Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 15 ottobre 2023
L'OLOGRAMMA E LA SINCRONICITÀ- Viviana Vivarelli.
martedì 1 agosto 2023
I peggiori istinti della nostra vita. - Massimo Erbetti
venerdì 4 dicembre 2020
Stormir di fronde. - Marco Travaglio
Per non farci mancare nulla, ora abbiamo pure le fronde. Tre, senza contare quella dei renziani che ce l’hanno nel Dna. C’è quella di un drappello di senatori Pd che contestano il governo sul divieto agli spostamenti tra Comuni durante le feste. C’è quella dei 46 parlamentari 5Stelle capitanati da Morra, Toninelli e Lezzi che contestano il sì dell’Italia alla riforma del Mes. E c’è quella di 4 eurodeputati M5S che se ne vanno con supercazzole sulla buonanima di Casaleggio, sulla “difesa del pianeta e la tutela della salute dei cittadini” e sulla “fine del Movimento” a far data da cotanta perdita. Tre fronde diverse, un comune denominatore: l’assoluto e irresponsabile distacco dalla realtà. Alla fronda pidina ha risposto, a stretto giro, il dato terrificante dei morti di ieri per o con Covid: quasi mille, record assoluto dall’inizio della pandemia. In quattro giorni abbiamo avuto più vittime dell’11 Settembre e certi decerebrati vanno dietro ai capricci dei parenti stretti ed eventuali elettori. La miglior risposta alle due fronde grilline sarebbe una risata, ma siccome c’è in ballo il governo va articolata meglio.
La riforma del Mes, secondo alcuni addirittura peggiorativa di quel prestito-capestro per gli Stati in bancarotta, passerà comunque: FI o chi per essa, viste le pressioni europee, nel voto del 9 dicembre rimpiazzerà i dissidenti 5Stelle. Che così avranno ottenuto questo triplice risultato: screditare vieppiù il M5S, proprio mentre i poteri marci vogliono buttarli fuori da Palazzo Chigi e i giornaloni fanno a gara a demolire le loro conquiste (vedi le fake news del Corriere sul Reddito di cittadinanza); indebolire il governo Conte (di cui il M5S è l’azionista n.1 e che per questo è così inviso ai padroni del vapore); rafforzare il partito delle larghe intese e del governo Draghi all’insaputa di Draghi. La solita eterogenesi dei fini, già sperimentata con la linea Di Battista-Laricchia alle Regionali: il M5S rifiutò l’alleanza col Pd in Puglia, perse per strada un bel po’ di elettori che provvidero da soli, salvo poi entrare nella giunta Emiliano con un peso molto più marginale di quello che avrebbe avuto con un’intesa preventiva. Una soluzione di buonsenso l’ha indicata il viceministro Pierpaolo Sileri: il M5S fa passare la riforma del Mes e gli alleati Pd-Iv-Leu la piantano di invocare il prestito anti-Covid di 36 miliardi, visto che Conte e Gualtieri hanno ribadito mille volte che l’Italia non ne ha bisogno perché non ha problemi di cassa, non è alla bancarotta e ha già stanziato per la sanità quasi 10 miliardi in 9 mesi con vari scostamenti di bilancio. Se ne servono altri, basta prenderli dalle convenzioni fra Regioni e cliniche private. Ma, come tutte le soluzioni di buon senso, anche questa ha un’aspettativa di vita sottozero.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/04/stormir-di-fronde/6026164/
lunedì 27 novembre 2017
ALL'ONU, L'INCAPACITA' DEGLI STATI UNITI DI AMMETTERE LA REALTA'. - Thierry Meyssan
Quattro veti successivi sulla menzogna di Khan Shaykhun.
Mentre i presidenti Putin e Trump fanno progressi sulla questione siriana, gli alti funzionari statunitensi all’ONU sono impegnati in un braccio di ferro con la Russia. Rifiutandosi di indagare su un crimine, giudicato tale a priori, hanno provocato non uno, bensì quattro veti al Consiglio di Sicurezza. Secondo Thierry Meyssan, il comportamento schizofrenico degli Stati uniti sulla scena internazionale attesta la divisione dell’amministrazione Trump e, al tempo stesso, il declino dell’imperialismo americano.
Adottando lo stesso atteggiamento del suo lontano predecessore Adlai Stevenson durante la crisi dei missili cubani, Nikki Haley ha denunciato l’incidente di Khan Shaykhun mostrando come prova fotografie raccapriccianti. “Prove” la cui autenticità il Meccanismo d’inchiesta congiunto Onu-OPAC [Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, ndt] si è tuttavia rifiutato di certificare. Si noti che il falco Jeffrey Feltman è seduto accanto all’ambasciatrice.
Il segretario di Stato Colin Powell mente al Consiglio di Sicurezza. Brandisce quel che presenta come fiala di antrace in grado di uccidere l’intera popolazione di New York e accusa l’Iraq di aver preparato la terribile arma per attaccare gli Stati Uniti. Washington non si è mai scusata per la pagliacciata.
Nel 2003, durante un intervento ripreso dalle televisioni del mondo intero, lo stesso Colin Powell spiegò al Consiglio di Sicurezza che anche l’Iraq era implicato negli attentati dell’11 settembre e stava preparando un nuovo attacco agli Stati Uniti con armi di distruzione di massa [2]. Tuttavia, il generale Powell, lasciando l’incarico governativo ammise, su una rete televisiva americana, che tutte le innumerevoli accuse del suo discorso erano false [3]. Dopo quattordici anni stiamo ancora aspettando che gli Stati Uniti si scusino davanti al Consiglio di Sicurezza.
Il mondo intero ha dimenticato le accuse americane sulla responsabilità del presidente Saddam Hussein negli attentati dell’11 settembre (in seguito Washington ha attribuito gli stessi attentati prima all’Arabia Saudita e, ora, all’Iran, senza mai portare alcuna prova).
In compenso, tutti ricordano il dibattito, durato mesi, sulle armi di distruzione di massa. All’epoca, la Commissione di Controllo, Verifica e Ispezione delle Nazioni Unite (in inglese UNMOVIC) non trovò la minima traccia di queste armi. Un braccio di ferro oppose l’allora direttore di UNMOVIC, lo svedese Hans Blix, prima agli Stati Uniti, poi all’ONU e, infine, all’insieme del mondo occidentale. Washington sosteneva che Blix non aveva trovato le armi perché svolgeva male il proprio lavoro. Blix affermava invece che l’Iraq mai era stato in grado di fabbricare armi simili. Poco importa, gli Stati Uniti bombardarono comunque Bagdad, invasero l’Iraq, rovesciarono il presidente Saddam Hussein e lo impiccarono, occuparono il Paese e lo saccheggiarono.
Il metodo statunitense posteriore al 2001 non ha nulla a che vedere con quello che l’ha preceduto. Nel 1991 il presidente Bush padre si premurò, prima di attaccare l’Iraq, di avere il Diritto internazionale dalla propria parte. Spingendo Bagdad a invadere il Kuwait e Saddam Hussein a intestardirsi, ottenne il sostegno di quasi tutte le altre nazioni. Nel 2003 Bush figlio si limitò invece a mentire e a perseverare nella menzogna. Molti Stati presero le distanze da Washington e il mondo assistette alle manifestazioni pacifiste più imponenti della storia, da Parigi a Sydney, da Pechino a Città del Messico.
Nel 2012 l’Ufficio Affari Politici dell’ONU redasse un progetto contemplante la capitolazione totale e incondizionata della Siria [4]. Il suo direttore, lo statunitense Jeffrey Feltman, ex vice della segretaria di Stato Hillary Clinton, utilizzò ogni mezzo a sua disposizione per formare la più vasta coalizione della storia e accusare la Siria di ogni sorta di crimine, mai dimostrato.
Se gli Stati che sono in possesso del documento Feltman hanno deciso di non pubblicarlo è per tutelare le Nazioni Unite. È difatti inaccettabile che le risorse dell’ONU, un’istituzione creata per preservare la pace, vengano utilizzate per promuovere la guerra. Io, che sono libero dagli obblighi che vincolano uno Stato, ho invece pubblicato in Sous nos yeux [5] uno studio dettagliato di quell’ignobile documento.
Nel 2017 il Meccanismo d’Inchiesta congiunto ONU-OPAC, creato su richiesta della Siria per indagare sull’uso di armi chimiche sul suo territorio, è stato teatro dello stesso braccio di ferro che oppose Hans Blix a Washington. Però, questa volta, i fronti sono rovesciati. Nel 2003 l’ONU difendeva la pace. Oggi non più: Jeffrey conserva il proprio posto ed è ancora il numero due dell’ONU. E ora è la Russia che, in nome della Carta delle Nazioni Unite, si oppone a funzionari internazionali pro-USA.
I lavori del Meccanismo d’Inchiesta, oggetto di normale dibattito nel primo periodo, ossia da settembre 2015 a maggio 2017, sono diventati divisivi da quando, alla sua direzione, il guatemalteco Edmond Mulet è subentrato all’argentina Virginia Gamba. Una nomina voluta dal nuovo segretario generale dell’ONU, il portoghese Antonio Guterres.
Del Meccanismo d’Inchiesta fanno parte funzionari dell’ONU e dell’OPAC, la prestigiosa organizzazione internazionale che nel 2013 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per la sorveglianza sulla distruzione dell’arsenale chimico siriano da parte di Stati Uniti e Russia. Tuttavia, il suo direttore, il turco Ahmet Üzümcü, ha subito una trasformazione. A giugno 2015 è stato invitato a Telfs Buchen (Austria) per partecipare alla riunione del Gruppo Bilderberg, il club della NATO.
A dicembre 2015 Ahmet Üzümcü è stato decorato della Legione d’Onore da Laurent Fabius, il ministro francese degli Esteri che ha affermato che il presidente al-Assad «non ha diritto di vivere» e che Al Qaeda «fa un buon lavoro».
La questione è ben più grave del 2003, quando lo scontro era tra Hans Blix e Stati Uniti, che minacciavano d’intervenire contro l’Iraq se l’ONU avesse dimostrato l’esistenza di armi di distruzione di massa. Nel 2017 il conflitto è invece tra la Russia ed Edmond Mulet, che potrebbe avallare a posteriori l’intervento americano contro la Siria. Senza esitare Washinton ha ritenuto infatti la Siria responsabile di un attacco al gas sarin a Khan Shaykhun e ha bombardato la base aerea di Sheyrat [6].
Qualora il rapporto del Meccanismo d’Inchiesta si scostasse in qualche modo dalla linea di condotta di Washington, gli Stati Uniti sarebbero costretti a chiedere scusa alla Siria e a indennizzarla. I funzionari internazionali pro-USA ritengono perciò sia loro dovere pervenire alla conclusione che la Siria ha bombardato il suo stesso popolo con il gas sarin, depositato illegalmente nella base aerea di Sheyrat.
Dal mese di ottobre la discussione tra alcuni funzionari ONU e la Russia ha iniziato a salire di tono. Contrariamente a quanto sostiene la stampa occidentale, il contenzioso non riguarda affatto l’esito del Meccanismo d’Inchiesta, ma esclusivamente i metodi utilizzati; Mosca rifiuta a priori ogni conclusione cui si sia giunti con metodi non conformi ai principi internazionali, stabiliti nel quadro della Convenzione sulle Armi Chimiche e dell’OPAC [7].
Il sarin è un gas neurotossico estremamente letale per l’uomo. Esistono varianti del prodotto, come il clorosarin e il ciclosarin, e una versione ancora più pericolosa, il VX. Tutti questi prodotti chimici sono assorbiti dalla pelle e passano direttamente nel sangue. In un periodo che può variare da qualche settimana a qualche mese si disperdono nell’ambiente, non senza conseguenze per la fauna con cui può entrare in contatto. Quando penetrano nel suolo il sarin e le sue varianti, in assenza d’ossigeno e luce, possono mantenersi attivi molto a lungo. Basta osservare le fotografie dell’attacco di Khan Shaykhun, dove si vedono persone prelevare campioni poche ore dopo l’attacco, senza indossare tute che proteggano la pelle, per avere la certezza che, se c’è stato uso di gas, non può trattarsi né di sarin né di alcuno dei suoi derivati. Maggiori dettagli si possono trovare nello studio del professor Theodore Postol, del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che smonta una a una le argomentazione dei sedicenti esperti della CIA [8].
Ebbene, contravvenendo ai principi della Convenzione sull’Uso delle Armi Chimiche, il Meccanismo d’Inchiesta non si è recato sul posto per prelevare campioni, analizzarli e indentificare il gas eventualmente utilizzato. Rispondendo alle domande poste a tal proposito a maggio e giugno scorsi dalla Russia, l’OPAC ha dichiarato che stava esaminando le condizioni di sicurezza in cui si sarebbe svolto il sopralluogo, per giungere infine alla conclusione che non occorreva muoversi perché «non sussistono dubbi sull’utilizzo del sarin».
In compenso, il Meccanismo d’Inchiesta si è recato nella base di Sheyrat, dove, secondo Washington, il gas sarin era stato illegalmente immagazzinato e poi caricato sui bombardieri. Anche in questo caso, nonostante l’insistenza della Russia, non ha prelevato campioni.
Il Meccanismo d’Inchiesta si è anche rifiutato di prendere in esame quanto rivelato dalla Siria a proposito della fornitura di gas agli jihadisti da parte delle società statunitensi e britanniche Federal Laboratories, Non Lethal Technologies e Chenring Defence UK [9].
Nel progetto di risoluzione presentato il 16 novembre, gli Stati Uniti e i loro alleati riconoscono che i funzionari internazionali dovrebbero investigare «in modo appropriato allo svolgimento del loro mandato» [10].
La Russia ha respinto il rapporto del Meccanismo d’Inchiesta a motivo del suo carattere dilettantistico e ha rifiutato tre volte di rinnovarne il mandato. Ha opposto il veto il 24 ottobre [11], il 16 [12] e 17 novembre, così come aveva già fatto il 12 aprile [13] , allorquando Stati Uniti e Francia [14] tentarono di ottenere la condanna della Siria per questo preteso attacco al gas sarin.
Queste sono state l’ottava, la nona, la decima e l’undicesima volta che la Russia è ricorsa al veto sulla questione siriana.
S’ignora per quale ragione Washington abbia presentato, o fatto presentare, al Consiglio di Sicurezza per quattro volte e per vie diverse lo stesso assunto.
Un traballamento già verificatosi all’inizio della guerra contro la Siria, il 4 ottobre 2011, il 4 febbraio e il 19 luglio 2012, quando Francia e Stati Uniti cercarono di far condannare dal Consiglio di Sicurezza quella che chiamavano la repressione della primavera siriana. La Russia sosteneva invece che non si trattava di guerra civile, bensì di un’aggressione esterna. Ogni volta gli Occidentali replicavano che avrebbero alla fine «convinto» il partner russo.
È interessante osservare che oggi la doxa occidentale asserisce che la guerra in Siria è iniziata con una rivoluzione democratica, poi degenerata e, alla fine, strumentalizzata dagli jihadisti.
Ebbene, contrariamente a quanto si disse, non esiste alcuna prova della benché minima manifestazione nel 2011-12 in Siria a favore della democrazia. Tutti i video dell’epoca mostrano manifestazioni a sostegno del presidente el-Assad o contro la Repubblica Araba Siriana, mai per la democrazia.
Nessun video mostra slogan o cartelli pro-democrazia. Tutti i video delle sedicenti “manifestazioni rivoluzionarie” di quel periodo sono stati girati di venerdì, all’uscita dalle moschee sunnite, mai in un altro giorno della settimana e mai in un luogo d’incontro diverso da una moschea sunnita.
È vero che in alcuni video si sentono frasi in cui c’è la parola “libertà”. Però, tendendo bene l’orecchio si capisce che i manifestanti non stanno rivendicando la “Libertà” nel senso occidentale, ma la “libertà di applicare la sharia”. Se qualche lettore riesce a rintracciare un documento affidabile di una manifestazione di più di 50 persone che mi contraddica, per favore me lo faccia avere, non mancherò di pubblicarlo.
Benché, per non offrire l’opportunità all’opposizione di accusarlo di farsi dare ordini dall’uomo del KGB, Vladimir Putin, il presidente Trump non abbia incontrato privatamente il presidente russo, l’11 novembre 2017 a Da Nang i due capi di Stato esibiscono la loro intesa.
Si potrebbe interpretare l’ostinazione statunitense nel manipolare i fatti come un segno dell’allineamento dell’amministrazione Trump alla politica dei suoi quattro predecessori. Questa ipotesi è però contraddetta dalla firma, l’8 novembre ad Amman, di un Memorandum segreto tra Giordania [15], Russia e Stati Uniti, e dalla Dichiarazione comune dei presidenti Putin e Trump l’11 novembre a Da Nang, in margine al vertice dell’APEC [16].
Il primo di questi documenti non è stato pubblicato ma, grazie a indiscrezioni, sappiamo che non tiene in conto la richiesta israeliana di creare una zona neutrale in territorio siriano, a 60 chilometri al di là, non del confine israeliano, bensì della linea di cessate-il-fuoco del 1967. Senza mai perdere occasione per gettare benzina sul fuoco, il governo britannico ha reagito facendo pubblicare dalla BBC fotografie satellitari della base militare iraniana di El-Kiswah (a 45 chilometri dalle linea del cessate-il-fuoco) [17]. Com’era prevedibile, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto immediatamente l’accordo tra le grandi potenze e annunciato che Israele si riserva il diritto d’intervenire immediatamente in Siria per salvaguardare la propria sicurezza [18].
Una dichiarazione che rappresenta una minaccia a uno Stato sovrano e, per questa ragione, vìola la Carta delle Nazioni Unite. Del resto, chiunque ha potuto vedere che, negli ultimi sette anni, il pretesto delle armi destinate al Libano ha sempre rappresentato una buona scusa. Per esempio, il 1° novembre Tsahal ha bombardato illegittimamente una zona industriale a Hassyié, col pretesto di distruggere armi destinate a Hezbollah. In realtà, l’obiettivo dell’attacco era una fabbrica che lavora il rame, indispensabile per il ripristino della rete elettrica siriana [19].
La Dichiarazione di Da Nang rappresenta un deciso progresso. Per esempio, stabilisce, per la prima volta, che tutti i siriani avranno diritto a partecipare alle prossime elezioni presidenziali. Ebbene, finora ai siriani in esilio è stato impedito dalla Coalizione Internazionale di votare, violando la Convenzione di Vienna. Da parte sua, la “Coalizione Nazionale delle Forze dell’Opposizione e della Rivoluzione” boicottava le elezioni perché era controllata dai Fratelli Mussulmani, secondo i quali «Il Corano è la nostra Legge», dunque in un regime islamista non c’è posto per elezioni.
Il contrasto tra il progresso dei negoziati Russia-USA sulla Siria, da un lato, e la testardaggine degli Stati Uniti nel volere negare i fatti davanti al Consiglio di Sicurezza, dall’altro, è sorprendente.
È interessante osservare il disagio della stampa europea, sia rispetto al lavoro dei presidenti Putin e Trump, sia nei confronti dell’ostinazione infantile statunitense al Consiglio di Sicurezza. Pressoché nessun media ha parlato del Memorandum di Amman e tutti hanno commentato la Dichiarazione Comune prima che fosse pubblicata, basandosi solo su una nota della Casa Bianca. Quanto alle bambinate dell’ambasciatrice Nikki Haley al Consiglio di sicurezza, i media europei si sono limitati a constatare unanimemente che i due Grandi non avevano trovato un accordo, ignorando le esaustive argomentazioni russe. Non si può non constatare che, mentre il presidente Trump cerca di chiudere con la politica imperialista dei predecessori, i funzionari internazionali pro-USA dell’ONU sono incapaci di adattarsi alla realtà. Dopo sedici anni di menzogne sistematiche non sono più in grado di pensare in funzione dei fatti, ma unicamente delle loro fantasie. Non riescono più a distinguere i propri desideri dalla realtà, tipico comportamento degli imperi in declino.
Rachele Marmetti
Il Cronista
[2] « Discours de M. Powell au Conseil de sécurité de l’ONU », par Colin L. Powell, Réseau Voltaire, 11 février 2003.
[3] “Colin Powell on Iraq, Race, and Hurricane Relief”, ABC, September 8, 2005.
[4] “La Germania e l’ONU contro la Siria”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist(Italia) , Al-Watan (Siria) , Rete Voltaire, 28 gennaio 2016.
[5] Sous nos yeux. Du 11-Septembre à Donald Trump, Thierry Meyssan, Demi-Lune, 2017.
[6] “Perché Trump ha bombardato Sheyrat?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist(Italia) , Rete Voltaire, 2 maggio 2017.
[7] « Observations émises par le Ministère russe des Affaires étrangères au sujet du dossier chimique syrien », Réseau Voltaire, 23 octobre 2017.
[8] “Il rapporto della CIA sull’incidente di Khan Shaykhun è grossolanamente menzognero”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 18 aprile 2017.
[9] “Londra e Washington hanno fornito armi chimiche agli jihadisti”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 agosto 2017.
[10] « Projet de résolution sur le Mécanisme d’enquête conjoint Onu-OIAC (Véto russe) », Réseau Voltaire, 16 novembre 2017.
[11] « Projet de résolution sur le renouvellement du Mécanisme d’enquête conjoint (Veto russe) », « Utilisation d’armes chimiques en Syrie (Veto russe) », Réseau Voltaire, 24 octobre 2017.
[12] « Projet de résolution sur le Mécanisme d’enquête conjoint Onu-OIAC (Véto russe) », Réseau Voltaire, 16 novembre 2017.
[13] « Débat sur l’incident chimique présumé de Khan Cheïkhoun (veto russe) », Réseau Voltaire, 12 avril 2017.
[14] « Évaluation française de l’attaque chimique de Khan Cheikhoun », Réseau Voltaire, 26 avril 2017.
[15] “La Giordania apporta il proprio sostegno alla Siria”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 30 agosto 2017.
[16] « Déclaration commune des présidents russe et états-unien sur la Syrie », Réseau Voltaire, 11 novembre 2017.
[17] “Iran building permanent military base in Syria – claim”, Gordon Corera, BBC, November 10, 2017.
[18] “Israele respinge l’accordo russo-statunitense sulla Siria”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 15 novembre 2017.
[19] « Israël bombarde une usine de cuivre en Syrie », par Mounzer Mounzer, Réseau Voltaire, 3 novembre 2017.
Fonte : “All’ONU, l’incapacità degli Stati Uniti di ammettere la realtà”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 novembre 2017, www.voltairenet.org/article198908.html
http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=6097
martedì 9 dicembre 2014
"HUNGER GAMES" : UN FILM CHE A GAZA E' REALTA'. - RAMZY BAROUD
Non avrei mai potuto immaginare che sarei arrivato a fare un parallelismo tra il mio campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza, tra un popolo eroico, e un film di Hollywood: la lotta del mio popolo è troppo sacra per questo genere di cose. Ma già solo dopo aver visto le prime scene dell'ultimo Hunger Games, un film del filone di Mockingjay, non ho potuto farne a meno.
All'inizio sono stato sopraffatto da un sentimento di rabbia nel vedere interi quartieri distrutti da governanti del Campidoglio che mostravano solo di non aver cuore, ma poi andando avanti con il film mi è sembrato di rivedere passarmi avanti scene della resistenza palestinese e in particolare a quella di Gaza.
Il Campidoglio - con la sua insuperabile tecnologia militare e con la sua enorme capacità di manipolare l'apparato mediatico - era inarrestabile in tutta la sua brutalità. I suoi governanti, che pretendevano di avere una superiorità su tutti gli altri abitanti della distopia di Panem, non si creavano limiti morali di nessun genere.
" Hunger Games" è la versione di un reality-show televisivo, che sarebbe stato creato come evento annuale per celebrare la vittoria del Campidoglio su una rivolta avvenuta tempo prima da parte di alcuni distretti. Ma questo evento doveva servire anche come "memento" su ciò che il Campidoglio sarebbe sempre pronto a fare, se qualche altro distretto avesse ancora osato alzare la testa in futuro.
I partecipanti dello show - tutti i bambini che erano stati scelti o obbligati ad andare volontariamente ad una selezione chiamata "raccolta" - venivano da tutti i distretti del paese. Tutti i concorrenti selezionati dovevano ammazzarsi l'un l'altro per il divertimento del Campidoglio, che aveva basato la propria forza sulla divisione e sull'oppressione di tutti gli altri. Ma i distretti si ribellarono.
Tutti i distretti cominciarono la loro "resistenza" perché non ci può essere nessuna altra risposta ad una oppressione sistematica, nient'altro che la resistenza.Il 13° Distretto fu subito annientato per dare un esempio a tutti gli altri distretti in modo che non osassero più farsi strane idee e perché non insistessero a non voler comprendere che qualsiasi resistenza al Campidoglio sarebbe stata una azione futile. Lo spietato presidente di Panem, irremovibile, si rivolgeva a coloro che avevano sfidato il Campidoglio definendoli "radicali", e non "ribelli." A volte, il Campidoglio cercava anche di mettere i vari distretti l' uno contro l'altro, incitandoli alla guerra civile.
Il nesso naturale con quello che succede a Gaza è diventato troppo evidente per non essere colto quando Katniss, una delle bambine selezionate come "tributo", e assunta a simbolo di Mockingjay per la resistenza, ha pronunciato queste parole, subito dopo che i bombardieri del Campidoglio avevano distrutto un ospedale pieno di uomini inermi, donne e bambini, uccidendo tutti: "Io voglio dire alla gente che se qualcuno pensasse per un solo secondo che il Campidoglio ci tratterà umanamente, dopo che avremo accettato un cessate il fuoco, si sta illudendo da solo. Perché ora tutti sanno chi sono quelli del Campidoglio e sanno cosa sono capaci di fare. "
Gli eventi raccontati in questo dramma sono stranamente simili al bombardamento e alla distruzione completa dell'ospedale di al-Wafa a Gaza, avvenuto alla fine di luglio di quest'anno - l'ospedale era l'unico centro di riabilitazione esistente nella striscia per curare le migliaia di vittime delle atrocità commesse dagli israeliani.
Il messaggio di Katniss al Campidoglio: "Ci potrete torturare e bombardare e bruciare le nostre case fino a distruggerle. Ma non vedete quello che state facendo ? Non vedete che sta prendendo a fuoco tutto ? E se bruciamo noi, anche voi brucerete con noi!"
E' come se l'autrice di The Hunger Games, Suzanne Collins, conoscesse tutto quello che succede oggi a Gaza. Come se lei avesse scritto questa storia per raccontare una vera guerra che avviene tra un brutale Campidoglio (che chiameremo Israele) e i distretti ribelli (che chiameremo Palestina). Come se Gaza fosse stata la sua ispirazione per inventare il 13° Distretto, perché malgrado i ripetuti tentativi di annichilimento degli ultimi 65 anni - e in particolare nelle ultime due guerre genocide quella del 2008-9 e quella del 2014 - la resistenza è ancora viva.
Chissà se la Collins è a conoscenza che Katniss, che non aveva scelto il suo destino ma che è diventata l'eroina del suo popolo, rappresenta quello che sono gli uomini, le donne e, si, anche tanti bambini di Gaza?
Chissà se lei è a conoscenza che la sua storia era già scritta e che era già stata vissuta da gente vera, che forse non ha mai sentito parlare del suo serial o che forse non è vissuta abbastanza per vedere i suoi film?
Chissà se lei è a conoscenza che i capi criminali come il suo President Snow non sono qualcosa partorito dalla sua fervida fantasia, ma che è gente che esiste veramente, qui, oggi, e che hanno un nome come Benjamin Netanyahu e altri innumerevoli leader israeliani, che vogliono l' annichilimento totale degli abitanti di Gaza, solo per un loro capriccio?
Per quanto riguarda Hunger Games le somiglianze con Gaza sono inquietanti.
Poco prima che Israele imponesse severe sanzioni economiche a Gaza, per punire i palestinesi del risultato ottenuto nelle loro elezioni democratiche, nel 2006, il primo consigliere del governo israeliano Dov Weisglass fece una promessa agghiacciante: "L'idea è quella di mettere i palestinesi a dieta, ma non per farli morire di fame" e questa non era una dichiarazione fatta per caso.
Infatti dopo molte battaglie legali, Gisha, un gruppo israeliano che si batteva per i diritti umani, era riuscito a presentare dei documenti che dimostravano che - dopo che Israele aveva messo in atto a Gaza una "politica deliberata di quasi fame" - "la sicurezza" non aveva più niente a che fare con il blocco di Gaza.
Nella Operation Cast Lead di Israele, furono uccisi oltre 1.400 Palestinesi e altri 5.500 furono feriti. Ma nell'ultima guerra di Israele il prezzo che ha dovuto pagare la resistenza è salito a 2.137. Ma ci sono ancora tanti altri che stanno morendo per le ferite riportate.
Gaza ormai si erige sulle sue rovine. Interi quartieri sono stati distrutti, interi villaggi cancellati e intere famiglie annichilite. Centinaia di scuole, ospedali e moschee sono saltati in aria in una orgia di morte e distruzione senza precedenti.
Ma malgrado tutto questo la resistenza non è stata sconfitta a Gaza. Perché la resistenza non significa solo uomini o donne che imbracciano un fucile: Resistenza è un'idea, una idea pura nelle sue intenzioni, una idea romantica a volte, forse, ma di certo è una idea di tutta una comunità, che ha scelto dimorire combattendo, se necessario, ma che non vuole vivere portando le catene della schiavitù.
Nemmeno le agghiaccianti parole pronunciate da Moshe Feiglin, il Vice presidente del parlamento israeliano (Knesset) sono bastate ad intimidire Gaza. Il 1° Agosto 2014 Feiglin ha scritto su Facebook il suo piano per distruggere la resistenza 2014 chiedendo di "conquistare tutta la Striscia di Gaza, e annientare tutte le forze che combattono in quella zona insieme a tutti i loro sostenitori", poi ha continuato dicendo che tutti gli abitanti che fossero rimasti a Gaza dovevano essere mandati nei campi di concentramento che si trovano vicino al deserto del Sinai. "In queste aree, saranno istituite delle tendopoli, dove resteranno fino a quando non si troveranno i luoghi opportuni per farli emigrare" - ha scritto Feiglin.
Feiglin, e il suo Primo Ministro, Netanyahu - insieme a molti altri dell'establishment politico-militare di Israele - sono i veri leader responsabili di aver trasformato in atti della vita reale, quelle inverosimili situazioni immaginabili solo in una drammaturgia messa in atto da un "Campidoglio-della-fantasia" e che invece hanno realizzato nella totale impunità contro i "distretti" oppressi della Palestina.
E come Mockingjay, che riesce a rinascere contro la prepotenza più assoluta, Gaza continuerà ad essere il "distretto ribelle". Il sangue dei suoi figli "quasimorti di fame" servirà un giorno a riunire tutti i distretti contro il suo Campidoglio. Allora, tutte le voci che avevano dubitato della giustezza della resistenzaabbasseranno il tono e lasceranno ascoltare il canto ribelle, forte e armonioso di tutto un popolo unito.
Fino ad allora, il Mockingjay della Palestina, e le migliaia di martiri viventi continueranno a cantare, solo dal cielo, la stessa canzone che un giorno si leverà da tutti i distretti, se solo decidessero di svegliarsi...
Verrai, verrai,
all'albero verrai,
dove ti dissi di correre
per essere entrambi liberi
strane cose son successe qui
non ci sarebbe niente di strano
se ci incontrassimo a mezzanotte
all'albero degli impiccati.
Ramzy Baroud è redattore internationally-syndicated, consulente di media, autore e fondatore di PalestineChronicle.com. Il suo ultimo libro è My Father Was a Freedom Fighter: Gaza's Untold Story (Pluto Press, London).
Fonte: http://www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-041214.html
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14320