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sabato 28 agosto 2021

Afghanistan: allerta massima di attacchi anche in Usa. -

 

Raid Usa con drone, ucciso un membro dell'Isis-K.


E' "allerta massima" in Usa per il timore di attacchi sul territorio statunitense sulla scia dell'evacuazione dall'Afghanistan e dell'attacco a Kabul. Lo riferisce la Cnn citando una riunione tra i vertici dell'Homeland Security (Dhs) e i responsabili della giustizia federale americana.

In particolare, si stanno tracciando "tre minacce principali", compresa l'infiltrazione di cellule dell'Isis o di al Qaeda nel processo di evacuazione in Usa di profughi afghani. "E' in corso un approfondito screening di chi entra", ha detto nell'incontro il capo dell'intelligence del Dhs, John Cohen.

La risposta americana al sanguinoso attacco all'aeroporto di Kabul non si è fatta attendere. Dopo essersi presentato davanti alla telecamere in lacrime ed aver assicurato che i responsabili dell'attentato l'avrebbero pagata, il presidente Joe Biden ha autorizzato un raid in Afghanistan, nella regione di Nagahar, durante il quale è stata colpita e uccisa una delle menti dell'Isis-K che progettava futuri attacchi.

L'identità del militante non è stata resa nota: il Pentagono lo ha definito un 'planner' dell'organizzazione. Secondo indiscrezioni, l'uomo tramava futuri attacchi ma non sarebbe stato direttamente coinvolto con l'attentato a Kabul. "Riteniamo che questo terrorista fosse coinvolto nella pianificazione di futuri attacchi a Kabul", riferisce un funzionario dell'amministrazione citato dai media americani. L'uomo sarebbe stato sotto osservazione da prima dell'attentato e il personale americano avrebbe atteso che fosse solo prima di lanciare l'attacco con il drone. Il Reaper americano, partito da una base in Medio Oriente, lo avrebbe colpito mentre era a bordo di un veicolo. "Le forze armate americane hanno condotto un'operazione anti terrorismo contro uno degli organizzatori dell'Isis-K. Il raid è avvenuto nella provincia di Nangahar, in Afghanistan. Le indicazioni preliminari segnalano che il target è stato ucciso. Non siamo a conoscenza di vittime civili", si legge in una nota di Bill Urban, portavoce del Central Command. L'ordine di colpire è stato impartito dal ministro della Difesa, Lloyd Austin. Non è chiaro se il raid sia un caso isolato o se sia il primo di una serie in risposta all'attacco a Kabul, durante il quale hanno perso la vita quasi 200 persone di cui 13 militari americani.

L'azione mirata americana segue la nuova allerta lanciata dall'ambasciata Usa a Kabul, che ha invitato gli americani a non recarsi all'aeroporto. A chi si trova già nei pressi dello scalo è stato chiesto di lasciarlo immediatamente alla luce delle minacce per la sicurezza. La autorità Usa ritengono infatti che nuovi attacchi siano probabili in questi ultimi giorni prima del 31 agosto. Una scadenza che si avvicina e che rende sempre più urgente l'evacuazione dal Paese asiatico. Nelle ultime 12 ore sono 4.200 le persone evacuate da Kabul, riferisce la Casa Bianca sottolineando che dal 14 agosto sono state evacuate 109.200 persone, mentre dalla fine di luglio ne sono state evacuate 114.800. Il Dipartimento di Stato ha riferito di essere in contatto con circa 500 americani in Afghanistan che chiedono assistenza per essere evacuati.
Dopo l'attacco all'aeroporto di Kabul, Joe Biden aveva assicurato gli Stati Uniti avrebbero perseguito i responsabili: "Vi prenderemo e ve la faremo pagare", ha detto con le lacrime agli occhi, riportando alla memoria le parole dell'ex presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell'11 settembre. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, è stata ancora più esplicita del presidente: Biden "non vuole" che i responsabili "vivano più sulla Terra".

ANSA

domenica 28 febbraio 2021

Sull’Arabia Saudita Renzi si intervista da solo. Rivendica i rapporti e i soldi ricevuti. E attacca Pd-M5s-Leu: “Uniti solo contro di me”.

 

Il leader di Italia viva risponde con una auto-intervista alle richieste di chiarimenti da parte degli ex alleati di governo sui suoi rapporti con il principe Bin Salman. L'ex premier si fa le domande e si dà le risposte da solo. E il report della Cia che accusa direttamente l'erede al trono dell'omicidio di Khashoggi non cambia le sue posizioni.

Aveva garantito che avrebbe convocato una conferenza stampa per chiarire i suoi rapporti con il regime saudita, alla fine ha deciso di auto-intervistarsiMatteo Renzi, di fronte alle richieste di Pd-M5s-Leu di spiegazioni sui legami con il principe Bin Salman e sulla sua partecipazione a Riad agli eventi della fondazione Future Investment Initiative Institute (del cui advisory board è membro con un compenso fino a 80mila euro annui), ha deciso di diffondere una Enews dove si fa da solo le domande e si dà le risposte. Solo ieri, l’amministrazione Biden ha diffuso un report della Cia che accusa direttamente il principe dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi. Lo stesso principe saudita “intervistato” dal leader di Italia viva, durante una conferenza per la quale è volato a Riad nel pieno della crisi di governo del Conte 2: un colloquio diffuso poi su Youtube nel quale l’ex premier parla in toni entusiastici di un presunto “nuovo Rinascimento” dell’Arabia saudita e si spinge a dire che invida il loro “costo del lavoro”. Secondo Pd-M5s-Leu, il chiarimento ora, alla luce delle accuse della Cia, non è più solo questione di “opportunità”, ma una faccenda di “interesse nazionale“.

Renzi alle critiche risponde auto-intervistandosi: rivendica non solo i rapporti, ma anche i soldi ricevuti. E attacca gli ex alleati di governo, dicendo che “sanno essere uniti solo contro di lui”. E soprattutto, nelle cinque risposte ai suoi stessi interrogativi non cita mai il principe Bin Salman e, di fatto, non entra mai nel dettaglio dei fatti che gli vengono contestati. “Tu, Matteo Renzi, svolgi attività stile conferenze o partecipazione ad advisory board o attività culturali o incarichi di docente presso università fuori dall’Italia?”, è la domanda 1, ovvero quella che dovrebbe chiarire la questione dei compensi. “Risposta: Sì. Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo“. 

Per evitare di entrare nel dettaglio degli 80mila euro, allora Renzi risparmia a se stesso la seconda domanda e passa subito a una domanda che riguarda presunti finanziamenti ai partiti italiani: “Il tuo partito, Pd prima e Italia Viva poi, ha ricevuto da governi stranieri – o agenzie collegate – finanziamenti per la propria attività politica?”. “Risposta. No. Il Pd sotto la mia gestione e Italia Viva dalla sua nascita non hanno mai ricevuto denari da governi stranieri o strutture ad essi collegati. Mi auguro che possano dirlo tutti gli altri partiti, a cominciare da chi in passato ha stretto rapporti strategici con il Venezuela”. Un riferimento a una vicenda sollevata dal giornale spagnolo Abc a giugno scorso su presunti finanziamenti al M5s, smentita dall’ambasciata di Caracas che parlò di un “documento contraffatto”. E che al momento non ha avuto alcuna conferma.

Archiviata quindi in poche righe la questione dei soldi ricevuti e come questi siano legati al regime saudita, Renzi passa appunto ai rapporti con il principe messo sotto accusa dalla Cia. Domanda 3, Renzi si chiede qualche dettaglio in più sui rapporti con il regime saudita. “E’ giusto intrattenerli”? “Risposta: Sì. Non solo è giusto, ma è anche necessario. L’Arabia Saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni”. E per sostenere la sua tesi, cita il presidente degli Stati uniti: “Anche in queste ore il Presidente Biden ha riaffermato la necessità di questa amicizia in una telefonata al Re Salman. Biden ha, tuttavia, ribadito la necessità di procedere con più determinazione sulla strada del rispetto dei diritti. Non dimentichiamo che, fino a cinque anni fa, in Arabia Saudita le donne non potevano nemmeno guidare la macchina. Le esecuzioni capitali stanno scendendo da 184, nel 2019, a 27 nel 2020. Ma Biden ha chiesto giustamente di fare di più. Soprattutto sulla questione del rispetto dei giornalisti. Sulla quale rimando alla domanda numero 5″. A questo punto sarebbe stata necessaria un’altra domanda, piuttosto sull’opportunità di Renzi come senatore e leader di partito (non è un capo di Stato) di avere rapporti con il regime saudita. Ma anche in questo caso, ha deciso di non farsela.

Anzi, alla domanda 4, Renzi ha chiesto a se stesso di parlare di più del programma Vision 2030, ovvero il programma di riforme voluto, finanziato e portato avanti da Bin Salman. “Hai elogiato pubblicamente il Programma Vision 2030. Ti sei pentito di averlo fatto?”. “Risposta: No. Credo in questo programma. Vision2030 è la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita. Ed è una grandissima opportunità anche per le aziende di tutto il mondo che lavorano lì, tra cui moltissime italiane. Rispettare i diritti umani è una esigenza che va sostenuta. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 è la più importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti”. Insomma, Renzi non fa più ricorso all’infelice espressione “nuovo Rinascimento”, giù usata pubblicamente per magnificare l’Arabia saudita, ma di certo non rivede le sue posizioni.

Infine, solo alla domanda 5, arriva a parlare dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi, tagliato a pezzi nell’ambasciata saudita di Istanbul. “Perché tu, Matteo Renzi, non hai condannato la tragica scomparsa del giornalista saudita?”, si chiede. “Risposta: Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento e l’ho fatto anche nelle interviste sopra riportate, su tutti i giornali del mondo. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti. Io l’ho fatto sempre, anche quando sono rimasto solo, come nel Consiglio Europeo del 2015, per i giornalisti turchi arrestati. Difendere la libertà dei giornalisti è un dovere, ovunque, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina”.

Quindi, a conclusione della sua auto-intervista (“io non scappo mai”, dice a se stesso), parla degli ex alleati di governo. E li attacca per le richieste di chiarimento arrivate in queste ore: “Sono, del resto, felice perché in queste settimane, dopo la fine dell’esperienza del governo Conte (l’ex premier, peraltro, ha ripreso a insegnare proprio a Firenze, auguri sinceri di buon lavoro), i Cinque Stelle, il Pd e persino Leu sono dilaniati da polemiche interneLitigano su tutto, a cominciare dai posti al governo. Sono davvero felice di essere uno dei rari motivi di unità: si ricompattano solo per sparare a zero su di me”. E chiude: “Mi spiace solo che si utilizzi la vicenda saudita per coprire le difficoltà interne italiane e per giustificare un’alleanza dove – come spesso è accaduto a una certa sinistra – si sta insieme contro l’avversario e non per un’idea”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/27/sullarabia-saudita-renzi-si-intervista-da-solo-rivendica-i-rapporti-e-i-soldi-ricevuti-e-attacca-pd-m5s-leu-uniti-solo-contro-di-me/6116231/

venerdì 14 giugno 2019

Gli attacchi odierni alle petroliere nel Golfo di Oman sono contro gli interessi dell’Iran – O no? - moonofalabama.org




Nelle prime ore del mattino, intorno alle 6:00 UTC, due petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate con armi di superficie. Entrambe le navi si trovavano a circa 50 chilometri a sud-est di Bandar-e Jask, in Iran, e a circa 100 chilometri ad est di Fujairah.
La Front Altair, una nave cisterna per il trasporto di petrolio grezzo lunga 250 metri e battente bandiera delle Isole Marshal, proveniva dagli Emirati Arabi Uniti e si stava dirigendo verso Taiwan. Il suo carico di 75.000 tonnellate di nafta si è incendiato e l’equipaggio ha dovuto abbandonare la nave.
La seconda nave attaccata è la Kokuka Courageous, una petroliera di 170 metri di lunghezza, battente bandiera panamense. Proveniva dall’Arabia Saudita e si stava dirigendo verso Singapore. La nave ha lo scafo aperto al di sopra della linea di galleggiamento, ma il suo carico di metanolo sembra essere intatto.
La nave iraniana di ricerca e salvataggio Naji ha raccolto i 44 membri dell’equipaggio delle due navi e li ha trasferiti a Bandar-E Jash. I prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 4%.
Questi attacchi arrivano un mese dopo che quattro navi ancorate nei pressi del porto di Fujairah (Emirati Arabi Uniti) erano state danneggiate da cariche esplosive attaccate agli scafi. Le indagini su questo incidente da parte degli Emirati Arabi Uniti non avevano indicato nessun colpevole, ma avevano suggerito che la responsabilità andava attribuita ad un’entità nazionale. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, aveva accusato l’Iran.
È probabile che forze mercenarie iraniane siano responsabili degli attacchi di maggio. Sembra però improbabile che l’Iran abbia qualcosa a che fare con gli attacchi di oggi.
I fatti di maggio erano stati seguiti da due attacchi di droni lanciati dalle forze Houthi nello Yemen contro il gasdotto saudita est-ovest, che consente ad una certa percentuale delle esportazioni saudite di evitare il passaggio attraverso lo stretto di Hormuz. Un terzo attacco era stato il lancio di un missile a medio raggio della Jihad islamica nella striscia di Gaza contro la città di Ashkelon, in Israele.
Tutti e tre gli attacchi erano stati avvertimenti diretti a tutti quei paesi che premono per un conflitto Stati Uniti-Iran, giusto per far capire che verrebbero seriamente danneggiati nel caso in cui l’Iran venisse attaccato.
L’attacco di oggi arriva però in un momento inopportuno per l’Iran. La rumorosa campagna anti-iraniana, iniziata da John Bolton ad aprile e a maggio, si era recentemente calmata.
Il presidente Trump sta cercando di costringere l’Iran a negoziare con gli Stati Uniti. Di recente, ha ricevuto alla Casa Bianca il Presidente della Svizzera. La Svizzera è la “potenza protettrice” che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran. Il ministro degli Esteri tedesco Maas era stato inviato in Iran per sollecitare concessioni da parte di Teheran. Attualmente, il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe è in visita a Teheran. Oggi ha incontrato il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, ma non ha avuto successo nel convincere l’Iran a negoziare con Trump.
Anche se l’Iran continua a rifiutarsi di negoziare con gli Stati Uniti, almeno finché gli Stati Uniti manterranno le proprie sanzioni, non ha alcun interesse a turbare l’attuale fase diplomatica. L’Iran non avrebbe nulla da guadagnare da questi attacchi.
C’è qualcun altro che ha quasi silurato (letteralmente) gli attuali tentativi di mediazione?
Aggiornamento (11:30 utc, 7:30 orario del blog):
Alcuni tweet che il leader supremo dell’Iran ha rilasciato oggi, dopo il suo incontro con il Primo Ministro Abe, suggeriscono un motivo per cui l’Iran potrebbe essere costretto a compiere un gesto simile all’attacco verificatosi oggi:
Khamenei.ir @khamenei_ir – 9:36 UTC – 13 Jun 2019
Non crediamo affatto che gli Stati Uniti stiano cercando veri negoziati con l’Iran; perché trattative serie non verrebbero mai da una persona come Trump. La serietà è molto rara tra i funzionari degli Stati Uniti.
. @ AbeShinzo Il presidente degli Stati Uniti si è incontrato e ha parlato con lei alcuni giorni fa, anche dell’Iran. Ma dopo essere tornato dal Giappone, ha immediatamente imposto sanzioni all’industria petrolchimica iraniana. È forse questo un messaggio di onestà? Una cosa del genere dimostra che è disposto ad impegnarsi in veri negoziati?
Dopo l’accordo sul nucleare, il primo a violare immediatamente il JCPOA era stato Obama; la stessa persona che aveva richiesto trattative con l’Iran e che aveva inviato un mediatore. Questa è la nostra esperienza e, Sig. Abe, sappia che non ripeteremo la stessa esperienza.
La parola chiave qui è “petrolchimica“. Le petroliere colpite oggi erano cariche di nafta dagli EAU e di metanolo dall’Arabia Saudita. Entrambi sono prodotti petrolchimici e non semplicemente petrolio grezzo. Venerdì scorso, 7 giugno, gli Stati Uniti hanno sanzionato tutti gli scambi commerciali con il maggiore produttore petrolchimico iraniano. Queste sanzioni danneggeranno gravemente l’Iran.
Quando l’amministrazione Trump aveva iniziato a sanzionare, l’anno scorso, le esportazioni di petrolio dall’Iran, l’Iran aveva annunciato che non avrebbe giocato secondo le regole. Aveva affermato che si sarebbe rivalso nei confronti degli altri produttori del Golfo Persico, qualora non fosse stato in grado di esportare i suoi prodotti:
L’Iran ha minacciato di bloccare lo Stretto di Hormuz, un’arteria vitale per il trasporto del petrolio dal Medio Oriente. L’avvertimento è una risposta agli Stati Uniti, che stanno cercando di bloccare le esportazioni di greggio iraniano.

Il consigliere anziano per gli affari internazionali del capo supremo dell’Iran, Ali Akbar Velayati, ha dichiarato che il suo paese si vendicherà.
“La risposta più trasparente, completa e tempestiva era stata data da [Hassan] Rouhani, il presidente iraniano, durante il suo ultimo viaggio in Europa. La risposta era stata chiara: ‘se l’Iran non può esportare petrolio attraverso il Golfo Persico, allora nessuno potrà,’“aveva detto Velayati parlando alla riunione del Gruppo Valdai, in Russia. “O tutti esporteranno, o non lo farà nessuno,” aveva aggiunto.
Ora possiamo applicare la parola chiave usata oggi da Khamenei a queste frasi: “se l’Iran non può esportare prodotti petrolchimici attraverso il Golfo Persico, nessuno lo farà.” “O possono esportare tutti, o nessuno.”
Che l’Iran possa avere i suoi motivi non significa o prova che sia responsabile dell’attacco di oggi. Rischiare di affondare due navi cisterna straniere in acque internazionali non è una cosa che un Iran, solitamente prudente, farebbe a cuor leggero. Potrebbe averlo eseguito qualcun altro per potergli dare la colpa.
Comunque, indipendentemente dal fatto che l’Iran sia o no coinvolto, le parole di Khamenei sono un messaggio molto serio che Abe, l’inviato di Trump in Iran, capirà e riferirà alla Casa Bianca.
Moon of Alabama
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

lunedì 21 luglio 2014

Israele attacca Gaza. Missile su ospedale, Obama: basta vittime civili.

Fiamme sulla Striscia di Gaza (foto: EPA)

Nuovo bilancio: '514 morti e 3.150 feriti' secondo fonti palestinesi


Gli Stati Uniti sono "preoccupati" per il crescente numero di vittime palestinesi a Gaza per l'offensiva di Israele. Lo afferma il presidente americano, Barack Obama, sottolineando che "non vogliamo più vedere civili uccisi", per questo serve la fine delle ostilità. Il segretario di Stato, John Kerry, premerà - afferma Obama - per un cessate il fuoco immediato. Obama ribadisce il diritto di Israele a difendersi.

Tv canale 10, oggi sette soldati israeliani morti
 Sette militari israeliani sono morti oggi: lo ha detto la tv Canale 10 secondo cui quattro sono caduti nel Neghev occidentale e tre a Gaza. Il portavoce militare israeliano ha confermato la notizia precisando che nei combattimenti odierni altri tre soldati sono rimasti feriti in modo grave, otto hanno riportato ferite medie e altri 19 sono stati ricoverati in condizioni non gravi. Dall'inizio dei combattimenti sono rimasti uccisi complessivamente 25 fra ufficiali e soldati israeliani.

Tv Israele, 150 'terroristi' uccisi da forze terra
 Dall'inizio delle operazioni terrestri a Gaza le forze di terra israeliane hanno ucciso "150 terroristi" palestinesi: lo riferisce la tv commerciale Canale 2, basandosi su fonti militari. I militari impegnati a Gaza hanno portato alla luce 45 ingressi di 16 tunnel offensivi scavati fino sotto al territorio israeliano.
4 morti nell'ospedale colpito
Sarebbero almeno quattro i morti nell'ospedale di Al-Aqsa nella parte centrale della Striscia colpito da Israele. Lo dicono i media israeliani citando il portavoce del ministero della Sanità a Gaza.
L'ospedale colpito e' quello dedicato ai 'Martiri di al-Aqsa' (l'ala militare di al-Fatah), costruito una decina di anni fa dall'Autorita' nazionale palestinese. Secondo testimoni il razzo ha colpito il piano superiore dell'edificio, provocando gravi danni. 
Otto palestinesi, tra cui 4 bambini, sono rimasti uccisi in un bombardamento israeliano nel centro di Gaza City. Lo hanno riferito i servizi d'emergenza locali.
E' salito a 514 il numero complessivo dei palestinesi rimasti uccisi a Gaza nel conflitto in corso con Israele. I feriti sono almeno 3.150. Lo scrive l'agenzia di stampa al-Ray, vicina al movimento Hamas. 
L'esercito israeliano ha sventato l'infiltrazione di un commando di Hamas attraverso un tunnel nel sud di Israele. Lo ha detto la Radio militare, secondo la quale sono stati uccisi sei "terroristi" mentre altri tre si sarebbero dileguati.
Hamas ha detto di aver lanciato quattro razzi M75 - quelli a lunga gittata - su Tel Aviv. Lo riporta il sito israeliano Ynet.
Tunnel palestinesi a Gaza

Ambasciatore Israele: "Per pace serve distacco fra Anp e Hamas""Vogliamo un processo di pace con l'Autorità palestinese, con l'auspicio che ci possa essere una interruzione fra l'Autorità palestinese e l'organizzazione terroristica Hamas. In questo modo potremo ritornare al tavolo negoziale". Lo ha detto l'ambasciatore israeliano in Italia, Naor Gilon, alla trasmissione Radio anch'io su Rai Radio1. "Da una parte abbiamo Abu Mazen - ha proseguito Gilon - col quale abbiamo avviato un processo di pace, finché non ha deciso di formare un governo di unità con Hamas. Un governo che ha posto grossi problemi quando Abu Mazen ha cercato di porre fine all'attacco a Israele e non c'è stata risposta da parte di Hamas". Per Gilon "Hamas è un'organizzazione terroristica che vuole la distruzione di Israele e l'uccisione degli ebrei" e con questa "al massimo si può arrivare a una tregua... Non sono partner, come l'Isis".
Risuonano le sirene d'allarme a Tel Aviv
Nella città si sono udite quattro forti esplosioni, probabilmente dovute all'intercettamento dei razzi sparati da Gaza da parte del sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome che ha intercettato due razzi lanciati da Gaza sopra l'area metropolitana. Per il portavoce militare, c'e' stato una vera e propria salva di razzi scagliata verso la parte sud e centro di Israele. L'allarme e' risuonato anche ad Ashdod e Ashkelon, nel sud, e a Beit Shemesh le colline ad ovest di Gerusalemme, nel centro.
Ministro Yaalon: "Operazione continua fino a calma"
''L'operazione continuera' finche' non sara' riportata la calma'' nel sud del paese. Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Moshe' Yaalon, che non ha escluso il richiamo di altri riservisti ''se sara' necessario''. Yaalon ha detto che finora sono stati colpiti piu' di 2.700 obiettivi nella Striscia.
E ad orrore si somma orrore: almeno nove palestinesi, tra i quali sette bambini, sono rimasti uccisi in un raid aereo israeliano a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. Le vittime appartenevano tutte alla stessa famiglia, che risiedeva nella casa colpita dall'attacco.
Gli israeliani morti sono tredici. Israele ha smentito il rapimento di un soldato da parte di Hamas. 
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha espresso la sua "grave preoccupazione davanti al numero crescente delle vittime" del conflitto a Gaza, reiterando il suo appello per una "fine immediata delle ostilità". In una dichiarazione letta dal presidente del Consiglio, l'ambasciatore ruandese Eugène-Richard Gasana, 15 paesi membri chiedono un "ritorno all'accordo di cessate il fuoco del novembre 2012" tra Israele e Hamas. Il Consiglio di sicurezza chiede inoltre "il rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la protezione dei civili" e sottolinea "la necessità di migliorare la situazione umanitaria" nella Striscia di Gaza.
Ma il ministro della difesa israeliano Moshe' Yaalon ha detto che ''L'operazione continuera' finche' non sara' riportata la calma'' nel sud del paese" e non ha escluso il richiamo di altri riservisti ''se sara' necessario''. Yaalon ha detto che finora sono stati colpiti piu' di 2.700 obiettivi nella Striscia.
Piazze europee contro la guerra, "Israele si fermi". Il punto sulla crisi
Continua nelle strade delle capitali europee la protesta contro l'offensiva israeliana nella striscia di Gaza che chiede a gran voce che 'Israele si fermi', dopo che già ieri migliaia di persone erano scese in piazza, a partire da Londra, scandendo slogan pro-palestinesi e chiedendo la fine del massacro. Oggi cortei pacifici si sono tenuti da Amsterdam a Vienna, mentre in Francia, alle porte di Parigi, sono tornati a registrarsi tensioni e incidenti. Come era accaduto anche ieri, i divieti ai cortei imposti dalle autorità francesi non sono stati sufficienti a fermare la protesta e una nuova manifestazione contro l'incursione israeliana nella Striscia di Gaza organizzata vicino Parigi è degenerata in disordini con auto in fiamme e cassonetti rovesciati per strada. Centinaia di simpatizzanti filo-palestinesi si sono radunati nei pressi della stazione ferroviaria della banlieue di Garges-Sarcelles, a nord della capitale francese, facendo scattare il massiccio dispositivo di sicurezza delle forze dell'ordine. Dopo le prime resistenze i manifestanti, pur denunciando il divieto imposto dalle autorità al raduno, hanno invitato alla calma. Il corteo è andato così scemando fino a sciogliersi, con l'eccezione tuttavia di alcuni dimostranti che hanno acceso petardi e fumogeni: due automobili sono state incendiate e altri veicoli sono stati danneggiati. Non è un caso che le tensioni siano esplose proprio a Sarcelles che è nota come la "piccola Gerusalemme" per la numerosa comunità ebraica sefardita che la abita. Gli agenti hanno creato un cordone di sicurezza vicino alla sinagoga, mentre davanti al tempio una trentina di giovani filo-israeliani agitava bandiere dello Stato ebraico ma anche sbarre di ferro.
Continua così la polemica in Francia per quel divieto, criticato trasversalmente, che rischia di surriscaldare ancora di più gli animi proprio mentre la crisi non sembra diretta verso una soluzione, dopo che sono sfumate le speranze per una tregua a anche la diplomazia internazionale al lavoro, condanne e slogan a parte, è lontana da svolte concrete mentre oggi si parla di una nuova strage, a Sajaya un sobborgo di Gaza City, con numerose donne e bambini tra le vittime. La protesta arriva anche in Marocco: diverse migliaia di persone hanno manifestato oggi a Rabat per esprimere la loro "solidarietà" ai palestinesi. Il corteo è partito dal quartiere di Diour Jama, nel centro della capitale marocchina, per dirigersi verso il Parlamento. Molti i simpatizzanti islamici che hanno preso parte alla manifestazione, come anche militanti del movimento pro-riforme del 20 Febbraio, nato durante la Primavera araba, insieme con alcuni rappresentanti del governo. Le autorità marocchine hanno condannato fin dall'inizio di luglio "l'escalation militare ingiustificata ed inammissibile" di Israele e il re Mohammed VI ha annunciato lo sblocco di un "aiuto umanitario urgente" di cinque milioni di dollari per la popolazione.