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domenica 6 settembre 2020

Dall’uveite al virus “morto”: vita da medico personale. - Gianni Barbacetto

Dall’uveite al virus “morto”: vita da medico personale

È primario di anestesia e rianimazione, Alberto Zangrillo, ma il suo intervento medico più notevole, a favore del suo paziente più notevole, ha riguardato l’uveite, che è una malattia degli occhi. “Ne soffro da quando mi hanno scagliato in faccia una statuetta del Duomo”, dichiara nel 2014 Silvio Berlusconi, l’ur-paziente dell’esimio professore anestesista e rianimatore. Si presenta in pubblico con degli occhialoni neri che fanno dimenticare perfino la bandana che nel 2007 aveva giovanilisticamente coperto il lavoro di un altro medico, il professor Piero Rosati, insigne tricologo, che gli aveva eseguito un trapianto di capelli. Nel novembre 2014, dunque, Zangrillo apre le porte del San Raffaele di Milano, dov’è primario, a un Berlusconi con gli occhiali scuri: “Non sarà un ricovero brevissimo, almeno una settimana, perché faremo anche un controllo generale delle condizioni di salute del paziente”. Ma allora: “È solo uveite?”, chiesero i malfidenti. “Non c’è niente di non detto. È un problema oftalmico”, assicurò l’anestesista Zangrillo, “il ricovero l’ho deciso dopo essermi consultato con l’oftalmologo Francesco Bandello”.
Il bello è che l’anno prima, l’8 marzo 2013, occhialoni, uveite e ricovero al reparto D del San Raffaele erano serviti a Silvio per saltare le udienze del processo Ruby. Con conseguente visita fiscale disposta dai giudici del Tribunale e superprotesta dei suoi allora molti parlamentari, che avevano marciato sul palazzo di giustizia e tentato di occupare l’aula del processo. Medicina e politica si incrociano sempre, sul corpo di Silvio. Zangrillo cerca di districarle come può. Una volta ha perfino sbattuto la porta alla politica: nell’inverno del coronavirus 2020, quando viene invitato a una riunione in Regione Lombardia dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore Giulio Gallera per far partire il progetto del super-ospedale Covid alla Fiera di Milano. Zangrillo non la ritiene una buona idea, l’Astronave nel deserto, slegata e distante dalle specialità (pneumologiche, cardiovascolari, nefrologiche, neurologiche…) di un ospedale: “Una rianimazione non può essere svincolata, anche in termini di spazi, da una struttura ospedaliera”. Boccia senza appello l’ideona di Fontana e Gallera. I fatti (21 i milioni spesi, non più di 20 i pazienti ricoverati) gli daranno poi ragione. È proprio in quei giorni che comincia a circolare la notizia che Zangrillo potrebbe candidarsi a sindaco di Milano. Lui smentisce con decisione, ma chissà.
Nato nel 1958 sotto il segno dell’ariete, si laurea in Medicina e chirurgia a 25 anni, alla Statale di Milano. Si specializza in anestesia e rianimazione. Fa pratica al Queen Charlotte Hospital di Londra, all’Ospital de la Santa Creu Pau di Barcellona, al Centro Cardiotoracico di Montecarlo, all’Hetzer Deutsche Herzzentrum di Berlino. Poi si ferma al San Raffaele, dove diventa primario. Ma è noto soprattutto per essere il medico personale di Berlusconi, che assiste anche nei momenti più neri e difficili. Il 13 dicembre 2009, quando un ragazzo instabile gli scaglia in faccia la statuetta. Nel 2016, quando viene sottoposto a un complesso intervento a cuore aperto. Nei mesi del Covid va tutto bene finché Silvio resta confinato in Francia. Il 31 maggio 2020, però, Zangrillo dichiara in tv che “il virus, dal punto di vista clinico, non esiste più”. Anche il suo paziente zero allenta le precauzioni. Si trasferisce in Sardegna. Incontra Flavio Briatore, poi positivo al Covid-19, anche se gli interessati escludono che possa essere stato lui l’untore. Il patron del Billionaire, diventato un cluster dell’infezione, lo precede comunque al San Raffaele, dichiarando però che il suo problema è, se non un’uveite, una prostatite. Pochi giorni dopo, Silvio risulta positivo al coronavirus e viene ricoverato per polmonite bilaterale. Zangrillo alla fine è costretto a fare autocritica. Ritratta, come Galileo. “Sollecitato provocatoriamente, ho usato in tv un tono forte, probabilmente stonato. Ma fotografava quello che osservavamo e continuiamo a osservare”. Conclusione: “L’umore di Berlusconi non è dei migliori. Neanche il mio”. Chissà se ha ripensato anche alla sua fantacandidatura sospesa a sindaco di Milano.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/05/dalluveite-al-virus-morto-vita-da-medico-personale/5921017/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-09-05

Il dilemma etico su Silvio: ricordare chi è stato o esercitare la “pietas”? - Daniela Ranieri

Berlusconi positivo, gli esami e la speranza di rientrare a casa subito  dopo: così si è deciso il ricovero dell'ex premier al San Raffaele - Il  Fatto Quotidiano

Dramma - C’è qualcosa di emblematico e triste nell’ultimo “incidente” dell’ex premier.
Ancora una volta le vicende biografiche e sanitarie di Berlusconi hanno l’effetto di produrre attorno alla sua persona un dilemma etico. Esercitare la pietas, con cadute spesso ipocrite nella melassa assolutoria, o approfittarne per ricordare chi è stato e cosa ha rappresentato Berlusconi per l’Italia degli ultimi 30 anni? Alludere alla fine di un’epoca, arrotare i coccodrilli, chiedersi se sia più importante il Silvio-simbolo o il Silvio-persona, ben occultato sotto la coltre cosmetica e la volontà di potenza tricologica con cui lui ha negato la sua normalità, la sua umanità e in definitiva il tempo?
Stavolta c’è qualcosa di triste e di emblematico nell’ultimo incidente che gli è occorso. Il suo medico di fiducia, il prof. Zangrillo, sua imprescindibile spalla mediatica (nel 2016: “il Presidente ha rischiato la vita”), è stato uno dei volti più popolari in questi mesi di tele-Covid ed è stato lui più di altri il liberatore, l’alleggeritore, colui che ha ridimensionato la tragedia e concesso agli italiani il respiro dopo mesi di angoscia; e adesso per ironia della sorte ha due tra i suoi più famosi assistiti in deficit di respiro. Con la differenza che mentre il contagio di Briatore, grottescamente negato dal suo entourage fino all’inverosimile, è parso una specie di contrappasso alla spavalderia dell’imprenditore scettico e vitalista allo spasimo, quello di Berlusconi pare una beffa. Le cronache ci hanno raccontato un Berlusconi recluso per mesi in un eremitaggio dorato, autore di poche dichiarazioni caratterizzate da una saggezza inedita per i suoi standard e sconosciuta ai suoi due alleati, che hanno chiamato in piazza la folla in piena emergenza, esponendosi ogni giorno alla mattanza dei selfie non protetti, e pure Renzi andava da Giletti a dire che era della “scuola Zangrillo” e voleva riaprire tutto già a maggio…
Questo inibisce ogni esultanza, anche nei più accaniti detrattori, per il dramma che sta vivendo la famiglia Berlusconi, e autorizza a diffidare dell’ottimismo del suo medico, che ha esposto il suo assistito a una specie di caccia al tesoro collettiva, tale che se se lo fosse preso lui, ciò avrebbe significato anche la disfatta della sua sicumera, esibita in Tv nel momento dell’ovvia discesa dei contagi dopo mesi di lockdown. Stavolta non c’è ironia anti-berlusconiana, e nemmeno la nota (finta) autoironia pop e sottovalutazione del proprio caso biologico allo scopo di innalzare la propria natura simbolica dunque sovrabiologica; non aspettiamo che si affacci alla finestra per consegnare ai già corposi annali uno dei suoi gloriosi gesti – un saluto con le corna, un commento malizioso su un’infermiera – e nemmeno, come in occasione dell’ultimo ricovero nella stanza di 300 mq al San Raffaele, disegnini sui giornali di cosa sia e come funziona una valvola aortica (nel caso noi, sprovvisti di dottor Zangrillo, ce la dovessimo sostituire da soli), a parte il secco e triste bollettino cui ci ha abituato questa malattia. Hai voglia a dire “il mio paziente è asintomatico”, proprio come Briatore, a riprova della bontà della teoria del virus clinicamente morto (intanto com’era prevedibile i ricoveri in terapia intensiva stanno proporzionalmente crescendo coi contagi), quando a smentirti è proprio Berlusconi, dicendo di non avere più febbre e tosse, quindi di averle avute, e sviluppando da ultimo una polmonite bilaterale.
Il medico primario che lancia un messaggio deresponsabilizzante (“Basta paura! Riprendete a vivere più di prima!”) proprio quando alcune norme di base erano state interiorizzate, è sconfessato suo malgrado dal paziente più mediaticamente potente d’Italia. E colpisce che lo specialista sia tornato sulla frase definendola “stonata” e parlando ancora di “isteria” e “panico” (numero di morti per isteria e panico: zero; numero di morti per Covid: 35mila e 534), come se non fosse normale adesso per la famiglia di un signore di 84 anni provare panico; come se non fosse, la paura della Covid, la paura primaria che i nostri cari più fragili muoiano da soli in ospedale, come successo a migliaia di nostri connazionali. Ecco, il corpo di Berlusconi, che è sempre stato bino come quello di tutti i sovrani, ha adesso un’ulteriore dimensione sacrificale: dimostrare che il proprio medico aveva torto.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/06/il-dilemma-etico-su-silvio-ricordare-chi-e-stato-o-esercitare-la-pietas/5922067/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-06

sabato 5 settembre 2020

Un virus spietato: non rispetta leggi ad personam e non si prescrive. - Selvaggia Lucarelli

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È sempre bello quando parla il professor Alberto Zangrillo perché, nell’ascolto, ci si esercita in quella complessa attività che si chiama “individuazione del sottotesto”. Dice “blando coinvolgimento polmonare” e vuole dire “sì, ha la polmonite, speriamo bene”. Dice: “Negli ultimi venti giorni, parlando con Clementi, ci siamo resi conto che abbiamo forse acquisito qualcosa forse di non autoctono che proviene da luoghi ameni che sono stati la sede delle vacanze di molte persone” e vuole dire “se gli italiani so’ coglioni, vanno in vacanza in Grecia e ci portano il virus non autoctono (il famoso “Covid Sirtaki”, certo), mica è colpa mia e di Clementi”. Dice: “Quando ho parlato di virus clinicamente morto, forse ho usato toni un po’ stonati” e intende “Ho detto ‘na mezza cazzata”.
Poi c’è quello che non dice proprio, neppure camuffato all’interno di mirabili supercazzole. Ed è un peccato. Perché, se c’è una cosa che Zangrillo avrebbe dovuto dire, è che la vicenda di Berlusconi spiega un’evidenza banale, ma già dimenticata: il virus oggi è più gentile perché colpisce i più giovani, ovvero quelli che in buona parte hanno ripreso la vita sociale, che quest’estate popolavano piazze, discoteche e spiagge. Le fasce più su con l’età, ad agosto, non erano a Gallipoli a vedere la Lamborghini fare twerking. Gli anziani e i soggetti a rischio si tutelano, presumibilmente. Il problema, però, sta esattamente in quello che è accaduto al suo paziente preferito. Gli anziani, soprattutto ora, dopo le vacanze, incontrano i figli, fanno da babysitter ai nipoti e in quel caso non conta più quanto il nonno sia stato recluso a casa, con le tapparelle abbassate, a Ferragosto. Conta, soprattutto, cosa ha fatto chi torna ad abbracciarlo. E forse il buon Zangrillo, colui che si vanta di essere un luminare, avrebbe dovuto ricordarlo al suo paziente preferito – quello che per mesi s’era barricato a Nizza – che andare in vacanza nella sua villa sarda tra camerieri, giardinieri, cuochi, addetti alle pulizie, guardie del corpo, figli, nipoti e amici, non era una buona idea. Che il virus non rispetta leggi ad personam, ma becca tutti e soprattutto, dopo sei mesi dall’inizio dell’epidemia, non è ancora prescritto. Avrebbe potuto metterlo in guardia, Zangrillo. Ma probabilmente era troppo preso a far sfiammare la prostatite di Briatore.
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venerdì 19 giugno 2015

Truffa da 28mln al S.Raffaele, 9 indagati. - Igor Greganti e Francesca Brunati

Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e medico personale di Berlusconi © ANSA

Irregolarità su rimborsi 4mila interventi chirurgici.


(ANSA) - MILANO, 16 GIU - Finito sull'orlo del crac nel 2011 anche per una serie di spese allegre, come l'acquisto di un jet privato per il fondatore, il defunto Don Luigi Verzè, ma poi salvato dal gruppo Rotelli, l'ospedale San Raffaele di Milano torna al centro di una bufera giudiziaria. E sempre per presunti rimborsi illeciti, come era già accaduto alla fine degli anni '90. Stavolta la Procura di Milano contesta una presunta truffa da 28 milioni di euro su circa 4 mila interventi chirurgici e si appresta a chiedere il processo per 9 persone, tra amministratori, dirigenti e primari, tra cui anche Alberto Zangrillo, da 20 anni anche medico personale di Silvio Berlusconi, per lo stesso ente ospedaliero e per la Fondazione Monte Tabor.
Stando all'avviso di conclusione delle indagini, coordinate dal pm Giovanni Polizzi e condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, tra il 2011 e il 2013 nel corso di migliaia di interventi "le equipe" di medici sarebbero state solo sulla carta "regolarmente costituite", in quanto "chirurghi e/o anestesisti" figuravano, in realtà, come "presenti contestualmente in più sale operatorie". Come si legge negli atti, inoltre, in circa 2 mila interventi chirurgici gli specializzandi avrebbero sostituito anestesisti o chirurghi professionisti, mentre in 989 casi, nelle sale operatorie, mancava il "primo operatore". Sui "registri", invece, sarebbe stato segnalato che tutti i "requisiti" di presenze dei medici erano stati rispettati, così da ottenere i cosiddetti 'rimborsi dei drg', cioè per prestazione, dal sistema sanitario. Il San Raffaele, tuttavia, in una nota "contesta radicalmente le accuse che gli vengono avanzate perché assolutamente insussistenti sia in punto di fatto che relativamente alla disciplina amministrativa relativa all'accreditamento".
Tra i nove indagati per truffa aggravata e falso figurano Mario Valsecchi, amministratore della struttura fino al 2012 (ha già patteggiato 3 anni fa in seguito all'indagine per bancarotta, nata dopo il suicidio del vicepresidente Mario Cal), Nicola Bedin, attuale amministratore e Roberts Mazzuconi, storico direttore sanitario. Poi ancora: Ottavio Alfieri, direttore dell'unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, ex primario di Urologia, Francesco Montorsi, attuale direttore dell'unità operativa di Urologia e direttore scientifico, e Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione e da un paio di decenni 'angelo custode' dell'ex premier. Indagati per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti anche l'ospedale (formalmente rappresentato dal presidente Gabriele Pelissero) e la Fondazione Monte Tabor (di cui il legale rappresentante è Claudio Macchi).
Quest'ultima, c'è da aggiungere, nel novembre dell'anno scorso ha patteggiato un milione di euro di sanzione pecuniaria e una confisca di altri 9 milioni di euro come provento del reato di corruzione nell'ambito del processo sul caso Maugeri, che vede tra gli imputati l'ex Governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Per il pm dirigenti, con la complicità dei primari, avrebbero truffato il sistema sanitario, violando i "requisiti di accreditamento" e, in particolare, quelli "relativi al numero minimo ed alle qualifiche degli operatori chirurgici ed anestesisti che debbono essere presenti per ogni tipo di intervento". Avrebbero fatto "apparire assolti tali requisiti attraverso 'Registri Operatori' riportanti equipe in apparenza regolarmente costituite" in modo da percepire i conseguenti rimborsi dal "servizio sanitario regionale", indotto, però, "in errore". Il tutto con "un ingiusto profitto rappresentato dall'indebito" incasso dei finanziamenti pubblici consistiti nei rimborsi "del costo degli interventi". Rimborsi ritenuti illeciti e che per un capo di imputazione ammontano ad un totale di "18.436.018" euro e per l'altro a "10.309.022" euro. Agli indagati viene contestata anche l'aggravante "di aver commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione". Intanto anche la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha aperto un fascicolo per presunto danno erariale mentre cinque indagati (Alfieri, Chiesa, Zannini, Montorsi e Zangrillo) si dicono "indignati e sconcertati per un'accusa radicalmente inventata".(ANSA).