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martedì 25 gennaio 2022

Bonus casa, c’è il mercato nero: alt alle società che riciclano i crediti. - Ivan Cimmarusti


Proliferano su web e social le attività che promettono monetizzazioni veloci e spesso sono utilizzate per riciclare il denaro sporco. In criptovalute.

Ripetuti contratti di cessione dei crediti d’imposta tra gli stessi soggetti, comprati a prezzo pieno ma rivenduti a valori più bassi. Fondi poi trasferiti all’estero o finiti nell’acquisto di criptovalute. Nei dossier dell’Antiriciclaggio è registrato il meccanismo attraverso cui le mafie sfruttano i bonus varati dal Governo, allo scopo di riciclare i proventi miliardari dei traffici di droga. Un dossier finito all’attenzione della presidenza del Consiglio, che nel decreto legge di venerdì recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese ha disposto il divieto di plurime cessioni dei crediti.


Monetizzazioni veloci sul web.

La circostanza è al centro degli accertamenti della Guardia di finanza, dopo che le attività investigative degli ultimi mesi hanno confermato i rischi di frode e riciclaggio segnalati con le comunicazioni del 10 novembre 2020 e dell’11 febbraio 2021 dell’Uif, l’ente antiriciclaggio di Bankitalia diretto da Claudio Clemente.

L’alert è scattato con il moltiplicarsi di società di nuova costituzione che, attraverso siti web e banner sui social network, pubblicizzano «monetizzazioni veloci dei crediti d’imposta per bonus edili».

Abbiamo provato ad analizzare nelle banche dati alcune di queste società, scoprendo che in molti casi, oltre ad essere state aperte in tempi recenti, presentano capitali sociali per pochissime migliaia di euro. In alcuni casi più società, in apparenza slegate tra loro, risultano controllate da unici soggetti giuridici.

Un business concepito per aiutare le attività edilizie attraverso la circolarità dei crediti fa gola, insomma, anche a queste infiltrazioni criminali.

Lo schema: le fatture false.

A monte dello schema di riciclaggio c’è un giro di fatture false per infarcire le casse di queste società finanziarie neo-costituite con soldi sporchi. Miliardi di euro messi sulla piazza con un obiettivo: fare man bassa di crediti d’imposta, anche a prezzi vantaggiosi. Il risultato è un «sistema» di lavaggio prolungato dei capitali d’origine mafiosa che poi, attraverso ulteriori fatture false, ritornano immacolati nelle mani delle cosche, soprattutto di 'ndrangheta e camorra.

Cessioni a «catena».

Il rischio che le organizzazioni mafiose sfruttino il meccanismo di acquisto-cessione dei crediti d’imposta connessi ai bonus ordinari e al superbonus è concreto ed emerge dalle circolari che il III Reparto operazioni delle Fiamme gialle, al comando del generale Giuseppe Arbore, ha diramato alle articolazioni territoriali del Corpo. Nelle circolari si precisa che «il rischio di condotte illecite è confermato dalle attività investigative e di analisi, che hanno fatto emergere cessioni “a catena” di crediti d’imposta che coinvolgono imprese con la medesima sede e con gli stessi legali rappresentanti, costituite in un breve arco temporale o che hanno ripreso a operare dopo un periodo di inattività».

I dossier di analisi dell’Antiriciclaggio indicano diverse anomalie: «rapporti alimentati in via esclusiva o prevalente dal corrispettivo di contratti di cessione di crediti fiscali» e «stipula di ripetuti contratti di cessione di crediti fiscali o di rami d’azienda costituiti in via pressoché esclusiva da detti crediti, spesso nella medesima giornata e con la ricorrenza dei medesimi soggetti».

Ma i rapporti di analisi vanno anche oltre: risultano «anomalie concernenti il coinvolgimento di professionisti, le condizioni economiche pattuite per la cessione del credito fiscale (prezzo notevolmente inferiore al valore nominale del credito, modalità di riscossione del prezzo particolarmente vantaggiose per il cessionario) o l’impiego del corrispettivo da essa derivante (bonifici verso l’estero, trasferimenti in favore di soggetti collegati, operazioni inerenti all’acquisto di valute virtuali)».

La misura del Governo.

Con decreto legge, il Governo è intervenuto per bloccare frodi e forme di riciclaggio, attraverso la modifica dell’articolo 121 del decreto Rilancio sulle plurime cessioni dei crediti d’imposta. In particolare, è ora possibile cedere il credito solo una volta, così da raggiungere un duplice obbiettivo: da una parte, evitare che più cessioni dei crediti vadano a mascherare le operazioni di false fatturazioni per lavori edili mai compiuti; dall’altra, arginare il rischio che finanziarie connesse ad ambienti mafiosi possano acquistare i crediti con soldi sporchi e poi rivenderli ulteriormente per riciclare i capitali illeciti.

https://24plus.ilsole24ore.com/art/alt-cessioni-seriali-mirino-societa-che-riciclano-crediti-AE6rxD9?s=hpl

domenica 15 agosto 2021

Credito al consumo, più tutele per chi estingue in anticipo. - Alessandro Germani

 

Con il Sostegni bis arrivano nuove norme per chi estingue un finanziamento: puoi «andartene» in qualsiasi momento a condizioni trasparenti.


In fase di conversione del Dl Sostegni bis è stato introdotto l’articolo 11-octies che riguarda l’ambito del credito al consumo per tenere conto dell’emergenza del Covid e rendere certe e trasparenti le condizioni di accesso al credito al consumo per il sostegno delle famiglie. La norma interviene sul corpo del Testo unico della finanza su un doppio fronte: quello del credito immobiliare ai consumatori e quello generico del credito al consumo. In relazione all’ambito immobiliare viene introdotto l’articolo 120 quaterdecies1 relativo al rimborso anticipato, in base al quale il consumatore può rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore e ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, in misura pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti per la vita residua del contratto. Viene sostituito il comma 1 dell’articolo 120 undevicies che in merito alle disposizioni applicabili cancella il riferimento all’articolo 125 sexies, comma 1 non più necessario visto che per l’immobiliare il rimborso anticipato è ora disciplinato dall’articolo 120 quaterdercies1.

Possibile rimborsare in qualsiasi momento l’importo dovuto.

Veniamo ora a quella parte dell’articolo 11-octies che riguarda l’ambito del credito al consumo in generale, andando a sostituire l’articolo 125-sexies del Tuf relativo al rimborso anticipato. Viene in primo luogo stabilito che il consumatore può rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore e, in tal caso, ha diritto alla riduzione, in misura proporzionale alla vita residua del contratto, degli interessi e di tutti i costi compresi nel costo totale del credito, escluse le imposte. Rispetto al testo previgente viene sancita la proporzionalità del rimborso in base alla vita residua e viene chiarito che restano escluse le imposte. Il comma 2 è nuovo, servendo a declinare questo concetto di proporzionalità. Si può trattare di una proporzionalità lineare oppure si potrà applicare il costo ammortizzato, ove non sia diversamente indicato.

Conteggi più facili per il finanziatore.

È presumibile che il ricorso al costo ammortizzato dovrebbe semplificare per il finanziatore i conteggi, visto che in generale tale metodologia è già ampiamente utilizzata ai fini contabili. Il comma 3 si preoccupa di disciplinare gli aspetti economici fra il finanziatore e l’intermediario (agente, broker) che interviene nella commercializzazione del credito al consumo. Infatti il finanziatore avrà diritto di regresso nei confronti dell’intermediario del credito per la quota dell’importo rimborsato al consumatore relativa al compenso per l’attività di intermediazione del credito. Ciò salvo pattuizione differente fra i due.

Equo indennizzo (con tetto) per il finanziatore.

Il comma 4 continua a riguardare l’equo indennizzo per il finanziatore in caso di rimborso anticipato. Esso non può superare l’1% dell’importo rimborsato in anticipo, se la vita residua del contratto è superiore a un anno, ovvero lo 0,5% del medesimo importo, se la vita residua del contratto è pari o inferiore a un anno. In ogni caso, l’indennizzo non può superare l’importo degli interessi che il consumatore avrebbe pagato per la vita residua del contratto. Restano invariati anche i casi di non spettanza dell’indennizzo (comma 5) ovvero se il rimborso anticipato: è effettuato in esecuzione di un contratto di assicurazione destinato a garantire il credito; riguarda un contratto di apertura di credito; ha luogo in un periodo in cui non si applica un tasso di interesse espresso da una percentuale specifica fissa predeterminata nel contratto; corrisponde all’intero debito residuo pari o inferiore a 10mila euro.

Più trasparenza per il rimborso anticipato.

Il nuovo articolo 125-sexies si applica ai contratti sottoscritti poi alla data di entrata in vigore della legge di conversione del Dl 73/21, mentre alle estinzioni anticipate precedenti si applica il previgente testo normativo e le istruzioni secondarie di Bankitalia. In conclusione il rimborso anticipato viene previsto, sia per i crediti immobiliari al consumo sia per i crediti al consumo, a condizioni di rinnovata trasparenza, ovvero in maniera proporzionale su tutti i costi, imposte escluse. La proporzionalità potrà essere lineare o si utilizzerà il costo ammortizzato. La norma recepisce di fatto la sentenza Lexitor (Cgue C-383/18 dell’11 settembre 2019) introducendo il principio della onnicomprensività del rimborso che deve includere non solo i costi recurring ma anche quelli up front con esclusione delle sole imposte.

IlSole24Ore - (articolo e foto)

sabato 22 agosto 2020

Moratoria sui crediti, Ruocco: servono bad bank pubblica e banca per il Sud.



La presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, Carla Ruocco, commenta l’intervento pubblico per la moratoria dei crediti bancari.

Leggo con sempre maggiore frequenza le posizioni degli appartenenti alla schiera degli ultraliberal che discettano sui “pericoli di un intervento dello Stato in economia”.
Quale Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario che si è significativamente impegnata al riguardo - tramite invio questionari, audizioni, richieste dati e informazioni e costante attività di moral suasion – segnalo che, ad oggi, oltre 300 €/mldi di crediti sono stati spostati nella loro riscossione grazie al meccanismo della moratoria ed oltre 71 €/mldi sono stati concessi tramite nuovi finanziamenti con garanzia pubblica.
Questo intervento pubblico ha evitato uno tsunami sul nostro sistema bancario che avrebbe avuto impatti economici irreversibili. Al salvataggio non deve però seguire la svendita del bene sanato al privato in quanto sarebbe un imperdonabile danno alla collettività che in definitiva ne ha sopportato i costi. Lo Stato ha il dovere di gestire i fallimenti del mercato – che sono ben noti proprio agli ultraliberal – con il giusto tempo, con le giuste risorse umane e finanziarie e sottolineo con una visione imprenditoriale per creare benefici concreti alla cittadinanza. Le prospettive di crescita dei crediti deteriorati, il crescente divario Nord-Sud e le opportunità offerte dalla rinascita della logistica nel Mediterraneo esigono una Bad Bank pubblica ed una banca per il Sud; i candidati ci sono: MPS e Banca Popolare di Bari.

domenica 31 agosto 2014

FOCUS RIFORMA GIUSTIZIA CIVILE: C’entrano qualcosa le banche con la riforma della Giustizia civile? - Roberta Clerici

FOCUS RIFORMA GIUSTIZIA CIVILE:  C'entrano qualcosa le banche con la riforma della Giustizia civile?
In queste ore i giornali riportano analisi sui punti critici della riforma della giustizia penale, prescrizione, intercettazioni, falso in bilancio etc.., col risultato che della riforma della giustizia civile, ovvero l’unica che molto probabilmente verrà votata oggi dal Consiglio dei Ministri, nessuno parla.
A pensare male si fa peccato… ma poiché è una tecnica politica quella di pilotare l’attenzione pubblica su un tema, per poi procedere senza particolari intoppi su altro, vale la pena ricordare che la riforma del settore civile riguarda milioni di Italiani che – di punto in bianco – si ritroveranno a fare i conti con modifiche sostanziali.
Non che tutti i punti siano da scartare, anzi. Divorziare senza passare dal Giudice, o avere l’accesso al gratuito patrocinio anche per pagare le transazioni, sono belle conquiste, assieme ad altre, ma permane una generale sensazione che anche questa ri-forma andrà a favorire caste e lobbies, banche in testa.
Tanto per cominciare Renzi annunciò che per la prima volta in Italia i cittadini sarebbero stati consultati on-line, attraverso il sito del Ministero della Giustizia. A parte che la consultazione dura fino al 31 agosto, mentre il testo è in discussione oggi (i!), molti cittadini non si sentono autorizzati ad intervenire, perché magari si sentono poco competenti.
Invece sarebbe fondamentale che lo facessero, perché sennò il rischio è che la riforma cada dall’alto (come comunque ac-cadrà) senza nemmeno un tentativo di offrire visioni diverse ed innovative, specie da parte di coloro che faticano a tirare la fine del mese.
La riforma prevede una fortissima accelerazione per il recupero crediti, mediante accesso ai dati dei conti in banca, procedure più rapide e snelle, più potere agli Ufficiali giudiziari, esecutorietà delle sentenze di primo grado, filtri per le impugnazioni etc.
Bene potrebbero dire in molti! Chi di noi non è mai impazzito per recuperare una somma che qualcuno ci deve e magari ha rinunciato dopo inutili solleciti pur di non stare in causa 10 anni. Ma altrettanto a chi di noi non è mai capitato di ricevere una richiesta di pagamento del tutto folle, esagerata, o persino immotivata?
La riforma non prevede nulla per castigare questi “cattivi creditori” e la cosa è davvero preoccupante. Una ri-forma, ovvero qualcosa che si prefigge di dare una nuova forma all’esistente, deve essere organica e doveva prevedere rimedi per entrambi i problemi ed invece, almeno per come è stata presentata, parte dal presupposto che in questo paese tutti i debitori sono totali farabutti, mentre tutti i creditori degli assoluti santi.
Epperò sappiamo che non è così. Banche, Equitalia, assicurazioni, amministrazioni di condominio… non sempre i creditori si comportano bene! Lo sappiamo dalle cronache, ma anche dall’esperienza.
Dove c’è corruzione etica e malaffare, questo si insinua ovunque e ci sono creditori che senza tanti complimenti pignorano immobili e beni pur sapendo di non avere tutte le carte in regola, o magari dopo aver fatto firmare contratti capestro scritti “piccolo, piccolo”.  Banche – (le fatidiche banche!) che magari hanno maturato il credito applicando interessi sugli interessi, agenzie di riscossione tributi che pretendono somme anche non dovute o prescritte, agenzie di recupero crediti che chiedono interessi oltre il saggio legale, gente senza scrupoli a cui è bastato un credito di 500 euro per pignorare una casa, mettere tutta una famiglia in strada e magari mandare amici e conoscenti a partecipare all’asta. Senza parlare di quei professionisti che hanno emesso una parcella spropositata o amministratori di condominio particolarmente distratti nei conteggi.
Ecco che i creditori non sono affatto tutti santi ed agevolarli indiscriminatamente con una serie di interventi normativi, ovvero un’autostrada a 6 corsie, è davvero pericoloso per un sistema fragile come il nostro.
Siccome è necessario voltare pagina ed abbreviare i tempi biblici, andava previsto un sistema di contrappeso nel recupero crediti. Magari automatico. Ad esempio se una banca viene scoperta a citare ingiustamente un cittadino per interessi illegali, una norma che imponga di rimborsarlo 5 volte tanto. Idem per il professionista beccato a gonfiare ad arte una parcella.. radiato per sempre senza appello. A queste condizioni, una riforma ci stava anche, ma in assenza di correttivi, sembra fatta apposta per agevolare solo una parte.
Ed è qui che si insinuano i dubbi più forti, ovviamente da accertare, che tutta questa fretta sia dettata più dallo stato di sofferenza delle banche Italiane, che hanno in pancia troppi insoluti e dalle pressioni degli organismi sovranazionali che le guardano a vista, che dai bisogni dei singoli cittadini o delle piccole e medie aziende.
Il governo ci ha detto che la norma è pensata per le imprese che faticano a recuperare i crediti e ripetendolo a tamburo ne ha fatto uno slogan. Sembra però dimenticare che sono le stesse imprese che da anni gridano allo scandalo per essere vessate sopratutto da banche ed Equitalia, addirittura promuovendo referendum e raccolta firme per sollecitare soluzioni.
Senza scordare che tra i primi debitori delle imprese c’è proprio lo Stato, è ben curioso che l’incipit che il Ministero della Giustizia ha scelto per motivare la sua riforma della giustizia civile sia proprio un rapporto - guarda caso - della Banca Mondiale, (Giustizia.it -Riduzione dei tempi) che lamenta i tempi di recupero crediti, piuttosto che quello del CEPEJ, ovvero la commissione europea per l’efficienza della giustizia, che segnala una rosa di problemi ben più ampi.
A fronte di ciò viene un dubbio: non è che l’Italia abbia ricevuto pressioni sopranazionali per concentrarsi sull’accelerazione del processo esecutivo, rendere immediatamente esecutive le sentenze di primo grado e limitare le impugnazioni per consentire alle banche Italiane di rientrare velocemente dei crediti insoluti iscritti a bilancio?
C’entra qualcosa il fervente dibattito sulla costituzione di ”Bad Bank“ ove farli confluire? Sono decine e decine gli articoli riguardanti gli allarmi sullo stato di salute della banche Italiane, con gli interventi del FMI, le relazioni di Abi, BANKITALIA ,etc (alcuni link in fondo pagina) e – sarà solo una coincidenza- ma in gran parte sono di poco antecedenti alla pubblicazione sulle linee guida della riforma.
Eppoi chissà perché facendo un giro in Tribunale nelle sezioni delle esecuzioni si ha l’impressione che tra i pignoranti ci siano spesso i soliti noti ed alle successive aste, specie quelle succose, compaiono.. altri soliti noti. Non solo il circuito è sempre stato piuttosto chiuso, ma adesso sembra che le banche vogliano creare direttamente holding per acquistare immobili venduti all’asta. Come dire: li mando all’asta oggi e domani li ricompro a prezzi vantaggiosi. Sul sito di Repubblica (Economie e Finanza) si può leggere: 
“Nel piano strategico al via il 28 marzo l’ad Carlo Messina prepara annunci rilevanti in materia. Dovrebbe nascere un’unità di business dedicata, in cui collocare la Rehoco (Real Estate Home Company, piccola holding dedicata ai mutui e al riacquisto di immobili in asta fallimentare)”.
Allora nel proporre una riforma del processo esecutivo bisognerebbe essere onesti, fare due o tre studi statistici per distinguere i cattivi pagatori da coloro che vengono vessati, i reali creditori da quelli in malafede, castigare coloro che coi debiti fanno business sporchi e prevedere sistemi che garantiscano livelli di giustizia equa alle parti in causa, ma non coi decreti d’urgenza, che mal si conciliano col concetto stesso di riforma. E siccome chi fa furbo di professione troverà comunque modo di nascondere i propri tesori alle Cayman o dietro fiduciarie, riconoscere che il rischio di dare tutti i privilegi solo ai creditori, in questo paese, è quello di fare male a coloro che già sono alla canna del gas.
Quindi è bene che i cittadini dicano la loro, anche e soprattutto sulla Giustizia Civile anche se il tema sembra …apparentemente noioso.
Roberta Clerici