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martedì 1 febbraio 2022

Spende, spande, ma chiede gli aiuti di Stato: lo spudorato “chiagni e fotti” della Serie A offende chi è stato rovinato dal Covid (e ha continuato a pagare le tasse). - Lorenzo Vendemiale

 

FATTO FOOTBALL CLUB - Sia chiaro: nessuno critica le operazioni di calciomercato, quasi tutte molto intelligenti. Ma è inconcepibile che gli stessi club che spendono centinaia di milioni per acquistare nuovi calciatori poi chiedano al governo ristori e favori fiscali, in barba ai sacrifici di chi è stato davvero devastato economicamente dalla pandemia.

Spendono, spandono, ma poi i presidenti piangono miseria. Dopo Vlahovic e Gosens, ma anche Sergio Oliveira, Zakaria, Boga, Ricci, un calciomercato faraonico, le richieste di ristori da parte della Serie A sono semplicemente indecenti. Non siamo più neppure alla favola della cicala che passa l’estate a cantare e poi si ritrova in inverno senza cibo, perché l’inverno è arrivato da un pezzo e i club lo sanno perfettamente. Qui siamo al “chiagni e fotti” più spudorato.

Oggi si conclude un calciomercato ricco, a livelli pre-Covid. Dalla grande Juventus che è tornata a fare la Juventus, alla piccola Salernitana che ha cambiato mezza squadra, si sono mossi tutti senza badare troppo al portafoglio. Ma in questo non c’è nulla di male. Chi crede che certe cifre siano immorali sbaglia, la retorica del pauperismo fine a se stesso lascia il tempo che trova. È giusto che una società di calcio (che è un’azienda con un fatturato milionario) investa in quelli che sono i suoi asset, se ritiene di poterlo fare. Tanto più che parliamo di operazioni intelligentia partire da Vlahovic, un affare indiscutibile da ogni punto di vista; ma in generale tutte le squadre si sono mosse con lungimiranza, guardando alla prossima stagione, investendo sul futuro. Il problema non è il calciomercato. Il problema è come un comparto che nell’ultimo mese ha speso complessivamente 150 milioni di euro (impegnandone almeno un’altra cinquantina in obblighi di riscatto) possa poi pretendere di non pagare le tasse, oppure ricevere aiuti dallo Stato. Con che faccia si presentino al governo con certe richieste.

Bisognerebbe chiederlo al presidente della Serie A, Paolo Dal Pino, che ha inviato una lettera a Palazzo Chigi per invocare il sostegno del governo (forse nemmeno lui mentre la firmava si è reso conto del clamoroso autogol). Oppure al n.1 della Figc, Gabriele Gravina, che ha appena dichiarato una cosa sacrosanta: “Tra quello che chiediamo e i comportamenti del calcio a volte non c’è coerenza”. Però intanto si è fatto promotore di un tavolo “per la definizione di ristori al mondo del calcio”, che non ha motivo di esistere. E in fondo una risposta chiara dovrebbe darla anche la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, che in un’intervista al Sole 24 Ore ha parlato di “riforme in cambio di aiuti”, ma non si capiva bene se fosse più carota o bastone, un’apertura ai possibile ristori o un richiamo alle colpe del pallone.

Il calcio è ovviamente stato colpito dal Covid, nessuno lo nega, ma non come sostiene (parliamo di un sistema squilibrato che viveva ben oltre le sue possibilità già da anni) e comunque non più di altri settori. A differenza di attività che sono state davvero stroncate dalla pandemia, il pallone non si è praticamente mai fermato se non per quei primi due mesi di lockdown. Ha potuto salvare buona parte dei suoi ricavi (diritti tv, sponsor, ecc.), rinunciando di fatto solo agli incassi da stadio che in media valgono solo il 10% del bilancio di un club. Ha appena ricevuto una sospensione fiscale di quattro mesi, privilegio che ad altri comparti non è stato concesso. C’è in ballo la cancellazione del divieto di pubblicità dalle scommesse, che è un tema politico. Tutto il resto sono pretese irricevibili.

Non perché il calcio non meriti considerazione dallo Stato, ma perché il problema è appunto la coerenza. Se un’attività è in crisi, tira la cinghia e non si imbarca in impegnativi progetti di ristrutturazione. Se la Serie A è “un sistema sull’orlo del baratro, con margini di resistenza assottigliati al minimo” (parole di Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter), dovrebbe pensare più alle riforme che al calciomercato. Invece di format ridotto del campionatosalary cap, norme contro le commissioni degli agenti non c’è traccia, mentre si vedono colpi da 90 milioni di euro. Tanto poi arrivano i ristori pubblici. Da settimane è in corso un battage mediatico sempre più esasperato per convincere Palazzo Chigi. “Il governo – ha detto minaccioso il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis – deve capire che 25 milioni di tifosi sono 25 milioni di elettori”. Sono anche 25 milioni di persone che pagano regolarmente le tasse.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/spende-spande-ma-chiede-gli-aiuti-di-stato-lo-spudorato-chiagni-e-fotti-della-serie-a-offende-chi-e-stato-rovinato-dal-covid-e-ha-continuato-a-pagare-le-tasse/6474564/

mercoledì 14 luglio 2021

Delirio calcistico: la scuola pagherà le conseguenze. - Tomaso Montanari

Ferdinando di Borbone

Dal classico panem et circenses al borbonico “festa, farina, forca”, tutta la tradizione occidentale denuncia l’uso scellerato che il potere ha sempre fatto di quelle che oggi chiamiamo vittorie sportive. Dunque, perché scandalizzarsi dell’indecente operazione affidata ai più servili tra i servilissimi giornalisti italiani, con cui i vertici della Repubblica stanno usando la vittoria della Nazionale per legittimare se stessi e la retorica dell’unità? Per due ragioni, una politica e una di fatto: le parole scelte da Mario Draghi e la pandemia.

Sulla seconda cos’altro si può dire se non che ci siamo lasciati andare a una specie di rito tribale collettivo in cui sfidiamo la morte andando incontro ai proiettili a petto nudo? La finale di Wembley era surreale, con il presidente e la famiglia reale che benedicevano la follia della Coppa Delta, perfettamente consapevoli che tutto il rito, e poi soprattutto i festeggiamenti, avrebbero violato ogni norma stabilita dai rispettivi governi. I numeri del contagio inglese sono impressionanti: il giorno della finale i nuovi casi erano 31.382. E nessuno sa cosa quest’onda significherà per la popolazione non ancora vaccinata, e per la possibilità che essa porti a una variante letale, cioè resistente ai vaccini. Siamo sull’orlo di un vulcano: e sembra che chi dovrebbe avvertire il peso terribile della responsabilità di tutti ci stia invece spingendo di nuovo dentro il cratere. E già si capisce che, con un amarissimo simbolo, a fare le spese del delirio calcistico potrebbe essere la scuola: già zoppa per l’incapacità del governo di provvederla di aule e insegnanti, e ora a rischio di vedersi infliggere un altro autunno a distanza. E se tutto questo non succedesse, se ancora una volta la sfangassimo? Ebbene, quanti azzardi vogliamo inanellare, uno dietro l’altro? La roulette russa è forse diventata uno stile di governo?

Proprio la scuola è chiamata in causa dalla prima ragione per cui il trionfo degli Azzurri ricorda così tanto la bellissima e terribile sequenza finale di "In nome del popolo italiano" (1971) di Dino Risi, dove la bancarotta morale di un intero popolo si manifesta nei festeggiamenti per una vittoria della Nazionale proprio sull’Inghilterra. Mario Draghi, infatti, ha ringraziato gli Azzurri “per aver rafforzato in tutti noi il senso di appartenenza all’Italia. Lo sport insegna, unisce, fa sognare, è un grande ascensore sociale. Un argine al razzismo, uno strumento di coesione soprattutto in un periodo difficile come quello che abbiamo vissuto”. Il governo più oligarchico e antipopolare dell’Italia repubblicana indossa la maschera del più spinto populismo, cavalcando nel modo più rivoltante il consenso alla squadra vincente. Invece di investire tutto su scuola, istruzione e ricerca (che davvero insegnano, creano coesione sociale e costruiscono ascensori sociali), questo governo continua a puntare sullo stravolgimento del territorio, sulla macelleria sociale dei licenziamenti, contro ogni redistribuzione della ricchezza. E poi si rivolge agli italiani – e proprio a quelli che massacra di più, quelli a cui rimane solo il calcio per gioire e trovare motivi di appartenenza a questo Paese – carezzando, a favore di telecamere, Mancini, Chiellini e la coppa.

E ci mancava solo “l’argine al razzismo”! Bell’argomento ha scelto Draghi per esaltare questa squadra di camaleonti che (al contrario di Berrettini) ha dichiarato di non essere interessata a combattere perché contino anche le vite dei neri, inginocchiandosi (comicamente) solo quando si trova a giocare contro una squadra che invece ci crede. Ma si capisce che, alla vigilia del rinnovo degli accordi col mattatoio libico, qualche parola per i neri il governo debba pur spenderla. Sarà impopolare dirlo, ma Mario Draghi ha offerto questa coppa al popolo italiano usandola come l’ombrello di Cipputi. Festa, farina, forca: e senza farina.

ILFQ

Ma fatevi una vita. - Marco Travaglio

 

Da quando la Nazionale ha vinto con merito l’Europeo, una congrega di spostati e pipparoli da Twitter e da carta straccia se la prende col Fatto come se avessimo perso noi. Tutto, come sempre accade nell’“informazione” all’italiana, si basa su una fake news: e cioè che noi tifassimo Inghilterra. Cosa che nessuno ha mai detto o scritto, anche se non ci sarebbe stato nulla di male: ciascuno ha il diritto di tifare per chi gli pare o di non tifare per nulla. L’unico articolo uscito sul Fatto contro la vittoria della Nazionale l’ha firmato Massimo Fini che, prevedendo al dettaglio l’uso politico della vittoria da parte di Draghi&C. (come in passato con Spadolini, Pertini e altri papaveri), confessava di tifare Belgio. Ma i due maggiori cazzari della politica non hanno nulla di meglio da fare che commentare ciò che non ho mai detto. E svariati “colleghi”, un istante dopo il rigore sbagliato da Saka, anziché gioire per l’Italia già twittavano contro di me (ma come siete messi? ma fatevi una vita). “Travaglio non ne azzecca una”: peccato che non avessi fatto alcun pronostico. Rispondendo alla Gruber, avevo solo detto che nelle eliminatorie avevamo battuto tre squadrette ed era presto per esultare. Peraltro, diversamente da chi vive in diretta social h 24, anche quando va al cesso, convinto che le sue gesta appassionino i più, non ho mai pensato che il mio tifo interessi a qualcuno. Ma c’è sempre chi me lo chiede. Ai tempi del doping e di Calciopoli, tifai contro la mia Juve finita nelle grinfie del clan Moggi e contro la Nazionale di Lippi &C. che ne era la legittima erede, nell’illusione di una bonifica. Ma il calcio restò marcio. E il tifo è roba di pancia: dalla mia non sale più nulla.

Domenica ho sofferto per Berrettini, poi ho assistito alla finale di Wembley nella più assoluta indifferenza: come se giocassero Malta e Lussemburgo. Meno indifferente mi lascia l’uso politico che il governo Draghi e i suoi trombettieri, molto più populisti di chi fingono di combattere, fanno della vittoria: prima profittando della distrazione generale per infilare il Salvaladri, come B. il 13 luglio ’94 (semifinale mondiale); poi calandosi le brache dinanzi agli azzurri per il bagno di folla in pullman contro il parere dei ministri della Salute e dell’Interno, in una “trattativa Stato-Bonucci” che ha coperto di ridicolo le istituzioni, oltre ad aggiungere focolai di Covid a quelli delle “notti magiche” con ammucchiate di piazza. Un discorso a parte meriterebbe un noto leccapiedi dal nome volatile che su Rep distribuisce patenti di “cretino anti-tifoso” a chi non lecca con e come lui. Ma, diceva La Rochefoucauld, “in questi tempi difficili è opportuno concedere il nostro disprezzo con parsimonia, tanto numerosi sono i bisognosi”.

ILFQ

domenica 17 maggio 2020

Parenti, mattone e prebende: l’Assocalciatori tiene famiglia. - Lorenzo Vendemiale

Parenti, mattone e prebende: l’Assocalciatori tiene famiglia

L’Aic di Tommasi & C. - Lauti stipendi ai capi e incarichi al fratello del n° 2 Calcagno e agli ex collaboratori della moglie del direttore.
L’Assocalciatori è il sindacato del pallone. A volte è un paradosso, quando si batte perché Cristiano Ronaldo non rinunci a un paio di mensilità mentre tutto il calcio, anzi il Paese, si è fermato per l’emergenza Coronavirus. Non sempre, perché difende anche tanti calciatori che non sono Cr7. Ma è comunque un mestiere, almeno per chi lo dirige: come già rivelato dal Fatto Quotidiano, il numero 1 Damiano Tommasi e gli altri responsabili ufficialmente non sono retribuiti, ma percepiscono uno stipendio attraverso Aic Service, la società di servizi dell’associazione. Per la precisione, 180 mila euro lordi annui al presidente e 30 mila ai consiglieri della Srl, più rimborso spese.
Peccato veniale, o venale, se non ci fosse molto altro: una conduzione quasi familistica dell’associazione di tutti i calciatori. L’aggettivo non è casuale: per l’Aic lavorano diversi “congiunti”, termine così di moda di questi tempi, dei principali vertici. Nell’ufficio legale c’è Alessandro Calcagno, fratello del vicepresidente Umberto, da cui passano le pratiche più importanti. Anche il direttore generale Gianni Grazioli è circondato dagli affetti: c’è suo cognato, altri due collaboratori provengono dall’attività personale (uno studio di ufficio stampa e public relations, ormai in liquidazione) della moglie, che ha partecipato all’organizzazione di almeno un evento dell’associazione. Nel 2018 Aic e Aic service insieme hanno speso complessivamente circa un milione e mezzo di euro soltanto per il personale.
L’Assocalciatori, dunque, è una grande famiglia. Però è anche un’azienda. Dove se ne vanno oltre 600 mila euro l’anno in consulenze, 250 mila in viaggi e trasferte. E i capi hanno benefit da manager: al presidente Tommasi e al suo vice Calcagno il consiglio di Aic Service (ovvero Tommasi e Calcagno) ha assegnato l’utilizzo anche personale di un’auto aziendale. E sempre ad entrambi, sempre il consiglio (cioè sempre loro) ha voluto riconoscere un’indennità di fine rapporto: quando lasceranno, riceveranno pure il Tfr. Alle porte ci sono le elezioni, dove Tommasi non si ricandiderà e il suo braccio destro ed erede designato Calcagno sarà sfidato da Marco Tardelli: se anche le cose dovessero andar male (ma il vicepresidente uscente parte favorito), è già pronto il paracadute.
Per certi versi, invece, l’Assocalciatori assomiglia quasi ad una banca. Conta su un patrimonio netto di oltre 9 milioni, di cui circa 8 sono costituiti dal cosiddetto “fondo di mutuo soccorso”, che dovrebbe servire ad aiutare i più bisognosi della categoria. Qualcuno ha chiesto se potessero essere utilizzati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e aiutare i tesserati delle categorie minori, che non possono permettersi di perdere due o più mensilità come i paperoni della Serie A (ma nemmeno i club possono pagarli senza giocare): il direttivo, oltre ad autocomplimentarsi definendo quella riserva un “motivo di vanto”, ha detto che metterà a disposizione un milione.
I soldi l’Aic non li accumula soltanto. Li investe anche, più o meno bene. Il patrimonio complessivo, come rivendicano i vertici per difendersi dalle accuse, negli ultimi dieci anni è cresciuto dell’80%. Merito anche di attività non proprio sindacali: in pancia ci sono 4,6 milioni di investimenti finanziari e immobiliari. E poi c’è il fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera, il grande salvadanaio in cui calciatori e allenatori versano una percentuale dello stipendio (circa il 7%) per ricevere un assegno al momento del ritiro. Il Tfr del pallone, decine di milioni di euro. Parte dei risparmi dei tesserati sono stati investiti nel mattone, acquistando degli immobili e mettendoli a rendita. Sono intestati alla Sport Invest 2000, una società con sede a Roma, che dovrebbe così contribuire al futuro dei calciatori e dei tecnici. Se non fosse che la società invece di incassare, perde, intaccando così il suo patrimonio (e indirettamente il fondo che ne detiene la proprietà).
In compenso, ha in organico 4 dipendenti, ed elargisce 200 mila euro l’anno di compensi, più o meno la cifra del rosso in bilancio. Gli amministratori sono i soliti noti: dentro, ci sono i grandi capi del pallone italiano, c’era anche l’attuale presidente della Figc, Gabriele Gravina, quando era alla guida della Serie C. Nel Cda della società (che è diverso da quello del Fondo, dove è presente Tommasi, altre cariche ancora…) tra gli altri siedono lo storico ex capo dei calciatori Sergio Campana (che a quasi 10 anni dall’addio resiste ancora in due consigli ), Calcagno, il n°1 degli allenatori Renzo Ulivieri, Francesco Ghirelli per la Serie C. Per tutti i consiglieri sono altri 25 mila euro l’anno. L’Aic è ancora un sindacato? Forse è solo il più privilegiato che ci sia.

sabato 21 maggio 2016

I LEGUMI SALVERANNO IL MONDO. - Patrizia Zuliani

legumi anno fao

“Noi pensiamo che le invenzioni e le scoperte che hanno cambiato la nostra vita siano dovute a macchine complesse, allo studio organizzato di sapienti esperti… Ma se noi siamo ancora qui, voglio dire noi Europei, o Americani delle tre Americhe, questo è dovuto ai fagioli. Senza i fagioli la popolazione europea non sarebbe raddoppiata in pochi secoli, oggi non saremmo cinque o sei miliardi… e anche la storia di altri continenti sarebbe stata diversa”. Così Umberto Eco dichiarava, parlando dei legumi, in un’intervista rilasciata nel 1999 al Corriere della Sera.
Li conosciamo da sempre e da sempre entrano a far parte della nostra cultura alimentare, ma negli anni dell’era “carnivora”, che speriamo volga al termine, li abbiamo, insieme agli altri legumi, trattati con sufficienza, guardati quasi dall’alto in basso. Ci ricordavano troppo gli anni miseri di una nazione contadina. Erano, dunque, una sorta di parente povero che non doveva essere invitato a pranzo o cena dai quei parenti che avevano ormai raggiunto la ricchezza se non in qualche occasione in cui non se ne poteva proprio fare a meno. Sbagliavamo da un punto di vista nutrizionale, mentre in maniera quasi inconsapevole, cancellavamo la nostra “cultura” non solo alimentare.
Da migliaia di anni vengono infatti coltivati in tutto il bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente ed in America. Nel nostro paese i più diffusi sono i piselli, i fagioli, le lenticchie, le fave, i ceci , le cicerchie ed i lupini e tutti presentano grande biodiversità attraverso una incredibile e straordinaria varietà di tipologie. Sono un alimento di eccellenza e possono essere consumati freschi o secchi: i primi si considerano alla stregua d’ortaggi, seppur più calorici, mentre quelli secchi, essendo poveri d’acqua, hanno una maggior concentrazione di nutrienti e quindi rivestono una grande importanza alimentare, come sostituti dei prodotti proteici animali.
I legumi sono ricchi di Proteine di qualità inferiore rispetto alle proteine animali in quanto proteine incomplete. L’abbinamento legumi e cereali, che ha origini antiche e che ha quasi anticipato le conoscenze attuali di dietetica, ci fornisce un contenuto proteico di buona qualità. Infatti, le proteine di cui sono ricchi i legumi apportano una discreta quantità di amminoacidi essenziali, soprattutto la lisina, che associati agli amminoacidi solforati, quali cisteina e metionina, presenti in buone dosi nei cereali, ma carenti nei legumi, determina un pool di amminoacidi degno di proteine complete paragonabili a quelle di origine animale. Nel passato questo abbinamento veniva definito “la carne dei poveri”. Saggiamente.
legumi carne tabella
Da non sottovalutare, infine, il minore impatto ambientale tenendo presente che per produrre un chilo di carne bovina occorrono circa 13.000 litri di acqua, mentre, per produrre un chilo di legumi, ne basta meno della decima parte. Non basta, in questa tipologia di alimento sono contenute altre sostanze di straordinaria importanza per una corretta alimentazione quali l’Amido, la Vitamina E e le Vitamine del gruppo B quali la tiamina, la niacina e la riblofavina.
Anche dal punto di vista dei minerali il profilo è vantaggioso basti pensare che i legumi sono ricchi di Potassio, Fosforo, Calcio e di Ferro. Quest’ultimo non è biodisponibile come quello di origine animale perché necessita della Vitamina C per un suo miglior assorbimento. Tuttavia la biodisponibilità minerale non è sempre ottimale perché i fitati, sostanze antinutrizionali, presenti nei legumi, legano i minerali diminuendo la capacità da parte dell’intestino di assorbirli anche se l’ammollo in acqua per 12 ore prima della cottura è in grado di abbassare la concentrazione di acido fitico.
I legumi hanno, inoltre, altre caratteristiche nutrizionalmente interessanti come l’assenza di colesterolo perché, come tutti i prodotti vegetali, sono poveri in grassi, ad eccezione della soia; la forte presenza di acidi grassi essenziali; hanno un elevato contenuto di fibra alimentare sia solubile che insolubile ed un basso indice glicemico. Insomma i legumi sono quindi indicati per mantenere un buon controllo dei livelli ematici di colesterolo e di glucosio nel sangue e nella regolazione delle funzioni intestinali grazie alla fibra insolubile presente nella loro buccia.
Molti studi ne sottolineano il ruolo protettivo contro malattie cardiovascolari proprio per questo effetto antiiperlipidemico anche per la presenza di isoflavonoidi fitosteroli ed è loro riconosciuto un ruolo di prevenzione verso alcuni tipi di cancro come sottolinea il Word Cancer Research Fund. Possono però provocare alcuni inconvenienti che a volte ne limitano il consumo come la flatulenza ed il meteorismo legati alla presenza di stachiosio, raffinosio e verbascosio, oligosaccaridi non assimilabili, che vengono fermentati dalla flora batterica intestinale con produzione di gas. Questi fastidiosi disturbi sono in parte riducibili eliminando la buccia con il passalegumi e non triturandola con il mixer oppure utilizzandoli decorticati. Per contrastare la fermentazione intestinale può essere inoltre utile speziare il piatto con erbe tipo rosmarino, timo, finocchio e salvia.
Nel mondo vegetale i legumi hanno il valore energetico più elevato per l’alta presenza di carboidrati. Sono commercializzati essiccati durante tutto l’arco dell’anno, ma alcuni possono essere utilizzati anche freschi nella loro stagionalità come i fagioli, le fave e i piselli.
Definite le caratteristiche generali di questa tipologia di alimento proviamo ora a fare un rapido viaggio tra quelli più comuni iniziando dal legume citato da Eco.

Fagioli

Dobbiamo a Cristoforo Colombo l’arrivo in Europa dei fagioli, originari dell’America centrale. Se ne sono trovate tracce già nelle tombe del periodo preinca in Perù. Oggi ne conosciamo circa trecento qualità di cui un quarto commestibili. I più famosi sono i fagioli di Spagna, i borlotti, i fagioli di Lima, i fagioli messicani, i cannellini, i fagioli all’occhio, ma la biodiversità italiana è davvero elevatissima tanto da rendere difficile classificare tutte le cultivar per il proliferare di varietà alcune delle quali anche molto pregiate ed Igp. I fagioli sono un alimento energetico e consigliati anche per ridurre il colesterolo per il contenuto di lecitina.
Non c’è regione italiana che non abbia la sua ricetta tradizionale a base di fagioli: la zuppa di fagioli e scarole campana, la pasta e fagioli con le cotiche della cucina laziale, il riso con i fagioli della cucina lombarda, la ribollita toscana con le verdure. 
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Lenticchie

Sembrerebbe essere il legume più antico, se ne trovano tracce già nelle tombe dell’antico Egitto ed ancor prima in Turchia. Di sicuro nell’epoca greca e romana erano presenti e molto utilizzate nel bacino del mediterraneo. Ne conosciamo tante varietà più o meno famose a partire da quelle verdi di Altamura le più grandi per dimensione , a quelle siciliane di Villalba, a quelle perugine di Castelluccio ed alla lenticchia più piccola del panorama italiano quella di Ustica. Ognuna trova spazio in piatti tipici della cucina italiana.
Sono infatti presenti in molti piatti regionali sia abbinate a pasta o riso o come contorni o in zuppe . Colgono il loro momento di gloria nelle cene di fine anno dove unite allo zampone diventano un simbolo di buona fortuna.
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Ceci

È il legume che occupa il terzo posto nel consumo mondiale dopo soia e fagioli.Vanta origini antiche risalenti agli Egizi , alla Grecia antica e all’Impero romano e al Medio ed Estremo Oriente. Quella dei ceci è stata una delle prime colture domesticate, ma in Italia la coltivazione non è molto diffusa per le basse rese ed un consumo limitato. Oggi in commercio i ceci si trovano secchi o in scatola, cotti o precotti, oppure sotto forma di farina.
Sicuramente in Liguria è un legume abbastanza consumato grazie a due piatti tipici la panissa e la farinata a base di farina di ceci come le panelle siciliane. Compare sulle tavole anche sotto forma di zuppe e in piatti con la pasta come i ciceri e tria pugliese. Ma è ottimo anche come contorno come nel piatto toscano in associazione con il baccalà.
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Piselli

Le prime testimonianze risalgono al 2000 a.C. in Asia Minore . Oggi sono diffusissimi in Italia, che è uno dei principali produttori, ed in tutta l’ Europa centrale. Sono i meno calorici tra i legumi e cambiano per forma e colore a seconda delle varietà che sono tantissime: il pisello Nero di l’Ago, i piselli di Lumignano, il pisello di Mirandolo Terme, ma anche le taccole o i fagiolini corallo, che a dispetto del nome sono annoverati tra le specie di questo legume . Vengono consumati freschi nel periodo primavera-estate, ma sono stati forse i primi ad essere commercializzati congelati o in barattolo o lattina.
Protagonisti assoluti di primi piatti, a base di riso o pasta, di salse e ragù, di torte rustiche e sformati, come contorno o in insalate. Risaltano in alcune delle ricette regionali famose come il piatto veneto risi e bisi o le seppie coi piselli, gli arancini al ragù o la classica insalata di riso. Ma in debito con i piselli siamo tutti noi perché è grazie alla varietà del Pisum sativum ed a Gregor Mendel che con i suoi studi gettò le basi della genetica.
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Fave

È forse il più anziano dei legumi e vanta origini già nell’era del bronzo e del ferro. Le fave possono essere mangiate sia fresche, da aprile a giugno, che secche. Le fave fresche possono essere consumate anche crude. Non possono essere mangiate da chi soffre di favismo, una malattia genetica ereditaria, presente anche nel bacino del Mediterraneo in Grecia e in Sardegna, che determina crisi emolitiche gravi per mancanza di un enzima.
Crude o cotte compaiono sulle tavole italiane. Da quelle fresche crude mangiate con un filo d’olio ed il formaggio o fresche cotte con pancetta o lardo. O ancora secche in zuppa con le cicorie o a polentina.
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In conclusione siamo di fronte a prodotti di eccellente valore nutrizionale e alla possibilità di declinarli a tavola secondo una varietà di modi che sono un vero e proprio viaggio all’interno delle diversità delle culture regionali italiane. E così lo slogan coniato dalla FAO per il 2016, l’anno dedicato ai legumi, “Semi nutrienti per un futuro sostenibile” si rivela non solo giusto e doveroso nei confronti del futuro del nostro pianeta, ma anche fonte di straordinario piacere a tavola. A questo punto non mi rimane che augurare a tutti buon appetito.
Dr.ssa Patrizia Zuliani Biologa -
Specialista in Scienza dell’Alimentazione Studio ABR

lunedì 20 ottobre 2014

Fonti di calcio veg: per ossa forti e sane .

Fonti di calcio veg

Quali sono le più importanti fonti di calcio veg? Gli alimenti come latte e derivati sono ricchi di calcio si, ma non sono gli unici. Esistono altre fonti, soprattutto vegetali, ricchissimi di questo minerale così importante, tanto che i vegani, che seguono un’alimentazione varia ed equilibrata, non devono assolutamente preoccuparsi.
Il calcio è un minerale vitale per il nostro organismo: rafforza ossa e denti, migliora l’alcalinità nel corpo, e aiuta i nostri muscoli del cuore a funzionare correttamente.
Come tutti i minerali, il calcio agisce in sinergia con altri nutrienti come magnesio e vitamina D, quest’ultima essenziale in quanto aiuta l’organismo ad aumentare l’assorbimento del calcio.
Le principali fonti veg: alghe, semi oleosi e verdure
Cavolfiore verde
Alghe
Oltre al calcio, le alghe contengono vitamine ed aminoacidi essenziali, sono poco caloriche ed a basso contenuto di grassi, e, naturalmente, hanno proteine e calcio.
Le migliori fonti di calcio sono le alghe kombu, wakame, e hiziki, infatti solo un centinaio di grammi di esse contengono circa 150-170 grammi di calcio.
Semi di Chia
Questi minuscoli semi neri sono una delle migliori fonti di calcio esistenti: solo una porzione di semi di chia ha il 18 per cento della razione giornaliera raccomandata di calcio, il che ci mette sulla buona strada per evitare o quanto meno controllare l’osteoporosi. Provate a mettere due cucchiaini di semi di chia nel vostro frullato di mattina e condire, con un altro cucchiaio, la vostra insalata o la vostra zuppa.
Semi di sesamo
Un cucchiaino di questi semi fornisce al vostro corpo circa 88 mg di calcio. I semi di sesamo, come i semi di chia, sono super versatili e possono essere usati in cucina in modo variegato. Sono apprezzati per il loro olio che è altamente resistente a diventare rancido e può aggiungere un sapore delicato di nocciola a svariate pietanze, inoltre sono l’ingrediente principale del tahini di sesamo.
Verdura a foglie verdi
Parliamo di crocifere come il cavolo riccio, il cavolo cappuccio, cime di rapa e rucolaricchissimi non solo di calcio, ma anche di antiossidanti. 1 tazza di cime di rapa cotte contiene 197 mg di questo minerale.
Legumi
I legumi, in particolare i fagioli cannellini, i borlotti o i fagioli occhio nero, ma anche le lenticchie ed i ceci sono grandi fonti non solo di calcio, ma anche di ferro. Più leggeri della maggior parte dei fagioli, quelli bianchi, dal sapore delicato, sono forse la miglior fonte: 1 tazza ha 191mg di calcio.
Fichi secchi
I fichi secchi sono ricchissimi di antiossidanti, fibre e calcio: 8 fichi secchi hanno 107mg di calcio, il 10 per cento del fabbisogno giornaliero raccomandato. Disponibili durante tutto l’anno, possono essere consumati come ottimo snack gustoso. I fichi secchi presenti in commercio però sono trattati, spesso, con anidride solforosa o solfiti, durante la lavorazione, tanto da causare reazioni allergiche in alcune persone, pertanto cercate di acquistare quelli più naturali possibili, senza solfiti.
Melassa scura
E’ un tipo di melassa molto scura, che deriva dalla canna da zucchero ed è ricchissima di un certo numero di sostanze nutritive che non si trovano generalmente in altre piante. Basta un cucchiaio di melassa per avere circa il 12 per cento del fabbisogno giornaliero di calcio. La melassa è anche una buona fonte di selenio, magnesio e manganese, ferro e vitamine.
Mandorle
Le mandorle sono tra gli alimenti più ricchi da un punto di vista nutrizionale che possiamo incontrare, infatti son ricchissime di calcio, ferro, potassio, biotina, rame, vitamina D2, fosforo, magnesio e vitamina E, solo per citarne alcuni.

domenica 4 maggio 2014

Spari fuori dallo stadio, petardi e caos: 10 feriti.

Fiorentina-Napoli, "Genny 'a carogna": il capo ultras che ha dato il via libera alla partita


Un 30enne in condizioni gravissime. Atmosfera surreale all'Olimpico

Tre feriti per colpi di pistola a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, in una giornata segnata da incidenti e caos. Un ultrà della Roma, Daniele De Santis, anche lui ferito e ricoverato in ospedale con una gamba rotta, accusato di aver fatto fuoco. E' stato arrestato dalla polizia con l'accusa di tentato omicidio.
Gli spari nel pomeriggio, nei pressi di Viale Tor di Quinto, vicino allo stadio Olimpico. Vittime tre tifosi napoletani: uno dei tre, Ciro Esposito, trentenne, è gravissimo. Un proiettile ha raggiunto la colonna vertebrale ed è stato estratto durante un delicato intervento chirurgico. La sua situazione è definita dai medici "stabile, ma critica". Gli altri coinvolti sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano.
I feriti sono stati soccorsi dalla polizia, che ha anche recuperato la pistola che ha sparato. A notte non era ancora del tutto chiara la dinamica. La questura in un primo momento aveva fatto sapere che il ferimento non sarebbe da "collegare a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali". Però, con il passar del tempo, ha preso piede e si è concretizzata la pista della lite tra ultrà che è poi drammaticamente degenerata. I fatti si sono verificati nei pressi di un'area verde - dove c'è il "Ciak", un ex locale - vicino allo stadio Olimpico. Qui, secondo la dinamica al momento più accreditata, De Santis avrebbe prima provocato alcuni tifosi partenopei e poi, dopo la loro reazione violenta, avrebbe fatto fuoco.
L'ultrà è stato interrogato a lungo nell'ospedale dove è ricoverato e per lui, a notte, è scattato il fermo. Gli investigatori, infatti, ritengono di aver raccolto elementi sufficienti per indiziarlo del triplice ferimento. L'uomo non è sconosciuto alle forze di polizia. Fu infatti coinvolto, secondo quanto si è appreso, in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un'auto della polizia. L'ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco.
Stasera allo stadio c'era anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. "Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza", ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all'arrivo allo stadio Olimpico. Roma è stata 'invasa' da decine di migliaia di tifosi giunti da Napoli e Firenze.
La giornata è stata caratterizzata da incidenti tra i tifosi e tafferugli: una decina complessivamente i feriti. La tensione è salita nel tardo pomeriggio, quando sono cominciati gli scontri tra i supporter delle due squadre, cui avrebbero partecipato anche ultras della Roma, e tra questi e le forze dell'ordine. Contro gli agenti che scortavano le tifoserie perché non venissero a contatto, nei pressi di Ponte Milvio, sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. Tafferugli tra i gruppi di sostenitori si sono verificati in altre zone vicino all'Olimpico. Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi e bombe carta.
Naturalmente la partita si è poi giocata in un clima di palpabile tensione sugli spalti. Un capo tifoso del Napoli, seduto su una grata della curva Nord, ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l'inizio dell'incontro. E' stato lui, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, che ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare l'assenso all'inizio della partita quando i funzionari delle forze dell'ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.

Fiorentina-Napoli, "Genny 'a carogna": il capo ultras che ha dato il via libera alla partita.



Il capo ultras del Napoli che, insieme ai dirigenti e alle forze dell'ordine, ha dato l'assenso all'inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina all'Olimpico di Roma si chiama Gennaro, ed è il capo della curva A del San Paolo di Napoli. Seduto su una grata della curva Nord, il capo ultras ha partecipato alla trattativa che ha preceduto l'inizio dell'incontro. L'ultrà sarebbe Gennaro De Tommaso, detto "Genny 'a carogna", noto alle autorità per precedenti reati. Sarebbe inoltre figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del rione Sanità dei Misso. Sulla maglietta nera di Gennaro la scritta ''Libertà per gli ultras'' sul retro, e ''Speziale libero'' davanti. Quest'ultima scritta si riferisce ad Antonino Speziale, l'ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007
  (ansa)

martedì 5 maggio 2009

conflitto d'interessi

E perchè non dire che qui da noi va tutto a rotoli perchè c'è solo una mente che ha le mani un po' su tutto?
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se poi, a questa stessa persona consegnamo anche lo scettro del comando, la frittata è bell'è fatta.
I giornali scriveranno soltanto ciò che lui vuole che si dica, e non solo perchè sono di sua proprietà, ma soprattutto perchè è ipocritamente ritenuto disdicevole (scusa maldestra e stupida) scrivere fatti "sconvenienti" inerenti la sua "prestigiosa" persona, chi scrive, infatti, vuole solo mantenere il suo posto di lavoro, quindi accetta "supinamente" di fare la parte dello scribacchino di gossip, piuttosto che il giornalista.Per le televisioni succede la stessa cosa, chi sta dalla parte di chi comanda va avanti, si assicura un lavoro stabile e duraturo, ed anche, se molto accondiscendente, la possibilità di vincere la lotteria entrando a far parte esso stesso della casta della politica.
Il calcio? Io ritengo che il calcio italiano sia tra i più malati al mondo, perchè oltre agli interessi economici che girano intorno a questo mondo cancrenoso, ci sono le valutazioni arbitrali che mai si sognerebbero di ostacolare la squadra del presidente del consiglio! Anzi, il contrario!
Conflitto di interessi?
Io dico di si, ci sarebbero le leggi, se venissero applicate, ad imperdire che ciò accada.
Ma qui va tutto a rotoli, ed anche le leggi si fanno per superare gli ostacoli "ingombranti", imbastardendo, così, la giustizia.
Dopotutto siamo italiani, pizza e mandolino, restiamo e subiamo; forse perchè in passato abbiamo sprecato troppe energie a conquistare e civilizzare altri popoli; siamo un popolo stanco, avvilito, non amiamo più combattere: una "raccomandazione" e via, vita facile, senza pensieri, senza preoccupazione, senza responsabilità, basta una croce su un simbolo senza alcun significato!
Alla faccia dell'etica!!!!!!!