Visualizzazione post con etichetta misure. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta misure. Mostra tutti i post

venerdì 17 settembre 2021

Green pass: chi è senza non può essere licenziato. Ecco le misure. - Matteo Guidelli

 

Le nuove regole per il lavoro, avvocati in tribunale senza certificato.

Magistrati e dipendenti di Bankitalia, colf, badanti, elettricisti e idraulici, ministeriali e dipendenti dei consigli comunali, governatori e consiglieri regionali eletti alle elezioni, volontari: dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre, quando è prevista la scadenza dello stato d'emergenza, il green pass diventa obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro e andrà ad incidere direttamente sulla vita di 23 milioni di italiani di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato. Compresi deputati e senatori anche se, essendo Camera e Senato organi costituzionali, spetterà a loro decidere da quando e con quali modalità adeguare il proprio ordinamento in base al principio dell'autodichia, ossia dell'autonomia decisione.

OBBLIGO PER TUTTI I LAVORATORI - Il decreto, 9 articoli nell'ultima bozza, introduce innanzitutto l'obbligo per tutti i dipendenti pubblici: "personale delle amministrazioni pubbliche, delle Autorità amministrative indipendenti, compresa la Consob e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, della Banca d'Italia, nonché degli enti pubblici economici e degli organi di rilievo costituzionale" nonché tutti i "titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice".

E anche a tutti quei soggetti che, "a qualsiasi titolo" svolgono la propria attività lavorativa in un'amministrazione pubblica, anche se con contratti esterni. La norma vale anche per gli organi costituzionali - Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, Corte Costituzionale - ma spetterà a loro definire in che modo applicarlo. Stesso discorso per il settore privato: "chiunque svolge un'attività lavorativa" per accedere al luogo di lavoro è obbligato a "possedere e esibire la certificazione". Sia nel pubblico sia nel privato, non dovranno esibire il green pass tutti coloro che sono esentati dalla campagna vaccinale.

ANCHE NEI TRIBUNALI MA NON PER GLI AVVOCATI - Il decreto introduce anche una norma ad hoc per l'accesso a tribunali e uffici giudiziari: il green pass dovranno averlo i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, gli avvocati e i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. La norma non varrà però per i legali: le disposizioni, dice il decreto, "non si applicano agli avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all'amministrazione della giustizia, testimoni e parti del processo". Un avvocato potrà dunque andare in tribunale senza avere il certificato ma, ad esempio, dovrà mostrarlo per entrare in uno studio legale.

TAMPONI A 15 EURO PER TUTTI - Per non penalizzare ulteriormente chi non vorrà o non può vaccinarsi, il decreto introduce i tamponi a prezzo calmierato per tutti nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d'intesa: gratis per chi non si può vaccinare, 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri. Nella bozza è prevista per le farmacie che non rispettano i prezzi una sanzione da mille a 10mila euro e il prefetto potrà disporre anche la chiusura dell'attività per 5 giorni.

GREEN PASS VALIDO PER 72 ORE - Per quanto riguarda i tamponi, con un emendamento al decreto green pass bis, è stata inoltre estesa la validità dell'esito dei molecolari a 72 ore mentre quella degli antigenici continuerà ad essere 48 ore.

CONTROLLI DEI DATORI, ANCHE A CAMPIONE - Il governo ha previsto che a verificare se i lavoratori sono in possesso del green pass, sia nel pubblico che nel privato, dovranno essere i datori di lavoro ai quali spetta inoltre il compito di definire, entro il 15 ottobre, le "modalità operative per l'organizzazione delle verifiche", che potranno essere anche a campione. Ci dovrà essere un responsabile incaricato degli accertamenti che, in via prioritaria, dovranno essere eseguiti al momento dell'accesso. La validità del green pass potrà essere verificata, nel privato, con la app ''VerifiCa19' mentre nel pubblico il premier, su proposta dei ministri per la pubblica amministrazione e della salute, potrà definire delle linee guida "per la omogenea definizione delle modalità organizzative".

SANZIONI FINO A 1.500 EURO E SOSPENSIONE DELLO STIPENDIO -  "La retribuzione non è dovuta dal primo giorno di assenza". Lo stop allo stipendio scatta fin dal primo giorno per i lavoratori del pubblico e del privato che non abbiano il certificato verde. Nel pubblico chi non ha Green pass è ritenuto "assente ingiustificato" e dopo il quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso. Nel privato invece il lavoratore è assente senza diritto alla retribuzione fino a presentazione del pass. Nessuna conseguenza disciplinare e niente licenziamenti, in ambo i casi. Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste inoltre sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro. E sanzioni sono previste anche per i magistrati ordinari: l'accesso senza il pass è considerato "illecito disciplinare" ed è sanzionato in base alla normativa di riferimento. 

ANSA

Green pass per tutti a lavoro. Brunetta: "Riguarda 23 milioni di lavoratori". - Serenella Mattera

 

Via libera unanime al nuovo provvedimento. Draghi: "Serve per continuare ad aprire il Paese"


Senza il Green pass dal 15 ottobre non si potrà entrare in nessun luogo di lavoro, pubblico o privato. Il premier Mario Draghi estende l'obbligo a oltre un terzo degli italiani.

Con una stretta accompagnata da controlli e sanzioni, ma solo allo scopo - spiega ai suoi ministri - di "continuare ad aprire il Paese" ed evitare nuove chiusure. Il via libera del governo è unanime, a dispetto dei malumori di Matteo Salvini e di una parte della Lega.


L'obiettivo è dare alla campagna vaccinale la spinta necessaria a raggiungere entro la metà di ottobre l'80% della popolazione. Ai lavoratori, ma anche ai sindaci, ai governatori, ai vertici istituzionali, viene dato un mese per adeguarsi, con la prima dose di vaccino. Poi dalla metà di ottobre per accedere ai luoghi di lavoro se non vaccinati o guariti dal Covid dovranno fare un tampone ogni 48 ore (72 ore se molecolare), altrimenti incorreranno nella sospensione dal lavoro o dallo stipendio e in multe fino a 1500 euro.

Il via libera al "super Green pass" arriva dopo una lunga discussione nella cabina di regia del governo, dopo un confronto con le Regioni e un'ora di esame delle norme in Consiglio dei ministri. Non passa la richiesta dei sindacati e della Lega di tamponi gratis per tutti i lavoratori non vaccinati, ma varranno solo per gli esonerati dal vaccino e le farmacie (con sanzioni per chi non si adegua) saranno obbligate ad applicare prezzi calmierati per tutti gli altri. Giancarlo Giorgetti porta il sì della Lega al nuovo decreto e ottiene il via libera a una norma - approvata in serata come emendamento in commissione alla Camera - per estendere la validità dei tamponi molecolari a 72 mesi.

Il ministro leghista in serata è assente alla conferenza stampa di presentazione del decreto, alla quale partecipano Brunetta e Gelmini per Fi, Speranza di Leu e Orlando del Pd, ma dal ministero spiegano che Giorgetti è assente per precedenti impegni, non per prendere distanze. La tensione in maggioranza però resta: Draghi punta tutto sul Green pass e per ora abbandona l'idea dell'obbligo vaccinale, che tra i partiti sarebbe ancor più divisivo. Alla misura esprimono sostegno convinto Enrico Letta, Matteo Renzi, i ministri di Forza Italia, un più cauto via libera Giuseppe Conte ("Una misura utile", dice). Salvini invece sembra conservare i suoi dubbi. E Giorgia Meloni afferma che la scelta del governo non ha eguali nel mondo. La scelta, dunque. E' quella di chiedere il Green pass a chiunque "entri da una porta per svolgere il suo lavoro" (la mette così Renato Brunetta). Dunque vale per dipendenti pubblici, autorità indipendenti, Bankitalia, per tutti i detentori di cariche elettive o istituzionali, per tutti i lavoratori privati, sia i dipendenti, che gli autonomi, dagli avvocati agli architetti, dagli idraulici, fino alle colf e le badanti. Ovunque si possa controllare, entra in vigore l'obbligo.

Dunque, spiega Brunetta, non sui mezzi di trasporto locale, ad esempio. Unico limite il governo lo incontra negli organi costituzionali, il Quirinale, le Camere e la Corte costituzionale, che hanno autodichia, cioè si autogovernano, e dunque vengono invitati ad adeguarsi (in una bozza compariva il termine del 15 ottobre, poi sparisce). In Parlamento si apre però il dibattito: la fronda leghista guidata da Claudio Borghi dice no. Quanto alle sanzioni, non si potrà arrivare al licenziamento del lavoratore. Lo stop allo stipendio varrà dopo cinque giorni di ingresso al lavoro senza Green pass, sia nel pubblico sia nel privato.

E poi per i mancati controlli dei datori di lavoro multe da 400 a 1000 euro, per le violazioni dei lavoratori da 600 a 1500 euro. La discussione tra i ministri si anima sul tema dello smart working: cosa fare per evitare che un No vax chieda di essere sempre esentato dal lavoro in presenza? Nel pubblico si tenderà a tornare in ufficio, spiega Brunetta, mentre Orlando osserva che nel privato le regole saranno riviste con accordi tra le parti. Qualche tensione poi si registra sulla richiesta del ministro Dario Franceschini di eliminare da subito i limiti di capienza per cinema e teatri, dal momento che si entra col Green pass. Il botta e risposta con il collega Roberto Speranza si ripete in cabina di regia e in Cdm (ma Speranza nega che si tratti di uno scontro).

Il ministro della Salute sostiene che non si possa procedere prima di aver visto come andranno i contagi a fine mese, quando si vedrà l'impatto della riapertura delle scuole. Franceschini insiste, ma Draghi sposa la linea di Speranza: entro il 30 settembre il Cts si pronuncerà sul distanziamento in tutti i luoghi chiusi, anche quelli di lavoro, poi il governo valuterà se cambiare le regole, per gli eventi - l'orientamento appare favorevole - ma eventualmente anche nelle fabbriche. Giorgetti ottiene che si valuti anche la riapertura delle discoteche (cavallo di battaglia leghista) e chiede che per i lavoratori sospesi i datori non paghino i contributi previdenziali.

ANSA

venerdì 2 aprile 2021

Covid: verso Pasqua 'rossa', Viminale intensifica controlli.

 

Folla al centro di Roma nell'ultimo sabato prima del passaggio in zona rossa, 13 marzo 2021

Oggi il nuovo monitoraggio, Veneto e Campania sperano nell'arancione.


Da domani tutte le regioni italiane torneranno in zona rossa per tre giorni. L'ennesimo lockdown per cercare di limitare spostamenti e assembramenti durante le festività pasquali.

Per questo il Viminale, durante il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, ha chiesto ai prefetti di intensificare i controlli. In particolare le forze dell'ordine, che saranno in campo con 70 mila unità, dovranno presidiare le aree urbane più esposte al rischio di assembramenti, parchi, litorali, arterie stradali e autostradali, stazioni, porti e aeroporti. Un monitoraggio "rigoroso" ma equilibrato - come l'ha definito il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese - per verificare il rispetto delle norme anti-covid che da sabato a lunedì vietano gli spostamenti anche nel proprio comune, se non per andare a trovare parenti o amici in massimo di due persone, con minori di 14 anni conviventi.

Intanto cresce l'attesa per il consueto monitoraggio del venerdì. Oggi i nuovi dati del ministero della Salute su curva pandemica e Rt stabiliranno i nuovi colori delle regioni che, comunque, non potranno più tornare in giallo almeno fino a maggio, così come previsto dal nuovo decreto che entrerà in vigore il 7 aprile. Chi è a un passo dalla "promozione" dal rosso all'arancione è la Campania, mentre il Veneto, che oggi ha sospeso le vaccinazioni per mancanza di dosi, ci spera. La provincia di Bolzano, invece, torna rosso scuro sulla mappa aggiornata del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, raggiungendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Campania e provincia di Trento.

Si' a deroghe per riaperture locali ma Italia senza regioni gialle fino al 30 aprile.

"Noi auspichiamo un passaggio di colore", ha ammesso il governatore Luca Zaia. Si va invece verso la riconferma dei colori per tutte le altre regioni, anche se la Basilicata, alle prese con diversi focolai e un Rt che di nuovo in crescita, rischia di finire in rosso. Si aggrava la pandemia in Liguria, con il presidente Giovanni Toti che ha disposto la zona rossa nel Ponente ligure, nelle province di Savona e di Imperia, da domani fino a domenica 11 aprile compresa. Il Piemonte, che per la prima volta dopo cinque settimane registra un lieve calo dei contagi, non solo chiude i supermercati a Pasqua e Pasquetta ma impone anche il divieto di raggiungere le seconde case per i proprietari che vivono in un'altra regione. "Siamo in una fase importante di lotta all'epidemia - ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Ma chi racconta che stiamo come un anno fa dice una cosa clamorosamente non vera".

Sul fronte scuola, invece, dal 7 aprile prenderà il via il "nuovo corso" voluto dal governo Draghi. Vietate le ordinanze regionali e ritorno alle lezioni in presenza fino alla prima media in zona rossa e fino alla terza media in arancione, con le superiori in classe al 50%. Torneranno sui banchi 5,3 milioni di studenti, su poco più degli 8 milioni in totale. Contrario alle riaperture il direttore di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, secondo il quale "è profondamente sbagliato" mandare a scuola bambini non vaccinati.

ANSA

martedì 23 febbraio 2021

Confermato il decreto Conte e regole più dure in zona rossa. - Alessandro Mantovani

 

Le nuove misure - Stop alle visite e alle seconde case nelle aree a rischio. Chiusa anche Brescia. Ora confronto con le Regioni.

Due domeniche fa, appena insediato, Mario Draghi ha dato via libera al riconfermato ministro Roberto Speranza per prorogare la chiusura degli impianti sciistici, che ha suscitato polemiche perché arrivava all’ultimo momento nella settimana della crisi politica. Ieri il governo ha prolungato il divieto di spostamenti da una Regione all’altra non fino al 5 marzo, ma fino al 27, naturalmente salvo motivi di lavoro, salute, “comprovate necessità” e rientro alla propria “residenza, domicilio o abitazione”, che dovrebbe continuare a comprendere le seconde case ma non in zona “rossa”. Lì, altra novità, non si potrà più andare a trovare amici e parenti due volte al giorno, come invece resta consentito altrove.

Questo il decreto legge che sarà emanato dopo la prima riunione del Consiglio dei ministri, tenuta ieri, sull’emergenza Covid. Resta un po’ deluso il fronte aperturista, da Matteo Salvini al presidente della Liguria Giovanni Toti. Chi si attendeva chissà quale cambio di passo deve attendere il nuovo piano vaccinale e le decisioni sul ruolo del commissario Domenico Arcuri e sul Comitato tecnico scientifico, che potrebbe essere ridotto dagli attuali 26 membri e dotato di un “portavoce”. Senz’altro sarà introdotto, come richiesto dalle Regioni e dalla neo ministra forzista degli Affari regionali Mariastella Gelmini, il principio di contestualità dei ristori rispetto alle restrizioni, comprese quelle disposte dalle Regioni stesse.

Agenas: in undici Regioni contagi destinati a salire

Ai colleghi del nuovo governo ieri Speranza ha spiegato la situazione, la forte preoccupazione dei tecnici per le varianti, i numeri in crescita dei contagi e dei ricoveri in diverse Regioni: ieri a livello nazionale i pazienti nei reparti ordinari sono aumentati di 351 unità, quelli nelle terapie intensive di 24. Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale, prevede l’aumento dei casi in Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Trentino e Alto Adige, Toscana e Umbria. Si moltiplicano in gran parte del Paese le zone rosse o arancioni: ieri il Comitato tecnico scientifico ha dato luce verde alla Lombardia (che è gialla) per chiudere la provincia di Brescia, dove si diffonde la variante inglese più contagiosa e si registrano 310 nuovi casi ogni 100 mila abitanti in 7 giorni contro i 166 della Lombardia e i 159 della media nazionale; 20 Comuni dell’Anconetano sono da oggi in arancione (anche qui la Regione è gialla); c’è grande allarme anche a Napoli dove Vincenzo De Luca parla di “zona rossa” ma come al solito attende che ci pensi qualcun altro; la variante inglese è spuntata anche in Val d’Aosta, chiusure a Merano (Bolzano) dove il problema è la variante sudafricana mentre quella inglese in Puglia è al 38% dei casi nell’indagine fatta sui tamponi positivi del 12 febbraio, più del doppio del dato rilevato dall’Iss nella Regione su quelli del 4 e 5 febbraio. Chiuse le scuole in Puglia come a Ventimiglia e Sanremo (Imperia). Gran parte dell’Umbria e dell’Abruzzo, in particolare Perugia, Chieti e Pescara, sono già “rosse”. Tutti attendono il nuovo studio dell’Iss, le stime dicono che la prevalenza della variante dovrebbe attestarsi al 30/35%, la sua maggior trasmissibilità è nell’ordine del 39%: un primo studio, presentato il 26 gennaio al Cts, aveva ipotizzato a fine gennaio una moltiplicazione per sei dei contagi entro marzo, assumendo una maggior tramissibilità del 50% come nel Regno Unito; ne stanno preparando un altro che abbasserebbe un po’ le previsioni.

I tecnici di Palazzo Chigi stanno già lavorando al decreto che sarà in vigore dal 5 marzo, quando scadrà il Dpcm di Giuseppe Conte che dispone il divieto di circolazione dalle 22 alle 5 del mattino, detta le regole per l’Italia “a colori” a seconda del livello di rischio individuato dalla Cabina di regia ministero della Salute/Istituto superiore di sanità ed elenca le attività vietate. Tutti hanno insistito sull’esigenza di maggiore collegialità, le stesse Regioni hanno avanzato proposte (fin qui un po’ fumose) sulla revisione dei parametri epidemiologici per le chiusure. La discussione è appena iniziata.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/23/confermato-il-decreto-conte-e-regole-piu-dure-in-zona-rossa/6110353/

domenica 17 gennaio 2021

Misure anti-Covid: da oggi Lombardia e Sicilia in area rossa, 12 regioni in arancione. Bar, negozi e spostamenti: le regole zona per zona.

 

Per gran parte del Paese scattano diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei. Non c'è più il divieto di spostamento verso le seconde case. Ecco quali sono le restrizioni in ciascuna regione.

L’Italia si tinge di arancione. Da oggi, domenica 17 gennaio, diventano 12 le regioni in cui sono in vigore le restrizioni previste per la fascia intermedia. Va peggio a Sicilia Lombardia che finiscono in area rossa, mentre soltanto 5 regioni restano in giallo, oltre alla Provincia di Trento. Per gran parte del Paese significa diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei con accessi contingentati. Ma anche un’altra novità comunicata sabato da Palazzo Chigi: non c’è più il divieto di spostamento verso le seconde case fuori-regione, purché a muoversi sia soltanto il nucleo familiare.

“Le ordinanze sono costruite sulla base di dati oggettivi e indirizzi scientifici”, ha ricordato il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Hanno la finalità di contenere il contagio in una fase espansiva dell’epidemia. Per questo rispettarle è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio”, ha ricordato, replicando alle polemiche del governatore Attilio Fontana che annuncia ricorso al Tar. Il terzo territorio in zona rossa è la Provincia di Bolzano, che però ha deciso – in virtù della sua autonomia – di non inasprire le limitazioni attualmente in vigore. A fare compagnia in area arancione a Calabria, Emilia-Romagna e Veneto (già nella fascia da una settimana, secondo le verifiche sul precedente monitoraggio) sono ora anche Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta.

Eventuali allentamenti, per rosse e arancioni, non avverranno a breve: le Regioni appena ‘declassate’ nelle zone più restrittive non potranno comunque accedere a fasce più permissive prima di due settimane. In generale in tutto il Paese gli ultimi provvedimenti, tra il decreto e il Dpcm, impongono fino al 15 febbraio il divieto di spostarsi tra Regioni. Fino al 5 marzo, invece, è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del giorno dopo e il divieto della vendita ad asporto di bevande dalle 18. Restano chiuse palestre e piscine mentre i ragazzi delle scuole superiori delle Regioni gialle e arancioni torneranno a scuola lunedì almeno al 50% della presenza. Ma non in tutta Italia: sono numerosi i governatori che hanno scelto di aspettare. È consentito ricevere a casa propria non più di due persone, una sola volta al giorno. Sul fronte dei viaggi, non sarà prevista la quarantena per chi arriva dall’Ue perché basterà un tampone rapido fatto nelle 48 ore precedenti.

Ecco le principali regole area per area.
Zona rossa.
(Lombardia e Sicilia)
SPOSTAMENTI – Vietato ogni spostamento anche all’interno dei comuni, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. È consentito il rientro presso il proprio domicilioabitazione o residenza. Si può andare una sola volta al giorno nel proprio comune, tra le 5 e le 22, a casa di amici e parenti massimo in due (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Per i comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, le visite sono consentite per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Stop alle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie. Sono aperti anche parrucchieri e barbieri, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, negozi di abbigliamento per bambini e di giocattoli, profumerie, pompe funebri, distributori automatici.
RISTORANTI E BAR – Chiusi, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
SPORT – Sospese tutte le attività anche nei centri all’aperto. E’ consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con mascherina, è altresì consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.

Zona arancione
(Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute.
SPOSTAMENTI – E’ vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune. Lo spostamento verso una sola abitazione privata consentito, nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, tra le 5 e le 22 e nei limiti di due persone (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Sono consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
BAR E RISTORANTI – Sospese tutte le attività di ristorazione, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
MUSEI – Chiusi, a eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione e degli archivi.

Zona gialla
(Trento, Molise, Campania, Basilicata, Sardegna e Toscana)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute. Resta la forte raccomandazione – ma non il divieto – di non spostarsi per la restante parte della giornata con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi.
SPOSTAMENTI TRA REGIONI – E’ vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.
BAR e RISTORANTI – Aperti dalle 5 fino alle 18, dopo le 18 consentito delivery e asporto (quest’ultimo fino alle 22). Per i bar però l’asporto è consentito solo fino alle 18.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
MUSEI – Aperti dal lunedì al venerdì con esclusione dei giorni festivi a condizione che sia garantito il contingentamento degli ingressi per evitare gli assembramenti.

Zona Bianca
(Nessuna regione)
Con il nuovo Dpcm arrivano anche le zone bianche, ovvero le regioni con un livello di rischio basso e dove “si manifesti una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti“, all’interno delle quali “cessano di applicarsi le misure di cui al presente articolo relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività ivi disciplinate, alle quali si applicano le misure anti contagio previste dal presente decreto, nonché dai protocolli e dalle linee guida allo stesso allegati concernenti il settore di riferimento o, in difetto, settori analoghi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/17/misure-anti-covid-da-oggi-lombardia-e-sicilia-in-area-rossa-12-regioni-in-arancione-bar-negozi-e-spostamenti-le-regole-zona-per-zona/6068169/

giovedì 5 novembre 2020

Nuovo dpcm, ecco quali Regioni sono area gialla, arancione e rossa e cosa succede. Conte: “Con misure uniche nazionali effetto negativo”. -

 

Il presidente del Consiglio ha illustrato la nuova mappa dell'Italia divisa in tre aree di rischio: nell’area gialla, con criticità moderata, ci sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Province di Trento e Bolzano. Nell'arancione, con criticità elevata, invece, ci sono Puglia e Sicilia. Quindi quelle rosse, a rischio massimo: la Lombardia, il Piemonte, la Val d'Aosta e la Calabria. "Non ci sono regioni in aree verdi, il virus corre veloce - ha detto il premier - Il nuovo Dpcm entrerà in vigore il 6 novembre fino al 3 dicembre: se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive".

Si salvano la Liguria e la Campania, finisce a sorpresa in area arancione la Sicilia mentre viene confermata la zona rossa per la Lombardia, il Piemonte, la Val d’Aosta, con l’ultima novità della Calabria. È questa la divisione dell’Italia in tre aree di rischio ai tempi del coronavirus. Ad annunciare al Paese la suddivisione delle Regioni è stato Giuseppe Conte, in una conferenza stampa annunciata nel tardo pomeriggio. Poco prima da Palazzo Chigi avevano annunciato che il Dpcm approvato la scorsa notte sarebbe entrato in vigore solo venerdì 6 novembre, e non il 5 come annunciato fino ad oggi. E dunque da venerdì fino al 3 dicembre il contagio verrà combattuto con un nuovo sistema di norme proporzionale a una serie di parametri, che si basano sui dati delle curve epidemiologiche. “Non abbiamo alternative, dobbiamo abbassare la curve. Comprendiamo il disagio e la rabbia”, sono le parole dell’inquilino di Palazzo Chigi.

“Rischio che molte regioni superino soglia terapie intensive” –“Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Ma se arriviamo al Natale con un certo margine di serenità anche la fiducia nei consumi può trarne beneficio”, ha concesso alla fine il premier. “Il virus da noi, ma in tutta Europa, sta correndo forte, anche violento. Nell’ultima settimana è quasi raddoppiato il numero di nuovi casi rispetto a quella precedente. L’Rt è aumentato sino a 1,7 come media nazionale, in alcune regioni vuol dire che è anche superiore”, era stato invece l’incipit scelto da Conte per l’incontro coi giornalisti. “Rispetto alle persone contagiate – ha aggiunto – sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche”. Insomma: l’epidemia non si ferma e per questo motivo il governo ha dovuto mettere mano alle nuove norme. L’esecutivo ne discute da giorni con le Regioni: un confronto duro, con alcuni governatori – come Attilio Fontana – che hanno chiesto più volte misure uniche nazionali, e non la suddivisione in diverse aree di rischio. “Oggi, rispetto alla prima ondata, abbiamo un piano articolato di monitoraggio costruito su 21 parametri, che è la nostra bussola e ci dice dove intervenire, con misure meno o più restrittive. Se invece avessimo adottato misure uniche su tutto il territorio avremmo avuto un duplice effetto negativo, adottando da una parte misure non sufficientemente efficaci nelle aree a maggior rischio e dall’altra per introdurne in maniera irragionevolmente restrittive”, ha detto il capo dell’esecutivo.

La nuova mappa del Paese – Accompagnato dai grafici, il premier ha poi illustrato una nuova cartina dell’Italia che risulta divisa in tre aree, gialla, arancione e rossa: come mai non ci sono aree verdi? “Non ci sono regioni in aree verdi, il virus corre veloce. Il nuovo Dpcm entrerà in vigore il 6 novembre fino al 3 dicembre: se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti”, ha chiarito Conte prima di spiegare quali Regioni appartengono a ogni diversa zona: nell’area gialla, con criticità moderata, ci sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto, Province di Trento e Bolzano. Nell’arancione, con criticità elevata, invece, ci sono Puglia e Sicilia. Quindi quelle rosse, a rischio massimo: la Lombardia, il Piemonte, la Val d’Aosta e la Calabria.

Cosa si può fare e cosa no – Cosa si potrà fare nelle varie aree? Lo ha spiegato sempre Conte: nelle aree gialle oltre alle limitazioni previste dal precedente Dpcm – coprifuoco alle 22, musei chiusi, è prevista la didattica a distanza per le superiori e mascherina obbligatoria dai 6 anni in su per chi resta in presenza- stop ai concorsi e centri commerciali chiusi nei weekend. I mezzi di trasporto possono essere riempiti solo a metà. In Puglia e Sicilia, oltre alle misure “gialle” sono vietati gli spostamenti dai territori e nei territori, compresi i comuni; stop anche ai ristoranti. In Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta: vietato ogni spostamento anche nel proprio comune salvo che per ragioni di lavoro, necessità o salute. Si fermano anche i negozi, tranne le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità (salvi i parrucchieri, chiusi i centri estetici). Ferme le attività sportive anche all’aperto e gli eventi e le competizioni organizzate dagli enti di promozione sportiva, salvo quelle riconosciute da Coni e dal Cip: possibile solo passeggiare in prossimità di casa con la mascherina o fare sport solo all’aperto e da soli. Per quanto riguarda la scuola, nelle zone rosse restano in presenza solo asili, elementari e prima media. “La scuola deve essere un presidio, quindi tra quelle misure il fatto di mandare in Dad degli studenti è un fatto che pesa molto al governo. E appena la curva rientrerà sotto controllo una delle prime misure sarà restituire la didattica in presenza a quanti più alunni possibili”, ha detto il presidente del consiglio. Dove servirà, invece, l’autocertificazione? “E’ collegata ai divieti. Nelle zone rosse quando si esce di casa va l’autocertificazione, così come tra Regioni e Comuni”.

“Le conseguenze sono automatiche”- Una suddivisione, quella delle Regioni, che farà discutere. E infatti se da una parte c’è la Campania, che nonostante sia area gialla domani confermerà la sospensione della didattica in presenza per le scuole primarie e secondarie, d’altra c’è la Lombardia di Fontana, che oggi ha polemizzato col governo sostenendo che la divisione sia stata operata sulla base di dati di 10 giorni fa. “Le ordinanze del ministro della Salute non saranno arbitrarie o discrezionali perché recepiranno l’esito del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente” con i “rappresentanti delle Regioni”, ha spiegato Conte. “E’ – ha aggiunto – chiaro che il ministro della Salute ha adottato un’ordinanza assolutamente aggiornata rispetto all’esito del monitoraggio, però tenete conto, io non sono un tecnico, ma considerate che il monitoraggio non fotografa un dato che arriva stamattina, ma è aggiornato a un dato precedente”. Conte ha puntualizzato che “una volta condiviso l’impianto” delle misure restrittive “le conseguenze sono automatiche, perché basate su criteri predefiniti e oggettivi che sfuggono da qualsiasi contrattazione. Non si può negoziare o contrattare sulla pelle dei cittadini, non lo farà Speranza né i presidenti delle singole regioni, il contraddittorio ci sarà, perché le ordinanze vengono fatte sentito il presidente, ma non negoziato con il presidente”. Il premier ha insisto molto su questo punto: “Le Regioni non sono un alter ego di questo sistema, sono parte integrante del sistema di monitoraggio. Contribuiscono a leggere e interpretare i dati. Le Regioni sono parte integrante quindi. E il confronto deve avvenire con comunità scientifica e cittadini, sono loro che in questo momento sono fuori da questo sistema”.

“Nonostante tutto i mercati ci danno fiducia” – Conte ha parlato anche di altro. È tornato sull’invito all’opposizione per una cabina di regia bipartisan. “Le opposizioni hanno fatto una scelta di rifiutare un tavolo di confronto, non parlo di cabina di regia. che potrebbe far pensare alla condivisione di tutte le responsabilità invece ho detto che se ci ripensano il tavolo di confronto ci sarà ma il governo si assume le proprie responsabilità, state tranquilli. Con piena distinzione dei ruoli”, ha detto il capo del governo. “Ma avvertiamo l’esigenza che in una sfida così drammatica tutti possano quantomeno condividere informazioni, cogliere lo spirito e le finalità delle proposte poi spetta alle opposizioni decidere, l’invito è sempre lì”, aggiunge Conte. Che poi parla anche di affari interni alla sua maggioranza, come per esempio le richieste di un rimpasto: “In realtà non mi è stato chiesto da nessuna forza politica di operare dei rimpasti e, se mi permettete, data anche la criticità dell’intero Paese mi sembra che il team possa interessare poco ai cittadini. Non interessa particolarmente me ma non sta a cuore i cittadini. Ho chiesto un incontro per valutare quali siano la priorità. La gestione della pandemia ci assorbe ma dobbiamo pensare al futuro, al Recovery Plan, anche ad altre iniziative di rilievo costituzionale che possiamo assumere”. Il premier, poi, è ottimista dal punto di vista economico: “Nonostante quello che stiamo attraversando i mercati ci danno fiducia. E’ un segnale importante. Io non so se la stima reale è -9% dobbiamo vedere, ma se riusciamo a contenere il contagio, noi qualche spesa in più ce la possiamo permettere, in termini di fiducia e di ripresa dei consumi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/04/nuovo-dpcm-ecco-quali-regioni-sono-area-gialla-arancione-e-rossa-e-cosa-succede-conte-con-misure-uniche-nazionali-effetto-negativo/5992333/