Visualizzazione post con etichetta fatti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fatti. Mostra tutti i post

mercoledì 6 aprile 2022

LAMENTO DI UN INCOMPETENTE. - Nestor Halak

 

“These are by no means a provision of the treaty. These are the proposal of the Ukrainian side, which we consider a constructive step towards finding a compromise and which will be considered by Russia and an appropriate response will be given”.

Parole del delegato russo ai recenti colloqui di pace ad Istambul. Seguite, peraltro, dalla sospensione delle operazioni militari nelle aree di Kiev e Chernihiv. Mi paiono parole (e fatti) piuttosto preoccupanti.

Ad essere sincero, fin dall’inizio questa “operazione speciale” del Cremlino in Ucraina non mi ha troppo convinto. Mi pareva innanzi tutto fuori tempo: tutta la stampa occidentale stava paventando da mesi l’invasione russa,  e con questo uno dei fattori più importanti in un’operazione militare, la sorpresa, era irrimediabilmente compromessa. Per di più Mosca aveva continuato a negare decisamente fino al giorno prima, perdendoci dunque anche in credibilità. Mi chiedo: un’operazione simile non sarebbe stata di gran lunga più facile nel 2014 dopo la disfatta ucraina a Debaltsevo? Sarà forse che forse all’epoca i russi non erano pronti, ma allora perché non in momento qualsiasi degli otto anni trascorsi, quando l’”invasione” non era sbandierata ogni giorno in televisione?

Tutto il contesto, insomma, faceva pensare ad una trappola predisposta dagli americani per costringere la Russia a intervenire massicciamente in una guerra fratricida (si tratta di combattere una popolazione molto affine in un territorio che da secoli faceva parte integrante e significativa del mondo russo, non un tradizionale nemico!), per possibilmente incastrarla in gravi problemi politico militari che avrebbero finito per limitarne massicciamente il potere, magari ottenere l’agognato cambio di governo e forse persino lo smembramento. Tutto ciò quasi gratuitamente, usando gli ucraini (e i russi), come carne da cannone.

Le dimensioni dell’invasione, inoltre, sono subito apparse molto ambiziose, di gran lunga superiori a quanto avrei mai previsto, e nello stesso tempo le forze impiegate assurdamente esigue rispetto al probabile bisogno: non occorre essere analisti militari per sapere che una forza attaccante, per avere buone probabilità di successo, deve essere in numero largamente superiore ai difensori, anche se ha la superiorità aerea, regola assolutamente non rispettata in questa circostanza.

Anche  la conduzione delle operazioni è stata fin dall’inizio piuttosto morbida e rilassata, “ a bassa intensità”, quasi si trattasse più di un’esercitazione che di una guerra. Non si avvertiva risolutezza, la volontà di decimare l’esercito nemico, di infliggere i maggior danni possibili e non solo di mettere fuori uso l’infrastruttura militare necessaria per una guerra moderna, cosa che invero è stata ottenuta fin dai primi giorni. Al contrario, gli ucraini parevano agire con criteri completamente contrari e molto feroci. Se da profano mi fosse stato chiesto come avrei programmato un’operazione del genere, avrei senz’altro pensato di dover scatenare immediatamente un colpo il più duro possibile con tutti i mezzi disponibili, con la sola eccezione del nucleare e del mantenimento di una riserva sufficiente. Al contrario abbiamo assistito (e assistiamo) al prosieguo del funzionamento di tutte le infrastrutture ucraine: ferrovie, strade,  televisione, internet, telefonini, illuminazione in quasi tutto il paese, tranne dove sono gli stessi ucraini ad impedirlo. Addirittura il gas continua a fluire attraverso i gasdotti ucraini verso paesi che si sono auto dichiarati nemici: drôle de guerre, direbbero i francesi.

Ma la guerra è la guerra, un gioco dove spesso la posta è la sopravvivenza, non si tratta di una partita di calcetto. E l’Ucraina non è l’Iraq, siamo di fronte ad  un grande paese con un grande esercito che combatte davvero e non è lì per figura.

In altre parole l’operazione in sé e le sue modalità, mi sono apparse fin dall’inizio, in molti sensi,  poco opportune. Ma è da dire che io non ho conoscenze specifiche sulla materia, non ho fatto studi a riguardo né ho avuto esperienze formative. Come per l’affare pandemia, sono solo uno che si informa e cerca di farsi un’opinione sensata a partire da letture e fatti che riesce a racimolare attraverso fonti informative raramente certe, per cui non potevo che presumere – e non posso che presumere – che chi le decisioni le prende, e le ha prese davvero, conosca la situazione molto meglio di me ed abbia competenze, consiglieri e mezzi infinitamente maggiori. Vladimir Putin, inoltre, gode fama di statista molto capace e di fine stratega: possibile non veda ciò che io vedo? Sicuramente no, perciò deve necessariamente sapere molto meglio di me cosa sta accadendo e quali sono le decisioni più remunerative. Così mi sono adeguato.

Siccome ciò che va in onda nei media occidentali è quasi tutto e soltanto propaganda, e dopo l’esperienza pandemica non ho certo voglia di subirmi sciocchezze ventiquattro ore al giorno,  ho preso a frequentare siti di analisti politici e militari che mi sembravano più seri e degni di fiducia, come The Saker, Martyanov o South Front, i quali, specialmente i primi due, mostravano sicurezza e approvazione argomentati, e sembravano ritenere l’operazione assolutamente ragionevole, fattibile e vincibile in termini militari e politici, per cui ancora di più mi sono rassicurato: se lo dicono loro che ne capiscono senza dubbio molto più di me, chi sono io per contraddirli? Mi sono quindi lasciato guidare nei giudizi e ho pensato che, come loro sostenevano, l’evidente rallentamento delle operazioni non fosse preoccupante, ma facesse parte del piano, che non si trattava di un’invasione tradizionale ma, appunto, di una “operazione speciale”, che il modo di condurre la guerra, rispecchiasse la situazione sul campo ed il lodevolissimo intento di non fare vittime civili. Anche se, a dire il vero, l’ultimo tentativo in loco di non fare vittime civili, aveva portato ad otto anni di bombardamenti sui medesimi, con decine di migliaia di morti.

Ascoltando queste autorevoli analisi, tenendo conto della competenza dei decisori in alto loco e della fiducia che sembravano meritare, i miei dubbi mi sono sembrati fuori luogo e, per quanto mi è riuscito,  li ho accantonati come quelli di un incompetente che doveva almeno astenersi dall’essere presuntuoso. E poi, una volta in guerra, bisogna andare avanti senza mugugnare troppo, anche se si ritengono sbagliate certe decisioni, perché l’importante è uscirne senza le ossa rotte.

Adesso, però, la misura mi pare colma, si comincia a chiedere un po’ troppo alla mia capacità di sospendere il giudizio: leggo che ci sono importanti passi avanti nelle trattative col governo fantoccio (e per di più nazista) di Zelensky che potrebbero presto portare ad un accordo di pace. Questo, per quanto mi sforzi, non riesco a prenderlo seriamente. Un accordo di pace con chi? Con chi ti ha preso in giro finora con i trattati di Minsk? Con chi ha continuato a bombardare parte del suo popolo per otto anni? Con chi ha proibito l’uso della lingua nativa a milioni di cittadini? Con chi ha permesso lo strapotere di formazioni paramilitari chiaramente naziste? Con chi prima di agire chiede istruzioni a Washington? Quanto potranno essere affidabili per un accordo questi soggetti?

Gli obbiettivi dichiarati dell’operazione sono: demilitarizzazione, denazificazione e neutralizzazione dell’Ucraina; riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea; riconoscimento dell’indipendenza della repubbliche di Donetsk e Lugansk con confini uguali a quelli dei rispettivi oblast. E’ di per sé evidente che se per qualsiasi motivo non vengono conseguiti, la guerra è da considerarsi persa e tutto quanto fatto fino ad adesso, morti compresi, inutile e anzi dannoso agli interessi della Russia. Se ci si accorda perché l’esercito non è in grado di continuare, allora si tratta di una sconfitta militare, se lo si fa perché gli equilibri politici all’interno del Cremlino sono cambiati (ed il ruolo di persone come Abramovich nelle trattative fa sorgere sospetti), allora si potrebbe pensare a qualcosa di simile al tradimento.

A questo punto non me la sento più di tacere e di sospendere il giudizio, sarete certo tutti più competenti istruiti, esperenziati e titolati di me, ma a mio avviso qualunque sopravvivenza dell’attuale governo ucraino, fantoccio degli americani, significherebbe al di la di ogni plausibile negabilità, la sconfitta militare e politica della Russia in questa operazione, con enormi ricadute sul prestigio interno e internazionale e forse sulla sua stessa esistenza come superpotenza. A mio avviso, l’unica cosa che può essere trattata con Zelensky è la resa. Aggiungerei che una volta che la guerra è iniziata, anche se non fosse stato saggio iniziarla in quel momento e con quelle modalità, si può solo portarla in fondo oppure perderla, raggiungere gli obbiettivi, oppure non raggiungerli.

Scrivo sciocchezze? Può essere. In questo caso mi correggerete. D’altra parte ho premesso di essere poco competente. E sono anche il primo a sperare che i miei dubbi siano infondati, perché altrimenti si tratterebbe di un’altra sconfitta non solo per la Russia, ma per tutti coloro che si oppongono al nuovo ordine mondiale imposto dagli oligarchi a guida anglosassone. E la prova che nessuno stato può opporsi ai signori dell’economia, neppure la Russia.


https://comedonchisciotte.org/lamento-di-un-incompetente/

domenica 2 gennaio 2022

I giudici di larghe intese e B. che si ritira, poi cambia idea. - Marco Travaglio

 

2012, 11 gennaio. Primo scandalo sul nuovo governo Monti: si dimette il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico per una storia – svelata dal Fatto – di vacanze all’Argentario da 20.000 euro pagate dal costruttore Piscicelli per conto della “cricca”. Qualcosa cambia, nello stile di governo. In Parlamento, invece, tutto come prima.

12 gennaio. La Camera salva dall’arresto per la seconda volta in un anno Nicola Cosentino, per cui i giudici di Napoli hanno di nuovo disposto la custodia cautelare, stavolta per riciclaggio con l’aggravante camorristica: determinanti i voti pro Cosentino dei radicali eletti nel Pd e della Lega Nord. La Corte costituzionale boccia i referendum promossi da Antonio Di Pietro, Arturo Parisi e Mario Segni per abolire il Porcellum e ripristinare il Mattarellum: le firme di 1.210.466 cittadini che speravano di tornare a scegliere i propri parlamentari finiscono nel cestino.

25 febbraio. Processo Mills a carico di Berlusconi per corruzione giudiziaria del testimone: grazie alle manovre dilatorie della difesa e dei giudici, il Tribunale di Milano salva la tregua politica delle larghe intese e dichiara la prescrizione del reato (scattata il 15 febbraio, cioè da appena dieci giorni). Le motivazioni della sentenza saranno firmate dalla sola presidente Giovanna Vitale, segno evidente del dissenso delle due giudici a latere.

2 marzo. Al vertice europeo del Ppe, Berlusconi confida ai suoi che al segretario del Pdl e suo delfino designato Angelino Alfano “manca un quid e soprattutto la storia”.

9 marzo. Anche la Cassazione salva il clima di larghe intese evitando che una sentenza possa turbare la “tregua” e annulla con rinvio a un nuovo appello la condanna di Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici ritengono provati i suoi rapporti con Cosa Nostra dai primi anni 70 al 1977 e dal 1982 al ’92, ma non nel quinquennio intermedio. Dell’Utri, fuggito a Santo Domingo alla vigilia del verdetto per paura di finire in carcere, può rientrare serenamente in Italia. Anzi, in Senato.

13 giugno. La Procura di Palermo, a fine inchiesta, deposita gli atti sulla trattativa Stato-mafia e si accinge a chiedere il rinvio a giudizio per 12 indagati. Sei per Cosa Nostra: Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca, Cinà e Massimo Ciancimino. E sei per lo Stato: gli ex ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il senatore di FI Marcello Dell’Utri e gli ex ministri Dc Calogero Mannino e Nicola Mancino. Sono tutti accusati di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, tranne Mancino che risponde “soltanto” di falsa testimonianza. Il presidente Napolitano scatena la guerra ai pm, trascinandoli addirittura dinanzi alla Consulta, perché hanno intercettato sui telefoni di Mancino diverse chiamate con l’ex ministro, con il consigliere del Colle Loris d’Ambrosio (trascritte e depositate agli atti) e alcune anche con il capo dello Stato in persona.

23 giugno. La Procura di Milano indaga il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, per corruzione: si parla di tangenti dal gruppo Maugeri (e, in seguito, dal San Raffaele).

27 settembre. Napolitano chiede “provvedimenti di clemenza”: amnistia o indulto.

24 ottobre. Berlusconi annuncia che non si ricandiderà alla presidenza del Consiglio e fissa per il 16 dicembre le elezioni primarie del centrodestra per designare il suo successore. Che, secondo il suo entourage, dovrebbe essere Alfano.

26 ottobre. Nel processo sui diritti Mediaset, il Tribunale di Milano condanna Silvio Berlusconi per frode fiscale a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. L’intermediario-prestanome Frank Agrana è condannato a 3 anni, Fedele Confalonieri assolto. Il Cavaliere tuona: “Condanna politica, incredibile e intollerabile, da Paese barbaro e incivile”.

28 ottobre. Pessime notizie per il Cavaliere anche dalle Regionali in Sicilia: i suoi acerrimi nemici 5Stelle diventano il primo partito (14,9%), mentre il Pdl perde 20 punti racimolando soltanto il 12,9. Per effetti della legge elettorale regionale, che premia le coalizioni e le liste civetta, diventa presidente il candidato del centrosinistra Rosario Crocetta.

6 dicembre. Berlusconi fa annunciare da Alfano che si ricandida a premier per il centrodestra e che le primarie sono annullate.

7 dicembre. Berlusconi manda avanti Alfano a dichiarare “conclusa l’esperienza del governo Monti”. L’indomani Monti si dimette e Napolitano, anziché rinviarlo al Parlamento per istituzionalizzare la crisi, accetta le sue dimissioni e scioglie le Camere un mese prima della scadenza. Poi anticipa anche le elezioni comunali e regionali di primavera, per tenerle insieme a quelle parlamentari nell’Election Day del 24-25 febbraio 2013. Così avrà ben due mesi per gestire il dopo-voto prima di dover lasciare la poltrona al successore, visto che il suo mandato “scade” a metà aprile.

31 dicembre. Il Parlamento approva definitivamente il decreto anticorruzione della ministra della Giustizia Paola Severino, votato da tutti i partiti: 480 sì e 19 no alla Camera, 256 sì e 7 no al Senato. Contro la corruzione fa poco o nulla di nuovo (anzi, la norma che spacchetta la concussione, scorporandone la fattispecie per “induzione” e trasformandola nel reato minore di “induzione indebita”, finirà per favorire Berlusconi nel processo Ruby). Ma contiene una norma dirompente che dichiara decaduti dal mandato e ineleggibili per 6 anni i condannati definitivi a pene superiori ai 2 anni. È una versione light della proposta “Parlamento Pulito” lanciata al VDay del 2007 da Beppe Grillo e fatta propria dal Movimento 5 Stelle. Berlusconi, dando il via libera di FI alla legge nella speranza di arginare l’avanzata “grillina”, non sa che sarà il primo a farne le spese.

2013, 4 gennaio. Il premier dimissionario e senatore a vita Mario Monti, che aveva sempre negato di volerlo fare, presenta la sua lista di centro, “Scelta civica”, in alleanza con i finiani di Fli e l’Udc di Casini. Napolitano, che aveva pubblicamente escluso una discesa in campo del suo premier tecnico, ora lo sponsorizza. Tuoni e fulmini invece, da tutti i palazzi e i giornali, contro gli arrembanti 5Stelle. Ma anche contro il nuovo movimento di sinistra Rivoluzione Civile, fondato dall’ex pm Antonio Ingroia (che assorbe Idv, Verdi, Comunisti italiani, Rifondazione e Arancioni di De Magistris), che su pressione del Colle si vede negare l’apparentamento dal Pd di Pierluigi Bersani, alleato della sola Sel di Nichi Vendola. Complici i nuovi scandali che mandano in coma il Monte dei Paschi di Siena, è l’ennesimo suicidio del centrosinistra. Che, prima di sposare il governo Monti, era strafavorito in tutti i sondaggi.

(25 – continua)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/02/i-giudici-di-larghe-intese-e-b-che-si-ritira-poi-cambia-idea/6442951/

lunedì 21 settembre 2020

La sai l’ultima? - Tommaso Rodano

 

Il top della settimana Bordelli familiari, mance esorbitanti, altalene assassine, regali discutibili, gatti influencer e Selfini col braccio indolenzito (era ora).

Disastro Salvini ha un dolore alla spalla,
troppi selfie fanno male (anche) alla sua salute.

Prima o poi sarebbe dovuto succedere. La bulimia social di Matteo Salvini non poteva restare senza conseguenze, impunita. Dove non arrivano l’intelligenza, il senso della misura e le norme sanitarie sul divieto di assembramenti, arrivano i limiti fisiologici del corpo: i selfie ossessivi fanno male alla sua salute e ora il capo della Lega ha dolore alla spalla. L’indolenzimento si è manifestato pochi giorni fa a Bergamo, durante l’ennesimo comizio. Salvini, impegnato nella milionesima sessione di autoscatti senza mascherina insieme ai suoi fan, per una volta era costretto a tenere il braccio rigido, lungo il corpo. Una scena struggente: il capopopolo impedito nella sua arte migliore, privato della sua naturale elasticità, la qualità che l’ha reso un punto di riferimento della destra italiana. Selfini è un selfiestick-man, uno che è più a suo agio da bastoncino vivente che da ministro dell’Interno. “Ho preso tre muscoril”, ha detto, per far andare via il dolore. Ne va della sua credibilità politica.

Caserta Il regalo di nozze di un’avvocata alla praticante:
un coupon per un divorzio gratuito entro tre anni.
Se vi angosciano i matrimoni anche per tutte quelle spiacevoli formalità, tipo il regalo da fare agli sposi, potreste prendere esempio dall’avvocata Carmen Posillipo del Foro di Santa Maria Capua Venere, in provincia di Caserta. La nostra, specializzata in diritto di famiglia, è stata invitata al matrimonio della sua praticante Francesca. Carmen non si può definire una conformista: non le andava di regalare la classica busta con i soldi, troppo volgare; non le andava di mettersi a spulciare la lista di nozze, troppo scontato; non le andava di contribuire alla luna di miele, troppo anonimo. Allora le ha regalato un divorzio. O meglio un buono per una separazione consensuale o giudiziale gratuita della durata di tre anni. “L’ho fatto un po’ per gioco un po’ per scaramanzia”, ha scritto la spiritosa Carmen nel biglietto di auguri. Francesca però deve sbrigarsi a lasciare il marito: il buono scade. “Se supererà il limite di tre anni – dice l’avvocata – lo convertirò in denaro”. Si chiama classe.

Lombardia Viene sorpreso con una prostituta e dà alla polizia le generalità di suo fratello: si becca una multa di 10mila euro.
La famiglia prima di tutto. Un simpatico signore lombardo è stato sorpreso dalla polizia locale in compagnia di una prostituta in una strada della Bassa bergamasca. Il nostro eroe, per nulla intimorito dalle contestazioni degli uomini in divisa, ha pensato di uscire dagli impicci fingendo di essere un’altra persona: suo fratello. Infatti al momento di declinare le proprie generalità, ha fornito quelle dell’amato congiunto. Forse non tanto amato. Ce lo racconta Repubblica Milano. Non conosciamo molti altri dettagli di questa deliziosa vicenda, ma di certo l’ingegnoso tentativo di frode non è andato a segno: la polizia si è accorta che si trattava di un inganno maldestro. Così adesso il genio della Bassa non dovrà soltanto rispondere di atti osceni in luogo pubblico (insieme alla signorina che era con lui), ma pure di falsa attestazione a pubblico ufficiale. Insieme a una multa di 10mila euro.

Instagram Il gatto senza occhi né pelo è una star del web:
in pochi giorni colleziona quasi novantamila followers.
Aggiungete un influencer al lungo elenco da Chiara Ferragni in giù. Trattasi stavolta di un felino, al secolo Jazzy Jasper. È uno di quei gatti che per loro natura hanno un aspetto peculiare, diciamo: gli sphynx sono quei mici grinzosi e senza pelo, dall’aria vagamente aliena. C’è chi li trova orribili e chi li ama molto, la loro razza è quotata e costosa. Jasper però ha qualcosa in più, anzi in meno: gli occhi. Una salute cagionevole e disgraziata l’ha portato a collezionare in pochi anni prima un herpes oculare, poi un’ulcera alla cornea, infine un ictus. Alla fine i bulbi gli sono stati rimossi completamente con un’operazione chirurgica. Il nostro è sopravvissuto e se la cava benissimo, si fa bastare l’olfatto. Abbiamo dunque un gatto senza pelo e senza occhi, cos’altro poteva succedergli? Diventare una star di Instagram. In pochi giorni la storia di Jasper ha ispirato, pare, un folto popolo di internauti. Al momento conta quasi 90mila followers, in continua ascesa. Roba da gatti.

New Jersey La mancia più generosa della storia:
una coppia regala la sua auto alla cameriera
Qual è la mancia più alta che avete mai lasciato in un ristorante? Difficilmente sarà all’altezza di quella con cui Lisa Ayala e Jason Medina hanno voluto omaggiare Lisa Mollett, la loro cameriera prediletta nella trattoria preferita, l’Empire Diner di Brooklawn, in New Jersey. I due avventori non si sono limitati a qualche moneta o banconota al tavolo, hanno fatto le cose in grande: le hanno regalato un’automobile, la loro vecchia Nissan Altima del 2006. Al termine dell’ennesimo pranzo della domenica, invece di chiedere due digestivi, la coppia ha consegnato alla cameriera un mazzo di chiavi e l’ha invitata a seguirli all’esterno, dove le hanno mostrato la “mancia”. Quando ha capito cosa stava succedendo, Lisa è scoppiata in lacrime. Qualche tempo prima aveva raccontato ai due clienti di avere avuto dei problemi con la sua auto e loro volevano fare qualcosa di carino per lei, che era rimasta senza lavoro per tre mesi nel periodo del lockdown. “Ci sono tante persone gentili – ha detto Lisa Mollett – ma non avevo mai visto una mancia così”.

Torino Un ragazzo di 24 anni rimane incastrato
nell’altalena e viene salvato dai vigili del fuoco.
Vi capita mai di osservare i giochi dei bambini nei parchi pubblici e sentire una voglia irrefrenabile di fiondarvi come aveste ancora quattro anni? Se la risposta è no siete degli insensibili, se la risposta è sì il protagonista di questa storia potrebbe diventare il vostro idolo. Un 24enne di Calise (Torino), travolto da un entusiasmo naif e una nostalgia canaglia, ha provato a espugnare la vecchia altalena del parco giochi locale (come ci informa il sito today.it). Limite di età per cavalcarla: 5 anni. La scelta si è rivelata tragica: il nostro, probabilmente alcolizzato e magari pure in sovrappeso, è rimasto incastrato nel sedile. Ma seriamente: per estrarlo sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Il giovane era in comitiva con gli amici, il fattaccio è avvenuto dopo la mezzanotte. Le operazioni di salvataggio sono state complesse: prima sono state tagliate le catene dell’altalena e poi, con un lavoro di fino, è stato aperto il seggiolino liberando il ragazzo. Che ha concluso la sua malinconica madeleine venendo identificato dai carabinieri.

Il titolo della settimana Il Giornale: “Denis il russo,
il mistero dell’uomo che ha smesso di invecchiare”.
Il titolo della settimana è una notizia dal valore imprescindibile che viene consegnata alla storia della stampa italiana dal Giornale di Alessandro Sallusti. Ecco il titolo: “Russia, il mistero dell’uomo che ha smesso di invecchiare”. Ci viene raccontata la condizione di Denis Vashurin, un uomo di 32 anni che ne dimostra 13. Notevole. Denis, ci spiegano, non riesce proprio a invecchiare. Per capirci – sottolinea giustamente il Giornale – è “un caso totalmente opposto rispetto alla vicenda di Harry, bimbo dello Yorkshire che invecchia 5 volte più rapidamente del normale”. Denis non ha la più pallida idea di cosa gli stia succedendo e evidentemente non ha sentito il bisogno nemmeno di rivolgersi a un medico che glielo spiegasse: “Tale singolare fenomeno, ha rimarcato, non gli avrebbe però creato problemi né nell’interazione con i suoi coetanei né per quanto riguarda il rendimento scolastico, dato che aveva buoni voti, anche in educazione fisica”. Non fa una piega.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/21/la-sai-lultima-14/5937929/