atti alla procura di Roma- non riscontrando un danno erariale. La Corte dei conti si interessò della vicenda dopo un'inchiesta di Repubblica sugli abbinamenti di molti appuntamenti istituzionali di Salvini in giro per l'Italia con comizi o altre manifestazioni di partito nella stessa zona. Trasferte eseguite a bordo di aerei in dotazione alla polizia o ai vigili del fuoco. L'uso di quei velivoli venne ritenuto illegittimo dai giudici contabili perchè i mezzi della polizia e dei pompieri sono riservati allo svolgimento di compiti istituzionali o di addestramento e non ai cosiddetti voli di Stato, per cui vige un'altra normativa.  

venerdì 2 novembre 2012

Viminale: Procura apre fascicolo su esposto anonimo.


ROMA - La procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo ad un esposto anonimo inviato nelle scorse settimane al Viminale e nel quale si fa rifermento a presunti illeciti nella gestione di appalti e aste per l'acquisto di impianti tecnologici.
Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, ha affidato l'intero incartamento, trasmesso dal ministero degli interni, al pool di magistrati che si occupano dei reati nella pubblica amministrazione. In base a quanto si apprende a piazzale Clodio per il momento gli inquirenti hanno avviato una serie di accertamenti preliminari, contestuali all' avvio del procedimento di indagine.
"Io faccio il vice capo della Polizia, mi occupo di sicurezza. Nella gestione degli appalti non c'entro nulla". Così il prefetto Nicola Izzo replica alle accuse del 'corvo' che ha parlato di appalti truccati al Viminale sulla base di "un esposto anonimo - dice Izzo - che si commenta da sé". "Sono sereno - dice all'ANSA Izzo - perché mi trovo ingiustamente accusato di fatti che non mi competono, per giunta in un esposto anonimo". "Una volta chi si nascondeva dietro l'anonimato non aveva credito - commenta Izzo - e chi ha costruito questo esposto si é nascosto utilizzando la mail di persone dell'amministrazione ormai in pensione". "Si tratta di elucubrazioni farneticanti - aggiunge il vice capo della Polizia - che comunque l'amministrazione ha fatto bene a girare ai magistrati perché vadano in fondo alla vicenda". "Nell'esposto, ad esempio - spiega Izzo - si parla di una convenzione con Telecom che probabilmente non è piaciuta all'estensore della denuncia anonima. Peccato che prima di essere siglata sia stato chiesto il parere dell'Avvocatura dello Stato sulla convenzione". Infine sul suo coinvolgimento nell' inchiesta sugli appalti per la realizzazione del Cen (Centro elaborazione dati della polizia) a Napoli, Izzo replica:" sono stato interrogato dai magistrati una sola volta ben due anni e mezzo fa e da allora aspetto sia fatta chiarezza".
La notizia era stata anticipata dal quotidiano 'La Repubblica'  sostenendo che la denuncia - sotto forma di esposto anonimo - è già finita sul tavolo dei magistrati. A trasmettere alla Procura di Roma l'esposto insieme ad una querela contro ignoti sarebbe stato, secondo quanto si apprende, il prefetto Giuseppe Maddalena, fino al settembre scorso a capo dell'Ufficio Logistico del Dipartimento di Pubblica sicurezza. La denuncia, una ventina di pagine molto circostanziate, indica come responsabile delle presunte illegittimità il vice capo della Polizia, Nicola Izzo. Secondo il corvo il malaffare riguarderebbe una serie di appalti e gare per l'acquisto di prodotti: dai software per le centrali operative di tutta Italia ai sistemi di videosorveglianza, dalla gestione del numero unico europeo della sicurezza (il 112) al rilevamento delle impronte digitali da parte della Polizia scientifica. Il capo della polizia ha confermato al quotidiano l'esistenza dell'esposto:"Siamo cercando di capire chi l'ha scritto. L'autore è, comunque, una persona molta informata. Mi auguro che la magistratura faccia al più presto chiarezza sulla vicenda nell'interesse sia del mio vice sia dell'istituzione". L'esposto si chiude con un capitolo dedicato a Salvatore Saporito, il vicequestore suicidatosi in caserma il 31 marzo 2011 e coinvolto nell'indagine della procura di Napoli sugli appalti per la realizzazione del Cen (Centro elaborazione dati della polizia), nell'ambito del piano sicurezza per la città partenopea, e nella quale è coinvolto anche il prefetto Izzo. Secondo il 'corvo', Saporito non si sarebbe suicidato perché preoccupato dall'indagine, ma perché non avrebbe sopportato il mobbing al quale per lungo tempo sarebbe stato sottoposto dai suoi superiori per aver tentato di opporsi al 'sistema-appalti' dell'Ufficio Logistico del Viminale.