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giovedì 17 marzo 2022

Mangino bombe. - Marco Travaglio

 

Tre giorni fa abbiamo ricevuto un comunicato stampa di Fao, Unicef e World Food Programme (Wfp), che si aggiunge a quelli di Oxfam, sulla situazione in Yemen. Lì dal 2015 si combatte una presunta “guerra civile”, che in realtà è il tipico conflitto per procura che le grandi potenze affidano ai Paesi più poveri. Come in Ucraina. Solo che lì le grandi potenze sono l’Arabia Saudita (quella del Nuovo Rinascimento renziano) e l’Iran. E i morti sono infinitamente più numerosi di quelli ucraini (370 mila, fra vittime di guerra, malnutrizione e malattie non curate): sia perché si combatte da sette anni, sia perché nessuno ne parla (a parte il Papa) né invoca la Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità, dunque si può massacrare indisturbati. Tanto oblio si deve al fatto che gli yemeniti sono un po’ più scuretti degli europei e che gli sterminatori più feroci, la coalizione a guida saudita, sono amici nostri e usano armi nostre, anche italiane (bloccate nel 2020 dal governo Conte-2). Risultato: 4 milioni di profughi (su una popolazione di 29) e 17,4 milioni di affamati, che a fine anno saranno saliti a 19. Le donne incinte e le neomamme che allattano “gravemente malnutrite sono 1,3 milioni” e i bambini addirittura 2,2, di cui quasi mezzo milione in “grave malnutrizione acuta, che mette a rischio la vita”. Quindi – urlano le tre organizzazioni – “dobbiamo agire ora con sostegno alimentare e nutrizionale, acqua pulita, assistenza sanitaria di base, protezione e altre necessità. La pace è fondamentale, ma si possono fare progressi ora. Le parti in conflitto dovrebbero revocare tutte le restrizioni al commercio e agli investimenti per le merci non soggette a sanzioni”. Tantopiù che “la guerra in Ucraina porterà allo choc delle importazioni, spingendo ulteriormente in alto i prezzi dei generi alimentari: il 30% del grano lo Yemen lo importa dall’Ucraina”. Ergo, “senza immediati finanziamenti, avremo carestia e fame generalizzata. Ma, se agiamo ora, c’è ancora la possibilità di evitare un disastro e salvare milioni di persone. Il Wfp è stato costretto a ridurre le razioni di cibo per 8 milioni di persone all’inizio dell’anno per mancanza di fondi”.

Per questo ieri abbiamo aperto il Fatto su questa guerra dimenticata: nella speranza che se ne accorgessero gli indignati selettivi e intermittenti della cosiddetta Europa, così solerte a inviare armi per 1 miliardo a imprecisati “ucraini” (non certo ai civili in lotta, ma a milizie di locali e di mercenari). Fortuna che il cuore d’oro del Parlamento e del governo italiani ha subito raccolto il grido di dolore, aumentando le spese militari fino al 2% del Pil, da 26 a 38 miliardi l’anno. Per la gioia dei bambini ucraini e yemeniti, che non vedevano l’ora.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/17/mangino-bombe/6528350/

sabato 12 febbraio 2022

Amianto, la nuova legge è finita in un cassetto. Fu consegnata dagli esperti a giugno del 2020. Osservatorio nazionale: “7mila morti l’anno non bastano, al governo non interessa”. - Thomas Mackinson

 

La legge sull'amianto del 1992 non garantisce alle vittime tutele e giustizia. L'ex ministro Costa aveva nominato una commissione (presieduta da Guariniello) che ha consegnato in tempi record una relazione, con tanto di articolato di legge. Poi cade il governo, e da un anno e mezzo non se ne sa nulla. Il presidente dell'Ona: "Manca la volontà politica, a qualcuno interessa più il nucleare". Ecco il testo dimenticato.

“Nel Pnrr non c’è quasi nulla. Il ministro Cingolani non ci convoca, né ci sconvoca. Della nostra bozza di riforma si son perse pure le tracce. Settemila morti l’anno, evidentemente, non bastano”. Parole di Ezio Bonanni, fondatore e presidente dell’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona) che arrivano proprio mentre il Parlamento celebra la simbolica iscrizione della tutela ambientale in Costituzione. Il giorno prima era riuscito a ottenere dal Tribunale di Genova l’ultimo indennizzo per i familiari di un operaio dello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso ucciso in sei mesi dal mesotelioma. Per Bonanni, però, non è tempo di festeggiare. Perché anche il “governo dei migliori” mette l’amianto sotto il tappeto. “Non c’è una vera agenda, nel recovery c’è giusto un incentivo per sostituire i tetti delle fattorie, nulla rispetto ai 40 milioni di tonnellate da bonificare. Nel superbonus 110% entra la rimozione amianto, ma solo se ristrutturi tutto. Tutti micro interventi, mentre serve una riforma strutturale che era pure già scritta, ma è finita nel nulla”.

L’Italia aveva l’occasione storica del recovery per affrontare questa grande battaglia di salute pubblica e ambientale che si trascina irrisolta dagli anni Novanta, quando la fibra fu messa al bando per legge, continuando però a mietere vittime. Solo il mesotelioma uccide ogni anno 7mila persone: considerato il periodo di latenza delle patologie asbesto-correlate, il picco delle morti cadrà intorno al 2028-2030, solo da lì inizierà una lenta decrescita dei casi. “Ma alla politica, a quanto pare, non importa” accusa Bonanni, che chiama in causa il ministro dell’ambiente: “Forse, lo dico col dovuto rispetto, a Cingolani sta più a cuore il nucleare”.

Bonanni pensa a un’altra occasione storica che si è persa per strada, di cui si sa poco o nulla. Due anni fa una speciale commissione di esperti, guidati dall’ex magistrato simbolo della lotta all’eternit Raffaele Guariniello, aveva lavorato alla stesura di una serie di proposte concrete di riforma organica della legge del ’92 che toccasse tutte le tematiche, gli aspetti giuridici, scientifici, sanitari, tecnici, procedurali, previdenziali e assistenziali per aggiornare la norma. “La commissione ha lavorato finché c’è stato il Conte II, da allora non è più stata convocata e né io né gli altri commissari sappiamo più niente. L’ultima riunione è del 15.12.2020, successivamente ho redatto una nota del 16.12.2020 alla quale non è stato dato alcun riscontro. A tutt’oggi attendiamo le determinazioni del Ministro”. Ma negli uffici di via Cristoforo Colombo si fatica pure a trovare quel testo.

A spingere per la riforma fu l’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa. A marzo del 2019, per decreto, nomina il gruppo esperti in materia. A presiederla è proprio Guariniello, l’ex magistrato che istruì l’omonimo processo a Torino, primo caso al mondo in cui i vertici aziendali vengono condannati. Anche Bonanni ne fa parte, insieme all’ex generale Giampiero Cardillo, nominati il 30 aprile 2019. Gli esperti si mettono al lavoro e a tempo record, meno di tre mesi dopo, presentano una corposa relazione con tanto di articolato di legge. “Guardi ho anche la data, era il 30 giungo 2020. Gli elaborati li consegnai di persona al ministro Costa, che ringrazio ancora per questa opportunità”, conferma Guariniello in un’intervista al fattoquotidiano.it in cui lancia l’allarme sul rischio di crescenti profili di impunità cui prestano il fianco le norme ora in vigore.

Fonti dell’ex segreteria del ministero spiegano : “Almeno la parte della relazione relativa agli aspetti penali e sanzionatori eravamo riusciti a inserirla nel collegato ambientale, poi ci fu la crisi di governo, e anche quella parte rimase al Dipartimento Affari Giuridici della Presidenza del Consiglio”. Da allora, non se ne sa più nulla. Guariniello non demorde: “Non è stato formalmente recepito come proposta di legge dal governo, auspico che si arrivi alla discussione parlamentare e confido molto nel lavoro delle commissioni. Sarebbe di aiuto alle tante comunità che aspettano risposte e giustizia, un giusto riconoscimento a tutti gli autorevoli membri della commissione che hanno profuso tanto impegno”. Prima però bisogna ripartire dal testo, impresa non proprio facile. Solo alla fine di un lungo giro di chiamate, con malcelato imbarazzo degli interlocutori, la bozza fantasma salta fuori dal cassetto (scarica).

E’ un documento di 58 pagine che riformula diversi articoli della 257/92 in modo da dare piena attuazione ad alcuni e aggiornare altri, alla luce delle conoscenze medico-scientifiche, epidemiologiche, giuridiche, economiche emerse in 30 anni. Tra gli altri, si prevedeva di bandire una volta per tutte l’amianto già posto in opera, facendo saltare le soglie di tolleranza limite. Di operare una stretta sui controlli delle dispersioni della lavorazione e degli smaltimenti, sull’obbligo di informazione alla autorità sanitarie elusi dalle imprese sottoposte oggi a una “sanzione meramente amministrativa di incerta applicazione”. Idem per gli adempimenti delle Asl che hanno compiti di vigilanza “non applicati sistematicamente”. Si ipotizza di rilanciare e sostenere le bonifiche con una strategia che integra finanziamento pubblico e credito di imposta per chi le fa, così da incentivare l’iniziativa privata. Di istituire un vero fondo per le vittime, pagato dagli inquinatori, che consenta l’indennizzo diretto da parte dello Stato che poi può rivalersi. Tema sentitissimo dalle associazioni delle vittime che se riconosciute tali dall’Inail devono poi sostenere lunghe cause per avere ragione di chi li ha fatti ammalare. “Oggi – spiega Bonanni, che in 20 anni ne ha patrocinate migliaia – siamo al paradosso per cui l’avvocato serve alla vittima, non a chi la uccide”.

E ancora: istituire una Procura nazionale sulla sicurezza del lavoro, operare una “radicale trasformazione della fattispecie criminosa che oggi si limita all’ammenda punita con contravvenzione”, rafforzare le pene legate all’inosservanza degli obblighi dei privati, alla punibilità degli enti e amministratori pubblici. Rivedere il sistema di sorveglianza e prevenzione epidemiologica. “Oggi censisce solo il mesotelioma, non le altre sostanze cancerogene. Il VI Rapporto risale all’autunno 2018 ed è basato su dati 2014-2015. Con un sistema di rilevazione più puntuale, attuale ed efficace i dati già allarmanti renderebbero meglio la dimensione e la progressione della carneficina in atto”. L’elenco è lungo e variegato, ma a distanza di un anno e passa, è ancora tutto sulla carta. Tanto caro agli attuali governanti che si fatica pure a trovarlo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/12/amianto-la-nuova-legge-e-finita-in-un-cassetto-fu-consegnata-dagli-esperti-a-giugno-del-2020-osservatorio-nazionale-7mila-morti-lanno-non-bastano-al-governo-non-interessa/6487520/